Palladium: la Soluzione Finale secondo Microsoft e Intel
Nei computer del prossimo futuro potrà girare soltanto software
autorizzato (indovinate da chi), in modo da offrire finalmente diritti
digitali realmente protetti all'industria del software, del cinema e
del disco. I primi prototipi sono già in vendita. Effetti collaterali
trascurabili: l'eliminazione definitiva di Linux e delle libertà degli
utenti
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I piani di Microsoft per il futuro dell'informatica sono stati
rivelati in questi giorni con un'anteprima nelle pagine
di MSNBC/Newsweek: in un'iniziativa denominata Palladium,
Microsoft si è alleata con Compaq, HP, IBM, Intel e AMD per
creare una nuova generazione di software da abbinare a processori
nei quali saranno integrate direttamente potenti funzioni di
sicurezza. Sicurezza realizzata non più soltanto a livello
software, come adesso, ma anche a livello hardware, come nei
sistemi militari.
L'obiettivo dichiarato è rendere più sicuro l'uso
dei computer, che stando alle promesse di Microsoft diventeranno
immuni ai virus, elimineranno lo spam, proteggeranno
i nostri dati personali e consentiranno finalmente transazioni
commerciali online sicure e l'avvio di servizi legali di
distribuzione di musica e film attraverso Internet.
Una vera rivoluzione, insomma, che dovrebbe arrivare
concretamente entro il 2004, quando uscirà la prossima
versione di Windows (denominata provvisoriamente Longhorn)
e saranno pronti questi nuovi processori, ma che sta
già entrando nelle nostre case e nei nostri uffici. Il
portatile
Thinkpad T-30 di IBM è già acquistabile con un
sottosistema di sicurezza conforme allo standard Palladium (noto
più tecnicamente come TCPA). La X-Box è in
sostanza una versione 1.0 di un PC dotato di Palladium, come ho
descritto
recentemente. Il sistema di attivazione di Windows XP, che
richiede un nuovo codice di sblocco se si cambia
significativamente il proprio hardware, è un esempio (solo
software) di Palladium.
A prima vista, questa sembra la classica Ottima Idea che
porterà benefici a tutti. Microsoft venderà una nuova
versione di Windows, i produttori di hardware venderanno una
nuova generazione di PC, e gli utenti della Rete, che da sempre
reclamano sicurezza, finalmente navigheranno protetti.
Per capire perché in realtà Palladium è la
materializzazione dei nostri peggiori incubi ci vuole una
parentesi tecnica.
Come funziona Palladium/TCPA
Come descritto da Ross Anderson, dell'Università di
Cambridge, in una FAQ ricca di
dettagli, Palladium/TCPA si basa sul fatto che l'intera
architettura del PC, anziché essere aperta e pubblica, viene
blindata: la comunicazione fra i vari componenti (tastiera,
dischi, monitor) è cifrata, proprio come fa (parzialmente)
l'X-Box, e il PC si avvia partendo da un chip speciale il
cui contenuto è cifrato.
Questo chip è un componente di monitoraggio che sorveglia
costantemente lo stato del sistema e ne controlla il
funzionamento (donde il nome Palladium, che non si
riferisce all'elemento chimico ma all'omonima statua della dea
Atena che sorgeva a Troia e proteggeva la città).
All'accensione, il chip verifica il contenuto della ROM di
boot e, se è quello previsto dai creatori del chip, ne
consente l'esecuzione; poi verifica che l'hardware installato sia
costituito esclusivamente da componenti autorizzati. Infine il
chip verifica la porzione iniziale del sistema operativo e ne
consente il caricamento soltanto se è conforme a quanto
previsto. A questo punto la palla passa al sistema operativo, che
carica le proprie parti rimanenti e si incarica di verificare
continuamente che le applicazioni eseguite siano a loro volta
certificate come sicure.
Tutte queste verifiche e certificazioni consentono di avere un
computer il cui stato è sicuramente conforme alle specifiche
del produttore dell'hardware e del software. In altre parole, non
può contenere modchip (i circuiti che si aggiungono
adesso alle console per ampliarne le potenzialità) o
programmi non autorizzati, che possano ad esempio intercettare un
flusso di dati (un film o una canzone) per farne copie abusive.
