Tricky C




...a Davide Bertuzzi




          Copyright  1994-1998 Barninga Z!.

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                                     Pensierino di Barninga Z!

          Imperdonabile il titolo in lingua inglese, vero? In effetti, avrei potuto scegliere Stratagemmi di
programmazione in linguaggio C o qualcosa di simile, ma sarebbe stato forse pretenzioso e, tutto
sommato, meno efficace. D'altra parte, chiunque si sia scontrato con l'informatica, in particolare con la
programmazione, è certamente consapevole della presenza costante e quasi ingombrante dell'inglese: si
potrebbe azzardare che esso rappresenta, in questo campo, la lingua... di default.
          Tricky C nasce come raccolta di appunti: un modo per non perdere traccia delle scoperte fatte in
tante notti più o meno insonni; solamente in un secondo tempo si arricchisce della parte che descrive
(sommariamente) le principali regole sintattiche del linguaggio e le sue caratteristiche fondamentali. La
parte più interessante (o meno noiosa!) rimane comunque, a mio parere, quella dedicata all'esplorazione
degli stratagemmi: interrupt, TSR, Device Driver e  altro ancora. Molto spesso, infatti, per realizzare
programmi apparentemente complessi, è sufficiente conoscere alcuni trucchi del mestiere, tipico frutto di
scoperte quasi casuali o celati tra le righe della manualistica che accompagna i compilatori.
          Il contenuto di queste pagine vuole dunque costituire, senza pretesa alcuna di completezza, un
insieme di suggerimenti: è buona norma ricordare sempre che essi sono in parte tratti dalle più svariate
fonti, ufficiali e non, ed in parte basati sulla mia esperienza personale, in campo professionale ed
amatoriale. Mi vedo pertanto costretto a declinare ogni responsabilità per qualsiasi conseguenza derivante
dall'utilizzo delle tecniche descritte e dei listati riprodotti (e mi scuso in anticipo per gli errori, temo non
solo ortografici, sicuramente sfuggiti alle pur numerose riletture).
          E' doveroso, a questo punto, ringraziare coloro che hanno collaborato alla realizzazione di
questo lavoro con suggerimenti, contributi tecnici, critiche ed incoraggiamenti. Sarebbe impossibile
menzionare tutti singolarmente, quindi dovranno accontentarsi di un Grazie!! collettivo. Tuttavia,
qualcuno merita davvero un riconoscimento particolare: Flavio Cometto (abile risolutore di decine di miei
dubbi e problemi, nonché autore di geniali intuizioni, tra le quali il titolo), Angelo Secco (molto di quanto
si trova in Tricky C è stato scoperto nello sforzo di risolvere decine di suoi dubbi e problemi) e gli amici
di Zero! BBS Torino e Radio Black Out Torino (soprattutto - in ordine alfabetico - Roberto Dequal,
Luciano Paccagnella e Luisa Tatoni, senza il cui tenace supporto tecnico e organizzativo Tricky C sarebbe
forse rimasto intrappolato per sempre nei meandri del mio hard disk).
          Grazie!! Anche a tutti coloro dai quali ho ricevuto il prezioso supporto necessario a creare e
pubblicare in Internet la versione HTML di Tricky C (dedicata a mia figlia Ilaria Rossana Ginevra) e, in
particolare, a tutto lo staff di Aspide. Gli interessati possono dare un'occhiata all'indirizzo
http://www.aspide.it/trickyc.
          Ma il ringraziamento più vivo è per mia moglie, che ha sopportato con infinita pazienza lunghe
serate trascorse alle prese con esperimenti, bozze, listati e scartoffie di vario genere. A lei sono grato per
avermi dato la forza di arrivare sino in fondo.



                                                                                Ultima revisione: luglio 1998




                                                                                                                                        Indice - I





                                                               I N D I C E 


INDICE............................................................................................................................................. 1
IL LINGUAGGIO C: CENNI GENERALI.......................................................................................... 1
LA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI C.......................................................................................... 3
        Linguaggi interpretati e compilati .............................................................................................. 3
                  L'Interprete..................................................................................................................... 3
                  Il Compilatore................................................................................................................. 3
                  Quale dei due?................................................................................................................ 4
        Dall'idea all'applicazione........................................................................................................... 4
I PROGRAMMI C: UN PRIMO APPROCCIO.................................................................................... 7
LA GESTIONE DEI DATI IN C .......................................................................................................11
        I tipi di dato.............................................................................................................................11
        Le variabili..............................................................................................................................13
        I puntatori ...............................................................................................................................16
                  Gli indirizzi di memoria .................................................................................................16
                  Gli operatori * e & .........................................................................................................17
                  Complicazioni ...............................................................................................................21
                  Puntatori far e huge........................................................................................................21
                  Puntatori static...............................................................................................................25
                  Le stringhe ....................................................................................................................25
                  Gli array........................................................................................................................29
                  L'aritmetica dei puntatori................................................................................................32
                  Puntatori a puntatori.......................................................................................................33
                  Puntatori void ................................................................................................................34
        L'accessibilità e la durata delle variabili ....................................................................................34
                  Le variabili automatic.....................................................................................................34
                  Le variabili register ........................................................................................................36
                  Le variabili static ...........................................................................................................37
                  Le variabili external .......................................................................................................39
        Le costanti ..............................................................................................................................42
                  Le costanti manifeste......................................................................................................44
                  Le costanti simboliche....................................................................................................46
        Entità complesse......................................................................................................................47
                  Le strutture....................................................................................................................48
                  Le unioni.......................................................................................................................55
                  Gli enumeratori..............................................................................................................57
                  I campi di bit .................................................................................................................58
GLI OPERATORI ............................................................................................................................61
        Not logico ...............................................................................................................................63
        Complemento a uno.................................................................................................................64
        Negazione algebrica.................................................................................................................64
        Autoincremento e autodecremento............................................................................................64
        Cast e conversioni di tipo .........................................................................................................65
        Operatore sizeof()....................................................................................................................68
        Operatori aritmetici..................................................................................................................68
        Resto di divisione intera...........................................................................................................68


II - Tricky C





        Shift su bit .............................................................................................................................. 69
        Operatori logici di test ............................................................................................................. 70
        Operatori logici su bit.............................................................................................................. 71
        Operatore condizionale............................................................................................................ 73
        Assegnamento......................................................................................................................... 73
        Separatore di espressioni.......................................................................................................... 74
IL FLUSSO ELABORATIVO........................................................................................................... 75
        Le istruzioni di controllo condizionale ...................................................................................... 75
                 if...else.......................................................................................................................... 75
                 switch ........................................................................................................................... 77
                 goto .............................................................................................................................. 79
        I cicli...................................................................................................................................... 79
                 while............................................................................................................................. 79
                 do...while ...................................................................................................................... 81
                 for ................................................................................................................................ 81
LE FUNZIONI................................................................................................................................. 85
        Definizione, parametri e valori restituiti.................................................................................... 87
        Puntatori a funzioni ................................................................................................................. 93
        La ricorsione......................................................................................................................... 100
        main(): parametri e valore restituito........................................................................................ 105
ALLOCAZIONE DINAMICA DELLA MEMORIA......................................................................... 109
L'I/O E LA GESTIONE DEI FILE .................................................................................................. 115
        Gli stream............................................................................................................................. 115
                 Stream standard........................................................................................................... 115
                 Gli stream in C ............................................................................................................ 116
        Il caching.............................................................................................................................. 124
        Altri strumenti di gestione dei file........................................................................................... 126
LANCIARE PROGRAMMI............................................................................................................ 129
        La libreria C.......................................................................................................................... 129
                 system()...................................................................................................................... 129
                 spawn...() .................................................................................................................... 131
                          Funzioni del gruppo "l"....................................................................................... 131
                          Funzioni del gruppo "v"...................................................................................... 132
                 exec...()....................................................................................................................... 133
                 Tabella sinottica .......................................................................................................... 133
                 Condivisione dei file.................................................................................................... 135
        Portabilità............................................................................................................................. 136
GLI INTERRUPT: UTILIZZO........................................................................................................ 139
        ROM-BIOS e DOS, Hardware e Software............................................................................... 139
        La libreria C.......................................................................................................................... 140
I MODELLI DI MEMORIA............................................................................................................ 143
        Tiny model ........................................................................................................................... 144
        Small model.......................................................................................................................... 144
        Medium model...................................................................................................................... 144
        Compact model..................................................................................................................... 145
        Large model.......................................................................................................................... 145
        Huge model .......................................................................................................................... 147
SCRIVERE FUNZIONI DI LIBRERIA ........................................................................................... 149
        Accorgimenti generali ........................................................................................................... 149


                                                                                                                                    Indice - III





        Esigenze tecniche ..................................................................................................................150
        La realizzazione pratica..........................................................................................................152
INTERAZIONE TRA C E ASSEMBLER ........................................................................................155
        Assembler.............................................................................................................................155
        Inline assembly......................................................................................................................157
                 Lo stack ......................................................................................................................158
                 Utilizzo dei registri ......................................................................................................161
                 Variabili e indirizzi C...................................................................................................164
        Altri strumenti di programmazione mista.................................................................................167
                 Pseudoregistri..............................................................................................................167
                 geninterrupt() ....................................................................................................169
                 __emit__().............................................................................................................169
        Uno stratagemma: dati nel code segment.................................................................................170
C E CLIPPER.................................................................................................................................177
        Passaggio di parametri e restituzione di valori .........................................................................177
        Reference e puntatori .............................................................................................................181
        Allocazione della memoria.....................................................................................................182
        Alcuni esempi .......................................................................................................................183
GESTIONE A BASSO LIVELLO DELLA MEMORIA....................................................................189
        Il compilatore C.....................................................................................................................189
        Memoria convenzionale .........................................................................................................190
        Upper memory ......................................................................................................................198
        Memoria espansa...................................................................................................................202
        Memoria estesa, High Memory Area e UMB...........................................................................226
                 I servizi XMS per la memoria estesa .............................................................................227
                 I servizi XMS per la HMA............................................................................................239
                 I servizi XMS per gli UMB...........................................................................................246
GLI INTERRUPT: GESTIONE.......................................................................................................251
        La tavola dei vettori...............................................................................................................251
        Le funzioni interrupt ..............................................................................................................253
        Le funzioni far.......................................................................................................................259
        Utilizzo dei gestori originali ...................................................................................................261
        Due o tre esempi....................................................................................................................268
                 Inibire CTRL-C e CTRL-BREAK.................................................................................268
                 Inibire CTRL-ALT-DEL ..............................................................................................271
                 Redirigere a video l'output della stampante ....................................................................273
I PROGRAMMI TSR......................................................................................................................275
        Tipi di TSR ...........................................................................................................................275
        La struttura del TSR...............................................................................................................275
        Installazione del TSR.............................................................................................................276
        Dati, stack e librerie...............................................................................................................277
                 Ottimizzazione dell'impiego della RAM ........................................................................280
                 Allocazione dinamica della RAM..................................................................................282
                 I TSR e la memoria EMS..............................................................................................283
                 Rilasciare l'environment del TSR ..................................................................................285
                 Due parole sullo stack ..................................................................................................286
                 Utilizzo delle funzioni di libreria...................................................................................289
        Gestione degli interrupt..........................................................................................................294
                 Hardware, ROM-BIOS e DOS......................................................................................294
                 I flag del DOS..............................................................................................................295
                 Int 05h (BIOS): Print Screen.........................................................................................299


IV - Tricky C





                 Int 08h (Hardware): Timer ........................................................................................... 300
                 Int 09h (Hardware): Tastiera......................................................................................... 300
                 Int 10h (BIOS): Servizi video ....................................................................................... 303
                 Int 13h (BIOS): I/O dischi............................................................................................ 304
                 Int 16h (BIOS): Tastiera............................................................................................... 304
                 Int 1Bh (BIOS): CTRL-BEAK ..................................................................................... 307
                 Int 1Ch (BIOS): Timer................................................................................................. 308
                 Int 21h (DOS): servizi DOS.......................................................................................... 308
                 Int 23h (DOS): CTRL-C............................................................................................... 309
                 Int 24h (DOS): Errore critico........................................................................................ 310
                 Int 28h (DOS): DOS libero........................................................................................... 311
                 Int 2Fh (DOS): Multiplex............................................................................................. 311
        Gestione dello I/O ................................................................................................................. 313
                 Tastiera....................................................................................................................... 313
                 Video.......................................................................................................................... 314
                 File............................................................................................................................. 318
                 DTA ........................................................................................................................... 322
        Gestione del PSP................................................................................................................... 324
        Ricapitolando........................................................................................................................ 325
        Disattivazione e disinstallazione............................................................................................. 327
                 keep() ed exit()............................................................................................................ 327
                 Suggerimenti operativi................................................................................................. 328
                          Controllo di avvenuta installazione...................................................................... 329
                          Richiesta dell'indirizzo dei dati............................................................................ 329
                          Rimozione della porzione residente del TSR ........................................................ 330
                          Precauzioni........................................................................................................ 330
        Alcuni esempi pratici............................................................................................................. 334
I DEVICE DRIVER........................................................................................................................ 353
        Aspetti tecnici....................................................................................................................... 353
                 Il bootstrap.................................................................................................................. 353
                 Tipi di device driver..................................................................................................... 354
                 Struttura e comportamento dei device driver.................................................................. 355
                 Il Device Driver Header: in profondità .......................................................................... 357
                 Il Request Header e i servizi: tutti i particolari ............................................................... 360
                          Servizio 00: Init.................................................................................................. 363
                          Servizio 01: Media Check................................................................................... 365
                          Servizio 02: Build BPB....................................................................................... 366
                          Servizio 03: IOCTL Read ................................................................................... 367
                          Servizio 04: Read (Input).................................................................................... 368
                          Servizio 05: Nondestructive Read........................................................................ 369
                          Servizio 06: Input Status..................................................................................... 370
                          Servizio 07: Flush Input Buffers.......................................................................... 371
                          Servizio 08: Write (Output)................................................................................. 371
                          Servizio 09: Write With Verify............................................................................ 371
                          Servizio 10: Output Status................................................................................... 371
                          Servizio 11: Flush Output Buffers ....................................................................... 371
                          Servizio 12: IOCTL Write................................................................................... 372
                          Servizio 13: Device Open ................................................................................... 372
                          Servizio 14: Device Close................................................................................... 373
                          Servizio 15: Removable Media............................................................................ 373
                          Servizio 16: Output Until Busy ........................................................................... 373
                          Servizio 19: Generic IOCTL Request................................................................... 374
                          Servizio 23: Get Logical Device.......................................................................... 375


                                                                                                                                     Indice - V





                         Servizio 24: Set Logical Device...........................................................................376
        I Device Driver e il C.............................................................................................................377
                 Un timido tentativo ......................................................................................................378
                 Progetto di un toolkit....................................................................................................385
                         Il nuovo startup module.......................................................................................386
                         La libreria di funzioni .........................................................................................397
                         La utility per modificare gli header ......................................................................431
                         Il toolkit al lavoro ...............................................................................................439
                                  La funzione init() ......................................................................................441
                                  Altre funzioni e macro...............................................................................443
                                  L'accesso al device driver request header ....................................................443
                                  Le variabili globali dello startup module .....................................................445
                                  Esempio: alcune cosette che il toolkit rende possibili...................................446
                                  Esempio: esperimenti di output e IOCTL ....................................................450
LINGUAGGIO C E PORTABILITÀ ...............................................................................................461
        Dipendenze dallo hardware ....................................................................................................461
        Dipendenze dai compilatori....................................................................................................463
        Dipendenze dal sistema operativo ...........................................................................................465
DI TUTTO... DI PIÙ.......................................................................................................................467
        Due file sono il medesimo file?...............................................................................................467
        Dove mi trovo?......................................................................................................................469
        La command line...................................................................................................................475
                 _setargv__() e _setenvp__()..........................................................................................476
                 WILDARGS.OBJ ........................................................................................................477
                 PSP e command line.....................................................................................................478
                 Una gestione Unix-like.................................................................................................479
                         La sintassi ..........................................................................................................479
                         Le funzioni per la libreria....................................................................................481
        La gestione degli errori ..........................................................................................................499
        Un esempio di... disinfestante .................................................................................................501
        Un esempio di... pirateria .......................................................................................................505
                 Individuare la strategia di protezione.............................................................................505
                 Superare la barriera ......................................................................................................507
                 Sulla retta via...............................................................................................................509
        Insoddisfatti della vostra tastiera? ...........................................................................................509
                 Ridefinire la tastiera.....................................................................................................509
                 Una utility ...................................................................................................................524
        Vuotare il buffer della tastiera ................................................................................................526
        Catturare il contenuto del video ..............................................................................................527
        Disinstallare i TSR.................................................................................................................542
        Vettori di interrupt o puntatori? ..............................................................................................550
        Il CMOS ...............................................................................................................................554
        C... come Cesare....................................................................................................................560
        Lavorare con i file batch.........................................................................................................564
                 L'idea più semplice: EMPTYLVL.................................................................................565
                 Data e ora nei comandi: DATECMD.............................................................................567
                 File piccoli a piacere: FCREATE ..................................................................................577
                 Attendere il momento buono: TIMEGONE....................................................................579
                 Estrarre una sezione da un file: SELSTR .......................................................................587
                 Estrarre colonne di testo da un file: CUT .......................................................................593
                 Il comando FOR rivisitato: DOLIST .............................................................................603
                 I comandi nidificati: CMDSUBST ................................................................................606


VI - Tricky C





        Numeri a caso ....................................................................................................................... 612
CONTENUTO DEL FLOPPY DISK ............................................................................................... 619
INDICE DELLE FIGURE............................................................................................................... 627
INDICE DELLE TABELLE............................................................................................................ 629
INDICE ANALITICO .................................................................................................................... 631


                                                                               Il linguaggio C: cenni generali - 1





                    I L   L I N G U A G G I O   C :   C E N N I   G E N E R A L I 

               Come qualunque linguaggio, anche il linguaggio C si compone di parole e regole; queste ultime
costituiscono la portante grammaticale e sintattica che consente di aggregare le prime per formare frasi di
senso compiuto.
               Come qualsiasi linguaggio di programmazione, inoltre, il linguaggio C rappresenta in qualche
modo un compromesso tra l'intelligenza umana e l'intrinseca stupidità della macchina. Esso costituisce il
mezzo tramite il quale il programmatore "spiega" alla macchina come effettuare determinate operazioni.
               Naturalmente (si perdoni l'ovvietà) la macchina non è in grado di capire direttamente il
linguaggio C: essa è troppo stupida per poterlo fare, e d'altra parte il C è direttamente leggibile e
comprensibile dagli esseri umani; troppo distante, quindi, dalla logica binaria, l'unica che abbia senso per
un calcolatore.
               Perché la macchina possa eseguire un programma scritto in C, anche il più banale, occorre
rielaborarlo fino a ridurlo ad un insieme di valori esprimibili in codice binario: diciamo, per capirci, che
questi rappresentano la traduzione in linguaggio macchina di quanto il programmatore ha espresso in
linguaggio C, il quale non è altro che un "sottolinguaggio" della lingua parlata dal programmatore stesso,
o, in altre parole, un sottoinsieme di quella.
               In effetti, l'utilizzo di sottoinsiemi della lingua parlata per scrivere programmi deriva
dall'esigenza di semplificare la traduzione del programma nell'unica forma comprensibile alla macchina
(il binario, appunto): lo scopo è eliminare a priori le possibili ambiguità, le scorrettezze grammaticali e, in
generale, tutti quei "punti oscuri" dei discorsi in lingua naturale che sono solitamente risolti dall'essere
umano mediante un processo di interpretazione o di deduzione dei significati da conoscenze che non sono
direttamente reperibili nel discorso stesso ma derivano dall'esperienza e dalla capacità di inventare. La
macchina non impara e non inventa.
               Sebbene quanto detto valga, evidentemente, per tutti i linguaggi di programmazione, va
sottolineato che il C ha caratteristiche proprie, che ne fanno, in qualche modo, un linguaggio particolare.
               Innanzitutto esso dispone di un insieme limitatissimo di istruzioni. E' dunque un linguaggio
intrinsecamente povero, ma può essere facilmente ed efficacemente arricchito: chiunque può aggiungere
nuove istruzioni (o meglio, funzioni) alla strumentazione che accompagna il linguaggio. In pratica si
possono coniare neologismi e creare dei vocabolari aggiuntivi a quello proprio del linguaggio, che
potranno essere utilizzati all'occorrenza. Di fatto, in C, anche la gestione dello I/O (Input/Output) è
implementata così. Un gran numero di funzioni esterne al linguaggio è ormai considerato universalmente
parte del linguaggio stesso ed accompagna sempre il compilatore1, nonostante, dal punto di vista
strettamente tecnico, questo sia comunque in grado di riconoscere solo un piccolo numero di istruzioni
intrinseche.
               Tutto ciò si traduce anche in una relativa semplicità funzionale del compilatore: sono quindi
molti gli ambienti per i quali è stato sviluppato un compilatore dedicato. Essendo la maggior parte del
linguaggio esterna al compilatore, è possibile riutilizzarla semplicemente facendo "rimasticare" i file
sorgenti delle funzioni (e sono sorgenti C) al compilatore con il quale dovranno essere associati. In questo
sta la cosiddetta portabilità del C, cioè la possibilità di utilizzare gli stessi sorgenti in ambienti diversi,
semplicemente ricompilandoli.
               Un'altra caratteristica del C è la scarsità di regole sintattiche. Il programmatore ha molta libertà
di espressione, e può scrivere programmi che riflettono ampiamente il suo personalissimo stile, il suo
modo di risolvere i problemi, il suo tipo di approccio all'algoritmo. Ciò ha senz'altro riflessi positivi
sull'efficienza del programma, ma può essere causa di difficoltà talora insuperabili, ad esempio nei
successivi interventi sul sorgente a scopo di manutenzione o di studio, quando lo stile del programmatore


                              
                                                   
                                                      
     1 Pericoloso strumento di cui diremo tra breve.


2 - Tricky C





sia eccessivamente criptico. La regola forse più importante che il programmatore C deve seguire,
nonostante non faccia parte del linguaggio, è la cosiddetta regola "KISS" (Keep It Simple, Stupid).
               Infine, il C mette a disposizione concetti e strumenti che consentono un'interazione "di basso
livello" con la macchina e con le sue risorse. Per "basso livello" non si intende qualcosa di poco valore,
ma una piccola distanza dalla logica binaria della macchina stessa. Ne deriva la possibilità di sfruttare a
fondo, e con notevole efficienza, tutta la potenza dell'elaboratore. Non a caso il C è nato come linguaggio
orientato alla scrittura di sistemi operativi2; tuttavia la possibilità di estenderlo mediante librerie di
funzioni ha fatto sì che, nel tempo, esso divenisse linguaggio di punta anche nella realizzazione di
programmi applicativi, per i quali ne erano tradizionalmente usati altri3.
               L'evoluzione più recente del C è rappresentata dal C++, il quale è, in pratica, un "superset" del C
stesso, del quale riconosce ed ammette tutti i costrutti sintattici, affiancandovi le proprie estensioni: queste
consentono al programmatore di definire delle entità composte di dati e del codice eseguibile atto alla loro
manipolazione. Dette entità vengono così trattate, a livello logico, come se fossero tipi di dato intrinseci al
linguaggio e consentono pertanto di descrivere la realtà su cui il programma opera in termini di
linguaggio fondamentale: è la cosiddetta programmazione ad oggetti. Che il C++ sia un'estensione del C
(e non un nuovo linguaggio) è dimostrato dal fatto che gli arricchimenti sintattici sono tutti implementati
a livello di preprocessore4; in altre parole, ogni sorgente C++ viene ridotto a sorgente C dal preprocessore
e poi masticato da un normale compilatore C.
               I programmi eseguibili risultanti sono efficienti e compatti in quanto il compilatore traduce ogni
istruzione C in un numero limitato di istruzioni macchina (al limite una sola): solo l'Assembler è più
efficiente (ma rende la vita del programmatore assai più dura).





                              
                                                   
                                                      
     2 Il sistema Unix è l'esempio più famoso.

     3 Ad esempio il Cobol per gli applicativi gestionali e il Fortran per quelli matematici.

     4 Il preprocessore è un programma che opera semplicemente la sostituzione di certe sequenze di caratteri con
altre. Esso fa parte da sempre della dotazione di strumenti standard dei compilatori C; il C++ si fonda su versioni
particolarmente sofisticate di proprocessore affiancate a compilatori C tradizionali.


                                                                              La produzione dei programmi C - 3





                L A   P R O D U Z I O N E   D E I   P R O G R A M M I   C 


                 L I N G U A G G I   I N T E R P R E T A T I   E   C O M P I L A T I 

          Si è detto che il linguaggio di programmazione consente di esprimere gli algoritmi in modo
"umano", incomprensibile alla macchina, la quale è in grado di eseguire esclusivamente istruzioni
codificate in modo binario, cioè con una sequenza di 1 e 0 (che rappresentano, a loro volta, la presenza o
l'assenza di una tensione elettrica).
          E' perciò indispensabile che il sorgente del programma (cioè il file contenente il testo scritto dal
programmatore in un dato linguaggio di programmazione) venga elaborato e trasformato in una sequenza
di codici binari significativi per l'elaboratore.
          Gli strumenti generalmente utilizzati allo scopo rientrano in due categorie: interpreti e
compilatori.


                                                L ' I n t e r p r e t e 

          L'interprete è un programma in grado di leggere un sorgente in un certo linguaggio e, istruzione
per istruzione, verificarne la sintassi, effettuarne la traduzione in linguaggio macchina e far eseguire al
microprocessore della macchina il codice binario generato. La logica con cui l'interprete lavora è proprio
quella di un... interprete: se la medesima istruzione viene eseguita più volte (ad esempio perché si trova
all'interno di un ciclo), ad ogni iterazione ne viene verificata la correttezza sintattica, ne è effettuata la
traduzione, e così via. L'esecuzione del programma può essere interrotta in qualunque momento ed è
possibile modificarne una parte, per poi riprendere l'esecuzione dal punto di interruzione. L'interprete è
inoltre in grado di interrompere spontaneamente l'esecuzione quando rilevi un errore di sintassi,
consentire al programmatore la correzione dell'errore e riprendere l'esecuzione dall'istruzione appena
modificata.
          E' facile intuire che la programmazione interpretata facilita enormemente le varie fasi di
sviluppo e correzione del programma; tuttavia essa presenta alcuni pesanti svantaggi: il programma "gira"
lentamente (perché ogni istruzione deve essere sempre verificata e tradotta, anche più volte nella
medesima sessione di lavoro, prima di essere eseguita) ed inoltre può essere eseguito solo ed
esclusivamente attraverso l'interprete.
          Un esempio classico di linguaggio interpretato (nonostante ve ne siano in commercio versioni
compilate o miste) è il Basic.


                                              I l   C o m p i l a t o r e 

          Anche in questo caso l'obiettivo di fondo è tradurre in linguaggio macchina un sorgente scritto
in un linguaggio di programmazione perché l'elaboratore sia in grado di eseguirlo; tuttavia l'approccio al
problema è sostanzialmente diverso.
          Il sorgente viene letto dal compilatore, che effettua il controllo sintattico sulle istruzioni e le
traduce in linguaggio macchina. Il risultato della traduzione è scritto in un secondo file, detto object file .
Questo non è ancora eseguibile dal microprocessore, in quanto non incorpora il codice binario delle
funzioni esterne al linguaggio: è dunque necessaria una fase ulteriore di elaborazione, alla quale provvede
il linker, che incorpora nell'object file gli object file contenenti le funzioni esterne, già compilate in
precedenza, solitamente raccolti in "contenitori" detti librerie. Il linker produce in output un terzo file, il


4 - Tricky C





programma vero e proprio, direttamente eseguibile dal microprocessore con la sola intermediazione del
sistema operativo.
               Per eseguire il programma, dunque, non servono né compilatore o linker, né, tantomeno, il file
sorgente. I vantaggi rispetto all'interprete, in termini di velocità e semplicità di esecuzione, sono evidenti,
a fronte di una maggiore complessità del ciclo di sviluppo. Infatti il compilatore, nel caso in cui rilevi
errori nel sorgente, li segnala e non produce alcun object file. Il programmatore deve analizzare il
sorgente, correggere gli errori e ritentare la compilazione: detta sequenza va ripetuta sino a quando, in
assenza di segnalazioni d'errore da parte del compilatore, viene prodotto un object file pronto per
l'operazione di linking. Anche in questa fase potranno verificarsi errori: il caso classico è quello della
funzione esterna non trovata nella libreria. Anche questa volta occorre analizzare il sorgente, correggere
l'errore (il nome della funzione potrebbe essere stato digitato in modo errato 5) e ripetere non solo il
linking, ma anche la compilazione.
               Solo in assenza di errori tanto nella fase di compilazione quanto in quella di linking si può
ottenere un file eseguibile; in altre parole: il programma funzionante6.
               Il C rientra a pieno titolo nella folta schiera dei linguaggi compilati (insieme a Cobol e Fortran,
per fare un paio di esempi).


                                                          Q u a l e   d e i   d u e ? 

               Come si vede, sia il compilatore che l'interprete portano con sé vantaggi e svantaggi peculiari.
Quale delle due tecniche utilizzare, allora?
               Al riguardo si può osservare che la finalità di un programma non è "essere sviluppato", ma
servire "bene" allo scopo per il quale viene creato; in altre parole esso deve essere semplice da utilizzare
e, soprattutto, efficiente. La scelta del compilatore è quindi d'obbligo per chi intenda realizzare
applicazioni commerciali o, comunque, di un certo pregio.
               L'interprete si pone quale utile strumento didattico per i principianti: l'interattività nello sviluppo
dei programmi facilita enormemente l'apprendimento del linguaggio.
               In molti casi, comunque, la scelta è obbligata: per quel che riguarda il C, non esistono in
commercio interpreti in grado di offrire un valido supporto al programmatore, al di là dell'apprendimento
dei primi rudimenti del linguaggio. L'utilizzo del compilatore è imprescindibile anche per la realizzazione
di programmi semplici e "senza troppe pretese"; va osservato, in ogni caso, che compilatore e linker sono
strumenti con i quali è possibile raggiungere elevati livelli di efficienza e produttività anche in fase di
sviluppo, dopo un breve periodo di familiarizzazione.


                                      D A L L ' I D E A   A L L ' A P P L I C A Z I O N E 

               Vale la pena, a questo punto, di descrivere brevemente le varie fasi attraverso le quali l'idea
diventa programma eseguibile, attraverso un sorgente C.
               In primo luogo occorre analizzare il problema e giungere alla definizione dell'algoritmo,
scindendo il problema originale in sottoproblemi di minore complessità. Banale, si tratta dell'unico
approccio valido indipendentemente dal linguaggio utilizzato...
                              
                                                   
                                                      
     5 Un errore di tale genere non può essere individuato dal compilatore, proprio perché si tratta di una funzione
esterna al linguaggio, e come tale sconosciuta al compilatore, il quale non può fare altro che segnalarne all'interno
dell'object file il nome e il punto di chiamata e scaricare il barile al linker.

     6 Il fatto che il programma funzioni non significa che svolga bene il proprio compito: compilatore e linker non
possono individuare errori nella logica del programma. Qui il termine "funzionante" va inteso in senso puramente
tecnico.


                                                                                  La produzione dei programmi C - 5





               A questo punto ci si procura un editor, cioè un programma di videoscrittura, piu' o meno
sofisticato, in grado di salvare il testo prodotto in formato ASCII puro7 e si inizia a digitare il programma.
"Si inizia" perché può essere utile procedere per piccoli passi, scrivendone alcune parti, compilandole ed
eseguendole per controllo... insomma, meglio non mettere troppa carne al fuoco.
               Dopo avere scritto una parte di programma di "senso compiuto", tale, cioè, da poter essere
compilata e consolidata8 onde controllarne il funzionamento, si mette da parte l'editor e si dà il file
sorgente in pasto (che di solito ha estensione .C) al compilatore.
               In genere il compilatore provvede a tutte le operazioni necessarie: lancia il preprocessore per
effettuare le macrosostituzioni necessarie, compila il sorgente così modificato9 e, se non vi sono errori,
lancia il linker, producendo in output direttamente il file eseguibile.
               Nel caso in cui il compilatore segnali errori10, il linker non viene lanciato e non è prodotto
l'object file, che in questo caso sarebbe inutilizzabile. Occorre ricaricare il sorgente nell'editor ed
effettuare le correzioni necessarie, tenendo presente che a volte i compilatori vengono fuorviati da errori
particolari, che danno origine a molte altre segnalazioni in cascata. E' dunque meglio cominciare a
coreggerli a partire dal primo segnalato; è possibile che molti altri scompaiano "da sé". A questo punto
può essere nuovamente lanciato il compilatore.
               Attenzione, però: il compilatore può segnalare due tipi di errori: gli error ed i warning. La
presenza anche di un solo error in compilazione impedisce sempre l'invocazione del linker: si tratta per lo
più di problemi nella sintassi o nella gestione dei tipi di dato per i quali è necessario l'intervento del
programmatore. I warning, al contrario, non arrestano il processo e viene pertanto prodotto comunque un
file eseguibile. Essi riguardano situazioni di ambiguità che il compilatore può risolvere basandosi sui
propri standard, ma che è opportuno segnalare al programmatore, in quanto essi potrebbero essere la
manifestazione di situazioni non desiderate, quali, ad esempio, errori di logica. E' raro che l'eseguibile
generato in presenza di warning funzioni correttamente, ma non impossibile: alcuni messaggi di warning
possono essere tranquillamente ignorati a ragion veduta.
               Se gli errori sono segnalati dal linker, è ancora probabile che si debba intervenire sul sorgente,
come accennato poco sopra (pag. 4), e quindi lanciare nuovamente il compilatore; in altri casi può trattarsi
di problemi di configurazione del linker stesso o di una compilazione effettuata senza indicare le librerie
necessarie: è sufficiente lanciare ancora il linker dopo aver eliminato la causa dell'errore.
               Il file eseguibile prodotto dal linker ha, in ambiente DOS, estensione .EXE o .COM. La scelta
tra i due tipi di eseguibile dipende, oltre che dalle caratteristiche intrinseche del programma, anche dalle
preferenze del programmatore. Avremo occasione di tornare su tali argomenti, esaminando i modelli di
memoria (pag. 143) e della struttura degli eseguibili (pag. 281 e dintorni).
               Come si vede, il tutto non è poi così complicato...





                              
                                                   
                                                      
     7 Cioè senza caratteri di controllo, formati, e via dicendo.

     8 Tentiamo di sopprimere la tentazione rappresentata dal verbo linkare!

     9 Il compilatore riceve in input il testo del sorgente già modificato dal preprocessore, tuttavia il file sorgente non
viene alterato.

     10 La segnalazione di errore comprende: il numero di riga (del sorgente) alla quale l'errore è stato rilevato, una
sua breve descrizione e l'indicazione della funzione interessata.




                                                                              I programmi C: un primo approccio - 7





             I   P R O G R A M M I   C :   U N   P R I M O   A P P R O C C I O 

               E' giunto il momento di cominciare ad addentrarsi nei segreti del C. All'approccio tecnico
seguito dalla maggior parte dei manuali sull'argomento, è sembrata preferibile un'esposizione la più
discorsiva possibile (ma non per questo, almeno nelle intenzioni, approssimativa). Le regole sintattiche
saranno presentate sulla base di esempi, semplificati ma comunque realistici. Dedichiamoci dunque al
nostro primo programma in C, un ipotetico CIAO.C:

#include 

void main(void);

void main(void)
{
    printf("Ciao Ciao!\n");
}

               Il programma non è un gran che, ma dalle sue poche righe possiamo già ricavare un certo
numero di informazioni utili.
               In C, ogni riga contenente istruzioni o chiamate a funzioni o definizioni di dati si chiude con un
punto e virgola, e costituisce una riga logica. Il punto e virgola segnala al compilatore il termine della riga
logica, in quanto essa può essere suddivisa in più righe fisiche semplicemente andando a capo.
               Nello scrivere un programma C si ha molta libertà nel gestire l'estetica del sorgente: il
programma appena visto avrebbe potuto essere scritto così:

#include 
void main(void); void main(void) {printf("Ciao Ciao!\n");}

oppure, ad esempio:

#include 
void main
(void); void
main(void) {printf("Ciao Ciao!\n");}

               Solo la prima riga deve rimanere isolata11; per il resto il compilatore non troverebbe nulla da
ridire, ma forse i nostri poveri occhi sì...
               Gli "a capo", gli indent (rientri a sinistra), le righe vuote, sono semplicemente stratagemmi
tipografici ideati per rendere più leggibile il sorgente, e per dare qualche indicazione visiva sulla struttura
logica del programma. Un po' di chiarezza è indispensabile; d'altra parte si tratta ormai di vere e proprie
convenzioni, seguite dalla grande maggioranza dei programmatori C, addirittura codificate in testi ad esse
dedicati. Tuttavia, lo ripetiamo, esse non fanno parte dei vincoli sintattici del linguaggio.
               Attenzione: il C è un linguaggio case-sensitive, il cui compilatore, cioè, distingue le maiuscole
dalle minuscole (a differenza, ad esempio, del Basic). E' vero, dunque, che

    printf("Ciao Ciao!\n");

potrebbe essere scritta

                              
                                                   
                                                      
     11 Come da standard ANSI in materia di direttive al preprocessore; ma, per ora, non preoccupiamocene più di
tanto (per qualche esempio di direttiva si può vedere pag. 44 e seguenti).


8 - Tricky C





    printf(
    "Ciao Ciao!\n"
    );

ma non si potrebbe scrivere PRINTF o Printf: non sarebbe la stessa cosa... Il risultato sarebbe una
segnalazione di errore da parte del linker, che non riuscirebbe a trovare la funzione nella libreria.
          La prima riga del programma è una direttiva al preprocessore (#include): questo inserisce
tutto il testo del file STDIO.H nel nostro sorgente, a partire dalla riga in cui si trova la direttiva stessa. A
cosa serve? Nel file STDIO.H ci sono altre direttive al preprocessore e definizioni che servono al
compilatore per tradurre correttamente il programma. In particolare, in STDIO.H è descritto (vedremo
come a pag. 87) il modo in cui la funzione printf() si interfaccia al programma che la utilizza. Ogni
compilatore C è accompagnato da un certo numero di file .H, detti include file o header file, il cui
contenuto è necessario per un corretto utilizzo delle funzioni di libreria (anche le librerie sono fornite col
compilatore).
          Il nome dell'include file è, in questo caso, racchiuso tra parentesi angolari ("<" e ">"): ciò
significa che il preprocessore deve ricercarlo solo nelle directory specificate nella configurazione del
compilatore. Se il nome fosse racchiuso tra virgolette (ad esempio: "MYSTDIO.H"), il preprocessore lo
cercherebbe prima nella directory corrente, e poi in quelle indicate nella configurazione.
          Da non dimenticare: le direttive al preprocessore non sono mai chiuse dal punto e virgola.
          La riga

void main(void);

descrive le regole di interfaccia della funzione main(). Si noti che al termine della riga c'è il punto e
virgola. La riga che segue è apparentemente identica:

void main(void)

ma in essa il punto e virgola non compare. La differenza è notevole, infatti l'assenza del ";" ci segnala
che questa riga è l'inizio della definizione della funzione main(), cioè della parte di programma che
costituisce, a tutti gli effetti, la funzione main() stessa.
          Che cosa sia una funzione, e come lavori, sarà oggetto di accaniti sforzi mentali a pag. 85. Per
adesso ci limitiamo ad osservare che dopo la riga che ne descrive l'interfaccia c'è una parentesi graffa
aperta: questa segna l'inizio del codice eseguibile della funzione, che si chiude (vedere l'ultima riga del
listato) con una graffa chiusa, non seguita da alcun punto e virgola.
          Tutto quello che sta tra le due graffe è il corpo della funzione (function body) e definisce le
azioni svolte dalla funzione stessa: può comporsi di istruzioni, di chiamate a funzione, di definizioni di
variabili... In pratica ogni funzione può essere in qualche modo paragonata ad un programma a se stante.
          La main() è una funzione molto particolare: tutti i programmi C devono contenere una ed una
sola funzione main() e l'esecuzione del programma inizia dalla prima riga di questa; di main() si
discute con maggiore dettaglio a pag. 105.
          Quante istruzioni C sono utilizzate da CIAO.C? La risposta è... nemmeno una!
          La #include, abbiamo detto, è una direttiva al preprocessore, e come tale viene da questo
elaborata ed eliminata dal testo sorgente (infatti viene sostituita con il contenuto del file .H) passato in
input al compilatore.
          La descrizione dell'interfaccia, detta anche prototipo, di main(), informa il compilatore che da
qualche parte, nel programma, c'è una funzione main() che si comporta in un certo modo: dunque non è
un'istruzione.
          La definizione di main(), a sua volta, in quanto tale non è un'istruzione; semmai ne può
contenere. Ma l'unica riga contenuta nella definizione di main() è la chiamata alla funzione
printf(), la quale, essendo una funzione, non è un'istruzione (ovvio, no?). In C, un nome seguito da
parentesi tonde aperta e chiusa (eventualmente racchiudenti qualcosa) è una chiamata a funzione.


                                                                            I programmi C: un primo approccio - 9





               In particolare, printf() è esterna al compilatore, ma fa parte di un gruppo di funzioni inserite
nella libreria che accompagnano praticamente tutte le implementazioni esistenti di compilatori C: per
questo essa è considerata una funzione standard del C. La funzione printf() scrive a video12 la
sequenza di caratteri, racchiusa tra virgolette, specificata tra le parentesi tonde. Una sequenza di caratteri
tra virgolette è una stringa. Quella dell'esempio si chiude con i caratteri '\' e 'n', che in coppia hanno, nel
linguaggio C, un significato particolare: "vai a capo".
               In pratica tutte le operazioni di interazione tra i programmi e lo hardware, il firmware13 ed il
sistema operativo sono delegate a funzioni (aventi interfaccia più o meno standardizzata) esterne al
compilatore, il quale non deve dunque implementare particolari capacità di generazione di codice di I/O,
peculiari per il sistema al quale è destinato.
               Abbiamo scritto un programma C senza utilizzare quasi nulla del C. Stiamo lavorando in
ambiente DOS? Bene, è sufficiente compilarlo per ottenere l'eseguibile. Vogliamo utilizzarlo su una
macchina Unix? Non dobbiamo fare altro che trasportare il sorgente su quella macchina e compilarlo
nuovamente su di essa...





                              
                                                   
                                                      
     12 In realtà... non proprio a video, ma siccome l'effetto, salvo particolari condizioni, è quello di veder comparire
a video i caratteri, per il momento possiamo accettare questa semplificazione. A pag. 116 tutti i particolari.

     13 Software dedicato alla diagnostica e al pilotaggio dei dispositivi hardware, "scolpito" permanentemente nei
microchip dell'elaboratore. Nel caso dei personal computer si parla comunemente di BIOS (Basic Input Output
System)




                                                                                          La gestione dei dati in C - 11





                                  L A   G E S T I O N E   D E I   D A T I   I N   C 

               Per poter parlare di come si gestiscono i dati, occorre prima precisare che cosa essi siano, o
meglio che cosa si intenda con il termine "dati", non tanto dal punto di vista della logica informatica,
quanto piuttosto da quello strettamente tecnico ed operativo.
               In tal senso, va innanzitutto osservato che tutto quanto viene elaborato dal microprocessore di
un computer deve risiedere nella memoria di questo, la cosiddetta RAM14, che, al di là della sua
implementazione hardware, è una sequenza di bit, ciascuno dei quali, ovviamente, può assumere valore 1
oppure 0. Nella RAM si trova anche il codice macchina eseguibile del programma: semplificando un
poco, possiamo dire che tutta la parte di RAM non occupata da quello può rappresentare "dati".
               E' evidente che nella maggior parte dei casi un programma non controlla tutta la memoria, ma
solo una porzione più o meno ampia di essa; inoltre le regole in base alle quali esso ne effettua la gestione
sono codificate all'interno del programma stesso e dipendono, almeno in parte, dal linguaggio utilizzato
per scriverlo.
               Sintetizzando quanto affermato sin qui, i dati gestiti da un programma sono sequenze di bit
situate nella parte di RAM che esso controlla: se il programma vi può accedere in lettura e scrittura, dette
sequenze rappresentano le cosiddette "variabili"; se l'accesso può avvenire in sola lettura si parla, invece,
di "costanti".
               Dal punto di vista del loro significato si apre invece il discorso dei tipi di dato.


                                                          I   T I P I   D I   D A T O 

               Al fine di attribuire significato ad una sequenza di bit occorre sapere quanti bit la compongono,
e, come vedremo, qual è la loro organizzazione al suo interno. La più ristretta sequenza di bit significativa
per le macchine è il byte, che si compone di 8 bit15.
               In C, al byte corrisponde il tipo di dato character, cioè carattere. Esso può assumere 256 valori
diversi (28 = 256). Si distinguono due tipi di character: il signed character, in cui l'ottavo bit funge da
indicatore di segno (se è 1 il valore è negativo), e l'unsigned character, che utilizza invece tutti gli 8 bit
per esprimere il valore, e può dunque esclusivamente assumere valori positivi. Un signed char può variare
tra -128 e 127, mentre un unsigned char può esprimere valori tra 0 e 255.
               La sequenza di bit di ampiezza immediatamente superiore al byte è detta word. Qui il discorso
si complica leggermente, perché mentre il byte si compone di 8 bit su quasi tutte le macchine, la
dimensione della word dipende dal microprocessore che questa utilizza, e può essere, generalmente, di 16
o 32 bit (l'argomento è ripreso a pagina 461). Nelle pagine che seguono faremo riferimento alla word
come ad una sequenza di 16 bit, in quanto è tale la sua dimensione su tutte le macchine che utilizzano i
processori Intel 8086 o 8088, o i chips 80286, 80386 e 80486 in modalità reale (cioè compatibile con
l'Intel 8086).
               Il tipo di dato C corrispondente alla word è l'integer, cioè intero. Anche l'integer può essere
signed o unsigned. Dando per scontato, come appena detto, che un integer (cioè una word)
occupi 16 bit, i valori estremi del signed integer sono -32768 e 32767, mentre quelli
dell'unsigned integer sono 0 e 65535.


                              
                                                   
                                                      
     14 Random Access Memory, cioè memoria ad accesso casuale, perché il contenuto di ogni sua parte può essere
letto o modificato, anche più volte, in qualunque momento.

     15 Non è una verità universale: alcuni processori implementano il byte con 7 bit. Vedere anche pag. 461.


12 - Tricky C





               Tra il character e l'integer si colloca lo short integer, che può essere, manco a dirlo, signed o
unsigned. Lo short integer occupa 16 bit, perciò stanti le assunzioni sulla dimensione della word, ai
nostri fini short integer e integer sono equivalenti.
               Per esprimere valori interi di notevole entità il C definisce il long integer, che occupa 32 bit.
Anche il long integer può essere signed o unsigned. Nelle macchine in cui la word è di 32 bit,
integer e long integer coincidono.
               Tutti i tipi sin qui descritti possono rappresentare solo valori interi, e sono perciò detti integral
types.
               In C è naturalmente possibile gestire anche numeri in virgola mobile, mediante appositi tipi di
dato16: il floating point , il double precision e il long double precision. Il floating point occupa 32 bit ed
offre 7 cifre significative di precisione, il double precision occupa 64 bit con 15 cifre di precisione e il
long double precision 80 bit17 con 19 cifre di precisione. Tutti i tipi in virgola mobile sono dotati di
segno.
               La tabella che segue riassume le caratteristiche dei tipi di dato sin qui descritti.

TIPI DI DATO IN C

                    TIPO                                  BIT            VALORI AMMESSI           PRECISIONE

character                                                 8      da -128 a 127                            -

unsigned character                                        8      da 0 a 255                               -

short integer                                             16     da -32768 a 32767                        -

unsigned short integer                                    16     da 0 a 65535                             -

integer                                                   16     da -32768 a 32767                        -

unsigned integer                                          16     da 0 a 65535                             -

long integer                                              32     da -2147483648 a 2147483647              -

unsigned long integer                                     32     da 0 a 4294967295                        -

floating point                                            32     da 3.4*10-38 a 3.4*1038               7 cifre

double precision                                          64     da 1.7*10-308 a 1.7*10308             15 cifre

long double precision                                     80     da 3.4*10-4932 a 1.1*104932           19 cifre


               Il C non contempla un tipo di dato "stringa". Le stringhe di caratteri (come "Ciao
Ciao!\n") sono gestite come array (pag. 29) di character, cioè come sequenze di caratteri che
occupano posizioni contigue in memoria ed ai quali è possibile accedere mediante l'indice della loro
                              
                                                   
                                                      
     16 I numeri in virgola mobile sono gestiti in formato esponenziale: una parte dei bit sono dedicati alla mantissa,
una parte all'esponente ed uno al segno.

     17 Corrisponde alla dimensione dei registri del coprocessore matematico.


                                                                                La gestione dei dati in C - 13





posizione. Le stringhe possono anche essere gestite mediante i puntatori (pag. 16 e seguenti); sulle
stringhe in particolare si veda pag. 25.
          Vi è, infine, un tipo di dato particolare, utilizzabile per esprimere l'assenza di dati o per evitare
di specificare a quale tipo, tra quelli appena descritti, appartenga il dato: si tratta del void type. Esso può
essere utilizzato esclusivamente per dichiarare puntatori void (pag. 34) e funzioni (pag. 87).


                                            L E   V A R I A B I L I 

          E' il momento di ripescare CIAO.C e complicarlo un poco.

#include 

void main(void);

void main(void)
{
    unsigned int anni;
    float numero;

    anni = 31;
    numero = 15.66;
    printf("Ciao Ciao! Io ho %u anni\n",anni);
    printf("e questo è un float: %f\n",numero);
}

          Nella nuova versione, CIAO2.C abbiamo introdotto qualcosa di molto importante: l'uso delle
variabili. Il C consente di individuare una certa area di memoria mediante un nome arbitrario che le viene
attribuito con un'operazione detta definizione della variabile; la variabile è ovviamente l'area di RAM così
identificata. Ogni riferimento al nome della variabile è in realtà un riferimento al valore in essa contenuto;
si noti, inoltre, che nella definizione della variabile viene specificato il tipo di dato associato a quel nome
(e dunque contenuto nella variabile). In tal modo il programmatore può gestire i dati in RAM senza
conoscerne la posizione e senza preoccuparsi (entro certi limiti) della loro dimensione in bit e
dell'organizzazione interna dei bit, cioè del significato che ciascuno di essi assume nell'area di memoria
assegnata alla variabile.
          Con la riga

    unsigned int anni;

viene definita una variabile di nome anni e di tipo unsigned integer (intero senza segno): essa occupa
perciò una word nella memoria dell'elaboratore e può assumere valori da 0 a 65535. Va osservato che
alla variabile non è associato, per il momento, alcun valore: essa viene inizializzata con la riga

    anni = 31;

che costituisce un'operazione di assegnazione: il valore 31 è assegnato alla variabile anni; l'operatore "=",
in C, è utilizzato solo per le assegnazioni (che sono sempre effettuate da destra a sinistra), in quanto per il
controllo di una condizione di uguaglianza si utilizza un operatore apposito ("=="): per saperne di più,
vedere pag. 70.
          Tuttavia è possibile inizializzare una variabile contestualmente alla sua dichiarazione:

    unsigned int anni = 31;

è, in C, un costrutto valido.
          Nella definizione di variabili di tipo integral, la parola  int può essere sempre omessa, eccetto il
caso in cui sia "sola":


14 - Tricky C





    unsigned anni = 31;     // OK! sinonimo di unsigned int
    long abitanti;          // OK! sinonimo di long int
    valore;                 // ERRORE! il solo nome della variabile NON basta!

            Dal momento che ci siamo, anche se non c'entra nulla con le variabili, tanto vale chiarire che le
due barre "//" introducono un commento, come si deduce dalle dichiarazioni appena viste. Viene
considerato commento tutto ciò che segue le due barre, fino al termine della riga. Si possono avere anche
commenti multiriga, aperti da "/*" e chiusi da "*/". Ad esempio:

/* abbiamo esaminato alcuni esempi
   di dichiarazioni di variabili */

            Tutto il testo che fa parte di un commento viene ignorato dal compilatore e non influisce sulle
dimensioni del programma eseguibile; perciò è bene inserire con una certa generosità commenti
chiarificatori nei propri sorgenti. Non è infrequente che un listato, "dimenticato" per qualche tempo,
risulti di difficile lettura anche all'autore, soprattutto se questi non ha seguito la regola... KISS, già
menzionata a pag. 2. I commenti tra "/*" e "*/" non possono essere nidificati, cioè non si può fare
qualcosa come:

/* abbiamo esaminato alcuni esempi
   /* alcuni validi e altri no */
   di dichiarazioni di variabili */

            Il compilatore segnalerebbe strani errori, in quanto il commento è chiuso dal primo "*/"
incontrato.Tornando all'argomento del paragrafo, va ancora precisato che in una riga logica possono essere
definite (e, volendo, inizializzate) più variabili, purché tutte dello stesso tipo, separandone i nomi con una
virgola:

    int var1, var2;      // due variabili int, nessuna delle quali inizializzata
    char ch1 = 'A', ch2; // due variabili char, di cui solo la prima inizializ.
    float num,                    // dichiarazione di 3 float ripartita su 3
          v1,                     // righe fisiche; solo l'ultima variabile
          terzaVar = 12.4;        // e' inizializzata

            Soffermiamoci un istante sulla dichiarazione dei 3 float: la suddivisione in più righe non è
obbligatoria, ed ha esclusivamente finalità di chiarezza (dove avremmo sistemato i commenti?). Inoltre, e
questo è utile sottolinearlo, l'inizializzazione ha effetto esclusivamente sull'ultima variabile dichiarata,
terzaVar. Un errore commesso frequentemente dai principianti (e dai distratti) è assegnare un valore
ad una sola delle variabili dichiarate, nella convinzione che esso venga assegnato anche a tutte quelle
dichiarate "prima". Ebbene, non è così. Ogni variabile deve essere inizializzata esplicitamente, altrimenti
essa contiene... già... che cosa? Cosa contiene una variabile non inizializzata? Ai capitoli successivi, ed in
particolare a pag. 34 l'ardua sentenza... per il momento, provate a pensarci su.
            Inoltre, attenzione alle maiuscole. La variabile terzaVar deve essere sempre indicata con la
"V" maiuscola:

    int terzavar;        //OK!
    char TerzaVar;       //OK!
    double terzaVar;     //ERRORE! terzaVar esiste gia'!

            Non è possibile dichiarare più variabili con lo stesso nome in una medesima funzione (ma in
funzioni diverse sì). A rendere differente il nome è sufficiente una diversa disposizione di maiuscole e
minuscole.I nomi delle variabili devono cominciare con una lettera dell'alfabeto o con l'underscore ("_") e
possono contenere numeri, lettere e underscore. La loro lunghezza massima varia a seconda del


                                                                                   La gestione dei dati in C - 15





compilatore; le implementazioni commerciali più diffuse ammettono nomi composti di oltre 32 caratteri
(vedere pag. 87).

    double _numVar;
    int Variabile_Intera_1;
    char 1_carattere;             //ERRORE! il nome inizia con un numero

              Anche il void type può essere incontrato nelle dichiarazioni: esso può però essere utilizzato solo
per dichiarare funzioni o puntatori, ma non comuni variabili; la parola chiave da utilizzare nelle
dichiarazioni è void.
              Per riassumere, ecco l'elenco dei tipi di dato e delle parole chiave da utilizzare per dichiarare le
variabili.

TIPI DI DATO E DICHIARATORI

                        TIPO                                        DICHIARATORI VALIDI

character                                            char

unsigned character                                   unsigned char

short integer                                        short int, short

unsigned short integer                               unsigned short int, unsigned short

integer                                              int

unsigned integer                                     unsigned int, unsigned

long integer                                         long int, long

unsigned long integer                                unsigned long int, unsigned long

floating point                                       float

double precision floating point                      double

long double precision floating point                 long double

void type                                            void


              Un'ultima osservazione: avete notato che nelle stringhe passate a printf() sono comparsi
strani simboli ("%u", "%f")? Si tratta di formattatori di campo e indicano a printf() come interpretare
(e quindi visualizzare) le variabili elencate dopo la stringa stessa. La sequenza "%u" indica un intero senza
segno, mentre "%f" indica un dato di tipo float. Un intero con segno si indica con "%d", una stringa
con "%s", un carattere con "%c".
              Dalle pagine che precedono appare chiaro che la dimensione dell'area di memoria assegnata dal
compilatore ad una variabile dipende dall'ingombro in byte del tipo di dato dichiarato. In molti casi può
tornare utile sapere quanti byte sono allocati (cioè assegnati) ad una variabile, o a un tipo di dato. Allo
scopo è possibile servirsi dell'operatore sizeof(), che restituisce come int il numero di byte occupato
dal tipo di dato o dalla variabile indicati tra le parentesi. Vedere, per un esempio, pag. 68.


16 - Tricky C





                                                              I   P U N T A T O R I 

               Una variabile è un'area di memoria alla quale è associato un nome simbolico, scelto dal
programmatore (vedere pag. 13). Detta area di memoria è grande quanto basta per contenere il tipo di
dato indicato nella dichiarazione della variabile stessa, ed è collocata dal compilatore, automaticamente,
in una parte di RAM non ancora occupata da altri dati. La posizione di una variabile in RAM è detta
indirizzo, o address. Possiamo allora dire che, in pratica, ad ogni variabile il compilatore associa sempre
due valori: il dato in essa contenuto e il suo indirizzo, cioè la sua posizione in memoria.


                                                       G l i   i n d i r i z z i   d i   m e m o r i a 

               Proviamo ad immaginare la memoria come una sequenza di piccoli contenitori, ciascuno dei
quali rappresenta un byte: ad ogni "contenitore", talvolta detto "locazione", potremo attribuire un numero
d'ordine, che lo identifica univocamente. Se il primo byte ha numero d'ordine 0, allora il numero
assegnato ad un generico byte ne individua la posizione in termini di spostamento (offset) rispetto al
primo byte, cioè rispetto all'inizio della memoria. Così, il byte numero 12445 dista proprio 12445 byte dal
primo, il quale, potremmo dire, dista 0 byte da se stesso. L'indirizzamento (cioè l'accesso alla memoria
mediante indirizzi) avviene proprio come appena descritto: ogni byte è accessibile attraverso il suo offset
rispetto ad un certo punto di partenza, il quale, però, non necessariamente è costituito dal primo byte di
memoria in assoluto. Vediamo perché.
               Nella CPU del PC sono disponibili alcuni byte, organizzati come vere e proprie variabili, dette
registri ( register). La CPU è in grado di effettuare elaborazioni unicamente sui valori contenuti nei propri
registri (che si trovano fisicamente al suo interno e non nella RAM); pertanto qualunque valore oggetto di
elaborazione deve essere "caricato", cioè scritto, negli opportuni registri. Il risultato delle operazioni
compiute dalla CPU deve essere conservato, se necessario, altrove (tipicamente nella RAM), al fine di
lasciare i registri disponibili per altre elaborazioni.
               Anche gli indirizzi di memoria sono soggetti a questa regola.
               I registri del processore Intel 8086 si compongono di 16 bit ciascuno, pertanto il valore massimo
che essi possono esprimere è quello dell'integer, cioè 65535 (esadecimale FFFF): il massimo offset
gestibile dalla CPU permette dunque di indirizzare una sequenza di 65536 byte (compreso il primo, che
ha offset pari a 0), corrispondenti a 64Kb.
               Configurazioni di RAM superiori (praticamente tutte) devono perciò essere indirizzate con uno
stratagemma: in pratica si utilizzano due registri, rispettivamente detti registro di segmento (segment
register) e registro di offset (offset register). Segmento e offset vengono solitamente indicati in notazione
esadecimale, utilizzando i due punti (":") come separatore, ad esempio 045A:10BF. Ma non è tutto.
               Se segmento e offset venissero semplicemente affiancati, si potrebbero indirizzare al
massimo 128Kb di RAM: infatti si potrebbe avere un offset massimo di 65535 byte a partire dal byte
numero 65535. Quello che occorre è invece un valore in grado di numerare, o meglio di indirizzare,
almeno 1Mb: i fatidici 640Kb, ormai presenti su tutte le macchine in circolazione, più gli indirizzi
riservati al BIOS e alle schede adattatrici18. Occorre, in altre parole, un indirizzamento a 20 bit19.
               Questo si ottiene sommando al segmento i 12 bit più significativi dell'offset, ed accodando i 4
bit rimanenti dell'offset stesso: tale tecnica consente di trasformare un indirizzo segmento:offset in un
                              
                                                   
                                                      
     18 Ma perché proprio tale suddivisione? Perché gli indirizzi superiori al limite dei 640Kb sono stati riservati,
proprio in sede di progettazione del PC, al firmware BIOS e al BIOS delle schede adattatrici (video, rete, etc.), sino
al limite di 1 Mb.

     19 In effetti, 220 = 1.048.576: provare per credere. Già che ci siamo, vale la pena di dire che le macchine basate
su chip 80286 o superiore possono effettuare indirizzamenti a 21 bit: i curiosi possono leggere i particolari a
pagina 226.


                                                                                                    La gestione dei dati in C - 17





indirizzo lineare20. L'indirizzo seg:off di poco fa (045A:10BF) corrisponde all'indirizzo lineare 0565F,
infatti 045A+10B = 565 (le prime 3 cifre di un valore esadecimale di 4 cifre, cioè a 16 bit,
corrispondono ai 12 bit più significativi).
               Complicato? Effettivamente... Ma dal momento che le cose stanno proprio così, tanto vale
adeguarsi e cercare di padroneggiare al meglio la situazione. In fondo è anche questione di abitudine.


                                                          G l i   o p e r a t o r i   *   e   & 

               Il C consente di pasticciare a volontà, ed anche... troppo, con gli indirizzi di memoria mediante
particolari strumenti, detti puntatori, o pointers.
               Un puntatore non è altro che una normalissima variabile contenente un indirizzo di memoria. I
puntatori non rappresentano un tipo di dato in sé, ma piuttosto sono tipizzati in base al tipo di dato a cui...
puntano, cioè di cui esprimono l'indirizzo. Perciò essi sono dichiarati in modo del tutto analogo ad una
variabile di quel tipo, anteponendo però al nome del puntatore stesso l'operatore "*", detto operatore di
indirezione (dereference operator).
               Così, la riga

    int unIntero;

dichiara una variabile di tipo int avente nome unIntero, mentre la riga

    int *puntaIntero;

dichiara un puntatore a int avente nome puntaIntero (il puntatore ha nome puntaIntero, non
l'int... ovvio!). E' importante sottolineare che si tratta di un puntatore a integer: il compilatore C effettua
alcune operazioni sui puntatori in modo automaticamente differenziato a seconda del tipo che il puntatore
indirizza21, ma è altrettanto importante non dimenticare mai che un puntatore contiene semplicemente un
indirizzo (o meglio un valore che viene gestito dal compilatore come un indirizzo). Esso indirizza, in altre
parole, un certo byte nella RAM; la dichiarazione del tipo "puntato" permette al compilatore di "capire" di
quanti byte si compone l'area che inizia a quell'indirizzo e come è organizzata al proprio interno, cioè
quale significato attribuire ai singoli bit (vedere pag. 11).
               Si possono dichiarare più puntatori in un'unica riga logica, come del resto avviene per le
variabili: la riga seguente dichiare tre puntatori ad intero.

    int *ptrA, *ptrB, *ptrC;

               Si noti che l'asterisco, o meglio, l'operatore di indirezione, è ripetuto davanti al nome di ogni
puntatore. Se non lo fosse, tutti i puntatori dichiarati senza di esso sarebbero in realtà... normalissime
variabili di tipo int. Ad esempio, la riga che segue dichiara due puntatori ad intero, una variabile intera,
e poi ancora un puntatore ad intero.

    int *ptrA, *ptrB, unIntero, *intPtr;

               Come si vede, la dichiarazione mista di puntatori e variabili è un costrutto sintatticamente
valido; occorre, come al solito, prestare attenzione a ciò che si scrive se si vogliono evitare errori logici
piuttosto insidiosi. Detto tra noi, principianti e distratti sono i più propensi a dichiarare correttamente il
                              
                                                   
                                                      
     20 Per indirizzo lineare si intende un offset relativo all'inizio della memoria, cioè relativo al primo byte della
RAM. Al riguardo si veda anche pag. 23.

     21 Di aritmetica dei puntatori si parla a pag. 33.


18 - Tricky C





primo puntatore e privare tutti gli altri dell'asterisco nella convinzione che il tipo dichiarato sia int*. In
realtà, una riga di codice come quella appena riportata dichiara una serie di oggetti di tipo int; è la
presenza o l'assenza dell'operatore di indirezione a stabilire, singolarmente per ciascuno di essi, se si tratti
di una variabile o di un puntatore.
               Mediante l'operatore & (detto "indirizzo di", o address of) è possibile, inoltre, conoscere
l'indirizzo di una variabile:

    float numero;     // dichiara una variabile float
    float *numPtr;    // dichiara un puntatore ad una variabile float

    numero = 12.5;    // assegna un valore alla variabile
    numPtr = № // assegna al puntatore l'indirizzo della variabile

               E' chiaro il rapporto tra puntatori e variabili? Una variabile contiene un valore del tipo della
dichiarazione, mentre un puntatore contiene l'indirizzo, cioè la posizione in memoria, di una variabile che
a sua volta contiene un dato del tipo della dichiarazione. Dopo le operazioni dell'esempio appena visto,
numPtr non contiene 12.5, ma l'indirizzo di memoria al quale 12.5 si trova.
               Anche un puntatore è una variabile, ma contiene un valore che non rappresenta un dato di un
particolare tipo, bensì un indirizzo. Anche un puntatore ha il suo bravo indirizzo, ovviamente. Riferendosi
ancora all'esempio precedente, l'indirizzo di numPtr può essere conosciuto con l'espressione &numPtr
e risulta sicuramente diverso da quello di numero, cioè dal valore contenuto in numPtr. Sembra di
giocare a rimpiattino...
               Proviamo a confrontare le due dichiarazioni dell'esempio:

    float numero;
    float *numPtr;

               Esse sono fortemente analoghe; del resto abbiamo appena detto che la dichiarazione di un
puntatore è identica a quella di una comune variabile, ad eccezione dell'asterisco che precede il nome del
puntatore stesso. Sappiamo inoltre che il nome attribuito alla variabile identifica un'area di memoria che
contiene un valore del tipo dichiarato: ad esso si accede mediante il nome stesso della variabile, cioè il
simbolo che, nella dichiarazione, si trova a destra della parola chiave che indica il tipo, come si vede
chiaramente nell'esempio che segue.

    printf("%f\n",numero);

               L'accesso al valore della variabile avviene nella modalità appena descritta non solo in lettura,
ma anche in scrittura:

    numero = 12.5;

               Cosa troviamo a destra dell'identificativo di tipo in una dichiarazione di puntatore? Il nome
preceduto dall'asterisco. Ma allora anche il nome del puntatore con l'asterisco rappresenta un valore del
tipo dichiarato... Provate ad immaginare cosa avviene se scriviamo:

    printf("%f\n",*numPtr);

               La risposta è: printf() stampa il valore di numero22. In altre parole, l'operatore di
indirezione non solo differenzia la dichiarazione di un puntatore da quella di una variabile, ma consente
anche di accedere al contenuto della variabile (o, più in generale, della locazione di memoria) indirizzata
dal puntatore. Forse è opportuno, a questo punto, riassumere il tutto con qualche altro esempio.

                              
                                                   
                                                      
     22 Presupposto fondamentale è l'assegnazione a numPtr dell'indirizzo di numero, come da esempio.


                                                                                     La gestione dei dati in C - 19





    float numero = 12.5;
    float *numPtr = №

               Sin qui nulla di nuovo23. Supponiamo ora che l'indirizzo di numero sia, in esadecimale, FFE6
e che quello di numPtr sia FFE4: non ci resta che giocherellare un po' con gli operatori address of ("&")
e dereference ("*")...

    printf("numero = %f\n",numero);
    printf("numero = %f\n",*numPtr);
    printf("l'indirizzo di numero e' %X\n",&numero);
    printf("l'indirizzo di numero e' %X\n",numPtr);
    printf("l'indirizzo di numPtr e' %X\n",&numPtr);

               L'output prodotto è il seguente:

numero = 12.5
numero = 12.5
l'indirizzo di numero è FFE6
l'indirizzo di numero è FFE6
l'indirizzo di numPtr è FFE4

               Le differenza tra le varie modalità di accesso al contenuto e all'indirizzo delle veriabili dovrebbe
ora essere chiarita. Almeno, questa è la speranza. Tra l'altro abbiamo imparato qualcosa di nuovo su
printf(): per stampare un intero in formato esadecimale si deve inserire nella stringa, invece
di %d, %X se si desidera che le cifre  A-F siano visualizzate con caratteri maiuscoli, %x se si preferiscono i
caratteri minuscoli.
               Va osservato che è prassi usuale esprimere gli indirizzi in notazione esadecimale. A prima vista
può risultare un po' scomodo, ma, operando in tal modo, la logica di alcune operazioni sugli indirizzi
stessi (e sui puntatori) risulta sicuramente più chiara. Ad esempio, ogni cifra di un numero esadecimale
rappresenta quattro bit in memoria: si è già visto (pag. 17) come ciò permetta di trasformare un indirizzo
segmentato nel suo equivalente lineare con grande facilità. Per la cronaca, tale operazione è detta anche
"normalizzazione" dell'indirizzo (o del puntatore): avremo occasione di riparlarne (pag. 21).
               Vogliamo complicarci un poco la vita? Eccovi alcune interessanti domandine, qualora non ve le
foste ancora posti...

               a) Quale significato ha l'espressione *&numPtr?
               b) Quale significato ha l'espressione **numPtr?
               c) E l'espressione *numero?
               d) E l'espressione &*numPtr?
               e) &*numPtr e numPtr sono la stessa cosa?
               f) Cosa restituisce l'espressione &&numero?
               g) E l'espressione &&numPtr?

                              
                                                   
                                                      
     23 Attenzione, però, all'istruzione

float *numPtr = №

     Può infatti sembrare in contrasto con quanto affermato sin qui l'assegnazione di un un indirizzo (&numero) ad
una indirezione (*numPtr) che non rappresenta un indirizzo, ma un  float. In realtà va osservato che l'istruzione
riportata assegna a numPtr un valore contestualmente alla dichiarazione di questo: l'operatore di indirezione, qui,
serve unicamente a indicare che numPtr è un puntatore; esso deve cioè essere considerato parte della sintassi
necessaria alla dichiarazione del puntatore e non come strumento per accedere a ciò che il puntatore stesso indirizza.
Alla luce di tale considerazione l'assegnazione appare perfettamente logica.


20 - Tricky C





          h) Cosa accade se si esegue *numPtr = 21.75?
          i) Cosa accade se si esegue numPtr = 0x24A6?
          j) E se si esegue &numPtr = 0xAF2B?

          Provate a rispondere prima di leggere le risposte nelle righe che seguono!

          a) Una cosa alla volta. &numPtr esprime l'indirizzo di numPtr. L'indirezione di un indirizzo
(cioè l'asterisco davanti a "qualcosa" che esprime un indirizzo) restituisce il valore memorizzato a
quell'indirizzo. Pertanto, *&numPtr esprime il valore memorizzato all'indirizzo di numPtr. Cioè il
valore contenuto in numPtr. Cioè l'indirizzo di numero. Simpatico, vero?
          b) Nessuno! Infatti *numPtr esprime il valore memorizzato all'indirizzo puntato da numPtr,
cioè il valore di numero. Applicare una indirezione (il primo asterisco) a detto valore non ha alcun
senso, perché il contenuto di numero non è un indirizzo. Per di più numero è un float, mentre gli
indirizzi sono sempre numeri interi. Il compilatore ignora l'asterisco di troppo.
          c) Nessuno! Di fatto, si ricade nel caso precedente, poiché *numPtr equivale a numero e
**numPtr, pertanto, equivale a *numero.
          d) Allora: numPtr esprime l'indirizzo di numero, quindi la sua indirezione *numPtr
rappresenta il contenuto di numero. L'indirizzo del contenuto di numero è... l'indirizzo di numero,
quindi &*numPtr equivale a numPtr (e a *&numPtr). Buffo...
          e) Evidentemente sì, come si vede dalla risposta precedente.
          f) &&numero restituisce... una segnalazione d'errore del compilatore. Infatti &numero,
espressione lecita, rappresenta l'indirizzo di numero, ma che senso può avere parlare dell'indirizzo
dell'indirizzo di numero? Attenzione: numPtr contiene l'indirizzo di numero, ma l'indirizzo
dell'indirizzo di numero non può essere considerato sinonimo dell'indirizzo di numPtr.
          g) Anche &&numPtr è un'espressione illecita. L'indirizzo dell'indirizzo di una variabile
(puntatore o no) non esiste...
          h) Viene modificato il contenuto di numero. Infatti numPtr rappresenta l'indirizzo di
numero, cioè punta all'area di memoria assegnata a numero; *numPtr rappresenta numero nel senso
che restituisce il contenuto dell'area di memoria occupata da numero. Un'operazione effettuata
sull'indirezione di un puntatore è sempre, a tutti gli effetti, effettuata sulla locazione di memoria a cui esso
punta.
          i) Si assegna un nuovo valore a numPtr, questo è evidente. L'effetto (forse meno evidente a
prima vista) è che ora numPtr non punta più a numero, ma a ciò che si trova all'indirizzo 0x24A6.
Qualsiasi cosa sia memorizzata a quell'indirizzo, se referenziata mediante numPtr (cioè mediante la sua
indirezione), viene trattata come se fosse un float.
          j) Si ottiene, ancora una volta, un errore in compilazione. Infatti &numPtr restituisce l'indirizzo
di numPtr, il quale, ovviamente, non può essere modificato in quanto stabilito dal compilatore.


                                               C o m p l i c a z i o n i 

          I puntatori sono, dunque, strumenti appropriati alla manipolazione ad alto livello degli indirizzi
delle variabili. C'è proprio bisogno di preoccuparsi dei registri della CPU e di tutte le contorsioni possibili
tra indirizzi seg:off e indirizzi lineari? Eh, sì... un poco è necessario; ora si tratta di capire il perché.
          Poco fa abbiamo ipotizzato che l'indirizzo di numero e di numPtr fossero,
rispettivamente, FFE6 e FFE4. A prescindere dai valori, realisitci ma puramente ipotetici, è interessante
notare che si tratta di due unsigned int. In effetti, per visualizzarli correttamente, abbiamo passato a
printf() stringhe contenenti %X, lo specificatore di formato per gli interi in formato esadecimale. Che
significa tutto ciò?


                                                                                                      La gestione dei dati in C - 21





               Significa che il valore memorizzato in numPtr (e in qualsiasi altro puntatore24) è una word,
occupa 16 bit e si differenzia da un generico intero senza segno per il solo fatto che esprime un indirizzo
di memoria. E' evidente, alla luce di quanto appena affermato, che l'indirizzo memorizzato in numPtr è
un offset: come tutti i valori a 16 bit esso è gestito dalla CPU in uno dei suoi registri e può variare tra 0
e 65535. Un puntatore come numPtr esprime allora, in byte, la distanza di una variabile da... che cosa?
Dall'indirizzo contenuto in un altro registro della CPU, gestito automaticamente dal compilatore.
               Con qualche semplificazione possiamo dire che il compilatore, durante la traduzione del
sorgente in linguaggio macchina, stabilisce quanto spazio il programma ha a disposizione per gestire i
propri dati e a quale distanza dall'inizio del codice eseguibile deve avere inizio l'area riservata ai dati.
Dette informazioni sono memorizzate in una tabella, collocata in testa al file eseguibile, che il sistema
operativo utilizza per caricare l'opportuno valore in un apposito registro della CPU. Questo registro
contiene la parte segmento dell'indirizzo espresso da ogni puntatore dichiarato come numPtr.
               Nella maggior parte dei casi l'esistenza dei registri di segmento è del tutto trasparente al
programmatore, il quale non ha alcun bisogno di proccuparsene, in quanto compilatore, linker e sistema
operativo svolgono automaticamente tutte le operazioni necessarie alla loro gestione. Nello scrivere un
programma è di solito sufficiente lavorare con i puntatori proprio come abbiamo visto negli esempi che
coinvolgono numero e numPtr: gli operatori "*" e "&" sono caratterizzati da una notevole potenza
operativa.


                                                          P u n t a t o r i   f a r   e   h u g e 

               Le considerazioni sin qui espresse, però, aprono la via ad alcuni approfondimenti. In primo
luogo, va sottolineato ancora una volta che numPtr occupa 16 bit di memoria, cioè 2 byte, proprio come
qualsiasi unsigned int. E ciò è valido anche se il tipo di numero, la variabile puntata, è il float,
che ne occupa 4. In altre parole, un puntatore occupa sempre lo spazio necessario a contenere l'indirizzo
del dato puntato, e non il tipo di dato; tutti i puntatori come numPtr, dunque, occupano 2 byte,
indipendentemente che il tipo di dato puntato sia un int, piuttosto che un float, o un double... Una
semplice verifica empirica può essere effettuata con l'aiuto dell'operatore sizeof() (vedere pag. 68).

    int unIntero;
    long unLongInt;
    float unFloating;
    double unDoublePrec;

    int *intPtr;
    long *longPtr;
    float *floatPtr;
    double *doublePtr;

    printf("intPtr:    %d bytes (%d)\n",sizeof(intPtr),sizeof(int *));
    printf("longPtr:   %d bytes (%d)\n",sizeof(longPtr),sizeof(long *));
    printf("floatPtr:  %d bytes (%d)\n",sizeof(floatPtr),sizeof(float *));
    printf("doublePtr: %d bytes (%d)\n",sizeof(doublePtr),sizeof(double *));

               Tutte le printf() visualizzano due volte il valore 2, che è appunto la dimensione in byte di
un generico puntatore. L'esempio mostra, tra l'altro, come sizeof() possa essere applicato sia al tipo di
dato che al nome di una variabile (in questo caso dei puntatori); se ne trae, infine, che il tipo di un
puntatore è dato dal tipo di dato puntato, seguito dall'asterisco.


                              
                                                   
                                                      
     24 Ciò vale se si lascia che il compilatore lavori basandosi sui propri default. Torneremo sull'argomento in tema
di modelli di memoria (pag. 143).


22 - Tricky C





               Tutti i puntatori come numPtr, dunque, gestiscono un offset da un punto di partenza
automaticamente fissato dal sistema operativo in base alle caratteristiche del file eseguibile. E' possibile
in C, allora, gestire indirizzi lineari, o quanto meno comprensivi di segmento ed offset? La risposta è sì.
Esistono due parole chiave, dette modificatori di tipo, che consentono di dichiarare puntatori speciali, in
grado di gestire sia la parte segmento che la parte offset di un indirizzo di memoria: si tratta di far e
huge.

    double far *numFarPtr;

               La riga di esempio dichiara un puntatore far a un dato di tipo double. Per effetto del
modificatore far, numFarPtr è un puntatore assai differente dal numPtr degli esempi precedenti:
esso occupa 32 bit di memoria, cioè 2 word, ed è pertanto equivalente ad un long int. Di conseguenza
numFarPtr è in grado di esprimere tanto la parte offset di un indirizzo (nei 2 byte meno significativi),
quanto la parte segmento (nei 2 byte più significativi25). La parte segmento è utilizzata dalla CPU per
caricare l'opportuno registro di segmento, mentre la parte offset è gestita come al solito: in tal modo un
puntatore far può esprimere un indirizzo completo del tipo segmento:offset e indirizzare dati che si
trovano al di fuori dell'area dati assegnata dal sistema operativo al programma.
               Ad esempio, se si desidera che un puntatore referenzi l'indirizzo 596A:074B, lo si può
dichiarare ed inizializzare come segue:

    double far *numFarPtr = 0x596A074B;

               Per visualizzare il contenuto di un puntatore far con printf() si può utilizzare un
formattatore speciale:

    printf("numFarPtr = %Fp\n",numFarPtr);

               Il formattatore %Fp forza printf() a visualizzare il contenuto di un puntatore far proprio
come segmento ed offset, separati dai due punti:

numFarPtr = 596A:074B

è l'output prodotto dalla riga di codice appena riportata.
               Abbiamo appena detto che un puntatore far rappresenta un indirizzo seg:off. E' bene...
ripeterlo qui, sottolineando che quell'indirizzo, in quanto seg:off, non è un indirizzo lineare. Parte
segmento e parte offset sono, per così dire, indipendenti, nel senso che la prima è considerata costante, e
la seconda variabile. Che significa? la riga

    char far *vPtr = 0xB8000000;

dichiara un puntatore far a carattere e lo inizializza all'indirizzo B800:0000; la parte offset è nulla,
perciò il puntatore indirizza il primo byte dell'area che ha inizio all'indirizzo lineare B8000 (a 20 bit). Il
secondo byte ha offset pari a 1, perciò può essere indirizzato incrementando di 1 il puntatore, portandolo
al valore 0xB8000001. Incrementando ancora il puntatore, esso assume valore 0xB8000002 e punta al
terzo byte. Sommando ancora 1 al puntatore, e poi ancora 1, e poi ancora... si giunge ad un valore
particolare, 0xB800FFFF, corrispondente all'indirizzo B800:FFFF, che è proprio quello del byte

                              
                                                   
                                                      
     25 I processori Intel memorizzano i valori in RAM con la tecnica backwords, cioè a "parole rovesciate". Ciò
significa che i byte più significativi di ogni valore sono memorizzati ad indirizzi di memoria superiori: ad esempio il
primo byte di una word (quello composto dai primi 8 bit) è memorizzato nella locazione di memoria successiva a
quella in cui si trova il secondo byte (bit 8-15), che contiene la parte più importante (significativa) del valore.


                                                                                      La gestione dei dati in C - 23





avente offset 65535 rispetto all'inizio dell'area. Esso è l'ultimo byte indirizzabile mediante un comune
puntatore near26. Che accade se si incrementa ancora vPtr? Contrariamente a quanto ci si potrebbe
attendere, la parte offset si riazzera senza che alcun "riporto" venga sommato alla parte segmento.
Insomma, il puntatore si "riavvolge" all'inizio dell'area individuata dall'indirizzo lineare rappresentato
dalla parte segmento con uno 0 alla propria destra (che serve a costruire l'indirizzo a 20 bit). Ora si
comprende meglio (speriamo!) che cosa si intende per parte segmento e parte offset separate: esse sono
utilizzate proprio per caricare due distinti registri della CPU e pertanto sono considerate indipendenti
l'una dall'altra, così come lo sono tra loro tutti i registri del microprocessore.
               Tutto ciò ha un'implicazione estremamente importante: con un puntatore far è possibile
indirizzare un dato situato ad un qualunque indirizzo nella memoria disponibile entro il primo Mb, ma
non è possibile "scostarsi" dall'indirizzo lineare espresso dalla parte segmento oltre i 64Kb. Per fare un
esempio pratico, se si intende utilizzare un puntatore far per gestire una tabella, la dimensione
complessiva di questa non deve eccedere i 64Kb.
               Tale limitazione è superata tramite il modificatore huge, che consente di avere puntatori in
grado di indirizzare linearmente tutta la memoria disponibile (sempre entro il primo Mb). La
dichiarazione di un puntatore huge non presenta particolarità:

    int huge *iHptr;

               Il segreto dei puntatori huge consiste in alcune istruzioni assembler che il compilatore
introduce di soppiatto nei programmi tutte le volte che il valore del puntatore viene modificato o
utilizzato, e che ne effettuano la normalizzazione. Con tale termine si indica un semplice calcolo che
consente di esprimere l'indirizzo seg:off come rappresentazione di un indirizzo lineare: in modo, cioè, che
la parte offset sia variabile unicamente da 0 a 15 (F esadecimale) ed i riporti siano sommati alla parte
segmento. In pratica si tratta di sommare alla parte segmento i 12 bit più significativi della parte offset,
con una tecnica del tutto analoga a quella utilizzata a pag. 17. Riprendiamo l'esempio precedente,
utilizzando questa volta un puntatore huge.

    char huge *vhugePtr = 0xB8000000;

               L'inizializzazione del puntatore huge, come si vede, è identica a quella del puntatore far.
Incrementando di 1 il puntatore si ottiene il valore 0xB8000001, come nel caso precedente. Sommando
ancora 1 si ha 0xB8000002, e poi 0xB8000003, e così via. Sin qui, nulla di nuovo. Al quindicesimo
incremento il puntatore vale 0xB800000F, come nel caso del puntatore far.
               Ma al sedicesimo incremento si manifesta la differenza: il puntatore far assume
valore 0xB8000010, mentre il puntatore huge vale 0xB8010000: la parte segmento si è azzerata ed
il 16 sottratto ad essa ha prodotto un riporto27 che è andato ad incrementare di 1 la parte segmento. Al
trentunesimo incremento il puntatore far vale 0xB800001F, mentre quello huge è 0xB801000F. Al
trentaduesimo incremento il puntatore far diventa 0xB8000020, mentre quello huge
vale 0xB8020000.
               Il meccanismo dovrebbe essere ormai chiaro, così come il fatto che le prime 3 cifre della parte
offset di un puntatore huge sono sempre 3 zeri. Fingiamo per un attimo di non vederli: la parte segmento
e la quarta cifra della parte offset rappresentano proprio un indirizzo lineare a 20 bit.
               La normalizzazione effettuata dal compilatore consente di gestire indirizzi lineari pur caricando
in modo indipendente parte segmento e parte offset in registri di segmento e, rispettivamente, di offset
                              
                                                   
                                                      
     26 Si dicono near i puntatori non far e non huge; quelli, in altre parole, che esprimono semplicemente un
offset rispetto ad un registro di segmento della CPU.

     27 Nella numerazione esadecimale, cioè in base 16, si calcola un riporto ogni 16 unità, e non ogni 10 come
invece avviene nella numerazione in base decimale.


24 - Tricky C





della CPU; in tal modo, con un puntatore huge non vi sono limiti né all'indirizzo di partenza, né alla
quantità di memoria indirizzabile a partire da quell'indirizzo. Naturalmente ciò ha un prezzo: una piccola
perdita di efficienza del codice eseguibile, introdotta dalla necessità di eseguire la routine di
normalizzazione prima di utilizzare il valore del puntatore.
               Ancora una precisazione: nelle dichiarazioni multiple di puntatori far e huge, il modificatore
deve essere ripetuto per ogni puntatore dichiarato, analogamente a quanto occorre per l'operatore di
indirezione. L'omissione del modificatore determina la dichiarazione di un puntatore "offset" a 16 bit.

    long *lptr, far *lFptr, lvar, huge *lHptr;

               Nell'esempio sono dichiarati, nell'ordine, il puntatore a long a 16 bit lptr, il puntatore far a
long lFptr, la variabile long lvar e il puntatore huge a long lHptr.
               E' forse il caso di sottolineare ancora che la dichiarazione di un puntatore riserva spazio in
memoria esclusivamente per il puntatore stesso, e non per una variabile del tipo di dato indirizzato. Ad
esempio, la dichiarazione

    long double far *dFptr;

alloca, cioè riserva, 32 bit di RAM che potranno essere utilizzate per contenere l'indirizzo di un long
double, i cui 80 bit dovranno essere allocati con un'operazione a parte28.
               Tanto per confondere un poco le idee, occorre precisare un ultimo particolare. I sorgenti C
possono essere compilati, tramite particolari opzioni riconosciute dal compilatore, in modo da applicare
differenti criteri di default alla gestione dei puntatori. In particolare, vi sono modalità di compilazione che
trattano tutti i puntatori come variabili a 32 bit, eccetto quelli esplicitamente dichiarati near. Ne
riparleremo a pagina 143, descrivendo i modelli di memoria.
               Per il momento è il caso di accennare a tre macro, definite in DOS.H, che agevolano in molti
casi la manipolazione dei puntatori a 32 bit, siano essi far o huge: si tratta di MK_FP(), che
"costruisce" un puntatore a 32 bit dati un segmento ed un offset entrambi a 16 bit, di FP_SEG(), che
estrae da un puntatore a 32 bit i 16 bit esprimenti la parte segmento e di FP_OFF(), che estrae i 16 bit
esprimenti l'offset. Vediamole al lavoro:

#include 
    ....
    unsigned farPtrSeg;
    unsigned farPtrOff;
    char far *farPtr;
    ....
    farPtr = (char far *)MK_FP(0xB800,0);                                       // farPtr punta a B800:0000
    farPtrSeg = FP_SEG(farPtr);                                                // farPtrSeg contiene 0xB800
    farPtrOff = FP_OFF(farPtr);                                                     // farPtrOff contiene 0

               Le macro testè descritte consentono di effettuare facilmente la normalizzzione di un puntatore,
cioè trasformare l'indirizzo in esso contenuto in modo tale che la parte offset non sia superiore a 0Fh:

    char far *cfPtr;
    char huge *chPtr;
    ....
    chPtr = (char huge *)(((long)FP_SEG(cfPtr)) << 16)+
                                                (((long)(FP_OFF(cfPtr) >> 4)) << 16)+(FP_OFF(cfPtr) & 0xF);



                              
                                                   
                                                      
     28 Ad esempio con la dichiarazione di una variabile long double o con una chiamata ad una delle funzioni di
libreria dedicate all'allocazione dinamica della memoria (pag. 109). Non siate impazienti...


                                                                                 La gestione dei dati in C - 25





          Come si vede, dalla parte offset sono scartati i 4 bit meno significativi: i 12 bit più significativi
sono sommati al segmento; dalla parte offset sono poi scartati i 12 bit più significativi e i 4 bit restanti
sono sommati al puntatore. Circa il significato degli operatori di shift << e >> vedere pag. 69;
l'operatore & (che in questo caso non ha il significato di address of, ma di and su bit) è descritto a pag. 71.
          L'indirizzo lineare corrispondente all'indirizzo segmentato espresso da un puntatore huge può
essere ricavato come segue:

    char huge *chPtr;
    long linAddr;
    ....
    linAddr = ((((((long)FP_SEG(chPtr)) << 16)+(FP_OFF(chPtr) << 12)) >> 12) &
                                                                                               0xFFFFFL);

          Per applicare tale algoritmo ad un puntatore far è necessario che questo sia dapprima
normalizzato come descritto in precedenza.
          E' facile notare che due puntatori far possono referenziare il medesimo indirizzo pur
contenendo valori a 32 bit differenti, mentre ciò non si verifica con i puntatori normalizzati, nei quali
segmento e offset sono sempre gestiti in modo univoco: ne segue che solamente i confronti tra puntatori
huge (o normalizzati) garantiscono risultati corretti.


                                           P u n t a t o r i   s t a t i c 

          La dichiarazione

    static float *ptr;

dichiara un puntatore static a un dato di tipo float. In realtà non è possibile, nel dichiarare un
puntatore, indicare che esso indirizza un dato static essendo questo un modificatore della visibilità
delle variabili, e non già del loro tipo. Si veda anche quanto detto a pagina 100.


                                               L e   s t r i n g h e 

          A pagina 13 abbiamo anticipato che non esiste, in C, il tipo di dato "stringa". Queste sono
gestite dal compilatore come sequenze di caratteri, cioè di dati di tipo char. Un metodo comunemente
utilizzato per dichiarare e manipolare stringhe nei programmi è offerto proprio dai puntatori, come si vede
nel programma dell'esempio seguente, che visualizza "Ciao Ciao!" e porta a capo il cursore.

#include 

char *string = "Ciao";

void main(void)
{
    printf(string);
    printf(" %s!\n",string);
}

          La dichiarazione di string può apparire, a prima vista, anomala. Si tratta infatti, a tutti gli
effetti, della dichiarazione di un puntatore e la stranezza consiste nel fatto che a questo non è assegnato un
indirizzo di memoria, come ci si potrebbe aspettare, bensì una costante stringa. Ma è proprio questo
l'artificio che consente di gestire le stringhe con normali puntatori a carattere: il compilatore, in realtà,
assegna a string, puntatore a 16 bit, l'indirizzo della costante "Ciao". Dunque la word occupata da


26 - Tricky C





string non contiene la parola "Ciao", ma i 16 bit che esprimono la parte offset del suo indirizzo. A
sua volta, "Ciao" occupa 5 byte di memoria. Proprio 5, non si tratta di un errore di stampa: i 4 byte
necessari a memorizzare i 4 caratteri che compongono la parola, più un byte, nel quale il compilatore
memorizza il valore binario 0, detto terminatore di stringa o null terminator. In C, tutte le stringhe sono
chiuse da un null terminator, ed occupano perciò un byte in più del numero di caratteri "stampabili" che le
compongono.
          La prima chiamata a printf() passa quale argomento proprio string: dunque la stringa
parametro indispensabile di printf() non deve essere necessariamente una stringa di formato quando
l'unica cosa da visualizzare sia proprio una stringa. Lo è, però, quando devono essere visualizzati caratteri
o numeri, o stringhe formattate in un modo particolare, come avviene nella seconda chiamata.
          Qui va sottolineato che per visualizzare una stringa con printf() occore fornirne l'indirizzo,
che nel nostro caso è il contenuto del puntatore string. Se string punta alla stringa "Ciao", che
cosa restituisce l'espressione *string? La tentazione di rispondere "Ciao" è forte, ma se così fosse
perché per visualizzare la parola occorre passare a printf()  string e non *string? Il problema
non si poneva con gli esempi precedenti, perché tutti i puntatori esaminati indirizzavano un unico dato di
un certo tipo. Con le dichiarazioni

    float numero = 12.5;
    float *numPtr = №

si definisce il puntatore numPtr e lo si inizializza in modo che contenga l'indirizzo della variabile
numero, la quale, in fondo proprio come string, occupa più di un byte. In questo caso, però, i 4 byte
di numero contengono un dato unitariamente considerato. In altre parole, nessuno dei 4 byte che la
compongono ha significato in sé e per sé. Con riferimento a string, al contrario, ogni byte è un dato a
sé stante, cioè un dato di tipo char: bisogna allora precisare che un puntatore indirizza sempre il primo
byte di tutti quelli che compongono il tipo di dato considerato, se questi sono più d'uno. Se ne ricava che
string contiene, in realtà, l'indirizzo del primo carattere di "Ciao", cioè la 'C'. Allora *string
non può che restituire proprio quella, come si può facilmente verificare con la seguente chiamata a
printf():

    printf("%c è il primo carattere...\n",*string);

          Non dimentichiamo che le stringhe sono, per il compilatore C, semplici sequenze di char: la
stringa del nostro esempio inizia con il char che si trova all'indirizzo contenuto in string (la 'C') e
termina con il primo byte nullo incontrato ad un indirizzo uguale o superiore a quello (in questo caso il
byte che segue immediatamente la 'o').
          Per accedere ai caratteri che seguono il primo è sufficiente incrementare il puntatore o,
comunque, sommare ad esso una opportuna quantità (che rappresenta l'offset, cioè lo spostamento,
dall'inizo della stringa stessa). Vediamo, come al solito, un esempio:

    int i = 0;

    while(*(string+i) != 0) {
        printf("%c\n",*(string+i));
        ++i;
    }

          L'esempio si basa sull'aritmetica dei puntatori (pag. 33), cioè sulla possibilità di accedere ai dati
memorizzati ad un certo offset rispetto ad un indirizzo sommandovi algebricamente numeri interi. Il ciclo
visualizza la stringa "Ciao" in senso verticale. Infatti l'istruzione while (finalmente una "vera"
istruzione C!) esegue le istruzioni comprese tra le parentesi graffe finché la condizione espressa tra le
parentesi tonde è vera (se questa è falsa la prima volta, il ciclo non viene mai eseguito; vedere pag. 79): in
questo caso la printf() è eseguita finché il byte che si trova all'indirizzo contenuto in string


                                                                                     La gestione dei dati in C - 27





aumentato di i unità è diverso da 0, cioè finché non viene incontrato il null terminator. La printf()
visualizza il byte a quello stesso indirizzo e va a capo. Il valore di i è inizialmente 0, pertanto nella prima
iterazione l'indirizzo espresso da string non è modificato, ma ad ogni loop i è incrementato di 1 (tale è
il significato dell'operatore ++, vedere pag. 64), pertanto ad ogni successiva iterazione l'espressione
string+i restituisce l'indirizzo del byte successivo a quello appena visualizzato. Al termine, i contiene
il valore 4, che è anche la lunghezza della stringa: questa è infatti convenzionalmente pari al numero dei
caratteri stampabili che compongono la stringa stessa; il null terminator non viene considerato. In altre
parole la lunghezza di una stringa è inferiore di 1 al numero di byte che essa occupa effettivamente in
memoria. La lunghezza di una stringa può quindi essere calcolata così:

    unsigned i = 0;

    while(*(string+i))
        ++i;

               La condizione tra parentesi è implicita: non viene specificato alcun confronto. In casi come
questo il compilatore assume che il confronto vada effettuato con il valore 0, che è proprio quel che fa al
nostro caso. Inoltre, dato che il ciclo si compone di una sola riga (l'autoincremento di i), le graffe non
sono necessarie (ma potrebbero essere utilizzate ugualmente)29.
               Tutta questa chiacchierata dovrebbe avere reso evidente una cosa: quando ad una funzione viene
passata una costante stringa, come in

    printf("Ciao!\n");

il compilatore, astutamente, memorizza la costante da qualche parte (non preoccupiamoci del "dove", per
il momento) e ne passa l'indirizzo.
               Inoltre, il metodo visto poco fa per "prelevare" uno ad uno i caratteri che compongono una
stringa vale anche nel caso li si voglia modificare:

char *string = "Rosso\n";

void main(void)
{
    printf(string);
    *(string+3) = 'p';
    printf(string);
}

               Il programma dell'esempio visualizza dapprima la parola "Rosso" e poi "Rospo". Si noti che
il valore di string non è mutato: esso continua a puntare alla medesima locazione di memoria, ma è
mutato il contenuto del byte che si trova ad un offset di 3 rispetto a quell'indirizzo. Dal momento che
l'indirezione di un puntatore a carattere restituisce un carattere, nell'assegnazione della lettera 'p' è
necessario esprimere quest'ultima come un char, e pertanto tra apici (e non tra virgolette). La variabile
string è dichiarata all'esterno di main(): a pag. 39 scoprirete perché.
               E' possibile troncare una stringa? Sì, basta inserire un NULL dove occorre:

    *(string+2) = NULL;



                              
                                                   
                                                      
     29 Detto tra noi, esiste un metodo più comodo per conoscere la lunghezza di una stringa: la funzione di libreria
strlen(), che accetta quale parametro l'indirizzo di una stringa e restituisce, come intero, la lunghezza della
medesima (escluso, dunque, il null terminator).


28 - Tricky C





         A questo punto una chiamata a printf() visualizzerebbe la parola "Ro". NULL è una
costante manifesta (vedere pag. 44) definita in STDIO.H, e rappresenta lo zero binario; infatti la riga di
codice precedente potrebbe essere scritta così:

    *(string+2) = 0;

         E' possibile allungare una stringa? Sì, basta... essere sicuri di avere spazio a disposizione. Se si
sovrascrive il NULL con un carattere, la stringa si allunga sino al successivo NULL. Occorre fare alcune
considerazioni: in primo luogo, tale operazione ha senso, di solito, solo nel caso di concatenamento di
stringhe (quando cioè si desidera accodare una stringa ad un'altra per produrne una sola, più lunga). In
secondo luogo, se i byte successivi al NULL sono occupati da altri dati, questi vengono perduti,
sovrascritti dai caratteri concatenati alla stringa: l'effetto può essere disastroso. In effetti esiste una
funzione di libreria concepita appositamente per concatenare le stringhe: la strcat(), che richiede due
stringhe quali parametri. L'azione da essa svolta consiste nel copiare i byte che compongono la seconda
stringa, NULL terminale compreso, in coda alla prima stringa, sovrascrivendone il NULL terminale.
         In una dichiarazione come quella di string, il compilatore riserva alla stringa lo spazio
strettamente necessario a contenere i caratteri che la compongono, più il NULL. E' evidente che
concatenare a string un'altra stringa sarebbe un grave errore (peraltro non segnalato dal compilatore,
perché esso lascia il programmatore libero di gestire la memoria come crede: se sbaglia, peggio per lui).
Allora, per potere concatenare due stringhe senza pericoli occorre riservare in anticipo lo spazio
necessario a contenere la prima stringa e la seconda... una in fila all'altra. Affronteremo il problema
parlando di array (pag. 29) e di allocazione dinamica della memoria (pag. 109).
         Avvertenza: una dichiarazione del tipo:

    char *sPtr;

riserva in memoria lo spazio sufficiente a memorizzare il puntatore alla stringa, e non una (ipotetica)
stringa. I byte allocati sono 2 se il puntatore è, come nell'esempio, near; mentre sono 4 se è far o
huge. In ogni caso va ricordato che prima di copiare una stringa a quell'indirizzo bisogna assolutamente
allocare lo spazio necessario a contenerla e assegnarne l'indirizzo a sPtr. Anche a questo proposito
occorre rimandare gli approfondimenti alle pagine in cui esamineremo l'allocazione dinamica della
memoria (pag. 109).
         E' meglio sottolineare che le librerie standard del C comprendono un gran numero di funzioni
(dichiarate in STRING.H) per la manipolazione delle stringhe, che effettuano le più svariate operazioni:
copiare stringhe o parte di esse (strcpy(), strncpy()), concatenare stringhe (strcat(),
strncat()), confrontare stringhe (strcmp(), stricmp()), ricercare sottostringhe o caratteri
all'interno di stringhe (strstr(),  strchr(),  strtok())... insomma, quando si deve trafficare con
le stringhe vale la pena di consultare il manuale delle librerie e cercare tra le funzioni il cui nome inizia
con "str": forse la soluzione al problema è già pronta.


                                                   G l i   a r r a y 

         Un array (o vettore) è una sequenza di dati dello stesso tipo, sistemati in memoria... in fila
indiana. Una stringa è, per definizione, un array di char. Si possono dichiarare array di int, di
double, o di qualsiasi altro tipo. Il risultato è, in pratica, riservare in memoria lo spazio necessario a
contenere un certo numero di variabili di quel tipo. In effetti, si può pensare ad un array anche come ad un
gruppo di variabili, aventi tutte identico nome ed accessibili, quindi, referenziandole attraverso un indice.
Il numero di "variabili" componenti l'array è indicato nella dichiarazione:

    int iArr[15];


                                                                                       La gestione dei dati in C - 29





               La dichiarazione di un array è analoga a quella di una variabile, ad eccezione del fatto che il
nome dell'array è seguito dal numero di elementi che lo compongono, racchiuso tra parentesi quadre.
Quella dell'esempio forza il compilatore a riservare lo spazio necessario a memorizzare 15 interi,
dunque 30 byte. Per accedere a ciascuno di essi occorre sempre fare riferimento al nome dell'array, iArr:
il singolo int desiderato è individuato da un indice tra parentesi quadre, che ne indica la posizione.

    iArr[0] = 12;
    iArr[1] = 25;
    for(i = 2; i < 15; i++)
        iArr[i] = i;
    for(i = 0; i < 15;) {
        printf("iArr[%d] = %d\n",i,iArr[i]);
        i++;
    }

               Nell'esempio i primi due elementi dell'array sono inizializzati a 12 e 25, rispettivamente. Il
primo ciclo for inizializza i successivi elementi (dal numero 2 al numero  14) al valore che i assume ad
ogni iterazione. Il secondo ciclo  for visualizza tutti gli elementi dell'array. Di for ci occuperemo a
pag. 81. Qui preme sottolineare che gli elementi di un array sono numerati a partire da 0 (e non da 1),
come ci si potrebbe attendere. Dunque, l'ultimo elemento di un array ha indice inferiore di 1 rispetto al
numero di elementi in esso presenti. Si vede chiaramente che gli elementi di iArr, dichiarato come array
di 15 interi, sono referenziati con indice che va da 0 a 14.
               Che accade se si tenta di referenziare un elemento che non fa parte dell'array, ad esempio
iArr[15]? Il compilatore non fa una grinza: iArr[15] può essere letto e scritto tranquillamente... E'
ovvio che nel primo caso (lettura) il valore letto non ha alcun significato logico ai fini del programma,
mentre nel secondo caso (scrittura) si rischia di perdere (sovrascrivendolo) qualche altro dato importante.
Anche questa volta il compilatore si limita a mettere a disposizione del programmatore gli strumenti per
gestire la memoria, senza preoccuparsi di controllarne più di tanto l'operato. Per il compilatore,
iArr[15] è semplicemente la word che si trova a 30 byte dall'indirizzo al quale l'array è memorizzato.
Che farne, è affare del programmatore30.
               Un array, come qualsiasi altro oggetto in memoria, ha un indirizzo. Questo è individuato e
scelto dal compilatore. Il programmatore non può modificarlo, ma può conoscerlo attraverso il nome
dell'array stesso, usandolo come un puntatore. In C, il nome di un array equivale, a tutti gli effetti, ad un
puntatore all'area di memoria assegnata all'array. Pertanto, le righe di codice che seguono sono tutte
lecite:

    int *iPtr;

    printf("indirizzo di iArr: %X\n",iArr);
    iPtr = iArr;
    printf("indirizzo di iArr: %X\n",iPtr);
    printf("primo elemento di iArr: %d\n",*iArr);
    printf("secondo elemento di iArr: %d\n",*(iArr+1));
    ++iPtr;
    printf("secondo elemento di iArr: %d\n",*iPtr);

mentre non sono lecite le seguenti:

    ++iArr;         // l'indirizzo di un array non puo' essere modificato
    iArr = iPtr;    // idem

ed è lecita, ma inutilmente complessa, la seguente:
                              
                                                   
                                                      
     30 Insomma, il programmatore dovrebbe sempre ricordare la regola KISS (pag. 2), il compilatore, da parte sua,
applica con tenacia la regola MYOB (Mind Your Own Business, fatti gli affari tuoi).


30 - Tricky C





    iPtr = &iArr;

in quanto il nome dell'array ne restituisce, di per se stesso, l'indirizzo, rendendo inutile l'uso dell'operatore
& (address of).
               Il lettore attento dovrebbe avere notato che l'indice di un elemento di un array ne esprime
l'offset, in termini di numero di elementi, dal primo elemento dell'array stesso. In altre parole, il primo
elemento di un array ha offset 0 rispetto a se stesso; il secondo ha offset  1 rispetto al primo; il terzo ha
offset 2, cioè dista 2 elementi dal primo...
               Banale? Mica tanto. Il compilatore "ragiona" sugli arrays in termini di elementi, e non di byte.
Riprenderemo l'argomento tra breve (pag. 33).
               Ripensando alle stringhe, appare ora evidente che esse non sono altro che array di char. Si
differenziano solo per l'uso delle virgolette; allora il problema del concatenamento di stringhe può essere
risolto con un array:

char string[100];

               Nell'esempio abbiamo così a disposizione 100 byte in cui copiare e concatenare le nostre
stringhe. Puntatori ed array hanno caratteristiche fortemente simili. Si differenziano perché ad un array
non può essere assegnato un valore31, e perché un array riserva direttamente, come si è visto, lo spazio
necessario a contenere i suoi elementi. Il numero di elementi deve essere specificato con una costante.
Non è mai possibile utilizzare una variabile. Con una variabile, utilizzata come indice, si può solo
accedere agli elementi dell'array dopo che questo è stato dichiarato.
               Gli array, se dichiarati al di fuori di qualsiasi funzione32, possono essere inizializzati:

int iArr[] = {12,25,66,0,144,-2,26733};
char string[100] = {'C','i','a','o'};
float fArr[] = {1.44,,0.3};

               Per inizializzare un array contestualmente alla dichiarazione bisogna specificare i suoi elementi,
separati da virgole e compresi tra parentesi graffe aperta e chiusa. Se non si indica tra le parentesi quadre
il numero di elementi, il compilatore lo desume dal numero di elementi inizializzati tra le parentesi graffe.
Se il numero di elementi è specificato, e ne viene inizializzato un numero inferiore, tutti quelli "mancanti"
verranno inizializzati a 0 dal compilatore. Analoga regola vale per gli elementi "saltati" nella lista di
inizializzazione: l'array fArr contiene 3 elementi, aventi valore 1.44, 0.0 e 0.3 rispettivamente.
               Su string si può effettuare una concatenazione come la seguente senza rischi:

    strcat(string," Pippo");

               La stringa risultante, infatti, è "Ciao Pippo", che occupa 11 byte compreso il NULL
terminale: sappiamo però di averne a disposizione 100.
               Sin qui si è parlato di array monodimensionali, cioè di array ogni elemento dei quali è
referenziabile mediante un solo indice. In realtà, il C consente di gestire array multidimensionali, nei quali
per accedere ad un elemento occorre specificarne più "coordinate". Ad esempio:

       int iTab[3][6];

dichiara un array a 2 dimensioni, rispettivamente di 3 e 6 elementi. Per accedere ad un singolo elemento
bisogna, allo stesso modo, utilizzare due indici:
                              
                                                   
                                                      
     31 Si possono assegnare valori solo ai suoi elementi.

     32 Il perché sarà chiarito a pag. 34 e seguenti.


                                                                                    La gestione dei dati in C - 31





    int i, j, iTab[3][6];

    for(i = 0; i < 3; ++i)
        for(j = 0; j < 6; ++j)
            iTab[i][j] = 0;

          Il frammento di codice riportato dichiara l'array bidimensionale iTab e ne inizializza a 0 tutti
gli elementi. I due cicli for sono nidificati, il che significa che le iterazioni previste dal secondo vengono
compiute tutte una volta per ogni iterazione prevista dal primo. In tal modo vengono "percorsi" tutti gli
elementi di iTab. Infatti il modo in cui il compilatore C alloca lo spazio di memoria per gli array
multidimensionali garantisce che per accedere a tutti gli elementi nella stessa sequenza in cui essi si
trovano in memoria, è l'indice più a destra quello che deve variare più frequentemente.
          E' evidente, d'altra parte, che la memoria è una sequenza di byte: ciò implica che pur essendo
iTab uno strumento che consente di rappresentare molto bene una tabella di 3 righe e 6 colonne, tutti i
suoi elementi stanno comunque "in fila indiana". Pertanto, l'inizializzazione di un array
multidimensionale contestuale alla sua dichiarazione può essere effettuata come segue:

int *tabella[2][5] = {{3, 2, 0, 2, 1},{3, 0, 0, 1, 0}};

          Gli elementi sono elencati proprio nell'ordine in cui si trovano in memoria; dal punto di vista
logico, però, ogni gruppo di elementi nelle coppie di graffe più interne rappresenta una riga. Dal momento
che, come già sappiamo, il C è molto elastico nelle regole che disciplinano la stesura delle righe di codice,
la dichiarazione appena vista può essere spezzata su due righe, al fine di rendere ancora più evidente il
parallelismo concettuale tra un array bidimensionale ed una tabella a doppia entrata:

int *tabella[2][5] = {{3, 2, 0, 2, 1},
                      {3, 0, 0, 1, 0}};

          Si noti che tra le parentesi quadre, inizializzando l'array contestualmente alla dichiarazione, non
è necessario specificare entrambe le dimensioni, perché il compilatore può desumere quella mancante dal
computo degli elementi inizialiazzati: nella dichiarazione dell'esempio sarebbe stato lecito scrivere
tabella[][5] o tabella[2][].
          Dalle affermazioni fatte discende infoltre che gli elementi di un array bidimensionale possono
essere referenziati anche facendo uso di un solo indice:

    int *iPtr;

    iPtr = tabella;
    for(i = 0; i < 2*5; i++)
        printf("%d\n",iPtr[i];

          In genere i compilatori C sono in grado di gestire array multidimensionali senza un limite
teorico (a parte la disponibilità di memoria) al numero di dimensioni. E' tuttavia infrequente, per gli
utilizzi più comuni, andare oltre la terza dimensione.


                                 L ' a r i t m e t i c a   d e i   p u n t a t o r i 

          Quanti byte di memoria occupa un array? La risposta dipende, ovviamente, dal numero degli
elementi e dal tipo di dato dichiarato. Un array di 20 interi occupa 40 byte, dal momento che ogni int ne
occupa 2. Un array di 20 long ne occupa, dunque, 80. Calcoli analoghi occorrono per accedere ad uno
qualsiasi degli elementi di un array: il terzo elemento di un array di long ha indice 2 e dista 8 byte (2*4)
dall'inizio dell'area di RAM riservata all'array stesso. Il quarto elemento di un array di int dista 3*2 = 6
byte dall'inizio dell'array. Generalizzando, possiamo affermare che un generico elemento di un array di un


32 - Tricky C





qualsiasi tipo dista dall'indirizzo base dell'array stesso un numero di byte pari al prodotto tra il proprio
indice e la dimensione del tipo di dato.
               Fortunatamente il compilatore C consente di accedere agli elementi di un array in funzione di un
unico parametro: il loro indice33. Per questo sono lecite e significative istruzioni come quelle già viste:

    iArr[1] = 12;
    printf("%X\n",iArr[j]);

               E' il compilatore ad occuparsi di effettuare i calcoli sopra descritti per ricavare il giusto offset in
termini di byte di ogni elemento, e lo fa in modo trasparente al programmatore per qualsiasi tipo di dato.
               Ciò vale anche per le stringhe (o array di caratteri). Il fatto che ogni char occupi un byte
semplifica i calcoli ma non modifica i termini del problema34.
               E' importante sottolineare che quanto affermato vale non solo nei confronti degli array, bensì di
qualsiasi puntatore, come può chiarire l'esempio che segue.

#include 

int iArr[]= {12,99,27,0};

void main(void)
{
    int *iPtr;

    iPtr = iArr;                                                                   // punta al primo elemento di iArr[]
    while(*iPtr) {                                                          // finche' l'int puntato da iPtr non e' 0
        printf("%X -> %d\n",iPtr,*iPtr);                                               // stampa iPtr e l'intero puntato
        ++iPtr;                                                                                         // incrementa iPtr
    }
}

               Il trucco sta tutto nell'espressione ++iPtr: l'incremento del puntatore è automaticamente
effettuato dal compilatore sommando 2 al valore contenuto in iPtr, proprio perché esso è un puntatore
ad int, e l'int occupa 2 byte. In altre parole, iPtr è incrementato, ad ogni iterazione, in modo da
puntare all'intero successivo.
               Si noti che l'aritmetica dei puntatori è applicata dal compilatore ogni volta che una grandezza
intera è sommata a (o sottratta da) un puntatore, moltiplicando tale grandezza per il numero di byte
occupati dal tipo di dato puntato.
               Questo modo di gestire i puntatori ha due pregi: da un lato evita al programmatore lo sforzo di
pensare ai dati in memoria in termini di numero di byte; dall'altro consente la portabilità dei programmi
che fanno uso di puntatori anche su macchine che codificano gli stessi tipi di dato con un diverso numero
di bit.
               Un'ultima precisazione: ai putatori possono essere sommate o sottratte solo grandezze intere
(int o long, a seconda che si tratti di puntatori near o no).


                                                          P u n t a t o r i   a   p u n t a t o r i 

               Un puntatore è una variabile che contiene un indirizzo. Perciò è lecito (e, tutto sommato,
abbastanza normale) fare uso di puntatori che puntano ad altri puntatori. La dichiarazione di un puntatore
a puntatore si effettua così:

                              
                                                   
                                                      
     33 Che esprime, in definitiva, la loro posizione diminuita di uno.

     34 Inoltre alcuni compilatori consentono di gestire char di tipo multibyte, che occupano una word.


                                                                                          La gestione dei dati in C - 33





char **pPtr;

               In pratica occorre aggiungere un asterisco, in quanto siamo ad un secondo livello di indirezione:
pPtr non punta direttamente ad un char; la sua indirezione *pPtr restituisce un altro puntatore a
char, la cui indirezione, finalmente, restituisce il char agognato. Presentando i puntatori è stato
analizzato il significato di alcune espressioni (pag. 20); in particolare si è detto che in **numPtr, ove
numPtr è un puntatore a float, il primo "*" è ignorato: l'affermazione è corretta, perché pur essendo
numPtr e pPtr entrambi puntatori, il secondo punta ad un altro puntatore, al quale può essere
validamente applicato il primo dereference operator ("*").
               L'ambito di utilizzo più frequente dei puntatori a puntatori è forse quello degli array di stringhe:
dal momento che in C una stringa è di per sé un array (di char), gli array di stringhe sono gestiti come
array di puntatori a char. A questo punto è chiaro che il nome dell'array (in C il nome di un array è
anche puntatore all'array stesso) è un puntatore a puntatori a char35. Pertanto, ad esempio,

    printf(pPtr[2]);

visualizza la stringa puntata dal terzo elemento di pPtr (con una semplificazione "umana" ma un po'
pericolosa potremmo dire che viene visualizzata la terza stringa dell'array).


                                                          P u n t a t o r i   v o i d 

               Un puntatore può essere dichiarato di tipo void. Si tratta di una pratica poco diffusa, avente lo
scopo di lasciare indeterminato il tipo di dato che il puntatore indirizza, sino al momento
dell'inizializzazione del puntatore stesso. La forma della dichiarazione è intuibile:

void *ptr, far *fvptr;

               Ad un puntatore void può essere assegnato l'indirizzo di qualsiasi tipo di dato.





                              
                                                   
                                                      
      35 Va osservato che un array di puntatori a carattere potrebbe essere anche dichiarato così:

    char *stringhe[10];

      La differenza consiste principalmente nella necessità di indicare al momento della dichiarazione il numero di
puntatori a char contenuti nell'array stesso, e nella possibilità di inizializzare l'array:

char *stringhe[] = {
    "prima stringa",
    "seconda stringa",
    NULL,
    "quarta ed ultima stringa",
};

      L'array stringhe comprende 4 stringhe di caratteri, o meglio 4 puntatori a char: proprio da questo deriva la
possibilità di utilizzare NULL come elemento dell'array (NULL, lo ripetiamo, è una costante manifesta definita in
STDIO.H, e vale uno zero binario). In pratica, il terzo elemento dell'array è un puntatore che non punta ad aluna
stringa.


34 - Tricky C





          L ' A C C E S S I B I L I T À   E   L A   D U R A T A   D E L L E   V A R I A B I L I 

            In C le variabili possono essere classificate, oltre che secondo il tipo di dato, in base alla loro
accessibilità e alla loro durata. In particolare, a seconda del contesto in cui sono dichiarate, le variabili di
un programma C assumono per default determinate caratteristiche di accessibilità e durata; in molti casi,
però, queste possono essere modificate mediante l'utilizzo di apposite parole chiave applicabili alla
dichiarazione delle variabili stesse.
            Per comprendere i concetti di accessibilità (o visibilità) e durata, va ricordato che una variabile
altro non è che un'area di memoria, grande quanto basta per contenere un dato del tipo indicato nella
dichiarazione, alla quale il compilatore associa, per comodità del programmatore, il nome simbolico da
questi scelto.
            In termini generali, possiamo dire che la durata di una variabile si estende dal momento in cui le
viene effettivamente assegnata un'area di memoria fino a quello in cui quell'area è riutilizzata per altri
scopi.
            Dal punto di vista dell'accessibilità ha invece rilevanza se sia o no possibile leggere o
modificare, da parti del programma diverse da quella in cui la variabile è stata dichiarata, il contenuto
dell'area di RAM riservata alla variabile stessa
            Cerchiamo di mettere un po' d'ordine...


                                         L e   v a r i a b i l i   a u t o m a t i c 

            Qualsiasi variabile dichiarata all'interno di un blocco di codice racchiuso tra parentesi graffe
(generalmente all'inizio di una funzione) appartiene per default alla classe automatic. Non è dunque
necessario, anche se è possibile farlo, utilizzare la parola chiave auto. La durata e la visibilità della
variabile sono entrambe limitate al blocco di codice in cui essa è dichiarata. Se una variabile è dichiarata
in testa ad una funzione, essa esiste (cioè occupa memoria) dal momento in cui la funzione inizia ad
essere eseguita, sino al momento in cui la sua esecuzione termina.
            Le variabili automatic, dunque, non occupano spazio di memoria se non quando effettivamente
servono; inoltre, essendo accessibili esclusivamente dall'interno di quella funzione, non vi è il rischio che
possano essere modificate accidentalmente da operazioni svolte in funzioni diverse su variabili aventi
medesimo nome: in un programma C, infatti, più variabili automatic possono avere lo stesso nome,
purché dichiarate in blocchi di codice diversi. Se i blocchi sono nidificati (cioè uno è interamente
all'interno di un altro) ciò è ancora vero, ma la variabile dichiarata nel blocco interno "nasconde" quella
dichiarata con identico nome nel blocco esterno (quando, ovviamente, viene eseguito il blocco interno).
            Vediamo un esempio:

#include 

void main(void)
{
    int x = 1;
    int y = 10;
    {
        int x = 2;

        printf("%d, %d\n",x,y);
    }
    printf("%d, %d\n",x,y);
}

            La variabile x dichiarata in testa alla funzione main() è inizializzata a 1, mentre la x
dichiarata nel blocco interno è inizializzata a 2. L'output del programma é:


                                                                                                        La gestione dei dati in C - 35





2, 10
1, 10

               Ciò prova che la "prima" x esiste in tutta la funzione main(), mentre la "seconda" esiste ed è
visibile solo nel blocco più interno; inoltre, dal momento che le due variabili hanno lo stesso nome, nel
blocco interno la prima x è resa non visibile dalla seconda. La y, invece, è visibile anche nel blocco
interno. Se si modifica il programma dell'esempio come segue:
#include 

void main(void)
{
    int x = 1;
    int y = 10;
    {
        int x = 2;
        int z = 20;

        printf("%d, %d\n",x,y);
    }
    printf("%d, %d\n",x,y,z);
}

il compilatore non porta a termine la compilazione e segnala l'errore con un messaggio analogo a
"undefined symbol z in function main()" a significare che la seconda printf() non
può referenziare la variabile z, poiche questa cessa di esistere al termine del blocco interno di codice.
               La gestione delle variabili automatic è dinamica. La memoria necessaria è allocata alla variabile
esclusivamente quando viene eseguito il blocco di codice (tipicamente una funzione) in cui essa è
dichiarata, e le viene "sottratta" non appena il blocco termina. Ciò implica che non è possibile conoscere
il contenuto di una variabile automatic prima che le venga esplicitamente assegnato un valore da una
istruzione facente parte del blocco (vedere pag. 14): a beneficio dei distratti, vale la pena di evidenziare
che una variabile automatica può essere utilizzata in lettura prima di essere inizializzata36, ma il valore in
essa contenuto è casuale e, pertanto, inutilizzabile nella quasi totalità dei casi.
               E' opportuno sottolineare che mentre le variabili dichiarate nel blocco più esterno di una
funzione (cioè in testa alla stessa) esistono e sono visibili (salvo il caso di variabili con lo stesso nome) in
tutti i blocchi interni di quella funzione, nel caso di funzioni diverse nessuna di esse può accedere alle
variabili automatiche delle altre.


                                                          L e   v a r i a b i l i   r e g i s t e r 

               Dal momento che il compilatore colloca le variabili automatic nella RAM del calcolatore, i
valori in esse contenuti devono spesso essere copiati nei registri della CPU per poter essere elaborati e, se
modificati dall'elaborazione subita, copiati nuovamente nelle locazioni di memoria di provenienza. Tali
operazioni sono svolte in modo trasparente per il programmatore, ma possono deteriorare notevolmente la
performance di un programma, soprattutto se ripetute più e più volte (ad esempio all'interno di un ciclo
con molte iterazioni).
               Dichiarando una variabile automatic con la parola chiave register si forza il compilatore ad
allocarla direttamente in un registro della CPU, con notevole incremento di efficienza nell'elaborazione
del valore in essa contenuto. Ecco un esempio:


                              
                                                   
                                                      
     36 Il compilatore, però, si degna di emettere un apposito warning.


36 - Tricky C





    register int i = 10;

    do {
        printf("%2d\n",i);
    } while(i--);

               Il ciclo visualizza, incolonnati37, i numeri da 10 a 0; la variabile i si comporta come una
qualsiasi variabile automatic, ma essendo probabilmente gestita in un registro consente un'elaborazione
più veloce. E' d'obbligo scrivere "probabilmente gestita" in quanto non si può essere assolutamente certi
che il compilatore collochi una variabile dichiarata con register proprio in un registro della CPU: in
alcune situazioni potrebbe gestirla come una variabile automatic qualsiasi, allocandola in memoria. I
principali motivi sono due: la variabile potrebbe occupare più byte di quanti compongono un registro
della CPU38, o potrebbero non esserci registri disponibili allo scopo39.
               Già che ci siamo, diamo un'occhiata più approfondita all'esempio di poco fa. Innanzitutto va
rilevato che nella dichiarazione di i potrebbe essere omessa la parola chiave int (vedere pag. 14):

    register i = 10;

               Abbiamo poi utilizzato un costrutto nuovo: il ciclo do...while. Esso consente di identificare
un blocco di codice (quello compreso tra le graffe) che viene eseguito finché la condizione specificata tra
parentesi dopo la parola chiave while continua ad essere vera. Il ciclo viene sempre eseguito almeno
una volta, perché il test è effettuato al termine del medesimo (pag. 80). Nel nostro caso, quale test viene
effettuato? Dal momento che non è utilizzato alcun operatore di confronto esplicito (pag. 70), viene
controllato se il risultato dell'espressione nelle tonde è diverso da 0. L'operatore --, detto di
autodecremento (pag. 64), è specificato dopo la variabile a cui è applicato. Ciò assicura che i sia
decrementata dopo l'effettuazione del test. Perciò il ciclo è eseguito 11 volte, con i che varia da 10 a 0
inclusi. Se l'espressione fosse --i, il decremento sarebbe eseguito prima del test, con la conseguenza che
per i pari a 0 il ciclo non verrebbe più eseguito.
               Come per le variabili automatic, non è possibile conoscere il contenuto di una variabile
register prima della sua esplicita inizializzazione mediante un operazione di assegnamento. In questo
caso non si tratta di utilizzo e riutilizzo di un'area di memoria, ma di un registro macchina: non possiamo
conoscerne a priori il contenuto nel momento in cui esso è destinato alla gestione della variabile
(dichiarazione della variabile). Inoltre, analogamente alle variabili automatic, anche quelle register

                              
                                                   
                                                      
     37 Nella stringa di formato passata a printf(), il 2 che compare tra l'indicatore di carattere di formato ("%") e
il carattere di formato stesso ("d") serve quale specificatore dell'ampiezza di campo. In altre parole esso indica che il
valore contenuto nella variabile i deve essere visualizzato in uno spazio ampio 2 caratteri, assicurando così il
corretto incolonnamento dei numeri visualizzati.

     38 Le macchine 8086, 8088 e 80286 dispongono esclusivamente di registri a 16 bit. Una dichiarazione come la
seguente:

    register long rLong;

non potrebbe che originare, su tali macchine, una normale variabile automatic, perché il tipo long integer occupa 32
bit. Su macchine 80386 (e superiori), invece, il compilatore potrebbe gestire rLong in un registro, dal momento che
detti elaboratori dispongono di registri a 32 bit (a seconda del compilatore, però, potrebbe essere necessario
specificare esplicitamente in fase di compilazione che si desidera generare codice eseguibile specifico per
macchine 80386).

     39 In effetti, il numero dei registri macchina è limitato. E' quindi opportuno identificare le variabili più utilizzate
e dichiararle per prime come register: il compilatore alloca le variabili nell'ordine in cui sono dichiarate.


                                                                                      La gestione dei dati in C - 37





cessano di esistere all'uscita del blocco di codice (solitamente una funzione) nel quale sono dichiarate e il
registro macchina viene utilizzato per altri scopi.
               Le variabili register, a differenza delle automatic, non hanno indirizzo: ciò appare ovvio se
si pensa che i registri macchina si trovano nella CPU e non nella RAM. La conseguenza immediata è che
una variabile register non può mai essere referenziata tramite un puntatore. Nel nostro esempio, il
tentativo di assegnare ad un puntatore l'indirizzo di i provocherebbe accorate proteste da parte del
compilatore.

    register i;
    int *iPtr = &i;                                                          // errore! i non ha indirizzo

               Pur non avendo indirizzo, le variabili register possono contenere un indirizzo, cioè un
puntatore: la dichiarazione

    register char *ptr_1, char *ptr_2;

non solo è perfettamente lecita, ma anzi genera, se possibile, due puntatori (a carattere) particolarmente
efficienti.


                                            L e   v a r i a b i l i   s t a t i c 

               Una variabile è static se dichiarata utilizzando, appunto, la parola chiave static:

    static float sF, *sFptr;

               Nell'esempio sono dichiarate due variabili static: una di tipo float e un puntatore
(static anch'esso) ad un float.
               Come nel caso delle variabili automatic, quelle static sono locali al blocco di codice in cui
sono dichiarate (e dunque sono accessibili solo all'interno di esso). La differenza consiste nel fatto che le
variabili static hanno durata estesa a tutto il tempo di esecuzione del programma. Esse, pertanto,
esistono già prima che il blocco in cui sono dichiarate sia eseguito e continuano ad esistere anche dopo il
termine dell'esecuzione del medesimo.
               Ne segue che i valori in esse contenuti sono persistenti; quindi se il blocco di codice viene
nuovamente eseguito esse si presentano con il valore posseduto al termine dell'esecuzione precedente.
               In altre parole, il compilatore alloca in modo permanente alle variabili  static la memoria loro
necessaria.Il tutto può essere chiarito con un paio di esempi:
#include 

void incrementa(void)
{
    int x = 0;

    ++x;
    printf("%d\n",x);
}

void main(void)
{
    incrementa();
    incrementa();
    incrementa();
}


38 - Tricky C





           Il programma chiama la funzione incrementa() 3 volte; ad ogni chiamata la variabile x,
automatic, è dichiarata ed inizializzata a 0. Essa è poi incrementata e visualizzata. L'output del
programma è il seguente:

1
1
1

           Infatti x, essendo una variabile automatic, "sparisce" al termine dell'esecuzione della funzione
in cui è dichiarata. Ad ogni chiamata essa è nuovamente allocata, inizializzata a 0, incrementata,
visualizzata e... buttata alle ortiche. Indipendentemente dal numero di chiamate, incrementa()
visualizza sempre il valore 1.
           Riprendiamo ora la funzione incrementa(), modificando però la dichiarazione di x:

void incrementa(void)
{
    static int x = 0;

    ++x;
    printf("%d\n",x);
}

           Questa volta x è dichiarata static. Vediamo l'output del programma:

1
2
3

           La x è inizializzata a 0 solo una volta, al momento della compilazione. Durante la prima
chiamata ad incrementa(), essa assume pertanto valore 1. Poiché x è static, il suo valore è
persistente e non viene perso in uscita dalla funzione. Ne deriva che alla seconda chiamata di
incrementa() essa assume valore 2 e, infine, 3 alla terza chiamata.
           Quando si specifica un valore iniziale per una variabile automatic, detto valore è assegnato alla
variabile ogni volta che viene eseguito il blocco in cui la variabile stessa è dichiarata. Una inizializzazione
come:

{
    int x = 1;
    ....

           non è che una forma abbreviata della seguente:

{
    int x;

    x = 1;
    ....

           Quanto detto non è vero per le variabili static. Il valore iniziale di 1 nella seguente riga di
codice:

    static int x = 1;

viene assegnato alla variabile x una sola volta, in fase di compilazione: il compilatore riserva spazio per
la variabile e vi memorizza il valore iniziale. Quando il programma è eseguito, il valore iniziale della
variabile è già presente in essa.


                                                                                   La gestione dei dati in C - 39





         Se il programmatore non inizializza esplicitamente una variabile static, il compilatore le
assegna automaticamente il valore NULL, cioè lo zero.
         Va poi sottolineato che l'accessibilità di una variabile static è comunque limitata (come per
le varibili automatic) al blocco di codice in cui è dichiarata. Nel programma riportato per esempio, la
variabile x non è accessibile né in main() né in qualunque altra funzione eventualmente definita, ma
solamente all'interno di incrementa().
         Infine, è opportuno ricordare che un array dichiarato in una funzione deve necessariamente
essere dichiarato static se inizializzato contestualmente alla dichiarazione.


                                     L e   v a r i a b i l i   e x t e r n a l 

         Sono variabili external tutte quelle dichiarate al di fuori delle funzioni. Esse hanno durata estesa
a tutto il tempo di esecuzione del programma, ed in ciò appaiono analoghe alle variabili static, ma
differiscono da queste ultime in quanto la loro accessibilità è globale a tutto il codice del programma. In
altre parole, è possibile leggere o modificare il contenuto di una variabile external in qualsiasi funzione.
Vediamo, come sempre, un esempio:

#include 

int x = 123;

void incrementa(void)
{
    ++x;
    printf("%d\n",x);
}

void main(void)
{
    printf("%d\n",x);
    incrementa();
    printf("%d\n",x);
}

         L'output del programma è il seguente:

123
124
124

         Infatti la variabile x, essendo definita al di fuori di qualunque funzione, è accessibile sia in
main() che in incrementa() e il suo valore è conservato per tutta la durata dell'esecuzione.
         Se una variabile external (o globale) ha nome identico a quello di una variabile automatic (o
locale), quest'ultima "nasconde" la prima. Il codice che segue:

#include 

int x = 123;

void main(void)
{
    printf("%d\n",x);
    {
        int x = 321;

        printf("%d\n",x);


40 - Tricky C





    }
    printf("%d\n",x);
}

produce il seguente output:

123
321
123

          Infatti la x locale dichiarata nel blocco di codice interno a main() nasconde la x globale,
dichiarata fuori dalla funzione; tuttavia la variabile locale cessa di esistere alla fine del blocco, pertanto
quella globale è nuovamente accessibile.
          Anche le variabili external, come quelle static, sono inizializzate dal compilatore al
momento della compilazione, ed è loro attribuito valore 0 se il programmatore non indica un valore
iniziale contestualmente alla dichiarazione.
          Come abbiamo visto, le variabili external devono essere dichiarate al di fuori delle funzioni,
senza necessità di specificare alcuna particolare parola chiave. Tuttavia, esse possono (ma non è
obbligatorio) essere dichiarate anche all'interno delle funzioni che le referenziano, questa volta
necessariamente precedute dalla parola chiave extern:

#include 

int x = 123;

void main(void)
{
    extern int x;                    // riga facoltativa; se c'e' non puo' reinizializzare x

    printf("%d\n",x);
}

          In effetti il compilatore non richiede che le variabili external vengano dichiarate all'interno delle
funzioni, ma in questo caso è necessario che tali variabili siano state dichiarate al di fuori della funzione e
in linee di codice precedenti quelle della funzione stessa, come negli esempi precedenti. Se tali condizioni
non sono rispettate il compilatore segnala un errore di simbolo non definito:

#include 

int x = 123;

void main(void)
{
    printf("%d\n",x,y);                             // errore! y non e' stata ancora dichiarata
}

int y = 321;

          Il codice dell'esempio è compilato correttamente se si dichiara extern la y in main():

#include 

int x = 123;

void main(void)
{
    extern int x;                                                                        // facoltativa
    extern int y;                                                                      // obbligatoria!


                                                                                      La gestione dei dati in C - 41





    printf("%d\n",x,y);
}

int y = 321;

               Il problema può essere evitato dichiarando tutte le variabili globali in testa al sorgente, ma se
una variabile external e una funzione che la referenzia sono definite in due file sorgenti diversi40, è
necessario comunque dichiarare la variabile nella funzione.
               E' opportuno limitare al massimo l'uso delle funzioni external: il loro utilizzo indiscriminato,
infatti, può generare risultati catastrofici. In un programma qualsiasi è infatti piuttosto facile perdere
traccia del significato delle variabili, soprattutto quando esse siano numerose. Inoltre le variabili globali
sono generate al momento della compilazione ed esistono durante tutta l'esecuzione, incrementando così
lo spazio occupato dal file eseguibile e la quantità memoria utilizzata dallo stesso. Infine, con esse non è
possibile utilizzare nomi localmente significativi (cioè significativi per la funzione nella quale vengono di
volta in volta utilizzate) e si perde la possibilità di mantenere ogni funzione una entità a se stante,
indipendente da tutte le altre.
               Va infine osservato che una variabile external può essere anche static:

#include 

static int x = 123;

void main(void)
{
    printf("%d\n",x);
}

               Dichiarando static una variabile globale se ne limita la visibilità al solo file in cui essa è
dichiarata: nel caso di un codice suddiviso in più sorgenti, le funzioni definite in altri file non saranno in
grado di accedere alla x neppure qualora essa venga dichiarata con extern al loro interno. Naturalmente
è ancora possibile dichiarare extern la variabile nelle funzioni definite nel medesimo file:

#include 

static int x = 123;

void main(void)
{
    extern int x;

    printf("%d\n",x);
}

               Come facilmente desumibile dall'esempio, la parola chiave static non deve essere ripetuta.


                                                          L E   C O S T A N T I 

               Le costanti, in senso lato, sono dati che il programma non può modificare. Una costante è, ad
esempio, la sequenza di caratteri "Ciao Ciao!\n" vista in precedenza: per la precisione, si tratta di
una costante stringa. Essa non può essere modificata perché non le è associato alcun nome simbolico a cui

                              
                                                   
                                                      
     40 Suddividere il codice di un programma molto "corposo" in più file sorgenti può facilitarne la manutenzione,
ma soprattutto consente, in caso di modifche, di ricompilare solo le parti effettivamente modificate, a tutto vantaggio
dell'efficienza del processo di programmazione.


42 - Tricky C





fare riferimento in un'operazione di assegnazione. Una costante è un valore esplicito, che può essere
assegnato ad una variabile, ma al quale non può essere mai assegnato un valore diverso da quello iniziale.
               Ad esempio, una costante di tipo character (carattere) è un singolo carattere racchiuso tra apici.

    char c1, c2 = 'A';
    c1 = 'b';
    c2 = c1;
    'c' = c2;                                          //ERRORE! impossibile assegnare un valore a una costante

               Una costante intera con segno è un numero intero:

    int unIntero = 245, interoNegativo = -44;

               Una costante intera senza segno è un numero intero seguito dalla lettera U, maisucola o
minuscola, come ci insegna il nostro CIAO2.C:

    unsigned int anni = 31U;

               Per esprimere una costante di tipo long occorre posporle la lettera L, maiuscola o minuscola41.

    long abitanti = 987553L;

               Omettere la L non è un reato grave... il compilatore segnala con un warning che la costante è
long e procede tranquillamente. In effetti, questo è l'atteggiamento tipico del compilatore C: quando
qualcosa non è chiaro tenta di risolvere da sé l'ambiguità, e si limita a segnalare al programmatore di
avere incontrato qualcosa di... poco convincente. Il compilatore C "presume" che il programmatore sappia
quel che sta facendo e non si immischia nelle ambiguità logiche più di quanto sia strettamente
indispensabile.
               Una U (o u) individua una costante unsigned; le costanti unsigned long sono
identificate, ovviamente, da entrambe le lettere U e L, maiuscole o minuscole, in qualsivoglia ordine. Le
costanti appartenenti ai tipi integral possono essere espresse sia in notazione decimale (come in tutti gli
esempi visti finora), sia in notazione esadecimale (anteponendo i caratteri 0x o 0X al valore) sia in
notazione ottale (anteponendo uno 0 al valore).

    char beep = 07;                                                                                   // ottale; 7
    unsigned long uLong = 12UL;                                                   // decimale; 12 unsigned long
    unsigned maxUInt = 0xFFFFU;                                                 // esadecimale; 65535 unsigned

               Una costante di tipo floating point in doppia precisione (double) può essere espressa sia in
notazione decimale che in notazione esponenziale: in questo caso si scrive la mantissa seguita dalla
lettera E maiuscola o minuscola, a sua volta seguita dall'esponente. Per indicare che la costante è in
singola precisione (float), occorre posporle la lettera F, maiuscola o minuscola. Per specificare una
costante long double occorre la lettera L.

    float varF = 1.0F;
    double varD = 1.0;
    double varD_2 = 1.;                                      // lo 0 dopo il punto decimale puo' essere omesso
    long double varLD = 1.0L;                                    // non e' un long int! C'e' il punto decimale!
    double varD_3 = 2.34E-2;                                                                              // 0.0234



                              
                                                   
                                                      
     41 E' preferibile utilizzare la L maiuscola, poiché, nella lettura dei listati, quella minuscola può facilmente essere
scambiata con la cifra 1.


                                                                                                        La gestione dei dati in C - 43





               Dagli esempi si deduce immediatamente che la virgola è espressa, secondo la convenzione
anglosassone, con il punto (".").
               Il C non riconosce le stringhe come tipo di dato, ma ammette l'utilizzo di costanti stringa
(seppure con qualche limite, di cui si dirà): esse sono sequenze di caratteri racchiuse tra virgolette, come
si è visto in più occasioni. Quanti byte occupa una stringa? Il numero dei caratteri che la compongono...
più uno (pag. 25). In effetti le stringhe sono sempre chiuse da un byte avente valore zero binario42, detto
terminatore di stringa. Il NULL finale è generato automaticamente dal compilatore, non deve essere
specificato esplicitamente.
               Attenzione: le sequenze di caratteri particolari, come "\n", sono considerate un solo carattere
(ed occupano un solo byte). I caratteri che non rientrano tra quelli presenti sulla tastiera possono essere
rappresentati con una backslash (barra inversa) seguita da una "x" e dal codice ASCII esadecimale a due
cifre del carattere stesso. Ad esempio, la stringa "\x07\x0D\x0A" contiene un "beep" (il carattere
ASCII 7) e un ritorno a capo (i caratteri ASCII 13 e 10, questi ultimi equivalenti alla sequenza "\n"43.
               I codici ASCII possono essere utilizzati anche per esprimere un singolo carattere:

    char beep = '\x07';

               E' del tutto equivalente assegnare ad una variabile char un valore decimale, ottale o esadecimale
o, ancora, il valore espresso con \x tra apici. Attenzione, però: la rappresentazione ASCII di un carattere
è cosa ben diversa dal suo valore ASCII; 7,  07, 0x07 e '\x07' sono tra loro equivalenti, ma diversi
da '7'. La differenza tra un singolo carattere rispetto ad una stringa di un solo carattere sta negli apici,
che sostistuiscono le virgolette. Inoltre, '\x07' occupa un solo byte, mentre "\x07" ne occupa due,
uno per il carattere ASCII 7 e uno per il NULL che chiude ogni stringa.
               Non esistono costanti di tipo void.


                                                          L e   c o s t a n t i   m a n i f e s t e 

               Supponiamo di scrivere un programma per la gestione dei conti correnti bancari. E' noto (e se
non lo era ve lo dico io) che nei calcoli finanziari la durata dell'anno è assunta pari a 360 giorni. Nel
sorgente del programma si potrebbero perciò incontrare calcoli come il seguente:

    interesse = importo * giorniDeposito * tassoUnitario / 360;

il quale impiega, quale divisore, la costante intera 360.
               E' verosimile che nel programma la costante 360 compaia più volte, in diversi contesti
(principalmente in formule di calcolo finanziario). Se in futuro fosse necessario modificare il valore della
costante (una nuova normativa legale potrebbe imporre di assumere la durata dell'anno finanziario pari
a 365 giorni) dovremmo ricercare tutte le occorrenze della costante 360 ed effettuare la sostituzione
con 365. In un sorgente di poche righe tutto ciò non rappresenterebbe certo un guaio, ma immaginando
un codice di diverse migliaia di righe suddivise in un certo numero di file sorgenti, con qualche centinaio
di occorrenze della costante, è facile prevedere quanto gravoso potrebbe rivelarsi il compito, e quanto
grande sarebbe la possibilità di non riuscire a portarlo a termine senza errori.


                              
                                                   
                                                      
     42 Nel senso che tutti i suoi 8 bit sono impostati a zero; non va confuso col carattere '0'.

     43 Le espressioni di controllo generate da un carattere preceduto dalla backslash sono anche dette sequenze
ANSI.


44 - Tricky C





               Il preprocessore C consente di aggirare l'ostacolo mediante la direttiva #define, che associa
tra loro due sequenze di caratteri in modo tale che, prima della compilazione ed in modo del tutto
automatico, ad ogni occorrenza della prima (detta manifest constant) è sostituita la seconda.
               Il nome della costante manifesta ha inizio col primo carattere non-blank44 che segue la direttiva
#define e termina con il carattere che precede il primo successivo non-spazio; tutto quanto segue
quest'ultimo è considerato stringa di sostituzione.
               Complicato? Solo in apparenza...

#define    GG_ANNO_FIN   360                                  //durata in giorni dell'anno finanziario

....

    interesse = importo * giorniDeposito * tassoUnitario / GG_ANNO_FIN;

               L'esempio appena visto risolve il nostro problema: modificando la direttiva #define in modo
che al posto del 360 compaia il 365 e ricompilando il programma, la sostituzione viene effettuata
automaticamente in tutte le righe in cui compare GG_ANNO_FIN.
               Va sottolineato che la direttiva #define non crea una variabile, né è associata ad un tipo di
dato particolare: essa informa semplicemente il preprocessore che la costante manifesta, ogniqualvolta
compaia nel sorgente in fase di compilazione, deve essere rimpiazzata con la stringa di sostituzione. Gli
esempi che seguono forniscono ulteriori chiarimenti: in essi sono definite costanti manifeste che
rappresentano, rispettivamente, una costante stringa, una costante in virgola mobile, un carattere
esadecimale e una costante long integer, ancora esadecimale.

#define    NOME_PROG     "Conto 1.0"                                                      //nome del programma
#define    PI_GRECO      3.14                                                          //pi greco arrotondato
#define    RETURN        0x0D                                                                   //ritorno a capo
#define    VIDEO_ADDRESS 0xB8000000L                                           //indirizzo del buffer video

               Le costanti manifeste possono essere definite utilizzando altre costanti manifeste, purché
definite in precedenza:

#define    N_PAG_VIDEO   8                                          //numero di pagine video disponibili
#define    DIM_PAG_VIDEO 4000                                           //4000 bytes in ogni pagina video
#define    VIDEO_MEMORY  (N_PAG_VIDEO * DIM_PAG_VIDEO)                                 //spazio memoria video

               Una direttiva #define può essere suddivisa in più righe fisiche mediante l'uso della backslash:

#define    VIDEO_MEMORY    \
           (N_PAG_VIDEO * DIM_PAG_VIDEO)

               L'uso delle maiuscole nelle costanti manifeste non è obbligatorio; esso tuttavia è assai diffuso in
quanto consente di individuarle più facilmente nella lettura dei sorgenti.
               Come tutte le direttive al preprocessore, anche la #define non si chiude mai con il punto e
virgola (un eventuale punto e virgola verrebbe inesorabilmente considerato parte della stringa di
sostituzione); inoltre il crosshatch ("#", cancelletto) deve trovarsi in prima colonna.
               La direttiva #define, implementando una vera e propria tecnica di sostituzione degli
argomenti, consente di definire, quali costanti manifeste, vere e proprie formule, dette macro,
indipendenti dai tipi di dato coinvolti:

#define    min(a,b)    ((a < b) ? a : b)                   // macro per il calcolo del minimo tra due


                              
                                                   
                                                      
     44 Per non-blank o non-spazio si intende qualsiasi carattere diverso da spazi bianchi e tabulazioni.


                                                                                 La gestione dei dati in C - 45





               Come si vede, nella macro min(a,b) non è data alcuna indicazione circa il tipo di a e b: essa
utilizza l'operatore ? :, che può essere applicato ad ogni tipo di dato45. Il programmatore è perciò libero
di utilizzarla in qualunque contesto.
               Le macro costituiscono dunque uno strumento molto potente, ma anche pericoloso: in primo
luogo, la mancanza di controlli (da parte del compilatore) sui tipi di dato può impedire che siano segnalate
incongruenze logiche di un certo rilievo (sommare le pere alle mele, come si dice...). In secondo luogo, le
macro prestano il fianco ai cosiddetti side-effect, o effetti collaterali. Il C implementa un particolare
operatore, detto di autoincremento46, che accresce di una unità il valore della variabile a cui è anteposto:
se applicato a uno dei parametri coinvolti nella macro, esso viene applicato più volte al parametro,
producendo risultati indesiderati:

    int var1, var2;
    int minimo;

    ....

    minimo = min(++var1, var2);

               La macrosotituzione effettuata dal preprocessore trasforma l'ultima riga dell'esempio nella
seguente:

    minimo = ((++var1 < var2) ? ++var1 : var2);

               E' facile vedere che esso si limita a sostituire alla macro min la definizione data con la
#define, sostituendo altresì i parametri a e b con i simboli utilizzati al loro posto nella riga di codice,
cioè ++var1 e var2. In tal modo var1 è incrementata due volte se dopo il primo incremento essa
risulta ancora minore di var2, una sola volta nel caso opposto. Se min() fosse una funzione il problema
non potrebbe verificarsi (una chiamata a funzione non è una semplice sostituzione di stringhe, ma
un'operazione tradotta in linguaggio macchina dal compilatore seguendo precise regole); tuttavia una
funzione non accetterebbe indifferentemente argomenti di vario tipo, e occorrerebbe definire funzioni
diverse per effettuare confronti, di volta in volta, tra integer, tra floating point, e così via. Un altro
esempio di effetto collaterale è discusso a pag. 463.
               Diamo un'occhiata all'esempio che segue:

#define  PROG_NAME    "PROVA"
....
    printf(PROG_NAME);
....
#undef  PROG_NAME
....
    printf(PROG_NAME);                                        // Errore! PROG_NAME non esiste piu'...

               Quando una definizione generata con una #define non serve più, la si può annullare con la
direttiva #undef. Ogni riferimento alla definizione annullata, successivamente inserito nel programma,
dà luogo ad una segnalazione di errore da parte del compilatore.
               Da notare che PROG_NAME è passata a printf() senza porla tra virgolette, in quanto esse
sono già parte della stringa di sostituzione, come si può vedere nell'esempio. Se si fossero utilizzate le
virgolette, printf() avrebbe scritto PROG_NAME e non PROVA: il preprocessore, infatti, ignora tutto
                              
                                                   
                                                      
     45 Degli operatori C parleremo diffusamente a pag. 61 e seguenti. Il significato di ? : può essere, per il
momento, dedotto dall'esempio. Per ora merita attenzione il fatto che molti compilatori implementano max() e
min() proprio come macro, definite in uno dei file .H di libreria.

     46 Anche l'operatore, ++, verrà descritto ampiamente (pag. 64).


46 - Tricky C





quanto è racchiuso tra virgolette o apici. In altre parole, esso non ficca il naso nelle costanti stringa e in
quelle di tipo carattere.
               Vale la pena di citare anche la direttiva #ifdef...#else...#endif, che consente di
includere o escludere dalla compilazione un parte di codice, a seconda che sia, o meno, definita una
determinata costante manifesta:

#define DEBUG
....
#ifdef DEBUG
....                                                                         // questa parte del sorgente e' compilata
#else
....                                                         // questa no (lo sarebbe se NON fosse definita DEBUG)
#endif

               La direttiva #ifndef e' analoga alla #ifdef, ma lavora con logica inversa:

#define DEBUG
....
#ifndef DEBUG
....                                                                   // questa parte del sorgente NON e' compilata
#else
....                                                   // questa si (NON lo sarebbe se NON fosse definita DEBUG)
#endif

               Le direttive #ifdef e #ifndef risultano particolarmente utili per scrivere codice portabile
(vedere pag. 461): le parti di sorgente differenti in dipendenza dal compilatore, dal sistema o dalla
macchina possono essere escluse o incluse nella compilazione con la semplice definizione di una costante
manifesta in testa al sorgente.