E' una scatola chiusa nella quale non può entrare nessuno,
neppure l'utente.
I sistemi anticopia introdotti finora sono sempre stati
fallimentari perché basati esclusivamente sul software, che
per natura è facilmente modificabile. Palladium, invece, usa
anche hardware dedicato. Rispetto al software, decifrare e
modificare l'hardware è enormemente più impegnativo,
per cui questo sistema ha ottime possibilità di essere
inviolabile non solo per l'utente comune ma anche per l'hacker
più attrezzato.
L'utente come nemico
Questo modo di progettare computer ha delle conseguenze molto
interessanti. Quella più ovvia è la fine della
pirateria software, musicale e cinematografica domestica: se il
flusso audio/video è cifrato lungo tutto il percorso
all'interno del PC e oltretutto non è possibile installare
programmi non autorizzati che lo registrino, come si fa a crearne
copie abusive? Forti di questa garanzia, finalmente discografici
e magnati di Hollywood potranno offrirci i loro prodotti via
Internet, legalmente e (va da sé) a pagamento. Analogamente,
i programmi saranno forse copiabili (per motivi di backup), ma
non potranno essere eseguiti senza la relativa autorizzazione
individuale.
La conseguenza meno ovvia è che lo stesso sistema
consente ai suddetti discografici e magnati di decidere che cosa
possiamo vedere e ascoltare, nonché quando e quante volte
possiamo farlo. I programmi di lettura (il Windows Media Player,
per intenderci) saranno scritti in modo da suonare soltanto
musica autorizzata. Dite addio alla vostra collezione di MP3,
anche se sono legittimamente tratti dai CD che possedete e avete
pagato. E non pensate nemmeno di installare un altro programma
meno schizzinoso (come WinAmp): non funzionerà, perché
non è software autorizzato.
Applicando questa tecnologia al software, le conseguenze si
fanno ancora più interessanti. Supponiamo che siate
affezionati alla vostra copia di Office, che ha sempre funzionato
ragionevolmente bene e conoscete a menadito, per cui non sentite
il bisogno di spendere denaro per la nuova versione. Attualmente
potete tenere Office sul vostro PC a tempo indeterminato. Ma con
Palladium, all'uscita di Office 2004 Microsoft potrebbe bloccare
l'esecuzione del vecchio Office sul vostro PC, obbligandovi ad
acquistare la nuova versione. Benvenuti nell'era del software a
tempo. Si prega di infilare un'altra monetina nella fessura,
grazie.
In altre parole, tutto ciò che passa per il nostro
computer sarà controllato da un sistema di autorizzazioni
gestito dai produttori di musica, film, hardware e
software. L'utente non avrà modo di autorizzare nulla.
Potrà soltanto aprire il borsellino ogni volta che qualche
pezzo grosso di Hollywood decide di rifarsi la Jacuzzi. L'utente
è cortesemente pregato di pagare e tacere: anzi, per dirla
con Ross Anderson, per imporre i diritti digitali su un PC è
indispensabile trattare l'utente come un nemico.
La morte di Linux e Apache
Un'altra conseguenza di Palladium/TCPA: se sui futuri PC
potranno girare soltanto programmi autorizzati, il software
libero e quello gratuito sono spacciati. I codici di
autorizzazione non saranno certamente gratuiti: c'è
un'infrastruttura di certificazione da mantenere e qualcuno la
dovrà pagare. Di conseguenza, nessuno potrà più
offrire freeware, ad eccezione dei grandi gruppi commerciali che
possono permettersi di lavorare in perdita pur di togliere
l'ossigeno alla concorrenza. Il vivace sottobosco dei piccoli
programmatori indipendenti, che ci hanno regalato programmi
storici come il già citato WinAmp, il mitico PKZip, Napster,
WinMX e infinite altre chicche, sparirà.
Fondamentalmente, ogni software scritto per Windows dovrà
essere certificato. Da Microsoft, ovviamente: il che significa
che spetterà a Microsoft decidere quali programmi sono degni
di entrare nel suo regno blindato. Questo potere si presta a ogni
sorta di abuso. E' difficile pensare che Bill Gates
autorizzerà WinAmp, o i lettori Divx, o qualsiasi suite di
applicazioni per ufficio diversa da Office, quando sono in
diretta concorrenza con i suoi prodotti.