                                                          L e   c o s t a n t i   s i m b o l i c h e 

               E' di recente diffusione, tra i programmatori C, la tendenza a limitare quanto più possibile l'uso
delle costanti manifeste, in parte proprio per evitare la possibilità di effetti collaterali, ma anche per
considerazioni relative alla logica della programmazione: le costanti manifeste creano problemi in fase di
debugging47, poiché non è possibile sapere dove esse si trovino nella memoria dell'elaboratore (come tutte
le costanti, non hanno indirizzo conoscibile); inoltre non sempre è possibile distinguere a prima vista una
costante manifesta da una variabile, se non rintracciando la #define (l'uso delle maiuscole e minuscole
è libero tanto nelle costanti manifeste quanto nei nomi di variabili, pertanto nulla garantisce che un
simbolo espresso interamente con caratteri maiuscoli sia effettivamente una costante manifesta).
               Il C consente di definire delle costanti simboliche dichiarandole come vere e proprie variabili,
ma anteponendo al dichiaratore di tipo la parola chiave const. Ecco un paio di esempi:

    const int  ggAnnoFin = 360;
    const char return = 0x0D;

               E' facile vedere che si tratta di dichiarazioni del tutto analoghe a quelle di variabili; tuttavia la
presenza di const forza il compilatore a considerare costante il valore contenuto nell'area di memoria
associata al nome simbolico. Il compilatore segnala come illegale qualsiasi tentativo di modificare il


                              
                                                   
                                                      
     47 La fase, cioè, di ricerca e correzione degli errori di programmazione. Questa è effettuata con l'aiuto di
sofisticati programmi, detti debuggers, che sono spesso in grado di visualizzare il contenuto delle variabili
associandovi il nome simbolico; cosa peraltro impossibile con le costanti manifeste, che ne sono prive.


                                                                                              La gestione dei dati in C - 47





valore di una costante, pertanto ogni costante dichiarata mediante const deve essere inizializzata
contestualmente alla dichiarazione stessa.

    const int unIntCostante = 14;

    ....

    unIntCostante = 26;                           //errore: non si puo' modificare il valore di una costante

               Il principale vantaggio offerto da const è che risulta possibile accedere (in sola lettura) al
valore delle costanti così dichiarate mediante l'indirizzo delle medesime (come accade per tutte le aree di
memoria associate a nomi simbolici): ancora una volta rimandiamo gli approfondimenti alla trattazione
dei puntatori (pag. 16).
               Infine, le costanti simboliche possono essere gestite dai debugger proprio come se fossero
variabili.


                                                          E N T I T À   C O M P L E S S E 

               I tipi di dato discussi in precedenza sono intrinseci al compilatore: quelli, cioè, che esso è in
grado di gestire senza ulteriori costruzioni logiche da parte del programmatore; possiamo indicarli come
tipi elementari.
               Spesso, però, essi non sono sufficienti a rappresentare in modo esauriente le realtà oggetto di
elaborazione: In un semplice programma che gestisca in modo grafico il monitor del computer può essere
comodo rappresentare un generico punto luminoso (pixel) del monitor stesso come un'entità unica,
individuata mediante parametri che consentano, attraverso il loro valore, di distinguerla dalle altre dello
stesso tipo: si tratta di un'entità complessa.
               Infatti ogni pixel può essere descritto, semplificando un po', mediante tre parametri
caratteristici: le coordinate (che sono due, ascissa e ordinata, trattandosi di uno spazio bidimensionale) e il
colore.
               Il C mette a disposizione del programmatore alcuni strumenti atti a rappresentare entità
complesse in modo più prossimo alla percezione che l'uomo ne ha, di quanto consentano i tipi di dato
finora visti. Non si tratta ancora della possibilità di definire veri e propri tipi di dato "nuovi" e di gestirli
come se fossero intrinseci al linguaggio48, ma è comunque un passo avanti...


                                                                  L e   s t r u t t u r e 

               Tra gli strumenti cui si è fatto cenno appare fondamentale la struttura (structure), mediante la
quale si definisce un modello (template) che individua un'aggregazione di tipi di dato fondamentali.
               Ecco come potremmo descrivere un pixel con l'aiuto di una struttura:

struct pixel {
    int x;
    int y;
    int colour;
};




                              
                                                   
                                                      
      48 In tal senso strumenti molto potenti sono offerti dal C++, con il quale si possono "inventare" nuovi tipi di
dato, definendone anche le modalità di manipolazione, e gestirli, se ben progettati, senza alcuna differenza rispetto a
quelli elementari intrinseci.


48 - Tricky C





               Quello dell'esempio è una dichiarazione di template di struttura: si apre con la parola chiave
struct seguita dal nome (tag) che intendiamo dare al nostro modello; questo è a sua volta seguito da
una graffa aperta. Le righe che seguono, vere e proprie dichiarazioni di variabili, individuano il contenuto
della struttura e si concludono con una graffa chiusa seguita dal punto e virgola.
               Ecco un altro esempio di dichiarazione di template, dal quale risulta chiaro che una struttura può
comprendere differenti tipi di dato:

struct ContoCorrente {
    char   intestatario[50];
    char   data_accensione[9];
    int    cod_filiale;
    double saldo;
    double tasso_interesse;
    double max_fido;
    double tasso_scoperto;
};

               E' meglio focalizzare sin d'ora che la dichiarazione di un template di struttura non comporta che
il compilatore riservi dello spazio di memoria per allocare i campi49 della struttura stessa. La
dichiarazione di template definisce semplicemente la "forma" della struttura, cioè il suo modello.
               Di solito le dichiarazioni di template di struttura compaiono all'inizio del sorgente, anche perché
i templates devono essere stati dichiarati per poter essere utilizzati: solo dopo avere definito l'identifictore
(tag) e il modello (template) della struttura, come negli esempi di poco fa, è possibile dichiarare ed
utilizzare oggetti di quel tipo, vere e proprie variabili struct.

#include 

struct concorso {
    int serie;
    char organizzatore;
    int partecipanti;
};

void main(void)
{
    struct concorso c0, c1;

    c0.serie = 2;
    c0.organizzatore = 'F';
    c0.partecipanti = 482;
    c1.serie = 0;
    c1.organizzatore = 'G';
    c1.partecipanti = 33;
    printf("Serie della concorso 0: %d\n",c0.serie);
    printf("Organizzatore della concorso 1: %c\n",c1.organizzatore);
}

               Nel programma dell'esempio viene dichiarato un template di struttura, avente tag concorso. Il
template è poi utilizzato in main() per dichiarare due strutture di tipo concorso: solo a questo punto
sono creati gli oggetti concorso e viene loro riservata memoria. Gli elementi, o campi, delle due
strutture sono inizializzati con dati di tipo opportuno; infine alcuni di essi sono visualizzati con la solita
printf().
               Cerchiamo di evidenziare alcuni concetti fondamentali, a scanso di equivoci. La dichiarazione
di template non presenta nulla di nuovo: parola chiave struct, tag, graffa aperta, campi, graffa chiusa,
punto e virgola. Una novità è invece rappresentata dalla dichiarazione delle strutture c0 e c1: come si
                              
                                                   
                                                      
      49 Le variabili comprese in una struttura si dicono campi.


                                                                                     La gestione dei dati in C - 49





vede essa è fortemente analoga a quelle di comuni variabili, con la differenza che le variabili dichiarate
non appartengono al tipo int, float, o a uno degli altri tipi di dati sin qui trattati. Esse appartengono ad
un tipo di dato nuovo, definito da noi: il tipo struct concorso.
               Finora si è indicato con "dichiarazione di template" l'operazione che serve a definire l'aspetto
della struttura, e con "dichiarazione di struttura" la creazione degli oggetti, cioè la dichiarazione delle
variabili struttura. E' forse una terminologia prolissa, ma era indispensabile per chiarezza. Ora che siamo
tutti diventati esperti di strutture potremo essere un poco più concisi e indicare con il termine "struttura",
come comunemente avviene, tanto i template che le variabili di tipo struct50.
               In effetti, la dichiarazione:

struct concorso {
    int serie;
    char organizzatore;
    int partecipanti;
};

crea semplicemente un modello che può essere usato come riferimento per ottenere variabili dotate di
quelle particolari caratteristiche. Ciascuna variabile conforme a quel modello contiene, nell'ordine
prefissato, un int, un char e un secondo int. A ciascuna di queste variabili, come per quelle di
qualsiasi altro tipo, il compilatore alloca un'area di memoria di dimensioni sufficienti, alla quale associa il
nome simbolico che compare nella dichiarazione

    struct concorso c0;

cioè c0. In quest'ultima dichiarazione, l'identificatore concorso indica il modello particolare al quale si
deve conformare la variabile dichiarata. Esso è, in pratica, un'abbreviazione di

{
    int serie;
    char organizzatore;
    int partecipanti;
};

e come tale può venire usato nel programma. In altre parole, è possibile riferirsi all'intera dichiarazione di
struttura semplicemente usandone il tag.
               Una variabile di tipo struct può essere dichiarata contestualmente al template:

struct concorso {
    int serie;
    char organizzatore;
    int partecipanti;
} c0, c1;

               Il template può essere normalmente utilizzato per dichiarare altre strutture nel programma51.

                              
                                                   
                                                      
      50 Nella pratica comune ci si riferisce di solito alla "struttura concorso" allo stesso modo che alla
"struttura c0", anche se nel primo caso si intende "il modello della struttura il cui identificatore è concorso" e nel
secondo "la variabile di nome c0, il cui tipo è la struct avente modello concorso". I distratti sono avvertiti.

      51 Per completezza va osservato che dichiarando la variabile struttura e contemporaneamente definendone il
template la creazione di un tag può essere omessa:

struct {
    int serie;
    char organizzatore;


50 - Tricky C





               Tornando a quel che avviene nella main() dell'esempio, ai campi delle strutture dichiarate
sono stati assegnati valori con una notazione del tipo

nome_della_variabile_struttura.nome_del_campo = valore;

ed in effetti l'operatore punto (".") è lo strumento offerto dal C per accedere ai singoli campi delle
variabili struct, tanto per assegnarvi un valore, quanto per leggerlo (e lo si vede dalle printf() che
seguono).Abbiamo parlato delle strutture viste negli esempi precedenti come di variabili di tipo struct
concorso. In effetti definire un template di struttura significa arricchire il linguaggio di un nuovo tipo
di dato, non intrinseco, ma al quale è possibile applicare la maggior parte dei concetti e degli strumenti
disponibili con riferimento ai tipi di dato intrinseci.
               Le strutture possono quindi essere gestite mediante array e puntatori, proprio come comuni
variabili C. La dichiarazione di un array di strutture si prsenta come segue:

    struct concorso c[3];

               Si nota immediatamente la forte somiglianza con la dichiarazione di un array di tipo intrinseco:
il valore tra parentesi quadre specifica il numero di elementi, cioè, in questo caso, di strutture che formano
l'array. Ogni elemento è, appunto, una struttura conforme al template concorso; l'array ha nome  c. Per
accedere ai singoli elementi dell'array è necessario, come prevedibile, specificare il nome dell'array
seguito dall'indice, tra quadre, dell'elemento da referenziare. La differenza rispetto ad un array "comune",
ad esempio di tipo int, sta nel fatto che accedere ad una struttura non significa ancora accedere ai dati
che essa contiene: per farlo occorre usare l'operatore punto, come mostrato poco sopra. Un esempio
chiarirà le idee:

#include 

struct concorso {
    int serie;
    char organizzatore;
    int partecipanti;
};

void main(void)
{
    register i;
    struct concorso c[3];

    c[0].serie = 2;
    c[0].organizzatore = 'F';
    c[0].partecipanti = 482;
    c[1].serie = 0;
    c[1].organizzatore = 'G';
    c[1].partecipanti = 33;
    c[2].serie = 3;
    c[2].organizzatore = 'E';
    c[2].partecipanti = 107;
    for(i = 0; i < 3; i++)

                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
    int parteciapnti;
} c0, c1;

      In questo caso, non esistendo un tag mediante il quale fare riferimento al template, è necessario riscrivere il
template ogni volta che si dichiara altrove una variabile avente quelle stesse caratteristiche. Da evitare,
assolutamente.


                                                                                       La gestione dei dati in C - 51





        printf("%d    %c    %d\n",c[i].serie,c[i].organizzatore,c[i].partecipanti);
}

               Con riferimento ad un array di strutture, la sintassi usata per referenziare i campi di ciascuna
struttura elemento dell'array è simile a quella utilizzata per array di tipi intrinseci. Ci si riferisce, ad
esempio, al campo serie dell'elemento di posto 0 dell'array con la notazione c[0].serie; è banale
osservare che c[0] accede all'elemento dell'array, mentre .serie accede al campo voluto di
quell'elemento.
               Si può pensare all'esempio presentato sopra immaginando di avere tre fogli di carta, ciascuno
contenente un elemento dell'array c. In ciascun foglio sono presenti tre righe di informazioni che
rappresentano, rispettivamente, i 3 campi della struttura. Se i 3 fogli vengono mantenuti impilati in ordine
numerico crescente, si ottiene una rappresentazione "concreta" dell'array, in quanto è possibile conoscere
sia il contenuto dei tre campi di ogni elemento, sia la relazione tra i vari elementi dell'array stesso.
               I più attenti hanno sicuramente52 notato che, mentre le operazioni di assegnamento, lettura, etc.
con tipi di dato intrinseci vengono effettuate direttamente sulla variabile dichiarata, nel caso delle
strutture esse sono effettuate sui campi, e non sulla struttura come entità direttamente accessibile. In realtà
le regole del C non vietano di accedere direttamente ad una struttura intesa come un'unica entità, ma si
tratta di una pratica poco seguita53. E' infatti assai più comodo ed efficiente utilizzare i puntatori.
               Anche nel caso dei puntatori le analogie tra strutture e tipi intrinseci sono forti. La dichiarazione
di un puntatore a struttura, infatti, è:

    struct concorso *cPtr;

dove cPtr è il puntatore, che può contenere l'indirizzo di una struttura di template concorso.
L'espressione *cPtr restituisce una struct concorso, esattamente come in una dichiarazione quale

    int *iPtr;

*iPtr restituisce un int. Attenzione, però: per accedere ai campi di una struttura referenziata mediante
un puntatore non si deve usare l'operatore punto, bensì l'operatore "freccia", formato dai caratteri "meno"
("-") e "maggiore" (">") in sequenza, con una sintassi del tipo:

nome_del_puntatore_alla_variabile_di_tipo_struttura->nome_del_campo = valore;

               Vediamo un esempio.

    struct concorso *cPtr;

    ....
    cPtr->serie = 2;
    ....
    printf("Serie: %d\n",cPtr->serie);

               I puntatori a struttura godono di tutte le proprietà dei puntatori a tipi intrinseci, tra le quali
particolarmente interessante appare l'aritmetica dei puntatori (vedere pag. 33). Incrementare un puntatore
a struttura significa sommare implicitamente al suo valore tante unità quante ne occorrono per
"scavalcare" tutta la struttura referenziata e puntare quindi alla successiva. In generale, sommare un intero



                              
                                                   
                                                      
     52 Un po' di ottimismo non guasta...

     53 Forse anche perché fino a qualche anno fa erano pochi i compilatori in grado di implementare tale sintassi.


52 - Tricky C





ad un puntatore a struttura equivale sommare quell'intero moltiplicato per la dimensione della struttura54.
E' appena il caso di sottolineare che la dimensione di un puntatore a struttura e la dimensione della
struttura puntata sono due concetti differenti, come già si è detto per le variabili di tipo intrinseco. Un
puntatore a struttura occupa sempre 2 o 4 byte, a seconda che sia near, oppure far o huge,
indipendentemente dalla dimensione della struttura a cui punta. Con la dichiarazione di un puntatore a
struttura, dunque, il compilatore non alloca memoria per la struttura stessa.
               Rivediamo il programma d'esempio di poco fa, modificandolo per utilizzare un puntatore a
struttura:

#include 

struct concorso {
    int serie;
    char organizzatore;
    int partecipanti;
};

void main(void)
{
    struct concorso c[3], *cPtr;

    c[0].serie = 2;
    c[0].organizzatore = 'F';
    c[0].partecipanti = 482;
    c[1].serie = 0;
    c[1].organizzatore = 'G';
    c[1].partecipanti = 33;
    c[2].serie = 3;
    c[2].organizzatore = 'E';
    c[2].partecipanti = 107;
    for(cPtr = c; cPtr < c+3; ++cPtr)
        printf("%d   %c   %d\n",cPtr->serie,cPtr->organizzatore,cPtr->partecipanti);
}

               Come si può notare, la modifica consiste essenzialmente nell'avere dichiarato un puntatore a
struct concorso, cPtr, e nell'averlo utilizzato in luogo della notazione c[i] per accedere agli
elementi dell'array. Le dichiarazioni dell'array e del puntatore sono state raggruppate in un'unica
istruzione, ma sarebbe stato possibile separarle: il codice

    struct concorso c[3];
    struct concorso *cPtr;

avrebbe avuto esattamente lo stesso significato, sebbene in forma meno compatta e, forse, più leggibile.
               Nel ciclo  for dell'esempio, il puntatore  cPtr è inizializzato a c e poiché il nome di un array è
puntatore all'array stesso, cPtr punta al primo elemento di c, cioè  c[0]. Durante la prima iterazione
sono visualizzati i valori dei 3 campi di c[0]; all'iterazione successiva cPtr viene incrementato per
puntare al successivo elemento di c, cioè c[1], e quindi l'espressione

cPtr->

è ora equivalente a

                              
                                                   
                                                      
      54 La dimensione di una struttura può essere ricavata mediante l'operatore sizeof() (vedere pag. 68),
passandogli quale argomento il tag preceduto dalla parola chiave struct, oppure il nome di una variabile struttura:
basandoci sugli esempi visti sin qui, sizeof(struct concorso) e sizeof(c0) restituiscono entrambe la
dimensione della struttura concorso (che nel nostro caso è pari a 5 byte).


                                                                                        La gestione dei dati in C - 53





c[1].

               All'iterazione successiva, l'espressione

cPtr->

diviene equivalente a

c[2].

dal momento che cPtr è stato incrementato ancora una volta.
               A proposito di puntatori, è forse il caso di evidenziare che una struttura può contare tra i suoi
campi puntatori a qualsiasi tipo di dato. Sono perciò ammessi anche puntatori a struttura, persino
puntatori a struttura identificata dal medesimo tag. In altre parole, è perfettamente lecito scrivere:

struct TextLine {
    char *line;
    int  cCount;
    struct TextLine *prevTL;
    struct TextLine *nextTL;
};

               Quella dell'esempio è una struttura (o meglio, un template di struttura) che potrebbe essere
utilizzata per una rudimentale gestione delle righe di un testo, ad esempio in un programma di word
processing. Essa contiene due puntatori a struttura dello stesso template: nell'ipotesi che ogni riga di testo
sia gestita attraverso una struttura TextLine, prevTL è valorizzato con l'indirizzo della struct
TextLine relativa alla riga precedente nel testo, mentre nextTL punta alla struct TextLine della
riga successiva55. E' proprio mediante un utilizzo analogo a questo dei puntatori che vengono
implementati oggetti quali le liste. Uno dei vantaggi immediatamente visibili che derivano dall'uso
descritto dei due puntatori prevTL e nextTL consiste nella possibilità di implementare algoritmi di
ordinamento delle righe di testo che agiscano solo sui puntatori: è sufficiente modificare il modo in cui le
righe di testo sono legate l'una all'altra da un punto di vista logico, senza necessità alcuna di modificarne
l'ordine fisico in memoria.
               E' ovvio che, come al solito, un puntatore non riserva lo spazio per l'oggetto a cui punta.
Nell'ipotesi di puntatori near, l'espressione sizeof(struct TextLine) restituisce 8. La memoria
necessaria a contenere la riga di testo e le strutture TextLine stesse deve essere allocata esplicitamente.
               Nel caso degli array, al contrario, la memoria è allocata staticamente dal compilatore (anche qui
nulla di nuovo): riscriviamo il template in modo da gestire la riga di testo come un array di caratteri,
avente dimensione massima prestabilita (in questo caso 80):

struct TextLine {
    char line[80];
    int  cCount;
    struct TextLine *prevTL;
    struct TextLine *nextTL;
};

questa volta l'espressione sizeof(struct TextLine) restituisce 86.
               Va anche precisato che una struttura può contenere un'altra struttura (e non solo il puntatore ad
essa), purché identificata da un diverso tag:

                              
                                                   
                                                      
      55 Un prevTL e un nextTL contenenti NULL segnalano che le righe gestite dalle strutture di cui fanno parte
sono, rispettivamente, la prima e l'ultima del testo. Se una struct TextLine presenta entrambi i puntatori
NULL, allora essa gestisce l'unica riga di testo. Se è NULL anche il puntatore alla riga, line, allora il testo è vuoto.


54 - Tricky C





struct TextParms {
    int textLen;
    int indent;
    int justifyType;
};

struct TextLine {
    char line[80];
    struct TextParms lineParms;
    struct TextLine *prevTL;
    struct TextLine *nextTL;
};

          In casi come questo le dichiarazioni delle due strutture possono perfino essere nidificate:

struct TextLine {
    char line[80];
    struct TextParms {
        int textLen;
        int indent;
        int justifyType;
    } lineParms;
    struct TextLine *prevTL;
    struct TextLine *nextTL;
};

          Da quanto appena detto appare evidente che una struttura non può mai contenere una struttura
avente il proprio stesso tag identificativo: per il compilatore sarebbe impossibile risolvere completamente
la definizione della struttura, in quanto essa risulterebbe definita in funzione di se stessa. In altre parole è
illecita una dichiarazione come:

struct ST {
    int number;                                                                                      // OK
    float *fPtr;                                                                                     // OK
    struct ST inner;                // NO! il tag e' il medesimo e questo non e' un puntatore
};

          Anche agli elementi di strutture nidificate si accede tramite il punto (".") o la freccia ("->"):
con riferimento ai templates appena riportati, è possibile, ad esempio, dichiarare un array di strutture
TextLine:

    struct TextLine tl[100];                          // dichiara un array di strutture TextLine

          Alla riga di testo gestita dal primo elemento dell'array si accede, come già sappiamo, con
l'espressione tl[0].line. Per visualizzare la riga successiva (gestita dall'elemento di tl il cui
indirizzo è contenuto in nextTL) vale la seguente:

    printf("Prossima riga: %s\n",tl[0].nextTL->line);

          Infatti  tl[0].nextTL accede al campo nextTL di tl[0]: l'operatore utilizzato è il punto,
proprio perchè tl[0] è una struttura e non un puntatore a struttura. Ma nextTL è, al contrario, un
puntatore, perciò per referenziare l'elemento line della struttura che si trova all'indirizzo che esso
contiene è necessario usare la "freccia". Supponiamo ora di voler conoscere l'indentazione (rientro
rispetto al margine) della riga appena visualizzata: è ormai noto che ai campi della struttura "puntata" da
nextTL si accede con l'operatore ->; se il campo referenziato è, a sua volta, una struttura
(lineParms), i campi di questa sono "raggiungibili" mediante il punto.


                                                                                            La gestione dei dati in C - 55





    printf("Indentazione della prossima riga: %d\n",tl[0].nextTL->lineParms.indent);

               Insomma, la regola generale (che richiede di utilizzare il punto se l'elemento fa parte di una
struttura referenziata direttamente e la freccia se l'elemento è raggiungibile attraverso il puntatore alla
struttura) rimane valida e si applica pedestremente ad ogni livello di nidificazione.
               Vale infine la pena di chiarire che le strutture, pur costituendo un potente strumento per la
rappresentazione informatica di entità complesse (quali record di archivi, etc.), sono ottimi "aiutanti"
anche quando si desideri semplificare il codice ed incrementarne l'efficienza; se, ad esempio, occorre
passare molti parametri ad una funzione, e questa è richiamata molte volte (si pensi al caso di un ciclo con
molte iterazioni), può essere conveniente definire una struttura che raggruppi tutti quei parametri, così da
poter passare alla funzione un parametro soltanto: il puntatore alla struttura stessa (vedere pag. 87).


                                                          L e   u n i o n i 

               Da quanto detto circa le strutture, appare evidente come esse costituiscano uno strumento per la
rappresentazione di realtà complesse, in quanto sono in grado di raggrupparne i molteplici aspetti
quantitativi56. In particolare, ogni singolo campo di una struttura permette di gestire uno degli aspetti che,
insieme, descrivono l'oggetto reale.
               Il concetto di unione deriva direttamente da quello di struttura, ma con una importante
differenza: i campi di una union rappresentano diversi modi di vedere, o meglio, rappresentare, l'oggetto
che la union stessa descrive. Consideriamo l'esempio seguente:

struct FarPtrWords {
    unsigned offset;
    unsigned segment;
};

union Far_c_Ptr {
    char far *ptr;
    struct FarPtrWords words;
};

               La dichiarazione di un template di union è del tutto analoga a quella di un template di
struttura: l'unica differenza è costituita dalla presenza della parola chiave union in luogo di struct.
               La differenza è però enorme a livello concettuale: la struct FarPtrWords comprende due
campi, entrambi di tipo unsigned int. Non ci vuole molto a capire che essa occupa 4 byte e descrive
un puntatore di tipo "non near", scomposto nelle due componenti di indirizzo57.
               I due campi della union Far_c_Ptr, invece, sono rispettivamente un puntatore a 32 bit e
una struct FarPtrWords. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la union non occupa 8
byte, bensì solo 4: puntatore e struct FarPtrWords sono due modi alternativi di interpretarli o, in
altre parole, di accedere al loro contenuto. La union Far_c_Ptr è un comodo strumento per gestire un
puntatore come tale, o nelle sue parti offset e segmento, a seconda della necessità. L'area di memoria in
cui il dato si trova è sempre la stessa, ma il campo ptr la referenzia come un tutt'uno, mentre la struttura
FarPtrWord consente di accedere ai primi due byte o agli ultimi due, separatamente.

                              
                                                   
                                                      
      56 Per quelli qualitativi ci si deve accontentare di una loro "traduzione" in termini quantitativi.

      57 Perché prima l'offset e poi il segmento? E' sempre la solita storia: i processori Intel memorizzano i byte più
significativi di una variabile nelle locazioni di memoria aventi indirizzo maggiore (tecnica backwords). Perciò di un
dato a 32 bit è memorizzato prima il quarto byte, poi il terzo (ed è la seconda word), poi il secondo, infine il primo
(ed è la prima word).


56 - Tricky C





             Si può pensare ad una union come ad un insieme di "maschere" attraverso le quali interpretare
il contenuto di un'area di memoria.
             Vediamo la sintassi, senza preoccuparci dell'espressione (char far *): si tratta di un cast
(pag. 65) e non riguarda in modo diretto l'argomento "union":

    union FarPtr fp;

    fp.ptr = (char far *)0xB8000000L;
    printf("ptr: %Fp\n",fp.ptr);
    printf("ptr: %X:%X\n",fp.words.segment,fp.words.offset);

             L'accesso ai membri di una union segue le medesime regole dell'accesso ai membri di una
struct, cioè mediante l'operatore punto (o l'operatore "freccia" se si lavora con un puntatore). E'
interessante notare che inizializzando il campo ptr viene inizializzato anche il campo word, in quanto
condividono la stessa memoria fisica. Il medesimo campo ptr è poi utilizzato per ricavare il valore del
puntatore, mentre il campo words consente di accedere alle componenti segment ed offset.
Entrambe le printf() visualizzano

B800:0000

             Se nel codice dell'esempio si sostituisce la riga di inizializzazione del campo ptr con le righe
seguenti:

    fp.words.offset = 0;
    fp.words.segment = 0xB800;

le due printf() visualizzano ancora il medesimo output.
             La sintassi che consente di accedere ai due campi della struct FarPtrWords, a prima vista,
può apparire strana, ma in realtà essa è perfettamente coerente con le regole esposte con riferimento alle
strutture: dal momento che ai campi di una union si accede mediante l'operatore punto, sono giustificate
le scritture fp.ptr e fp.words ma l'operatore punto si utilizza anche per accedere ai membri di una
struttura, perciò sono lecite le scritture word.offset e word.segment; ciò spiega
fp.word.offset e fp.word.segment.
             Nell'esempio di  union analizzato, i membri sono due ed hanno uguale dimensione (entrambi 4
byte). Va precisato che i membri di una union possono essere più di due; inoltre essi possono essere di
dimensioni differenti l'uno dall'altro, nel qual caso il compilatore, allocando la union, le riserva una
quantità di memoria sufficiente a contenere il più "ingombrante" dei suoi membri, e li "sovrappone" a
partire dall'inizio dell'area di memoria occupata dalla union stessa. Esempio:

union Far_c_Ptr {
    char far *ptr;
    struct FarPtrWords words;
    unsigned pOffset;
}

             Il terzo elemento della union è un unsigned int, e come tale occupa 2 byte. Questi
coincidono con i primi due byte di ptr (e della struct), e rappresentano pertanto la word offset del
puntatore rappresentato dalla union.
             I puntatori a union si comportano esattamente come i puntatori a struct.


                                                                                 La gestione dei dati in C - 57





                                            G l i   e n u m e r a t o r i 

              Gli enumeratori sono un ulteriore strumento che il C rende disponibile per rappresentare più
agevolmente i dati gestiti dai programmi. In particolare essi consentono di descrivere con nomi simbolici
gruppi di oggetti ai quali è possibile associare valori numerici interi.
              Come noto, le variabili di un programma possono rappresentare non solo oggetti quantificabili,
come un importo valutario, ma anche qualità non numerabili (come un colore o il sesso di un individuo)
la cui caratteristica principale è il fatto di essere mutuamente esclusive. Normalmente si tende a gestire
tali qualità "inventando" una codifica che permette di assegnare valori di tipo integral (gli smemorati
tornino a pag. 12) ai loro differenti modi di manifestarsi (ad esempio: al colore nero può essere associato
il valore zero, al rosso il valore 1, e così via; si può utilizzare il carattere 'M' per "maschile" e 'F' per
"femminile, etc.). Spesso si ricorre alle direttive #define, che consentono di associare, mediante la
sostituzione di stringhe a livello di preprocessore, un valore numerico ad un nome descrittivo (vedere
pag. 44 e seguenti).
              L'uso degli enumeratori può facilitare la stesura dei programmi, lasciando al compilatore il
compito di effettuare la codifica dei diversi valori assumibili dalle variabili che gestiscono modalità
qualitative, e consentendo al programmatore di definire ed utilizzare nomi simbolici per riferirsi a tali
valori. Vediamo un esempio:

enum SEX {
    ignoto,                                                                   // beh, non si sa mai...
    maschile,
    femminile
};

              La dichiarazione di un enumeratore ricorda da vicino quella di una struttura: anche in questo
caso viene definito un template; la parola chiave enum è seguita dal tag, cioè dal nome che si intende
dare al modello di enumeratore; vi sono le parentesi graffe aperta e chiusa, quest'ultima seguita dal punto
e virgola. La differenza più evidente rispetto alla dichiarazione di un template di struttura consiste nel
fatto che laddove in questo compaiono le dichiarazioni dei campi (vere e proprie definizioni di variabili
con tanto di indicatore di tipo e punto e virgola), nel template di enum vi è l'elenco dei nomi simbolici
corrispondenti alle possibili manifestazioni della qualità che l'enumeratore stesso rappresenta. Detti nomi
simbolici sono separati da virgole; la virgola non compare dopo l'ultimo nome elencato.
              Anche la dichiarazione di una variabile di tipo enum ricorda da vicino quella di una variabile
struttura:

    enum SEX sesso;
    ....
    sesso = maschile;
    ....
    if(sesso == maschile)
        printf("MASCHIO");
    else
        if(sesso == femminile)
            printf("FEMMINA");
        else
            printf("BOH?");

              Il codice riportato chiarisce le modalità di dichiarazione, inizializzazione e, in generale, di
utilizzo di una variabile di tipo enum.
              E' inoltre possibile notare come in C, a differenza di quanto avviene in molti altri linguaggi,
l'operatore di assegnamento e quello di confronto per uguaglianza hanno grafia differente, dal momento
che quest'ultimo si esprime con il doppio segno di uguale.
              Ovviamente il compilatore, di soppiatto, assegna dei valori ai nomi simbolici elencati nel
template dell'enum: per default al primo nome è associato il valore 0, al secondo 1, e così via. E'


58 - Tricky C





comunque possibile assegnare valori a piacere, purché integral, ad uno o più nomi simbolici; ai restanti il
valore viene assegnato automaticamente dal compilatore, incrementando di uno il valore associato al
nome precedente.

enum SEX {
    ignoto = -1,
    maschile,
    femminile
};

           Nell'esempio, al nome ignoto è assegnato esplicitamente valore -1: il compilatore assegna
valore 0 al nome maschile e 1 a femminile. I valori esplicitamente assegnati dal programmatore
non devono necessariamente essere consecutivi; la sola condizione da rispettare è che si tratti di valori
interi.
           Il vantaggio dell'uso degli enumeratori consiste nella semplicità di stesura e nella migliore
leggibilità del programma, che non deve più contenere dichiarazioni di costanti manifeste né utilizzare
variabili intere per esprimere modalità qualitative. Inoltre, la limitazione del fabbisogno di costanti
manifeste rappresenta di per sé un vantaggio di carattere tecnico, in quanto consente di limitare i rischi
connessi al loro utilizzo, in particolare i cosiddetti side effect o effetti collaterali (pag. 45).


                                               I   c a m p i   d i   b i t 

           Se una variabile di tipo intero può assumere solo un limitato numero di valori, è teoricamente
possibile memorizzarla utilizzando un numero di bit inferiore a quello assegnatole dal compilatore: basta
infatti 1 bit per memorizzare un dato che può assumere solo due valori, 2 bit per un dato che può
assumere quattro valori, 3 bit per uno che può assumere otto valori, e così via.
           Il C non ha tipi intrinseci di dati con un numero di bit inferiori a 8 (il char), ma consente di
"impaccare" più variabili nel numero di bit strettamente necessario mediante i cosiddetti campi di bit.
           Un esempio di uso di questo strumento può essere ricavato con riferimento alla gestione di una
cartella clinica. Supponiamo di voler gestire, per ogni paziente, le seguenti informazioni: il sesso
(maschile o femminile), lo stato vitale (vivente, defunto, in coma), il tipo di medicinale somministrato
(sedici categorie, come antibiotici e sulfamidici), la categoria di ricovero (otto possibili sistemazioni, da
corsia a camera di lusso). In questa ipotesi sarebbe possibile codificare il sesso mediante un solo bit, lo
stato vitale con 2, il tipo di cura con 4, la sistemazione in ospedale con 3: in totale 10 bit, senz'altro
disponibili in un'unica variabile di tipo intero.
           L'uso dei campi di bit prevede la dichiarazione di un template: anche in questo caso la
somiglianza con le strutture è palese.

struct CartellaClinica {
    unsigned sesso: 1;
    unsigned stato: 2;
    unsigned cura: 4;
    unsigned letto: 3;
};

           La dichiarazione utilizza la parola chiave struct, proprio come se si trattasse di un template
di struttura; le dichiarazioni dei campi sono introdotte da uno specificatore di tipo e chiusa dal punto e
virgola; la differenza qui consiste nell'indicazione dell'ampiezza in bit di ogni singolo campo, effettuata
posponendo al nome del campo il carattere due punti (":") seguito dal numero di bit da assegnare al
campo stesso. I due punti servono, infatti, a indicare la definizione di un campo di bit, la cui ampiezza
viene specificata dal numero seguente; se il numero totale di bit non è disponibile in un'unica variabile
intera, il compilatore alloca anche la successiva word in memoria.


                                                                                  La gestione dei dati in C - 59





          I campi di bit del tipo CartellaClinica sono tutti dichiarati unsigned int: in tal modo
tutti i bit sono utilizzabili per esprimere i valori che di volta in volta i campi stessi assumeranno. In realtà,
i campi di bit possono anche essere dichiarati int, ma in questo caso il loro bit più significativo
rappresenta il segno e non è quindi disponibile per memorizzare il valore. Un campo dichiarato int ed
ampio un solo bit può esprimere solo i valori 0 e -1.
          I campi di bit sono referenziabili esattamente come i campi di una comune struttura:

enum SEX {
    maschile,
    femminile
};

struct CartellaClinica {
    unsigned sesso: 1;
    unsigned stato: 2;
    unsigned cura: 4;
    unsigned letto: 3;
};

char *sessi[] = {
    "MASCHILE",
    "FEMMINILE"
};
....
    struct CartellaClinica Paziente;
    ....
    Paziente.sesso = maschile;
    ....
    printf("Sesso del paziente: %s\n",sessi[Paziente.sesso]);

          E' importante ricordare come sia compito del programmatore assicurarsi che i valori
memorizzati nei campi di bit non occupino più bit di quanti ne sono stati loro riservati in fase di
definizione del template, dal momento che le regole del C non assicurano che venga effettuato un
controllo nelle operazioni di assegnamento di valori ai campi. Se si assegna ad un campo di bit un valore
maggiore del massimo previsto per quel campo, può accadere che i bit più significativi di quel valore
siano scritti nei campi successivi: è bene, ancora una volta, verificare il comportamento del proprio
compilatore (circa le dipendenze del codice dal compilatore utilizzato, vedere pag. 463).
          Naturalmente un campo di bit può essere utilizzato anche per memorizzare un'informazione di
tipo quantitativo: ad esempio, la struct CartellaClinica potrebbe essere ridefinita mediante
l'aggiunta di un campo atto a memorizzare il numero di ricoveri subiti dal paziente; impiegando 6 bit tale
valore è limitato a 63.

struct CartellaClinica {
    unsigned sesso: 1;
    unsigned stato: 2;
    unsigned cura: 4;
    unsigned letto: 3;
    unsigned ricoveri: 6;
};

          Nella nuova definizione, tutti i 16 bit delle due word occupate in memoria dalla
struct CartellaClinica sono utilizzati.




                                                                                            Gli operatori - 61





                                      G L I   O P E R A T O R I 

            Come tutti i linguaggi di programmazione, il C dispone di un insieme di operatori, cioè di
simboli che rappresentano particolari operazioni sul valore di un dato (che viene comunemente detto
operando).Alcuni operatori C sono perfettamente equivalenti a quelli omologhi di altri linguaggi, altri sono
peculiari; tuttavia, prima di esaminarne le principali caratteristiche, è bene chiarire il significato di due
concetti: precedenza e associatività.
            Quando un operatore agisce su più operandi o in un'espressione sono definite più operazioni, tali
concetti assumono notevole importanza, perché consentono di interpretare correttamente l'espressione
stessa, stabilendo quali operazioni devono essere effettuate prima delle altre. Consideriamo, quale
esempio, una somma:

    a = b + c;

            Nell'espressione sono presenti due operatori: l'uguale (operatore di assegnamento) ed il "più"
(operatore di somma). E' facile comprendere che l'espressione ha significato solo se viene dapprima
calcolata la somma dei valori contenuti in b e c, e solo successivamente il risultato è assegnato ad a.
Possiamo dire che la precedenza dell'operatore di assegnamento è minore di quella dell'operatore di
somma. Consideriamo ora una serie di assegnamenti:
    a = b = c = d;

            Il compilatore C la esegue assegnando il valore di d a c; poi il valore di c a b; infine, il valore
di b ad a. Il risultato è che il valore di d è assegnato in cascata alle altre variabili; in pratica, che
l'espressione è stata valutata da destra a sinistra, cioè che l'operatore di assegnamento gode di associatività
da destra a sinistra.
            In altre parole, la precedenza si riferisce all'ordine in cui il compilatore valuta gli operatori,
mentre l'associatività concerne l'ordine in cui sono valutati operatori aventi la stessa precedenza (non è
detto che l'ordine sia sempre da destra a sinistra).
            Le parentesi tonde possono essere sempre utilizzate per definire parti di espressioni da valutare
prima degli operatori che si trovano all'esterno delle parentesi. Inoltre, quando vi sono parentesi tonde
annidate, vale la regola che la prima parentesi chiusa incontrata si accoppia con l'ultima aperta e che
vengono sempre valutate per prime le operazioni più interne. Così, ad esempio, l'espressione

    a = 5 * (a + b / (c - 2));

è valutata come segue: dapprima è calcolata la differenza tra c e 2, poi viene effettuata la divisione di b
per tale differenza. Il risultato è sommato ad a ed il valore ottenuto è moltiplicato per 5. Il prodotto,
infine, è assegnato ad a. In assenza delle parentesi il compilatore avrebbe agito in maniera differente,
infatti:

    a = 5 * a + b / c - 2;

è valutata sommando il prodotto di a e 5 al quoziente di b diviso per c; al risultato è sottratto 2 ed il
valore così ottenuto viene assegnato ad a.
            Vale la pena di presentare l'insieme degli operatori C, riassumendone in una tabella le regole di
precedenza ed associatività; gli operatori sono elencati in ordine di precedenza decrescente.


62 - Tricky C





OPERATORI C

OPERATORE                                DESCRIZIONE                  ASSOCIATIVITÀ

()               chiamata di funzione                                    da sx a dx

[]               indici di array

.                appartenenza a struttura

->               appartenenza a struttura refernziata da puntatore

!                NOT logico                                              da dx a sx

~                complemento a uno

-                meno unario (negazione)

++               autoincremento

--               autodecremento

&                indirizzo di

*                indirezione

(tipo)           cast (conversione di tipo)

sizeof()         dimensione di

*                moltiplicazione                                         da sx a dx

/                divisione

%                resto di divisione intera

+                addizione                                               da sx a dx

-                sottrazione

<<               scorrimento a sinistra di bit                           da sx a dx

>>               scorrimento a destra di bit

<                minore di                                               da sx a dx

<=               minore o uguale a

>                maggiore di


                                                                                            Gli operatori - 63





>=                 maggiore o uguale a

==                 uguale a                                                                da sx a dx

!=                 diverso da (NOT uguale a)

&                  AND su bit                                                              da sx a dx

^                  XOR su bit                                                              da sx a dx

|                  OR su bit                                                               da sx a dx

&&                 AND logico                                                              da sx a dx

||                 OR logico                                                               da sx a dx

? :                espressione condizionale                                                da dx a sx

=, etc.            operatori di assegnamento (semplice e composti)                         da dx a sx

,                  virgola (separatore di espressioni)                                     da sx a dx


          Come si vede, alcuni operatori possono assumere significati diversi. Il loro modo di agire sugli
operandi è quindi talvolta desumibile senza ambiguità solo conoscendo il contesto di azione, cioè le
specifiche espressioni in cui sono utilizzati. Di seguito è fornita una descrizione dettagliata degli operatori
di cui ancora non si è detto in precedenza, elencati in ordine di precedenza decrescente, come da tabella,
ma, al tempo stesso, raggruppati per analogia di significato. Circa l'operatore di chiamata a funzione si
veda pag. 85.


                                           N O T   L O G I C O 

          Il not logico si indica con il punto esclamativo. Esso consente di negare logicamente il risultato
di un confronto, cioè di "capovolgerlo". Perciò, se ad esempio

    (a > b)

è vera, allora

    !(a > b)

risulta falsa. Ancora, l'espressione seguente

    if(!(a = b)) ....

equivale a

    a = b;
    if(!a) ....

che, a sua volta, è l'equivalente di


64 - Tricky C





    a = b;
    if(!(a != 0)) ....

cioè, in definitiva,

    a = b;
    if(a == 0) ....

               Si noti che l'operatore "!=", pur essendo formato da due simboli, è per il compilatore un unico
token58, la cui grafia, comunque, è perfettamente coerente con il significato dell'operatore "!" (vedere
quanto detto circa gli operatori logici, pag. 70).


                                                       C O M P L E M E N T O   A   U N O 

               L'operatore di complemento a uno è rappresentato con la tilde ("~"). Il complemento ad uno di
un numero si ottiene invertendo tutti i bit che lo compongono: ad esempio, con riferimento a dati espressi
con un solo byte, il complemento a uno di 0 è 255, mentre quello di 2 è 253. Infatti, rappresentando il
byte come una stringa di 8 bit, nel primo caso si passa da 00000000 a 11111111, mentre nel secondo
da 00000010 si ottiene 11111101. Pertanto

    a = 2;
    printf("%d\n",~a);

produce la visualizzazione proprio del numero 253.
               L'operatore di complemento a uno (o negazione binaria) non va confuso né con l'operatore di
negazione logica, di cui si è appena detto, né con quello di negazione algebrica o meno unario ("-",
vedere di seguito), dei quali si è detto poco sopra: del resto, la differenza tra i tre è evidente. Il primo
"capovolge" i singoli bit di un valore, il secondo rende nullo un valore non nullo e viceversa, mentre il
terzo capovolge il segno di un valore, cioè rende negativo un valore positivo e viceversa.


                                                 N E G A Z I O N E   A L G E B R I C A 

               Il segno meno ("-") può essere utilizzato come negazione algebrica, cioè per esprimere numeri
negativi o, più esattamente, per invertire il segno di un valore: in tal caso esso ha precedenza maggiore di
tutti gli operatori aritmetici (vedere pag. 68), per cui

    a = -b * c;

è valutata moltiplicando c per il valore di b cambiato di segno. Si osservi che le negazione algebrica di un
valore non modifica il valore stesso, ma lo restituisce con segno opposto e identico modulo: nell'esempio
appena riportato, il valore in b non viene modificato.


                         A U T O I N C R E M E N T O   E   A U T O D E C R E M E N T O 

               Gli operatori di (auto)incremento e (auto)decremento sommano e, rispettivamente,
sottraggono 1 alla variabile a cui sono applicati. L'espressione

    ++a;
                              
                                                   
                                                      
     58 Il token è un'entità minima riconoscibile dal compilatore come parte a se stante di una istruzione.


                                                                                               Gli operatori - 65





incrementa di 1 il valore di a, mentre

    --a;

lo decrementa. E' molto importante ricordare che essi possono essere prefissi o suffissi; possono, cioè, sia
precedere che seguire la variabile a cui sono applicati. Il loro significato rimane il medesimo (sommare o
sottrarre 1), ma il loro livello di precedenza cambia. Nell'espressione

    a = ++b;

ad a viene assegnato il valore di b incrementato di 1, perché, in realtà, dapprima è incrementata la
variabile b e successivamente il suo nuovo valore è assegnato ad a. Invece, con

    a = b++;

ad a è assegnato il valore di b e solo successivamente questa è incrementata. Analoghe considerazioni
valgono nel caso dell'operatore di decremento. Ancora: nella

    if(a > ++b) ....

la condizione è valutata dopo avere incrementato b, mentre nella

    if(a > b++) ....

dapprima è valutata la condizione e poi viene incrementata b.
               La differenza tra operatore prefisso e suffisso, però, scompare quando l'autoincremento della
variabile sia parametro di una chiamata a funzione: con riferimento ad una riga come

    printf("%d\n",++a);

spesso non è possibile sapere a priori se a viene incrementata prima di passarne il valore a printf(), o
se, al contrario, l'incremento è effettuato in seguito. Ci si potrebbe aspettare che la scrittura  ++a determini
l'incremento prima della chiamata, mentre a++ lo determini dopo; tuttavia il C non stabilisce una regola
univoca. Ciò significa che ogni compilatore può regolarsi come meglio crede. E questo a sua volta
significa che possono esserci compilatori che fissano a priori un modo univoco di procedere, ed altri che
invece decidono caso per caso in fase di compilazione, sulla base, ad esempio, di opzioni di
ottimizzazione del codice in funzione della velocità, della dimensione, e così via. E' dunque
indispensabile consultare molto attentamente la documentazione del compilatore o, meglio ancora, evitare
possibili ambiguità dedicando all'incremento della variabile un'istruzione separata dalla chiamata a
funzione, anche in vista di un possibile porting del programma ad altri compilatori (al riguardo vedere
anche pag. 463).
               Gli operatori "++" e "--" modificano sempre il valore della variabile59 a cui sono applicati.


                                       C A S T   E   C O N V E R S I O N I   D I   T I P O 

               In una espressione è sempre possibile avere operandi di tipo diverso. Non è poi così strano
dividere, ad esempio, un numero in virgola mobile per un numero intero, oppure, anche se a prima vista
può sembrare meno ovvio, moltiplicare un intero per un carattere. In ogni caso, comunque, il risultato


                              
                                                   
                                                      
     59 Proprio per questo, quindi, non possono essere applicati alle costanti.


66 - Tricky C





dell'operazione deve essere di un unico tipo, di volta in volta ben determinato: in tali casi è sempre
necessario, perciò, procedere a conversioni di tipo su almeno uno degli operandi coinvolti.
               Il C, al riguardo, fissa un ordine "gerarchico" dei tipi di dato intrinseci, e stabilisce due semplici
regole che consentono di conoscere sempre a priori come verranno effettuate le necessarie conversioni.
               L'ordine gerachico dei tipi, decrescente da sinistra a destra, è il seguente:

                                  long double > double > float > long > int > short > char

               Ne risulta che ogni tipo è di "grado" superiore ad ogni altro tipo elencato alla sua destra e di
grado inferiore a quello dei tipi elencati alla sua sinistra. Sulla scorta di tale gerarchia, la prima regola
stabilisce che nelle espressioni che non coinvolgono operatori di assegnamento, in ogni coppia di
operandi l'operando di grado inferiore è convertito nel tipo dell'operando avente grado superiore. Così, ad
esempio, in una operazione di confronto tra un float e un long, quest'ultimo è convertito in float
prima che sia effettuato il confronto.
               La seconda regola riguarda invece le operazioni di assegnamento: l'espressione a destra
dell'operatore di assegnamento è sempre convertita nel tipo della variabile che si trova a sinistra del
medesimo, indipendentemente dal livello gerarchico dei dati coinvolti.
               Naturalmente le due regole possono trovare contemporanea applicazione quando ad una
variabile sia assegnato il risultato di un'espressione che coinvolge operandi di tipi differenti:

    int iVar;
    long lVar;
    float fVar;
    char cVar;

    ....
    iVar = fVar + lVar * cVar;

               Nell'esempio, l'operatore di moltiplicazione ha precedenza rispetto a quello di somma, perciò
viene dapprima calcolato il prodotto di lVar per cVar, dopo avere convertito cVar in long. Il valore
ottenuto è poi sommato a quello contenuto in fVar, ma solo dopo averlo convertito in float. Il
risultato, infine, viene convertito in int ed assegnato a iVar.
               Si tenga presente che le conversioni effettuate in modo automatico dal compilatore C implicano
un troncamento della parte più significativa del valore convertito quando esso viene "degradato" ad un
livello inferiore, ed un'aggiunta di bit nulli quando è "promosso" ad un tipo di livello superiore. Nel
secondo caso il valore originario del dato può sempre venire conservato; nel primo, al contrario, esiste il
rischio di perdere una parte (la più significativa) del valore convertito.
               L'affermazione risulta palese se si pensa, ad esempio, al caso di una conversione da int a
long ed una viceversa: consideriamo due variabili, la prima di tipo int (16 bit) e la seconda di tipo long
(32 bit), contenenti, rispettivamente, i valori 5027 (che in codice binario è 0001001110100011)
e 2573945 (in binario 00000000001001110100011001111001): la conversione della prima in
long implica l'aggiunta di 16 bit nulli alla sinistra di quelli "originali". Lo spazio occupato è ora di 32
bit, ma il valore di partenza non viene modificato. Nel convertire il long in int, al contrario, vengono
eliminati i 16 bit più significativi (quelli più a sinistra): i 16 bit rimanenti sono 0100011001111001,
che equivalgono, in notazione decimale, a 18041.
               Conversioni di tipo automatiche sono effettuate anche quando il tipo dei parametri passati ad
una funzione non corrisponde al tipo dei parametri che la funzione "desidera". Inoltre, in questo caso, i
char sono sempre convertiti in int, anche se la funzione si aspetta di ricevere proprio un char60. Va
                              
                                                   
                                                      
     60 Qualcuno, probabilmente, se ne domanda il perché. Ebbene, il motivo non è legato ad una improbabile mania
del compilatore di convertire tutto quello che gli capiti a tiro, bensì esclusivamente alla natura tecnica del passaggio
di parametri ad una funzione, sempre effettuato tramite una particolare area di memoria, lo stack, organizzata e
gestita in word (vedere pag. 158).


                                                                                            Gli operatori - 67





anche sottolineato che il compilatore, in genere, emette un messaggio di warning quando la conversione
di tipo generata in modo automatico comporta il rischio di perdere una parte del valore coinvolto.
          Vi sono però spesso situazioni in cui il compilatore non è in grado di effettuare la conversione
in modo automatico; ad esempio quando sono coinvolti tipi di dato non intrinseci, definiti dal
programmatore (quali strutture, campi di bit, etc.). Altre volte, invece, si desidera semplicemente
esplicitare una conversione che il compilatore potrebbe risolvere da sé, al fine di rendere più chiaro il
codice o per evitare il warning ad essa correlato.
          In tutti questi casi si può ricorrere all'operatore di cast, il quale forza un qualunque valore ad
appartenere ad un certo tipo. La notazione è la seguente:

    (tipo)espressione

dove tipo può essere una qualsiasi delle parole chiave del C utilizzate nelle dichiarazioni di tipo ed
espressione dev'essere una qualsiasi espressione sintatticamente corretta. Ad esempio:

    int iVar;

    iVar = (int)3.14159;

          La conversione illustrata può essere automaticamente eseguita dal compilatore, ma l'esplicitarla
mediante l'operatore di cast incrementa la chiarezza del codice ed evita il messaggio di warning. Un altro
caso in cui si effettua spesso il cast è l'inizializzazione di un puntatore far o huge con una costante a 32
bit:

    char far *colVbuf = (char far *)0xB8000000L;                   // ptr buffer video testo col.

          La conversione automatica, in questo caso, non comporterebbe alcun errore, dal momento che la
costante assegnata al puntatore è un dato a 32 bit, esattamente come il puntatore stesso: il compilatore
emetterebbe però una segnalazione di warning, per evidenziare al programmatore che un dato di tipo
long viene assegnato ad un puntatore far a carattere: una questione di forma, insomma. Di fatto la
costante potrebbe essere scritta anche senza la "L" che ne indica inequivocabilmente la natura long, ma
in quel caso il compilatore segnalerebbe, con un altro warning, che vi è una costante che, per il valore
espresso, deve essere considerata long senza che ciò sia stato esplicitamente richiesto.
          Più significativo può essere l'esempio seguente:

struct FARPTR {
    unsigned offset;
    unsigned segment;
};

    ....
    char far *cFptr;
    struct FARPTR fPtr;
    ....
    (char far *)fPtr = cFptr;

          In questo caso la struttura di tipo FARPTR è utilizzata per accedere separatamente alla parte
segmento e alla parte offset di un puntatore far. In pratica, il valore contenuto nel puntatore far è
copiato nell'area di memoria occupata dalla struttura: si tratta di un'operazione che potrebbe provocare
l'emissione di un messaggio di errore e l'interruzione della compilazione. La presenza dell'operatore di
cast tranquillizza il compilatore; dal canto nostro sappiamo che struttura e puntatore occupano
entrambi 32 bit, perciò siamo tranquilli a nostra volta.


68 - Tricky C





                                                       O P E R A T O R E   s i z e o f ( ) 

               Il compilatore C rende disponibile un operatore, sizeof(), che restituisce come int il
numero di byte61 occupato dal tipo di dato o dalla variabile indicati tra le parentesi. Esempietto:

    int pippo;
    long pluto;
    float num;
    int bytes_double;
    ....
    printf("pippo occupa %d bytes\n",sizeof(pippo));
    printf("infatti un int ne occupa %d\n",sizeof(int));
    printf("un long occupa %d bytes\n",sizeof(long));
    printf("...e un fload %d\n",sizeof(float));
    bytes_double = sizeof(double);
    printf("Il double occupa %d bytes\n",bytes_double);

               Si noti che sizeof() non è una funzione, ma un operatore: esso è dunque intrinseco al
compilatore e non fa parte di alcuna libreria. Inoltre esso restituisce sempre un valore di tipo int,
indipendentemente dal tipo di dato o di variabile specificato tra le parentesi.


                                                O P E R A T O R I   A R I T M E T I C I 

               Gli operatori aritmetici del C sono i simboli di addizione ("+"), sottrazione ("-"), divisione
("/") e moltiplicazione ("*"), quest'ultimo da non confondere con l'operatore di indirezione (pag. 17) che
utilizza il medesimo simbolo. Anche l'utilizzo di tali operatori appare piuttosto scontato; è comunque
opportuno sottolineare che tra di essi valgono le normali regole di precedenza algebrica, per cui le
operazioni di moltiplicazione e divisione si calcolano, in assenza di parentesi, prima di quelle di addizione
e sottrazione. Così, ad esempio, l'espressione

    a = b + c * 4 - d / 2;

è calcolata come

    a = b + (c * 4) - (d / 2);

               Vedere anche l'operatore di negazione algebrica, pag. 64.


                                         R E S T O   D I   D I V I S I O N E   I N T E R A 

               Quando si effettua una divisione tra due interi, il C restituisce solamente la parte intera del
risultato. Se esiste un resto, questo è perso. Ad esempio, l'espressione

    a = 14 / 3;

assegna 4 ad a.
               Se interessa conoscere il resto della divisione, è necessario utilizzare l'operatore "%":

    a = 14 % 3;

                              
                                                   
                                                      
     61 In C un dato on può mai occupare una frazione di byte.


                                                                                                        Gli operatori - 69





assegna ad a il valore 2, cioè il resto dell'operazione; in pratica, l'operatore "%" è complementare
all'operatore "/", ma è applicabile esclusivamente tra valori rientranti nella categoria degli integral
(pag. 12).


                                                            S H I F T   S U   B I T 

               Pur essendo classificato normalmente tra i linguaggi di alto livello, il C manifesta spesso la
propria natura di linguaggio orientato al sistema: gli operatori su bit di cui dispone sono una delle
caratteristiche che contribuiscono a renderlo particolarmente vicino alla macchina. Tali operatori
consentono di agire sui dati integral considerandoli semplici sequenze di bit.
               Particolarmente interessanti risultano due operatori che permettono di traslare, cioè di "fare
scorrere", di un certo numero di posizioni a destra o sinistra i bit di un valore: si tratta dei cosiddetti
operatori di shift. In particolare, lo shift a sinistra si esprime col simbolo "<<", mentre quello a destra
(indovinate un po') con ">>". Esempio:

    a = 1;
    printf("%d\n",a <<= 2);
    printf("%d\n",a >> 1);

               Il frammento di codice riportato produce la visualizzazione dei numeri 4 e 2; infatti, il
numero 1 in forma binaria è 00000001. Traslando a sinistra i bit di due posizioni, si ottiene
00000100, che è, appunto, 4. Come si è detto a pag. 73, l'operatore di assegnamento può essere
composto con gli operatori su bit: ne segue che la seconda riga di codice modifica il valore di a,
assegnandole il suo stesso valore traslato a sinistra di due posizioni. La seconda chiamata a printf()
visualizza il valore 2, restituito dall'espressione che trasla a destra di una posizione i bit del valore
presente in a (4), ma questa volta a non è modificata.
               Va osservato che l'operazione di shift rende privi di significato i primi o gli ultimi bit del valore
(a seconda che la traslazione avvenga verso sinistra o, rispettivamente, verso destra)62: quegli spazi sono
riempiti con bit di valore opportuno. Nel caso di shift a sinistra non vi è mai problema: i bit lasciati liberi
sono riempiti con bit a zero; ma nel caso di uno shift a destra le cose si complicano.
               Se l'integral su cui è effettuato lo shift è senza segno, o è signed ma positivo, allora anche in
questo caso sono utilizzati bit nulli come riempitivo. Se, al contrario, l'integral è di tipo signed ed è
negativo, allora va tenuto presente che il suo bit più significativo, cioè quello all'estrema sinistra, è usato
proprio per esprimere il segno. Alcuni processori estendono il segno, cioè riempiono i bit lasciati liberi
dallo shift con bit a uno; altri invece inseriscono comunque bit nulli. Pertanto, a seconda del calcolatore
su cui è eseguita, una operazione di shift a sinistra come la seguente:

    signed char sc;

    sc = -1;                                                                             // In bits e' 11111111
    sc >>= 4;                                          // rimane 11111111 con E.S.; diventa 00001111 senza E.S.

può avere quale effetto un valore finale per sc pari ancora a -1, se il processore effettua l'estensione del
segno, oppure pari a 15 se non vi è estensione di segno. Cautela, dunque: consultare la documentazione
della macchina63 prima di azzardare ipotesi.


                              
                                                   
                                                      
     62 Detti bit, per farla breve, vengono "spinti fuori" dallo spazio a loro disposizione e si perdono nel nulla.

     63 L'estensione del segno dipende dal processore e non dal compilatore. Questo si limita infatti a utilizzare le
istruzioni assembler di shift su bit per codificare opportunamente le istruzioni C che coinvolgono gli operatori di
shift. Come è noto, ogni processore ha il "proprio" assembler, pertanto il comportamento della macchina dipende dal


70 - Tricky C





                                          O P E R A T O R I   L O G I C I   D I   T E S T 

               Gli operatori logici di test possono essere suddivisi in due gruppi: quelli normalmente usati nei
confronti tra valori e quelli utilizzati per collegare i risultati di due confronti. Ecco una breve serie di
esempi relativi al primo gruppo:

    (a == b)                                                                                                  // VERA se a e' UGUALE a b
    (a != b)                                                                                              // VERA se a e' diversa da b
    (a < b)                                                                         // VERA se a e' strettamente minore di b
    (a > b)                                                                     // VERA se a e' strettamente maggiore di b
    (a <= b)                                                                                     // VERA se a e' minore o uguale a b
    (a >= b)                                                                             // VERA se a e' maggiore o uguale a b

               La grafia di detti operatori ed il loro significato appaiono scontati, ad eccezione, forse,
dell'operatore di uguaglianza "==": in effetti i progettisti del C, constatato che nella codifica dei
programmi i confronti per uguaglianza sono, generalmente, circa la metà degli assegnamenti, hanno
deciso64 di distinguere i due operatori "raddoppiando" la grafia del secondo per esprimere il primo. Ne
segue che

    a = b;

assegna ad a il valore di b, mentre

    (a == b)

               esprime una condizione che è vera se le due variabili sono uguali. La differente grafia dei due
operatori consente di mortificare, ancora una volta, la povera regola KISS (pag. 2), rendendo possibile
scrivere condizioni come

    if(a = b) ....

               Per quanto appena detto, è ovvio che tale scrittura non può significare "se a è uguale a b": si
tratta infatti, in realtà, di un modo estremamente succinto per dire

    a = b;
    if(a) ....

che, a sua volta, equivale a

    a = b;
    if(a != 0) ....

cioè "assegna b ad  a, e se il risultato (cioè il nuovo valore di a) è diverso da 0...", dal momento che il C,
ogni qualvolta sia espressa una condizione senza secondo termine di confronto assume che si voglia
verificane la non-nullità. Carino, vero?
               Veniamo al secondo gruppo. Gli operatori logici normalmente usati per collegare i risultati di
due o più confronti sono due: si tratta del prodotto logico ("&&", o and) e della somma logica ("||", o
or).
                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
significato che tali istruzioni assembly hanno per quel particolare processore. I processori Intel effettuano
l'estensione del segno.

     64 Una decisione davvero insignificante? No. Vedremo tra poco il perché.


                                                                                             Gli operatori - 71





    (a < b && c == d)                                            // AND: vera se entrambe sono VERE
    (a < b || c == d)                                             // OR: vera se ALMENO UNA e' VERA

             E' possibile scrivere condizioni piuttosto complesse, ma vanno tenute presenti le regole di
precedenza ed associatività. Ad esempio, poiché tutti gli operatori del primo gruppo hanno precedenza
maggiore di quelli del secondo, la

    (a < b && c == d)

è equivalente alla

    ((a < b) && (c == d)

             Nelle espressioni in cui compaiono sia "&&" che "||" va ricordato che il primo ha precedenza
rispetto al secondo, perciò

    (a < b || c == d && d > e)

equivale a

    ((a < b) || ((c == d) && (d < e)))

             Se ne trae, se non altro, che in molti casi usare le parentesi, anche quando non indispensabile, è
sicuramente utile, dal momento che incrementa in misura notevole la leggibilità del codice e abbatte la
probabilità di commettere subdoli errori logici.


                               O P E R A T O R I   L O G I C I   S U   B I T 

             Gli operatori logici su bit consentono di porre in relazione due valori mediante un confronto
effettuato bit per bit. Consideriamo l'operatore di prodotto logico, o and su bit. Quando due bit sono posti
in AND, il risultato è un bit nullo a meno che entrambi i bit valgano 1. La tabella illustra tutti i casi
possibili nel prodotto logico di due bit, a seconda dei valori che cisacuno di essi può assumere.
L'operazione consistente nel porre in AND due valori è spesso indicata col nome di "mascheratura", in
quanto essa ha l'effetto di nascondere in modo selettivo alcuni bit: in particolare viene convenzionalmente
chiamato "maschera" il secondo valore. Se nella maschera è presente uno zero, nel risultato c'è sempre
uno zero in quella stessa posizione, mentre un 1 nella maschera lascia inalterato il valore del bit
originario. Supponiamo, ad esempio, di voler considerare solo gli 8 bit meno significativi di un valore
a 16 bit:

    unsigned word;
    char byte;

    word = 2350;
    byte = word & 0xFF;

             Il valore 2350, espresso in 16 bit, risulta 0000100100101110, mentre FFh
è 0000000011111111. L'operazione di prodotto logico è rappresentabile come

0000100100101110 &
0000000011111111 =
0000000000101110


72 - Tricky C





ed il risultato è 46. Dall'esempio si trae inoltre che il simbolo dell'operatore di and su bit è il carattere
"&": il contesto in cui viene utilizzato consente facilmente di distinguerlo a prima vista dall'operatore
address of, che utilizza il medesimo simbolo pur avendo significato completamente diverso (pag. 17).
          Più sottile appare la differenza dall'operatore di and logico, sebbene questo abbia grafia
differente (" &&", pag. 70). L'and su bit agisce proprio sui singoli bit delle due espressioni, mentre l'and
logico collega i valori logici delle medesime (vero o falso). Ad esempio, l'espressione

    ((a > b) && c)

restituisce un valore diverso da 0 se a è maggiore di b e, contemporaneamente, c è diversa da  0. Invece,
l'espressione

    ((a > b) & c)

restituisce un valore diverso da 0 se a è maggiore di b e, contemporaneamente, c è dispari. Infatti
un'espressione vera restituisce 1, e tutti i valori dispari hanno il bit meno significativo ad 1, pertanto il
prodotto logico ha un bit ad 1 (quello meno significativo, ed è dunque diverso da 0) solo se entrambe le
condizioni sono vere.
          L'operatore di or su bit è invece utilizzato per calcolare quella che viene comunemente indicata
come somma logica di due valori. Quando due bit vengono posti in OR, il risultato è sempre 1, tranne il
caso in cui entrambi i bit sono a 0. Il comportamento dell'operatore di somma logica è riassunto nella
tabella. Si noti che il concetto di maschera può essere validamente applicato anche alle operazioni di OR
tra due valori, in particolare quando si voglia assegnare il valore 1 ad uno o più bit di una variabile. Infatti
la presenza di un 1 nella maschera porta ad 1 il corrispondente bit del risultato, mentre uno 0 nella
maschera lascia inalterato il bit del valore originario (questo comportamento è l'esatto opposto di quello
dell'operatore "&").
          L'operazione di OR sui bit dei valori 2350 e 255 (FFh) è rappresentabile come segue:

0000100100101110 |
0000000011111111 =

                                0000100111111111
 AND             0       1
                                e restituisce 2599. Il simbolo dell'operatore di or su bit è "|", e non va
   0             0       0      confuso con quello dell'operatore di or logico ("||", pag. 70); del resto tra i
                                due operatori esistono differenze di significato del tutto analoghe a quelle
   1             0       1      accennate poco fa circa gli operatori di and su bit e di and logico.
                                          Esiste un terzo operatore logico su
bit: l'operatore di xor su bit, detto anche "or esclusivo". Il suo simbolo è un     XOR         0         1
accento circonflesso ("^"). Un'operazione di XOR tra due bit fornisce               OR          0         1
risultato 0 quando i due bit hanno uguale valore (cioè sono entrambi 1 o              0         0         1
entrambi 0), mentre restituisce 1 quando i bit hanno valori opposti (il               0         0         1
primo 1 ed il secondo 0, o viceversa): la tabella evidenzia quanto                    1         1         0
affermato. Se ne trae che la presenza di un 1 in una maschera utilizzata in           1         1         1
XOR, dunque, inverte il bit corrispondente del valore originario.
Rispolverando ancora una volta (con la solenne promessa che sarà l'ultima) l'esempio del valore 2350
mascherato con un 255, si ha:

0000100100101110 ^
0000000011111111 =
0000100111010001


                                                                                               Gli operatori - 73





               Il risultato è 2513.


                                          O P E R A T O R E   C O N D I Z I O N A L E 

               L'operatore condizionale, detto talvolta operatore ternario in quanto lavora su tre operandi65, ha
simbolo "? :" e può essere paragonato ad una forma abbreviata della struttura di controllo
if....else (pag. 75). La sua espressione generale è:

    espressione1 ? espressione2 : espressione3

la quale significa: "se espressione1 è vera (cioè il suo valore è diverso da 0) restituisci
espressione2, altrimenti restituisci espressione3".
               Ad esempio, l'istruzione

printf("%c\n",(carat >= ' ') ? carat : '.');

visualizza il valore di carat come carattere solo se questo segue, nella codifica ASCII, lo spazio o è
uguale a questo. Negli altri casi è visualizzato un punto.
               L'operatore condizionale consente di scrivere codice più compatto ed efficiente di quanto sia
possibile fare con la if....else, penalizzando però la leggibilità del codice.


                                                          A S S E G N A M E N T O 

               L'operatore di assegnamento per eccellenza è l'uguale ("="), che assegna alla variabile alla
propria sinistra il risultato dell'espressione alla propria destra. Data l'intuitività del suo significato ed
utilizzo, non è il caso di dilungarsi su di esso: vale piuttosto la pena di considerarne l'utilizzo combinato
con operatori aritmetici.
               In tutti i casi in cui vi sia un'espressione del tipo

    a = a + b;

in cui, cioè, la variabile a sinistra dell'uguale compaia anche nell'espressione che gli sta a destra, è
possibile utilizzare una forma abbreviata che si esprime "componendo" l'operatore di assegnamento con
l'uguale e l'operatore dell'espressione. Si parla allora di operatori di assegnamento composti, in
contrapposizione all'operatore di assegnamento semplice (il segno di uguale). Come al solito un esempio
è più chiaro di qualunque spiegazione; l'espressione riportata poco sopra diventa:

    a += b;

               Formalizzando il tutto, un assegnamento del tipo

variabile = variabile operatore espressione

può essere scritta (ma non si è obbligati a farlo)

variabile operatore = espressione

               Ecco l'elenco di tutti gli operatori di assegnamento composti:

                              
                                                   
                                                      
     65 E' l'unico operatore C a presentare tale modalità di utilizzo.


74 - Tricky C





+=  -=  *=  /=  %=  >>=  <<=  &=  ^=  |=

          Essi consentono di ottenere espressioni forse un po' criptiche, ma sicuramente assai concise.


                           S E P A R A T O R E   D I   E S P R E S S I O N I 

          In una sola istruzione C è possibile raggruppare più espressioni, non collegate tra loro da
operatori logici, ma semplicemente elencate in sequenza per rendere più compatto (ma meno leggibile) il
codice. Esempio:

    int i, j, k;

    i = 0, j = 2, k =6;

          La riga che inizializza le tre variabili è equivalente alle tre inizializzazioni eseguite in tre diverse
righe. La virgola (",") agisce da separatore di espressioni e fa sì che queste siano eseguite in sequenza da
sinistra a destra. Consideriamo ora l'istruzione che segue:

printf("%d\n",i = 5, j = 4, k = 8);

          Che cosa visualizza printf()? Inutile tirare a indovinare, esiste una regola ben precisa.
L'operatore "virgola" restituisce sempre il risultato dell'ultima espressione valutata; in questo caso il
valore 8, che è passato a printf() come parametro.
          L'operatore di separazione di espressioni viene spesso utilizzato quando sia necessario
inizializzare più contatori in entrata ad un ciclo.


                                                                                     Il flusso elaborativo - 75





                            I L   F L U S S O   E L A B O R A T I V O 

          Qualsiasi programma può venire codificato in un linguaggio di programmazione usando tre sole
modalità di controllo del flusso elaborativo: l'esecuzione sequenziale, l'esecuzione condizionale e i cicli.
          L'esecuzione sequenziale è la più semplice delle tre e spesso non viene pensata come una vera e
propria modalità di controllo; infatti è logico attendersi che, in assenza di ogni altra specifica, la prossima
istruzione ad essere eseguita sia quella che nella codifica segue quella attuale.
          Le altre due strutture di controllo richiedono invece qualche approfondimento.


           L E   I S T R U Z I O N I   D I   C O N T R O L L O   C O N D I Z I O N A L E 

          Il linguaggio C dispone di due diversi strumenti per condizionare il flusso di esecuzione dei
programmi. Vale la pena di analizzarli compiutamente.


                                                  i f . . . e l s e 

          L'esecuzione condizionale nella forma più semplice è specificata tramite la parola chiave if, la
quale indica al compilatore che l'istruzione seguente deve essere eseguita se la condizione, sempre
specificata tra parentesi, è vera. Se la condizione non è verificata, allora l'istruzione non è eseguita e il
flusso elaborativo salta all'istruzione successiva. L'istruzione da eseguire al verificarsi della condizione
può essere una sola linea di codice, chiusa dal punto e virgola, oppure un blocco di linee di codice,
ciascuna conclusa dal punto e virgola e tutte quante comprese tra parentesi graffe. Esempietto:

    if(a == b)
        printf("a è maggiore di b\n");
    if(a == c) {
        printf("a è maggiore di c\n");
        a = c;
    }

          Nel codice riportato, se il valore contenuto in a è uguale a quello contenuto in b viene
visualizzata la stringa "a è maggiore di b"; in caso contrario la chiamata a printf() non è
eseguita e l'elaborazione prosegue con la successiva istruzione, che è ancora una if. Questa volta, se a è
uguale a c viene eseguito il blocco di istruzioni comprese tra le parentesi graffe, altrimenti esso è saltato
"a pié pari" e il programma prosegue con la prima istruzione che segue la graffa chiusa.
          Come regola generale, una condizione viene espressa tramite uno degli operatori logici del C
(vedere pag. 70) ed è sempre racchiusa tra parentesi tonde.
          La if è completata dalla parola chiave else, che viene utilizzata quando si devono definire
due possibilità alternative; inoltre più strutture if...else possono essere annidate qualora serva
effettuare test su più "livelli" in cascata:

    if(a == b)
        printf("a è maggiore di b\n");
    else {
        printf("a è minore o uguale a b\n")
        if(a < b)
            printf("a è proprio minore di b\n");
        else
            printf("a è proprio uguale a b\n");
    }


76 - Tricky C





               Quando è presente la else, se la condizione è vera viene eseguito solo ciò che sta tra la if e la
else; in caso contrario è eseguito solo il codice che segue la else stessa. L'esecuzione dei due blocchi
di codice è, in altre parole, alternativa.
               E' estremamente importante ricordare che ogni else viene dal compilatore riferita all'ultima if
incontrata: quando si annidano costruzioni if...else bisogna quindi fare attenzione alla costruzione
logica delle alternative. Cerchiamo di chiarire il concetto con un esempio.
               Supponiamo di voler codificare in C il seguente algoritmo: se a è uguale a b allora si controlla
se a è maggiore di c. Se anche questa condizione è vera, si visualizza un messaggio. Se invece la prima
delle due condizioni è falsa, cioè a non è uguale a b, allora si assegna a c il valore di b. Vediamo ora
un'ipotesi di codifica:

    if(a == b)
        if(a > c)
            printf("a è maggiore di c\n");
    else
        c = b;

               I rientri dal margine sinistro delle diverse righe evidenziano che le intenzioni sono buone: è
immediato collegare, da un punto di vista visivo, la else alla prima if. Peccato che il compilatore non
si interessi affatto alle indentazioni: esso collega la else alla seconda if, cioè all'ultima if incontrata.
Bisogna correre ai ripari:

    if(a == b)
        if(a > c)
            printf("a è maggiore di c\n");
        else;
    else
        c = b;

               Quella appena vista è una possibilità. Introducendo una else "vuota" si raggiunge lo scopo,
perché questa è collegata all'ultima if incontrata, cioè la seconda. Quando il compilatore incontra la
seconda else, l'ultima if non ancora "completa", risalendo a ritroso nel codice, è la prima delle due. I
conti tornano... ma c'è un modo più elegante.

    if(a == b) {
        if(a > c)
            printf("a è maggiore di c\n");
    }
    else
        c = b;

               In questo caso le parentesi graffe indicano chiaramente al compilatore qual è la parte di codice
che dipende direttamente dalla prima if e non vi è il rischio che la else sia collegata alla seconda, dal
momento che questa è interamente compresa nel blocco tra le graffe e quindi è sicuramente "completa".
               Come si vede, salvo alcune particolarità, nulla diversifica la logica della if del C da quella
delle if (o equivalenti parole chiave) disponibili in altri linguaggi di programmazione66.





                              
                                                   
                                                      
     66 Tra l'altro, in C la if non è mai seguita da una parola chiave tipo "then", o simili. Può sembrare banale
sottolinearlo, ma chi viene ad esempio dalla programmazione in Basic sembra convincersene con qualche difficoltà.


                                                                                          Il flusso elaborativo - 77





                                                          s w i t c h 

               La if gestisce ottimamente quelle situazioni in cui, a seguito della valutazione di una
condizione, si presentano due sole possibilità alternative. Quando le alternative siano più di due, si è
costretti a utilizzare più istruzioni if nidificate, il che può ingarbugliare non poco la struttura logica del
codice e menomarne la leggibilità.
               Quando la condizione da valutare sia esprimibile mediante un'espressione restituente un int o
un char, il C rende disponibile l'istruzione switch, che consente di valutare un numero qualsiasi di
alternative per il risultato di detta espressione. Diamo subito un'occhiata ad un caso pratico:

#define EOF   -1
#define LF    10
#define CR    13
#define BLANK ' '
....
    char c;
    long ln = 0L, cCount = 0L;
    ....
    switch(c = fgetc(inFile)) {
        case EOF:
            return;
        case LF:
            if(++ln == MaxLineNum)
                return;
        case BLANK:
            cCount++;
        case NULL:
        case CR:
            break;
        default:
            *ptr++ = c;
    }

               Il frammento di codice riportato fa parte di una funzione che legge il contenuto di un file
carattere per carattere ed esegue azioni diverse a seconda del carattere letto: in particolare, la funzione
fgetc() legge un carattere dal file associato al descrittore67 inFile e lo restituisce. Tale carattere è
memorizzato nella variabile c, dichiarata di tipo char. L'operazione di assegnamento è, in C,
un'espressione che restituisce il valore assegnato, pertanto il valore memorizzato nella variabile c è
valutato dalla switch, che esegue una delle possibili alternative definite. Se si tratta del valore definito
dalla costante manifesta EOF la funzione termina; se si tratta del carattere definito come LF viene valutato
quante righe sono già state scandite per decidere se terminare o no; se si tratta di un LF o di un BLANK è
incrementato un contatore; i caratteri definiti come CR e NULL (il solito zero binario) vengono
semplicemente ignorati; qualsiasi altro carattere è copiato in un buffer il cui puntatore è incrementato di
conseguenza.
               E' meglio scendere in maggiori dettagli. Per prima cosa va osservato che l'espressione da
valutare deve trovarsi tra parentesi tonde. Inoltre il corpo della switch, cioè l'insieme delle alternative, è
racchiuso tra parentesi graffe. Ogni singola alternativa è definita dalla parola chiave case, seguita da una
costante (non sono ammesse variabili o espressioni non costanti) intera (o char), a sua volta seguita dai
due punti (":"). Tutto ciò che segue i due punti è il codice che viene eseguito qualora l'espressione

                              
                                                   
                                                      
     67 In C, uno dei modi per manipolare il contenuto di un file consiste nell'aprire uno stream, cioè un "canale di
flusso" col file stesso mediante un'apposita funzione, che restituisce il puntatore ad una struttura i cui campi sono
utilizzati poi da altre funzioni, tra cui la fgetc(), per compiere operazioni sul file stesso. Tale puntatore è detto
"descrittore" del file: vedere pag. 116.


78 - Tricky C





valutata assuma proprio il valore della costante tra la case e i due punti, fino alla prima istruzione
break incontrata (se incontrata!), la quale determina l'uscita dalla switch, cioè un salto alla prima
istruzione che segue la graffa chiusa. La parola chiave default seguita dai due punti introduce la
sezione di codice da eseguire qualora l'espressione non assuma nessuno dei valori specificati dalle diverse
case. Ma non finisce qui.
          Tra le parentesi graffe deve essere specificata almeno una condizione: significa che la switch
potrebbe essere seguita anche da una sola case o dalla default, e che quindi possono esistere delle
switch prive di default o di case. La default, comunque, se presente è unica. Complicato? Più a
parole che nei fatti...
          Torniamo all'esempio: cosa accade se c vale EOF? viene eseguito tutto ciò che segue i due
punti, cioè l'istruzione return. Questa ci "catapulta" addirittura fuori dalla funzione eseguita in quel
momento, quindi della switch non siparla proprio più...
          Se invece c vale  LF, l'esecuzione salta alla if che segue immediatamente la seconda case. Se
la condizione valutata dalla if è vera... addio funzione; altrimenti l'esecuzione prosegue con l'istruzione
immediatamente successiva. E' molto importante sottolineare che, a differenza di quanto si potrebbe
pensare, la presenza di altre case non arresta l'esecuzione e non produce l'uscita dalla switch: viene
quindi incrementata la variabile cCount. Solo a questo punto l'istruzione break determina l'uscita dalla
switch.L'incremento della cCount è invece la prima istruzione eseguita se c vale BLANK, ed è
anche... l'ultima perché subito dopo si incontra la break. Se c vale CR o NULL si incontra
immediatamente la break, e quindi si esce subito dalla switch. Da ciò si vede che quando in una
switch è necessario trattare due possibili casi in modo identico è sufficiente accodare le due  case.
Infine, se in c non vi è nessuno dei caratteri esaminati, viene eseguito ciò che segue la default.
          E' forse superfluo precisare che le break, se necessario, possono essere più di una e possono
dipendere da altre condizioni valutate all'interno di una case, ad esempio mediante una if. Inoltre una
case può contenere un'intera switch, nella quale ne può essere annidata una terza... tutto sta a non
perdere il filo logico dei controlli. Esempio veloce:

    switch(a) {
        case 0:
            switch(b) {
                case 25:
                    ....
                    break;
                case 30:
                case 31:
                    ....
                case 40:
                    ....
                    break;
                default:
                    ....
            }
            ....
            break;
        case 1:
            ....
            break;
        case 2:
            ....
    }

          Se a è uguale a 0 viene eseguita la seconda switch, al termine della quale si rientra nella
prima (e sempre nella parte di codice dipendente dalla case per 0). La prima switch, inoltre, non ha la


                                                                                         Il flusso elaborativo - 79





default: se a non vale 0, né 1, né  2 l'esecuzione salta direttamente alla prima istruzione che segue la
graffa che la chiude.
               I blocchi di istruzioni dipendenti da una case, negli esempi visti, non sono mai compresi tra
graffe. In effetti esse non sono necessarie (ma lo sono, ripetiamolo, per aprire e chiudere la switch),
però, se presenti, non guastano. In una parola: sono facoltative.


                                                               g o t o 

               Il C supporta un'istruzione che ha il formato generale:

    goto etichetta;
    ....
    etichetta:

               oppure:

    etichetta:
    ....
    goto etichetta;

               L'etichetta può essere un qualsiasi nome (sì, anche Pippo o PLUTO) ed è seguita dai due
punti (":"). L'istruzione goto è detta "di salto incondizionato", perché quando viene eseguita il controllo
passa immediatamente alla prima istruzione che segue i due punti che chiudono l'etichetta. E' però
possibile saltare ad una etichetta solo se si trova all'interno della stessa funzione in cui si trova la goto;
non sono consentiti salti interfunzione.
               Per favore, non usate mai la  goto. Può rendere meno chiaro il flusso elaborativo alla lettura del
listato ed è comunque sempre68 possibile ottenere lo stesso risultato utilizzando un'altra struttura di
controllo tra quelle disponibili, anche se talvolta è meno comodo.
               La giustificazione più usuale all'uso di goto in un programma C è relativa alla possibilità di
uscire immediatamente da cicli annidati al verificarsi di una data condizione, ma anche in questi casi è
preferibile utilizzare metodi alternativi.


                                                          I   C I C L I 

               Il linguaggio C dispone anche di istruzioni per il controllo dei cicli: con esse è possibile forzare
l'iterazione su blocchi di codice più o meno ampi.


                                                              w h i l e 

               Mediante l'istruzione while è possibile definire un ciclo ripetuto finché una data condizione
risulta vera. Vediamo subito un esempio:

    while(a < b) {
        printf("a = %d\n",a);
        ++a;
    }


                              
                                                   
                                                      
     68 Sempre vuol dire... proprio sempre!


80 - Tricky C





               Le due righe comprese tra le graffe sono eseguite finché la variabile a, incremento dopo
incremento, diventa uguale a b. A questo punto l'esecuzione prosegue con la prima istruzione che segue la
graffa chiusa.
               Vale la pena di addentrarsi un poco nell'algoritmo, esaminando con maggiore dettaglio ciò che
accade. Come prima operazione viene valutato se a è minore di  b (la condizione deve essere espressa tra
parentesi tonde). Se essa risulta vera vengono eseguiti la printf() e l'autoincremento di a, per
ritornare poi al confronto tra a e b. Se la condizione è vera il ciclo è ripetuto, altrimenti si prosegue, come
già accennato, con quanto segue la parentesi graffa chiusa.
               Se ne trae, innanzitutto, che se al primo test la condizione non è vera, il ciclo non viene eseguito
neppure una volta. Inoltre è indispensabile che all'interno delle graffe accada qualcosa che determini le
condizioni necessarie per l'uscita dal ciclo: in questo caso i successivi incrementi di a rendono falsa,
prima o poi, la condizione da cui tutto il ciclo while dipende.
               Esiste però un altro metodo per abbandonare un ciclo al verificarsi di una certa condizione: si
tratta dell'istruzione break69. Esempio:

    while(a < b) {
        printf("a = %d\n",a);
        if(++a == 100)
            break;
        --c;
    }

               In questo caso a è incrementata e poi confrontata con il valore 100: se uguale, il ciclo è
interrotto, altrimenti esso prosegue con il decremento di c. E' anche possibile escludere dall'esecuzione
una parte del ciclo e forzare il ritorno al test:

    while(a < b) {
        if(a++ < c)
            continue;
        printf("a = %d\n",a);
        if(++a == 100)
            break;
        --c;
    }

               Nell'ultimo esempio presentato, a viene confrontata con c ed incrementata. Se, prima
dell'incremento essa è minore di c il flusso elaborativo ritorna al test dell'istruzione while; la
responsabile del salto forzato è l'istruzione continue, che consente di iniziare da capo una nuova
iterazione. In caso contrario viene chiamata  printf() e, successivamente, viene effettuato il nuovo test
con eventuale uscita dal ciclo.
               I cicli while possono essere annidati:

    while(a < b) {
        if(a++ < c)
            continue;
        printf("a = %d\n",a);
        while(c < x)
            ++c;
        if(++a == 100)
            break;
                              
                                                   
                                                      
     69 L'istruzione break, se usata in una struttura di controllo switch (pag. 77), determina l'uscita dalla stessa. Si
può dire che la break, laddove lecita, ha sempre lo scopo di interrompere la fase elaborativa corrente per
proseguire con il normale flusso del programma: essa esercita infatti la medesima funzione nei cicli do...while
(vedere di seguito) e for (pag. 81).


                                                                                     Il flusso elaborativo - 81





        --c;
    }

          All'interno del ciclo per (a > b) ve n'è un secondo, per (c < x). Già nella prima iterazione
del ciclo "esterno", se la condizione (c < x) è vera si entra in quello "interno", che viene interamente
elaborato (cioè c è incrementata finché assume valore pari ad x) prima che venga eseguita la successiva
istruzione del ciclo esterno. In pratica, ad ogni iterazione del ciclo esterno avviene una serie completa di
iterazioni nel ciclo interno.
          Va sottolineato che eventuali istruzioni break o continue presenti nel ciclo interno sono
relative esclusivamente a quest'ultimo: una break produrrebbe l'uscita dal ciclo interno e una
continue il ritorno al test, sempre del ciclo interno.
          Si può ancora notare, infine, che il ciclo per (c < x) si compone di una sola istruzione:
proprio per questo motivo è stato possibile omettere le parentesi graffe.


                                                  d o . . . w h i l e 

          I cicli di tipo do...while sono, come si può immaginare, "parenti stretti" dei cicli di tipo
while. Vediamone subito uno:

    do {
        if(a++ < c)
            continue;
        printf("a = %d\n",a);
        while(c < x)
            ++c;
        if(++a == 100)
            break;
        --c;
    } while(a < b);

          Non a caso è stato riportato qui uno degli esempi utilizzati poco sopra con riferimento
all'istruzione while: in effetti i due cicli sono identici in tutto e per tutto, tranne che per un particolare.
Nei cicli di tipo do...while il test sulla condizione è effettuato al termine dell'iterazione, e non
all'inizio: ciò ha due conseguenze importanti.
          In primo luogo un ciclo do...while è eseguito sempre almeno una volta, infatti il flusso
elaborativo deve percorrere tutto il blocco di codice del ciclo prima di giungere a valutare per la prima
volta la condizione. Se questa è falsa il ciclo non viene ripetuto e l'elaborazione prosegue con la prima
istruzione che segue la while, ma resta evidente che, comunque, il ciclo è già stato compiuto una volta.
          In secondo luogo l'istruzione continue non determina un salto a ritroso, bensì in avanti. Essa
infatti forza in ogni tipo di ciclo un nuovo controllo della condizione; nei cicli while la condizione è
all'inizio del blocco di codice, e quindi per poterla raggiungere da un punto intermedio di questo è
necessario un salto all'indietro, mentre nei cicli do...while il test è a fine codice, e viene raggiunto,
ovviamente, con un salto in avanti.
          Per ogni altro aspetto del comportamento dei cicli do...while, in particolare l'istruzione
break, valgono le medesime considerazioni effettuate circa quelli di tipo while.


                                                        f o r 

          Tra le istruzioni C di controllo dei ciclo, la for è sicuramente la più versatile ed efficiente. La
for è presente in tutti (o quasi) i linguaggi, ma in nessuno ha la potenza di cui dispone in C. Infatti, in
generale, i cicli di tipo while e derivati sono utilizzati nelle situazioni in cui non è possibile conoscere a


82 - Tricky C





priori il numero esatto di iterazioni, mentre la for, grazie alla sua logica "punto di partenza; limite;
passo d'incremento", si presta proprio ai casi in cui si può determinare in partenza il numero di cicli da
compiere.Nella for del C è ancora valida la logica a tre coordinate, ma, a differenza della quasi totalità
dei linguaggi di programmazione, esse sono reciprocamente svincolate e non necessarie. Ciò significa
che, se in Basic70 la for agisce su un'unica variabile, che viene inizializzata e incrementata (o
decrementata) sino al raggiungimento di un limite prestabilito, in C essa può manipolare, ad esempio, tre
diverse variabili (o meglio, tre espressioni di diverso tipo); inoltre nessuna delle tre espressioni deve
necessariamente essere specificata: è perfettamente lecita una for priva di condizioni di iterazione.
               A questo punto, tanto vale esaurire le banalità formali, per concentrarsi poi sulle possibili
modalità di definizione delle tre condizioni che pilotano il ciclo. Sia subito detto, dunque, che anche la
for vuole che le condizioni siano specificate tra parentesi tonde e che se il blocco di codice del ciclo
comprende più di una istruzione sono necessarie le solite graffe, aperta e chiusa. Anche nei cicli for
possiamo utilizzare le istruzioni break e continue: la prima per "saltar fuori" dal ciclo; la seconda per
tornare "a bomba" alla valutazione del test. Anche i cicli for possono essere annidati, e va tenuto
presente che il ciclo più interno compie una serie completa di iterazioni ad ogni iterazione di quello che
immediatamente lo contiene.
               E vediamo, finalmente, qualche ciclo for dal vivo: nella sua forma banale, quasi "Basic-istica",
può assumere il seguente aspetto:

    for(i = 1; i < k; i++) {
        ....
    }

               Nulla di particolare. Prima di effettuare la prima iterazione, la variabile i è inizializzata a 1. Se
essa risulta minore della variabile k il ciclo è eseguito una prima volta. Al termine di ogni iterazione essa
è incrementata e successivamente confrontata con la k; se risulta minore di quest'ultima il ciclo è ripetuto.
               Vale la pena di evidenziare che le tre coordinate logiche stanno tutte quante all'interno delle
parentesi tonde e sono separate tra loro dal punto e virgola (";"); solo la sequenza (;;) deve
obbligatoriamente essere presente in un ciclo for.
               In effetti possiamo avere una for come la seguente:

    for( ; ; ) {
        ....
    }

               Qual è il suo significato? Nulla è inizializzato. Non viene effettuato alcun test. Non viene
modificato nulla. Il segreto consiste nel fatto che l'assenza di test equivale a condizione sempre verificata:
la for dell'esempio definisce quindi un'iterazione infinita. Il programma rimane intrappolato nel ciclo
finché si verifica una condizione che gli consenta di abbandonarlo in altro modo, ad esempio con l'aiuto
di una break.
               Ma si può fare di meglio...

    for(i = 0; string[i]; )
        ++i;

               Il ciclo dell'esempio calcola la lunghezza della stringa (terminatore nullo escluso). Infatti i è
inizializzata a 0 e viene valutato se il carattere ad offset 0 in string è nullo; se non lo è viene eseguita
l'unica istruzione del ciclo, che consiste nell'incrementare i. A questo punto è valutato se è nullo il byte

                              
                                                   
                                                      
     70 Un linguaggio a caso? No... il Basic lo conoscono (quasi) tutti...


                                                                                              Il flusso elaborativo - 83





ad offset 1 in string, e così iterando finché string[i] non è proprio il NULL finale. L'esempio appena
presentato è del tutto equivalente a

    for(i = 0; string[i]; i++);

               Il punto e virgola che segue la parentesi tonda indica che non vi sono istruzioni nel ciclo. Le
sole cose da fare sono, perciò, la valutazione della condizione e l'incremento di i finché, come nel caso
precedente, string[i] non punta al NULL che chiude la stringa. Se poi volessimo includere nel calcolo
anche il NULL, ecco come fare:

    for(i = 0; string[i++]; );

               Sissignori, tutto qui. Anche questo ciclo non contiene alcuna istruzione; tuttavia, in questo caso,
l'incremento di i fa parte della condizione e (trattandosi di un postincremento; vedere pag. 64) viene
effettuato dopo la valutazione, quindi anche (per l'ultima volta) quando string[i] punta al NULL. E
che dire della prossima?

    for( ; *string++; ) {
        ....
    }

               Nulla di particolare, in fondo: viene verificato se *string è un byte non nullo e string è
incrementato. Se la verifica dà esito positivo viene eseguito il codice del ciclo. Viene poi nuovamente
effettuata la verifica, seguita a ruota dall'incremento, e così via. Quanti si sono accorti che questo ciclo
for è assolutamente equivalente a un ciclo while? Eccolo:

    while(*string++) {
        ....
    }

               In effetti si potrebbe dire che l'istruzione while, in C, è assolutamente inutile, in quanto può
essere sempre sostituita dalla for, la quale, anzi, consente generalmente di ottenere una codifica più
compatta ed efficiente dell'algoritmo. La maggiore compattezza deriva dalla possibilità di utilizzare
contestualmente alla condizione, se necessario, anche un'istruzione di inizializzazione ed una di
variazione. La maggiore efficienza invece dipende dal comportamento tecnico del compilatore, il quale,
se possibile, gestisce automaticamente i contatori dei cicli for come variabili register (vedere
pag. 36). Gli esempi potrebbero continuare all'infinito, ma quelli presentati dovrebbero essere sufficienti
per evidenziare, almeno a grandi linee, le caratteristiche salienti dei cicli definiti mediante l'istruzione
for. E' forse il caso di sottolineare ancora una volta che il contenuto delle parentesi tonde dipende
fortemente dal ciclo che si vuole eseguire e dall'assetto elaborativo che gli si vuole dare, ma l'uso dei due
punto e virgola è obbligatorio. Il primo e l'ultimo parametro non devono essere necessariamente
inizializzare ed incrementare (o decrementare) il contatore (o il medesimo contatore), così come il
parametro intermedio non deve per forza essere una condizione da valutare. Ciascuno di questi parametri
può essere una qualunque istruzione C o può venire omesso. Il compilatore, però, interpreta sempre il
parametro di mezzo come una condizione da verificare, indipendentemente da ciò che è in realtà: detto
parametro è quindi sempre valutato come vero o falso71, e da esso dipendono l'ingresso nel ciclo e le
successive iterazioni.



                              
                                                   
                                                      
     71 E' bene ricordare che per il compilatore C è falso lo zero binario e vero qualunque altro valore.




                                                                                                      Le funzioni - 85





                                                          L E   F U N Z I O N I 

               La funzione è l'unità elaborativa fondamentale dei programmi C. Dal punto di vista tecnico essa
è un blocco di codice a sé stante, isolato dal resto del programma, in grado di eseguire un particolare
compito. Essa riceve dati e fornisce un risultato: ciò che avviene al suo interno è sconosciuto alla
rimanente parte del programma, con la quale non vi è mai alcuna interazione.
               Ogni programma C si articola per funzioni: esso è, in altre parole, un insieme di funzioni.
Tuttavia, nonostante l'importanza che le funzioni hanno all'interno di un qualunque programma C, l'unica
regola relativa al loro numero e al loro nome è che deve essere presente almeno una funzione ed almeno
una delle funzioni deve chiamarsi main() (vedere pag. 8). L'esecuzione del programma inizia proprio
con la prima istruzione contenuta nella funzione main(); questa può chiamare altre funzioni, che a loro
volta ne possono chiamare altre ancora. L'unico limite è rappresentato dalla quantità di memoria
disponibile.
               Tutte le funzioni sono reciprocamente indipendenti e si collocano al medesimo livello
gerarchico, nel senso che non vi sono funzioni più importanti di altre o dotate, in qualche modo, di diritti
di precedenza: la sola eccezione a questa regola è rappresentata proprio da main(), in quanto essa deve
obbligatoriamente esistere ed è sempre chiamata per prima.
               Quando una funzione ne chiama un'altra, il controllo dell'esecuzione passa a quest'ultima che, al
termine del proprio codice, o in corrispondenza dell'istruzione return lo restituisce alla chiamante.
Ogni funzione può chiamare anche se stessa, secondo una tecnica detta ricorsione: approfondiremo a
dovere l'argomento a pag. 100.
               In generale, è utile suddividere l'algoritmo in parti bene definite, e codificare ciascuna di esse
mediante una funzione dedicata; ciò può rivelarsi particolarmente opportuno soprattutto per quelle parti di
elaborazione che devono essere ripetute più volte, magari su dati differenti. La ripetitività non è però
l'unico criterio che conduce ad individuare porzioni di codice atte ad essere racchiuse in funzioni:
l'importante, come si è accennato, è isolare compiti logicamente indipendenti dal resto del programma; è
infatti usuale, in C, definire funzioni che nel corso dell'esecuzione vegono chiamate una volta sola.
               Vediamo più da vicino una chiamata a funzione:

#include 

void main(void);

void main(void)
{
    printf("Esempio di chiamata.\n");
}

               Nel programma di esempio abbiamo una chiamata alla funzione di libreria printf()72. Ogni
compilatore C è accompagnato da uno o più file, detti librerie, contenenti funzioni già compilate e pronte
all'uso, che è possibile chiamare dall'interno dei programmi: printf() è una di queste. In un
programma è comunque possibile definire, cioè scrivere, un numero illimitato di funzioni, che potranno
                              
                                                   
                                                      
     72 E dov'è la chiamata a main()? Non c'è proprio! E' il compilatore che provvede a generare il codice
eseguibile necessario a chiamarla automaticamente alla partenza del programma. Ciò non vieta, tuttavia, di chiamare
main(), se necessario, dall'interno di qualche altra funzione o persino dall'interno di se stessa.


86 - Tricky C





essere chiamate da funzioni dello stesso programma73. L'elemento che caratterizza una chiamata a
funzione è la presenza delle parentesi tonde aperta e chiusa alla destra del suo nome. Per il compilatore C,
un nome seguito da una coppia di parentesi tonde è sempre una chiamata a funzione. Tra le parentesi
vengono indicati i dati su cui la funzione lavora: è evidente che se la funzione chiamata non necessita
ricevere dati dalla chiamante, tra le parentesi non viene specificato alcun parametro:

#include 
#include 

void main(void);

void main(void)
{
    char ch;

    printf("Premere un tasto:\n");

    ch = getch();
    printf("E' stato premuto %c\n",ch);
}

               Nell'esempio è utilizzata la funzione getch(), che sospende l'esecuzione del programma ed
attende la pressione di un tasto: come si vede essa è chiamata senza specificare alcun parametro tra le
parentesi.Inoltre getch() restituisce il codice ASCII del tasto premuto alla funzione chiamante: tale
valore è memorizzato in ch mediante una normale operazione di assegnamento. In generale, una funzione
può restituire un valore alla chiamante; in tal caso la chiamata a funzione è trattata come una qualsiasi
espressione che restituisca un valore di un certo tipo: nell'esempio appena visto, infatti, la chiamata a
getch() potrebbe essere passata direttamente a printf() come parametro.

#include 
#include 

void main(void);

void main(void)
{
    printf("Premere un tasto:\n");
    printf("E' stato premuto %c\n",getch());
}

               Dal momento che in C la valutazione di espressioni nidificate avviene sempre dall'interno verso
l'esterno, in questo caso dapprima è chiamata getch() e il valore da essa restituito è poi passato a
printf(), che viene perciò chiamata solo al ritorno da getch().
               Dal punto di vista elaborativo la chiamata ad una funzione è il trasferimento dell'esecuzione al
blocco di codice che la costituisce. Della funzione chiamante, la funzione chiamata conosce
esclusivamente i parametri che quella le passa; a sua volta, la funzione chiamante conosce, della funzione
chiamata, esclusivamente il tipo di parametri che essa si aspetta e riceve, se previsto, un valore (uno ed
uno solo) di ritorno. Tale valore può essere considerato il risultato di un'espressione e come tale, lo si è
visto, passato ad un altra funzione o memorizzato in una variabile, ma può anche essere ignorato:

                              
                                                   
                                                      
     73 In realtà è possibile definire anche funzioni che non verranno utilizzate da quel programma. Il caso tipico è
quello dei programmi TSR (Terminate and Stay Resident), il cui scopo è caricare in memoria e rendere residente un
insieme di routine che verranno chiamate da altri programmi o da eventi di sistema. Di TSR si parla e straparla a
pag. 275 e seguenti.


                                                                                                  Le funzioni - 87





printf() restituisce il numero di caratteri visualizzati, ma negli esempi precedenti tale valore è stato
ignorato (semplicemente non utilizzandolo in alcun modo) poiché non risultava utile nell'elaborazione
effettuata.Sotto l'aspetto formale, dunque, è lecito attendersi che ogni funzione richieda un certo numero
di parametri, di tipo noto, e restituisca o no un valore, anch'esso di tipo conosciuto a priori. In effetti le
cose stanno proprio così: numero e tipo di parametri e tipo del valore di ritorno sono stabiliti nella
definizione della funzione.


            D E F I N I Z I O N E ,   P A R A M E T R I   E   V A L O R I   R E S T I T U I T I 

               La definizione di una funzione coincide, in pratica, con il codice che la costituisce. Ogni
funzione, per poter essere utilizzata, deve essere definita: in termini un po' brutali potremmo dire che essa
deve esistere, nello stesso sorgente in cui è chiamata oppure altrove (ad esempio in un altro sorgente o in
una libreria, sotto forma di codice oggetto). Quando il compilatore incontra una chiamata a funzione non
ha infatti alcuna necessità di conoscerne il corpo elaborativo: tutto ciò che gli serve sapere sono le regole
di interfacciamento tra funzione chiamata e funzione chiamante, per essere in grado di verificare la
correttezza formale della chiamata. Dette "regole" altro non sono che tipo e numero dei parametri richiesti
dalla funzione chiamata e il tipo del valore restituito. Essi devono perciò essere specificati con precisione
nella dichiarazione di ogni funzione. Vediamo:

#include 
#include 

int conferma(char *domanda, char si, char no)
{
    char risposta;

    do {
        printf("%s?",domanda);
        risposta = getch();
    while(risposta != si && risposta != no);
    if(risposta == si)
        return(1);
    return(0);
}

               Quella dell'esempio è una normale definizione di funzione. Riprendiamo i concetti già accennati
a pagina 8 con maggiore dettaglio: la definizione si apre con la dichiarazione del tipo di dato restituito
dalla funzione. Se la funzione non restituisce nulla, il tipo specificato deve essere void.
               Immediatamente dopo è specificato il nome della funzione: ogni chiamata deve rispettare
scrupolosamente il modo in cui il nome è scritto qui, anche per quanto riguarda l'eventuale presenza di
caratteri maiuscoli. La lunghezza massima del nome di una funzione varia da compilatore a compilatore;
in genere è almeno pari a 32 caratteri. Il nome deve iniziare con un carattere alfabetico o con un
underscore ("_") e può contenere caratteri, underscore e numeri (insomma, le regole sono analoghe a
quelle già discusse circa i nomi delle variabili: vedere pag. 15).
               Il nome è seguito dalle parentesi tonde aperta e chiusa, tra le quali devono essere elencati i
parametri che la funzione riceve dalla chiamante. Per ogni parametro deve essere indicato il tipo ed il
nome con cui è referenziato all'interno della funzione: se i parametri sono più di uno occorre separarli con
virgole; se la funzione non riceve alcun parametro, tra le parentesi deve essere scritta la parola chiave
void. Questo è l'elenco dei cosiddetti parametri formali; le variabili, costanti o espressioni passate alla
funzione nelle chiamate sono invece indicate come parametri attuali74.
                              
                                                   
                                                      
     74 L'aggettivo attuali è di uso comune, ma deriva da una pessima traduzione dell'inglese actual, che significa
vero, reale.


88 - Tricky C





               Si noti che dopo la parentesi tonda chiusa non vi è alcun punto e virgola (";"): essa è seguita
(nella riga sottostante per maggiore leggibilità) da una graffa aperta, la quale indica il punto di partenza
del codice eseguibile che compone la funzione stessa. Questo è concluso dalla graffa chiusa, ed è
solitamente indicato come corpo della funzione.
               Il corpo di una funzione è una normale sequenza di dichiarazioni di variabili, di istruzioni, di
chiamate a funzione: l'unica cosa che esso non può contenere è un'altra definizione di funzione: proprio
perché tutte le funzioni hanno pari livello gerarchico, non possono essere nidifcate, cioè definite l'una
all'interno di un'altra.
               L'esecuzione della funzione termina quando è incontrata l'ultima istruzione presente nel corpo
oppure l'istruzione return: in entrambi i casi l'esecuzione ritorna alla funzione chiamante. Occorre però
soffermarsi brevemente sull'istruzione return.
               Se la funzione non è dichiarata void è obbligatorio utilizzare la return per uscire dalla
funzione (anche quando ciò avvenga al termine del corpo), in quanto essa rappresenta l'unico strumento
che consente di restituire un valore alla funzione chiamante. Detto valore deve essere indicato,
opzionalmente tra parentesi tonde, alla destra della return e può essere una costante, una variabile o, in
generale, un'espressione (anche una chiamata a funzione). E' ovvio che il tipo del valore specificato deve
essere il medesimo restituito dalla funzione.
               Se invece la funzione è dichiarata void, e quindi non restituisce alcun valore, l'uso
dell'istruzione return è necessario solo se l'uscita deve avvenire (ad esempio in dipendenza dal
verificarsi di certe condizioni) prima della fine del corpo (tuttavia non è vietato che l'utima istruzione
della funzione sia proprio una return). A destra della return non deve essere specificato alcun
valore, bensì direttamente il solito punto e virgola.
               Perché una funzione possa essere chiamata, il compilatore deve conoscerne, come si è
accennato, le regole di chiamata (parametri e valore restituito): è necessario, perciò, che essa sia definita
prima della riga di codice che la richiama. In alternativa, può essere inserito nel sorgente il solo prototipo
della funzione stessa: con tale termine si indica la prima riga della definizione, chiusa però dal punto e
virgola. Nel caso dell'esempio, il prototipo di conferma() è il seguente:

int conferma(char *domanda, char si, char no);

               Si vede facilmente che esso è sufficiente al compilatore per verificare che le chiamate a
conferma() siano eseguite correttamente75.
               I prototipi sono inoltre l'unico strumento disponibile per consentire al compilatore di "fare
conoscenza" con le funzioni di libreria richiamate nei sorgenti: infatti, essendo disponibili sotto forma di
codice oggetto precompilato, esse non vengono mai definite. Le due direttive #include (pag. 8) in testa
al codice dell'esempio presentato, che determinano l'inclusione nel sorgente dei file STDIO.H e
CONIO.H, hanno proprio la finalità di rendere disponibili al compilatore i prototipi delle funzioni di
libreria printf() e getch().
               E' forse più difficile elencare ed enunciare in modo chiaro e completo tutte le regole relative alla
definizione delle funzioni e alla dichiarazione dei prototipi, di quanto lo sia seguirle nella pratica reale di
programmazione. Innanzitutto non bisogna dimenticare che definire una funzione significa "scriverla" e
che scrivere funzioni significa, a sua volta, scrivere un programma C: l'abitudine alle regole descritte si
acquisisce in poco tempo. Inoltre, come al solito, il compilatore è piuttosto elastico e non si cura più di
tanto di certi particolari: ad esempio, se una funzione restituisce un int, la dichiarazione del tipo
restituito può essere omessa. Ancora: l'elenco dei parametri formali può ridursi all'elenco dei soli tipi, a
patto di dichiarare i parametri stessi prima della graffa aperta, quasi come se fossero variabili qualunque.
Infine, molti compilatori si fidano ciecamente del programmatore e non si turbano affatto se incontrano

                              
                                                   
                                                      
     75 Vi sono però anche ragioni tecniche, e non solo formali, che rendono opportuni tali controlli da parte del
compilatore: esse sono legate soprattutto alla gestione dello stack, l'area di memoria attraverso la quale i parametri
sono resi disponibili alla funzione.


                                                                                               Le funzioni - 89





una chiamata ad una funzione del tutto sconosciuta, cioè non (ancora) definita né prototipizzata. Le regole
descritte, però, sono quelle che meglio garantiscono una buona leggibilità del codice ed il massimo livello
di controllo sintattico in fase di compilazione. Esse sono, tra l'altro, quasi tutte obbligatorie nella
programmazione in C++, linguaggio che, pur derivando in maniera immediata dal C, è caratterizzato dallo
strong type checking, cioè da regole di rigoroso controllo sulla coerenza dei tipi di dato.
          Abbiamo detto che le funzioni di un programma sono tutte indipendenti tra loro e che ogni
funzione non conosce ciò che accade nelle altre. In effetti le sole caratteristiche di una funzione note al
resto del programma sono proprio i parametri richiesti ed il valore restituito; essi sono, altresì, l'unico
modo possibile per uno scambio di dati tra funzioni.
          E' però estremamente importante ricordare che una funzione non può mai modificare i parametri
attuali che le sono passati, in quanto ciò che essa riceve è in realtà una copia dei medesimi. In altre parole,
il passaggio dei parametri alle funzioni avviene per valore  e non per riferimento. Il nome di una variabile
identifica un'area di memoria: ebbene, quando si passa ad una funzione una variabile, non viene passato il
riferimento a questa, cioè il suo indirizzo, bensì il suo valore, cioè una copia della variabile stessa. La
funzione chiamata, perciò, non accede all'area di memoria associata alla variabile, ma a quella associata
alla copia: essa può dunque modificare a piacere i parametri ricevuti senza il rischio di mescolare le carte
in tavola alla funzione chiamante. Le copie dei parametri attuali sono, inoltre, locali alla funzione
medesima e si comportano pertanto come qualsiasi variabile automatica (pag. 34).
          L'impossibilità, per ciascuna funzione, di accedere a dati non locali ne accentua l'indipendenza
da ogni altra parte del programma. Una eccezione è rappresentata dalle variabili globali (pag. 39), visibili
per tutta la durata del programma e accessibili in qualsiasi funzione.
          Vi è poi una seconda eccezione: i puntatori. A dire il vero essi sono un'eccezione solo in
apparenza, ma di fatto consentono comportamenti contrari alla regola, appena enunciata, di inaccessibilità
a dati non locali. Quando un puntatore è parametro formale di una funzione, il parametro attuale
corrispondente rappresenta l'indirizzo di un'area di memoria: coerentemente con quanto affermato, alla
funzione chiamata è passata una copia del puntatore, salvaguardando il parametro attuale, ma tramite
l'indirizzo contenuto nel puntatore la funzione può accedere all'area di memoria "originale", in quanto, è
bene sottolinearlo, solo il puntatore viene duplicato, e non l'area di RAM referenziata. E' proprio tramite
questa apparente incongruenza che le funzioni possono modificare le stringhe di cui ricevano, quale
parametro, l'indirizzo (o meglio, il puntatore).

#include 

#define  MAX_STR  20                       // max. lung. della stringa incluso il NULL finale

void main(void);
char *setstring(char *string,char ch,int n);

void main(void)
{
    char string[MAX_STR];

    printf("[%s]\n",setstring(string,'X',MAX_STR));
}

char *setstring(char *string,char ch,int n)
{
    string[--n] = NULL;
    while(n)
        string[--n] = ch;
    return(string);
}

          Nel programma di esempio è definita la funzione setstring(), che richiede tre parametri
formali: nell'ordine, un puntatore a carattere, un carattere ed un intero. La prima istruzione di
setstring() decrementa l'intero e poi lo utilizza come offset rispetto all'indirizzo contenuto nel


90 - Tricky C





puntatore per inserire un NULL in quella posizione. Il ciclo while percorre a ritroso lo spazio assegnato
al puntatore copiando, ad ogni iterazione, ch in un byte dopo avere decrementato n. Quando n è zero,
tutto lo spazio allocato al puntatore è stato percorso e la funzione termina restituendo il medesimo
indirizzo ricevuto come parametro. Ciò consente a main() di passarla come parametro a printf(),
che visualizza, tra parentesi quadre, la stringa inizializzata da setstring(). Si nota facilmente che
questa ha modificato il contenuto dell'area di memoria allocata in main().
          Un'altra caratteristica interessante della gestione dei parametri attuali in C è il fatto che essi sono
passati alla funzione chiamata a partire dall'ultimo, cioè da destra a sinistra. Tale comportamento, nella
maggior parte delle situazioni, è trasparente per il programmatore, ma possono verificarsi casi in cui è
facile essere tratti in inganno:

#include 

void main(void);
long square(void);

long number = 8;

void main(void)
{
    extern long number;

    printf("%ld squared = %ld\n",number,square());
}

long square(void)
{
    number *= number;
    return(number);
}

          Il codice riportato non è certo un esempio di buona programmazione, ma evidenzia con efficacia
che printf() riceve i parametri in ordine inverso a quello in cui sono elencati nella chiamata.
Eseguendo il programma, infatti l'output ottenuto è

64 squared = 64

laddove ci si aspetterebbe un 8 al posto del primo 64, ma se si tiene conto della modalità di passaggio dei
parametri, i conti tornano (beh... almeno dal punto di vista tecnico!). Il primo parametro che printf()
riceve è il valore restituito da square(). Questa agisce direttamente sulla variabile globale number,
sostituendone il valore con il risultato dell'elevamento al quadrato, e la restituisce. Successivamente
printf() riceve la copia della stessa variabile, che però è già stata modificata da square().
L'esempio evidenzia, tra l'altro, la pericolosità intrinseca nelle variabili definite a livello globale. Vediamo
ora un altro caso, più realistico.

#include 
#include 
#include 

....
    int h1, h2;
    ....
    printf("dup2() restituisce %d; errore DOS %d\n",dup2(h1,h2),errno);

          La funzione dup2(), il cui prototitpo è in IO.H, effettua un'operazione di redirezione di file
(non interessa, ai fini dell'esempio, entrare in dettaglio) e restituisce 0 in caso di successo, oppure -1
qualora si verifichi un errore. Il codice di errore restituito dal sistema operativo è disponibile nella


                                                                                                      Le funzioni - 91





variabile globale errno, dichiarata in ERRNO.H76. Lo scopo della printf() è, evidentemente, quello
di visualizzare il valore restituito da dup2() e il codice di errore DOS corrispondente allo stato
dell'operazione, ma il risultato ottenuto è invece che, accanto al valore di ritorno di dup2() sia
visualizzato il valore che errno conteneva prima della chiamata alla dup2() stessa: infatti, essendo i
parametri passati a printf() a partire dall'ultimo, la copia di errno è generata prima che si realizzi
effettivamente la chiamata a dup2().
               Questa strana tecnica di passaggio "a ritroso" dei parametri ha uno scopo estremamente
importante: consentire la definizione di funzioni in grado di accettare un numero variabile di parametri.
               Abbiamo sottomano un esempio pratico: la funzione di libreria printf(). Ai più attenti non
dovrebbe essere sfuggito che, negli esempi sin qui presentati, essa riceve talvolta un solo parametro (la
stringa di formato), mentre in altri casi le sono passati, oltre a detta stringa (sempre presente), altri
parametri (i dati da visualizzare) di differente tipo.
               Il carattere introduttivo di queste note rende inutile un approfondimento eccessivo
dell'argomento77: è però interessante sottolineare che, in generale, quando una funzione accetta un
numero variabile di parametri, è dichiarata con uno o più parametri formali "fissi" (i primi della lista),
almeno uno dei quali contiene le informazioni che servono alla funzione per stabilire quanti parametri
attuali le siano effettivamente passati ed a quale tipo appartengano. Nel caso di printf() il parametro
fisso è la stringa di formato (o meglio, il puntatore alla stringa); questa contiene, se nella chiamata sono
passati altri parametri, un indicatore di formato per ogni parametro addizionale (i vari "%d", "%s", e così
via). Analizzando la stringa, printf() può scoprire quanti altri parametri ha ricevuto dalla funzione
chiamante, e il loro tipo.
               D'accordo, ma per fare questo era proprio necessario implementare il passaggio a ritroso dei
parametri? La risposta è sì, ma per capirlo occorre scendere un poco in dettagli di carattere tecnico. Il
passaggio dei parametri avviene attraverso lo stack, un'area di memoria gestita in base al principo LIFO
(Last In, First Out; cioè: l'ultimo che entra è il primo ad uscire): ciò significa che l'ultimo dato scritto
nello stack è sempre il primo ad esserne estratto. Tornando alla nostra printf(), a questo punto è
chiaro che preparandone una chiamata, il compilatore copia nello stack in ultima posizione proprio il
puntatore alla stringa di formato, ma questo è anche il primo dato a cui il codice di printf() può
accedere. In altre parole, la funzione conosce con certezza la posizione nello stack del primo parametro
attuale, in quanto esso vi è stato copiato per ultimo: analizzandolo può sapere quanti altri, in sequenza, ne
deve estrarre dallo stack.
               Ecco il prototipo standard di printf():

int printf(const char *format, ...);

               Come si vede, è utilizzata l'ellissi ("...", tre punti) per indicare che da quel parametro in poi il
numero ed il tipo dei parametri formali non è noto a priori. In questi casi, il compilatore, nell'analizzare la
congruenza tra parametri formali ed attuali nelle chiamate, è costretto ad accettare quel che "passa" il
convento (...è il caso di dirlo).
               In C è comunque possibile definire funzioni per le quali il passaggio dei parametri è effettuato
"in avanti", cioè dal primo all'ultimo, nel medesimo ordine della dichiarazione: è sufficiente anteporre al
nome della funzione la parola chiave pascal78.
                              
                                                   
                                                      
     76 Molte funzioni C utilizzano questo sistema per gestire situazioni di errore in operazioni basate su chiamate al
DOS.

     77 Esistono funzioni di libreria specializzate nella gestione di parametri in numero variabile, che possono essere
richiamate dalle funzioni definite dal programmatore per conoscere quanti parametri attuali sono stati passati, e così
via. Si tratta del gruppo di funzioni va_start(), va_arg(), va_end().

     78 La parola chiave è stata scelta per analogia con il linguaggio Pascal, in cui il passaggio dei parametri avviene
sempre da sinistra a destra, cioè "in avanti".


92 - Tricky C





char *pascal funz_1(char *s1,char *s2);                               // funz. che restituisce un ptr a char
void pascal funz_2(int a);                                                                   // funzione void
int far pascal funz_3(void);                                                  // funz. far che restit. un int
char far * far pascal funz_4(char c,int a);                               // funz. far che restit. un far ptr

               L'esempio riporta alcuni prototipi di funzioni dichiarate pascal: l'analogia con i "normali"
prototipi di funzioni è evidente, dal momento che l'unica differenza è proprio rappresentata dalla presenza
della nuova parola chiave. Come si vede, anche le funzioni che non prendono parametri possono essere
dichiarate pascal; tuttavia una funzione pascal non può mai essere dichiarata con un numero
variabile di parametri. A questo limite si contrappone il vantaggio di una sequenza di istruzioni assembler
di chiamata un po' più efficiente 79. In pratica, tutte le funzioni con un numero fisso di parametri possono
essere tranquillamente dichiarate pascal, sebbene ciò, è ovvio, non sia del tutto coerente con la filosofia
del linguaggio C. Per un esempio notevole di funzione di libreria dichiarata pascal vedere pag. 499; si
osservi inoltre che in ambiente Microsoft Windows quasi tutte le funzioni sono dichiarate pascal.
               Per complicare le cose, aggiungiamo che molti compilatori accettano una opzione di command
line per generare chiamate pascal come default (per il compilatore Borland essa è -p):

bcc -p pippo.c

               Con il comando dell'esempio, tutte le funzioni dichiarate in PIPPO.C e nei file .H da esso
inclusi sono chiamate in modalità pascal, eccetto main() (che è sempre chiamata in modalità C) e le
funzioni dichiarate cdecl. Quest'ultima parola chiave ha scopo esattamente opposto a quello di pascal,
imponendo che la funzione sia chiamata in modalità C (cioè col passaggio in ordine inverso dei
parametri) anche se la compilazione avviene con l'opzione di modalità pascal per default.

char *cdecl funz_1(char *s1,char *s2);                                // funz. che restituisce un ptr a char
void cdecl funz_2(int a);                                                                    // funzione void
int far cdecl funz_3(void);                                                   // funz. far che restit. un int
char far * far cdecl funz_4(char c,...);                                  // funz. far che restit. un far ptr

               L'esempio riprende i prototipi esaminati poco fa, introducendo però una modifica all'ultimo di
essi: la funzione funz_4() accetta un numero variabile di parametri. E' opportuno dichiarare
esplicitamente cdecl tutte le funzioni con numero di parametri variabile, onde consentirne l'utilizzo
anche in programmi compilati in modalità pascal.


                                                P U N T A T O R I   A   F U N Z I O N I 

               Credevate di esservene liberati? Ebbene no! Rieccoci a parlare di puntatori... Sin qui li abbiamo
presentati come variabili un po' particolari, che contengono l'indirizzo di un dato piuttosto che un dato
vero e proprio. E' giunto il momento di rivedere tale concetto, di ampliarlo, in quanto possono essere
dichiarati puntatori destinati a contenere l'indirizzo di una funzione.
               Un puntatore a funzione è dunque un puntatore che non contiene l'indirizzo di un intero, o di un
carattere, o di un qualsiasi altro tipo di dato, bensì l'indirizzo del primo byte del codice di una funzione.
Vediamone la dichiarazione:

int (*funcPtr)(char *string);
                              
                                                   
                                                      
     79 Per la chiamata di una funzione "normale", il compilatore genera delle istruzioni PUSH per i parametri da
passare, una istruzione CALL e le istruzioni POP necessarie a rimuovere dallo stack i parametri passati. La funzione
si chiude con una RET. Se la medesima funzione è dichiarata pascal, il compilatore genera ancora le PUSH e la
CALL, ma non le POP, in quanto la funzione, essendo sempre fisso il numero di parametri, può provvedere da sé alla
pulizia dello stack terminando con una RET n, dove n esprime il numero di byte da eliminare dallo stack.


                                                                                                   Le funzioni - 93





               Nell'esempio funcPtr è un puntatore ad una funzione che restituisce un int e accetta quale
parametro un puntatore a char. La sintassi può apparire complessa, ma un esame più approfondito rivela
la sostanziale analogia con i puntatori che già conosciamo. Innanzitutto, l'asterisco che precede il nome
funcPtr ne rivela inequivocabilmente la natura di puntatore. Anche la parola chiave int ha un ruolo
noto: indica che l'indirezione del puntatore restituisce un intero. Trattandosi di un puntatore a funzione,
funcPtr è seguito dalle parentesi tonde contenenti la lista dei parametri della funzione. Sono proprio
queste parentesi a indicare che funcPtr è puntatore a funzione. Restano da spiegare le parentesi che
racchiudono *funcPtr: esse sono indispensabili per distinguere la dichiarazione di un puntatore a
funzione da un prototipo di funzione. Se riscriviamo la dichiarazione dell'esempio omettendo la prima
coppia di parentesi, otteniamo

int *funcPtr(char *string);

cioè il prototipo di una funzione che restituisce un puntatore ad intero e prende come parametro un
puntatore a carattere.
               Poco fa si è detto che l'indirezione di funcPtr restituisce un intero. Che significato ha
l'indirezione di un puntatore a funzione? Quando si ha a che fare con puntatori a "dati", il concetto è
piuttosto semplice: l'indirezione rappresenta il dato che si trova all'indirizzo contenuto nel puntatore
stesso. Ma all'indirizzo contenuto in un puntatore a funzione si trova una parte del programma, cioè vero e
proprio codice eseguibile: allora ha senso parlare di indirezione di un puntatore a funzione solo con
riferimento al dato restituito dalla funzione che esso indirizza. Ma perché una funzione possa restituire
qualcosa deve essere eseguita: e proprio qui sta il bello, dal momento che l'indirezione di un puntatore a
funzione rappresenta una chiamata alla funzione indirizzata. Vediamo funcPtr all'opera:

#include 

...
    int iVar;
    char *cBuffer;
    ....
    funcPtr = strlen;
    ....
    iVar = (*funcPtr)(cBuffer);
    ....

               Nell'esempio, a funcPtr è assegnato l'indirizzo della funzione di libreria strlen(), il cui
prototipo si trova in STRING.H, che accetta quale parametro un puntatore a stringa e ne restituisce la
lunghezza (sotto forma di intero). Se ne traggono alcune interessanti indicazioni: per assegnare ad un
puntatore a funzione l'indirizzo di una funzione basta assegnargli il nome di quest'ultima. Si noti che il
simbolo strlen non è seguito dalle parentesi, poiché in questo caso non intendiamo chiamare
strlen() e assegnare a  funcPtr il valore che essa restituisce, bensì assegnare a funcPtr l'indirizzo
a cui strlen() si trova80. Inoltre, il tipo di dato restituito dalla funzione e la lista dei parametri devono
corrispondere a quelli dichiarati col puntatore: tale condizione, in questo caso, è soddisfatta.
               Infine, nell'esempio compare anche la famigerata indirezione del puntatore: come si vede, al
parametro formale della dichiarazione è stato sostituito il parametro attuale (come in qualsiasi chiamata a
funzione) e al posto dell'indicatore del tipo restituito troviamo, da destra a sinistra, l'operatore di
assegnamento e la variabile che memorizza quel valore.
               Va sottolineato che l'indirezione è perfettamente equivalente alla chiamata alla funzione
indirizzata dal puntatore: in questo caso a

                              
                                                   
                                                      
     80 Ma allora... il nome di una funzione è puntatore alla funzione stessa! Ricordate il caso degli array? Chi ha
poca memoria può sbirciare a pagina 29.


94 - Tricky C





    iVar = strlen(cBuffer);

               Allora perché complicarsi la vita con i puntatori? I motivi sono molteplici. A volte è
indispensabile conoscere gli indirizzi di alcune routine per poterle gestire correttamente81. In altri casi
l'utilizzo di puntatori a funzione consente di scrivere codice più efficiente: si consdieri l'esempio che
segue.

    if(a > b)
        for(i = 0; i < 1000; i++)
            funz_A(i);
    else
        for(i = 0; i < 1000; i++)
            funz_B(i);

               Il frammento di codice può essere razionalizzato mediante l'uso di un puntatore a funzione,
evitando di scrivere due cicli for quasi identici:

    void (*fptr)(int i);
    ....
    if(a > b)
        fptr = funz_A;
    else
        fptr = funz_B;
    for(i = 0; i < 1000; i++)
        (*fptr)(i);

               Più in generale, l'uso dei puntatori a funzione si rivela di grande utilità quando, nello sviluppare
l'algoritmo, non si può determinare a priori quale funzione deve essere chiamata in una certa situazione,
ma è possibile farlo solo al momento dell'esecuzione, dall'esame dei dati elaborati. Un esempio può essere
costituito dalla cosiddetta programmazione per flussi guidati da tabelle, nella quale i dati in input
consentono di individuare un elemento di una tabella contenente i puntatori alle funzioni richiamabili in
quel contesto.
               Per studiare nel concreto una applicazione del concetto appena espresso si può pensare ad una
programma in grado di visualizzare un sorgente C eliminando tutti i commenti introdotti dalla doppia
barra ("//", vedere pag. 14). In pratica si tratta di passare alla riga di codice successiva quando si
incontra tale sequenza di caratteri: analizzando il testo carattere per carattere, bisogna visualizzare tutti i
caratteri letti fino a che si incontra una barra. In questo caso, per decidere che cosa fare, occorre
esaminare il carattere successivo: se è anch'esso una barra si passa alla riga successiva e si riprendono a
visualizzare i caratteri; se non lo è, invece, deve essere visualizzato, ma preceduto da una barra, e
l'elaborazione prosegue visualizzando i caratteri incontrati.
               I possibili stati del flusso elaborativo, dunque, sono due: elaborazione normale, che prevede la
visualizzazione del carattere, e attesa, indotto dall'individuazione di una barra. La situazione complessiva
delle azioni da intraprendere può essere riassunta in una tabella, ogni casella della quale rappresenta le
azioni da intraprendere quando si verifichi una data combinazione tra stato elaborativo attuale e carattere
incontrato.





                              
                                                   
                                                      
     81 E' il caso dei programmi che incorporano funzioni per la gestione degli interrupt di sistema. Essi devono
memorizzare l'indirizzo degli interrupt ai quali sostituiscono le proprie routine, al fine di poterli utilizzare in caso di
necessità e per riattivarli al termine della propria esecuzione. Non sembra però il caso di approfondire ulteriormente
l'argomento, almeno per ora. Ma lo si farà a pag. 251 e seguenti.


                                                                                                                   Le funzioni - 95





              AZIONI DA                                                            Carattere incontrato
        INTRAPRENDERE

          Stato elaborativo                            Barra "/"                             Altro carattere

Elaborazione normale                                   Non visualizza il carattere           Visualizza il carattere
                                                       Legge il carattere successivo         Legge il carattere successivo
                                                       Passa in stato "Attesa"               Resta in stato "Normale"

Attesa carattere successivo                            Non visualizza il carattere           Visualizza "/" e il carattere
                                                       Legge la riga successiva              Legge il carattere successivo
                                                       Passa in stato "Normale"              Passa in stato "Normale"


               Circa il trattamento del carattere, le possibili situazioni sono tre: visualizzazione, non
visualizzazione, e visualizzazione del carattere stesso preceduto da una barra. La scansione del file può
proseguire in due modi diversi: carattere successivo o riga successiva. Infine, si può avere il passaggio
dallo stato normale a quello di attesa, il viceversa, o il permanere nello stato normale. Si tratta di una
situazione un po' intricata, ma facilmente trasformabile in algoritmo utilizzando proprio i puntatori a
funzione. Quello che ci occorre è, in primo luogo, un ciclo di controllo del flusso elaborativo: il guscio
esterno del programma consiste nella lettura del file riga per riga e nell'analisi della riga letta carattere per
carattere.

#include 

#define  MAXLIN    256

void main(void);

void main(void)
{
    char line[MAXLIN], *ptr;

    while(gets(line)) {
        for(ptr = line; *ptr; ) {
            ....
        }
        printf("\n");
    }
}

               Ecco fatto. La funzione di libreria gets() legge una riga dallo standard input82 e la memorizza
nell'array di caratteri il cui indirizzo le è passato quale parametro. Dal momento che essa restituisce NULL
se non vi è nulla da leggere, il ciclo while() è iterato sino alla lettura dell'ultima riga del file. Il ciclo
for() scandisce la riga carattere per carattere e procede sino a quando è incontrato il NULL che chiude


                              
                                                   
                                                      
     82 Lo standard input (stdin) è un "file" particolare, che il DOS identifica normalmente con la tastiera. Esso può
però essere rediretto ad un file qualunque mediante il simbolo "<". Supponendo di chiamare il nostro programma
NOCOMENT, è sufficiente lanciare il comando

nocoment < pippo.c

per visualizzarne il contenuto privo di commenti. Vedere pag. 116.


96 - Tricky C





la riga. E' compito del codice all'interno del ciclo incrementare opportunamente ptr. All'uscita dal ciclo
for() si va a capo83.
               A questo punto entrano trionfalmente in scena i puntatori a funzione. Per elaborare
correttamente una singola riga ci occorrono quattro diverse funzioni, ciascuna in grado di manipolare un
dato carattere come descritto in una delle quattro caselle della nostra tabella. Vediamole:

#include 
#include 

#define  NORMAL   0
#define  WAIT     1

char *hideLetterInc(char *ptr)                            // non visualizza il carattere e restituisce
{                                                         // il puntatore incrementato (tabella[0][0])
    extern int nextStatus;

    nextStatus = WAIT;
    return(ptr+1);
}

char *sayLetterInc(char *ptr)                              // visualizza il carattere e restituisce il
{                                                            // puntatore incrementato (tabella[0][1])
    extern int nextStatus;

    nextStatus = NORMAL;
    printf("%c",*ptr);
    return(ptr+1);
}

char *hideLetterNextLine(char *ptr)                                    // non visualizza il carattere e
{                                                                  // restituisce l'indirizzo del NULL
    extern int nextStatus;                                                 // terminator (tabella[1][0])

    nextStatus = NORMAL;
    return(ptr+(strlen(ptr));
}

char *sayBarLetterInc(char *ptr)                           // visualizza il carattere preceduto da una
{                                                                  // barra e restituisce il puntatore
    extern int nextStatus;                                              // incrementato (tabella[1][1])

    nextStatus = NORMAL;
    printf("/%c",*ptr);
    return(ptr+1);
}

               Come si vede, il codice delle funzioni è estremamente semplice. Tuttavia, ciascuna esaurisce il
compito descritto in una singola cella della tabella, compresa la "decisione" circa lo stato ("normale" o
"attesa") che vale per il successivo carattere da esaminare: non ci resta che creare una tabella analoga a
quella presentata poco fa, ma contenente i puntatori alle funzioni.





                              
                                                   
                                                      
     83 La  gets() sostituisce l'a capo ("\n")di fine riga letto dal file con un null terminator. Ciò rende necessario
andare a capo esplicitamente.


                                                                                                  Le funzioni - 97





FUNZIONI DA CHIAMARE                                       Carattere incontrato

      Stato elaborativo           Barra "/"                               Altro carattere

Elaborazione normale              hideLetterInc()                         sayLetterInc()

Attesa carattere successivo       hideLetterNextLine()                    sayBarLetterInc()


          Ed ecco la codifica C della tabella di puntatori a funzione:

char *hideLetterInc(char *ptr);
char *sayLetterInc(char *ptr);
char *hideLetterNextLine(char *ptr);
char *sayBarLetterInc(char *ptr);

char *(*funcs[2][2])(char *ptr) = {
    {hideLetterInc,      sayLetterInc},
    {hideLetterNextLine, sayBarLetterInc}
};

          Lo stato di elaborazione è, per default, "Normale" e viene individuato dalle funzioni ad ogni
carattere trattato, il quale è la seconda coordinata necessaria per individuare il puntatore a funzione
opportuno all'interno della tabella. Ora siamo finalmente in grado di presentare il listato completo del
programma.

#include                                                            // per printf() e gets()
#include                                                                           // per strlen()

#define  MAXLIN    256
#define  NORMAL      0
#define  WAIT        1
#define  BAR         0
#define  NON_BAR     1

void main(void);
char *hideLetterInc(char *ptr);
char *sayLetterInc(char *ptr);
char *hideLetterNextLine(char *ptr);
char *sayBarLetterInc(char *ptr);

extern int nextStatus = NORMAL;

void main(void)
{
    static char *(*funcs[2][2])(char *ptr) = {                                 // e' static perche' e'
        {hideLetterInc, sayLetterInc},                              // dichiarato ed inizializzato
        {hideLetterNextLine, sayBarLetterInc}                                        // in una funzione
    };
    char line[MAXLIN], *ptr;
    int letterType;

    while(gets(line)) {
        for(ptr = line; *ptr; ) {
            switch(*ptr) {
                case '/':
                    letterType = BAR;
                    break;
                default:
                    letterType = NON_BAR;
            }


98 - Tricky C





            ptr = (*funcs[nextStatus][letterType])(ptr);
        }
        printf("\n");
    }
}

char *hideLetterInc(char *ptr)                            // non visualizza il carattere e restituisce
{                                                         // il puntatore incrementato (tabella[0][0])
    extern int nextStatus;

    nextStatus = WAIT;
    return(ptr+1);
}

char *sayLetterInc(char *ptr)                                 // visualizza il carattere e restituisce il
{                                                               // puntatore incrementato (tabella[0][1])
    extern int nextStatus;

    nextStatus = NORMAL;
    printf("%c",*ptr);
    return(ptr+1);
}

char *hideLetterNextLine(char *ptr)                                     // non visualizza il carattere e
{                                                                    // restituisce l'indirizzo del NULL
    extern int nextStatus;                                                 // terminator (tabella[1][0])

    nextStatus = NORMAL;
    return(ptr+(strlen(ptr)));
}

char *sayBarLetterInc(char *ptr)                              // visualizza il carattere preceduto da una
{                                                                    // barra e restituisce il puntatore
    extern int nextStatus;                                                // incrementato (tabella[1][1])

    nextStatus = NORMAL;
    printf("/%c",*ptr);
    return(ptr+1);
}

               Il contenuto del ciclo for() è sorprendentemente semplice84. Ma il cuore di tutto il
programma è la riga

    ptr = (*funcs[nextStatus][letterType])(ptr);

in cui possiamo ammirare il risultato di tutti i nostri sforzi elucubrativi: una sola chiamata a funzione,
realizzata attraverso un puntatore, a sua volta individuato nella tabella tramite le "coordinate"
nextStatus e letterType, evita una serie di if nidificate e, di conseguenza, una codifica
dell'algoritmo sicuramente meno essenziale ed efficiente.
               L'esempio evidenzia inoltre quale sia la sintassi della dichiarazione e dell'utilizzo di un array di
puntatori a funzione.
               Forse può apparire non del tutto chiaro come sia forzata la lettura della riga successiva quando è
individuato un commento: il test del ciclo for() determina l'uscita dal medesimo quando l'indirezione di


                              
                                                   
                                                      
     84 E avrebbe potuto esserlo ancora di più, utilizzando una if....else in luogo della switch. Quest'ultima,
però, rende più agevoli eventuali modifiche future al codice, qualora, ed esempio, si dovessero implementare
elaborazioni diverse in corrispondenza di altri caratteri.


                                                                                                         Le funzioni - 99





ptr è un byte nullo, e questa è proprio la situazione indotta dalla funzione hideLetterNextLine(),
che restituisce un puntatore al null terminator della stringa contenuta in line.
               Va ancora sottolineato che nextStatus è dichiarata come variabile globale per... pigrizia:
dichiararla all'interno di main() avrebbe reso necessario passarne l'indirizzo alle funzioni richiamate
mediante il puntatore, perché queste possano modificarne il valore. Nulla di difficile, ma non era il caso di
complicare troppo l'esempio.
               Infine, è meglio non montarsi la testa: quello presentato è un programma tutt'altro che privo di
limiti. Infatti non è in grado di riconoscere una coppia di barre inserita all'interno di una stringa, e la
considera erroneamente l'inizio di un commento; inoltre visualizza comunque tutti gli spazi compresi tra
l'ultimo carattere valido di una riga e l'inizio del commento. L'ingrato compito di modificare il sorgente
tenendo conto di queste ulteriori finezze è lasciato, come nei migliori testi, alla buona volontà del
lettore85. Tanto per complicare un po' le cose, anche i puntatori a funzione possono essere near o far.
Per chiarire che cosa ciò significhi, occorre ancora una volta addentrarsi in alcuni dettagli tecnici. I
processori Intel seguono il flusso elaborativo, istruzione per istruzione, mediante due registri, detti CS e
IP (Code Segment e Instruction Pointer): i due nomi ne svelano di per sé le rispettive funzioni. Il primo
fissa un'origine ad un certo indirizzo, mentre il secondo esprime l'offset, a partire da quell'indirizzo, della
prossima istruzione da eseguire. Se il primo byte di una funzione dista dall'origine meno di 65535 byte è
sufficiente, per indirizzarla, un puntatore near, cioè a 16 bit, associato ad IP. In programmi molto
grandi è normale che una funzione si trovi in un segmento di memoria diverso da quello corrente86: il suo
indirizzo deve perciò essere espresso con un valore a 32 bit (un puntatore far, la cui word più
significativa è associata a CS e quella meno significativa ad IP).
               Bisogna sottolineare che le funzioni stesse possono essere dichiarate near o far.
Naturalmente, dichiarare far una funzione non significa forzare il compilatore a creare un programma
enorme per poterla posizionare "lontano": esso genera semplicemente un differente algoritmo di
chiamata. Tutte le funzioni far sono chiamate salvando sullo stack sia CS che IP (l'indirizzo di rientro
dalla funzione), indipendentemente dal fatto che il contenuto di CS debba essere effettivamente
modificato. Nelle chiamate di tipo near, invece, viene salvato (e modificato) solo IP. In uscita dalla
funzione i valori di CS ed IP sono estratti dallo stack e ripristinati, così da poter riprendere l'esecuzione
dall'istruzione successiva alla chiamata a funzione. E' evidente che una chiamata di tipo far può eseguire
qualunque funzione, ovunque essa si trovi, mentre una chiamata near può eseguire solo quelle che si
trovano effettivamente all'interno del segmento definito da CS. Spesso si dichiara far una funzione
proprio per renderla indipendente dalle dimensioni del programma, o meglio dal modello di memoria
scelto per compilare il programma. L'argomento è sviluppato a pagina 146 con particolare riferimento alle
chiamate intersegmento; per ora è sufficiente precisare che proprio dal modello di memoria dipende il
tipo di chiamata che il compilatore genera per una funzione non dichiarata near o far in modo
esplicito. In altre parole, una definizione come

int funzione(char *buf)
{
    ....
}

                              
                                                   
                                                      
     85 Un suggerimento circa le stringhe? Eccolo: il carattere virgolette ("), gestito con una terza colonna nella
tabella, potrebbe determinare un terzo stato elaborativo (la terza riga della tabella), che determina la normale
visualizzazione di tutto ciò che si incontra e l'avanzamento del puntatore di una posizione soltanto. Anche le barre
vengono visualizzate come se nulla fosse. Quando si incontra nuovamente il carattere virgolette si ritorna nello stato
"Normale".

     86 Cioè oltre il fatidico limite dei 64 Kb che iniziano all'indirizzo contenuto in CS. La logica è del tutto analoga a
quella descritta circa i puntatori "a dati" (pag. 16).


100 - Tricky C





origina una funzione near o far a seconda del modello di memoria scelto. Analoghe considerazioni
valgono per i puntatori: è ancora una volta il modello di memoria a stabilire se un puntatore dichiarato
come segue

int (*fptr)(char *buf);

è near o far. Qualora si intenda dichiarare esplicitamente una funzione o un puntatore far, la sintassi
è ovvia:

int far funzione(char *buf)
{
    ....
}

per la funzione, e

int (far *fptr)(char *buf);

per il puntatore. Dichiarazioni near esplicite sono assolutamente analoghe a quelle appena presentate.
             Infine, le funzioni possono essere definite static:

static int funzione(char *buf)
{
    ....
}

per renderle accessibili (cioè "richiamabili") solo all'interno del sorgente in cui sono definite. Non è però
possibile, nella dichiarazione di un puntatore a funzione, indicare che questa è static: la riga

static int (*fptr)(char *buf);

dichiara un puntatore static a funzione. Ciò appare comprensibile se si considera che, riferita ad una
funzione, la parola chiave static ne modifica unicamente la visibilità, e non il tipo di dato restituito
(vedere anche pag. 25 e pag. 41).


                                         L A   R I C O R S I O N E 

             Abbiamo già accennato (pag. 85) che la ricorsione è realizzata da una funzione che richiama se
stessa: si tratta di una tecnica di programmazione che può fornire soluzioni eleganti ed efficienti a
problemi che, talvolta, possono essere affrontati anche mediante la semplice iterazione. Ogni funzione,
main() compresa, può richiamare se stessa, ma è evidente che deve essere strutturata in maniera
opportuna: non esistono, peraltro, strumenti appositi; occorre progettare attentamente l'algortimo.
             Un esempio di problema risolvibile sia iterativamente che ricorsivamente è il calcolo del
fattoriale di un numero. Il fattoriale di un numero intero positivo n (simbolo n!) è espresso come una
serie di moltiplicazioni ripetute a partire da

n * (n - 1)

             Il risultato di ogni moltiplicazione è quindi moltiplicato per un fattore di una unità inferiore
rispetto a quello del moltiplicatore dell'operazione precedente. La formula di calcolo del fattoriale di n è
pertanto:

n! = n * (n - 1) * (n - 2) * ... * 2 * 1


                                                                                               Le funzioni - 101





               Inoltre, per definizione, 1! = 1 e 0! = 1. Raggruppando tutti i fattori che, nella formula
precedente, precedono n, si osserva che

(n - 1)! = (n - 1) * (n - 2) * ... * 2 * 1

e pertanto il fattoriale di un numero intero può essere anche espresso come il prodotto del medesimo per il
fattoriale dell'intero che lo precede:

n! = n * (n - 1)!

               I due esempi che seguono implementano il calcolo del fattoriale con due approcci radicalmente
differenti: delle due definizioni, o meglio "rappresentazioni" di n! date poco sopra, la soluzione iterativa
è fondata sulla prima, mentre la ricorsione traduce in concreto la seconda.
               Un ciclo in grado di calcolare il fattoriale di un intero è il seguente:

    int n;
    long nfatt;
    ....
    for(nfatt = 1L; n > 1; n--)
        nfatt *= n;

               Al termine delle iterazioni nfatt vale n!.
               Vediamo ora la soluzione ricorsiva:

long fattoriale(long n)
{
    return((n < 2) ? 1 : n * fattoriale(n - 1));
}

               La funzione fattoriale() restituisce 1 se il parametro ricevuto è minore di 2 (cioè vale 0
o 1), mentre in caso contrario il valore restituito è il prodotto di n per il fattoriale di n-1, cioè  n!: si noti
che fattoriale() calcola il valore da restituire chiamando se stessa e "passandosi" quale parametro il
parametro appena ricevuto, ma diminuito di uno.
               Il termine "passandosi" è una semplificazione: in realtà fattoriale() non passa il
parametro a se stessa, ma ad una ulteriore istanza di sé. Che significa? Nell'esecuzione del programma
ogni chiamata a fattoriale() utilizza in memoria, per i dati87, una differente area di lavoro, in
quanto anche questo meccanismo utilizza lo stack per operare. Se una funzione definisce variabili locali
ed effettua una ricorsione, la nuova istanza alloca le proprie variabili locali, senza conoscere l'esistenza di
quelle dell'istanza ricorrente. E' evidente che se una istanza di una ricorsione potesse accedere a tutte le
variabili, incluse quelle locali, definite in ogni altra istanza, la funzione non avrebbe un proprio spazio
"riservato" in cui operare: ogni modifica a quasiasi variabile si rifletterebbe in tutte le istanze, e ciascuna
di esse potrebbe quindi scompaginare il valore delle altre.
               A volte, però, può essere utile che una istanza conosca qualcosa delle altre: ad esempio un
contatore, che consenta di sapere in qualunque istanza quanto in profondità si sia spinta la ricorsione. Tale
esigenza è soddisfatta dalle variabili static, in quanto esse sono locali alla funzione in cui sono
definite, ma comuni a tutte le sue istanze. L'affermazione risulta del tutto comprensibile se si tiene conto
che le variabili statiche sono accessibili solo alla funzione in cui sono definite, ma esistono e conservano
il loro valore per tutta la durata del programma. Quando una funzione è chiamata per la prima volta ed
assegna un valore ad una variabile statica, questa mantiene il proprio valore anche in una seconda istanza
(e in tutte le successive) della stessa funzione; mentre delle variabili automatic è generata una nuova
copia in ogni istanza, una variabile static è unica in tutte le istanze e poiché essa esiste e mantiene il
                              
                                                   
                                                      
     87 E' ovvio che il codice eseguito è fisicamente il medesimo.


102 - Tricky C





proprio valore anche in uscita dalla funzione, ogni istanza può conoscere non solo il valore che tale
variabile aveva nell'istanza precedente, ma anche nell'istanza successiva (ovviamente dopo il termine di
questa). Le variabili globali, infine, sono accessibili a tutte le istanze ma, a differenza di quelle statiche,
lo sono anche alle altre funzioni: in fondo non si tratta di una novità.
          Si noti che la funzione fattoriale() deve essere chiamata una sola volta per ottenere il
risultato ricercato:

    printf("10! = %ld\n",fattoriale(10));

          Non serve alcuna iterazione, perché la ricorsione implementata internamente dalla funzione è
sufficiente al calcolo del risultato.
          Vediamo un altro esempio: la funzione scanDirectory() ricerca un file nell'albero delle
directory, percorrendo tutte le sottodirectory di quella specificata come punto di partenza:

/*******************************************************

    SCANDIR.C - Barninga Z! - 1994

    void cdecl scanDirectory(char *path,char *file);

    char *path;   path di partenza per la ricerca del file. Deve terminare con una
                  backslash ("\").
    char *file;   nome del file da ricercare in path ed in tutte le sue subdir. Puo'
                  contenere le wildcards "?" e "*".

    Visualizza i pathnames (a partire dal punto indicato da path) dei files trovati.

    Compilato con Borland C++ 3.1:

    bcc -c -mx scandir.c

    dove x specifica il modello di memoria e puo' essere: t, s, m, c, l, h.

********************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 

#define ALL_ATTR   (FA_ARCH+FA_HIDDEN+FA_SYSTEM+FA_RDONLY)// cerca ogni tipo di file

void cdecl scanDirectory(char *path,char *file)
{
    struct ffblk ff;

// Considera tutto quello che c'e' nella directory (*.*)

    strcat(path,"*.*");

// Qui inizia il loop di scansione della directory in cerca di eventuali subdir.
// In pratica ricerca tutti i tipi di file compresi quelli il cui attributo indica
// che si tratta di una directory.

    if(!findfirst(path,&ff,FA_DIREC+ALL_ATTR)) {                                    // cerca le subdir
        do {

// Se il file trovato e' proprio una directory, e non e' "." o ".." (cioe' la
// directory stessa o la directory di cui essa e' subdir) allora viene concatenato
// il nome della dir trovata al pathname di lavoro...