E che dire di Linux? In teoria è possibile realizzare una
versione di Linux compatibile con i computer blindati
dall'architettura TCPA, ma in pratica quel che ne viene fuori
è l'ombra del Linux che conosciamo adesso. Innanzi tutto ci
vuole un filantropo che paghi la procedura di certificazione
(ogni software autorizzato deve essere esaminato per garantirne
la sicurezza) per ogni singola versione del kernel e per ogni
componente aggiuntivo del sistema operativo. Addio, quindi, alle
distribuzioni Linux stracolme di software gratuito. Addio,
naturalmente, anche ad Apache, il server Web più diffuso del
pianeta. Il movimento open source è completamente
spiazzato.
Diventa poi impossibile compilarsi un kernel su misura (non
sarebbe certificato e quindi eseguibile), installare una patch e
più in generale contribuire allo sviluppo di Linux. La
flessibilità e libertà che sono la linfa vitale del
successo di Linux sono strangolate. Anche se tutti questi
ostacoli venissero superati e si arrivasse alla distribuzione di
pacchetti RPM con firma digitale compatibili con Palladium/TCPA,
resta il fatto che se sui nostri PC c'è un chip che decide
quali programmi possiamo eseguire e persino quali file possiamo
aprire, non siamo più padroni delle nostre macchine. In
sostanza, Microsoft, IBM, HP e tutta l'allegra brigata del TCPA
sono root sui nostri computer a casa e in azienda.
E in più, tanto per gradire, hanno debellato ogni altra
possibile concorrenza presente e futura. Molto, molto astuto.
Compromessi ingannevoli
Chi se ne frega, potrebbero dire in molti. Se quattro sfigati
devono rinunciare a Linux in cambio della sicurezza planetaria,
pazienza, ne vale la pena. E poi perché dovremmo installare
altri programmi sul nostro PC, quando Microsoft include già
tutto quello che ci serve?
In fin dei conti, la separazione fra hardware e software nei
computer è un'anomalia che in tutti gli altri apparecchi in
casa e in ufficio non esiste. Quando acquistiamo un cellulare, un
microonde, un videoregistratore, una Playstation o una
telecamera, non pretendiamo di potervi installare un software
alternativo; e grazie a questa integrazione fra hardware e
software, questi apparecchi non vanno in crash come i PC.
Forse sono dunque i PC ad essere stati progettati male, e
Palladium rimedia a questa anomalia.
Il problema è che Palladium/TCPA non è concepito per
proteggere noi utenti come ci vogliono far credere: è
concepito per tutelare gli interessi dei produttori di hardware,
software e media. Per esempio, è vero che un computer
TCPA non eseguirà un virus (sarebbe software non
certificato), ma non farà nulla contro un worm o una
semplice pagina Web che contenga script che sfruttano una falla
del sistema operativo. Non ci proteggerà dai furti dei
codici delle carte di credito, che usano meccanismi su cui il
TCPA non ha alcun effetto. Non ci proteggerà contro i
crash delle applicazioni che ci fanno perdere ore di
lavoro: il fatto che un programma sia certificato non ne
garantisce affatto la robustezza. Per contro, consentirà
alle industrie del software, del disco e del cinema di mungerci a
loro totale piacimento. Proteggerà loro contro ogni
tentativo di difendere i nostri diritti.
Diritti fondamentali
Quando parlo di “diritti” non mi riferisco
soltanto al diritto di riversare su cassetta un CD regolarmente
acquistato o di acquistare un DVD mentre si è in vacanza
all'estero e vederselo a casa. Parlo anche di diritti un pochino
più fondamentali.
Nell'intervista a
MSN/Newsweek, Bill Gates pronuncia questa frase: “Ci
siamo avvicinati al problema pensando alla musica, ma poi ci
siamo accorti che l'e-mail e i documenti sono ambiti molto
più interessanti”. L'idea, insomma, è di
applicare le protezioni di Palladium non solo a musica, video e
software, ma anche ai documenti.
Gli esempi proposti nell'articolo sono rassicuranti: l'utente
potrà scrivere e-mail che soltanto le persone autorizzate
potranno copiare o inoltrare ad altri, e potrà creare
documenti Word che saranno leggibili solo per una settimana.