                                                                                                Le funzioni - 103





            if((ff.ff_attrib & FA_DIREC) && (*ff.ff_name != '.')) {
                strcpy(strrchr(path,'\\')+1,ff.ff_name);
                strcat(path,"\\");

// ...e si effettua la ricorsione: scanDirectory() richiama se stessa passando alla
// nuova istanza il nuovo path in cui ricercare le directory. Cio' si spiega col
// fatto che per ogni directory l'elaborazione da effettuare e' sempre la stessa;
// l'unica differenza e' che ci si addentra di un livello nell'albero gerarchico del
// disco.

                scanDirectory(path,file);
            }
        } while(!findnext(&ff));                          // procede finche' trova files o subdirs
    }

// Quando tutti gli elementi della directory sono stati scanditi ci troviamo nella
// subdir piu' "profonda" e si puo' cominciare a considerare i files: viene
// concatenato il template di file al path attuale e si inizia un secondo ciclo
// findfirst()/findnext().

    strcpy(strrchr(path,'\\')+1,file);
    if(!findfirst(path,&ff,ALL_ATTR)) {                                                   // cerca i files
        do {

// Per ogni file trovato e' visualizzato il pathname a partire da quello di origine.

            strcpy(strrchr(path,'\\')+1,ff.ff_name);
            printf("%s\n",path);
        } while(!findnext(&ff));                                       // procede finche' trova files
    }

// Quando anche i files della directory sono stati analizati tutti, scanDirectory()
// elimina dalla stringa il nome dell'ultimo file trovato...

    *(strrchr(path,'\\')) = NULL;

// ...e quello dell'ultima directory scandita: si "risale" cosi' di un livello
// nell'albero.

    *(strrchr(path,'\\')+1) = NULL;

// A questo punto, se l'attuale istanza di scanDirectory() e' una ricorsione (siamo
// cioe' in una subdirectory) l'esecuzione del programma prosegue con la precedente
// istanza di scanDirectory(): sono cercate altre subdirectory, e, in assenza di
// queste, i files; se invece la presente istanza di scanDirectory() e' la prima
// invocata (non c'e' stata ricorsione o sono gia' state analizzate tutte le subdir
// nonche' la directory di partenza), allora il controllo e' restituito alla
// funzione chiamante originaria: il lavoro di ricerca e' terminato.

}

          La funzione scanDirectory() riceve due parametri: il primo è una stringa che rappresenta
il "punto di partenza", cioè la directory all'interno della quale ricercare il file; la ricerca è estesa a tutte le
subdirectory in essa presenti. Il secondo parametro è una stringa esprimente il nome (e la estensione) del
file da individuare e può contenere le wildcard "*" e "?", che sono risolte dal servizio DOS sottostante
alle funzioni di libreria findfirst() e findnext(). Quando, nel "territorio di caccia", è individuato
un file il cui nome soddisfa il template fornito dal secondo parametro, ne viene visualizzato il pathname
completo (a partire dalla directory di origine). La scanDirectory() può essere sperimentata con
l'aiuto di una semplice main() che riceva dalla riga di comando (vedere pag. 105) il path di partenza ed
il template di file:


104 - Tricky C





#include 
#include 
#include 

void main(int argc,char ** argv);
void scanDirectory(char *path,char *file);

void main(int argc,char **argv)
{
    char path[MAXPATH];

    if(argc != 3)
        printf("Specificare un path di partenza e un template di file\n");
    else {
        strcpy(path,argv[1]);                               // copia il path di partenza nel buffer...
        strupr(path);                                             // ...e lo converte tutto in maiuscole
        if(path[strlen(path)-1] != '\\')                       // se non c'e' una backslash in fondo...
            strcat(path,"\\");                                                                  // ...la aggiunge
        scanDirectory(path,argv[2]);
    }
}

               Per un ulteriore esempio di utilizzo della funzione di libreria findfirst() si veda pag. 468.
               Il punto debole dell'approccio ricorsivo alla definizione di un algoritmo consiste in un utilizzo
dello stack più pesante rispetto alla soluzione iterativa: ogni variabile locale definita in una funzione
ricorsiva è duplicata nello stack per ogni istanza attiva. E' perciò necessario, onde evitare disastrosi
problemi in fase di esecuzione88, contenere il numero delle variabili locali (soprattutto se "ingombranti"),
o richiedere al compilatore la generazione di uno stack di maggiori dimensioni89. E' decisamente
sconsigliabile definire array nelle funzioni ricorsive: ad essi può essere sostituito un puntatore, assai più
parco in termini di stack, gestito mediante l'allocazione dinamica della memoria (vedere pag. 109). Anche
l'allocazione dinamica può influenzare lo spazio disponibile nello stack: uno sguardo all'organizzazione di
stack e heap nei diversi modelli di memoria (pag. 143) servirà a chiarire le idee.
               Inoltre, per ragioni di efficienza, è a volte opportuno dichiarare esplicitamente near le funzioni
ricorsive, infatti esse possono essere eseguite più e più volte (come tutte le funzioni all'interno di un ciclo,
ma nel caso della ricorsione è la funzione che chiama se stessa): una chiamata near è più veloce e
impegna meno stack di una chiamata far. Dichiarare esplicitamente near le funzioni ricorsive assicura
che sia generata una chiamata near anche quando il modello di memoria utilizzato in compilazione
preveda per default chiamate far. Lo svantaggio di questo approccio è che una funzione dichiarata near
può essere chiamata esclusivamente da quelle funzioni il cui codice eseguibile sia compreso nel



                              
                                                   
                                                      
     88 L'allocazione di variabili locali e il passaggio dei parametri avvengono modificando i valori di alcuni regsitri
della CPU dedicati proprio alla gestione dello stack. Se il programma utilizza più spazio di quanto il compilatore ha
assegnato allo stack, è molto probabile che vengano sovrascritti i dati memorizzati ai suoi "confini".

     89 Il metodo per richiedere più stack del default varia da compilatore a compilatore. Alcune implementazioni
del C definiscono una variabile globale intera senza segno, _stklen, il cui valore può essere impostato al numero
di byte richiesti come area di stack per il programma. Il valore di default è spesso 4 kb. Si noti che la funzione
fattoriale() non pone problemi di stack: ogni istanza richiede unicamente 4 byte (per il long passato come
parametro) oltre ai 2 o 4 byte necessari per l'indirizzo di ritorno della chiamata near o, rispettivamente, far. E'
anche possibile richiedere al compilatore di inserire automaticamente una routine di controllo, in entrata ad ogni
funzione, il cui scopo è verificare se nello stack vi sia spazio sufficiente per tutte le variabili locali ed interrompere il
programma in caso contrario. Tale opzione risulta utile in fase di sviluppo; è tuttavia opportuno non utilizzarla nel
compilare la versione di programma per il rilascio finale, in quanto essa ne diminuisce leggermente l'efficienza.


                                                                                                             Le funzioni - 105





medesimo segmento90: è un aspetto da valutare attentamente in fase di scrittura del codice, dal momento
che se non si è sicuri di poter soddisfare tale condizione occorre rinunciare alla dichiarazione near.


                    m a i n ( ) :   P A R A M E T R I   E   V A L O R E   R E S T I T U I T O 

               La funzione  main() è presente in tutti i programmi C ed è sempre eseguita per prima, tuttavia
non è necessario chiamarla dall'interno del programma91. La chiamata a main() è contenuta in un object
file, fornito con il compilatore, che il linker collega automaticamente in testa al modulo oggetto prodotto
dalla compilazione del sorgente. Si tratta dello startup module (o startup code)92: è questa, in realtà, la
parte di codice eseguita per prima; lo startup module effettua alcune operazioni preliminari ed al termine
di queste chiama main() dopo avere copiato sullo stack tre parametri, che essa può, opzionalmente,
referenziare.
               La tabella che segue elenca e descrive detti parametri, indicandone anche il nome
convenzionalmente loro attribuito93:

PARAMETRI DI main()

      NOME                        TIPO                                           DESCRIZIONE

argc                       int                         Numero degli argomenti della riga di comando, compreso il nome del
                                                       programma.

argv                       char **                     Indirizzo dell'array di stringhe rappresentanti ciascuna un parametro
                                                       della riga di comando. La prima stringa è il nome del programma
                                                       completo di pathname se l'esecuzione avviene in una versione di DOS
                                                       uguale o successiva alla 3.0, altrimenti contiene la stringa "C".
                                                       L'ultimo elemento dell'array è un puntatore nullo.

envp                       char **                     Indirizzo dell'array di stringhe copiate dall'environment (variabili
                                                       d'ambiente) che il DOS ha reso disponibile al programma. L'ultimo
                                                       elemento dell'array è un puntatore nullo.


                              
                                                   
                                                      
     90 Lo sono sicuramente le funzioni definite nel medesimo sorgente, dal momento che ogni modulo .OBJ non
può superare i 64Kb.

     91 Del resto se main() è eseguita per prima, da quale punto del programma la si potrebbe chiamare?

     92 Il modulo di startup altro non è che un file .OBJ, collegato dal linker in testa al (o ai) file .OBJ generati a
partire dal sorgente (o sorgenti) del programma, avente lo scopo di svolgere le operazioni preliminari all'invocazione
di main(), tra le quali vi è il controllo della versione di DOS, la chiamata a _setargv__() e _setenvp__()
(vedere pag. 476), etc.; lo startup module relativo al modello di memoria tiny (pag. 143 e seguenti) include la
direttiva assembler ORG 100, che permette di ottenere un file .COM dall'operazione di linking. Il sorgente dello
startup module, scritto solitamente in assembler, è generalmente fornito insieme al compilatore, per consentirne
personalizzazioni. Un esempio di startup module (adatto però ai device driver) è presentato a pag. 386.

     93 L'ordine in cui sono elencati è quello in cui main() li referenzia. E' ovvio che essi sono copiati sullo stack in
ordine inverso, come normalmente avviene nelle chiamate a funzione. I nomi ad essi attribuiti in tabella sono quelli
convenzionalmente utilizzati dai programmatori C. Nulla vieta, se non il buon senso, si utilizzare nomi differenti nei
propri programmi.


106 - Tricky C





               La funzione main() può referenziare tutti i tre argomenti o solo alcuni di essi; tuttavia deve
referenziare tutti i parametri che precedono l'ultimo nell'ordine in cui sono elencati nella tabella.
Vediamo:

void main(void);

               Quello appena presentato è il prototipo di una main() che non referenzia alcuno dei tre
parametri. Perché main() li possa referenziare tutti, il prototipo deve essere:

void main(int argc,char **argv,char **envp);

               Se, ad esempio, nel programma è necessario accedere solo alle stringhe dell'environment
attraverso l'array envp, devono essere comunque dichiarati nel prototipo anche argc e argv.
               La forma di main() più comunemente utilizzata è quella che referenzia argv al fine di
accedere ai parametri della riga di comando94. Perché possa essere utilizzato argv deve essere
referenziato anche argc (il quale, da solo, in genere non è di grande utilità):

void main(int argc,char **argv);

               Ecco una semplice applicazione pratica:

#include 

void main(int argc,char **argv);

void main(int argc,char **argv)
{
    register i;

    printf("%s ha ricevuto %d argomenti:\n",argv[0],argc-1);
    for(i = 1; argv[i]; i++)
        printf("%d) %s\n",i,argv[i]);
}

               Se il programma eseguibile si chiama PRINTARG.EXE, si trova nella directory
C:\PROVE\EXEC e viene lanciato al prompt del DOS con la seguente riga di comando:

printarg Pippo Pluto & Paperino "Nonna Papera" 33 21

l'output prodotto è:

C:\PROVE\EXEC\PRINTARG.EXE ha ricevuto 7 argomenti:
Pippo
Pluto
&
Paperino
Nonna Papera
33
21

               E' facile notare che viene isolata come parametro ogni sequenza di caratteri compresa tra spazi;
le due parole Nonna Papera sono considerate un unico parametro in quanto racchiuse tra virgolette.


                              
                                                   
                                                      
      94 A proposito della riga di comando, a pag. 475 si dicono alcune cosette piuttosto utili.


                                                                                                Le funzioni - 107





Anche i numeri 33 e 21 sono referenziati come stringhe: per poterli utilizzare come interi è necessario
convertire le stringhe in numeri, mediante le apposite funzioni di libreria95.
               Come ogni altra funzione, inoltre, main() può restituire un valore tramite l'istruzione return
(vedere pag. 88); in deroga, però, alla regola generale, per la quale è possibile la restituzione di un valore
di qualsiasi tipo, main() può restituire unicamente un valore di tipo int.
               Vediamo, con riferimento all'esempio precedente, quali sono i cambiamenti necessari perché
main() possa restituire il numero di argomenti ricevuti dal programma:

#include 

int main(int argc,char **argv);

int main(int argc,char **argv)
{
    register i;

    printf("%s ha ricevuto %d argomenti:\n",argv[0],argc-1);
    for(i = 1; argv[i]; i++)
        printf("%d) %s\n",i,argv[i]);
    return(argc-1);
}

               E' stato sufficiente modificare la definizione ed il prototipo di main(), sostituendo il
dichiaratore di tipo void con int ed inserire un'istruzione return, seguita dall'espressione che
produce il valore da restituire.
               E' cosa arcinota, ormai, che l'esecuzione di un programma C ha inizio con la prima istruzione di
main(); è, del resto, facilmente intuibile che l'esecuzione del programma, dopo avere eseguito l'ultima
istruzione di main(), ha termine96. Ma allora, quale significato ha la restituzione di un valore da parte di
main(), dal momento che nessuna altra funzione del programma lo può conoscere? In quale modo lo si
può utilizzare? La risposta è semplice: il valore viene restituito direttamente al DOS, che lo rende
disponibile attraverso il registro ERRORLEVEL. L'utilizzo più comune è rappresentato dall'effettuazione
di opportuni tests all'interno di programmi batch che sono così in grado di condizionare il flusso esecutivo
in dipendenza dal valore restituito proprio da main(). Di seguito è presentato un esempio di programma
batch utilizzante il valore restituito dalla seconda versione di PRINTARG:

@echo off
printarg %1 %2 %3 %4 %5 %6 %7 %8 %9
if errorlevel 2 goto Molti
if errorlevel 1 goto Uno
echo PRINTARG lanciato senza argomenti (ERRORLEVEL = 0)
goto Fine
:Molti
echo PRINTARG lanciato con 2 o piu' argomenti (ERRORLEVEL >= 2)
goto Fine
:Uno


                              
                                                   
                                                      
     95 La funzione atoi(), ad esempio, richiede quale parametro una stringa e restituisce come int il valore
numerico che essa esprime.

     96 Attenzione: sostenere che dopo avere eseguito l'ultima istruzione di main() il programma termina è diverso
dal dire che il programma termina dopo avere eseguito l'ultima istruzione di main(), perché un programma può
terminare anche in altri modi, e al di fuori di main(). Molto utilizzata è, allo scopo, la funzione di libreria
exit(), che richiede quale parametro un intero e lo utilizza per "restituirlo" come se venisse eseguita una normale
return in main(), e ciò anche se questa è definita void.


108 - Tricky C





echo PRINTARG lanciato con un solo argomento (ERRORLEVEL = 1)
:Fine

          Occorre prestare attenzione ad un particolare: il valore restituito da main() è un int (16 bit) e
poiché, per contro, il registro ERRORLEVEL dispone di soli 8 bit (equivale ad un unsigned char) ed
il valore in esso contenuto può variare da 0 a 255, gli 8 bit più significativi del valore restituito da
main() sono ignorati. Ciò significa, in altre parole, che l'istruzione

    return(256);

in main() restituisce, in realtà, 0 (la rappresentazione binaria di 256 è, infatti, 0000000100000000),
mentre

    return(257);

restituisce 1 (257 in binario è 0000000100000001).
          Va ancora precisato che le regole del C standard richiedono che main() sia sempre dichiarata
int e precisano che una main() dichiarata void determina un undefined behaviour: non è cioè
possibile a priori prevedere quale sarà il comportamento del programma. Del resto, numerosi esperimenti
condotti non solo in ambiente DOS consentono di affermare che dichiarare main() con return type
void non comporta alcun problema (ecco perché, per semplicità, detto tipo di dichiarazione ricorre più
volte nel testo): ovviamente non è possibile utilizzare il valore restituito dal programma, perché questo è
sicuramente indefinito (non si può cioè prevedere a priori quale valore contiene ERRORLEVEL in uscita
dal programma). Qualora si intenda utilizzare il sorgente in ambienti o con compilatori diversi, può essere
prudente dichiarare main() secondo le regole canoniche o verificare che il return type void non sia
causa di problemi.
          Se utilizzata con accortezza, la descritta tecnica di utilizzo dei parametri della riga di comando e
di restituzione di valori al DOS consente di realizzare, con piccolo sforzo, procedure in grado di lavorare
senza alcuna interazione con l'utilizzatore, cioè in modo completamente automatizzato.
          Vale infine la pena di ricordare che dichiarare il parametro envp di main() non è l'unico
modo per accedere alle stringhe dell'environment: allo scopo possono essere utilizzate le funzione di
libreria getenv() e putenv(): la prima legge dall'environment il valore di una variabile, mentre la
seconda lo modifica.
          Chi ama le cose complicate può accedere all'environment leggendone la parte segmento
dell'indirizzo nel PSP del programma, e costruendo un puntatore far con l'aiuto della macro MK_FP(),
definita in DOS.H (pag. 24). Circa il PSP vedere pag. 324.


                                                                  Allocazione dinamica della memoria - 109





       A L L O C A Z I O N E   D I N A M I C A   D E L L A   M E M O R I A 

          Quando è dichiarata una variabile, il compilatore riserva la quantità di memoria ad essa
necessaria e le associa, ad uso dei riferimenti futuri, il nome scelto dal programmatore. Il compilatore
desume dal tipo della variabile, già al momento della dichiarazione, quanti byte devono essere allocati. La
stessa cosa avviene quando si dichiara un puntatore, in quanto anch'esso è una variabile, sebbene dal
significato particolare: il compilatore alloca 16 o 32 bit a seconda che si tratti di un puntatore near,
oppure far (pag. 21). Anche per quanto riguarda gli array (pag. 29 e seguenti) il discorso non cambia:
tipo di dato e numero degli elementi dicono al compilatore quanta memoria è necessaria, durante
l'esecuzione del programma, per gestire correttamente l'array; l'obbligo di indicare con una espressione
costante il numero di elementi o, alternativamente, di inizializzarli contestualmente alla dichiarazione,
conferma che in tutti i casi descritti la memoria è allocata in modo statico.
          L'aggettivo "statico" rappresenta qui la traduzione della parola riservata static, introdotta a
pag. 37 (il cui significato è connesso alla visibilità e durata delle variabili), ma indica semplicemente che
quanto dichiarato in fase di programmazione non è modificabile durante l'esecuzione del programma
stesso; in altre parole essa è un evento compile-time e non run-time.
          E' facile però individuare molte situazioni in cui tale metodo di gestione della memoria si rivela
inefficiente: se, per esempio, i dati da memorizzare in un array sono acquisiti durante l'esecuzione del
programma e il loro numero non è noto a priori, si è costretti a dichiarare un array di dimensioni
sovrabbondanti "per sicurezza": le conseguenze sono un probabile spreco di memoria e il perdurare del
rischio che il numero di elementi dichiarato possa, in qualche particolare situazione, rivelarsi comunque
insufficiente.
          Le descritte difficoltà possono essere superate mediante l'allocazione dinamica della memoria,
tecnica consistente nel riservare durante l'esecuzione del programma la quantità di memoria necessaria a
contenere i dati elaborati, incrementandola o decrementandola quando necessario, e rilasciandola poi al
termine delle elaborazioni in corso al fine di renderla nuovamente disponibile per usi futuri.
          Gli strumenti mediante i quali il C implementa la gestione dinamica della memoria sono, in
primo luogo, i puntatori (ancora loro!), unitamente ad un gruppo di funzioni di libreria dedicate, tra le
quali risultano di fondamentale importanza malloc(), realloc() e free(), dichiarate in
ALLOC.H (o MALLOC.H, a seconda del compilatore).
          La funzione malloc() consente di allocare, cioè riservare ad uno specifico uso, una certa
quantità di memoria: essa si incarica di rintracciare (nell'insieme della RAM che il programma è in grado
di gestire) un'area sufficientemente ampia e ne restituisce l'indirizzo, cioè il puntatore al primo byte.
L'area così riservata non è più disponibile per successive allocazioni (successive chiamate a malloc()
la considereranno, da quel momento in poi, "occupata") fino al termine dell'esecuzione del programma o
fino a quando essa sia esplicitamente restituita all'insieme della memoria libera mediante la funzione
free(). La funzione realloc() consente di modificare le dimensioni di un'area precedentemente
allocata da malloc(): nel caso di una richiesta di ampliamento, essa provvede a copiarne altrove in
RAM il contenuto, qualora non sia possibile modificarne semplicemente il limite superiore. In altre
parole, se non può spostarne il confine, realloc() muove tutto il contenuto dell'area là dove trova
spazio sufficiente, riserva la nuova area e libera quella precedentemente occupata.
          La logica del marchingegno apparirà più chiara dall'esame di un esempio. Supponiamo di volere
calcolare la somma di un certo numero di interi, introdotti a run-time dall'utilizzatore del programma:
dopo avere digitato l'intero si preme il tasto RETURN per memorizzarlo; al termine della sequenza di
interi è sufficiente premere CTRL-Z (in luogo di un intero) e RETURN ancora una volta perché tutti gli
interi immessi e la loro somma siano visualizzati. Di seguito è presentato il codice della funzione
sommainteri():


110 - Tricky C





#include                                         // prototipi di malloc(), realloc() e free()
#include                                                     // prototipi di gets() e printf()
#include                                                                   // prototipo di atoi()

int sommainteri(void)
{
    register i, j;
    int retcode = 0;
    long sum = 0L;
    char inBuf[10];
    int *iPtr, *iPtrBackup;

    if(!(iPtr = (int *)malloc(sizeof(int))))
        return(-1);
    for(i = 0; gets(inBuf); i++) {
        iPtr[i] = atoi(inBuf);
        sum += iPtr[i];
        iPtrBackup = iPtr;
        if(!(iPtr = (int *)realloc(iPtr,sizeof(int)*(i+2)))) {
            retcode = -1;
            iPtr = iPtrBackup;
            break;
        }
    }
    for(j = 0; j < i; j++)
        printf("%d\n",iPtr[j]);
    printf("La somma è: %ld\n",sum);
    free(iPtr);
    return(retcode);
}

               La funzione sommainteri() restituisce -1 in caso di errore, 0 se tutte le operazioni sono
state compiute regolarmente.
               La chiamata a malloc() in ingresso alla funzione alloca lo spazio necessario a contenere un
intero97 e ne assegna l'indirizzo al puntatore iPtr. Se il valore assegnato è nullo (uno 0 binario), la
malloc() ha fallito il proprio obiettivo, ad esempio perché non vi è più sufficiente memoria libera: in
tal caso sommainteri() restituisce -1. Si noti che iPtr non è dihiarato come array, proprio perché
non è possibile sapere a priori quanti interi dovranno essere memorizzati: esso è un normale puntatore,
che contiene l'indirizzo del primo byte dell'area di memoria individuata da malloc() come idonea a
contenere il numero di interi desiderati (per ora uno soltanto). Dunque, la malloc() riceve come
parametro un unsigned int, che esprime in byte la dimensione desiderata dell'area di memoria, e
restituisce un puntatore al pimo byte dell'area allocata: detto puntatore è di tipo void (pag. 34), pertanto
l'operatore di cast (pag. 65) evita ambiguità e messaggi di warning. Se non è possibile allocare un'area
della dimensione richiesta, malloc() restituisce NULL.
               Si entra poi nel primo ciclo for, il quale è iterato sino a che gets() continua a restituire un
valore non nullo. La gets() è una funzione di libreria che memorizza in un buffer i tasti digitati e, alla
pressione del tasto RETURN, elimina il RETURN stesso sostituendolo con un NULL (e generando così una
vera e propria stringa C). La gets(), quando riceve una sequenza CTRL-Z (il carattere che per il DOS
significa EOF, End Of File) restituisce NULL, perciò, digitando CTRL-Z in luogo di un intero,
l'utilizzatore segnala alla funzione che l'input dei dati è terminato e che può esserne visualizzata la
somma. La stringa memorizzata da gets() in inBuf è convertita in intero dalla atoi(): questo
viene, a sua volta, memorizzato nell'i-esimo elemento dell'array indirizzato da iPtr. Poco importa se,
                              
                                                   
                                                      
     97 Nell'assunzione che un intero occupi 16 bit, l'uso dell'operatore sizeof() (pag. 68) appare ridondante, ma
consente una migliore portabilità del sorgente su macchine che gestiscano gli interi, ad esempio, in 32 bit.


                                                                         Allocazione dinamica della memoria - 111





come si è detto, iPtr non è dichiarato come array: l'espressione iPtr[i] indica semplicemente l'intero
(perché iPtr è un puntatore ad intero) che ha un offset pari a i interi98 dall'indirizzo contenuto in  iPtr.
Questo è il "trucco" che ci permette di lavorare con iPtr come se fosse un array. Alla prima iterazione i
vale 0, pertanto l'intero è memorizzato nel primo elemento dell'array; alla seconda iterazione i vale  1 e
l'intero è memorizzato nel secondo elemento, e via di seguito.
               L'intero memorizzato nell'array è sommato alla variabile sum: dal momento che questa è stata
inizializzata a 0 contestualmente alla dichiarazione, al termine della fase di input essa contiene la somma
di tutti gli interi introdotti.
               A questo punto occorre predisporsi ad un'ulteriore iterazione: bisogna "allungare" l'array, per
riservare spazio al prossimo intero in arrivo. A ciò provvede la realloc(), che richiede due parametri:
il primo è l'indirizzo dell'area da estendere (o contrarre), iPtr nel nostro caso, mentre il secondo è la
nuova dimensione, in byte, desiderata per l'area. Qui il risultato restituito dall'operatore sizeof() è
molitplicato per i+2: l'operazione è necessaria perché ad ogni iterazione l'array è già costituito di un
numero di elementi pari a i+1. Nella prima iterazione, infatti, i vale  0 e l'array contiene già l'elemento
allocato da malloc(). Alla realloc() bisogna quindi richiedere un'area di memoria ampia quanto
basta a contenere 2 elementi; alla terza iterazione i vale 1, e gli elementi desiderati sono 3, e via di
seguito. Come prevedibile, realloc() restituisce il nuovo indirizzo dell'area di memoria99, ma se non è
stato possibile ampliare quella precedentemente allocata neppure "spostandola" altrove, essa restituisce
NULL, proprio come malloc(). Ciò spiega perché, prima di chiamare realloc(), il valore di iPtr
è assegnato ad un altro puntatore (iPtrBackup): in tal modo, se realloc() fallisce è ancora
possibile visualizzare la somma di tutti gli interi immessi sino a quel momento, riassegnando a iPtr il
valore precedente alla chiamata. In questo caso, inoltre, sommainteri() deve comunque restituire -1
(tale valore è infatti assegnato a retcode) ed occorre forzare (break) l'uscita dal ciclo for.
               In uscita dal ciclo, la variabile i contiene il numero di interi immessi ed è perciò pari all'indice,
aumentato di uno, dell'elemento di iPtr contenente l'ultimo di essi. Nel secondo ciclo for, pertanto, i
può essere utilizzata come estremo superiore (escluso) dei valori del contatore.
               Dopo avere visualizzato tutti gli elementi dell'array e la loro somma, ma prima di terminare e
restituire alla funzione chiamante il valore opportuno, sommainteri() deve liberare la memoria
indirizzata da iPtr mediante una chiamata a free(), che riceve come parametro proprio l'indirizzo
dell'area da rilasciare (e non restituisce alcun valore). Se non venisse effettuata questa operazione, la
RAM indirizzata da iPtr non potrebbe più essere utilizzata per altre elaborazioni: i meccanismi C di
gestione dinamica della memoria utilizzano infatti una tabella, non visibile al programmatore, che tiene
traccia delle aree occupate tramite il loro indirizzo e la loro dimensione. Detta tabella è unica e globale
per l'intero programma: ciò significa che un'area allocata dinamicamente in una funzione resta allocata
anche dopo l'uscita da quella funzione; tuttavia essa può essere utilizzata da altre funzioni solo se queste
ne conoscono l'indirizzo. E' ancora il caso di sottolineare che l'area rimane allocata anche quando il
programma non ne conservi l'indirizzo: è proprio questo il caso di sommainteri(), perché iPtr è
una variabile automatica, e come tale cessa di esistere non appena la funzione restituisce il controllo alla
chiamante.Se ne trae un'indicazione tecnica di estrema importanza: la memoria allocata dinamicamente
non fa parte dello stack, ma di una porzione di RAM sottoposta a regole di utilizzo differenti, detta
heap100. L'allocazione dinamica rappresenta perciò un'eccellente soluzione ai problemi di consumo dello

                              
                                                   
                                                      
     98 E' importante sottolineare che l'offset è calcolato in termini di interi e non di byte. Chi avesse dubbi in
proposito farà bene a rivedere la chiacchierata sull'aritmetica dei puntatori (pag. 33).

     99 E' lo stesso indirizzo passato come parametro se oltre il limite superiore dell'area attualmente allocata vi è
sufficiente memoria libera per ampliarla semplicemente spostandone il confine.

     100 Se si alloca memoria per puntatori far, come si accennerà tra breve, si parla di far heap.


112 - Tricky C





stack che possono presentarsi nell'implementazione di algoritmi ricorsivi (pag. 100); si tenga tuttavia
presente che in alcuni modelli di memoria stack e heap condividono lo stesso spazio fisico, e quindi
utilizzare heap equivale a sottrarre spazio allo stack. La condivisione degli indirizzi è possibile perché lo
stack li utilizza dal maggiore verso il minore, mentre nello heap la memoria è sempre allocata a partire
dagli indirizzi liberi inferiori. Un'occhiata agli schemi di pagina 143 e seguenti può chiarire questi aspetti,
di carattere meramente tecnico.
               Quando un'area di memoria allocata dinamicamente deve essere utilizzata al di fuori della
funzione che effettua l'allocazione, questa può restituirne l'indirizzo oppure può memorizzarlo in un
puntatore appartenente alla classe external (pag. 39)101. Ecco una nuova versione di sommainteri(),
che restituisce il puntatore all'area di memoria se l'allocazione è avvenuta correttamente e NULL se
malloc() o realloc() hanno determinato un errore:

#include                                         // prototipi di malloc(), realloc() e free()
#include                                                    // prototipi di gets() e printf()
#include                                                                // prototipo di atoi()

int *sommainteri2(void)
{
    register i, j;
    long sum = 0L;
    char inBuf[10];
    int *iPtr, *iPtrBackup, *retPtr;

    if(!(iPtr = (int *)malloc(sizeof(int))))
        return(NULL);
    for(i = 0; gets(inBuf); i++) {
        iPtr[i] = atoi(inBuf);
        sum += iPtr[i];
        iPtrBackup = retPtr = iPtr;
        if(!(iPtr = (int *)realloc(iPtr,sizeof(int)*(i+2)))) {
            retPtr = NULL;
            iPtr = iPtrBackup;
            break;
        }
    }
    for(j = 0; j < i; j++)
        printf("%d\n",iPtr[j]);
    printf("La somma è: %ld\n",sum);
    return(retPtr);
}

               Le modifiche di rilievo sono tre: innanzitutto, la funzione è dichiarata di tipo int *, in quanto
restituisce un puntatore ad interi e non più un intero; in secondo luogo, per lo stesso motivo, la variabile
intera retcode è stata sostituita con un terzo puntatore ad intero, retPtr.
               Le terza e più rilevante modifica consiste nell'eliminazione della chiamata a free(): è
evidente, del resto, che non avrebbe senso liberare l'area allocata prima ancora di restituirne l'indirizzo. La
chiamata a free() può essere effettuata da qualunque altra funzione, purché conosca l'indirizzo
restituito da sommainteri2().
               Quando sia necessario allocare dinamicamente memoria ed assegnarne l'indirizzo ad un
puntatore far o huge, occorre utilizzare farmalloc(), farrealloc() e farfree(), del tutto


                              
                                                   
                                                      
     101 Chi ama le cose difficili può dichiarare il puntatore nella funzione che chiama quella in cui avviene
l'allocazione, e passarne a questa, come parametro, l'indirizzo. Il valore restituito da malloc() deve allora essere
memorizzato nell'indirezione del puntatore ricevuto come parametro.


                                                                        Allocazione dinamica della memoria - 113





analoghe a malloc(), realloc() e free() ma adatte a lavorare su puntatori a 32 bit102. Ancora
una volta bisogna accennare alla logica dei modelli di memoria: quando un programma è compilato in
modo tale che tutti i puntatori non esplicitamente dichiarati near siano considerati puntatori a 32 bit, non
è necessario utilizzare le funzioni del gruppo di farmalloc(), in quanto malloc(),  realloc() e
free() lavorano esse stesse su puntatori far (vedere anche pag. 21).





                              
                                                   
                                                      
     102 Le funzioni farmalloc() e farrealloc() restituiscono comunque puntatori far: per trasformare
l'indirizzo restituito in un puntatore huge è necessaria un'operazione di cast:

   double huge *hPtr;
   ....
   hPtr = (double huge *)farmalloc(100*sizeof(double));

     Il numero di byte occorrenti è calcolato moltiplicando il numero di double (100 nell'esempio) per la
dimensione del dato double (l'operatore sizeof() è descritto a pag. 68).




                                                                                            L'I/O e la gestione dei file - 115





                             L ' I / O   E   L A   G E S T I O N E   D E I   F I L E 

               Per Input/Output (I/O) si intende l'insieme delle operazioni di ingresso ed uscita, cioè di
scambio di informazioni tra il programma e le unità periferiche del calcolatore (video, tastiera, dischi,
etc.). Dal punto di vista del supporto dato dal linguaggio di programmazione alla gestione dello I/O, va
sottolineato che il C non comprende alcuna istruzione rivolta alla lettura dalle periferiche né alla scrittura
su di esse. In C l'I/O è interamente implementato mediante funzioni di libreria, in coerenza con la filosofia
che sta alla base del C stesso, cioè di un linguaggio il più possibile svincolato dall'ambiente in cui il
programma deve operare, e pertanto portabile.
               Ciononostante, la gestione delle operazioni di I/O, in C, è piuttosto standardizzata, in quanto
sono state sviluppate funzioni dedicate che, nel tempo, sono entrate a far parte della dotazione standard di
libreria che accompagna quasi tutti i compilatori103.
               Le prime versioni di dette librerie sono state sviluppate, inizialmente, in ambiente Unix, sistema
operativo in cui le periferiche sono trattate, a livello software, come file. Il linguaggio C consente di
sfruttare tale impostazione, mediante il concetto di stream, cioè di flusso di byte da o verso una periferica.
Alla luce delle considerazioni espresse, sembra di poter azzardare che leggere dati da un file non sia
diverso che leggerli dalla tastiera e scrivere in un file sia del tutto analogo a scrivere sul video. Ebbene, in
effetti è proprio così: associando ad ogni periferica uno stream, esse possono essere gestite, ad alto livello,
nello stesso modo.


                                                          G L I   S T R E A M 

               Dal punto di vista tecnico, uno stream è una implementazione software in grado di gestire le
informazioni relative all'interazione a basso livello con la periferica associata, in modo che il programma
possa trascurarne del tutto la natura. Lo stream rappresenta, per il programmatore, una interfaccia per la
lettura e l'invio di dati tra il software e la periferica: non riveste alcuna importanza come il collegamento
tra dati e periferiche sia realizzato; l'isolamento tra l'algoritmo e la "ferraglia" è forse il vantaggio più
interessante offerto dagli streams.


                                                          S t r e a m   s t a n d a r d 

               Il DOS rende disponibili ad ogni programma 5 stream che possono essere utilizzati per leggere e
scrivere dalla o sulla periferica associata. Essi sono i cosiddetti streams standard: la tabella che segue li
elenca e li descrive.





                              
                                                   
                                                      
     103 Ciò non significa, purtroppo, che le implementazioni del C siano identiche in tutti gli ambienti. Le
caratteristiche di alcuni tipi di macchina, nonché quelle di certi sistemi operativi, possono rendere piuutosto difficile
realizzare ciò che in altri appare invece naturale. Ne consegue che, in ambienti diversi, non sempre la libreria
standard contiene le stesse funzioni; inoltre, una stessa funzione può avere in diverse librerie caratteristiche
lievemente differenti (vedere anche pag. 461 e seguenti).


116 - Tricky C





STREAM STANDARD

  NOME        NOME C          PERIFERICA             FLUSSO                   DESCRIZIONE
   DOS                      ASSOCIATA PER
                                DEFAULT

CON:         stdin        tastiera                      In      Standard Input. Consente di ricevere
                                                                input dalla tastiera. Può essere rediretto
                                                                su altre periferiche.

CON:         stdout       video                        Out      Standard Output. Consente di scrivere sul
                                                                video della macchina. Può essere
                                                                rediretto su altre periferiche.

             stderr       video                        Out      Standard Error. Consente di scrivere sul
                                                                video della macchina. Non può essere
                                                                rediretto. E' generalmente utilizzato per i
                                                                messaggi d'errore.

COM1:        stdaux       prima porta seriale        In/Out     Standard Auxiliary. Consente di inviare o
                                                                ricevere dati attraverso la porta di
                                                                comunicazione asincrona. Può essere
                                                                rediretto.

LPT1:        stdprn       prima porta parallela        Out      Standard Printer. Consente di inviare dati
                                                                attraverso la porta parallela. Può essere
                                                                rediretto. E' generalmente utilizzato per
                                                                gestire una stampante.





          Per maggiori approfondimenti si rimanda alla documentazione che accompagna il sistema
operativo DOS. Qui preme sottolineare che ogni programma C ha la possibilità di sfruttare il supporto
offerto dal sistema attraverso l'implementazione degli streams offerta dal linguaggio; va tuttavia tenuto
presente che i nomi ad essi associati differiscono da quelli validi in DOS, come evidenziato dalla tabella.


                                          G l i   s t r e a m   i n   C 

          Un programma C può servirsi degli stream standard senza alcuna operazione preliminare: è
sufficiente che nel sorgente compaia la direttiva

#include 

          Di fatto, molte funzioni standard di libreria che gestiscono l'I/O li utilizzano in modo del tutto
trasparente: ad esempio printf() non scrive a video, ma sullo stream stdout. L'output di


                                                                                     L'I/O e la gestione dei file - 117





printf() compare perciò a video solo in assenza di operazioni di redirezione DOS104 dello stesso su
altre periferiche, o meglio su altri streams. La funzione fgetchar(), invece, legge un carattere dallo
standard input, cioè da stdin: con un'operazione di redirezione DOS è possibile forzarla a leggere il
carattere da un altro stream.
               Esistono, in C, funzioni di libreria che richiedono di specificare esplicitamente qual è lo stream
su cui devono operare105. Si può citare, ad esempio, la fprintf(), che è del tutto analoga alla
printf() ma richiede un parametro aggiuntivo: prima del puntatore alla stringa di formato deve essere
indicato lo stream su cui effettuare l'output. Analogamente, la fgetc() può essere considerata analoga
alla getchar(), ma richiede che le sia passato come parametro lo stream dal quale effettuare la lettura
del carattere.
               Vediamole al lavoro:

    ....
    int var;
    char *string;

    printf("Stringa: %s\nIntero: %d\n",string,var);
    fprintf(stdout,"Stringa: %s\nIntero: %d\n",string,var);
    fprintf(stderr,"Stringa: %s\nIntero: %d\n",string,var);
    ....

               Nell'esempio, la chiamata a printf() e la prima delle due chiamate a fprintf() sono
assolutamente equivalenti e producono outputs perfettamente identici sotto tutti i punti di vista106. La
seconda chiamata a fprintf(), invece, scrive ancora la medesima stringa, ma la scrive su stderr,
cioè sullo standard error: a prima vista può risultare un po' difficile cogliere la differenza, perché il DOS
associa al video sia stdout che  stderr, perciò, per default, tutte le tre stringhe (identiche) sono scritte
a video. La diversità di comportamento degli stream appare però evidente quando sulla riga di comando si
effettui una redirezione dell'output su un altro stream, ad esempio un file: in esso è scritto l'ouptut
prodotto da printf() e dalla prima chiamata a fprintf(), mentre la stringa scritta dalla seconda
chiamata a fprintf() continua a comparire a video, in quanto, come si è detto poco fa, il DOS
consente la redirezione dello standard output, ma non quella dello standard error.
               E' immediato trarre un'indicazione utile nella realizzazione di programmi che producono un
output destinato a successive post-elaborazioni: se esso è scritto su stdout, ad eccezione dei messaggi
di copyright, di errore o di controllo, inviati allo standard error, con una semplice redirezione sulla riga di
comando è possibile memorizzare in un file tutto e solo l'output destinato ad elaborazioni successive. Il
programma, inoltre, potrebbe leggere l'input da stdin per poterlo ricevere, anche in questo caso con
un'operazione di redirezione, da un file o da altre periferiche.
               Il C non limita l'uso degli stream solamente in corrispondenza con quelli standard resi
disponibili dal DOS; al contrario, via stream può essere gestito qualunque file. Vediamo come:

#include 

    ....
    FILE *outStream;
    char *string;

                              
                                                   
                                                      
     104 Con redirezione DOS si intende un'operazione effettuata al di fuori del codice del programma, direttamente
sulla riga di comando che lo lancia, con i simboli ">", ">>" o "<".

     105 Si tenga presente che i prototipi di tutte le funzioni operanti su stream si trovano in STDIO.H.

     106 Non è escluso che nelle librerie di qualche compilatore C la printf() sia implementata semplicemente
come un "guscio" che chiama fprintf() passandole tutti i parametri ricevuti, ma preceduti da stdout.


118 - Tricky C





    int var;

    ....
    if(!(outStream = fopen("C:\PROVE\PIPPO","wt")))
        fprintf(stderr,"Errore nell'apertura del file.\n");
    else {
        if(fprintf(outStream,"Stringa: %s\nIntero: %d\n",string,var) == EOF)
            fprintf(stderr,"Errore di scrittura nel file.\n");
        fclose(outStream);
    }
    ....

               Quelle appena riportate sono righe di codice ricche di novità. In primo luogo, la dichiarazione

    FILE *outStream;

               appare piuttosto particolare. L'asterisco indica che outStream è un puntatore, ma a quale tipo
di dato? Il tipo FILE non esiste tra i tipi intrinseci... Ebbene, FILE è un tipo di dato generato mediante lo
specificatore typedef, che consente di creare sinonimi per i tipi di dato. Non pare il caso di
approfondirne sintassi e modalità di utilizzo; in questa sede basta sottolineare che quella presentata è una
semplice dichiarazione di stream. Infatti, il dichiaratore FILE cela una struct ed evita una
dichiarazione più complessa, del tipo struct...107; outStream è quindi, in realtà, un puntatore alla
struttura utilizzata per implementare il meccanismo dello stream, perciò possiamo riferirci direttamente ad
esso proprio come ad uno stream. Ora è tutto più chiaro (insomma...): la prima operazione da effettuare
per poter utilizzare uno stream è dichiararlo, con la sintassi che abbiamo appena descritto.
               L'associazione dello stream al file avviene mediante la funzione di libreria fopen(), che
riceve quali parametri due stringhe, contenenti, rispettivamente, il nome del file (eventualmente completo
di path) e l'indicazione della modalità di apertura del medesimo. Aprire un file significa rendere
disponibile un "canale" di accesso al medesimo, attraverso il quale leggere e scrivere i dati; il nome del
file deve essere valido secondo le regole del sistema operativo (il DOS, nel nostro caso), mentre le
modalità possibili di apertura sono le seguenti:





                              
                                                   
                                                      
     107 Ecco la definizione del tipo FILE data da typedef:

typedef struct {
        int            level;
        unsigned       flags;
        char           fd;
        unsigned char  hold;
        int            bsize;
        unsigned char *buffer;
        unsigned char *curp;
        unsigned       istemp;
        short          token;
} FILE;


                                                                                         L'I/O e la gestione dei file - 119





MODALITÀ DI APERTURA DEL FILE CON fopen()

     MODO                                                       SIGNIFICATO

        "r"              sul file sono possibili solo operazioni di lettura; il file deve esistere.

        "w"              sul file sono possibili solo operazioni di scrittura; il file, se non esistente, viene creato;
                         se esiste la sua lunghezza è troncata a 0 byte.

        "a"              sul file sono possibili solo operazioni di scrittura, ma a partire dalla fine del file (append
                         mode); in pratica il file può essere solo "allungato", ma non sovrascritto. Il file, se non
                         esistente, viene creato.

      "r+"               sul file sono possibili operazioni di lettura e di scrittura. Il file deve esistere.

      "w+"               sul file sono possibili operazioni di lettura e di scrittura. Il file, se non esistente, viene
                         creato; se esiste la sua lunghezza è troncata a 0 byte.

      "a+"               sul file sono possibili operazioni di lettura e di scrittura, queste ultime a partire dalla
                         fine del file (append mode); in pratica il file può essere solo "allungato", ma non
                         sovrascritto. Il file, se non esistente, viene creato.



               La fopen() restituisce un valore che deve essere assegnato allo stream108, perché questo possa
essere in seguito utilizzato per le desiderate operazioni sul file; in caso di errore viene restituito NULL.
Abbiamo ora le conoscenze che servono per interpretare correttamente le righe di codice

    if(!(outStream = fopen("C:\PROVE\PIPPO","wt")))
        fprintf(stderr,"Errore nell'apertura del file.\n");

               Con la chiamata a fopen() viene aperto il file PIPPO (se non esiste viene creato), per
operazioni di sola scrittura, con traslazione automatica CR/CR-LF. Il file aperto è associato allo stream
outStream; in caso di errore (fopen() restituisce NULL) viene visualizzato un opportuno messaggio
(scritto sullo standard error).
               La scrittura nel file è effettuata da fprintf(), in modo del tutto analogo a quello già
sperimentato con stdout e stderr; la sola differenza è che questa volta lo stream si chiama
outStream. La fprintf() restituisce il numero di caratteri scritti; la restituzione del valore associato
alla costante manifesta EOF (definita in STDIO.H) significa che si è verificato un errore. In tal caso viene
ancora una volta usata fprintf() per scrivere un messaggio di avvertimento su standard error.


                              
                                                   
                                                      
     108 E' evidente che quel valore è l'indirizzo della struttura di tipo FILE: non ha molta importanza; per noi
rappresenta lo stream. Circa la fopen() va ancora precisato che ciascuna delle stringhe di indicazione della
modalità di apertura può essere modificata aggiungendo il carattere "b" o, in alternativa, "t". La "t" indica che ogni
'\n', prima di essere scritto in un file, deve essere trasformato in una coppia "\r\n" e che in lettura deve essere
effettuata la trasformazione opposta: tale impostazione si rivela comoda per molte operazioni su file ASCII. La "b"
invece indica che il file deve essere considerato "binario", e non deve essere effettuata alcuna trasformazione. La
modalità di default è, di norma, "t"; nel C Borland è definita la variabile external _fmode, che consente di
specificare il default desiderato per il programma.


120 - Tricky C





               Al termine delle operazioni sul file è opportuno "chiuderlo", cioè rilasciare le risorse di sistema
che il DOS dedica alla sua gestione. La funzione fclose(), inoltre, rilascia anche lo stream
precedentemente allocato109 da fopen(), che non può più essere utilizzato, salvo, naturalmente, il caso
in cui gli sia assegnato un nuovo valore restituito da un'altra chiamata alla fopen().
               Vi sono altre funzioni di libreria operanti su stream: ecco un esempio.

#include 

    ....
    int iArray[100], iBuffer[50];
    FILE *stream;

    ....
    if(!(fstream = fopen("C:\PROVE\PIPPO","w+b")))
        fprintf(stderr,"Errore nell'apertura del file.\n");
    ....
    if(fwrite(iArray,sizeof(int),50,fstream) < 50*sizeof(int))
        fprintf(stderr,"Errore di scrittura nel file.\n");
    ....
    if(fseek(fstream,-(long)(10*sizeof(int)),SEEK_END)
        fprintf(stderr,"Errore di posizionamento nel file.\n");
    ....
    if(fread(iBuffer,sizeof(int),10,fstream) < 10)
        fprintf(stderr,"Errore di lettura dal file.\n");
    ....
    if(fseek(fstream,0L,SEEK_CUR)
        fprintf(stderr,"Errore di posizionamento nel file.\n");
    ....
    if(fwrite(iArray+50,sizeof(int),50,fstream) < 50)
        fprintf(stderr,"Errore di scrittura sul file.\n");
    ....
    fclose(fstream);
    ....

               Con la fopen() il file viene aperto (per lettura/scrittura in modalità binaria) ed associato allo
stream fstream: sin qui nulla di nuovo. Successivamente la fwrite() scrive su fstream 50 interi
"prelevandoli" da iArray: dal momento che la modalità di apertura "w" implica la distruzione del
contenuto del file se questo esiste, o la creazione di un nuovo file (se non esiste), i 100 byte costituiscono,
dopo l'operazione, l'intero contenuto del file. La fwrite(), in contrapposizione alla fprintf(), che
scrive sullo stream secondo le specifiche di una stringa di formato, è una funzione dedicata alla scrittura
di output non formattato e proprio per questa caratteristica essa è particolarmente utile alla gestione di dati
binari (come gli interi del nostro esempio). La sintassi è facilmente deducibile, ma vale la pena di dare
un'occhiata al prototipo della funzione:

int fwrite(void *buffer,int size,int count,FILE *stream);

               Il primo parametro è il puntatore al buffer contenente i dati (o meglio, puntatore al primo dei
dati da scrivere). E' un puntatore void, in quanto in sede di definizione della funzione non ha senso
indicare a priori quale tipo di dato deve essere gestito: di fatto, in tal modo tutti i tipi sono ammissibili. Il
secondo parametro esprime la dimensione di ogni singolo dato, e si rende necessario per le medesime
ragioni poc'anzi espresse; infatti la fwrite() consente di scrivere direttamente ogni tipo di "oggetto",
anche strutture o unioni; è sufficiente specificarne la dimensione, magari con l'aiuto dell'operatore

                              
                                                   
                                                      
     109 La fclose() richiede che le sia passato come parametro lo stream da chiudere e non restituisce alcun
valore. Per chiudere tutti gli stream aperti dal programma è disponibile la fcloseall(), che non richiede alcun
parametro.


                                                                                        L'I/O e la gestione dei file - 121





sizeof(), come nell'esempio. Il terzo parametro è il numero di dati da scrivere: fwrite() calcola il
numero di byte che deve essere scritto con il prodotto di count per size. L'ultimo parametro,
evidentemente, è lo stream. La fwrite() restituisce il numero di oggetti (gruppi di byte di dimensione
pari al valore del secondo parametro) realmente scritti: tale valore risulta inferiore al terzo parametro solo
in caso di errore (disco pieno, etc.): ciò chiarisce il significato della if in cui sono collocate le chiamate
alla funzione.
               La seconda novità dell'esempio è la fseek(), che consente di riposizionare il puntatore al file,
cioè di muoversi avanti e indietro lungo il medesimo per stabilire il nuovo punto di partenza delle
successive operazioni di lettura o scrittura.
               Il primo parametro della fseek() è lo stream, mentre il secondo è un long che esprime il
numero di byte dello spostamento desiderato; il valore è negativo se lo spostamento procede dal punto di
partenza verso l'inizio del file, positivo se avviene in direzione opposta. Il punto di partenza è
rappresentato dal terzo parametro (un intero), per il quale è comodo utilizzare le tre costanti manifeste
appositamente definite in STDIO.H:

MODALITÀ OPERATIVE DI fseek()

COSTANTE                                                      SIGNIFICATO

 SEEK_SET                lo spostamento avviene a partire dall'inizio del file.

 SEEK_CUR                lo spostamento avviene a partire dall'attuale posizione.

 SEEK_END                lo spostamento avviene a partire dalla fine del file.


               La fseek() restituisce 0 se l'operazione riesce; in caso di errore è restituito un valore diverso
da 0.
               Il codice dell'esempio, pertanto, con la prima delle due chiamate ad fseek() sposta indietro
di 20 byte, a partire dalla fine del file, il puntatore allo stream, preparando il terreno alla fread(), che
legge gli ultimi 10 interi del file.
               La fread() è evidentemente complementare alla fwrite(): legge da uno stream dati non
formattati. Anche i parametri omologhi delle due funzioni corrispondono nel tipo e nel significato, con la
sola differenza che buffer esprime l'indirizzo al quale i dati letti dal file vengono memorizzati. Il valore
restituito da fread(), ancora una volta di tipo int, esprime il numero di oggetti effettivamente letti,
minore del terzo parametro qualora si verifichi un errore.
               L'esempio necessita ancora un chiarimento, cioè il ruolo della seconda chiamata a fseek(): il
secondo parametro, che come si è detto esprime "l'entità", cioè il numero di byte, dello spostamento, è
nullo. La conseguenza immediata è che, in questo caso, la fseek() non effettua alcun
riposizionamento; tuttavia la chiamata è indispensabile, in quanto, per caratteristiche strutturali del
sistema DOS, tra una operazione di lettura ed una di scrittura (o viceversa) su stream ne deve essere
effettuata una di seek, anche fittizia110.
               Il frammento di codice riportato si chiude con una seconda chiamata a fwrite(), che scrive
altri 50 interi "allungando" il file (ogni operazione di lettura o di scrittura avviene, in assenza di chiamate
ad fseek(), a partire dalla posizione in cui è terminata l'operazione precedente).
               Infine, il file è chiuso dalla fclose().

                              
                                                   
                                                      
     110 Ancora una particolarità su fseek(): uno spostamento di 0 byte è il solo affidabile su stream associati a file
aperti in modo text ("t"). Le funzioni di libreria dedicate agli stream non gestiscono correttamente il computo dei
caratteri scritti o letti quando alcuni di essi siano eliminati dal vero flusso di dati (o aggiunti ad esso).


122 - Tricky C





          Vale ancora la pena di soffermarsi su un'altra funzione, che può essere considerata
complementare della fprintf(): si tratta della fscanf(), dedicata alla lettura da stream di input
formattato.Come fprintf(), anche fscanf() richiede che i primi due parametri siano,
rispettivamente, lo stream e una stringa di formato ed accetta un numero variabile di parametri. Tuttavia
vi è tra le due una sostanziale differenza: i parametri di fscanf() che seguono la stringa di formato
sono puntatori alle variabili che dovranno contenere i dati letti dallo stream. L'uso dei puntatori è
indispensabile, perché fscanf() deve restituire alla funzione chiamante un certo numero di valori, cioè
modificare il contenuto di un certo numero di variabili: dal momento che in C le funzioni possono
restituire un solo valore e, comunque, il passaggio dei parametri avviene mediante una copia del dato
originario (pag. 87), l'unico metodo possibile per modificare effettivamente quelle variabili è utilizzare
puntatori che le indirizzino.
          E' ovvio che lo stream passato a fscanf() è quello da cui leggere i dati, e la stringa di
formato descrive l'aspetto di ciò che la funzione legge da quello stream. In particolare, per ogni carattere
diverso da spazio, tabulazione, a capo ("\n") e percentuale fscanf() si aspetta in arrivo dallo stream
proprio quel carattere; in corrispondenza di uno spazio, tabulazione o ritorno a capo la funzione continua
a leggere dallo stream in attesa del primo carattere diverso da uno dei tre e trascura tutti gli spazi,
tabulazioni e ritorni a capo; il carattere "%", invece, introduce una specifica di formato che indica a
fscanf() come convertire i dati provenienti dallo stream. E' evidente che deve esserci una
corrispondenza tra le direttive di formato e i puntatori passati alla funzione: ad esempio, ad una direttiva
"%d", che indica un intero, deve corrispondere un puntatore ad intero. Il carattere "*" posto tra il carattere
"%" e quello che indica il tipo di conversione indica a fscanf() di ignorare quel campo.
          La fscanf() restituisce il numero di campi ai quali ha effettivamente assegnato un valore.
          Ed ecco alcuni esempi:

#include 

    ....
    FILE *fstream;
    int iVar;
    char cVar, string[80];
    float fVar;

    ....
    fscanf(fstream,"%c %d %s %f",&cVar,&iVar,string,&fVar);
    printf("%c %d %s %f\n",cVar,iVar,string,fVar);
    ....

          La stringa di formato passata a fscanf() ne determina il seguente comportamento: il primo
carattere letto dallo stream è memorizzato nella variabile cVar; quindi sono ignorati tutti i caratteri
spazio, tabulazione, etc. (blank) incontrati, sino al primo carattere (cifra decimale) facente parte di un
intero, che viene memorizzato in iVar. Tutti gli spazi incontrati dopo l'intero sono trascurati e il primo
non-blank segna l'inizio della stringa da memorizzare in string, la quale è chiusa dal primo blank
incontrato successivamente. Ancora una volta, tutti i blank sono scartati fino al primo carattere (cifra
decimale) del numero in virgola mobile, memorizzato in fVar. Il primo blank successivamente letto
determina il ritorno di fscanf() alla funzione chiamante. E' importante notare che a fscanf() sono
passati gli indirizzi delle variabili mediante l'operatore "&" (pag. 17); esso non è necessario per la sola
string, in quanto il nome di un array ne rappresenta l'indirizzo (pag. 29 e seguenti).
          E' importante sottolineare che per fscanf() ciò che proviene dallo stream è una sequenza
continua di caratteri, che viene interrotta solo dal terminatore (blank) che chiude l'ultimo campo
specificato nella stringa di formato. Se, ad esempio, il file contiene

x 123 ciao 456.789 1


                                                                             L'I/O e la gestione dei file - 123





fscanf() assegna  x a cVar, 123 a iVar, "ciao" a string e 456.789 a fVar, come del resto ci
si aspetta, e la cifra 1 non viene letta: può esserlo in una successiva operazione di input dal medesimo
stream. Ma se il contenuto del file è

x123ciao456.789 1

'x' è correttamente assegnato a  cVar, poiché lo specificatore %c implica comunque la lettura di un solo
carattere. Anche il numero 123 è assegnato correttamente a iVar, perché fscanf() "capisce" che il
carattere 'c' non può far parte di un intero. Ma la mancanza di un blank tra ciao e 456.789 fa sì che
fscanf() assegni a  string la sequenza "ciao456.789" e il numero 1.00000 a fVar. Inoltre, lo
specificatore %c considera i non-blanks equivalenti a qualsiasi altro carattere: se il file contiene la
sequenza

\n123 ciao 456.789 1

alla variabile cVar è comunque assegnato il primo carattere letto, cioè il '\n' (a capo). La fscanf(),
inoltre, riconosce comunque i blanks come separatori di campo, a meno che non le sia indicato
esplicitamente di leggerli: se la stringa di formato è "%c%d%s%f", il comportamento della funzione con i
dati degli esempi appena visti risulta invariato.
               Vediamo ora un esempio relativo all'utilizzo del carattere di soppressione '*', che forza
fscanf() ad ignorare un campo: nella chiamata

    fscanf(fstream,"%d %*d %f",&iVar,&fVar);

è immediato notare che i puntatori passati alla funzione sono due, benché la stringa di formato contenga
tre specificatori. Il carattere '*' inserito tra il '%' e la 'd' del secondo campo forza fscanf() ad
ignorare (e quindi a non assegnare alla variabile indirizzata da alcun puntatore) i dati corrispondenti a
quel campo. Perciò, se il file contiene

123 45 67.89

l'intero 123 è assegnato a iVar, l'intero 45 è ignorato e il numero in virgola mobile 67.89 è assegnato
a fVar. Con gli specificatori di formato è possibile indicare l'ampiezza di campo, quando questa è
costante111. Consideriamo la seguente chiamata:

    fscanf(fstream,"%3d%*2d%5f",&iVar,&fVar);

               Se i dati letti sono

1234567.89

il risultato è assolutamente identico a quello dell'esempio precedente: le costanti inserite nelle specifiche
di formato indicano a fscanf() di quanti caratteri si compone ogni campo e quindi essa è in grado di
operare correttamente anche in assenza di blank.
               Vediamo ancora un esempio: supponendo di effettuare due volte la chiamata

    fscanf(fstream,"%c%3d%*2d%5f",&cVar,&iVar,&fVar);

                              
                                                   
                                                      
     111 A dire il vero, ciò vale anche per printf() e fprintf(). L'analogia tra queste funzioni è tale da fa
pensare che esista anche una scanf()... ed è proprio così. La scanf() equivale ad una fscanf() chiamata
passandole stdin come parametro stream.


124 - Tricky C





senza operazioni di seek sullo stream e nell'ipotesi che i dati presenti nel file siano

01234567.89\n01234567.89

ci si aspetta, presumibilmente, di memorizzare in entrambi i casi, in cVar, iVar e fVar,
rispettivamente, '0', 123 e 67.89. Invece accade qualcosa di leggermente diverso: con la prima
chiamata il risultato è effettivamente quello atteso, mentre con la seconda i valori assunti da cVar, iVar
e fVar sono, nell'ordine, '\n', 12 e 567.8. Il motivo di tale comportamento, anomalo solo in
apparenza, è che, come accennato, lo stream è per fscanf() semplicemente una sequenza di caratteri in
ingresso, pertanto nessuno di essi, neppure il ritorno a capo, può essere scartato se ciò non è
esplicitamente richiesto dal programmatore. Per leggere correttamente il file è necessaria una stringa di
formato che scarti il carattere incontrato dopo il float, oppure indichi la presenza, dopo il medesimo, di
un blank: "%c%3d%*2d%5f%*c" e "%c%3d%2*d%5f " raggiungono entrambe l'obiettivo.
               Le considerazioni espresse sin qui non esauriscono la gestione degli streams in C: le librerie
standard dispongono di altre funzioni dedicate; tuttavia quelle presentate sono di utilizzo comune. Tutti i
dettagli sintattici possono essere approfonditi sulla manualistica del compilatore utilizzato; inoltre,
un'occhiatina a STDIO.H è sicuramente fonte di notizie e particolari interessanti.


                                                          I L   C A C H I N G 

               La gestione dei file implica la necessità di effettuare accessi, in lettura e scrittura, ai dischi, che,
come qualsiasi periferica hardware, hanno tempi di risposta più lenti della capacità elaborativa del
microprocessore112. L'efficienza delle operazioni di I/O su file può essere incrementata mediante l'utilizzo
di uno o più buffer, gestiti mediante algoritmi di lettura ridondante e scrittura ritardata, in modo da
limitare il numero di accessi fisici al disco113. La libreria C comprende alcune funzioni atte
all'implementazione di capacità di caching nei programmi: nonostante la massima efficienza sia
raggiungibile solo con algoritmi sofisicati114, vale la pena di citare la

int setvbuf(FILE *stream,char *buf,int mode,int size);

che consente di associare un buffer di caching ad uno stream. La gestione del buffer è automatica e
trasparente al programmatore, che deve unicamente preoccuparsi di chiamare setvbuf() dopo avere
aperto lo stream con la solita  fopen(): del resto il primo parametro richiesto da setvbuf() è proprio
lo stream sul quale operare il caching. Il secondo parametro è il puntatore al buffer: è possibile passare
alla funzione l'indirizzo di un'area di memoria precedentemente allocata, la cui dimensione è indicata dal
quarto parametro, size (il cui massimo valore è limitato a 32767); tuttavia, se il secondo parametro
attuale è la costante manifesta NULL, setvbuf() provvede essa stessa ad allocare un buffer di


                              
                                                   
                                                      
     112 Si può affermare, anzi, che i dischi sono tra le periferiche più lente.

     113 Proviamo a chiarire: per lettura ridondante (read forwarding) si intende la lettura dal file di una quantità di
byte superiore al richiesto e la loro memorizzazione in un buffer, nella "speranza" che eventuali successive
operazioni di lettura possano essere limitate alla ricerca dei dati nel buffer medesimo, senza effettuare ulteriori
accessi fisici al disco. La scrittura ritardata ( write staging) consiste nel copiare in un buffer i dati da scrivere di volta
in volta, per poi trasferirne sul disco la massima quantità possibile col minimo numero di accessi fisici.

     114 Esistono, del resto, programmi dedicati al caching dei dischi, generalmente operanti a livello di sistema
operativo (ad esempio SMARTDRV.EXE, fornito come parte integrante del DOS). Inoltre non è raro il caso di dischi
incorporanti veri e propri sistemi di caching a livello hardware.


                                                                             L'I/O e la gestione dei file - 125





dimensione size. Il terzo parametro indica la modalità di gestione del buffer: allo scopo sono definite (in
STDIO.H) alcune costanti manifeste:

MODALITÀ DI CACHING CON setvbuf()

     COSTANTE                                          SIGNIFICATO

_IOFBF             Attiva il caching completo del file (full buffering): in input, qualora il buffer sia
                   vuoto la successiva operazione di lettura lo riempie (se il file ha dimensione
                   sufficiente); nelle operazioni di output i dati sono scritti nel file solo quando il buffer
                   è pieno.

_IOLBF             Attiva il caching a livello di riga (line buffering): le operazioni di input sono gestite
                   come nel caso precedente, mentre in output i dati sono scritti nel file (con
                   conseguente svuotamento del buffer) ogni volta che nello stream transita un carattere
                   di fine riga.

_IONBF             Disattiva il caching (no buffering).


          La funzione setvbuf() restituisce 0 in assenza di errori, altrimenti è restituito un valore
diverso da 0.
          Attenzione al listato che segue:

#include 

FILE *fopenWithCache(char *name,char *mode)
{
    FILE *stream;
    char cbuf[1024];

    if(!(stream = fopen(name,mode)))
        return(NULL);
    if(setvbuf(stream,cbuf,_IOFBF,1024)) {
        fclose(stream);
        return(NULL);
    }
    return(stream);
}

          Dove si nasconde l'errore? L'array cbuf è allocato come variabile automatica e, pertanto, cessa
di esistere in uscita dalla funzione (vedere pag. 34); tuttavia fopenWithCache(), se non si è verificato
alcun errore, restituisce il puntatore allo stream aperto, dopo avervi associato proprio cbuf come buffer di
caching. E' evidente che tale comportamento è errato, perché forza tutte le operazioni di buffering a
svolgersi in un'area di memoria riutilizzata, assai probabilmente, per altri scopi. In casi analoghi a quello
descritto, è opportuno utilizzare malloc(); meglio ancora è, comunque, lasciare fare a setvbuf()
(passandole NULL quale puntatore al buffer): ciò comporta, tra l'altro, il vantaggio della sua deallocazione
automatica al momento della chiusura dello stream.
          Per un esempio pratico di utilizzo di setvbuf() vedere pag. 587.


126 - Tricky C





                        A L T R I   S T R U M E N T I   D I   G E S T I O N E   D E I   F I L E 

               Gli stream costituiscono un'implementazione software di alto livello, piuttosto distante dalla
reale tecnica di gestione dei file a livello di sistema operativo DOS, il quale, per identificare i file aperti,
si serve di proprie strutture interne di dati e, per quanto riguarda l'interfacciamento con i programmi, di
descrittori numerici detti handle. Questi altro non sono che numeri, ciascuno associato ad un file aperto,
che il programma utilizza per effettuare le operazioni di scrittura, lettura e posizionamento. Poiché il DOS
non possiede routine di manipolazione diretta degli stream, questi, internamente, sono a loro volta basati
sugli handle115, ma ne nascondono l'esistenza e mettono a disposizione funzionalità aggiuntive, quali la
possibilità di gestire input e output formattati nonché oggetti diversi dalla semplice sequenza di byte.
               Le librerie standard del C includono funzioni di gestione dei file basate sugli handle, i cui
prototipi sono dichiarati in IO.H, tra le quali vale la pena di citare:

int open(char *path,int operation,unsigned mode);
int _open(char *path,int oflags);
int write(int handle,void *buffer,unsigned len);
int read(int handle,void *buffer,unsigned len);
int lseek(int handle,long offset,int origin);
int close(int handle);

               L'analogia con fopen(), fwrite(), fread(), fseek() e fclose() è immediato: in
effetti le prime possono essere considerate le omolghe di queste. Non esistono, però, funzioni omologhe
di altre molto utili, quali la fprintf() e la fscanf().
               Non sembra necessario dilungarsi sulla sintassi delle funzioni basate su handle: d'altra parte
qualsiasi file può sempre essere manipolato via stream (ed è questa, tra l'altro, l'implementazione
grandemente curata e sviluppata dal C++); è forse il caso di commentare brevemente la funzione
open().Il parametro path equivale al primo parametro della fopen() ed indica il file che si desidera
aprire.
               Il secondo parametro (operation) è un intero che specifica la modalità di apertura del file (ed
ha significato analogo al secondo parametro di fopen()), il cui valore risulta da un'operazione di or su
bit (vedere pag. 72) tra le costanti manifeste elencate di seguito, definite in FCNTL.H.

MODALITÀ DI APERTURA DEL FILE CON open(): PARTE 1

   COSTANTE                                                               SIGNIFICATO

O_RDONLY                          Apre il file in sola lettura.

O_WRONLY                          Apre il file in sola scrittura.

O_RDWR                            Apre il file il lettura e scrittura.


               Le tre costanti sopra elencate sono reciprocamente esclusive. Per specificare tutte le
caratteristiche desiderate per la modalità di apertura del file, la costante prescelta tra esse può essere posta
in or su bit con una o più delle seguenti:

                              
                                                   
                                                       
     115 Lo dimostra il fatto che uno dei campi della struttura di tipo FILE è un intero contenente proprio lo handle
associato al file aperto. Detto campo (che nell'implementazione C della Borland ha nome fd) può essere utilizzato
come handle del file con tutte le funzioni che richiedono proprio lo handle quale parametro in luogo dello stream.


                                                                                                    L'I/O e la gestione dei file - 127





MODALITÀ DI APERTURA DEL FILE CON open(): PARTE 2

   COSTANTE                                                              SIGNIFICATO

O_APPEND                          Le operazioni dn scrittura sul file possono esclusivamente aggiungere byte al
                                  medesimo (modo append).

O_CREAT                           Se il file non esiste viene creato e i permessi di accesso al medesimo sono impostati
                                  in base al terzo parametro di open(), mode. Se il file non esiste, O_CREAT è
                                  ignorata.

O_TRUNC                           Se il file esiste, la sua lunghezza è troncata a 0.

O_EXCL                            E' utilizzato solo con O_CREAT: se il file esiste, open() fallisce e restituisce un
                                  errore.

O_BINARY                          Richiede l'apertura del file in modo binario (è alternativa a O_TEXT).

O_TEXT                            Richiede l'apertura del file in modo testo (è alternativa a O_BINARY).


               Se né O_BINARY né O_TEXT sono specificate, il file è aperto nella modalità impostata dalla
variabile globale _fmode, come del resto avviene con fopen() in assenza degli specificatori "t" e "b".
               Il terzo parametro di open(),  mode, è un intero senza segno che può assumere uno dei valori
seguenti (le costanti manifeste utilizzate sono definite in SYS\STAT.H):

PERMESSI DI ACCESSO AL FILE CON open()

         COSTANTE                                                            SIGNIFICATO

S_IWRITE                                     Permesso di accesso al file in scrittura.

S_IREAD                                      Permesso di accesso al file in sola lettura.

S_IREAD|S_IWRITE                             Permesso di accesso al file in lettura e scrittura.


               La libreria Borland comprende una variante di open() particolarmente adatta alla gestione
della condivisione di file nel networking116: si tratta della
                              
                                                   
                                                         
     116 Quando più personal computer sono collegati in rete (net), alcuni di essi mettono le proprie risorse (dischi,
stampanti, etc.) a disposizione degli altri. Ciò consente di utilizzare in comune, cioè in modo condiviso, periferiche,
dati e programmi (che in assenza della rete dovrebbero essere duplicati su ogni macchina interessata). In questi casi
è possibile, per non dire probabile, che siano effettuati accessi concorrenti, da più parti, ai file memorizzati sui dischi
condivisi tra computer: è evidente che si tratta di situazioni delicate, che possono facilmente causare, se non gestite
in modo opportuno, problemi di una certa gravità. Si pensi, tanto per fare un semplice esempio, ad un database
condiviso: un primo programma accede in lettura ad un record del medesimo; mentre i dati sono visualizzati, un
secondo programma accede al medesimo record per modificarne il contenuto determinando così una palese
incongruenza tra il risultato dell'interrogazione della base dati e la reale consistenza della medesima. E' evidente che
occorre stabilire regole di accesso alle risorse condivise tali da evitare il rischio di conflitti analoghi a quello
descritto.


128 - Tricky C





int _open(char *path,int oflags);

          Il secondo parametro, oflags, determina la modalità di apertura ed accesso condiviso al file,
secondo il valore risultante da un'operazione di or su bit di alcune costanti manifeste. In particolare, deve
essere utilizzata una sola tra le costanti O_RDONLY,  O_WRONLY, O_RDWR (proprio come in open());
possono poi essere usate, a partire dalla versione 3.0 del DOS, le seguenti:

MODALITÀ DI CONDIVISIONE DEL FILE CON _open()

  COSTANTE                                  SIGNIFICATO                                  DEFINITA IN

O_NOINHERIT         Il file non è accessibile ai child process.                            FCNTL.H

SH_COMPAT           Il file può essere aperto in condivisione da altre applicazioni        SHARE.H
                    solo se anche queste specificano SH_COMPAT nella modalità
                    di apertura.

SH_DENYRW           Il file non può essere aperto in condivisione da altre                 SHARE.H
                    applicazioni.

SH_DENYWR           Il file può essere aperto in condivisione da altre applicazioni,       SHARE.H
                    ma solo per operazioni di lettura.

SH_DENYRD           Il file può essere aperto in condivisione da altre applicazioni,       SHARE.H
                    ma solo per operazioni di scrittura.

SH_DENYNO           Il file può essere aperto in condivisione da altre applicazioni        SHARE.H
                    per lettura e scrittura, purché esse non specifichino la modalità
                    SH_COMPAT.


          Sia open() che _open() restituiscono un intero positivo che rappresenta lo handle del file
(da utilizzare con write(), read(), close(), etc.); in caso di errore è restituito -1.
          In particolare, la _open() sfrutta a fondo le funzionalità offerte dal servizio 3Dh dell'int 21h,
descritto a pag. 320.


                                                                                          Lanciare programmi - 129





                                           L A N C I A R E   P R O G R A M M I 

               Si tratta, ovviamente, di lanciare programmi dall'interno di altri programmi. E' una possibilità la
cui utilità dipende largamente non solo dagli scopi del programma stesso, ma anche e soprattutto dalle
caratteristiche del sistema operativo. E' facile intuire che un sistema in grado di dare supporto
all'elaborazione multitasking (il riferimento a Unix, ancora una volta, è voluto e non casuale) offre
interessanti possibilità al riguardo (si pensi, ad esempio, ad un gruppo di programmi elaborati
contemporaneamente, tutti attivati e controllati da un unico programma gestore); tuttavia, anche in
ambienti meno evoluti si può fare ricorso a tale tecnica (per un esempio, anche se non esaustivo, vedere
pag. 507).Per brevità, adottando la terminologia Unix, il programma chiamante si indica d'ora in poi con
il termine parent, mentre child è il programma chiamato.


                                                          L A   L I B R E R I A   C 

               La libreria C fornisce supporto al lancio di programmi esterni mediante un certo numero di
funzioni, che possono essere considerate standard entro certi limiti (più precisamente, lo sono in ambiente
DOS); per approfondimenti circa la portabilità dei sorgenti che ne fanno uso vedere pag. 136.
               Come al solito, per i dettagli relativi alla sintassi, si rimanda alla manualistica specifica del
compilatore utilizzato; qui si intende semplicemente mettere in luce alcune interessanti caratteristiche di
dette funzioni e i loro possibili ambiti di utilizzo.


                                                                  s y s t e m ( ) 

               La funzione  system() costituisce forse il mezzo più semplice per raggiungere lo scopo: essa
deve infatti essere invocata passandole come unico parametro una stringa contenente, né più né meno, il
comando che si intende eseguire. Ad esempio, il codice:

#include 
#include                                                                             // per fprintf()
#include                                                                                  // per errno
...
    if(system("comando param1 param2") == -1)
        fprintf(stderr,"errore %d in system()\n", errno);

lancia il programma comando passandogli i parametri param1 e param2. Dal momento che,
nell'esempio, per comando non è specificato un path, il sistema utilizza la variabile di environment
PATH117 (non è necessario specificare l'estensione). Dall'esempio si intuisce che system()
                              
                                                   
                                                      
     117 Se viene fornito un path, tutte le backslash presenti nella stringa devono essere raddoppiate, onde evitare che
il compilatore le interpreti come parte di sequenze di escape. Ad esempio, la stringa

"c:\dos\tree"

non viene gestita correttamente, mentre

"c:\\dos\\tree"

funziona come desiderato.


130 - Tricky C





restituisce -1 in caso di errore; tuttavia va sottolineato che la restituzione di 0 non implica che  comando
sia stato effettivamente eseguito secondo le intenzioni del programmatore. Infatti system() esegue il
comando ricevuto come parametro attraverso l'interprete dei comandi: in altre parole, essa non fa altro
che lanciare una copia dell'interprete stesso e scaricargli il barile, proprio come se fosse stata digitata la
riga

command -c "comando param1 param2"

               Ne segue che system() si limita a restituire 0 nel caso in cui sia riuscita a lanciare
correttamente l'interprete, e non si preoccupa di come questo se la cavi poi con il comando specificato:
pertanto, non solo non è possibile conoscere il valore restituito al sistema dal child, ma non è neppure
possibile sapere se questo sia stato effettivamente eseguito.
               Se, da una parte, ciò appare come un pesante limite, dall'altra la system() consente di gestire
anche comandi interni DOS, proprio perché in realtà è l'interprete a farsene carico. Ad esempio è
possibile richiedere

    system("dir /p");

e system() restituisce -1 solo se non è stato possibile lanciare l'interprete dei comandi. Inoltre, è
possibile eseguire i file batch. Ancora,

    system("command");

esegue un'istanza dell'interprete, mettendo il prompt del DOS a disposizione dell'utilizzatore: digitando

exit

al prompt la shell viene chiusa e l'elaborazione del programma parent riprende118.
               Infine, system() può essere utilizzata semplicemente per verificare se l'interprete dei
comandi è disponibile:

    system(NULL);

restituisce un valore diverso da 0 se è possibile lanciare l'interprete dei comandi.
               E' superfluo (speriamo!) chiarire che l'argomento di system() non deve necessariamente
essere una costante stringa, come si è assunto per comodità negli esempi precedenti, ma è sufficiente che
esso sia di tipo char *: ciò consente la costruzione dinamica della riga di comando, ad esempio
mediante l'utilizzo di funzioni atte ad operare sulle stringhe119 (strcpy(), strcat(),  sprintf(),
etc.).


                              
                                                   
                                                      
     118 A dire il vero anche le altre funzioni (spawn...(), exec...() possono eseguire un'istanza
dell'interprete dei comandi. Bisogna però fare attenzione a non cacciarsi nei guai: una chiamata come

    system("command /p");

è lecita e viene tranquillamente eseguita, ma l'effetto dell'opzione /p su command.com è di renderne permanente
in memoria la nuova istanza: in tal caso il comando exit non ha alcun effetto, e non è più possibile riprendere
l'esecuzione del parent. Per ragioni analoghe, l'esecuzione di un programma TSR (vedere pag. 275) attraverso la
system() potrebbe avere conseguenze distruttive.

     119 Vedere pag. 13 e seguenti.


                                                                                         Lanciare programmi - 131





                                                               s p a w n . . . ( ) 

               Come la system(), anche le funzioni della famiglia spawn...() consentono di lanciare
programmi esterni come se fossero subroutine del parent; tuttavia esse non fanno ricorso all'interprete dei
comandi, in quanto si basano sul servizio 4Bh dell'int 21h120: di conseguenza, non è possibile utilizzarle
per invocare comandi interni DOS né file batch, tuttavia si ha un controllo più ravvicinato sull'esito
dell'operazione. Esse infatti restituiscono -1 se l'esecuzione del child non è riuscita; in caso contrario
restituiscono il valore che il programma child ha restituito a sua volta.
               Tutte le funzioni spawn...() richiedono come primo parametro un intero, di solito dichiarato
nei prototipi con il nome mode, che indica la modalità di esecuzione del programma child: in
PROCESS.H sono definite le costanti manifeste P_WAIT (il child è eseguito come una subroutine) e
P_OVERLAY (il child è eseguito sostituendo in memoria il parent, proprio come se fosse chiamata la
corrispondente funzione della famiglia exec...()). Come osservato riguardo system() (vedere
pag. 130), anche le funzioni spawn...() non possono essere utilizzate per lanciare shell permanenti o
programmi TSR (vedere pag. 275); tuttavia l'utilizzo del valore P_OVERLAY per il parametro mode
consente un'eccezione, in quanto il parent scompare senza lasciare traccia di sé e, in uscita dal child, la
sua esecuzione non può mai riprendere.
               Il secondo parametro, di tipo char *, è invece il nome del programma da eseguire: esso,
diversamente da quanto visto circa la system(), deve essere completo di estensione; inoltre, se non è
specificato il path, solo le funzioni spawnlp(), spawnlpe(),  spawnvp() e spawnvpe()
utilizzano la variabile di environment PATH (la lettera "p" presente nel suffisso finale dei nomi delle
funzioni indica proprio detta caratteristica).

                                                          Funzioni del gruppo "l"
               Le funzioni del gruppo "l" si distinguono grazie alla presenza, nel suffisso finale del loro nome,
della lettera "l", la quale indica che gli argomenti della riga di comando del child sono accettati dalla
funzione spawnl...() come una lista di parametri, di tipo char *, conclusa da un puntatore nullo.
               Ad esempio, per eseguire il comando

myutil -a -b 5 arg1 arg2

si può utilizzare la funzione spawnl():

#include 
...
    spawnl(P_WAIT,"myutil.exe","myutil","-a","-b","5","arg1","arg2",NULL);

               Si noti che il nome del programma è passato due volte a spawnl(): la prima stringa indica il
programma da eseguire, mentre la seconda rappresenta il primo parametro ricevuto dal programma child:
essa deve essere comunque passata alla funzone spawnl...() e, per convenzione, è uguale al nome
del programma stesso (il valore di argv[0], se questo è stato a sua volta scritto in linguaggio C: vedere
pag. 105 e seguenti). Il programma myutil è ricercato solo nella directory corrente; la funzione
spawnlp(), la cui sintassi è identica a quella di spawnl(), effettua la ricerca in tutte le directory
specificate dalla variabile di environment PATH.

                              
                                                   
                                                      
     120 Detto servizio utilizza il valore presente nel registro macchina AL per stabilire il tipo di azione da
intraprendere: in particolare, AL = 0 richiede il caricamento e l'esecuzione del programma (funzioni
spawn...() se il primo parametro è P_WAIT), mentre AL = 3 richiede il caricamento e l'esecuzione del child
nella memoria riservata al parent (overlay), il quale viene a tutti gli effetti sostituito dal nuovo programma (funzioni
spawn...() se il primo parametro è P_OVERLAY, e funzioni exec...()).


132 - Tricky C





               Il processo child eredita l'ambiente del parent: in altre parole, le variabili di environment del
child sono una copia di quelle del programma chiamante. I due environment sono pertanto identici,
tuttavia il child non può accedere a quello del parent, né tantomeno modificarlo. Se il parent ha la
necessità di passare al child un environment diverso dal proprio, può farlo mediante le funzioni
spawnle() e spawnlpe(), che, pur essendo analoghe alle precedenti, accettano un ulteriore
parametro dopo il puntatore nullo che chiude la lista degli argomenti:

    static char *newenv[] = {"USER=Pippo","PATH=C:\\DOS",NULL);
    ...
    spawnle(P_WAIT,"myutil","myutil","-a","-b","5","arg1","arg2",NULL,newenv);

lancia myutil in un environment che comprende le sole121 variabili USER e PATH, valorizzate come
evidente nella dichiarazione dell'array di stringhe (o meglio, di puntatori a stringa, o, meglio ancora, di
puntatori a puntatori a carattere) newenv. Il processo parent, qualora abbia necessità di passare al child
una copia modificata del proprio environment, deve arrangiarsi a costruirla utilizzando le funzioni di
libreria getenv() e putenv() e la variabile globale environ122, dichiarate in DOS.H.

                                                          Funzioni del gruppo "v"
               Le funzioni del gruppo "v" si distinguono grazie alla presenza, nel suffisso finale del loro nome,
della lettera "v" (in luogo della lettera "l"), la quale indica che gli argomenti della riga di comando del
child sono accettati dalla funzione spawnv...() come un puntatore ad un array di stringhe, il cui
ultimo elemento deve essere un puntatore nullo.
               Riprendendo l'esempio precedente, il comando

myutil -a -b 5 arg1 arg2

viene gestito mediante la funzione spawnv() come segue:

#include 
...
    char *childArgv[] = {"myutil","-a","-b","5","arg1","arg2",NULL};
    ...
    spawnv(P_WAIT,"myutil.exe",childArgv);

               Si intuisce facilmente che la spawnvp() cerca il comando da eseguire in tutte le directory
definite nella variabile di ambiente PATH (qualora il suo path non sia specificato esplicitamente), mentre
spawnv() lo ricerca solo nella directory corrente.
                              
                                                   
                                                      
     121 E' immediato verificarlo con il codice seguente:

    static char *newenv[] = {"USER=Pippo","PATH=C:\\DOS",NULL);
    ...
    spawnlpe(P_WAIT,"command.com","command.com",NULL,newenv);

che esegue una istanza dell'interprete dei comandi; digitando il comando SET al prompt viene visualizzato
l'environment corrente. Il comando EXIT consente di chiudere la shell e restituire il controllo al parent.

     122 La variabile environ contiene l'indirizzo dell'array di stringhe (ciascuna avente formato NOME=VAL, dove
NOME rappresenta il nome della variabile e VAL il suo valore) rappresentanti l'environemnt del programma. Se si
utilizza putenv() per modificare il valore di una variabile o per inserirne una nuova, il valore di environ viene
automaticamente aggiornato qualora sia necessario rilocare l'array. Dichiarando main() con tre parametri (vedere
pag. 105) il terzo rappresenta il puntatore all'array delle stringhe di environment ed inizialmente ha lo stesso valore
di environ, ma non viene modificato da putenv().


                                                                                          Lanciare programmi - 133





          Si noti che il primo elemento dell'array childArgv[] punta, per convenzione, al nome del
child medesimo (del resto il nome scelto per l'array nell'esempio dovrebbe suggerire che esso viene
ricevuto dal child come parametro argv di main(): vedere pag. 105).
          Infine, le funzioni spawnve() e spawnvpe(), analogamente a spawnle() e
spawnlpe(), accettano come ultimo parametro un puntatore ad un array di stringhe, che costituiranno
l'environment del child.


                                                        e x e c . . . ( ) 

          Le funzioni della famiglia exec...(), a differenza delle spawn...(), non trattano il child
come una subroutine del parent: esso, al contrario, viene caricato in memoria ed eseguito in luogo del
parent, sostituendovisi a tutti gli effetti.
          I nomi e la sintassi delle funzioni exec...() sono strettamente analoghi a quelli delle
spawn...(): esistono otto funzioni exec...(), ciascuna delle quali può essere posta in
corrispondenza biunivoca con una spawn...(): a seconda della presenza delle lettere "l", "v", "p" ed
"e" il comportamento di ciascuna exec...() è assolutamente identico a quello della corrispondente
spawn...() chiamata con il parametro mode uguale a P_OVERLAY (le funzioni exec...() non
accettano il parametro mode; il loro primo parametro è sempre il nome del programma da eseguire).
          Se si desidera che il solito comando degli esempi precedenti sostituisca in memoria il parent e
sia eseguito in luogo di questo, è del tutto equivalente utilizzare

    spawnv(P_OVERLAY,"myutil.exe",childArgv);

oppure

    execv("myutil.exe",childArgv);

ad eccezione di quanto specificato in tema di portabilità (pag. 136).


                                                T a b e l l a   s i n o t t i c a 

          Di seguito si presenta una tabella sinottica delle funzioni spawn...() ed exec...().

SINTASSI E CARATTERISTICHE DELLE FUNZIONI spawn...() E exec...()

                         MODO                   NOME DEL               ARGOMENTI DEL            ENVIRONMENT
                                                  CHILD                       CHILD               DEL CHILD

spawnl()         int:                    char *                     lista di char *
                 P_WAIT,                                            il primo è = child
                 P_OVERLAY                                          l'ultimo è NULL

spawnlp()        int:                    char *                     lista di char *
                 P_WAIT,                 (utilizza PATH)            il primo è = child
                 P_OVERLAY                                          l'ultimo è NULL

spawnle()        int:                    char *                     lista di char *            char **Env
                 P_WAIT,                                            il primo è = child


134 - Tricky C





                  P_OVERLAY                       l'ultimo è NULL

spawnlpe()        int:         char *             lista di char *        char **Env
                  P_WAIT,      (utilizza PATH)    il primo è = child
                  P_OVERLAY                       l'ultimo è NULL

spawnv()          int:         char *             char **Argv
                  P_WAIT,                         Argv[0] = child
                  P_OVERLAY                       Argv[ultimo] = NULL

spawnvp()         int:         char *             char **Argv
                  P_WAIT,      (utilizza PATH)    Argv[0] = child
                  P_OVERLAY                       Argv[ultimo] = NULL

spawnve()         int:         char *             char **Argv            char **Env
                  P_WAIT,                         Argv[0] = child
                  P_OVERLAY                       Argv[ultimo] = NULL

spawnvpe()        int:         char *             char **Argv            char **Env
                  P_WAIT,      (utilizza PATH)    Argv[0] = child
                  P_OVERLAY                       Argv[ultimo] = NULL

execl()                        char *             lista di char *
                                                  il primo è = child
                                                  l'ultimo è NULL

execlp()                       char *             lista di char *
                               (utilizza PATH)    il primo è = child
                                                  l'ultimo è NULL

execle()                       char *             lista di char *        char **Env
                                                  il primo è = child
                                                  l'ultimo è NULL

execlpe()                      char *             lista di char *        char **Env
                               (utilizza PATH)    il primo è = child
                                                  l'ultimo è NULL

execv()                        char *             char **Argv
                                                  Argv[0] = child
                                                  Argv[ultimo] = NULL

execp()                        char *             char **Argv
                               (utilizza PATH)    Argv[0] = child
                                                  Argv[ultimo] = NULL

execve()                       char *             char **Argv            char **Env
                                                  Argv[0] = child
                                                  Argv[ultimo] = NULL


                                                                                   Lanciare programmi - 135





execvpe()                            char *                  char **Argv                char **Env
                                     (utilizza PATH)         Argv[0] = child
                                                             Argv[ultimo] = NULL



                                     C o n d i v i s i o n e   d e i   f i l e 

           I processi child lanciati con spawn...() e exec...() condividono i file aperti dal parent.
In altre parole, entrambi i processi possono accedere ai file aperti dal parent, per ciascuno dei quali il
sistema operativo mantiene un unico puntatore: ciò significa che le operazioni effettuate da uno dei
processi (spostamento lungo il file, lettura, scrittura) influenzano l'altro processo; tuttavia se il child
chiude il file, questo rimane aperto per il parent. Vediamo un esempio:
           Il seguente frammento di codice, che si ipotizza appartenere al parent, apre il file
C:\AUTOEXEC.BAT, effettua un'operazione di lettura e lancia il child, passandogli il puntatore allo
stream (vedere pag. 116).

...
#define   MAX    128
...
    char sPrtStr[10], line[MAX];
    FILE *inP;
    ...
    inP = fopen("C:\\AUTOEXEC.BAT","r");
    printf(fgets(line,MAX,inP));
    sprintf(sPtrStr,"%p",inP);
    spawnl(P_WAIT,"child","child",sPtrStr,NULL);
    printf(fgets(line,MAX,inP));
    ...

           Se si eccettua la mancanza del pur necessario codice per la gestione degli eventuali errori,
tralasciato per brevità, il listato appare piuttosto banale: l'unica particolarità è rappresentata dalla
chiamata alla funzione sprintf(), con la quale si converte in stringa il valore contenuto nella variabile
inP (l'indirizzo della struttura che descrive lo stream aperto dalla fopen()). Come si può vedere, il
parent passa al child proprio detta stringa (è noto che i parametri ricevuti da un programma sulla riga di
comando sono necessariamente stringhe), alla quale esso può accedere attraverso il proprio argv[1].
Ecco un frammento del child:

...
#define   MAX    128
...
int main(int argc,char **argv)
{
    ...
    FILE *inC;
    ...
    sscanf(argv[1],"%p",&inC);
    printf(fgets(line,MAX,inC));
    fclose(inC);
    ....
}

           Il child memorizza in inC l'indirizzo della struttura che descrive lo stream aperto dal parent
ricavandolo da argv[1] mediante la sscanf(), effettua un'operazione di lettura e chiude lo stream;
tuttavia, il parent è ancora in grado di effettuare operazioni di lettura dopo il rientro dalla spawnl():


136 - Tricky C





l'effetto congiunto dei due programmi consiste nel visualizzare le prime tre righe del file
C:\AUTOEXEC.BAT.
               Va sottolineato che è necessario compilare entrambi i programmi per un modello di memoria
che gestisca i dati con puntatori a 32 bit (medium, large, huge: vedere pag. 143 e seguenti): è infatti molto
verosimile (per non dire scontato) che il child non condivida il segmento dati del parent, nel quale è
allocata la struttura associata allo stream: l'utilizzo di indirizzi a 16 bit, che esprimono esclusivamente
offset rispetto all'indirizzo del segmento dati stesso, condurrebbe inevitabilmente il child a utilizzare quel
medesimo offset rispetto al proprio data segment, accedendo così ad una locazione di memoria ben
diversa da quella desiderata.


                                                          P O R T A B I L I T À 

               Date le differenti caratteristiche del supporto fornito dai diversi sistemi operativi (DOS e Unix
in particolare), sono necessarie alcune precisazioni relative alla portabilità del codice tra i due ambienti.
               La funzione system() può essere considerata portabile: essa è infatti implementata nelle
librerie standard dei compilatori in entrambi i sistemi.
               Analoghe considerazioni valgono per le funzioni exec...(), ma con prudenza: in ambiente
Unix, solitamente, non sono implementate le funzioni execlpe() e execvpe(). Inoltre, le funzioni
execlp() e execvp() in versione Unix sono in grado di eseguire anche shell script (analoghi ai file
batch del DOS). Tutte le funzioni exec...() in Unix, infine, accettano come nome del child il nome di
un file ASCII che a sua volta, con una particolare sintassi, specifica qual è il programma da eseguire (ed
eseguono quest'ultimo).
               Le funzioni spawn...() non sono implementate in ambiente Unix. La modalità di gestione
dei child, in questo caso, si differenzia profondamente proprio perché Unix è in grado di eseguire più
processi contemporaneamente: pertanto un child non è necessariamente una subroutine del parent; i due
programmi possono essere eseguiti in parallelo. Un modo per emulare le spawn...() consiste nell'uso
congiunto delle funzioni fork() (assente nelle librerie C in DOS) ed  exec...(): la fork() crea una
seconda istanza del parent; di conseguenza, essa fa sì che coesistano in memoria due processi identici,
l'esecuzione di entrambi i quali riprende in uscita dalla fork() stessa.. Dall'esame del valore restituito
dalla fork() è possibile distinguere l'istanza parent dall'istanza child, in quanto fork() restituisce 0
al child, mentre al parent restituisce il PID123 del child stesso. L'istanza child può, a questo punto,
utilizzare una delle exec...() per eseguire il programma desiderato, mentre il parent, tramite la
funzione waitpid() (anch'essa non implementata nel C in DOS) può attendere la terminazione del
child e esaminarne il valore restituito mediante la macro WEXITSTATUS(). A puro titolo di esempio si
riporta di seguito un programma, compilabile in ambiente Unix, che utilizza la tecnica descritta.

#include                                                   /* printf(), puts(), fprintf(), stderr */
#include                                                                  /* fork(), execlp(), pid_t */
#include                                                                                      /* errno */
#include                                                                /* waitpid(), WEXITSTATUS() */

int main(void);
void child(void);
void parent(pid_t pid);

int main(void)
{
    pid_t pid;


                              
                                                   
                                                      
     123 Process IDentifier. E' un intero positivo che identifica univocamente un processo tra tutti quelli in esecuzione
in un dato momento. Si tratta di un concetto sconosciuto in DOS.


                                                                                    Lanciare programmi - 137





    puts("Il child elenchera' i files presenti nella directory /etc.");
    switch(pid = fork()) {
        case 0:
            child();
        case -1:
            fprintf(stderr,"Errore %d in fork().\n",errno);
            exit(errno);
        default:
            parent(pid);
    }
    return(0);
}

void child(void)
{
    if(execlp("ls","ls","-la","/etc",NULL) == -1) {
        fprintf(stderr,"Errore %d in execlp().\n",errno);
        exit(errno);
    }
}

void parent(int pid)
{
    int status;

    if(waitpid(pid,&status,0) <= 0) {
        printf("Errore %d in waitpid().\n");
        exit(errno);
    }
    printf("Il child ha restituito %d.\n",WEXITSTATUS(status));
}

             In uscita dalla fork() entrambe le istanze del programma effettuano il test sul valore da questa
restituito, e solo in base al risultato del test medesimo esse si differenziano, eseguendo parent()
oppure child(). E' ovvio che l'istanza child non deve necessariamente eseguire una exec...() e
annullarsi: essa può eseguire qualunque tipo di operazione (comprese ulteriori chiamate a fork()),
come del resto l'istanza parent non ha l'obbligo di attendere la terminazione del child, ma, al contrario,
può eseguire altre elaborazioni in parallelo a quello e verificarne lo stato solo in un secondo tempo.
             La libreria C in ambiente Unix implementa altre funzioni (assenti sotto DOS) per il controllo dei
processi child: ad esempio la popen(), che, con una sintassi del tutto analoga alla fopen() (vedere
pag. 116 e seguenti), consente di lanciare un programma e al tempo stesso rende disponibile uno stream di
comunicazione, detto pipe, mediante il quale il parent può leggere dallo standard output o scrivere sullo
standard input del child. Ancora, la pipe() apre una pipe (questa volta non collegata a standard input e
standard output) che può essere utilizzata come un file virtuale in condivisione tra processi parent e child.
             Come strumento di comunicazione inter-process, in DOS si può ricorrere alla condivisione dei
file, come descritto a pag. 135. Trattandosi di file reali, il metodo è certo meno efficiente della pipe, ma
ha il vantaggio di risultare portabile tra i due sistemi. Per utilizzare in DOS aree di memoria in
condivisione (tecnica in qualche modo paragonabile alla shared memory supportata da Unix) si può
ricorrere, rinunciando alla portabilità, allo stratagemma illustrato a pag. 550.
             Per approfondimenti circa le problematiche di portabilità dipendenti dai sistemi operativi si veda
pag. 465.




                                                                                             Gli interrupt: utilizzo - 139





                                     G L I   I N T E R R U P T :   U T I L I Z Z O 

               Gli interrupt sono routine, normalmente operanti a livello di ROM-BIOS o DOS, in grado di
svolgere compiti a "basso livello", cioè a stretto contatto con lo hardware. Esse evitano al programmatore
la fatica di riscrivere per ogni programma il codice (necessariamente in assembler) per accedere ai dischi
o al video, per inviare caratteri alla stampante, e così via. Le routine di interrupt, inoltre, rendono i
programmi indipendenti (almeno in larga parte) dallo hardware e dal sistema operativo; si può pensare ad
esse come ad una libreria alla quale il programma accede per svolgere alcune particolari attività. Tutto ciò
nei linguaggi di alto livello avviene in modo trasparente: è infatti il compilatore che si occupa di generare
le opportune chiamate ad interrupt in corrispondenza delle istruzioni peculiari di quel linguaggio. Nei
linguaggi di basso livello (assembler in particolare) esistono istruzioni specifiche per invocare gli
interrupt: è proprio in questi casi che il programmatore ne può sfruttare al massimo le potenzialità e
utilizzarli in modo consapevole proprio come una libreria di routine. Il C mette a disposizione diverse
funzioni che consentono l'accesso diretto124 agli interrupt: cerchiamo di approfondire un poco125.


                 R O M - B I O S   E   D O S ,   H A R D W A R E   E   S O F T W A R E 

               Le routine di interrupt sono dette ROM-BIOS quando il loro codice fa parte, appunto, del BIOS
della macchina; sono dette, invece, DOS, se implementate nel sistema operativo. Gli interrupt BIOS
possono poi essere suddivisi, a loro volta, in due gruppi: hardware, se progettati per essere invocati da un
evento hardware126, esterno al programma; software, se progettati per essere esplicitamente chiamati da
programma127, mediante un'apposita istruzione (INT per l'assembler). Gli interrupt DOS sono tutti
software, e rappresentano spesso una controparte, di livello superiore128, delle routine BIOS, parte delle
quali costituisce il gruppo degli interrupt hardware. Si comprende facilmente che si tratta di caratteristiche
specifiche dell'ambiente DOS su personal computer con processore Intel: un concetto di interrupt analogo
a quello DOS è sconosciuto, ad esempio, in Unix.
               Le funzioni della libreria C consentono l'accesso esclusivamente agli interrupt software: del
resto, in base alla definizione appena data di interrupt hardware, non sarebbe pensabile attivare questi
ultimi come subroutine di un programma


                              
                                                   
                                                      
     124 Per accesso diretto si intende la possibilità di effettuare una chiamata ad interrupt. In tal senso vi è differenza
con le funzioni di libreria che usano internamente gli interrupt per svolgere il loro lavoro.

     125 Per indicazioni circa i metodi e gli artifici utilizzabili per scrivere funzioni in grado di sostituirsi esse stesse
agli interrupt (interrupt handler), vedere pag. 251 e seguenti.

     126 Ad esempio: la pressione ed il rilascio di un tasto generano una chiamata all'int 09h.

     127 Ad esempio: l'int 13h, che gestisce i servizi di basso livello dedicati ai dischi (formattazione, lettura o
scrittura di settori, etc.).

     128 Ad esempio: gli int 25h e 26h leggono e, rispettivamente, scrivono settori dei dischi, ma con criteri meno
legati alle caratteristiche hardware della macchina rispetto all'int 13h. Per essere espliciti: il BIOS individua un
settore mediante numero di testina (lato), numero di cilindro (traccia) e posizione del settore nella traccia; il DOS
invece numera progressivamente i settori del disco a partire dal boot sector (settore 0), ma non è in grado,
contrariamente al BIOS, di accedere alla traccia (presente solo negli hard disk) che precede il boot sector e contiene
la tavola delle partizioni.


140 - Tricky C





                                                           L A   L I B R E R I A   C 

               Gli interrupt si interfacciano al sistema mediante i registri della CPU. Il concetto è leggermente
diverso da quello dei parametri di funzione, perché i registri possono essere considerati variabili globali a
tutti i software attivi sulla macchina (in effetti, anche per tale motivo, le routine di interrupt non sono
rientranti129: vedere pag. 295 e dintorni). Scopo delle funzioni è facilitare il passaggio dei dati mediante i
registri della CPU e il recupero dei valori in essi restituiti (un interrupt può restituire più valori
semplicemente modificando il contenuto dei registri stessi).
               Vi è un gruppo di funzioni di libreria che consente l'utilizzo di qualsiasi interrupt: di esso fanno
parte, ad esempio, la int86() e la int86x(). Vediamo subito un esempio di utilizzo della seconda: la
lettura di un settore di disco via int 13h (BIOS).

INT 13H, SERV. 02H: LEGGE SETTORI IN UN BUFFER

Input                             AH               02h

                                  AL               numero di settori da leggere

                                  CH               numero della traccia di partenza (10 bit130)

                                  CL               numero del settore di partenza

                                  DH               numero della testina (cioè del lato)

                                  DL               numero del drive (0 = A:)

                                  ES:BX            indirizzo (seg:off) del buffer in cui vengono memorizzati i settori letti


#include                                                   // prototipo di int86x() e variabile _doserrno
#include                                                                                    // prototipo printf()

    ....
    struct SREGS segRegs;
    union REGS inRegs, outRegs;
    char buffer[512];
    int interruptAX;

    segread(&segRegs);
    segRegs.es = segRegs.ss;                                                                         // segmento di buffer
    inRegs.x.bx = (unsigned)buffer;                                                                   // offset di buffer
    inRegs.h.ah = 2;                                                                               // BIOS function number
    inRegs.h.al = 1;                                                                               // # of sectors to read
    inRegs.h.ch = 0;                                                                         // track # of boot sector
    inRegs.h.cl = 1;                                                                       // sector # of boot sector
    inRegs.h.dh = 0;                                                                                  // disk side number
    inRegs.h.dl = 0;                                                                                 // drive number = A:
    interruptAX = int86x(0x13, &inRegs, &outRegs, &segRegs);

                              
                                                   
                                                       
     129 Non possono essere usate in modo ricorsivo.

     130 La traccia di partenza è indicata mediante un numero esadecimale a 10 bit. Dal momento che CH è un registro
a 8 bit, i bit 7 e 8 di CL ne rappresentano i 2 bit più significativi. In questo caso essi sono entrambi zero, pertanto il
numero della traccia di partenza è deducibile dal solo valore in CH.


                                                                                           Gli interrupt: utilizzo - 141





    if(outRegs.x.cflag)
        printf("Errore n. %d\n",_doserrno);
    ....

               Procediamo con calma. La int86x() richiede 4 parametri: un int che esprime il numero
dell'interrupt da chiamare, due puntatori a union tipo REGS e un puntatore a struct di tipo SREGS.
La union REGS rende disponibili campi che vengono utilizzati dalla int86x() per caricare i registri
della CPU o memorizzare i valori in essi contenuti. In pratica essa consente di accedere a due strutture,
indicate con x e con h: i campi della prima sono interi che corrispondono ai registri macchina a 16 bit,
mentre quelli della seconda sono tutti di tipo unsigned char e corrispondono alla parte alta e bassa di
ogni registro131. Tramite la x sono disponibili i campi ax, bx, cx, dx, si, di, cflag, flags (i campi
cflags e flags corrispondono, rispettivamente, al Carry Flag e al registro dei Flag); tramite la h sono
disponibili i campi al, ah, bl, bh, cl, ch, dl,  dh. Caricare valori nei campi di una union REGS non
significa assolutamente caricarli direttamente nei registri: a ciò provvede la int86x(), prelevandoli
dalla union il cui indirizzo le è passato come secondo parametro, prima di chiamare l'interrupt.
               L'esempio chiama l'int 13h per leggere un settore del disco: il numero del servizio dell'interrupt
(2 = lettura di settori) deve essere caricato in AH: perciò

inRegs.h.ah = 2;

               Con tecnica analoga si provvede al caricamento di tutti i campi come necessario. Dopo la
chiamata all'interrupt, la int86x() provvede a copiare nei campi dell'apposita union REGS (il cui
puntatore è il terzo parametro della funzione) i valori che quello restituisce nei registri. Nell'esempio sono
dichiarate due union, perché sia possibile conservare sia i valori in ingresso che quelli in uscita; è ovvio
che alla  int86x() può essere passato il puntatore ad una medesima union sia come secondo che come
terzo parametro, ma va tenuto presente che in questo caso i valori dei registri di ritorno dall'interrupt sono
sovrascritti, negli omologhi campi della struttura, a quelli in entrata, che vengono persi.
               E veniamo al resto... Il servizio 2 dell'int 13h memorizza i settori letti dal disco in un buffer il
cui indirizzo deve essere caricato nella coppia ES:BX, ma la union REGS non dispone di campi
corrispondenti ai registri di segmento ES, CS, SS e DS. Occorre perciò servirsi di una struct SREGS,
che contiene, appunto, i campi es,  cs, ss e ds (unsigned int). La funzione segread() copia nei
campi della struct SREGS il cui indirizzo riceve come parametro i valori presenti nei registri di
segmento al momento della chiamata.
               Tornando al nostro esempio, se ipotizziamo di compilarlo per lo small memory model (pag. 143
e seguenti), buffer è un puntatore near: occorre ricavare comunque la parte segmento per caricare
correttamente l'indirizzo a 32 bit in ES:BX. Più semplice di quanto sembri: buffer è una variabile
locale, e pertanto è allocata nello stack. La parte segmento del suo indirizzo a 32 bit è perciò, senz'altro,
SS132; ciò spiega l'assegnazione

    segRegs.es = segRegs.ss;
                              
                                                   
                                                      
     131 Ad esempio, il registro a 16 bit AX può essere considerato suddiviso in due metà di 8 bit ciascuna: AH (la
parte alta, cioè gli 8 bit più significativi) e AL (la parte bassa). Così BX è accessibile come BH e BL, CX come CH e
CL, DX come DH e DL. Gli altri registri sono accessibili solamente come word di 16 bit.

     132 Si noti che questa regola vale in tutti i modelli di memoria; tuttavia se buffer fosse un puntatore far
(perché dichiarato tale o a causa del modello di memoria) sarebbe più semplice ricavarne la parte segmento e la
parte offset con le macro FP_SEG() e FP_OFF(), definite in DOS.H. In effetti, dette macro possono essere
utilizzate anche con puntatori a 16 bit, purché siano effettuate le necessarie operazioni di cast:

    segRegs.es = FP_SEG((void far *)buffer);
    segRegs.bx = FP_OFF((void far *)buffer);


142 - Tricky C





               Sappiamo che il nome di un array è puntatore all'array stesso e che un puntatore near esprime
in realtà un offset, pertanto per caricare in inRegs.x.bx la parte offset dell'indirizzo di buffer è
sufficiente la semplice assegnazione che compare nell'esempio: il cast ha lo scopo di evitare un messaggio
di warning, perché il campo bx è dichiarato come intero e non come puntatore.
               L'indirizzo della struct SREGS è il quarto parametro passato a int86x(): i campi di
segRegs sono utilizzati, come prevedibile, per inizializzare correttamente i registri di segmento prima di
chiamare l'interrupt.
               La int86x() restituisce il valore assunto da AX al rientro dall'interrupt. Inoltre, se il campo
outRegs.x.cflag è diverso da 0, l'interrupt ha restituito una condizione di errore e la variabile
globale _doserrno (vedere pag. 499) ne contiene il codice numerico.
               Non tutti gli interrupt richiedono in ingresso valori particolari nei registri di segmento: in tali
casi è possibile validamente utilizzare la int86(), analoga alla int86x(), ma priva del quarto
parametro (l'indirizzo della struct SREGS), evitando chiamate a segread() e strane macchinazioni
circa il significato dei puntatori.
               Vi è poi la intr(), che accetta come parametri: un intero, esprimente il numero dell'interrupt
da chiamare, e un puntatore a struct REGPACK; questa contiene 10 campi, tutti unsigned int,
ciascuno dei quali rappresenta una registro a 16 bit: r_ax, r_bx, r_cx, r_dx, r_bp, r_si, r_di,
r_ds, r_es,  r_flags. I valori contenuti nei campi della struct REGPACK sono copiati nei registri
corrispondenti prima della chiamata ad interrupt, mentre al ritorno è eseguita l'operazione inversa. La
intr() non restituisce nulla (è dichiarata void): lo stato dell'operazione può essere conosciuto
analizzando direttamente i valori contenuti nei campi della struttura (è evidente che i valori in ingresso
sono persi). Per un esempio di utilizzo della intr() vedere pag. 202 e seguenti.
               Il secondo gruppo include funzioni specifiche per l'interfacciamento con le routine
dell'int 21h133: due di esse, intdosx() e intdos(), sono analoghe a int86x() e int86()
rispettivamente, ma non richiedono il numero dell'interrupt come parametro, in quanto questo è
sempre 21h. Alla intdosx() è quindi necessario passare due puntatori a union REGS e uno a
struct SREGS, mentre la intdos() richiede solamente i due puntatori a union REGS.
               Le rimanenti due funzioni che consentono di chiamare direttamente l'int 21h sono bdos() e
bdosptr(). La prima richiede che le siano passati, nell'ordine: un intero esprimente il numero del
servizio richiesto all'int 21h, un intero il cui valore viene caricato in DX prima della chiamata e un terzo
intero i cui 8 bit meno significativi sono caricati in AL (in pratica come terzo parametro si può utilizzare
un unsigned char).
               Nella bdosptr() il secondo parametro è un puntatore (nel prototipo è dichiarato void *,
perciò può puntare a qualsiasi tipo di dato). Va sottolineato che se il programma è compilato con modello
di memoria tiny, small o medium detto puntatore è a 16 bit e il suo valore è caricato in DX prima della
chiamata all'interrupt; con i modelli compact, large e huge, invece, esso è un puntatore a 32 bit e viene
utilizzato per inizializzare la coppia DS:DX.
               La scelta della funzione da utilizzare di volta in volta, tra tutte quelle presentate, dipende
essenzialmente dalle caratteristiche dell'interrupt che si intende chiamare; va tuattavia osservato che la
int86x() è l'unica funzione che consenta di chiamare qualsiasi interrupt DOS o BIOS, senza
limitazioni di sorta134.



                              
                                                   
                                                      
     133 L'int 21h rende disponibile la quasi totalità dei servizi DOS: gestione files, I/O, etc..

     134 Infatti se l'interrupt non richiede il caricamento di particolari valori nei registri di segmento, è sufficiente
inizializzare una struct SREGS mediante una chiamata a segread() e passarne l'indirizzo alla int86x()
senza effettuare altre operazioni.


                                                                                        I modelli di memoria - 143





                                          I   M O D E L L I   D I   M E M O R I A 

                L'architettura hardware dei processori Intel 80x86, ed in particolare i registri a 16 bit,
implementati anche dai processori 80386 e superiori per compatibilità con quelli di categoria inferiore,
impongono che la memoria sia gestita in modo segmentato, esprimendo, cioè, un indirizzo a 20 bit
mediante 2 registri a 16 bit, detti registro di segmento e registro di offset (vedere, per i particolari,
pag. 16). Secondo tale schema sono indirizzati il codice eseguibile (CS:IP), lo stack (SS:SP o SS:BP)
e i dati (DS o ES per esprimere il segmento; l'offset può essere contenuto in diversi registri, tra cui BX,
DX, SI e DI). L'inizializzazione dei registri della CPU al fine di una corretta esecuzione dei programmi è
effettuata dal DOS quando il programma è caricato in memoria per essere eseguito, con regole differenti
per i file .EXE e .COM.
                Questi ultimi sono eseguiti sempre a partire dal primo byte del file e la loro dimensione non può
superare i 64 Kb, all'interno dei quali, peraltro, devono trovare posto anche il PSP, i dati e lo stack135. Ne
segue che un programma .COM occupa un solo segmento di memoria, e quindi tutti i registri di segmento
assumono identico valore. Dette limitazioni136 sono superate dal formato .EXE, di successiva
introduzione, che, grazie ad una tabella posta all'inizio del file (la relocation table) sono in grado di dare
istruzioni al DOS circa l'inizializzazione dei registri e quindi, in definitiva, sul modo di gestire gli
indirizzamenti di codice, stack e dati137.
                La notevole flessibiltà strutturale consentita dalla tipologia .EXE può essere sfruttata al meglio
dichiarando in modo opportuno puntatori e funzioni138, in modo da lavorare con indirizzi a 16 o 32 bit, a
seconda delle necessità. I compilatori C (o almeno la maggior parte di essi) sono in grado, se richiesto
tramite apposite opzioni di compilazione, di generare programmi strutturati secondo differenti default di
indirizzamento della memoria, "mescolando" secondo diverse modalità gli indirizzamenti a 32 e a 16 bit
per codice, dati e stack: ciascuna modalità rappresenta un modello di memoria, cioè un modello standard
di indirizzamento della RAM, che viene solitamente individuato dal programmatore in base alle
caratteristiche desiderate per il programma.
                Date le differenti modalità di gestione degli indrizzi di codice e dati implementate nei diversi
modelli di memoria, a ciascuno di questi corrisponde una specifica versione di libreria di funzioni; in altre
parole, ogni compilatore è accompagnato da una versione di libreria per ogni modello di memoria
supportato. Fa eccezione soltanto il modello tiny, che utilizza la libreria del modello small: in entrambi i
modelli, infatti, la gestione degli indirizzamenti è implementata mediante puntatori near tanto per il
codice, quanto per i dati139. Ne segue che la realizzazione di una libreria di funzioni implica la
                              
                                                   
                                                      
     135 Inoltre, il DOS copia nello stack dei .COM l'indirizzo di ritorno (li chiama "quasi come" se fossero un
funzione C); perciò un programma .COM può terminare con una RET, mentre un .EXE deve sempre ricorrere
all'int 21h.

     136 Il formato di programma descritto (.COM) è il primo nato sui personal computer e deriva le proprie
caratteristiche da quelle degli eseguibili per macchine con 64 Kb di RAM totali.

     137 In realtà la relocation table contiene anche una serie di parametri tra cui quelli tramite i quali il DOS può
modificare (cioè rilocare) gli indirizzi delle chiamate far a funzioni contenute dell'eseguibile, in relazione
all'indirizzo al quale il file è caricato per poter essere eseguito. Tutto ciò non è però fondamentale ai fini della
discussione dei modelli di memoria di un compilatore C.

     138 I puntatori, lo ripetiamo, possono essere near, far o huge; le funzioni near o far.

     139 La differenza tra modello tiny e modello small è implementata nei rispettivi moduli di startup (vedere
pag. 105).


144 - Tricky C





costruzione di più file .LIB e quindi la compilazione dei sorgenti e l'inserimento dei moduli oggetto
nella libreria devono essere effettuate separatamente per ogni modello di memoria: ciò non è richiesto
solo per i modelli tiny e small, che possono condividere un'unica libreria (vedere pag. 149 e seguenti).
          Di seguito descriviamo brevemente i modelli di memoria generalmente supportati dai
compilatori.


                                                   T I N Y   M O D E L 

          E' il modello che consente la creazione di file .COM (oltre ai .EXE). Tutti i registri di segmento
(CS,  SS, DS ed ES) contengono lo stesso indirizzo, quello del Program Segment Prefix (pag. 324) del
programma. Quando il programma è un .COM, il registro IP è sempre inizializzato a 100h (256 decimale)
e, dal momento che il PSP occupa proprio 256 byte, l'entry point del programma coincide col primo byte
del file: i conti tornano.





          Fig. 1: Segmentazione della memoria nel modello TINY.


          Tanto nei file .COM che nei file .EXE, codice, dati e stack non possono superare i 64 Kb e tutti
i puntatori sono, per default, near. La memoria è dunque gestita secondo una "mappa" analoga a quella
presentata nella figura 1.
          Chi non ricordasse che cosa è lo heap e in che cosa si differenzia dallo stack rilegga pagina 111.
Qui vale la pena di sottolineare che dati globali e statici, stack e heap condividono il medesimo segmento
di memoria: un utilizzo "pesante" dell'allocazione dinamica della memoria riduce quindi lo spazio
disponibile per le variabili locali e per i dati globali, e viceversa.
          L'opzione del compilatore Borland che richiede la generazione del modello tiny è -mt; se sulla
riga di comando del compilatore è presente anche l'opzione -lt viene prodotto un file .COM.


                                                                                    I modelli di memoria - 145





                                                S M A L L   M O D E L 

          Nel modello small il segmento del codice è separato da quello per i dati. I programmi generati
con l'opzione -ms (del compilatore Borland, per il quale essa è il default) possono avere fino a 64 Kb di
codice eseguibile, ed altri 64 Kb condivisi tra dati statici e globali, heap e stack.





           Fig. 2: Segmentazione della memoria nel modello SMALL.


          Come si vede dalla figura 2, anche nei programmi compilati in modalità small lo spazio
utilizzato dai dati globali riduce heap e stack, e viceversa, ma il valore iniziale di DS ed SS non coincide
con quello di CS, in quanto viene stabilito in base ai parametri presenti nella relocation table, generata dal
linker. E' inoltre disponibile il far heap, nel quale è possibile allocare memoria da gestire mediante
puntatori far.


                                              M E D I U M   M O D E L 

          Il modello medium è adatto ai programmi di grosse dimensioni che gestiscono piccole quantità
di dati: infatti, i puntatori per il codice sono tutti a 32 bit (le chiamate a funzione sono tutte far), mentre i
puntatori per i dati, per default, sono a 16 bit come nel modello small. Analogamente a quest'utlimo,
perciò, il modello medium gestisce un segmento di 64 Kb per dati statici e globali, heap e stack separato
dagli indirizzi del codice, che può invece raggiungere la dimensione (teorica) di 1 Mb.
          Si noti che il codice eseguibile, qualora superi la dimensione di 64 Kb, deve essere "spezzato" in
più moduli .OBJ, ognuno dei quali deve essere di dimensioni non superiori ai 64 Kb. La generazione di
più moduli oggetto presuppone che il sorgente sia suddiviso in più file, ma è appena il caso di rimarcare
che la dimensione di ogni singolo sorgente non ha alcuna importanza: i limiti accennati valgono per il
codice già compilato. La figura 3 evidenzia che il registro CS è inizializzato per puntare ad uno dei
moduli oggetto.


146 - Tricky C





          L'opzione del compilatore Borland che richiede la generazione del modello medium è -mm.





           Fig. 3: Segmentazione della memoria nel modello MEDIUM.


          Nel modello medium, le funzioni dichiarate esplicitamente near sono richiamabili solo
dall'interno dello stesso modulo oggetto nel quale esse sono definite, in quanto una chiamata near,
gestita con un indirizzo a soli 16 bit, non può gestire "salti" inter-segmento. L'effetto è analogo a quello
che si ottiene dichiarando static una funzione, con la differenza che in questo caso la chiamata è
ancora far, secondo il default del modello. Una dichiarazione near trae dunque motivazione da sottili
considerazioni di efficienza, mentre una static può rispondere esclusivamente a scelte di limitazione
logica di visibilità.


                                           C O M P A C T   M O D E L 

          Il modello compact può essere considerato il complementare del modello medium, in quanto
genera per default chiamate  near per le funzioni e indirizzamenti far per i dati: in pratica esso si addice
a programmi piccoli, che gestiscono grandi moli di dati. Il codice non può superare i 64 Kb, come nel
modello small, mentre per i dati può essere utilizzato fino ad 1 Mb (tale limite è teorico, in quanto ogni
programma, in ambiente DOS, si scontra con l'infame "barriera" dei 640 Kb).
          L'opzione (compilatore Borland) che richiede la generazione del programma secondo il modello
compact è -mc.


                                                                                      I modelli di memoria - 147





                     Fig. 4: Segmentazione della memoria nel modello COMPACT.


               La figura 4 evidenzia che, a differenza di quanto avviene nei modelli tiny, small e medium, DS e
SS sono inizializzati con valori differenti: il programma ha perciò un segmento di 64 Kb dedicato ai dati
statici e globali, ed un altro, distinto, per la gestione dello stack. Lo heap (cioè l'area di RAM allocabile
dinamicamente) occupa tutta la rimanente memoria disponibile ed è indirizzato per default con puntatori
far. Proprio per questa caratteristica esso è definito heap e non far heap, come avviene invece nel
modello small, nel quale è necessario dichiarare esplicitamente far i puntatori al far heap e si deve
utilizzare farmalloc() per allocarvi memoria (vedere pag. 113).


                                                          L A R G E   M O D E L 

               Il modello large genera per default indirizzamenti far sia al codice che ai dati e si rivela perciò
adatto a programmi di notevoli dimensioni che gestiscono grandi quantità di dati. Esso è, in pratica, un
ibrido tra i modelli medium (per quanto riguarda la gestione del codice) e compact (per l'indirizzamento
dei dati); codice e dati hanno quindi entrambi a disposizione (in teoria) 1 Mb.
               L'opzione (compilatore Borland) per la generazione del modello large è -ml.
               Il modello large, per le sue caratteristiche di indirizzamento (figura 5), è probabilmente il più
flessibile, anche se non il più efficiente. Le funzioni contenute in una libreria compilata per il modello
large140 possono essere utilizzate senza problemi anche da programmi compilati per altri modelli: è
sufficiente ricordarsi che tutti i puntatori parametri delle funzioni sono far e che le funzioni devono
essere prototipizzate anch'esse come far: se questi non sono i default del modello di memoria utilizzato
occorre agire di conseguenza. Esempio: abbiamo un sorgente, PIPPO.C, da compilare con il modello
small, nel quale deve essere inserita una chiamata a funzStr() (che accetta un puntatore a carattere
                              
                                                   
                                                      
     140 Ogni modello richiede una libreria contenente moduli oggetto di funzioni compilate in quel particolare
modello. Fa eccezione il modello tiny, che utilizza la medesima libreria del modello small (è però differente lo
startup code).


148 - Tricky C





             Fig. 5: Segmentazione della memoria nel modello LARGE.

quale parametro e restituisce un puntatore a carattere) disponibile nella libreria LARGELIB.LIB,
predisposta per il modello large. Alla libreria è associato uno header file, LARGELIB.H, che contiene il
seguente prototipo di funzStr():

char *funz(char *string);

         La funzione e i puntatori (il parametro e quello restituito) non sono dichiarati far, perché nel
modello large tutti i puntatori e tutte le funzioni lo sono per default. Se non si provvede ad informare il
compilatore che, pur essendo il modello di memoria small, funzStr(), i suoi parametri e il valore
restituito sono far, si verificano alcuni drammatici problemi: in primo luogo, lo stack è gestito come se
entrambi i puntatori fossero near. Ciò significa che a funzStr(), in luogo di un valore a 32 bit, ne
viene passato uno a 16; il codice di funzStr(), però, lavora comunque su 32 bit, prelevando dallo
stack 16 bit di "ignota provenienza" in luogo della vera parte segmento del puntatore. La funzStr(),
inoltre, restituisce un valore a 32 bit utilizzando la coppia di registri DX:AX, ma la funzione chiamante,
aspettandosi un puntatore a 16 bit, ne considera solo la parte in AX, cioè l'offset. Ma ancora non basta: la
chiamata a funzStr() generata dal compilatore è near, secondo il default del modello small, perciò, a
run-time, la CALL salva sullo stack solo il registro IP (e non la coppia CS:IP). Quando funzStr()
termina, la RETF (far return) estrae dello stack 32 bit e ricarica con essi la coppia CS:IP; anche in
questo caso, 16 di quei 32 bit sono di "ignota provenienza". Ce n'è quanto basta per bloccare la macchina
alla prima chiamata. E' indispensabile correre ai ripari, modificando come segue il prototipo in
LARGELIB.H

char far * far funzStr(char far *string);

e dichiarando esplicitamente far i puntatori coinvolti nella chiamata a funzStr():


                                                                                    I modelli di memoria - 149





    ....
    char far *parmPtr, far *retPtr;
    ....
    retPtr = funzStr(parmPtr);
    ....

          A dire il vero, si può evitare di dichiarare parmPtr esplicitamente far, perché il compilatore,
dall'esame del prototipo, è in grado di stabilire quale tipo di puntatore occorre passare a funzStr() e
provvede da sé copiando sullo stack un puntatore far costruito come DS:parmPtr; la dichiarazione
far, comunque, non guasta, purché ci si ricordi di avere a che fare con un puntatore a 32 bit anche





               Fig. 6: Segmentazione della memoria nel modello HUGE.

laddove ciò non è richiesto.
          Per facilitare l'uso dei puntatori far nei modelli di memoria tiny, small e medium sono state di
recente aggiunte alle librerie standard nuove versioni (adatte a puntatori a 32 bit) di alcune funzioni molto
usate: accanto a strcpy() troviamo perciò _fstrcpy(), e così via.


                                                H U G E   M O D E L 

          Il modello huge consente di gestire (in teoria) sino ad 1 Mb di dati statici e globali, estendendo
ad essi la modalità di indirizzamento implementata dai modelli large e medium per il codice. E' l'unico
modello che estende ad 1 Mb il limite teorico sia per il codice che per tutti i tipi di dato.
          L'opzione (Borland) per la compilazione secondo il modello huge è -mh.


150 - Tricky C





          Dal momento che la dimensione di ogni singolo modulo oggetto di dati statici e globali non può
superare i 64 Kb, il superamento del limite dei 64 Kb è da intendersi per l'insieme dei dati stessi; non è
possibile avere un singolo dato static (ad esempio un array) di dimensioni maggiori di 64 Kb. Il
registro DS è inizializzato con l'indirizzo di uno dei moduli di dati statici e globali (figura 6).


                                                                                     Scrivere funzioni di libreria - 151





                          S C R I V E R E   F U N Z I O N I   D I   L I B R E R I A 

               La scrittura di un programma C implica sempre la necessità di scrivere funzioni, in quanto
almeno main() deve essere definita. Spesso, però, le funzioni che fanno parte di uno specifico
programma sono scritte avendo quali linee guida la struttura e gli obiettivi di quello. Leggermente diverso
è il comportamento da tenere quando si scrivano funzioni destinate a far parte di una libreria e, come tali,
utilizzabili almeno in teoria da qualsiasi programma: in questo caso è opportuno osservare alcune regole,
parte delle quali derivano dal buon senso e dalla necessità di scrivere codice qualitativamente valido;
parte, invece, dettate dalle esigenze tecniche del linguaggio e dei compilatori.


                                             A C C O R G I M E N T I   G E N E R A L I 

               Nello scrivere funzioni di libreria va innanzitutto ricordato che il codice scritto può essere
utilizzato nelle situazioni più disparate: è pertanto indispensabile evitare, per quanto possibile, qualsiasi
assunzione circa le condizioni operative a runtime.
               Supponiamo, ad esempio, di scrivere una funzione in grado di copiare in un buffer il contenuto
della memoria video: se il codice deve far parte di un programma, magari preparato per una specifica
macchina, è possibile che le modalità operative (tipo di monitor, pagina video attiva) siano note al
momento della compilazione e non pongano dunque problemi di sorta. Ma se la funzione deve essere
inserita in una libreria, non può ipotizzare nulla circa tali condizioni: è opportuno, allora, che esse siano
richieste quali parametri. In alternativa la funzione stessa può incorporare alcune routine atte a conoscere
tutti i parametri operativi necessari mediante le opportune chiamate al BIOS. Oppure, ancora, possono
essere predisposte una o più funzioni "complementari", da chiamare prima di quella in questione, che
memorizzino i dati necessari in variabili globali.
               L'indipendenza del codice dalle condizioni operative del programma è anche detta parametricità,
e rappresenta un requisito essenziale delle funzioni di libreria.
               Un'altra importante osservazione riguarda la coerenza delle regole di interfacciamento
funzioni/programma. Accade spesso di scrivere gruppi di funzioni le quali, nel loro insieme, permettono
di gestire in modo più o meno completo determinate situazioni o caratteristiche del sistema in cui opera il
programma che le utilizza. E' bene che le funzioni inserite in una libreria, ed in particolare quelle che
implementano funzionalità tra loro correlate, siano simili quanto a parametri, valori restituiti e modalità di
gestione degli errori. In altre parole, esse dovrebbero, per quanto possibile, somigliarsi reciprocamente.
Con riferimento ad un gruppo di funzioni che utilizzino servizi DOS per realizzare particolari
funzionalità, si può pensare ad una modalità standard di gestione degli errori, nella quale il valore
restituito è sempre il codice di stato a sua volta restituito dal DOS. In alternativa ci si può uniformare alla
modalità implementata da gran parte delle funzioni della libreria standard, che prevedono la restituzione
del valore -1 in caso di errore e la memorizzazione del codice di errore nella variabile globale errno: a
pag. 499 sono forniti la descrizione di come tale algoritmo sia realizzato nella libreria C ed un esempio di
utilizzo della funzione (non documentata)___IOerror().
               Ancora, i nomi di variabili e funzioni dovrebbero essere il più possibile autoesplicativi: dalla
loro lettura dovrebbe cioè risultare evidente il significato della variabile o il compito della funzione. Al
proposito sono state sviluppate specifiche formali141 che descrivono un possibile metodo per uniformare i
nomi C basato, tra l'altro, sulle modalità di allocazione delle variabili e su un insieme di suffissi standard
per le funzioni. Se non si scrive codice a livello professionale, tali formalismi possono forse risultare
eccessivi; è bene comunque ricordarsi che le funzioni di libreria sono spesso utilizzate da terzi, i quali è
                              
                                                   
                                                      
     141 Si tratta della Notazione Ungherese, così detta dalla nazionalità del suo inventore C. Simonyi. E', tra l'altro, la
convenzione utilizzata per i simboli in ambiente Microsoft Windows.


152 - Tricky C





bene possano concentrarsi sul programma che stanno implementando piuttosto che essere costretti a
sforzarsi di decifrare significati e modalità di utilizzo di una interfaccia software criptica, disordinata e
disomogenea.
               Analoghe considerazioni valgono per la documentazione delle funzioni. E' indispensabile che le
librerie siano accompagnate da una chiara e dettagliata descrizione, per ciascuna funzione, del tipo e del
significato di tutti i parametri richiesti e del valore eventualmente restituito. Del pari, è opportuno fornire
esaustiva documentazione delle strutture ed unioni definite, delle variabili globali e delle costanti
manifeste.


                                                       E S I G E N Z E   T E C N I C H E 

               Alcune regole derivano invece dalle caratteristiche proprie del linguaggio C e dei compilatori.
Si è detto (pag. 87 e seguenti) che, per verificare la correttezza sintattica della chiamata a funzione e
gestirla nel modo opportuno, il compilatore deve conoscere le regole di interfacciamento tra la stessa
funzione e quella chiamante (cioè la coerenza tra i parametri formali e quelli attuali). Dal momento che
una funzione di libreria non è mai definita nel sorgente del programma che ne fa uso, è necessario
fornirne il prototipo. Allo scopo si rivelano particolarmente adatti gli header file (.H): è bene, pertanto,
che una libreria di funzioni sia sempre accompagnata da uno o più file .H contenenti tutti i prototipi delle
funzioni, la dichiarazione (come variabili external, pag. 39) di tutte le variabili globali, i template delle
strutture ed unioni, nonché le costanti manifeste eventualmente definite per comodità del programmatore.
               Si ricordi, poi, che una libreria di funzioni non è che un file contenente uno o più object file
(.OBJ), generati dalla compilazione dei rispettivi sorgenti. Detti moduli oggetto possono derivare da
sorgenti scritti in linguaggi diversi dal C: è frequente, soprattutto per l'implementazione di rouine dei
basso livello, il ricorso al linguaggio Assembler. E' evidente che negli include file devono essere dati
anche i prototipi delle funzioni facenti parti di moduli assembler. Inoltre, dal momento che, per default, il
compilatore genera un underscore (il carattere "_") in testa ai nomi delle funzioni C, mentre ciò non viene
fatto dall'assemblatore, i nomi di tutte le funzioni definite in moduli assembler devono inziare con un
underscore, che viene ignorato nelle chiamate nel sorgente C. Se, ad esempio, la libreria contiene il
modulo oggetto relativo alla funzione assembler definita come segue:

....
_machineType proc near
    ....
_machineType endp
....

il prototipo fornito nello header file è:

int machineType(void);                                                              // senza undescore iniziale!!

e le chiamate nel sorgente C saranno analoghe alla seguente:

    ....
    int cpu;
    ....
    cpu = machineType();                                                        // niente underscore neppure qui!
    ....

               Va ancora sottolineato che, essendo il C un linguaggio case-sensitive, anche la compilazione dei
sorgenti assembler mediante l'assemblatore deve essere effettuata in modo che le maiuscole siano distinte
dalle minuscole, attivando le opportune opzioni142.
                              
                                                   
                                                      
     142 Dal momento che l'assembler è un linguaggio case-insensitive, è improbabile che tali opzioni siano attive per
default.


                                                                                 Scrivere funzioni di libreria - 153





               Se le funzioni sono scritte in C ma incorporano parti di codice in assembler, è opportuno
prestare particolare attenzione alle istruzioni che referenziano i parametri formali (e soprattutto i
puntatori): per un esempio vedere pag. 196. Maggiori dettagli sull'interazione tra C ed assembler si
trovano a pagina 155 e seguenti.
               Qualche raccomandazione in tema di variabili globali. Quando si scrive un gruppo di funzioni
che per lo scambio reciproco di informazioni utilizzano anche variabili globali, è opportuno che queste
siano dichiarate static se non devono essere referenziate dal programma che utilizza quelle funzioni:
in tal modo si accentua la coerenza logica del codice, impedendo la visibilità delle variabili "ad uso
riservato" all'esterno del modulo oggetto che contiene le funzioni. Esempio:

static int commonInfo;                                           // visibile solo in f_a(), f_b() e f_c()
....
void f_a(int iParm)
{
    extern int commonInfo;
    ....
}

int f_b(char *sParm)
{
    ....                                                  // non referenzia commonInfo (ma potrebbe farlo)
}

int f_c(char *sParm,int iParm)
{
    extern int commonInfo;
    ....
}

               E' però indispensabile che tutte le funzioni che referenziano dette variabili siano definite nel
medesimo file sorgente in cui quelle sono dichiarate.
               Considerazioni analoghe valgono anche per le funzioni: una funzione implementata unicamente
come subroutine di servizio per un'altra può essere dichiarata static (e resa invisibile all'esterno del
modulo oggetto) purché definita nel medesimo sorgente di questa.
               Attenzione, però: se una variabile globale (o una funzione) deve essere referenziabile dal
programma che utilizza la libreria, essa non deve assolutamente essere dichiarata static.
               Qualche precauzione è richiesta anche nella gestione dei puntatori. Non va dimenticato che i
puntatori non dichiarati esplicitamente near, far o huge (pag. 21) sono implementati dal compilatore
con 16 o 32 bit a seconda del modello di memoria (pag. 143) utilizzato; analoga regola si applica inoltre
alle funzioni (pag. 93). Ne segue che solo le funzioni dichiarate far, che accettano quali parametri e
restituiscono puntatori esplicitamente far possono essere utilizzate senza problemi in ogni programma,
indipendentemente dal modello di memoria con il quale esso è compilato.
               Al proposito, è regola generale scrivere le funzioni senza tenere conto del modello di
memoria143 e generare diversi file di libreria, uno per ogni modello di memoria a cui si intende fornire
supporto (è necessario, come si vedrà tra breve, compilare più volte i sorgenti). Si noti che i compilatori C
sono accompagnati da una dotazione completa di librerie per ogni modello di memoria gestito.
               Si è detto, poco fa, che una libreria è, dal punto di vista tecnico, un file contenente più moduli
oggetto, ciascuno originato dalla compilazione di un file sorgente. Durante la fase di linking vengono
individuati, all'interno della libreria, i moduli oggetto in cui si trovano le funzioni chiamate nel
programma e nell'eseguibile in fase di creazione è importata una copia di ciascuno di essi. Ciò significa
che se una funzione è chiamata più volte, il suo codice compilato compare una volta sola nel programma
                              
                                                   
                                                      
     143 Eccetto i casi in cui sia necessario implementare il codice in maniera dipendente proprio dal modello di
memoria, utilizzando la compilazione condizionale: ancora una volta si rimanda all'esempio di pagina 196, nonché a
pag. 44.


154 - Tricky C





eseguibile; tuttavia, se un modulo oggetto implementa più funzioni, queste sono importate in blocco
nell'eseguibile anche qualora una sola di esse sia effettivamente utilizzata nel programma. Appare
pertanto conveniente, a scopo di efficienza, definire in un unico sorgente più funzioni solo se, per le loro
caratteristiche strutturali, è molto probabile (se non certo) che esse siano sempre utilizzate tutte insieme.
Ad esempio, tutte le subroutine di servizio di una funzione dovrebbero essere definite nel medesimo
sorgente di questa: ciò minimizza il tempo di linking senza nulla sottrarre all'efficienza del programma in
termini di spazio occupato.


                                         L A   R E A L I Z Z A Z I O N E   P R A T I C A 

               A complemento delle considerazioni teoriche sin qui esposte, vediamo quali sono le operazioni
necessarie per la costruzione di una libreria di funzioni.
               In primo luogo occorre scrivere il codice ed effettuare il necessario debugging, ad esempio
aggiungendo al sorgente una main() che richiami le funzioni in modo da testare, nel modo più completo
possibile, tutte le caratteristiche implementate. Al termine della fase di prova bisogna assolutamente
ricordarsi di eliminare la main(), in quanto nessuna libreria C può includere una funzione con tale
nome.
               Nell'ipotesi di avere realizzato un gruppo di sorgenti chiamati, rispettivamente, MYLIB_A.C,
MYLIB_B.C, MYLIB_C.C e MYLIB_D.C, accompagnati dallo header file MYLIB.H, si può procedere,
a questo punto, alla generazione dei moduli oggetto e della libreria; le operazioni descritte di seguito
dovranno essere ripetute per ogni modello di memoria (eccetto il modello tiny, che utilizza le medesime
librerie del modello small). Negli esempi che seguono si propone la costruzione della libreria per il
modello large.
               Si parte sempre dalla compilazione dei sorgenti: dal momento che non si vuole generare un
programma eseguibile, ma solamente i moduli oggetto, è necessaria l'opzione -c sulla riga di comando
del compilatore144:

bcc -c -ml mylib_a.c mylib_b.c myliv_c.c mylib_d.c

               L'opzione -ml richiede che la compilazione sia effettuata per il large memory model;
l'operazione produce, in assenza di errori, i moduli oggetto MYLIB_A.OBJ, MYLIB_B.OBJ,
MYLIB_C.OBJ e MYLIB_D.OBJ.
               E' ora possibile generare il file di libreria mediante la utility TLIB (o LIB, a seconda del
compilatore utilizzato):

tlib mylibl /C +mylib_a +mylib_b +mylib_c +mylib_d

               L'opzione /C richiede che la generazione della libreria avvenga in modalità case-sensitive. Il
nome file libreria è MYLIBL.LIB; se non esiste esso è creato e vi sono inseriti i quattro moduli oggetto
preceduto dall'operatore "+". Si noti che il nome del file deve essere differenziato per ogni modello di
memoria; è pratica comune indicare il modello supportato mediante una lettera aggiunta in coda al nome
(S per small e tiny, M per medium, C per compact, L per large, H per huge). L'estensione è, per default,
.LIB.
               Il pacchetto di libreria completo è perciò costituito, in definitiva, dal file MYLIB.H, unico per
tutti i modelli di memoria, e dai file MYLIBS.LIB, MYLIBM.LIB, MYLIBC.LIB, MYLIBL.LIB e
MYLIBH.LIB. E' ovvio che la libreria può essere pienamente utilizzata da chi entri in possesso dei file
appena elencati (e della documentazione!), senza necessità alcuna di disporre anche dei file sorgenti.

                              
                                                   
                                                      
     144 La sintassi descritta negli esempi è quella del compilatore Borland. Per altri compilatori è opportuno
consultare la documentazione con essi fornita.


                                                                        Scrivere funzioni di libreria - 155





         Va infine sottolineato che la utility TLIB permette anche di effettuare operazioni di
manutenzione: se, ad esempio, a seguito di modifiche si rendesse necessario sostituire all'interno della
libreria il modulo mylib_a con una differente versione, il comando

tlib mylibl +- mylib_a

raggiunge lo scopo. Si noti che, nonostante l'operatore "+" sia specificato prima dell'operatore "-",
l'operazione di eliminazione è eseguita sempre prima di quella di inserimento. L'operatore "*" consente di
estrarre dalla libreria una copia di un modulo oggetto: il comando

tlib mylibl *mylib_a

genera il file MYLIB_A.OBJ, sovrascrivendo quello che eventualmente preesiste nella directory.
         Per una descrizione completa della utility di manutenzione delle librerie si rimanda comunque
alla documentazione fornita con il compilatore.




                                                                                Interazione tra C e Assembler - 157





                      I N T E R A Z I O N E   T R A   C   E   A S S E M B L E R 

               Il C, pur rientrando tra i linguaggi di alto livello, rende disponibili potenti funzionalità di
gestione dello hardware: nelle librerie di tutti (o quasi) i compilatori oggi in commercio sono incluse
funzioni progettate appositamente per controllare "da vicino" e pilotare il comportamento del BIOS e
delle porte. A questo va aggiunta la notevole efficienza del codice compilato, una delle caratteristiche di
maggior pregio dei programmi scritti in C.
               Ciononostante, il controllo totale del sistema nel modo più efficiente possibile è ottenibile solo
tramite la programmazione in linguaggio assembler, in quanto esso costituisce la traduzione letterale, in
termini umani, del linguaggio macchina, cioè dell'insieme di istruzioni in codice binario che il processore
installato sul computer è in grado di eseguire 145. In altre parole, ogni istruzione assembler corrisponde (in
prima approssimazione) ad una delle operazioni elementari eseguibili dalla CPU.
               Si comprende perciò come il realizzare parte di un programma in C ricorrendo direttamente
all'assembler possa accentuarne la potenza e l'efficienza complessive.
               In generale, si può affermare che esistono due differenti approcci metodologici alla
realizzazione di programmi parte in linguaggio C e parte in linguaggio assembler.


                                                          A S S E M B L E R 

               Il primo metodo consiste nello scrivere una o più routine interamente in linguaggio assembler: è
necessaria un'ottima padronanza del linguaggio, con particolare riferimento alla gestione dello stack e dei
segmenti di codice in relazione ai differenti modelli di memoria. Assemblando il sorgente si ottiene un
modulo oggetto (un file .OBJ) che deve essere collegato in fase di linking ai moduli oggetto generati dal
compilatore C; le routine così implementate possono essere richiamate nel sorgente C come una funzione
qualsiasi. Si tratta di un ottimo sistema per realizzare librerie di funzioni, ma, di solito, alla portata
unicamente dei più esperti. Ecco un semplice esempio di sorgente assembler per una funzione che stampa
sullo standard output il carattere passatole come parametro, facendolo seguire da un punto esclamativo, e
restituisce 1:

_TEXT segment byte public 'CODE'
_TEXT ends
DGROUP group _DATA,_BSS
    assume cs:_TEXT,ds:DGROUP
_DATA segment word public 'DATA'
_p_escl label   byte
    db '!'
_DATA ends
_BSS segment word public 'BSS'
_BSS ends
_TEXT segment byte public 'CODE'
    assume cs:_TEXT
_stampa proc near
    push bp
    mov bp,sp
                              
                                                   
                                                      
     145 Tant'è che ogni microprocessore ha il proprio linguaggio assembler. I personal computer generalmente
indicati come "IBM o compatibili" sono basati sulla famiglia di processori Intel 80x86: 8086, 80286, 80386,
80386SX, 80486 ed altri ancora. Esiste un vasto insieme di istruzioni comuni a tutti questi microprocessori: di qui la
possibilità concreta di scrivere programmi in grado di girare su macchine di tipo differente. Il programmatore che
intenda sfruttare le prestazioni più avanzate offerte da ciascuno di essi (in particolare dal tipo 80286 in poi) deve
però rinunciare alla compatibilità del proprio programma con i processori che non dispongono di tali caratteristiche.


158 - Tricky C





    mov ah,2
    mov dl,[bp+4]
    int 21h
    mov ah,2
    mov dl,DGROUP:_p_escl
    int 21h
    mov ax,1
    pop bp
    ret
_stampa endp
_TEXT ends
    public _p_escl
    public _stampa
    end

               Un programma C può utilizzare la funzione del listato dopo averla dichiarata:

    ....
    int stampa(char c);
    ....

               Va osservato che il nome assembler della funzione è _stampa, mentre in C l'underscore non
compare. In effetti, per default, il compilatore modifica i nomi di tutte le funzioni aggiungendovi in testa
un underscore, perciò quando si scrive una funzione direttamente in assembler bisogna ricordarsi che il
nome deve iniziare con "_". Nelle chiamate alla funzione inserite nel sorgente C, invece, l'underscore
deve essere omesso.
               Come si vede, in questo caso la maggior parte146 del listato assembler non è destinato a produrre
codice eseguibile, ma ad informare l'assemblatore sulla struttura dei segmenti di programma, sulla
presenza di simboli pubblici e sulla gestione dei registri di segmento. Per completezza presentiamo la
funzione stampa() realizzata in C:

char p_escl = '!';
int bdos(int dosfn,int dosdx,int dosal);

int stampa(char c)
{
    (void)bdos(2,c,0);
    (void)bdos(2,p_escl,0);
    return(1);
}

               La maggiore compattezza del listato C è evidente. Il lettore curioso che compili la versione C di
stampa() richiedendo al compilatore di produrre il corrispondente sorgente assembler147 ottiene un
listato strutturato come quello discusso poco sopra. Il file eseguibile generato a partire dalla funzione C è
però, verosimilmente, di dimensioni maggiori (a parità di altre condizioni), in quanto il linker collega ad
esso anche il modulo oggetto della funzione di libreria bdos().
               Per sviluppare a fondo l'argomento sarebbe necessaria una approfondita digressione sul
linguaggio assembler, per la quale preferiamo rimandare alla vasta manualistica disponibile: chi desidera
ottimizzare, laddove necessario, i propri sorgenti C ricorrendo a un poco di assembler (e senza esserne un
vero esperto) non perda le speranze...

                              
                                                   
                                                      
     146 Data la banalità della funzione in sé medesima, si tratta, in fondo, di un caso limite.

     147 Il compilatore C Borland accetta, allo scopo, l'opzione -S:

bcc -S stampa.c


                                                                                            Interazione tra C e Assembler - 159





                                                          I N L I N E   A S S E M B L Y 

               Alcuni compilatori C148 supportano un secondo metodo di programmazione mista, consentendo
la compresenza di codice C e assembler nel medesimo sorgente: in altre parole essi permettono al
programmatore di assumere a basso livello il controllo del flusso di programma, senza richiedere una
conoscenza della sintassi relativa alla segmentazione del codice più approfondita di quella necessaria per
la programmazione in C "puro". La funzione stampa() può allora essere realizzata così:

#pragma  inline                                                  // informa il compilatore: usato inline assembly

char p_escl = '!';

int stampa(char c)
{
   asm mov ah,2;
   asm mov dl,c;
   asm int 21h;
   asm mov ah,2;
   asm mov dl,p_escl;
   asm int 21h;
   return(1);
}

               Il compilatore C si occupa di generare il sorgente assembler inserendovi, senza modificarle149,
anche le righe precedute dalla direttiva asm150, invocando poi l'assemblatore (che effettua su di esse i
controlli sintattici del caso) per generare il modulo oggetto. Segmentazione e modelli di memoria sono
gestiti dal compilatore stesso come di norma, in modo del tutto trasparente al programmatore.


                              
                                                   
                                                      
     148 Ad esempio le più recenti versioni dei compilatori Microsoft e Borland. Il contenuto del presente capitolo fa
riferimento specifico alle possibilità offerte dal secondo.

     149 Per la verità, le istruzioni inline assembly vengono modificate laddove contengano riferimenti a simboli C
(ad esempio nomi di variabili, come vedremo). Nella maggior parte dei casi ciò rappresenta un vantaggio, perché
consente di referenziare le variabili definite direttamente in C, come nell'istruzione

    asm mov dl,p_escl;

ma in alcuni casi è fonte di grattacapi non da poco. Esempietto chiarificatore, tra i diversi possibili: se una istruzione
assembly contiene l'operatore DUP, che serve a inizializzare più byte ad un dato valore, e prima di tale istruzione è
incluso il file IO.H, contenente il prototipo della funzione C dup(), che duplica lo handle di un file, il compilatore
la scambia (orrore!) per una chiamata a detta funzione C, confondendo le idee all'assemblatore. La soluzione è una
sola: includere il file IO.H dopo tutte le righe assembly che fanno uso di DUP. Nel vostro programma non è
possibile? Peggio per voi: non vi rimane che copiare il file IO.H e modificare la copia eliminando la dichiarazione
del prototipo di dup(); è ovvio che nel sorgente C deve essere inclusa la copia così modificata.

     150 In alternativa, la direttiva asm può introdurre un blocco di istruzioni racchiuso, come di consueto, tra
parentesi graffe:

    asm {
        mov ah,2;
        ....
        int 21h;
    }


160 - Tricky C





               Calma, calma: non è questa la sede adatta a presentare le regole sintattiche relative all'uso dello
inline assembly nei sorgenti C: esse sono più o meno esaurientemente trattate nella documentazione di
corredo ai compilatori; inoltre il testo è ricco di esempi nei quali è frequente il ricorso alla
programmazione mista. In questa sede intendiamo soffermarci, piuttosto, su alcune questioni in apparenza
banali, ma sicura fonte di noiosi problemi per il programmatore che non le tenga nella dovuta
considerazione.
               Non bisogna dimenticare, infatti, che una singola istruzione151 di un linguaggio di alto livello
(quale è il C) può corrispondere a più istruzioni di linguaggio macchina, e dunque di assembler. A ciò si
aggiunga che i compilatori, di norma, dispongono di opzioni di controllo delle ottimizzazioni152: non è
sempre agevole, dunque, prevedere con precisione quali registri della CPU vengono di volta in volta
impegnati e a quale scopo, o quale struttura assumono cicli e sequenze di salti condizionati.
               Va ancora sottolineato che è buona norma inserire sempre la direttiva riservata

#pragma inline

in testa ai sorgenti in cui si faccia uso dello inline assembly, onde evitare strani messaggi di errore o di
warning da parte del compilatore, anche laddove tutto è in regola.
               Qualche ulteriore approfondimento potrà servire.