Tranquilli, ci viene detto, l'utente è sovrano.
Ma il meccanismo di Palladium funziona anche nell'altro senso.
Una macchina Palladium può essere impostata in modo da
bloccare l'accesso a pagine Web ritenute pericolose. Ad esempio,
un pirata decide di mettere online una copia di un film, o un
pedofilo pubblica la propria collezione fotografica di
brutalità. Invece di perdere tempo con costose cause e
indagini internazionali, è possibile riprogrammare da remoto
tutti i computer Palladium in modo che non possano accedere a
questi siti. Per restare al passo con i pirati, infatti, le
autorizzazioni di Palladium sono gestite tramite server centrali
e sono revocabili e aggiornabili in qualsiasi momento.
E' un sistema molto efficiente, ma chi lo controlla? Usare
Palladium significa togliere l'amministrazione della giustizia ai
tribunali e metterla nelle mani delle aziende. Supponiamo che io
scriva sul Web qualcosa di sgradito a Microsoft: chi mi dice che
l'azienda di Redmond non userà Palladium per oscurarmi? Se
qualcuno pubblica una brutta recensione dell'ultimo disco di
Celine Dion, la Sony otterrà un'ingiunzione per usare
Palladium per bloccarla? Se qualcuno rivela che il prossimo film
di Star Trek è una boiata
colossale, la Paramount lo zittirà? Se le mie idee
politiche o religiose sono sgradite nel mio paese, il governo
ordinerà ai server di Palladium di farle sparire dal
Web?
La tentazione è forte, anche perché il sistema
è rapido e indolore. Niente tribunali, niente cause, niente
avvocati: due comandi su un terminale, e il gioco è fatto.
Gli utenti Palladium non si accorgeranno neppure della censura.
Non sapranno mai che è avvenuta.
Il finto pulsante di spegnimento
Va detto che secondo le specifiche del TCPA tutte le sue
funzioni sono disattivabili dall'utente, che è libero di
avviare il proprio PC nella maniera tradizionale. Questa
facoltà è sicuramente stata introdotta per
tranquillizzare gli utenti preoccupati delle proprie
libertà, ma in realtà è un'operazione di
facciata.
Avviando il PC senza TCPA, non potrete usare nessuno dei suoi
programmi certificati. Potrete forse far girare programmi non
certificati (quelli attuali, per esempio), che però non
riusciranno a comunicare con le periferiche, che per motivi di
protezione del copyright si aspetteranno soltanto dati
certificati. Se così non fosse, potreste stamparvi un libro
scaricato da Internet oppure masterizzarvi un CD.
Le cose peggiorano ulteriormente quando cercherete di andare
sul Web. Se il sistema prende piede, in nome della sicurezza i
siti Web commerciali rifiuteranno le connessioni dagli utenti che
non usano macchine protette da Palladium. Questo costituirà
un grande incentivo ad acquistare queste nuove macchine, il cui
numero crescente spingerà sempre più siti ad
abbracciare Palladium, creando un effetto valanga identico a
quello ottenuto nei browser da Internet Explorer: già ora
molti siti non sono visitabili con browser diversi da quello
Microsoft.
Occasione da non perdere
Per le grandi aziende, Palladium è davvero la Soluzione
Finale: Linux e Apache eliminati, pirati dei media debellati, i
programmatori indipendenti sul lastrico. Chi controlla Palladium
controlla tutti i computer e, dietro gentile richiesta, controlla
anche la libertà di lettura. Un quadretto desolante.
Considerati i nomi e i capitali che appoggiano l'iniziativa
Palladium/TCPA, sembra che ci si debba arrendere all'inevitabile.
Soprattutto dopo gli eventi dell'11 settembre, c'è
un'insensata corsa mondiale ad abbracciare incondizionatamente
qualsiasi tecnologia che prometta anche vagamente di darci
maggiore sicurezza. E' fondamentale, invece, distinguere fra
sicurezza reale e paccottiglia commerciale.
Lottare contro questo abominio si può: lo abbiamo
già fatto con successo
in passato con il famoso numero di serie unico annidato nei
Pentium III e poi rimosso a furor di popolo dalle generazioni
successive. Il primo passo di questa lotta è diffondere la
consapevolezza del problema. Questo è il mio piccolo
contributo in proposito.