                                                          L o   s t a c k 

               Si consideri la seguente funzione:

void prova(char var1,int var2)
{
    char result;

    asm mov ah,2;
    result = var1*var2;
    asm mov dl,result;
    asm int 21h;
    asm ret;
}

               e la si confronti con il corrispondente codice assember generato dal compilatore153:

....
_prova proc near
    push bp                    ; gestione stack: salva l'ind. della base
    mov bp,sp                  ; crea lo stack privato della funzione
    dec sp                     ; riserva lo spazio per result (word)
    dec sp
    mov ah,2                   ; carica AH per INT 21h, servizio 2
    mov al,byte ptr [bp+4]     ; carica AL con var1

                              
                                                   
                                                      
     151 Il termine va inteso in senso lato: in questo caso con "istruzione" si indicano anche le chiamate a funzione. Le
funzioni, a loro volta, possono essere considerate sequenze di istruzioni delle quali la routine chiamante conosce
esclusivamente le modalità di interfacciamento al programma (in altre parole la struttura dell'input e dell'output).

     152 Essi sono cioè in grado, su richiesta, di compilare il codice sorgente in modo che il codice oggetto prodotto
sia il più compatto possibile, oppure il più veloce possibile, e così via.

     153 Compilato con l'opzione -S sulla riga di comando. Il codice riportato è solo una parte di quello prodotto dal
compilatore: sono state eliminate tutte le parti relative alla segmentazione.


                                                                              Interazione tra C e Assembler - 161





    cbw                        ; "promuove" AL (var1) ad integer
    imul word ptr [bp+6]       ; moltiplica var1 * var2 (integer * integer)
    mov byte ptr [bp-1],al     ; carica result (un char) con il risultato
    mov dl,[bp-1]              ; carica DL con result
    int 21h                    ; invoca servizio DOS
    ret                        ; ritorna alla routine chiamante
    mov sp,bp                  ; gestione stack
    pop bp
    ret                        ; ritorna alla routine chiamante
_prova endp
....

               La funzione prova() dovrebbe caricare i registri AH e DL per invocare il servizio 2
dell'int 21h (scrittura del carattere in DL sullo standard output), ma, invocandola, si ottiene un crash di
sistema. Il motivo va ricercato nell'istruzione inline assembly RET: essa impedisce che siano eseguite le
istruzioni generate dal compilatore per gestire correttamente lo stack in uscita dalla funzione; infatti la
sequenza

MOV SP,BP
POP BP

rappresenta la controparte delle istruzioni

PUSH BP
MOV BP,SP
DEC SP
DEC SP

che si trovano in testa al codice. Se ne trae che è opportuno, salvo casi particolari, usare l'istruzione C
return in uscita dalle funzioni (tra parentesi, pur eliminando la  RET il risultato non è ancora quello
voluto: chi sia curioso di consocerne il motivo, può vedere a pag. 161).
               Lo stack è in sostanza utilizzato per il passaggio dei parametri alle funzioni e per l'allocazione
delle loro variabili locali. Senza entrare nel dettaglio, esso è gestito mediante alcuni registri dedicati: SS
(puntatore al segmento dello stack), SP (puntatore, nell'ambito del segmento individuato da SS,
all'indirizzo che ospita l'ultima word salvata sullo stack) e BP (puntatore base, per la gestione dello stack
locale delle funzioni).
               Una chiamata a funzione richiede che siano copiati (PUSH) sullo stack tutti i parametri154: ad
ogni istruzione PUSH eseguita, SP viene decrementato di due (lo stack è gestito a word, procedendo a
ritroso dalla parte alta del suo segmento) per puntare all'indirizzo al quale memorizzare il parametro (o
una word del parametro stesso); soltanto quando tutti i parametri sono stati copiati nello stack viene
eseguita la CALL che trasferisce il controllo alla funzione (e modifica ancora una volta SP, salvando sullo
stack l'indirizzo155 al quale deve essere trasferita l'esecuzione in uscita alla funzione stessa). Ne segue che


                              
                                                   
                                                      
     154 Non bisogna dimenticare che il C garantisce che i parametri siano passati alle funzioni per valore: in altre
parole alla funzione è passata una copia di ogni parametro, ottenuta copiando il valore di questo nello stack, dal
quale la funzione lo preleva. Ciò implica che una funzione non può modificare il valore delle variabili che le sono
date quali parametri attuali. Vedere pag. 87 e seguenti.

     155 Se la chiamata è near, cioè se il codice della funzione è compreso nello stesso segmento in cui appare la
CALL, viene salvato sullo stack solamente un offset (il valore che IP deve assumere perché sia eseguita la prima
istruzione che segue la CALL nella routine chiamante) e quindi SP è decrementato di 2. Se, al contrario, la chiamata
è di tipo far, vengono salvati sullo stack un segmento ed un offset, e pertanto SP è decrementato di 4.


162 - Tricky C





ogni funzione può recuperare i propri parametri ad offset positivi rispetto a SP156, ed allocare spazio nello
stack per le proprie variabili locali ad offset negativi (sempre rispetto a SP): infatti BP viene salvato sullo
stack (PUSH BP con ulteriore decremento di SP) e caricato con il valore di SP (MOV BP,SP); BP
costituisce, a questo punto, la base di riferimento per detti offset. Se sono definite variabili locali SP è
decrementato (DEC o SUB) per riservare loro lo spazio necessario157 nello stack. In uscita, la funzione
deve disallocare la parte di stack assegnata alle variabili locali (MOV SP,BP) ed eliminare BP dallo stack
medesimo (POP BP ): in tal modo la RET (o  RETF) può estrarre, sempre dallo stack, il corretto indirizzo
a cui trasferire l'esecuzione. La restituzione di un valore alla funzione chiamante non coinvolge lo stack:
essa avviene, di norma, tramite il registro AX, o la coppia DX:AX se si tratta di un valore a 32 bit. Alla
routine chiamante spetta il compito di liberare lo stack dai parametri passati alla funzione invocata: lo
scopo è raggiunto incrementando opportunamente SP con una istruzione ADD (se i parametri sono pochi,
il compilatore tende ad ottimizzare il codice generando invece una o più PUSH di un registro libero, di
solito CX).La gestione della struttura dello stack è invisibile al programmatore C, in quanto il codice
necessario al mantenimento della cosiddetta standard stack frame è generato automaticamente dal
compilatore, ma un uso poco accorto dello inline assembly può interferire (distruttivamente!) con tali
delicate operazioni, come del resto gli esempi poco sopra riportati hanno evidenziato.
               Consideriamo ora un caso particolare: le funzioni che non prendono parametri e non definiscono
variabili locali non fanno uso dello stack, quindi il compilatore può evitare di generare le istruzioni
necessarie alla standard stack frame. Chi utlizzi lo inline assembly deve documentarsi con molta
attenzione sulle caratteristiche del compilatore utilizzato, in quanto alcuni prodotti ottimizzano il codice
evitando di generare dette istruzioni, mentre altri le generano in ogni caso privilegiando la
standardizzazione del comportamento delle funzioni158.
               Qualche cenno meritano infine le funzioni dichiarate interrupt159, dal momento che il
compilatore si occupa di gestire lo stack in un modo particolare: infatti una funzione interrupt,
normalmente, è destinata a sostituirsi ad un gestore di interrupt di sistema (o a modificarne il
comportamento) e dunque non viene invocata dal programma di cui è parte, ma dal sistema operativo o
dallo hardware. Si rendono pertanto necessarie alcune precauzioni, quali preservare lo stato dei registri al
momento della chiamata e ripristinare i flag in uscita. A questo pensa, automaticamente, il compilatore,
ma deve tenerne conto il programmatore che intenda servirsi dello inline assembly nel codice della
funzione (ed è un caso frequente): i registri sono, ovviamente, salvati sullo stack in testa alla funzione, e
devono esserne estratti prima di restituire il controllo al processo chiamante. Dunque attenzione, a scanso



                              
                                                   
                                                      
     156 Per essere più precisi: rispetto al valore che SP ha al momento dell'ingresso nella funzione, cioè dopo la
CALL. Per questo entra in gioco il registro BP.

     157 In termini di word. Esempi: un int richiede una word; un long ne richiede due; tre char ne richiedono tre;
un array di nove char ne richiede cinque; due array di nove char ne richiedono cinque ciascuno. E' ovvio che in
assenza di variabili locali non vi sono istruzioni SUB SP,... o DEC SP in testa, né la MOV SP,BP in coda alla
funzione.

     158 Tanto per fare un esempio: il compilatore Borland TURBO C 2.0 non mantiene la standard stack frame, e
quindi genera le istruzioni per la gestione dello stack solo nelle funzioni in cui sono indispensabili. Il compilatore
Borland C++, dalla versione 1.0 in poi, genera per default, in qualsiasi funzione, le istruzioni necessarie alla
standard stack frame, se sulla command line non è specificata l'opzione -k-. Si tornerà sull'argomento a pag. , con
riferimento alla gestione dei dati nel Code Segment.

     159 La possibilità di dichiarare interrupt una funzione è offerta da molti compilatori C in commercio,
soprattutto nelle loro versioni recenti.


                                                                                                 Interazione tra C e Assembler - 163





di disastri, ancora una volta alle IRET o RET selvagge160, e attenzione a quanto detto a pagina  e seguenti
(forse è bene dare un'occhiata anche al capitolo sui TSR, pag. ).


                                                          U t i l i z z o   d e i   r e g i s t r i 

               Torniamo alla funzione prova() di pag. : si è detto che eliminare l'istruzione RET, causa di
problemi nella gestione dello stack, non è sufficiente per rimuovere ogni malfunzionamento: infatti il
registro AH, caricato con il numero del servizio richiesto all'int 21h, viene azzerato dall'istruzione CBW,
necessaria per "promuovere" var1 da char ad int, secondo le convenzioni C in materia di operazioni
algebriche tra dati di tipi diversi. L'esempio non solo evidenzia una delle molteplici situazioni in cui il
codice assembler generato dal compilatore nel tradurre le istruzioni C risulta in conflitto con lo inline
assembly, ma fornisce lo spunto per alcune precisazioni in materia di registri.
               Il registro AX è spesso utilizzato come variabile di transito per risultati intermedi161 ed è quindi
prudente, ove possibile, caricarlo immediatamente prima dell'istruzione che ne utilizza il contenuto
(vedere anche pag. ). La funzione prova(), a scanso di problemi, può essere riscritta come segue:

char prova(char var1,int var2)
{
    char result;

    result = var1*var2;
    asm mov dl,result;
    asm mov ah,2;
    asm int 21h;
}

               Il registro AX non è il solo a richiedere qualche cautela: anche BX e CX sono spesso utilizzati in
particolari situazioni, mentre DX è forse, tra i registri della CPU, il più "tranquillo"162.
               Qualche considerazione a parte meritano SI e DI163. Il compilatore garantisce che al ritorno da
una funzione C essi conservano il valore che avevano al momento della chiamata: per tale motivo detti
registri, se utilizzati nella funzione, vengono salvati sullo stack (PUSH) in testa al codice della funzione
ed estratti dallo stesso (POP) in uscita, anche qualora SI e DI siano referenziati esclusivamente
nell'ambito di righe inline assembly. Ecco un esempio:

void copia(char *dst,char *src,int count)
{
    asm {
        mov si,src;
        mov di,dst;
        mov cx,count;
                              
                                                   
                                                      
     160 Per la verità, le funzioni interrupt ritornano mediante l'istruzione IRET. La RET può essere utilizzata solo
nella forma RET 2, per eliminare la copia dei flag spinta sullo stack dalla chiamata ad interrupt.

     161 D'altra parte la "A" di AX sta per "Accumulatore". Esso è anche usato in modo implicito da alcune istruzioni,
quali LODSB, LODSW, STOSB, STOSW.

     162 Ad esempio, BX (Base) può essere usato nel calcolo degli offset per referenziare i membri delle strutture; CX
(Counter) agisce come contatore con l'istruzione LOOP e con quelle precedute da REP; DX (Data) è destinato a
generiche funzionalità di archivio dati.

     163 Source Index e Destination Index. Utilizzati, tra l'altro, come indici ad incremento o decremento automatico
dalle istruzioni MOVSB, MOVSW, etc..


164 - Tricky C





    }
REPEAT:
    asm {
        lodsb;
        cmp al,0FFh;
        jne DO_LOOP;
        pop bp;
        ret;
    }
DO_LOOP:
    asm {
        stosb;
        loop REPEAT;
    }
}

               La funzione presentata copia dall'array src all'array dst un numero di byte pari al valore della
variabile intera count; se è incontrato un ASCII 255 (FFh), esso non è copiato e il controllo è restituito
alla routine chiamante. Un rapido esame del codice assembler prodotto dal compilatore consente di
verificare la fondatezza di quanto affermato:

....
_copia proc near
    push bp
    mov bp,sp
    push si
    push di
    mov si,[bp+6]
    mov di,[bp+4]
    mov cx,[bp+8]
@1@98:
    lodsb
    cmp al,0FFh
    jne short @1@242
    pop bp
    ret
@1@242:
    stosb
    loop short @1@98
    pop di
    pop si
    pop bp
    ret
_copia endp_copia endp
....

               E' facile immaginare i problemi164 che si verificano quando il byte letto da src è un
ASCII 255: il valore di BP all'uscita dalla funzione è, in realtà, quello che il registro DI presenta in
entrata165, mentre dovrebbe essere quello dello stesso BP in entrata.
               Per ottenere il salvataggio automatico di SI e DI in ingresso alla funzione (ed il loro ripristino
in uscita) è sufficiente dichiarare due variabili register:

                              
                                                   
                                                      
     164 Coloro che sono privi di immaginazione sappiano che si tratta di problemi legati alla gestione dello stack, del
tutto analoghi a quelli discussi con riferimento alla funzione prova(). Nella copia() non compaiono le
istruzioni DEC SP e MOV SP,BP in quanto essa non fa uso di variabili locali.

     165 Si ricordi che lo stack è sempre movimentato con un algoritmo del tipo LIFO (Last In First Out): l'ultima
word entrata con una PUSH è la prima ad esserne estratta con una POP.


                                                                             Interazione tra C e Assembler - 165





#pragma warn -use

void function(void)
{
    register dummy_SI, dummy_DI;

    ....
    ....
}

               Il trucchetto è particolarmente utile quando il codice inline assembly può modificare il
contenuto di SI e DI in modo implicito, cioè senza memorizzare direttamente in essi alcun valore (ad
esempio con una chiamata ad un interrupt che utilzzi internamente detti registri).
               Per quanto riguarda il registro di segmento DS166, è opportuno evitare di modificarlo, se non
quando si sappia molto bene ciò che si sta facendo, e dunque si conosca l'impatto che tale modifica ha sul
comportamento del codice: il problema può essere eliminato salvando sullo stack DS prima di modificarlo
e ripristinandolo prima che esso sia referenziato da altre istruzioni C. Un esempio:

    ....
    char far *source, far *dest;
    char stringa;
    ....
    asm {
        lds si,source;
        les di,dest;
        mov cx,05h;
        rep movsw;
    }
    printf(stringa);
    ....

               Nel frammento di codice presentato, source e dest sono puntatori far, mentre stringa è
un puntatore near (ipotizzando di compilare per uno dei modelli tiny, small o medium). Il compilatore lo
gestisce pertanto come un offset rispetto a DS: se il segmento del puntatore far source non è pari a DS
la printf() non stampa stringa, bensì ciò che si trova ad un offset pari a stringa nel segmento di
source. Il codice listato di seguito lavora correttamente:

    char far *source, far *dest;
    char stringa;
    ....
    asm {
        push ds;
        lds si,source;
        les di,dest;
        mov cx,05h;
        rep movsw;
        pop ds;
    }
    printf(stringa);
    ....

               Considerazioni analoghe valgono per il registro ES167, con la differenza che non è necessario
ripristinarne il valore in uscita alla funzione che lo ha modificato, in quanto il compilatore C,
contrariamente a quanto avviene per DS, non lo associa ad alcun utilizzo particolare.
                              
                                                   
                                                      
     166 Data Segment: usato normalmente come puntatore al segmento dati di default del C.

     167 Extra Segment: il suo utilizzo è libero.


166 - Tricky C





                                                          V a r i a b i l i   e   i n d i r i z z i   C 

               Le variabili C possono essere referenziate da istruzioni inline assembly, che hanno così modo di
accedere al loro contenuto: le istruzioni

    int Cvar;
    ....
    asm mov ax,Cvar;

caricano in AX il contenuto di Cvar. Analogamente:

    char byteVar;
    ....
    asm mov al,byteVar;

caricano in AL il contenuto di byteVar. Tutto fila liscio, in quanto il tipo di dato C (o meglio: le
dimensioni in bit dalle variabili C) sono coerenti con le dimensioni dei registri utilizzati; nel caso in cui
tale coerenza non vi sia occorre tenere in considerazione alcune cosette. Riprendendo gli esempi
precedenti, l'istruzione:

    asm mov al,Cvar;

è perfettamente lecita. L'assemblatore conosce la dimensione di AL (ovvio!) e si regola di conseguenza,
caricandovi uno solo dei due byte di Cvar. Quale? Quello "basso". Il motivo è evidente: il nome di una
variabile può essere inteso, in assembler, come una sorta di puntatore168 all'indirizzo di memoria al quale
si trova il dato contenuto nella variabile stessa. Il nome Cvar, dunque, "punta" al primo byte (quello
meno significativo, appunto) di una zona di tanti byte quanti sono quelli richiesti dal tipo di dato definito
in C (si tratta di un integer, pertanto sono due169); in altre parole, l'istruzione commentata ha l'effetto di
caricare in un registro della CPU tanti byte quanti sono necessari per "riempire" il registro stesso, (in
questo caso C, dunque un solo byte) a partire dall'indirizzo della variabile C. Sorge il dubbio che, allora,
l'istruzione:

    asm mov ax,byteVar;

carichi in AX due byte presi all'indirizzo di byteVar, anche se questa è definita char nel codice C.
Ebbene, è proprio così. In tali scomode situazioni occorre venire in aiuto all'assemblatore, che non
conosce le definizioni C:

    asm mov al,byteVar;
    asm cbw;

lavora correttamente, caricando il byte di byteVar in AL e azzerando AH170.
               Le variabili a 32 bit (tipico esempio: i long integer e i puntatori far) devono essere considerate
una coppia di variabili a 16 bit171. Supponiamo, per esempio, che la coppia di registri DS:SI punti ad un
intero di nostro interesse; ecco come memorizzare detto indirizzo in un puntatore far:
                              
                                                   
                                                      
     168 In C un evidente esempio è rappresentato dai nomi degli array.

     169 A dire il vero, i byte potrebbero essere quattro se il codice venisse compilato in modalità 80386 a 32 bit, ma
ciò sarebbe, in questo caso, ininfluente.

     170 L'istruzione CBW (Convert Byte to Word) funziona solo con AX: la parte alta degli altri registri deve essere
azzerata esplicitamente (ad es.: XOR BH,BH o MOV BH,0).


                                                                                                             Interazione tra C e Assembler - 167





    char far *varptr;
    ....
    asm mov varptr,si;
    asm mov varptr+2,ds;

               La prima istruzione MOV copia SI nei due byte meno significativi di varptr (è la parte offset
dell'indirizzo); la seconda copia DS nei due byte alti (la parte segment): non va dimenticato che i
processori 80x86 memorizzano le variabili numeriche con la tecnica backwords, in modo tale, cioè, che a
indirizzo di memoria inferiore corrisponda, byte per byte, la parte meno significativa della cifra. E se
volessimo copiare il dato (non il suo indirizzo) referenziato da DS:SI in una variabile? Nell'ipotesi che
DS:SI punti ad un long, la sequenza di istruzioni è la seguente:

    long var32bits;
    ....
    asm mov ax,ds:[si];
    asm mov dx,ds:[si+2];
    asm mov var32bits,ax;
    asm mov var32bits+2,dx;

               Si possono fare due osservazioni: in primo luogo, non è indispensabile usare due registri172 (qui
sono usati AX e DX) come "tramite", ma non è possibile muovere dati direttamente da un'indirizzo di
memoria ad un altro (in questo caso dall'indirizzo puntato da DS:SI all'indirizzo di var32bits);
inoltre non è stato necessario tenere conto del metodo backwords perché il dato a 32 bit è già in formato
backwords all'indirizzo DS:SI.
               Abbiamo così accennato ai puntatori: il discorso merita qualche approfondimento. I puntatori C,
indipendentemente dal tipo di dato a cui puntano, si suddividono in due categorie: quelli near, che
esprimono un offset relativo ad un registro di segmento (un indirizzo a 16 bit), e quelli far, che
esprimono un indirizzo completo di segmento e offset (32 bit). I puntatori near, però, sono il default
solo nei modelli di memoria tiny, small e medium (che d'ora in avanti chiameremo "piccoli"): negli altri
modelli (compact, large e huge, d'ora in poi "grandi")173 tutti i puntatori a dati sono far, anche se non
dichiarati tali esplicitamente. La gestione dei puntatori C con lo inline assembly dipende dunque in modo
imprescindibile dal modello di memoria utilizzato in compilazione. Vediamo subito qualche esempio.

/*
    modello "PICCOLO"
*/
    ....
    int *s_pointer;
    int *d_pointer;
    ....
/* s_pointer e d_pointer sono inizializzati, ad es. con malloc() */
    ....
    asm mov si,s_pointer;

                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
      171 Eccetto il caso in cui il codice sia in grado di sfruttare le caratteristiche dell'assembler 80386: in tal caso sono
disponibili i registri estesi (EAX, EBX, etc.) a 32 bit.

      172 Per la precisione, se ne può usare uno solo:

    asm mov ax,ds:[si];
    asm mov var32bits,ax;
    asm mov ax,ds:[si+2];
    asm mov var32bits+2,ax;

      173 Per i dettagli sui modelli di memoria vedere pag. 143.


168 - Tricky C





    asm mov di,d_pointer;
    asm push ds;
    asm pop es;
    asm mov cx,4;
    asm rep movsw;
    ....

          Il frammento di codice riportato copia 8 byte da s_pointer a d_pointer: dal momento che
si è ipotizzato un modello di memoria "piccolo", questi sono entrambi puntatori near relativi a DS. In
pratica, il contenuto di s_pointer è l'offset dell'area di memoria da cui si vogliono copiare i byte, e il
contenuto di d_pointer è l'offset dell'area nella quale essi devono essere copiati: è necessario caricare
ES con il valore di DS perché la MOVSW lavori correttamente.

/*
    modello "GRANDE"
*/
    ....
    int *s_pointer;
    int *d_pointer;
    ....
/* s_pointer e d_pointer sono inizializzati, ad es. con malloc() */
    ....
    asm push ds;
    asm lds si,s_pointer;
    asm les di,d_pointer;
    asm mov cx,4;
    asm rep movsw;
    asm pop ds;
    ....

          Nei modelli "grandi" s_pointer e d_pointer sono, per default, puntatori far, pertanto è
possibile usare le istruzioni LDS e LES per caricare registri di segmento e di offset. Ciò vale anche per
puntatori dichiarati far nei modelli "piccoli":

/*
    modello "PICCOLO"
*/
    ....
    int far *s_pointer;
    int far *d_pointer;
    ....
/* s_pointer e d_pointer sono inizializzati, ad es. con farmalloc() */
    ....
    asm push ds;
    asm lds si,s_pointer;
    asm les di,d_pointer;
    asm mov cx,4;
    asm rep movsw;
    asm pop ds;
    ....



         A L T R I   S T R U M E N T I   D I   P R O G R A M M A Z I O N E   M I S T A 

          Molti compilatori offrono supporto a strumenti che consentono il controllo a basso livello delle
risorse del sistema senza il ricorso diretto al linguaggio assembler.


                                                                             Interazione tra C e Assembler - 169





                                             P s e u d o r e g i s t r i 


          Gli pseudoregistri sono identificatori che consentono di manipolare direttamente da istruzioni C
i registri della CPU (compreso il registro dei flag). Per quel che riguarda il compilatore C Borland, essi
sono implementati intrinsecamente: pertanto non è possibile portare il codice che li utilizza ad altri
compilatori che non li implementino in maniera analoga. Va precisato che gli pseudoregistri non sono
variabili, ma, come accennato, semplicemente identificatori che consentono al compilatore di generare le
opportune istruzioni assembler (essi non hanno dunque un indirizzo referenziabile da puntatori): ad
esempio le istruzioni C

    _AX = 9;
    _BX = _AX;

producono le istruzioni assembler

    mov ax,9
    mov bx,ax

come, del resto, ci si può attendere.
          Non sempre, però, un'istruzione C contenente un riferimento ad uno pseudoregistro genera una
singola istruzione assembler: vediamo un esempio.

    ....
    if(!_AH)
        if(_AL == _BL)
            _AL = _CL;
    ....

          Il compilatore, a partire dal frammento di codice riportato, genera il seguente listato assembler:

    ....
    mov al,ah
    mov ah,0
    or  ax,ax
    jne short @1@74
    cmp al,bl
    jne short @1@74
    mov al,cl
@1@74:
    ....

          Come si vede, il valore di AL viene modificato per effettuare il primo test, con la conseguenza
di invalidare i risultati del confronto successivo. Il ricorso allo inline assembly può evitare tali pasticci (e
consentire la scrittura di codice più efficiente):

    ....
    asm {
        or ah,ah;
        jne NO_CHANGE;
        cmp al,bl;
        jne NO_CHANGE;
        mov al,cl;
    }
NO_CHANGE:
    ....


170 - Tricky C





               Quando vengono assegnati valori ai registri di segmento il compilatore deve tenere conto dei
limiti alla libertà di azione imposti, in questi casi, dalle regole sintattiche del linguaggio assembler.
Vediamo un esempio:

    _ES = 0xB800;

è tradotta in

    mov ax,0B800h
    mov es,ax

e anche

    _DS = _ES;

produce due istruzioni assembler:

    mov ax,es
    mov ds,ax

che hanno, tra l'altro, l'effetto di modificare il contenuto di AX; programmando direttamente in assembler
(o con l'inline assembly) si può assegnare ES a DS, senza rischio alcuno di modificare AX, con le due
istruzioni seguenti:

    push es
    pop ds

               Analoghe osservazioni sono valide per operazioni coinvolgenti lo pseudoregistro dei flag.
L'istruzione C

    _FLAGS |= 1;

produce la sequenza di istruzioni assembler riportata di seguito:

    pushf
    pop ax
    or ax,1
    push ax
    popf

               Si noti che programmando direttamente in assembler (o inline assembly), sarebbe stato possibile
ottenere il risultato desiderato (CarryFlag = 1) con una sola istruzione174:

    stc

               Vale infine la pena di richiamare l'attenzione sul fatto che l'utilizzo degli pseudoregistri può
condurre ad un impiego "nascosto" di registri apparentemente non coinvolti nell'operazione: negli esempi
appena visti il registro AX viene usato all'insaputa del programmatore; sull'argomento si veda pag. .




                              
                                                   
                                                      
     174 Il compilatore ha generato una sequenza valida per ogni bit dei flag (non esiste una specifica istruzione
assembler per ciascuno di essi).


                                                                                     Interazione tra C e Assembler - 171





                                                          g e n i n t e r r u p t ( ) 

               La geninterrupt() è una macro basata sulla funzione intrinseca __int__() (la
portabilità è perciò praticamente nulla) e definita in DOS.H. Essa invoca l'interrupt il cui numero le è
passato come argomento; in pratica ha un effetto equivalente a quello di una istruzione INT inserita nel
codice C tramite l'inline assembly. I registri devono essere gestiti tramite l'inline assembly medesimo o
mediante gli pseudoregistri.


                                                             _ _ e m i t _ _ ( ) 

               La __emit__() è una funzione intrinseca del compilatore C Borland: ciò implica
l'impossibilità di portare ad altri compilatori che non la implementino i programmi che ne fanno uso.
Nella forma più semplice di utilizzo i suoi argomenti sono byte, che vengono inseriti dal compilatore
direttamente nel codice oggetto prodotto, senza che sia generato il codice relativo ad una reale chiamata a
funzione. Come si comprende facilmente, __emit__() va oltre lo inline assembly, consentendo una
vera e propria forma di programmazione in linguaggio macchina. Un esmpio:

#pragma option -k-

void boot(void)
{
    __emit__(0xEA,(unsigned)0x00,0xFFFF);
}

               La funzione boot(), quando eseguita, provoca un bootstrap175. Il codice macchina prodotto è
il seguente (byte esadecimali):

EA 00 00 FF FF C3

               I primi quattro byte rappresentano l'istruzione JMP FAR seguita dall'indirizzo (standard;
FFFF:0000) al quale, nel BIOS, si trova l'istruzione di salto all'effettivo indirizzo della routine BIOS
dedicata al bootstrap. Il quinto byte è la RET (peraltro mai eseguita, in questo caso) che chiude la
funzione. La #pragma evita la gestione, evidentemente inutile, della standard stack frame (pag. ). Da
sottolineare: l'assemblatore non accetta l'istruzione

JMP FAR 0FFFFh:0h

ed emette un messaggio di errore del tipo "indirizzamento diretto illecito". La __emit__() permette, in
questo caso, di ottimizzare il codice evitando il ricorso ad un puntatore contenente l'indirizzo desiderato.


               U N O   S T R A T A G E M M A :   D A T I   N E L   C O D E   S E G M E N T 

               Lo scrivere programmi in una sorta di linguaggio misto "C/Assembler/codice macchina" mette a
disposizione possibilità realmente interessanti: vediamone una utile in diverse intricate situazioni.
               Di norma, nei modelli di memoria "piccoli" (tiny, small, medium) lo spazio necessario alle
variabili globali è allocato ad offset relativi a DS: ciò significa che l'accesso ad ogni variabile globale


                              
                                                   
                                                      
     175 E' un cold bootstrap se prima di invocare la boot() il programma non scrive il numero 1234h all'indirizzo
RAM 0:0472.


172 - Tricky C





utilizza DS come punto di riferimento. Ciò avviene in maniera trasparente al programmatore, ma vi sono
casi in cui non è possibile fare affidamento su detto registro.
               Una tipica situazione è quella dei gestori di interrupt (di cui si parla e straparla a pag.  e
seguenti): questi entrano in azione in un contesto non conoscibile a priori, pertanto nulla garantisce (e
infatti raramente accade) che DS punti proprio al segmento dati del programma in cui il gestore è definito;
CS è l'unico registro che in entrata ad un interrupt assuma sempre il medesimo valore176. In casi come
quello descritto è pratica prudente ed utile, a scanso di problemi, allocare le variabili esterne alla funzione
ad indirizzi relativi a CS.
               Un metodo per raggiungere lo scopo, benché un poco macchinoso (come al solito!), consiste nel
dichiarare, collocandola opportunamente nel sorgente, una funzione fittizia, il cui codice non rappresenti
istruzioni, bensì i dati (generalmente variabili globali) che dovranno essere referenziati mediante il
registro CS177.
               Come fare? All'interno della funzione fittizia i dati non possono essere dichiarati come variabili
esterne, perché mancherebbe comunque la dichiarazione globale, né come variabili statiche, perché
subirebbero pressappoco la medesima sorte dei dati globali, né, tantomeno, come variabili automatiche,
perché esisterebbero (nello stack) solamente durante l'esecuzione della funzione fittizia, la quale, proprio
in quanto tale, non è mai eseguita (del resto, anche se venisse eseguita, non sarebbe comunque possibile
risolvere i problemi legati alla visibilità delle variabili locali). E' necessario ricorrere allo inline assembly,
che consente l'inserimento diretto di costanti numeriche nel codice oggetto in fase di compilazione; il
nome della funzione fittizia, grazie ad opportune operazioni di cast, può essere utilizzato in qualunque
parte del codice come puntatore ai dati in essa generati178.
               Supponiamo, ad esempio, di voler definire un puntatore a funzione interrupt e un intero
senza segno:

void Jolly(void)
{
    asm db 5 dup (0);                                                   // genera 5 bytes inizializzati a 0
}

#define OldIntVec  ((void (interrupt *)())(*((long *)Jolly)))
#define UnsIntegr  (*(((unsigned int *)Jolly)+2))

               I dati da noi definiti occupano, complessivamente, 6 byte: tale deve essere l'ingombro minimo,
in termini di codice macchina, della funzione Jolly(). Con lo inline assembly è però sufficiente
definire un byte in meno dello spazio richiesto dai dati, in quanto il byte mancante è, in realtà,
rappresentato dall'opcode dell'istruzione RET (C3), generata dal compilatore in chiusura della funzione, il
quale può essere sovrascritto senza alcun problema: la Jolly() non viene mai eseguita179.
               Le macro definite dalle direttive #define eliminano la necessità di effettuare complessi cast
quando si utilizzano, nel codice, i dati contenuti in Jolly(): si può fare riferimento ad essi come a

                              
                                                   
                                                      
     176 Infatti esso punta al code segment del gestore di interrupt; in altre parole esso è la parte segmento del vettore,
cioè dell'indirizzo, della routine.

     177 Meglio non fidarsi dell'opportunità, offerta da alcuni compilatori, di definire nel sorgente variabili indirizzate
relativamente a CS: a differenza del metodo descritto in queste pagine, l'opzione citata non consente di controllare
dove, all'interno del code segment, tali variabili saranno allocate.

     178 In realtà le funzioni potrebbero essere più di una, e ciascuna potrebbe contenere uno o più dati. Il
programmatore è naturalmente libero di scegliere l'approccio che gli è più congeniale.

     179 Come si è anticipato, quello descritto è un trucco per memorizzare dati in locazioni relative a CS e non a DS,
contrariamente al default del compilatore.


                                                                          Interazione tra C e Assembler - 173





variabili globali dichiarate nel modo tradizionale. Infatti OldIntVec rappresenta, a tutti gli effetti, un
puntatore a funzione di tipo interrupt: il nome della Jolly(), che è implicitamente puntatore alla
funzione medesima, viene forzato a puntatore a long (in pratica, puntatore a un dato a 32 bit), la cui
indirezione (il valore contenuto all'indirizzo CS:Jolly) è a sua volta forzata a puntatore a funzione
interrupt. La seconda macro impone al compilatore di considerare Jolly quale puntatore a intero
senza segno; sommandovi 2 si ottiene l'indirizzo CS:Jolly+4 (il compilatore somma in realtà quattro a
Jolly proprio perché si tratta, in seguito al cast, di puntatore ad intero), la cui indirezione è un unsigned
integer, rappresentato da UnsIntegr180.
               Una precisazione, a scanso di problemi: può accadere di dover fare riferimento con istruzioni
inline assembly ai dati globali gestiti nella Jolly(). E' evidente che in tale caso le macro descritte non
sono utilizzabili, in quanto, espanse dal preprocessore, diverrebbero parti in C di istruzioni assembler, con
la conseguenza che l'assemblatore non sarebbe in grado di compilare l'istruzione così costruita. Ad
esempio:

#define integer1    (*((int *)Jolly))
#define integer2    (*(((int *)Jolly)+1))
#define new_handler ((void (interrupt *)())(*(((long *)Jolly)+1)))

void Jolly(void)
{
    asm dw 0;
    asm dw 1;
    asm dd 0;
}

void interrupt new_handler(void)
{
    ....
    asm {
        pushf;
        call dword ptr new_handler;
    }
    ....
}

               Il gestore di interrupt new_handler() utilizza il vettore del gestore originale per invocare
quest'ultimo181; il sorgente assembler risultante contiene le righe seguenti:

....
PUSHF
CALL DWORD PTR ((void (interrupt *)())(*(((long *)Jolly)+1)))
....

               Sicuramente la CALL non è assemblabile: la macro new_handler può essere utilizzata solo
nell'ambito di istruzioni in linguaggio C. Con lo inline assembly è necessario fare riferimento al nome
della funzione fittizia sommandovi l'offset, in byte, del dato che si intende referenziare. Come in
precedenza, una macro può semplificare le operazioni:

#define integer1    (*((int *)Jolly))
#define integer2    (*(((int *)Jolly)+1))
                              
                                                   
                                                      
     180 Sembra incredibile, ma funziona.

     181 Niente paura: simili follie sono analizzate in profondità con riferimento alla gestione degli interrupt
(pag. 251) ed ai TSR (pag. 275). Gli esempi qui riportati vanno esaminati semplicemente dal punto di vista della
sintassi.


174 - Tricky C





#define new_handler ((void (interrupt *)())(*(((long *)Jolly)+1)))

#define ASM_handler Jolly+4

void Jolly(void)
{
    asm dw 0;
    asm dw 1;
    asm dd 0;
}

void interrupt new_handler(void)
{
    ....
    asm {
        pushf;
        call dword ptr ASM_handler;
    }
    ....
}

             L'espansione della macro, questa volta, genera la riga seguente, che può essere validamente
compilata dall'assemblatore:

....
CALL DWORD PTR Jolly+4
....

             Per evitare un proliferare incontrollato di direttive #define, si può definire una funzione
fittizia per ogni variabile da simulare:

void vectorPtr(void)
{
    asm db 3 dup(0);
}

void unsigednVar(void)
{
    asm db 0;
}

             In tal modo le istruzioni assembly potranno contenere riferimenti diretti ai nomi delle funzioni
fittizie:

....
    asm mov ax,word ptr unsignedVar;
    asm pushf;
    asm call dword ptr vectorPtr;
....

             Sfortunatamente, le differenze esistenti tra versioni successive del compilatore introducono
alcune complicazioni: gli esempi riportati sono validi sia per TURBO C 2.0 che per TURBO C++ 1.0 e
successivi, ma occorrono alcune precisazioni.
             Le versioni C++ 1.0 e successive del compilatore (a differenza di TURBO C 2.0) inseriscono
per default i tre opcode corrispondenti alle istruzioni PUSH BP e MOV BP,SP in testa al codice di ogni
funzione e, di conseguenza, quello dell'istruzione POP BP prima della RET finale, anche quando la
funzione stessa sia dichiarata void e priva di parametri formali, come nel caso della Jolly(): questo
significa che l'ingombro minimo di una funzione è 5 byte (55h,8Bh,ECh e 5Dh,C3h). Nel caso


                                                                             Interazione tra C e Assembler - 175





esaminato è allora sufficiente definire un solo byte aggiuntivo per riservare tutto lo spazio necessario ai
dati utilizzati:

void Jolly(void)
{
    asm db 0;                                                      // genera 1 byte inizializzato a 0
}

               Si noti che almeno un byte deve essere comunque riservato mediante lo inline assembly, anche
qualora i 5 byte di ingombro minimo della funzione siano sufficienti a contenere tutti i dati necessari: in
caso contrario il compilatore non interpreta come desiderato il codice e gestisce l'offset rispetto a CS della
funzione fittizia come offset rispetto a DS, con la conseguenza di vanificare tutto l'artificio, ed il rischio di
obliterare selvaggiamente il segmento dati. Inoltre, se si desidera inizializzare i dati direttamente con le
istruzioni DB182, non è possibile sfruttare i byte di codice generati dal compilatore, e può essere necessario
inserire dei byte a "tappo" per semplificare la gestione dei cast. Per definire un long integer inizializzato
al valore 0x12345678 occorre regolarsi come segue:

void Jolly(void)
{
    asm db 0;                                                                                      // tappo
    asm dd 0x12345678;
}

#define LongVar  (*(((long *)Jolly)+1))

               Il byte tappo consente di sfruttare l'aritmetica dei puntatori: in sua assenza, la macro sarebbe
risultata necessariamente più complessa:

void Jolly(void)
{
    asm dd 0x12345678;
}

#define LongVar  (*((long *)(((char *)Jolly)+3)))

               Solo i puntatori a dati di tipo char, infatti, ammettono un offset di un numero dispari di byte
rispetto all'indirizzo di base (si ricordi che TURBO C++ 1.0 e successivi generano tre opcode in testa alla
funzione).Va rilevato, infine, che il compilatore, quando si utilizza il modello di memoria huge, genera
un'istruzione PUSH DS subito dopo la MOV BP,SP e, di conseguenza, una POP DS immediatamente
prima della POP BP: di ciò bisogna ovviamente tenere conto.
               Da quanto ora evidenziato derivano problemi di portabilità, che possono però essere risolti con
poco sforzo. Il compilatore definisce automaticamente alcune macro, una delle quali può essere utilizzata
per scrivere programmi che, pur utilizzando la tecnica di gestione dei dati globali sopra descritta, risultino
portabili tra le diverse versioni del compilatore stesso e possano quindi essere compilati senza necessità di
modifiche al sorgente.
               La macro predefinita in questione è __TURBOC__: essa rappresenta una costante esadecimale
intera senza segno che corrisponde alla versione di compilatore utilizzata. Ad esempio, il programma
seguente visualizza numeri differenti se compilato con differenti versioni del compilatore:

#include 

                              
                                                   
                                                      
     182 Oltre a DB (Define Byte) sono ammesse anche DW (Define Word) e DD (Define Doubleword), nonché
l'estensione DUP, circa la quale è meglio vedere pag. 157, in nota: programmatore avvisato...


176 - Tricky C





void main(void)
{
    int Version, Revision;

    Version = __TURBOC__ >> 8;
    Revision = __TURBOC__ & 0xFF;
    printf("Versione del Compilatore TURBO C: %02X.%02X\n",Version,Revision);
}

           La tabella che segue è riportata per comodità.

VALORI DELLA MACRO __TURBOC__

     VALORE MACRO                VERSIONE                    REVISIONE              COMPILATORE

          0x0001                       00                         01             TURBO C 1.00

          0x0200                       02                         00             TURBO C 2.00

          0x0295                       02                         95             TURBO C++ 1.00

          0x0296                       02                         96             TURBO C++ 1.01

          0x0297                       02                         97             BORLAND C++ 2.00

          0x0410                       04                         10             BORLAND C++ 3.1


           Infine, riprendiamo uno dei precedenti esempi applicandovi la tecnica di compilazione
condizionale:

void Jolly(void)
{
#if __TURBOC__ >= 0x0295
    asm db 0;                                                                                  // tappo
#endif
    asm dd 0x12345678;
}

#if __TURBOC__ >= 0x0295
#define LongVar  (*(((long *)Jolly)+1))
#else
#define LongVar  (*((long *)Jolly))
#endif

           Una seconda via, ancora più semplice, per aggirare l'ostacolo consiste nello specificare, quando
si compili con TURBO C++ 1.0 o successivi, l'opzione -k- sulla command line (o inserire la direttiva
#pragma option -k-) in testa al codice sorgente: essa evita la creazione di una struttura standard di
stack per tutte le funzioni (standard stack frame) e pertanto le funzioni void prive di parametri vengono
compilate come avviene per default con TURBO C 2.0 (e versioni precedenti).
           Va ancora sottolineato che definire una funzione fittizia per ogni variabile (e attivare sempre
l'opzione -k-) consente di aggirare le difficoltà cui si è fatto cenno.
           Per ulteriori approfondimenti in tema di funzioni fittizie utilizzate quali contenitori di dati si
vedano le pagg. ,  e .


                                                                                                     C e Clipper - 177





                                                          C   E   C L I P P E R 

               Clipper è un linguaggio compilato, sintatticamente compatibile in larga misura con l'interprete
del dBase III, orientato al database management. Sin dalle prime versioni, Clipper ha implementato gli
strumenti necessari all'interfacciamento con il C per la realizzazione di funzioni non presenti nelle sue
librerie standard (soprattutto per la gestione della macchina a basso livello).
               A tal fine è raccomandato l'utilizzo del Microsoft C (del resto le librerie Clipper sono scritte in
Microsoft C); in realtà tutti i compilatori C in grado di generare, per il large memory model, moduli
oggetto compatibili con l'architettura DOSSEG definita da Microsoft possono essere validamente
impiegati in molti casi183. Il Microsoft C è indispensabile, per motivi di compatibilità, solo nel caso in cui
si vogliano realizzare funzioni implementanti matematica in virgola mobile o routine grafiche184.
               Le funzioni scritte in C devono quindi essere compilate per il modello di memoria large185
(pag. 143 e seguenti) e, se si utilizza il compilatore Microsoft, deve essere richiesta l'opzione "Floating
Point Alternate Library" (/FP); è inoltre molto comodo includere nel sorgente il file EXTEND.H, fornito
con il pacchetto Clipper, che definisce alcune macro e costanti manifeste e contiene i prototipi di tutte le
funzioni, facenti parte nella libreria Clipper, che consentono lo scambio di parametri e valori restituiti tra
le funzioni Clipper e quelle C. Il modulo oggetto risultante dalla compilazione può essere collegato
all'object file prodotto da Clipper, oppure può essere inserito in una libreria.


   P A S S A G G I O   D I   P A R A M E T R I   E   R E S T I T U Z I O N E   D I   V A L O R I 

               Nello scrivere funzioni C richiamabili da programmi Clipper va tenuto sempre presente che non
ha senso, per esigenze di compatibilità tra i due linguaggi, parlare di parametri formali (pag. 87 e
seguenti). Le funzioni C possono accedere a tutti i parametri attuali della chiamata Clipper invocando le
funzioni _par...() (facenti parte della libreria Clipper e dichiarate in EXTEND.H) e devono pertanto
essere dichiarate prive di parametri formali (void). Vi sono numerose funzioni _par...(), ciascuna
dedicata ad un particolare tipo di parametro.
               Anche l'eventuale restituzione di un valore alla routine Clipper deve avvenire mediante le
funzioni _ret...(), facenti parte della libreria Clipper e tra loro diversificate in base al tipo del valore
da restituire. Le funzioni _ret...() non restituiscono il controllo alla routine Clipper, ma si limitano a
predisporre la restituzione del valore; la funzione C cede il controllo solo al termine del proprio codice o
eseguendo un'istruzione return). Ne segue che le funzioni C devono essere dichiarate void; inoltre le
specifiche Clipper impongono che esse siano dichiarate anche pascal (pag. 92). Il file EXTEND.H
definisce la macro CLIPPER, che può essere usata per dichiarare le funzioni C ed equivale proprio a
void pascal.

                              
                                                   
                                                      
     183 I compilatori Borland e Zortech, ad esempio, soddisfano detto requisito, ma, in alcune situazioni, la struttura
delle librerie, ove differente da quella implementata da Microsoft, può essere causa di problemi.

     184 Come al solito, occorre fare attenzione. E' vero che le librerie Clipper sono scritte in Microsoft C, ma va
precisato che si tratta della versione 5.1. Non è un particolare irrilevante, perché, pur utilizzando il compilatore
Microsoft per scrivere funzioni C da interfacciare a Clipper, possono sorgere strani problemi se la versione usata
non è, anch'essa, la 5.1. In alcuni casi è possibile utilizzare la GRAPHICS.LIB del Microsoft C 6.0 con la
LLIBCA.LIB del Microsoft C 5.1, ma si tratta comunque di un pasticcio pericoloso.

     185 Con il Microsoft C viene perciò impiegata la libreria LLIBCA.LIB, mentre con il Borland la libreria usata è
la CL.LIB.


178 - Tricky C





               Il prototipo di una funzione C richiamabile da Clipper è perciò analogo a186:

#include 
....
CLIPPER funzPerClipper(void);

               Nell'ipotesi che funzPerClipper() accetti 4 parametri, la chiamata in Clipper è:

RETVAL = FUNZPERCLIPPER(PAR_1,PAR_2,PAR_3,PAR_4)

               Si tratta ora di analizzare brevemente le funzioni _par...() e _ret...(), per scoprire
come funzPerClipper() può accedere a PAR_1, PAR_2, PAR_3 e PAR_4 e restituire RETVAL.
               La funzione

int _parinfo(int order);

restituisce il tipo del parametro che occupa la posizione order nella lista dei parametri attuali;
_parinfo(0) restituisce il numero di parametri passati alla funzione. Il tipo è identificato dalle
seguenti costanti manifeste, definite in EXTEND.H:

#define UNDEF     0
#define CHARACTER 1
#define NUMERIC   2
#define LOGICAL   4
#define DATE      8
#define MPTR     32                                    /* sommato al tipo effettivo se passato per reference */
#define MEMO     65
#define ARRAY   512

               La costante MPTR ha un significato particolare: essa è sommata al tipo del parametro per
indicare che esso è stato passato come reference (preceduto, secondo la sintassi Clipper, da una @):
perciò, se _parinfo(1) restituisce 33, significa che il primo parametro attuale è una stringa passata
per reference.
               La funzione

int _parinfa(int order,int index);

restituisce il tipo dell'elemento in posizione index nell'array che a sua volta è parametro attuale di
posizione order. Così, se _parinfa(2,5) restituisce 1, significa che il quinto elemento dell'array
ricevuto come secondo parametro attuale è una stringa187. La chiamata

_parinfa(order,0);

restituisce il numero di elementi dell'array che occupa la posizione order tra i parametri attuali. Il
secondo parametro (index) può essere omesso: in tal caso _parinfa() equivale a _parinfo()188.
                              
                                                   
                                                      
     186 Si presti però attenzione al fatto che Clipper è un linguaggio case-insensitive: ciò non pone problemi, a patto
di non differenziare mai nomi nei sorgenti C solamente in base alle maiuscole/minuscole.

     187 In Clipper gli elementi dell'array sono numerati a partire da 1 e non da 0 come in C. Inoltre, ogni elemento di
un array può appartenere ad un tipo differente da quello degli altri.

     188 L'extend system implementato dal Clipper 5 include alcune macro, dichiarate in EXTEND.H, utilizzabili, in
luogo di _parinfo() e _parinfa(), per il controllo dei parametri passati alla funzione: la macro


                                                                                                                                           C e Clipper - 179





               Vediamo ora una rapida rassegna delle altre principali funzioni _par...(). Per i dettagli
sintattici si rimanda alla documentazione del linguaggio Clipper; va detto, tuttavia, che nell'uso di tali
funzioni il secondo parametro, index, può essere omesso: in particolare, esso deve essere utilizzato solo
quando il parametro attuale la cui posizione è espressa dal primo parametro order sia un array. In tal
caso, index individua uno specifico elemento all'interno dell'array medesimo.
               La funzione

int _parni(int order,int index);

"recupera" il parametro attuale di posizione order (se esso è un array è possibile specificarne un singolo
elemento con index; in caso contrario index può essere omesso) e lo restituisce sotto forma di intero:
ad esempio, la chiamata

#include 
     ....
     int parm_1;
     ....
     parm_1 = _parni(1);
     ....

consente di accedere al primo parametro, un integer, passato dalla routine Clipper alla funzione C. Del
tutto analoghe alla _parni() sono le funzioni

long   _parnl(int order,int index);
double _parnd(int order,int index);
int    _parl(int order,int index);
char  *_pards(int order,int index);
char  *_parc(int order,int index);

               Tutte, infatti, restituiscono il parametro attuale di posizione order (con la possibilità, se esso è
un array, di individuarne un elemento mediante index). La _parnl() restituisce un long e la
_parnd() un double, mentre la _parl() restituisce un intero che rappresenta un campo logico
Clipper (0 equivale a .F. e 1 a .T.).

                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
PCOUNT

restituisce il numero di parametri che la funzione C ha ricevuto. La macro

ALENGTH(int parmno)

accetta il numero d'ordine del parametro ricevuto dalla funzione C e, se questo è un array, restituisce il numero di
elementi che lo costituiscono. Infine, le macro elencate di seguito sono concepite per controllare il tipo del
parametro la cui posizione è loro passata in input:

ISARRAY(int parmno);                              // restituisce non-zero se il parametro parmno e' un array
ISBYREF(int parmno);// restit. non-zero se parametro parmno e' passato per reference
ISCHAR(int parmno);                         // restituisce non-zero se il parametro parmno e' una stringa
ISDATE(int parmno);                               // restituisce non-zero se il parametro parmno e' una data
ISLOG(int parmno); // restituisce non-zero se il parametro parmno e' un campo logico
ISMEMO(int parmno);                     // restituisce non-zero se il parametro parmno e' un campo memo
ISNUM(int parmno);                          // restituisce non-zero se il parametro parmno e' un numerico

     Il valore minimo che il parametro parmno può assumere è 1 e indica il primo parametro passato alla
funzione C.


180 - Tricky C





          La _pards() restituisce una stringa derivata da un campo Clipper di tipo date; la data è
espressa nella forma "AAAAMMGG". E' opportuno copiare la stringa restituita in un buffer appositamente
allocato, in quanto il buffer gestito dalla funzione _pards() è statico e viene sovrascritto ad ogni
chiamata alla stessa. Ad esempio, nel codice

#include 
#include 
    ....
    char *date_1, date_2;
    ....
    date_1 = _pards(1);
    date_2 = _pards(2);
    printf("data 1 = %s\ndata 2 = %s\n",date_1,date_2);

la  printf() visualizza due volte la data passata come secondo parametro, perché la seconda chiamata a
_pards() sovrascrive il buffer statico che essa utilizza internamente. Per ottenere un funzionamento
corretto è sufficiente apportare la modifica seguente:

....
#include 
    ....
    strcpy(date_1,_pards(1));
    strcpy(date_2,_pards(2));
    ....

          La funzione _parc() restituisce un puntatore a carattere. Va però ricordato che la gestione
delle stringhe in Clipper è differente da quella implementata in C: in particolare, le stringhe possono
contenere anche caratteri nulli (lo zero binario). Per conoscere la lunghezza effettiva di una stringa
Clipper può essere utilizzata la funzione

int _parclen(int order,int index);

che non include nel computo il NULL che chiude la stringa stessa, mentre la

int _parcsiz(int order,int index);

restituisce il numero di byte effettivamente allocati per contenere la stringa (o, più in generale, l'array di
caratteri), incluso l'eventuale NULL che la chiude. Se il parametro è una costante stringa, _parcsiz()
restituisce 0.
          Passiamo ora ad un rapido esame delle funzioni _ret...(), che consentono alla funzione C
di restituire un valore alla routine Clipper, con la precisazione che, essendo possibile restituire un unico
valore, la funzione C può chiamare una sola volta una funzione _ret...() prima di terminare.
          E' il caso di citare per prima una funzione leggermente particolare: si tratta della

void _ret(void);

che non restituisce a Clipper alcun valore (esattamente come se la funzione C terminasse con una
semplice return), ma gestisce lo stack in modo tale che la routine Clipper possa chiamare la funzione C
con un'istruzione DO (come se fosse, cioè, una procedure e non una function).
          Vi è poi una _ret...() per ogni tipo di dato, analogamente a quanto visto per le funzioni
_par...():

void _retni(int ival);
void _retnl(long lval);
void _retnd(double dval);


                                                                                           C e Clipper - 181





void _retl(int bval);
void _retds(char *datestr);
void _retc(char *string);

          La _retni() restituisce alla routine Clipper, sotto forma di campo numerico, l'intero che le è
passato come parametro. Del tutto analoghe sono la _retnl() e la _retnd(), che devono essere
utilizzate per restituire, rispettivamente, un long e un double.
          La _retl() restituisce a Clipper, sotto forma di campo logico, l'intero che riceve come
parametro. Questo deve rappresentare un valore booleano, cioè deve essere 1 o 0, convertiti
rispettivamente in .T. e .F..
          La _retds() restituisce sotto forma di campo date la stringa passatale come parametro, che
deve essere nella forma "AAAAMMGG".
          La _retc() restituisce a Clipper il puntatore a carattere (stringa) che le è passato come
parametro. Alla _retc() si affianca la

void _retclen(char *buffer,int len);

che restituisce al Clipper, oltre all'indirizzo della stringa, anche la lunghezza della medesima. La
_retclen() si rivela utile nei casi in cui il puntatore a carattere indirizza un buffer contenente anche
byte nulli (zeri binari).


                              R E F E R E N C E   E   P U N T A T O R I 

          Con Clipper Summer '87 non esiste modo per passare ad una funzione C l'indirizzo di una
variabile Clipper (cioè il puntatore ad essa): ciò avviene, ma implicitamente, solo nel caso delle stringhe.
La libreria Clipper 5 include invece alcune funzioni, le _stor...(), che consentono al codice C di
accedere alle variabili ricevute per reference, cioè passate come parametri attuali anteponendo al nome il
carattere @, in modo analogo a quello realizzabile (in C puro) mediante il passaggio di puntatori. La
documentazione Clipper sottolinea che passare per reference una variabile ad una funzione C non
significa comunque passarne l'indirizzo: in realtà la gestione del passaggio di parametri è, in Clipper,
piuttosto complessa; tuttavia l'utilizzo dei reference comporta l'inserimento nello stack di informazioni
relative all'indirizzo della variabile, ed è proprio grazie a tali informazioni che le nuove funzioni cui si è
accennato consentono di "simulare" l'impiego di veri e propri puntatori.
          La funzione

int _storni(int n,int order,int index);

memorizza l'intero n nella variabile Clipper passata via reference alla funzione C come parametro di
posto order; il terzo parametro è facoltativo e deve essere utilizzato solo nel caso in cui il parametro
ricevuto in posizione order sia un array: in tal caso index individua un preciso elemento al suo
interno. La funzione restituisce 0 in caso di errore, 1 altrimenti.
          Analoghe alla _storni() sono le funzioni

int _stornd(double n,int order,int index);
int _stornl(long n,int order,int index);
int _storl(int logical,int order,int index);
int _stords(char *string,int order,int index);
int _storc(char *string,int order,int index);

          La _stornd() è utilizzabile per memorizzare un valore come double, mentre la
_stornl() memorizza un long integer. La _storl() accetta come primo parametro un intero e lo
memorizza come valore logico (0 equivale a .F.; un valore diverso da 0 equivale a .T.); la


182 - Tricky C





_stords() memorizza come data la stringa string, che deve avere formato "AAAAMMGG". La
_storc() memorizza una stringa; in alternativa può essere utilizzata la

int _storclen(char *buffer,int length,int order,int index);

che consente di memorizzare un array di caratteri indicandone la lunghezza189.


                                     A L L O C A Z I O N E   D E L L A   M E M O R I A 

               Le funzioni C destinate ad interfacciarsi con Clipper non possono gestire l'allocazione dinamica
della memoria mediante malloc() e le altre funzioni della libreria C allo scopo predisposte (pag. 109):
per esigenze di compatibilità è necessario utilizzare due funzioni che la libreria Clipper Summer '87 rende
disponibili, ancora una volta, tramite i prototipi dichiarati in EXTEND.H. In particolare, la funzione

unsigned char *_exmgrab(unsigned int size);

alloca in modo compatibile con Clipper un buffer ampio size byte e ne restituisce l'indirizzo sotto forma
di puntatore a unsigned char190. In caso di errore viene restituito NULL. L'analogia con malloc()
è evidente. La memoria allocata da  _exmgrab() può essere gestita con le comuni tecniche C (puntatori,
indirezioni, etc.); tuttavia essa deve essere disallocata con l'apposita funzione Clipper:

void _exmback(unsigned char *pointer,unsigned int size);

che svolge un ruolo analogo a quello della funzione C free(); a differenza di questa, però,
_exmback() richiede che, oltre all'indirizzo dell'area di memoria da disallocare, le sia passato anche il
numero di byte da liberare. Se si intende disallocare l'intera area di RAM, il parametro size passato a
_exmback() deve essere identico a quello omologo passato a _exmgrab(). Vediamo un semplice
esempio:

#include 
....
    unsigned size = 1000;
    unsigned char *buffer;
    ....
    if(!(buffer = _exmgrab(size))) {
        ....                                                                              // gestione errore
    }
    ....                                                                            // utilizzo del buffer
    _exmback(buffer,size);
    ....

               L'indirizzo di un buffer allocato da _exmgrab() può essere restituito a Clipper tramite la
_retclen(); con riferimento all'esempio precedente la chimata potrebbe essere

_retclen(buffer,size);

                              
                                                   
                                                      
     189 Utile quando non si tratti di una vera e propria stringa (terminata da NULL), ma di una sequenza di caratteri
qualsiasi, da gestire in modo binario.

     190 Forse non guasta ricordare che si tratta per default di un puntatore far, dal momento che il modello di
memoria utilizzato è sempre il large model. Identica considerazione vale per tutti i puntatori a stringa (char *)
utilizzati da alcune delle funzioni _par...() e _ret...().


                                                                                        C e Clipper - 183





         E' palese che il buffer non deve essere disallocato né prima né dopo la chiamata a
_retclen().
         La libreria del più recente Clipper 5 comprende invece 3 funzioni per l'allocazione dinamica
della RAM, due delle quali sostituiscono quelle appena descritte. La

void *_xalloc(unsigned int size);

rimpiazza la _exmgrab(). Anche la _xalloc() restituisce NULL in caso di errore. Alla _xalloc()
si affianca una funzione di nuova concezione, la

void *_xgrab(unsigned int size);

alloca anch'essa size byte nello heap di Clipper ma, a differenza della _xalloc() genera un run-time
error in caso di errore. La _exmback() è stata sostituita dalla

void _xfree(void *mem);

         Come si vede, la _xfree() accetta un unico parametro, rappresentante l'indirizzo dell'area di
memoria da liberare: non è più possibile, quindi, richiedere la disallocazione di una parte soltanto della
memoria in precedenza allocata.


                                      A L C U N I   E S E M P I 

         Presentiamo di seguito alcuni esempi di funzioni C richiamabili da programmi Clipper. La
prima permette di utilizzare alcuni servizi DOS da procedure Clipper.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1993

    CL_BDOS.C - cl_bdos()

    void pascal cl_bdos(void);

    Sintassi per Clipper:

    int cl_bdos(int dosfn,int dosdx,int dosal);
    int dosfn    numerico intero rappresentante il numero di servizio dell'int 21h
    int dosdx    numerico intero rappresentante il registro DX
    int dosal    numerico intero rappresentante il registro AL

    Restituisce: il valore restituito dall'int 21h nel regsitro AX

    COMPILABILE CON MICROSOFT C 5.1

        CL /c /AL /Oalt /FPa /Gs /Zl cl_bdos.c

********************/
#include 
#include 

#define  PNUM    3
#define  ERROR  -1

CLIPPER cl_bdos(void)
{
    register i;
    int fn, dx, al;


184 - Tricky C





    if(_parinfo(0) != PNUM) {                                  // la proc. Clipper chiamante passa 3 param.
        _retni(ERROR);
        return;
    }
    for(i = 1; i <= PNUM; i++)
        if(_parinfo(i) != NUMERIC) {
            _retni(ERROR);
            return;
        }
    _retni(bdos(_parni(1),_parni(2),_parni(3)));
    return;
}

               Ed ecco un esempio di chiamata alla cl_bdos() in una routine Clipper:

DOS_FN = 12              && servizio 0Ch int 21h (vuota buffer tastiera e invoca altro servizio)
REG_AL = 7                                      && servizio da invocare in servizio 0Ch (7 = attende tasto)
RET_VAL = CL_BDOS(DOS_FN,0,REG_AL)                                                   // chiama interrupt 21h
IF RET_VAL = -1
    @ 10,12 SAY "Errore!"
ELSE
    RET_VAL = RET_VAL % 256                                                                          // calcola AL
    ....                                                   // utilizza il valore restituito (tasto premuto)
ENDIF

               Il frammento di codice Clipper presentato utilizza la cl_bdos() per invocare l'int 21h,
servizio 0Ch, con AL = 7: l'operazione che il servizio esegue consiste nel vuotare il buffer di tastiera e
interrompere l'esecuzione del programma in attesa della pressione di un tasto. La cl_bdos() restituisce
il valore di AX a sua volta restituito dall'int 21h: da questo viene poi "estratto" il valore di AL, cioè il
codice ASCII del tasto premuto191. La formule per ricavare il valore di un registro a 16 bit a partire dai
due sottoregistri a 8 bit che lo compongono è molto semplice:

RX = (RH * 256) + RL

dove RX indica un generico registro a 16 bit, mentre RH e RL rappresentano, rispettivamente, il
sottoregistro "alto" (gli 8 bit più significativi) e quello "basso" (gli 8 bit meno significativi). Inoltre sono
valide le seguenti:

RH = RX / 256
RL = RX % 256

               Si può cioè affermare che gli 8 bit più significativi sono ottenibili dividendo il valore a 16 bit
per 256, senza considerare resto o decimali, mentre gli 8 bit meno significativi sono il resto della
precedente divisione.
               Ed ora il secondo esempio. E' noto che in ogni programma C main() può essere dichiarata con
alcuni parametri formali (vedere pag. 105): il secondo di questi, solitamente chiamato argv, è un array di
puntatori a stringa (o, meglio, a carattere: char **argv), la prima delle quali (argv[0]) rappresenta
il nome del programma eseguibile, completo di pathname. In Clipper è possibile accedere ai parametri
della command line192, ma non si ha modo di conoscere, in modo quasi "automatico", come nei
programmi C, nome e pathname del programma stesso. L'ostacolo può essere aggirato con una
funzione C, il cui modulo oggetto deve essere collegato all'object file prodotto dal compilatore Clipper.
                              
                                                   
                                                      
     191 Una funzione C dedicata allo svuotamento del buffer di tastiera è presentata a pag. 527.

     192 E' sufficiente dichiararli come parametri in testa al programma.


                                                                                         C e Clipper - 185





/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    CL_EXENM.C - cl_exename()

    void pascal cl_exename(void);

    char *cl_exename();
    Restituisce:  il puntatore ad una stringa che rappresenta il nome del
                  programma eseguibile completo di pathname

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 3.1

        tcc -O -d -c -ml cl_exenm.c

********************/
#include 
#include 
#include 

CLIPPER cl_exename(void)
{
    register i;
    unsigned PSPseg;
    char *ENVptr;
    static char exeName[MAXPATH];

    _AH = 0x62;
    geninterrupt(0x21);
    PSPseg = _BX;
    ENVptr = MK_FP(*(unsigned far *)MK_FP(PSPseg,0x2C),0);
    for(;;) {
        if(!*ENVptr++)
            if(!*ENVptr)
                break;
    }
    for(; *ENVptr != 1;)
        ENVptr++;
    for(ENVptr += 2; *ENVptr; )
        exeName[i++] = *ENVptr++;
    exeName[i] = 0;
    _retc(exeName);
}

          La cl_exename() utilizza il servizio 62h dell'int 21h per conoscere l'indirizzo di segmento
del Program Segment Prefix del programma (vedere pag. 324) e lo utilizza per costruire un puntatore
all'environment, cioè alla prima delle variabili d'ambiente. Infatti, la word ad offset 2Ch nel PSP
rappresenta l'indirizzo di segmento dell'area allocata dal DOS all'environment. L'espressione

*(unsigned far *)MK_FP(PSPseg,0x2C)

restituisce detta word, pertanto l'espressione

MK_FP(*(unsigned far *)MK_FP(PSPseg,0x2C),0)

restituisce il puntatore (far) alla prima stringa dell'environment. Le stringhe rappresentanti variabili
d'ambiente sono memorizzate l'una di seguito all'altra; ogni stringa è terminata da un byte nullo, che in
questo caso funge anche da "separatore". L'ultima stringa nell'environment è conclusa da due byte nulli:
la sequenza 00h 00h, che indica anche la fine dell'environment, è ricercata dal primo ciclo for. Il
secondo ciclo cerca il byte 01h, che segnala la presenza della stringa contenente nome e path


186 - Tricky C





dell'eseguibile: il byte 01h è seguito da un byte nullo, dopo il quale inizia la stringa; la clausola di
inizializzazione

ENVptr += 2;

del terzo ciclo for "scavalca" la sequenza 01h 00h; l'istruzione che costituisce il corpo del ciclo stesso
può così copiare la stringa, un byte ad ogni iterazione, nel buffer statico exeName. La scelta
dell'allocazione statica evita il ricorso a _exmgrab(); del resto non sarebbe possibile dichiarare il
buffer come semplice variabile automatica in quanto l'area di memoria da esso occupata verrebbe
rilasciata in uscita dalla funzione.
          La stringa è esplicitamente terminata da un byte nullo e il suo indirizzo è restituito a Clipper
mediante _retc().
          La chiamata a cl_exename() in Clipper può essere effettuata come segue:

EXEPATH = ""
....
EXEPATH = CL_EXENAME()
@ 10,12 say "Questo programma è " + EXEPATH
....

          Qualora il programma Clipper deallochi il proprio environment (eventualmente utilizzando una
funzione scritta in C), è indispensabile che la chiamata a cl_exename() avvenga prima di detta
operazione.
          Va ancora sottolineato che il sorgente di cl_exename() può essere compilato con il
compilatore Borland: d'altra parte non referenzia alcuna funzione di libreria C.
          Vediamo un ultimo esempio: una funzione in grado di suddividere un numero in virgola mobile
in parte intera e parte frazionaria, basata sulla funzione di libreria C modf().

/********************

    BARNINGA_Z! - 1994

    CL_MODF.C - cl_modf()

    void pascal cl_modf(void);

    Sintassi per Clipper:

    double cl_modf(double n,double @ipart);
    double n       numerico in virgola mobile che si vuole suddividere in parte
                   intera e parte frazionaria
    double @ipart  reference a numerico in virgola mobile destinato a contenere
                   la parte intera

    Restituisce: la parte frazionaria di n

    COMPILABILE CON MICROSOFT C 5.1

        CL /c /AL /Oalt /FPa /Gs /Zl cl_modf.c

********************/
#include 
#include 

#define  PNUM    2
#define  ERROR   0.0

CLIPPER cl_modf(void)
{


                                                                                     C e Clipper - 187





    double ip, fp;

    if(PCOUNT != PNUM) {                       // la proc. Clipper chiamante passa 2 param.
        _retnd(ERROR);
        return;
    }
    if(! ISNUM(1)) {
        _retnd(ERROR);
        return;
    }
    if(!(ISNUM(2) && ISBYREF(2))) {
        _retnd(ERROR);
        return;
    }
    fp = modf(_parnd(1),&ip);
    if(!_storni(ip,2)) {
        _retnd(ERROR);
        return;
    }
    _retnd(fp);
    return;
}

         Segue esempio di chiamata alla cl_modf() in una routine Clipper:

DOUBLE_NUM = 12.5647
INT_PART = 0.0
FRAC_PART = CL_MODF(DOUBLE_NUM,@INT_PART)
@ 10,12 SAY "PARTE INTERA: "+STR(INT_PART)+"   PARTE FRAZIONARIA: "+STR(FRAC_PART)

         Il programma Clipper visualizza il numero 12 come parte intera e il numero 0.5647 come
parte frazionaria. La restituzione di due valori (parte intera e parte frazionaria di DOUBLE_NUM) alla
routine chiamante è resa possibile dal passaggio per reference della variabile INT_PART alla
CL_MODF(): questa, mediante la _stornd() è in grado di memorizzare all'indirizzo della INT_PART,
cioè nella INT_PART stessa, il valore che, a sua volta, la modf() ha scritto all'indirizzo di ip, cioè
nella ip medesima.
         E' evidente che l'utilizzo delle macro PCOUNT,  ISNUM() e ISBYREF(), nonché della
funzione _storni(), rende la CL_MODF() utilizzabile esclusivamente da programmi compilati da
Clipper 5.




                                                                                 Gestione a basso livello della memoria - 189





    G E S T I O N E   A   B A S S O   L I V E L L O   D E L L A   M E M O R I A 

               Il presente capitolo non ha la pretesa di analizzare dal punto di vista tecnico il comportamento
del DOS o delle funzioni di allocazione dinamica presenti nella libreria C: esso si propone, piuttosto, di
fornire qualche spunto su particolarità non sempre evidenti193. Alcuni cenni di carattere tecnico sono,
tuttavia, indispensabili.


                                                          I L   C O M P I L A T O R E   C 

               La libreria C comprende diverse funzioni dedicate all'allocazione dinamica della RAM: esse
possono essere suddivise, forse un poco grossolanamente, in due gruppi.
               Da un lato vi sono quelle che gestiscono la memoria secondo modalità, per così dire, tipiche
della libreria C: malloc(), realloc(), free() e, in sostanza, tutte le funzioni dichiarate nel file
ALLOC.H (o MALLOC.H)194: se ne parla a pagina 109.
               Dall'altro lato troviamo le funzioni basate sui servizi di allocazione della memoria resi
disponibili dall'int 21h195: allocmem(), setblock() e freemem(), dichiarate in DOS.H. Ecco la
descrizione dei servizi testè citati:

INT 21H, SERV. 48H: ALLOCA UN BLOCCO MEMORIA

Input                             AH              48h

                                  BX              Numero di paragrafi da allocare

Output                            AH              Indirizzo di segmento dell'area allocata, oppure il codice di errore se
                                                  CarryFlag = 1. In questo caso BX contiene il massimo numero di
                                                  paragrafi disponibili per l'allocazione.

Note                                              Se la funzione è eseguita con successo, AX:0000 punta all'area
                                                  allocata. Invocare la funzione con BX = FFFFh è un metodo per
                                                  conoscere la quantità di memoria libera.





                              
                                                   
                                                      
     193 Che cosa vi aspettavate? Questa non è una guida di riferimento tecnico per il sistema operativo, né un
supplemento alla manualistica dei compilatori C. Questa è... beh... chissà.

     194 Il C Borland include ALLOC.H; il C Microsoft MALLOC.H.

     195 Si noti che i servizi DOS gestiscono la memoria in unità minime di 16 byte, dette paragrafi. Inoltre, ogni
blocco allocato dal DOS si trova sempre ad un indirizzo allineato a paragrafo (divisibile, cioè, per 16), esprimibile
con un'espressione del tipo segmento:0000.


190 - Tricky C





INT 21H, SERV. 49H: DEALLOCA UN BLOCCO DI MEMORIA

Input                             AH              49h

                                  ES              Segmento dell'indirizzo dell'area da liberare

Output                            AX              Codice di errore, se il CarryFlag = 1.

Note                                              Questo servizio restituisce al DOS un'area allocata mediante il
                                                  servizio 48h. ES contiene il valore da questo restituito in AX.


INT 21H, SERV. 4AH: MODIFICA L'AMPIEZZA DEL BLOCCO DI MEMORIA ALLOCATO

Input                             AH              4Ah

                                  BX              Nuova dimensione in paragrafi del blocco

                                  ES              Segmento dell'indirizzo del blocco da modifcare

Output                            AX              Codice di errore, se CarryFlag = 1. In questo caso, se il blocco
                                                  doveva essere espanso, BX contiene il massimo numero di paragrafi
                                                  disponibili.

Note                                              Questa funzione è utilizzata per espandere o contrarre un blocco
                                                  precedentemente allocato via servizio 48h.


               E' evidente che un programma il quale intenda interagire con il DOS nell'allocazione della RAM
deve necessariamente utilizzare le funzioni appartenenti al secondo gruppo oppure ricorrere direttamente
all'int 21h.


                                           M E M O R I A   C O N V E N Z I O N A L E 

               La memoria convenzionale è costituita dai primi 640 Kb (o meno di 640) di RAM installati sulla
macchina: essi sono compresi tra gli indirizzi 0000:0000 e 9FFF:000F196. Essi sono l'unica parte di
RAM che il DOS è in grado di utilizzare senza artifici per l'esecuzione di se stesso e dei programmi
applicativi. L'uso della memoria convenzionale è descritto graficamente in figura 7.
               Il primo Kilobyte, dall'indirizzo 0000:0000 (origine) a 003F:000F, è occupato dalla tavola
dei vettori (vedere pag. ). I successivi 256 byte costituiscono un'area a disposizione del BIOS per la
gestione di dati come il modo video attuale, il timer, etc.; essi sono seguiti da un'area di 512 byte usata in
modo analogo dal DOS. A 0070:0000 è caricato, in fase di bootstrap, il primo dei due file nascosti di
sistema, di solito chiamato, a seconda della versione di DOS e del suo produttore, IBMBIO.COM o
MSDOS.SYS197. Tutti i restanti oggetti evidenziati in figura 7 (a partire dal secondo file nascosto,

                              
                                                   
                                                      
     196 Forse è opportuno ricordare che gli indirizzi segmento:offset sono una rappresentazione (coerente con i
registri a 16 bit della CPU) di un indirizzo a 20 bit; 9FFF:000F equivale a 9FFFF.

     197 Tutte le versioni di DOS, inclusa la 6.2, sembrano caricare il primo file nascosto proprio
all'indirizzo 0070:0000.


                                                                        Gestione a basso livello della memoria - 191





IBMDOS.COM o IO.SYS) sono caricati ad indirizzi variabili che dipendono dalla versione del sistema
operativo e dalla configurazione della macchina (dal tipo e dal numero di device driver caricati, per fare
                                                                    un esempio). Il confine tra le aree
                                                                    "Programmi Applicativi" e
                                                                    "COMMAND.COM: parte transiente" è
                                                                    tratteggiato, in quanto la parte transiente
                                                                    dell'interprete dei comandi può essere
                                                                    sovrascritta in qualsiasi momento dai
                                                                    programmi di volta in volta eseguiti: essa è
                                                                    caricata nella parte alta della memoria
                                                                    convenzionale, ma lo spazio occupato non viene
                                                                    considerato un'area protetta198. L'allocazione
                                                                    della memoria per tutti gli oggetti caricati in
                                                                    RAM successivamente a IO.SYS (o
                                                                    IBMDOS.COM) è gestita mediante i Memory
                                                                    Control Block (MCB): ciascuno di essi contiene
                                                                    le informazioni necessarie alla gestione
                                                                    dell'area di memoria della quale costituisce
                                                                    l'intestazione199.
                                                                               Facciamo un esempio: dopo il
                                                                    bootstrap vi è una porzione (solitamente ampia)
                                                                    di RAM libera, disponibile per l'esecuzione dei
                                                                    programmi. In testa a tale area vi è un MCB.
                                                                    Quando viene caricato ed eseguito un
                                                                    programma, il DOS gli assegna due aree: la
Fig. 7: Utilizzo, da parte del DOS, della memoria convenzionale.    prima, di norma piccola, contiene una copia
                                                                    delle variabili d'ambiente (l'environment); la
seconda è riservata al programma stesso. L'area libera è stata così suddivisa in tre parti: le prime due
appartengono al programma, mentre la terza è libera. Ciascuna delle tre ha il proprio MCB: da ogni MCB
è possibile risalire al successivo, ricostruendo così tutta la catena (e quindi la mappa dell'utilizzo della
RAM). Supponiamo che il programma non utilizzi il proprio environment, e quindi restituisca al DOS la
memoria da quello occupata: le aree sono sempre tre, ma solo la seconda è allocata, mentre la prima e la
terza sono libere. Quando, infine, il programma termina, la RAM da esso occupata torna ad essere libera:
per evitare inutili frazionamenti della RAM il DOS riunisce tutte le aree libere contigue. Si ritorna perciò
alla situazione di partenza: un'unica area, libera, con un unico MCB.
               A questo punto è indispensabile analizzare gli MCB con maggiore dettaglio: la figura 8 ne
descrive la struttura.
               Come si vede, ciascuno di essi ha ampiezza pari a un paragrafo (16 byte) ed è suddiviso in
campi.





                              
                                                   
                                                      
     198 Il DOS non distingue le due aree: dopo il bootstrap, tutta la RAM al di sopra dell'environment di
COMMAND.COM è considerata un'unica area, libera, a disposizione dei programmi. La parte transiente di
COMMAND.COM, se sovrascritta, viene ricaricata da disco all'occorrenza.

     199 In sostanza, il DOS gestisce la RAM per aree (che possono essere allocate ad un programma oppure libere),
in testa ad ognuna delle quali crea un MCB. Un po' di pazienza, tra breve analizzeremo i MCB in dettaglio.


192 - Tricky C





Fig. 8: La struttura dei Memory Control Block.

               Il campo POS, di un solo byte, indica la posizione del MCB: se questo è l'ultimo (l'area di RAM
che esso controlla è quella che inizia al maggiore indirizzo) il campo contiene il carattere 'Z', altrimenti il
carattere 'M'200.
               Il campo PSP, una word (unsigned int, dal punto di vista del C), indica l'indirizzo di
segmento del Program Segment Prefix del programma a cui appartiene l'area di memoria201. Nell'esempio
precedente, i campi  PSP del MCB del programma e del suo environment hanno il medesimo contenuto. Il
campo PSP del MCB di un'area libera assume valore zero. I valori 6 e 8 indicano che l'area è riservata al
DOS; in particolare, 8 è il valore che assume il campo PSP del MCB dell'area allocata ai device driver.
Detto MCB è, tra l'altro, il primo della catena202.
               Il campo DIM, una word, esprime la dimensione, in paragrafi, dell'area di memoria (escluso il
MCB medesimo). Incrementando di uno la somma tra l'indirizzo di segmento di un MCB e il suo campo
DIM si ottiene l'indirizzo di segmento del successivo MCB. Se il calcolo è effettuato con riferimento
all'ultimo MCB della catena, il valore ottenuto è il cosiddetto Top Of Memory (A000h nel caso di 640
Kb installati)203.
               I 3 byte del campo RESERVED attualmente non sono utilizzati.
               Il campo  NAME, di 8 byte, a partire dal DOS 4.0 contiene il nome del programma204 a cui l'area
è assegnata (se questa contiene il Program Segment Prefix del programma: rifacendosi ancora all'esempio
riportato, il nome non appare nel MCB dell'environment). Se il nome non occupa tutti gli 8 byte
                              
                                                   
                                                      
     200 Questa è la regola generale. A partire dal DOS 4.0, però, l'area di RAM allocata ai device driver ha un MCB
regolare, recante la lettera 'M' nel campo POS, ma è a sua volta suddivisa in tante sub-aree quanti sono i driver
installati, ciascuna dotata, in testa, di un proprio MCB. In tali Memory Control Block il campo POS indica il tipo di
driver; il suo contenuto può essere: 'D' blocco device driver (installato dal comando DEVICE in CONFIG.SYS),
'F' blocco FILES, 'X' blocco FCBS, 'B' blocco BUFFERS, 'C' blocco buffer EMS, 'I' blocco IFS, 'L'
blocco LASTDRIVE, 'S' blocco STACKS, 'E' blocco device driver appendage.

     201 Il PSP è un record di 256 byte che il DOS prepara in testa al codice del programma eseguito. Per ogni
programma caricato in memoria si ha dunque un MCB, immediatamente seguito dal PSP, a sua volta seguito dal
codice del programma stesso. L'indirizzo di segmento del PSP di un programma è pertanto pari a quello del suo
MCB, incrementato di uno.

     202 In effetti, l'area dei device driver è quella che immediatamente segue la RAM riservata al secondo file
nascosto, come evidenziato in figura 1.

     203 Tutte le aree di RAM gestite mediante servizi DOS hanno dimensione (in byte) divisibile per 16 (multiple per
paragrafi: non è più una novità). Anche il loro indirizzo è divisibile per 16 (cioè allineato a paragrafo) ed è
esprimibile mediante la sola parte segmento (seg:0000). Ne segue che anche i MCB sono allineati a paragrafo,
dal momento che occupano il paragrafo immediatamente precedente l'area allocata. Vale infine la pena di
sottolineare che i servizi 48h, 49h e 4Ah dell'int 21h restituiscono e/o richiedono in input l'indirizzo (sotto forma di
word, la sola parte segmento) dell'area e non quello del MCB (ricavabile decrementando di uno quello dell'area).

     204 Le versioni di DOS anteriori alla 4.0 non utilizzano questo campo; con esse il solo metodo per conoscere il
nome del programma è andare a curiosare in coda all'environment di questo (vedere pag. 185 per un esempio di
metodo valido, comunque, anche con DOS 4 e successivi). Qui il nome è memorizzato completo di drive e
pathname; tuttavia esso scompare se la RAM allocata all'environment viene liberata.


                                                                              Gestione a basso livello della memoria - 193





disponibili, quelli restanti sono riempiti con spazi (ASCII 32, esadecimale 20). Se l'area è riservata al
DOS, il nome, quando presente, è solitamente una stringa significativa per il solo DOS, e il carattere
tappo può essere l'ASCII 256 (FFh).
               Qui giunti, conosciamo quanto basta (con un po' di ottimismo e di fortuna) per lavorare alla pari
con il DOS. Si tratta, ora, di illustrare alcuni metodi (gran parte dei quali non documentati ufficialmente)
per individuare gli indirizzi degli oggetti di cui abbiamo discusso.
               Cominciamo dal secondo file nascosto. Il servizio 34h dell'int 21h restituisce l'indirizzo, nel
segmento di memoria allocato al DOS, dell'InDOS flag205:

INT 21H, SERV. 34H: INDIRIZZO DELL'INDOS FLAG

Input                             AH               34h

Output                            ES:BX            Indirizzo (seg:off) dell'InDOS flag.


               La parte segmento dell'indirizzo dell'InDOS flag (restituita in ES) è l'indirizzo di segmento
al quale è caricato il secondo file nascosto; esso si trova, in altri termini, a ES:0000. La funzione
getdosseg() è un esempio di come è possibile procedere per ottenere detto indirizzo.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    DOSSEG.C - getdosseg()

    unsigned cdecl getdosseg(void);
    Restituisce: l'indirizzo di segmento di IO.SYS o IBMDOS.COM

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx dosseg.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

unsigned cdecl getdosseg(void)
{
    union REGS regs;
    struct SREGS sregs;

    regs.h.ah = 0x34;
    intdos(®s,®s);
    segread(&sregs);
    return(sregs.es);
}

               Circa la parola chiave cdecl vedere pag. 92. Una versione più efficiente della getdosseg()
è listata di seguito:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991
                              
                                                   
                                                       
     205 Alcune interessanti particolarità relative all'InDOS Flag sono discusse alle pagine  e seguenti.


194 - Tricky C





    DOSSEG.C - getdosseg()

    unsigned cdecl getdosseg(void);
    Restituisce: l'indirizzo di segmento di IO.SYS o IBMDOS.COM

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 2.0

        bcc -O -d -c -k- -mx dosaddr.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-                                                      // per maggiore efficienza

unsigned cdecl getdosseg(void)
{
    _AX = 0x34;
    asm int 21h;
    return(_ES);
}

          Passiamo ai Memory Control Block. Come si è detto, la prima area gestita tramite MCB è quella
dei device driver. Sfortunatamente, anche in questo caso non esistono metodi ufficiali per conoscerne
l'indirizzo. Esiste, però, un servizio non documentato dell'int 21h, la funzione 52h, detto
"GetDosListOfLists", che restituisce l'indirizzo di una tavola di parametri ad uso interno del sistema. La
word che precede questa tavola è l'indirizzo (segmento) del primo MCB.

INT 21H, SERV. 52H: INDIRIZZO DELLA LISTA DELLE LISTE

Input              AH           52h

Output             ES:BX        Indirizzo (segmento:offset) della lista delle liste.


          Di seguito riportiamo un esempio di funzione che restituisce l'indirizzo di segmento del primo
MCB.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    FIRSTMCB.C - getfirstmcb()

    unsigned cdecl getfirstmcb(void);
    Restituisce: l'indirizzo di segmento del primo MCB

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 2.0

        bcc -O -d -c -mx firstmcb.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

unsigned cdecl getfirstmcb(void)
{
    union REGS regs;


                                                            Gestione a basso livello della memoria - 195





    struct SREGS sregs;

    regs.h.ah = 0x52;
    intdos(®s,®s);
    segread(&sregs);
    return(*(unsigned far *)MK_FP(sregs.es,regs.x.bx-2));
}

          La macro MK_FP() è descritta a pag. 24. Anche in questo caso riportiamo la versione basata
sullo inline assembly:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    FIRSTMCB.C - getfirstmcb()

    unsigned cdecl getfirstmcb(void);
    Restituisce: l'indirizzo di segmento del primo MCB

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 2.0

        bcc -O -d -c -k- -mx firstmcb.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-                                                   // per maggiore efficienza

unsigned cdecl getfirstmcb(void)
{
    asm mov ah,52h;
    asm int 21h;
    asm mov ax,es:[bx-2];
    return(_AX);
}

          A scopo di chiarezza, ripetiamo che getfirstmcb() non restituisce l'indirizzo della prima
area di RAM controllata da MCB, bensì quello del primo MCB. L'indirizzo (di segmento) dell'area si
ottiene, ovviamente, sommando uno al valore restituito.
          Ora che sappiamo dove trovarli, i MCB possono essere comodamente manipolati con l'aiuto di
una struttura:

struct MCB {
    char     pos;
    unsigned psp;
    unsigned dim;
    char     reserved[3];
    char     name[8];
};

          Attenzione: il campo name della struttura di tipo MCB non è una vera e propria stringa, in
quanto privo del NULL finale. Ecco, ora, il listato di una funzione in grado di copiare un Memory Control
Block in un buffer appositamente predisposto.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991


196 - Tricky C





    PARSEMCB.C - parsemcb()

    unsigned cdecl parsemcb(struct MCB *mcb,unsigned mcbseg);
    struct MCB *mcb;     puntatore ad una struttura di tipo MCB: deve
                         essere gia' allocata
    unsigned   ncbseg;   indirizzo (segmento) del MCB da copiare

    Restituisce: l'indirizzo (segmento) dell'area di RAM controllata dal
                 MCB dopo avere copiato il contenuto del MCB nella
                 struttura mcb.

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 2.0

        bcc -O -d -c -mx parsemcb.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

#include 

unsigned cdecl parsemcb(struct MCB *mcb,unsigned mcbseg)
{
    asm push ds;

#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)

    asm push ds;                                          // il compilatore assume che nei modelli "piccoli"
    asm pop es;                                             // SS e DS coincidano, percio' si puo' usare DS
    asm mov di,mcb;

#else

    asm les di,dword ptr mcb;                               // modello dati "grandi": mcb e' una doubleword

#endif

    asm mov ds,mcbseg;                                                // DS:SI punta al Memory Control Block
    asm xor si,si;                                                         // ES:DI punta alla struttura mcb
    asm mov cx,8;                                                               // copia 8 words (16 bytes)
    asm cld;
    asm cli;
    asm rep movsw;
    asm sti;
    asm pop ds;
    return(mcbseg+1);
}

               Lo inline assembly rende il codice compatto e veloce206; la funzione potrebbe comunque essere
realizzata facilmente in C puro. La parsemcb() copia i dati di un MCB in una struttura di template
                              
                                                   
                                                      
     206 Il puntatore mcb non è dichiarato near né far (pag. 21): il suo tipo dipende perciò dal modello di memoria
scelto per la compilazione (pag. 143); esso, in particolare, è near nei modelli tiny, small e medium. All'interno
della funzione non è possibile sapere se la struttura a cui mcb punta è stata allocata nello heap con una chiamata a
malloc() (con indirizzo relativo a DS), nell'area dati statici e globali (indirizzo ancora relativo a DS) o nello stack
come variabile automatica (indirizzo relativo a SS). In tutti gli esempi di funzione presentati nel testo, in casi come
quello analizzato, si assume che nei modelli small e medium DS e SS coincidano (e si utilizza dunque DS per
ricavare la parte segmento dell'indirizzo), in quanto questo è il default di comportamento del compilatore. Solo con
particolari e pericolose opzioni della riga di comando è infatti possibile richiedere che DS e SS, in detti modelli di
memoria, non siano necessariamente uguali.


                                                                 Gestione a basso livello della memoria - 197





MCB e restituisce l'indirizzo del Memory Control Block incrementato di uno, cioè l'indirizzo (segmento)
dell'area di memoria controllata da quel MCB.
          Abbiamo tutto ciò che occorre per ricostruire la mappa della memoria convenzionale: basta
collegare i vari frammenti in modo opportuno.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    MCBCHAIN.C - getmcbchain()

    struct MCB * cdecl getmcbchain(unsigned basemcb);
    unsigned basemcb;    indirizzo (segmento) del primo MCB della catena.
    Restituisce: un puntatore ad un array di strutture di tipo MCB.

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 2.0

        bcc -O -d -c -mx mcbchain.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include                                                                             // per NULL
#include                                                         // per malloc() e realloc()

struct MCB * cdecl getmcbchain(unsigned basemcb)
{
    register i;
    unsigned mcbseg;
    struct MCB *mcb;

    if(!(mcb = (struct MCB *)malloc(sizeof(struct MCB))))
        return(NULL);
    mcbseg = parsemcb(mcb,basemcb);
    mcbseg += mcb->dim;                         // segmento MCB + 1 + dimensione MCB = segmento
    i = 1;                                                                       // del MCB successivo
    do {
        if(!(mcb = (struct MCB *)realloc(mcb,(i+1)*sizeof(struct MCB))))
            return(NULL);
        mcbseg = parsemcb(mcb+i,mcbseg);
        mcbseg += mcb[i].dim;
    } while(mcb[i++].pos != 'Z');                           // i e' incrementata dopo il confronto
    return(mcb);
}

          La getmcbchain() prende come parametro l'indirizzo di segmento del primo MCB della
catena, facilmente ottenibile mediante la getfirstmcb(): come si può vedere, nulla di complicato.
Per avere una mappa completa della memoria convenzionale basta ricavare l'indirizzo del secondo file
nascosto con una chiamata alla getdosseg(). La mappa può poi essere arricchita individuando la
strategia utilizzata dal DOS nell'allocazione della memoria, cioè l'algoritmo con il quale il DOS ricerca un
blocco libero di dimensioni sufficienti. Le strategie possibili sono tre: la prima, detta FirstFit, consiste nel
ricercare il blocco a partire dall'origine della RAM; la seconda, BestFit, nell'allocare il blocco nella
minore area libera disponibile; la terza, LastFit, si esplica nell'allocare la parte alta dell'ultimo blocco
libero. La strategia di allocazione è gestita dal servizio 58h dell'int 21h.


198 - Tricky C





INT 21H, SERV. 58H: GESTIONE DELLA STRATEGIA DI ALLOCAZIONE

Input              AH           58h

                   AL           00h: ottiene la strategia di allocazione
                                01h: determina la strategia di allocazione

                   BX           solo per AL = 01h (set strategy):
                                     0 : FirstFit
                                     1 : BestFit
                                >= 2 : LastFit

Output             AX           codice di errore se CarryFlag = 1; altrimenti:

                                solo per AL = 00h (get strategy):
                                     0 : FirstFit
                                     1 : BestFit
                                >= 2 : LastFit


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    ALCSTRAT.C - getallocstrategy()

    int cdecl getallocstrategy(void);
    Restituisce: la strategia di allocazione DOS. In caso di errore
                 restituisce -1.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx alcstrat.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-                                                           // maggiore efficienza

int cdecl getallocstrategy(void)
{
    _AX = 0x5800;
    asm int 21h;
    asm jnc EXITFUNC;
    _AX = -1;
EXITFUNC:
    return(_AX);
}

          Per un esempio di modifica della strategia DOS di allocazione vedere pag. .


                                                                                Gestione a basso livello della memoria - 199





                                                          U P P E R   M E M O R Y 

               Il metodo di puntamento basato sulla coppia segmento:offset consente al DOS di indirizzare, su
macchine a 16 bit, un megabyte di RAM207. I 384 Kb compresi tra i primi 640 Kb e il Mb sono, di norma,
utilizzati come indirizzi per il ROM-BIOS o sue estensioni, per la gestione del video, etc.: uno schema è
                                                                           riprodotto in figura 9.
                                                                                      Gli indirizzi compresi tra  C000:0 e
                                                                           EFFF:000F sono disponibili per le estensioni
                                                                           ROM-BIOS: possono, cioè, essere utilizzati dalle
                                                                           schede di supporto per il networking o per
                                                                           particolari periferiche (fax, scanner, etc.). Ad
                                                                           esempio, l'intervallo che si estende da
                                                                           da C000:0 a C7FF:000F è di norma occupato
                                                                           dal BIOS delle schede VGA; inoltre molti
                                                                           calcolatori tipo notebook o laptop dispongono di
                                                                           estensioni ROM-BIOS, spesso dedicate al
                                                                           controllo del video LCD, nel range da E000:0
                                                                           a EFFF:000F.
                                                                                     Gli indirizzi non occupati possono
                                                                           essere impiegati per simulare l'esistenza di aree
                                                                           di memoria che il DOS gestisce in modo analogo
                                                                           a quelle presenti nella memoria convenzionale: a
                                                                           tal fine è indispensabile un driver in grado di
                                                                           rimappare gli indirizzi tra A000:0
                                                                           e FFFF:000F alla memoria fisicamente
                                                                           presente, in quanto a detti indirizzi non
                                                                           corrisponde RAM installata. Tali driver
                                                                           utilizzano, per effettuare il remapping, memoria
Fig. 9: Utilizzo degli indirizzi di memoria tra i 640 Kb e il megabyte.    espansa: ne consegue la necessità che sulla
macchina ne sia installata una quantità sufficiente (almeno pari all'ampiezza totale delle aree da
simulare)208. Il DOS, a partire dalla versione 5.0, include il software necessario alla gestione, su
macchine 80386 e superiori, di aree di RAM tra i 640 Kb e il Mb, dette Upper Memory Block. Inoltre,
sono reperibili in commercio diversi prodotti mediante i quali è possibile ottenere prestazioni analoghe o
migliori (per efficienza e flessibilità) sia su macchine 80386/80486 che 80286, con o senza DOS 5.0.
               La tecnica di gestione degli Upper Memory Block (UMB), analogamente a quanto avviene per
la memoria convenzionale, si basa sui Memory Control Block; sfortunatamente, i driver DOS e quelli di
produttori indipendenti definiscono le aree e comunicano con il sistema (programmi, etc.) mediante
tecniche differenti: insomma, il caos regna sovrano. Gli esempi che seguono intendono fornire gli
elementi minimi necessari a ricavare una mappa della Upper Memory: essi vanno comunque "presi con le
pinze", dal momento che si basano esclusivamente sui risultati di una ostinata sperimentazione.
               Il DOS 5.0 crea (tramite HIMEM.SYS e EMM386.EXE) la catena di MCB per gli Upper
Memory Block restringendo l'ultima area di memoria convenzionale di 16 byte, nei quali definisce il

                              
                                                   
                                                      
     207 Per la precisione: un megabyte e 64 Kb meno 16 byte (FFFF:FFFF). I (circa) 64 Kb eccedenti il Mb sono
denominati HMA (High Memory Area; vedere pag.  e seguenti). Le macchine a 32 bit (80386, 80486, etc.) possono
indirizzare linearmente grandi quantità di RAM, ma il limite descritto permane in ambiente DOS.

     208 Quanto detto è vero per le macchine 80286. Le macchine basate su processore 80386 o 80486 (comprese le
versioni SX) possono utilizzare anche memoria estesa, se al bootstrap è installato un driver in grado di emulare la
memoria espansa attraverso quella estesa.


200 - Tricky C





primo MCB della nuova catena: nel caso di 640 Kb di RAM convenzionale, esso si trova a 9FFF:0. Il
suo campo POS contiene il carattere 'M'; il campo PSP è valorizzato a 8; il campo NAME contiene la
stringa "SC", seguita da sei NULL. Sommando il valore contenuto nel campo DIM all'indirizzo del MCB
si ottiene la parte segmento209 dell'indirizzo  di un successivo MCB210, il cui campo NAME contiene la
stringa "UMB" seguita da 5 blanks. Il campo PSP è pari all'indirizzo del MCB stesso, incrementato di uno;
il campo DIM esprime la dimensione, in paragrafi, dell'Upper Memory Block. All'interno di questo vi
sono i MCB necessari per la definizione delle aree allocate e libere211. Il campo POS vale 'Z' se vi è
questo UMB soltanto, 'M' altrimenti: in questo caso, sommando il campo DIM incrementato di uno
all'indirizzo dell'attuale UMB si ottiene l'indirizzo del successivo MCB. Questo, a sua volta, potrebbe
avere lo scopo di "proteggere" un'area non rimappabile212. La catena continua sino ad esaurimento degli
indirizzi liberi.
               Basandosi su queste caratteristiche (lo ripetiamo: individuate empiricamente) è possibile
realizzare una funzione in grado di determinare se nel sistema è disponibile Upper Memory gestita dal
DOS 5.0:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    UMBDOS.C - testforDOS()

    unsigned cdecl testforDOS(void);
    Restituisce: l'indirizzo (segmento) del MCB corrispondente al primo
                 UMB (area di RAM sopra i 640 Kb). Restituisce NULL se
                 non riesce ad individuare la catena di UMB.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx umbdos.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include                                                                                     // per NULL
#include                                                                             // per strncmp()

unsigned cdecl testforDOS(void)
{
    unsigned segbase, umbseg;
    struct MCB umb;                                         // struct MCB e parsemcb() sono gia' note
                              
                                                   
                                                      
     209 Forse vale la pena di ricordare che la parte segmento di un indirizzo equivale alla word più significativa di un
puntatore C far o huge.

     210 Il primo MCB ha lo scopo di escludere dal remapping il buffer video EGA/VGA (A000:0-AFFF:000F).
La dimensione del MCB può variare a seconda delle opzioni presenti sulla riga di comando del driver che gestisce la
Upper Memory.

     211 La logica è analoga a quella descritta circa il caricamento dei device driver in memoria convenzionale.

     212 Riprendendo l'esempio precedente: a 9FFF:0 vi è il primo MCB dell'Upper Memory; la formula
indirizzo+DIM+1 fornisce B001h. Se sulla macchina è installato un video a colori, l'intervallo
B001:0-B7FF:0 costituisce il primo UMB (a B000:0 vi è il suo proprio MCB), che può contenere uno o più
MCB. A B7FF:0 si trova un MCB che ha lo scopo di proteggere l'intervallo B800:0-C7FF:000F (nell'ipotesi di
scheda VGA presente): la formula indirizzo+DIM+1 fornisce C801h. A C801:0 vi è un altro UMB (il suo
proprio MCB è a C000:0), che può contenere diversi MCB, e così via.


                                                                  Gestione a basso livello della memoria - 201





    segbase = ((*(unsigned far *)0x413)*64)-1;
    parsemcb(&umb,segbase);
    if((umb.pos == 'M') && (umb.psp == 0x0008)) {
        parsemcb(&umb,umbseg = segbase+umb.dim);
        if(((umb.pos == 'M') || (umb.pos == 'Z')) &&
                (umb.psp == umbseg+1) && (!strncmp(umb.name,"UMB     ",8)))
            return(segbase);
    }
    return(NULL);
}

               La testforDOS() ipotizza che gli utlimi 16 byte di memoria convenzionale213 siano un
MCB: se il presunto campo POS vale 'M' e il presunto PSP è 8, allora il controllo prosegue secondo le
linee indicate in precedenza. Se i 16 byte all'indirizzo segbase+umb.dim sono un MCB il cui campo
PSP è pari al proprio indirizzo incrementato di uno e il cui campo NAME contiene "UMB     ", allora
testforDOS() presume che gli ultimi 16 byte di memoria convenzionale siano realmente il primo
MCB della catena che gestisce gli Upper Memory Block e ne restituisce l'indirizzo, altrimenti restituisce
NULL (a significare che non vi è Upper Memory disponibile, o non è stato possibile individuarne la
presenza). La mappa della Upper Memory può essere ottenuta semplicemente passando alla
getmcbchain() di pag.  proprio l'indirizzo restituito dalla testforDOS().
               Per quanto riguarda i driver reperibili in commercio (non facenti parte del pacchetto DOS)
l'esempio che segue fa riferimento al QEMM386.SYS, prodotto dalla Quarterdeck Office Systems, il
quale, su macchine dotate di processore 80386 o superiore, fornisce supporto per la memoria estesa ed
espansa, nonché per gli Upper Memory Block. Il metodo utilizzato per la loro gestione differisce
significativamente da quello implementato dal DOS. In primo luogo, non esistono UMB contenitori di
aree di RAM: ogni UMB rappresenta un'area a se stante, dotata di un proprio MCB, in modo del tutto
analogo alle aree definite entro i primi 640 Kb. Inoltre, il primo UMB si trova al primo indirizzo
disponibile sopra la memoria convezionale (e non negli ultimi 16 byte di questa); gli indirizzi non
disponibili sono protetti con un UMB il cui MCB presenta nel campo PSP il memdesimo valore del
campo PSP del MCB dell'area allocata, tra i device driver, a QEMM386.SYS214. Questo, infine, incorpora
un gestore per l'interrupt 2Fh, tramite il quale comunica con il sistema. Invocando l'int 2Fh dopo avere
caricato con opportuni valori i registri è possibile desumere, dai valori in essi restituiti, se
QEMM386.SYS è attivo e qual è l'indirizzo del primo UMB.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    UMBQEMM.C - testforQEMM386()

    unsigned cdecl testforQEMM386(void);
    Restituisce: l'indirizzo (segmento) del MCB corrispondente al primo
                 UMB (area di RAM sopra i 640 Kb). Restituisce NULL se
                 non riesce ad individuare la catena di UMB.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

                              
                                                   
                                                      
     213 La word a 0:0413 contiene i Kb di memoria convenzionale installati.

     214 Esempio: se sulla macchina è installato un video a colori, a B000:0 vi è il primo MCB dell'Upper Memory
(l'area UMB è a B001:0); la formula indirizzo+DIM+1 fornisce l'indirizzo del successivo MCB. A B7FF:0 si
trova un MCB che ha lo scopo di proteggere l'intervallo B800:0-C7FF:000F (nell'ipotesi di scheda VGA
presente): la formula indirizzo+DIM+1 fornisce C800h. Qui vi è un altro MCB (l'area UMB è a C001:0), per
il quale la formula indirizzo+DIM+1 fornisce l'indirizzo del successivo MCB, e così via.


202 - Tricky C





        tcc -O -d -c -mx umbqemm.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-                             // non indispensabile, ma aggiunge efficienza

#include                                                                         // per NULL
#include                                                                  // per strncmp()

unsigned cdecl testforQEMM386(void)
{
    asm {
        mov ax,0D200h;
        mov bx,05144h;
        mov cx,04D45h;
        mov dx,04D30h;
        int 2Fh;
        cmp ax,0D2FFh;
        jne NOTQEMM386;
        cmp bx,04D45h;
        jne NOTQEMM386;
        cmp cx,04D44h;
        jne NOTQEMM386;
        cmp dx,05652h;
        jne NOTQEMM386;
        mov ax,0D201h;
        mov bx,04849h;
        mov cx,05241h;
        mov dx,04D30h;
        int 0x2F;
        cmp ax,0D201h;
        jne NOTQEMM386;
        cmp bx,04F4Bh;
        jne NOTQEMM386;
        jmp EXITFUNC;
    }
NOTQEMM386:
    asm xor cx,cx;
EXITFUNC:
    return(_CX);
}

         La testforQEMM386() invoca due volte l'int 2Fh. Nella prima richiede il servizio 0
(AL = 0; può essere una richiesta di conferma dell'avvenuta installazione): AH, BX, CX e DX contengono,
presumibilmente, valori aventi funzione di "parola d'ordine" (vedere, per alcuni dettagli circa l'int 2Fh,
pag. ). Se QEMM386.SYS è installato ed attivo AX, BX, CX e DX contengono valori prestabiliti,
controllati dalla funzione. La seconda chiamata all'int 2Fh richiede il servizio 1 (AL = 1; appare essere la
richiesta dell'indirizzo del primo MCB per UMB): anche in questo caso AH, BX, CX e DX sono caricati
con valori costanti. QEMM386.SYS restituisce in AX e BX ancora valori prestabiliti, ed in CX la parte
segmento dell'indirizzo del primo MCB di controllo per gli Upper Memory Block. La
testforQEMM386() restituisce NULL se non ha individuato la presenza di QEMM386.SYS. Anche in
questo caso il valore restituito, se diverso da  NULL, può essere parametro attuale della getmcbchain()
per ricavare la mappa della Upper Memory.


                                                                               Gestione a basso livello della memoria - 203





               Gli UMB (pag. 226) sono definiti dalla XMS (eXtended Memory Services) Specification, a cui
si rimanda per la descrizione dei servizi che consentono la loro allocazione e deallocazione (pag. 246)215.


                                                          M E M O R I A   E S P A N S A 

               La memoria espansa consiste in pagine216 di RAM che possono essere copiate dentro e fuori lo
spazio fisico di indirizzamento oltre il limite dei 640 Kb. E', in sostanza, un metodo per superare il limite
dei 640 Kb tramite un driver in grado di gestire lo scambio di dati tra la RAM direttamente indirizzabile





Fig. 10: Schema di mapping EMM tra pagine fisiche (EMM page frame) e pagine logiche. La figura ipotizza che la
Page Frame sia gestita nella Upper Memory.

dal DOS e la memoria presente oltre il primo megabyte, attraverso la page frame , un'area definita entro il
primo Mb stesso (memoria convenzionale o upper memory) e utilizzata come buffer di "transito".
Secondo le specifiche LIM 4.0217 la page frame ha dimensione pari a 64 Kb (4 pagine fisiche), e può
essere utilizzata per gestire fino a 32 Mb di RAM, suddivisa in pagine logiche (in genere di 16 Kb). Ad
ogni gruppo di pagine logiche è associato uno handle (concetto analogo ma non coincidente con quello di
pag. 126), che lo identifica in modo univoco: il driver si occupa di creare una corrispondenza trasparente
tra pagine fisiche e pagine logiche associate ad un certo handle (figura 10); il funzionamento del
meccanismo sarà sperimentato nel corso del paragrafo. Su macchine 80386 o superiori la memoria
espansa può essere emulata (mediante appositi driver) utilizzando la memoria estesa (vedere pag. ).


                              
                                                   
                                                      
     215 Gli esempi su allocazione e disallocazione degli UMB presumono la conoscenza della modalità di chiamata
dei servizi XMS, descritta proprio nel capitolo dedicato alla memoria estesa.

     216 Una pagina equivale a 16 Kb.

     217 Lo standard industriale di specifiche per la gestione della memoria espansa definito da Lotus, Intel e
Microsoft.


204 - Tricky C





               Il driver che gestisce la memoria espansa (detta memoria EMS) installa un proprio gestore
dell'int 67h e rende disponibile un device che ha il nome convenzionale EMMXXXX0. Esso è detto EMM
(EMS Manager). Di seguito sono presentati i listati218 di alcune funzioni basate sui servizi dell'int 67h.
               Prima di effettuare qualsiasi operazione mediante il driver EMS si deve stabilire se esso è
effettivamente installato. Il metodo raccomandato dalle specifiche LIM consiste nel tentare l'apertura del
device EMMXXXX0:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMTEST.C - testEMM()

    int cdecl testEMM(void);
    Restituisce: 1 se il driver EMM e' installato
                 0 altrimenti

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmtest.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  warn -pia

#include                                                                                        // per NULL
#include 
#include 
#include 

int cdecl testEMM(void)                                                      /* uso della memoria espansa */
{
    int handle, retcode;
    struct REGPACK r;

    if((handle = open("EMMXXXX0",O_RDONLY)) == -1)                                                   // apre handle
        return(NULL);
    retcode = NULL;
    r.r_ax = 0x4400;                                                                   // e' proprio un device?
    r.r_bx = handle;
    intr(0x21,&r);
    if(!(r.r_flags & 1) && (r.r_dx & 0x80)) {
        r.r_ax = 0x4407;                                                                 // il device e' ready?
        intr(0x21,&r);
        if(!(r.r_flags & 1) && (r.r_ax & 0xFF))
            retcode = 1;
    }
    close(handle);
    return(retcode);
}

               La testEMM() apre il device EMMXXXX0 (nome di default dell'Expanded Memory Manager)
e, mediante la subfunzione 0 del servizio 44h dell'int 21h controlla che esso sia effettivamente un device
(bit 7 di DX = 1) e non un file219. Tramite la subfunzione 7 del medesimo servizio, getEMMusage()
                              
                                                   
                                                      
     218 Parte delle funzioni è scritta in C puro, parte, a scopo esemplificativo, si basa sull'inline assembly.

     219 Se il bit 7 di DX è 0, allora esiste nella directory corrente un file avente nome EMMXXXX0: la open() ha
aperto detto file (e non il device EMM). Quando si dice la sfortuna...


                                                                               Gestione a basso livello della memoria - 205





controlla che il device sia in stato di ready (AL = FFh); in caso affermativo può essere comunicato
(retcode = 1) alla funzione chiamante che il driver è installato e pronto ad eseguire i servizi richiesti
via int 67h.
               E' possibile utilizzare un metodo alternativo per controllare la presenza del driver EMM, basato
sulle specifiche Microsoft per la struttura dei device driver (vedere pag. 355). Vediamo una seconda
versione di testEMM(), più snella della precedente220.

#include 
#include 

#define  EMMNAME    "EMMXXXX0"

int cdecl testEMM2(void)
{
    struct REGPACK r;

    r.r_ax = 0x3567;                                                         // richiede il vettore dell'int 67h
    intr(0x21,&r);
    return(!_fstrncmp((char far *)MK_FP(r.r_es,10),EMMNAME,strlen(EMMNAME)));
}

               La testEMM2() costruisce un puntatore far a carattere la cui parte segmento è data dalla
parte segmento del vettore dell'int 67h (ottenuto tramite il servizio 35h dell'int 21h) e la cui parte offset
equivale a 10 (ad offset 10 del blocco di memoria allocato ad un device driver si trova il nome dello
stesso); la funzione _fstrncmp() è utilizzata per vedere se la sequenza di caratteri che si trova a
quell'indirizzo è proprio  EMMXXXX0. Se testEMM2() è compilata con uno dei modelli di memoria tiny,
small o medium (pag. 143) l'indirizzo della costante manifesta EMMNAME è near, ma il compilatore
provvede, in base al prototipo di _fstrncmp() dichiarato in  STRING.H, a convertirlo opportunamente
in puntatore far. L'uso di  _fstrncmp() in luogo di _fstrcmp() è imposto dal fatto che il nome dei
device driver non è gestito, nell'area di RAM loro allocata, come una stringa C (in altre parole, non è
seguito dal NULL). La _fstrncmp() restituisce 0 se le stringhe confrontate sono uguali, cioè nel caso
in cui il driver sia installato: l'operatore di not logico ("!"; vedere pag. 63) "capovolge" il risultato, perciò
anche questa versione di testEMM() restituisce un valore non nullo se il driver è presente e 0 se non lo
è (circa MK_FP() vedere pag. 24).
               La versione del gestore EMM installato è ottenibile via int 67h, servizio 46h, sul quale si basa la
getEMMversion().

INT 67H, SERV. 46H: VERSIONE EMM

Input                             AH              46h

Output                            AH              Stato dell'operazione (errore se != 0; vedere pag. 225).

                                  AL              Versione e revisione del gestore EMM. La versione è nei bit 4-7, la
                                                  revisione nei bit 0-3.


/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMVER.C - getEMMversion()
                              
                                                   
                                                      
     220 Tra l'altro questo algoritmo è facilmente implementabile anche all'interno di gestori di interrupt.


206 - Tricky C





    unsigned cdecl getEMMversion(void);
    Restituisce: la versione del driver EMM (versione nel byte meno
                 significativo, revisione nel byte piu' significativo:
                 4.0 e' restituito come 0x0004).
                 Se si e' verificato un errore restituisce un numero
                 negativo (il codice d'errore EMS cambiato di segno).

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- emmver.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-

unsigned cdecl getEMMversion(void)                                                   /* ottiene la versione LIM */
{
    asm {
        mov ah,0x46;
        int 0x67;
        cmp ah,0;
        je SETVER;
        mov al,ah;
        xor ah,ah;
        neg ax;
        jmp EXITFUNC;
    }
SETVER:
    asm {
        mov cx,4;
        mov ah,al;
        shr al,cl;
        and ax,0F0Fh;
    }
EXITFUNC:
    return(_AX);
}

               La getEMMversion() restituisce un unsigned integer, il cui byte meno significativo
rappresenta la versione, e quello più significativo la revisione del gestore EMM221. In caso di errore è
restituito un valore negativo (il codice di errore cambiato di segno).
               La funzione che segue, getEMMframeAddr(), restituisce l'indirizzo della page frame,
ottenuto invocando servizio 41h dell'int 67h.

INT 67H, SERV. 41H: INDIRIZZO DELLA PAGE FRAME

Input                             AH              41h

Output                            AH              Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).

                                  BX              Indirizzo (segmento) della page frame.


                              
                                                   
                                                      
     221 Il valore restituito dall'int 67h è "risistemato" in modo coerente con il servizio 30h dell'int 21h, che restituisce
in AL la versione e in AH la revisione del DOS.


                                                                 Gestione a basso livello della memoria - 207





/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMFRAME.C - getEMMframeAddr()

    unsigned cdecl getEMMframeAddr(void);
    Restituisce: l'indirizzo (segmento) della Page Frame.
                 Se si e' verificato un errore restituisce un numero
                 negativo (il codice d'errore EMS cambiato di segno).

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- emmframe.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-                             /* non indispensabile; accresce l'efficienza */

unsigned cdecl getEMMframeAddr(void)
{
    asm {
        mov ah,0x41;
        int 0x67;
        cmp ah,0;
        je EXITFUNC;
        mov al,ah;
        xor ah,ah;
        neg ax;
        mov bx,ax;
    }
EXITFUNC:
    return(_BX);
}

          Ancora, attraverso i servizi dell'int 67h, è possibile conoscere lo stato della memoria espansa
(numero di pagine totali e libere, stato degli handle, etc.).

INT 67H, SERV. 42H: NUMERO DI PAGINE

Input               AH            42h

Output              AH            Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).

                    BX            Numero di pagine non allocate.

                    DX            Numero totale di pagine EMS.


/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMTOTP.C - getEMMtotPages()

    int cdecl getEMMtotPages(void);
    Restituisce: il numero di pagine totali EMS
                 Se < 0 si e' verificato un errore; il valore cambiato di segno
                 e' il codice di errore EMS


208 - Tricky C





    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmtotp.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

int cdecl getEMMtotPages(void)
{
    struct REGPACK r;

    r.r_ax = 0x4200;
    intr(0x67,&r);
    if(!(r.r_ax & 0xFF00))
        return(r.r_dx);
    return(-((r.r_ax >> 8) & 0xFF));
}

               La getEMMtotPages() restituisce il numero di pagine logiche EMS disponibili nel sistema:
se il valore restituito è negativo rappresenta, cambiato di segno, il codice di errore EMS (l'operazione non
è stata eseguita correttamente); inoltre il dato restituito può evidenziare una quantità di memoria EMS
maggiore della quantità di memoria fisica installata sulla macchina, quando sia attivo un ambiente in
grado di creare memoria virtuale222. Analoghe considerazioni valgono per la getEMMfreePages(),
che restituisce il numero di pagine logiche EMS non ancora allocate (e quindi disponibili per i
programmi).

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMFREEP.C - getEMMfreePages()

    int cdecl getEMMfreePages(void);
    Restituisce: il numero di pagine libere EMS
                 Se < 0 si e' verificato un errore; il valore cambiato di segno
                 e' il codice di errore EMS

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmfreep.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

int cdecl getEMMfreePages(void)
{
    struct REGPACK r;

    r.r_ax = 0x4200;
    intr(0x67,&r);
    if(!(r.r_ax & 0xFF00))
        return(r.r_bx);

                              
                                                   
                                                      
     222 In grado, cioè, di utilizzare porzioni dello spazio libero su disco come RAM aggiuntiva. E' il caso, ad
esempio, di Microsoft Windows 3.x su macchine 80386 o superiori, se attivo in modalità "80386 Avanzata".


                                                            Gestione a basso livello della memoria - 209





    return(-((r.r_ax >> 8) & 0xFF));
}



INT 67H, SERV. 4BH: NUMERO DI HANDLE EMM APERTI

Input           AH            4Bh

Output          AH            Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).

                BX            Numero di handle aperti.


INT 67H, SERV. 4DH: PAGINE ALLOCATE AGLI HANDLE

Input           AH            4Dh

                ES:DI         Buffer costituito da tante coppie di word quanti sono gli handle aperti.

Output          AH            Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).

                BX            Numero di handle attivi.

                              Le words dell'array in ES:DI sono riempite, alternativamente, con un
                              numero di handle e il numero delle pagine allocate a quello handle.


/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMOHNDL.C - getEMMopenHandles()

    int cdecl getEMMopenHandles(void);
    Restituisce: il numero di handles EMS aperti
                 Se < 0 si e' verificato un errore; il valore cambiato di segno
                 e' il codice di errore EMS

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmohndl.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

int cdecl getEMMopenHandles(void)
{
    struct REGPACK r;

    r.r_ax = 0x4B00;
    intr(0x67,&r);
    if(!(r.r_ax & 0xFF00))
        return(r.r_bx);
    return(-((r.r_ax >> 8) & 0xFF));
}


210 - Tricky C





         Anche la getEMMopenHandles() in caso di errore restituisce il codice d'errore EMS
cambiato di segno (negativo); un valore maggiore o uguale a 0 esprime invece il numero di handle EMS
aperti, cioè utilizzati nel sistema. La getEMMpagesPerHandle() utilizza invece il servizio 4Dh
dell'int 67h per conoscere il numero di pagine allocate a ciascuno handle aperto e memorizza i dati
nell'array di strutture di tipo EMMhnd, il cui indirizzo le è passato come parametro.

struct EMMhnd {                                  // struttura per i dati relativi agli handles
    int       handle;                                    // n. dello handle per Expanded Memory
    unsigned  pages;                                              // pagine assegnate allo handle
};

         L'array di strutture deve essere allocato a cura del programmatore, ad esempio con una chiamata
a malloc():

    struct EMMhnd *emmHnd;
    unsigned oHnd;
    ....
    if((oHnd = getEMMopenHandles()) < 0) {
        ....                                                           // gestione dell'errore EMS
    }
    else
        if(!(emmHnd = (struct EMMhnd *)malloc(oHnd*sizeof(struct EMMhnd)))) {
            ....                                         // gestione dell'errore di allocazione
        }

         In assenza di errori può essere invocata la getEMMpagesPerHandle(), listata di seguito,
passandole come parametro il puntatore emmHnd.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMPPH.C - getEMMpagesPerHandle()

    int cdecl getEMMpagesPerHandle(struct EMMhnd *emmHnd);
    struct EMMhnd *emmHnd;   puntatore ad array di strutture EMMhnd, gia' allocato
                             con tanti elementi quanti sono gli handles aperti.
    Restituisce: >= 0 se l'operazione e' stata eseguita correttamente. Il valore
                 rappresenta il numero di handles EMS attivi.
                 Se < 0 si e' verificato un errore; il valore cambiato di segno
                 e' il codice di errore EMS

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmpph.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  warn -pia

#include 
#include 

int cdecl getEMMpagesPerHandle(struct EMMhnd *emmHnd)                 // uso della memoria espansa
{
    struct REGPACK r;

    r.r_ax = 0x4D00;
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)


                                                                Gestione a basso livello della memoria - 211





    r.r_es = _DS;
    r.r_di = (unsigned)emmHnd;
#else
    r.r_es = FP_SEG(emmHnd);
    r.r_di = FP_OFF(emmHnd);
#endif
    intr(0x67,&r);
    if(!(r.r_ax & 0xFF00))
        return(r.r_bx);
    return(-((r.r_ax >> 8) & 0xFF));
}

          Circa l'uso di DS nella funzione vedere pag. 196; le macro FP_SEG() e FP_OFF() sono
descritte a pag. 24.
          Ad ogni handle può essere associato un nome, mediante la subfunzione 1 del servizio 53h
dell'int 67h. I nomi associati agli handle aperti possono essere conosciuti tramite la subfunzione 0 del
medesimo servizio.

INT 67H, SERV. 53H: NOME DELLO HANDLE EMS

Input                   AH     53h

                        AL     00h: richiede il nome di uno handle

                                   DX = Numero dello handle EMM.
                                   ES:DI = Indirizzo di un buffer ampio almeno 8 byte, in cui è
                               copiato il nome dello handle.

                               01h: assegna il nome ad uno handle

                                   DX = Numero dello handle EMM
                                   DS:SI = Indirizzo di un buffer ampio almeno 8 byte, contenente
                               il nome da assegnare allo handle (ASCIIZ).

Output                  AH     Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).


/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMGHNAM.C - getEMMhandleName()

    int cdecl getEMMhandleName(unsigned handle,char *EMMhname);
    int EMMhandle;     handle EMM di cui si vuole conoscere il nome.
    char *EMMhname;    buffer di 9 bytes in cui memorizzare il nome.
    Restituisce: lo stato dell'operazione. Se < 0, il valore, cambiato di segno,
                 e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmghnam.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

#include 


212 - Tricky C





int cdecl getEMMhandleName(int EMMhandle,char *EMMhname)
{
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm push ds;
    asm pop es;
    asm mov di,EMMhname;
#else
    asm les di,dword ptr EMMhname;
#endif
    asm mov dx,EMMhandle;
    asm mov ax,0x5300;
    asm int 0x67;
    asm cmp ah,00h;
    asm jne EXITERROR;
    EMMhname[8] = NULL;
    return(0);
EXITERROR:
    asm mov al,ah;
    asm xor ah,ah;
    asm neg ax;
    return(_AX);
}

               La getEMMhandleName() utilizza il servizio descritto (subfunzione 0) per conoscere il
nome associato allo handle EMMhandle. Il buffer EMMhname deve comprendere 9 byte 223: nei primi 8 è
copiato il nome, mentre l'ultimo è valorizzato a NULL per costruire una normale stringa (circa l'uso di DS
vedere pag. 196). In caso di errore è restituito un valore negativo che, cambiato di segno, rappresenta il
codice dell'errore EMS: la funzione non potrebbe segnalare l'errore semplicemente copiando in
EMMhname una stringa vuota, dal momento che questa è un nome valido. La differente gestione dei
puntatori nei diversi modelli di memoria rende necessaria, come già in getEMMusage(), la
compilazione condizionale delle istruzioni relative al caricamento dei registri ES:DI con l'indirizzo del
buffer.
               Del tutto analoga appare la setEMMhandleName(), che assegna un nome ad uno handle
tramite la subfunzione 1 del solito int 67h, servizio 53h.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMSHNAM.C - setEMMhandleName()

    int cdecl setEMMhandleName(unsigned handle,char *EMMhname);
    int EMMhandle;     handle EMM a cui si vuole assegnare il nome.
    char *EMMhname;    buffer contenente il nome (stringa chiusa da NULL).
    Restituisce: lo stato dell'operazione. Se < 0, il valore, cambiato di segno,
                 e' il codice di errore EMS. Se e' 0, l'operazione e' stata
                 eseguita correttamente.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmshnam.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

                              
                                                   
                                                      
     223 Se la sua dimensione supera i 9 byte, sono comunque utilizzati solamente i primi 9.


                                                                               Gestione a basso livello della memoria - 213





#include 

int cdecl setEMMhandleName(int EMMhandle,char *EMMhname)
{
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm mov si,EMMhname;
#else
    asm push ds;
    asm lds si,dword ptr EMMhname;
#endif
    asm mov dx,EMMhandle;
    asm mov ax,0x5301;
    asm int 0x67;
    asm mov al,ah;
    asm cmp ax,00h;
    asm je EXITFUNC;
    asm xor ah,ah;
    asm neg ax;
EXITFUNC:
#if defined(__COMPACT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    return(_AX);
}

               Le funzioni sin qui presentate (eccetto setEMMhandleName()) consentono esclusivamente
di analizzare l'attuale utilizzo della expanded memory: si tratta ora di definire (in breve!) un algoritmo di
utilizzo della medesima, per dotarci degli strumenti che ci consentano di sfruttarla attivamente nei nostri
programmi. In primo luogo è necessario allocare un certo numero di pagine logiche ad uno handle; in
altre parole dobbiamo stabilire quanta memoria espansa ci occorre, tenendo presente che essa è
solitamente allocata, per compatitbilità con le prime versioni delle specifiche LIM EMS, in blocchi
multipli di 16 Kb (le pagine). Così, se dobbiamo disporre di 40 Kb di expanded memory, è indispensabile
allocare 3 pagine logiche. Il driver EMM assegna al gruppo di pagine logiche allocate un numero
identificativo (lo handle) al quale è necessario riferirsi per tutte le operazione successivamente effettuate
su di esse.Allocare pagine logiche significa destinarle ad uso esclusivo del programma. L'area di memoria
espansa è quindi identificata da due "coordinate": lo handle e il numero di pagina logica all'interno
dell'area stessa224. L'allocazione delle pagine logiche è effettuata dal servizio 43h dell'int 67h:

INT 67H, SERV. 43H: ALLOCA PAGINE LOGICHE NELLA MEMORIA ESPANSA

Input                             AH              43h

                                  BX              numero di pagine logiche che si desidera allocare

Output                            AH              Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).

                                  DX              Handle (se AX = 0)


                              
                                                   
                                                      
     224 Se, ad esempio, si richiede al driver di allocare un gruppo di 3 pagine logiche, queste saranno numerate da 0
a 2. Ciascuna di esse è identificabile univocamente mediante lo handle e il proprio numero. Nonostante il paragone
sia un po' azzardato, si può pensare ad un blocco di pagine logiche come ad un array: lo handle identifica l'array
stesso, ed ogni pagina ne è un elemento, che può essere referenziato tramite il proprio numero (l'indice).


214 - Tricky C





/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMALLOC.C - allocEMMpages()

    int cdecl allocEMMpages(int pages);
    int pages;     numero di pagine da allocare.
    Restituisce:   un intero. Se e' maggiore di zero e' lo handle associato
                   alle pagine allocate. Se e' = zero si e' verificato un errore
                   non identificato. Se < 0, il valore, cambiato di segno,
                   e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmalloc.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl allocEMMpages(int pages)
{
    asm mov ah,043h;
    asm mov bx,pages;
    asm int 067h;
    asm cmp ah,00h;
    asm je EXITFUNC;
    asm mov dl,ah;
    asm xor dh,dh;
    asm neg dx;
EXITFUNC:
    return(_DX);
}

         La allocEMMpages() restituisce lo handle associato alle pagine allocate: si tratta di un
numero maggiore di 0. Se viene restituito un numero pari o inferiore a zero, si è verificato un errore e le
pagine non sono state allocate: il valore zero non è un codice di errore vero e proprio, ma indica una
situazione "strana", in quanto lo handle 0 è riservato al sistema operativo. Un valore minore di zero,
cambiato di segno, rappresenta invece un normale codice di errore EMS. Una tabella dei codici di errore è
presentata a pag. 225.
         Come utilizzare le pagine disponibili? Il driver è in grado di effettuare un mapping trasparente
delle pagine logiche con le pagine fisiche. Ciò significa che tutte le operazioni effettuate su queste ultime
(definite all'interno del primo Mb, dunque indirizzabili mediante comuni puntatori di tipo far o huge)
vengono trasferite, senza che il programmatore debba preoccuparsene, sulle pagine logiche poste in
corrispondenza (cioè mappate) con esse. Effettuare il mapping di una pagina logica con una pagina fisica
significa, in pratica, porre la prima in corrispondenza biunivoca con la seconda: è il driver a riportare
nella pagina logica tutte le modifiche apportate dal programma al contenuto della pagina fisica. Vediamo
una possibile implementazione del servizio 44h dell'int 67h.


                                                                               Gestione a basso livello della memoria - 215





INT 67H, SERV. 44H: EFFETTUA IL MAPPING DI PAGINE LOGICHE A PAGINE FISICHE

Input                             AH              44h

                                  AL              numero della pagina fisica su cui mappare la pagina logica

                                  BX              numero della pagina logica da mappare su quella fisica

                                  DX              handle associato alla pagina logica (o al gruppo di pagine logiche di cui
                                                  questa fa parte)

Output                            AH              Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).


/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMPGMAP.C - mapEMMpages()

    int cdecl mapEMMpages(int physicalPage,int logicalPage,int EMMhandle);
    int physicalPage;     numero della pag. fisica su cui mappare la pag. logica
    int logicalPage;      numero della pag. logica da mappare su quella fisica
    int EMMhandle;        handle associato alla pagina logica
    Restituisce:   0 se l'operazione e' stata eseguita correttamente
                   Se < 0, il valore, cambiato di segno, e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmpgmap.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl mapEMMpages(int physicalPage,int logicalPage,int EMMhandle)
{
    asm mov dx,EMMhandle;
    asm mov bx,logicalPage;
    asm mov al,byte ptr physicalPage;
    asm mov ah,044h;
    asm int 067h;
    asm mov al,ah;
    asm cmp ax,00h;
    asm je EXITFUNC;
    asm xor ah,ah;
    asm neg ax;
EXITFUNC:
    return(_AX);
}

               Va ancora precisato che una medesima pagina fisica può essere utilizzata, senza difficoltà
operative, per effettuare il mapping di più pagine logiche, purché in momenti diversi. Per fare un esempio
concreto, possiamo mappare225 alla pagina fisica 0 la pagina logica 2 associata ad un certo handle e
memorizzare in quella pagina fisica i nostri dati, secondo necessità. Successivamente è possibile mappare

                              
                                                   
                                                      
     225 Mappare.... orrendo!


216 - Tricky C





alla stessa pagina fisica 0 un'altra pagina logica, associata o no al medesimo handle. I dati che erano
presenti nella pagina fisica 0 non vengono persi, perché il driver, in modo trasparente, riflette le
operazioni sulla pagina logica associata, e quindi essi sono memorizzati in quest'ultima. E' facile
constatare che effettuando nuovamente il mapping della prima pagina logica dell'esempio alla solita
pagina fisica 0 ritroviamo in quest'ultima i dati originariamente memorizzati.
          Confusi? Niente paura, un programmino ci aiuterà a capire... tuttavia, dobbiamo ancora
discutere un dettaglio: la deallocazione della memoria espansa. E' importante ricordare che i programmi,
prima di terminare, devono sempre disallocare esplicitamente la memoria espansa allocata. Il DOS,
infatti, non si immischia affatto nella gestione EMS (e, del resto, il driver EMS e il sistema operativo non
interagiscono se non nella fase del caricamento del primo da parte del secondo durante bootstrap): tutta la
memoria espansa allocata da un programma e dal medesimo non rilasciata è inutilizzabile per tutti gli altri
programmi (e per il DOS medesimo) fino al successivo bootstrap della macchina.

INT 67H, SERV. 45H: DEALLOCA LE PAGINE ASSOCIATE AD UNO HANDLE

Input              AH           45h

                   DX           handle associato alla pagina logica (o gruppo di pagine logiche) da
                                deallocare (sono sempre disallocate tutte le pagine logiche associate allo
                                handle)

Output             AH           Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).


/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMFREEH.C - freeEMMhandle()

    int cdecl freeEMMhandle(int EMMhandle);
    int EMMhandle;        handle associato alle pagine logiche da rilasciare.
    Restituisce:   0 se l'operazione e' stata eseguita correttamente
                   Se < 0, il valore, cambiato di segno, e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmfreeh.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl freeEMMhandle(int EMMhandle)
{
    asm mov ah,045h;
    asm mov dx,EMMhandle;
    asm int 067h;
    asm mov al,ah;
    asm cmp ax,00h;
    asm je EXITFUNC;
    asm xor ah,ah;
    asm neg ax;
EXITFUNC:
    return(_AX);
}


                                                               Gestione a basso livello della memoria - 217





            Tutte la pagine associate allo handle passato a freeEMMhandle() sono disallocate e lo
handle rilasciato: questo non è più utilizzabile per alcuna operazione EMS. Anche la
freeEMMhandle() restituisce 0 se l'operazione è stata eseguita correttamente e, in caso di errore, un
valore minore di zero che, cambiato di segno, rappresenta il codice di errore.
            E' tempo di affrontare la... realtà: di seguito è listato il programma che utilizza alcune delle
funzioni presentate sin qui per effettuare operazioni di allocazione, utilizzo e deallocazione della memoria
espansa.

/*******************************************************************************

    EMS.C - Barninga Z! - 1994

    Programma di test per alcune funzioni di servizio EMS.
    Il sorgente non include i listati delle funzioni.

    Compilato con Borland C++ 3.1

    bcc ems.c

*******************************************************************************/
#pragma  warn -pia

#include 
#include 
#include 

int      allocEMMpages(int pages);
int      freeEMMhandle(int EMMhandle);
unsigned getEMMframeAddr(void);
int      getEMMhandleName(int EMMhandle,char *EMMhname);
int      mapEMMpages(int physicalPage,int logicalPage,int EMMhandle);
int      setEMMhandleName(int EMMhandle,char *EMMhname);

void main(void)
{
    register i, j;
    int retcode;
    unsigned frameSeg;
    char far *physicalPage0;
    char strBuf[80];
    int EMMhandles[2];
    static char *EMMhandleNames[] = {"Handle_1","Handle_2"};

    frameSeg = getEMMframeAddr();
    physicalPage0 = (char far *)MK_FP(frameSeg,0);
    printf("Page Frame Address: %Fp\n",physicalPage0);
    for(i = 0; i < 2; i++) {
        if((EMMhandles[i] = allocEMMpages(2)) <= 0) {
            printf("Error %X allocating 2 EMM pages.\n",-EMMhandles[i]);
            break;
        }
        if(retcode = setEMMhandleName(EMMhandles[i],EMMhandleNames[i])) {
            printf("Error %X setting name of handle %d.\n",-retcode,EMMhandles[i]);
            break;
        }
    }
    if(i < 2) {
        for(j = 0; j < i; j++)
            if(retcode = freeEMMhandle(EMMhandles[j]))
                printf("Error %X deallocating EMM pages of handle %d.\n",-retcode,
                                                                                      EMMhandles[j]);
        return;


218 - Tricky C





    }
    for(i = 0; i < 2; i++)
        if(retcode = getEMMhandleName(EMMhandles[i],strBuf))
            printf("Error %X getting name of handle %d.\n",-retcode,EMMhandles[i]);
        else
            printf("Handle %d name: %s\n",EMMhandles[i],buffer);
    if(retcode = mapEMMpages(0,0,EMMhandles[0]))
        printf("Error %X mapping Log. page %d of handle %d to Phys. page %d.\n",
                                                                             -retcode,0,EMMhandles[0],0);
    _fstrcpy(physicalPage0,"@@@ A String For Logical Page 0 @@@");
    if(retcode = mapEMMpages(0,1,EMMhandles[1]))
        printf("Error %X mapping Log. page %d of handle %d to Phys. page %d.\n",
                                                                             -retcode,1,EMMhandles[1],0);
    _fstrcpy(physicalPage0,"XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX");
    if(retcode = mapEMMpages(0,0,EMMhandles[0]))
        printf("Error %X mapping Log. page %d of handle %d to Phys. page %d.\n",
                                                                             -retcode,0,EMMhandles[0],0);
    _fstrcpy(strBuf,physicalPage0);
    printf("Logical Page 0 content: %s\n",strBuf);
    for(i = 0; i < 2; i++)
        if(retcode = freeEMMhandle(EMMhandles[i]))
            printf("Error %X deallocating EMM pages of handle %d.\n",-retcode,
                                                                                         EMMhandles[i]);
}

          In testa al programma sono dichiarati i prototipi delle funzioni descritte in precedenza (si
presume che esse si trovino, già compilate, in un object file o una libreria da specificare in fase di
compilazione e linking). La prima operazione svolta da main() consiste nel chiamare la
getEMMframeAddr() per conoscere l'indirizzo di segmento della page frame. Dato che le quattro
pagine fisiche in cui essa è suddivisa sono numerate in ordine crescente a partire dalla sua "origine",
l'indirizzo della page frame coincide con quello della pagina fisica  0. Si tratta, ovviamente, di un indirizzo
del tipo seg:off (vedere pag. 189), che viene ottenuto "accostando", mediante la macro MK_FP() definita
in DOS.H (pag. 24), un offset pari a zero al segmento restituito da getEMMframeAddr().
          Il ciclo for successivo gestisce l'allocazione di due blocchi di memoria espansa, ciascuno
costituito di 2 pagine logiche; 2 è infatti il parametro passato a allocEMMpages(), che, ad ogni
chiamata, restituisce lo handle associato al singolo blocco di pagine logiche. Gli handle sono memorizzati
negli elementi dell'array di interi EMMhandles. Se il valore restituito è minore o uguale a 0 si è
verificato un errore: viene visualizzato un apposito messaggio e il ciclo di allocazione è interrotto
(break). Nello stesso ciclo ad ogni handle allocato è assegnato un nome, mediante la
setEMMhandleName(): i nomi (normali stringhe) per gli handle sono contenuti nell'array
EMMhandleNames; anche in questo caso la restituzione di un codice di errore determina l'interruzione
del ciclo. Se in uscita dal ciclo i è minore di  2, significa che esso è stato interrotto (da un errore): il
programma termina, ma prima vengono rilasciati gli handle eventualmente allocati (di fatto, se vi è stato
un errore, gli handle allocati sono uno solo, o nessuno).
          Il flusso elaborativo prosegue con un altro ciclo for, all'interno del quale sono visualizzati,
ricavandoli tramite la getEMMhandleNames(), i nomi precedentemente assegnati agli handle; va
inoltre precisato che non è affatto necessario assegnare un nome ad ogni handle per utilizzare le pagine
logiche ad esso associate. Il nostro programma non perde alcuna delle sue (strabilianti) funzionalità, pur
eliminando le chiamate a setEMMhandleNames() e getEMMhandleNames(). Va ancora precisato
che una chiamata a getEMMhandleNames() per richiedere il nome di uno handle che ne è privo non
determina un errore, ma semplicemente l'inizializzazione a stringa vuota del buffer il cui indirizzo le è
passato come parametro (EMMhname).
          Siamo così giunti alla parte più interessante del listato, quella, cioè, in cui vengono finalmente
effettuati il mapping delle pagine logiche ed il loro utilizzo effettivo.
          La prima chiamata a mapEMMpages() mappa la pagina logica 0 sulla pagina fisica 0. Da
questo momento tutte le operazioni effettuate sulla pagina fisica 0 (la prima delle quattro in cui è


                                                                     Gestione a basso livello della memoria - 219





suddivisa la page frame) si riflettono automaticamente su quella pagina logica. Scopo del programma è
proprio verificare quanto appena affermato: si tratta di scrivere qualcosa nella pagina fisica 0, mappare ad
essa un'altra pagina logica, in cui scrivere altri dati, e poi mappare nuovamente la pagina logica
attualmente associata, per verificare se i dati originariamente scritti sono ancora lì. In effetti, quelle
descritte sono proprio le operazioni che il programma esegue.
               La prima chiamata a _fstrcpy() copia nella pagina fisica 0 la stringa "@@@ A String
For Logical Page 0 @@@". Immediatamente dopo, la seconda chiamata a mapEMMpages()
mappa alla solita pagina fisica 0 la seconda (1) delle due (0 e 1) pagine logiche associate al secondo
handle (EMMhandles[1]) e la _fstrcpy() scrive nella pagina fisica 0 la stringa
"XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX", che viene in realtà scritta nella pagina logica appena mappata. Il
dubbio che questa operazione di scrittura possa sovrascrivere la stringa precedente (copiata allo stesso
indirizzo fisico, ma non allo stesso indirizzo logico) è fugato dalle operazioni immediatamente seguenti.
               Il mapping effettuato dalla terza chiamata a mapEMMpages() associa nuovamente alla pagina
fisica 0 la prima pagina logica (0) delle due (0 e 1) allocate al primo handle (EMMhandles[0]). Questa
volta _fstrcpy() copia nel buffer strBuf, che è near, la stringa che si trova all'inizio della pagina
fisica 0. L'operazione è necessaria perché printf(), nell'ipotesi di compilare il programma con
modello di memoria tiny, small o medium (pag. 143) non può accettare come parametro l'indirizzo far
della page frame. Il momento della verità è giunto: printf() visualizza "@@@ A String For
Logical Page 0 @@@", proprio come previsto.
               Il programma si chiude con un ciclo che chiama freeEMMhandle(), per rilasciare tutta la
memoria espansa allocata, al fine di renderla nuovamente disponibile ai processi eseguiti
successivamente.
               Non crediate di cavarvela così facilmente: i guai, con la memoria EMS, non finiscono qui. Il
programma presentato poco fa lavora nella presunzione, peraltro fondata, che nessuno gli mescoli le carte
in tavola: in altre parole assume che la situazione di mapping non venga modificata da eventi esterni. In
realtà ciò può avvenire in almeno due situazioni: se il programma lancia un'altra applicazione che utilizza
memoria EMS oppure se è un TSR (pag. 275) a farne un uso poco corretto226. Va da sé che nel caso di un
TSR o un device driver "maleducato" c'è poco da fare, ma se sappiamo in partenza che un evento
generato dal nostro programma può modificare la mappatura delle pagine EMS è meglio correre ai ripari,
salvando lo stato della mappatura delle pagine logiche su quelle fisiche (page map). Niente di tremendo:
l'int 67h mette a disposizione un servizio progettato proprio per questo.





                              
                                                   
                                                      
     226 Alcune notizie relative all'utilizzo della memoria EMS nei TSR sono date a pag. 283.


220 - Tricky C





INT 67H, SERV. 4EH: SALVA E RIPRISTINA LA PAGE MAP

Input              AH           4Eh

                   AL           00h salva la page map

                                    ES:DI = punta a un buffer in cui salvare la page map

                                01h rispristina la page map

                                    DS:SI = punta a un buffer da cui caricare la page map

                                02h salva page map e ne carica una salvata precedentemente

                                    DS:SI = punta a un buffer da cui caricare la page map
                                    ES:DI = punta a un buffer in cui salvare la page map

                                03h restituisce la dimensione del buffer per la page map

Output             AH           Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).

                   AL           Solo per subfunzione 03h: dimensione in byte del buffer necessario a
                                contenere la page map


          Ecco alcuni esempi di funzioni basate sul servizio 4Eh dell'int 67h:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMGPMD.C - getEMMpageMapDim()

    int cdecl getEMMpageMapDim(void);
    Restituisce:   Se > 0 è la dimensione in bytes dell'array necessario a
                   contenere la page map
                   Se < 0, il valore, cambiato di segno, e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmgpmd.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl getEMMpageMapDim(void)
{
    asm mov ax,04E03h;
    asm int 067h;
    asm mov bl,al;
    asm mov al,ah;
    asm xor ah,ah;
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    asm neg ax;
    return(_AX);
EXITFUNC:


                                                              Gestione a basso livello della memoria - 221





    return(_BL);
}

          La getEMMpageMapDim() deve essere chiamata per conoscere la dimensione del buffer che
deve contenere la page map; questo può essere allocato, ad esempio, tramite malloc(), prima di
chiamare la saveEMMpageMap(), listata di seguito (circa l'uso di DS vedere pag. 196).

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMSPM.C - saveEMMpageMap(unsigned char *destBuf)

    int cdecl saveEMMpageMap(unsigend char *destBuf);
    unsigned char *destBuf;     buffer che conterra' la page map.
    Restituisce:   Se 0 l'operazione è stata eseguita correttamente
                   Se < 0, il valore, cambiato di segno, e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmspm.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl saveEMMpageMap(unsigned char *destBuf)
{
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm push ds;
    asm pop es;
    asm mov di,destBuf;
#else
    asm les di,dword ptr destBuf;
#endif
    asm mov ax,04E00h;
    asm int 067h;
    asm mov al,ah;
    asm cmp ax,00h;
    asm je EXITFUNC;
    asm xor ah,ah;
    asm neg ax;
EXITFUNC:
    return(_AX);
}

          Dopo avere salvato la page map il programma può lanciare il child process, senza preoccuparsi
di come esso utilizza la memoria EMS. Al rientro è sufficiente chiamare la restoreEMMpageMap()
per riportare lo stato del driver alla situazione salvata.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    EMMRPM.C - restoreEMMpageMap(unsigned char *sourceBuf)

    int cdecl saveEMMpageMap(unsigned char *sourceBuf);
    unsigned char *sourceBuf;     buffer che contiene la page map da riattivare.
    Restituisce:   Se 0 l'operazione è stata eseguita correttamente
                   Se < 0, il valore, cambiato di segno, e' il codice di errore EMS.


222 - Tricky C





    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx emmrpm.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl restoreEMMpageMap(unsigned char *sourceBuf)
{
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm mov si,sourceBuf;
#else
    asm push ds;
    asm lds si,dword ptr sourceBuf;
#endif
    asm mov ax,04E00h;
    asm int 067h;
    asm mov al,ah;
    asm cmp ax,00h;
    asm je EXITFUNC;
    asm xor ah,ah;
    asm neg ax;
EXITFUNC:
#if defined(__COMPACT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    return(_AX);
}

          Per un esempio di funzione basata sulla subfunzione 02h, vedere pag. 283.
          Con la versione 4.0 dello standard LIM sono state introdotte interessanti funzionalità di
trasferimento dati tra memoria espansa e aree di memoria convenzionale, rendendo così possibile
"scavalcare" la page frame. Il servizio che implementa tale funzionalità è il 57h; la subfunzione 00h
consente di trasferire dati direttamente dalla memoria convenzionale alla memoria EMS e richiede che i
registri DS:SI siano caricati con l'indirizzo di un buffer contenente le informazioni necessarie per
effettuare il trasferimento. La subfunzione 01h del medesimo servizio permette invece di scambiare il
contenuto di due aree di memoria, che possono essere indifferentemente situate in memoria
convenzionale o espansa.

INT 67H, SERV. 57H: TRASFERISCE DA MEM. CONVENZ. A MEM. EMS E VICEVERSA

Input               AH           57h

                    AL           00h trasferisce da memoria convenzionale a memoria EMS

                                     DS:SI = punta al buffer di info per il trasferimento

                                 01h scambia il contenuto di due aree di memoria

                                     DS:SI = punta al buffer di info per lo scambio

Output              AH           Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).


          Il formato del buffer richiesto dal servizio analizzato è il seguente:


                                                                 Gestione a basso livello della memoria - 223





FORMATO DEL BUFFER UTILIZZATO DALL'INT 67H, SERV. 57H

  OFFSET               BYTE                                    DESCRIZIONE

      00h                 4        Lunghezza in byte dell'area di memoria da trasferire

      04h                 1        Tipo della memoria sorgente (0 = convenzionale; 1 = EMS)

      05h                 2        Handle EMS sorgente (0 se memoria convenzionale)

      07h                 2        Offset dell'area sorgente (rispetto al segmento se memoria
                                   convenzionale; rispetto alla pagina logica se memoria EMS)

      09h                 2        Segmento dell'area sorgente (se memoria convenzionale) o pagina
                                   logica (se memoria EMS)

      0Bh                 1        Tipo della memoria destinazione (0 = convenzionale; 1 = EMS)

      0Ch                 2        Handle EMS destinazione (0 se memoria convenzionale)

      0Eh                 2        Offset dell'area destinazione (rispetto al segmento se memoria
                                   convenzionale; rispetto alla pagina logica se memoria EMS)

      10h                 2        Segmento dell'area destinazione (se memoria convenzionale) o pagina
                                   logica (se memoria EMS)



             Il buffer può essere facilmente rappresentato con una struttura:

struct EMMmove {
    unsigned long length;
    unsigned char sourceType;
    unsigned int  sourceHandle;
    unsigned int  sourceOffset;
    unsigned int  sourceSegment;
    unsigned char destType;
    unsigned int  destHandle;
    unsigned int  destOffset;
    unsigned int  destSegment;
};

             L'esempio seguente copia direttamente 32 Kb dal buffer video colore (B800:0000) ad
offset 256 nella terza pagina del blocco EMS allocato allo handle 09h.

#include 
    ....
    struct REGPACK r;
    struct EMMmove EMMinfoBuf;
    ....
    EMMinfoBuf.length = 32*1024;                                                                 // 32 Kb
    EMMinfoBuf.sourceType = 0;                                   // sorgente: memoria convenzionale
    EMMinfoBuf.sourceHandle = 0;                               // handle sempre 0 per mem. convenz.
    EMMinfoBuf.sourceOffset = 0;                                                    // segmento:offset
    EMMinfoBuf.sourceSegment = 0xB800;                                                     // B800:0000


224 - Tricky C





    EMMinfoBuf.destType = 1;                                        // destinazione: memoria EMS
    EMMinfoBuf.destHandle = 0x09;                          // handle (da int 67h, servizio 43h)
    EMMinfoBuf.destOffset = 256;                        // offset all'interno della pag.logica
    EMMinfoBuf.destSegment = 2;                                                  // terza pag.logica
    r.r_ax = 0x5700;
    r.r_ds = FP_SEG((struct EMMmove far *)&EMMinfoBuf);
    r.r_si = (unsigned)&EMMinfoBuf;
    intr(0x67,&r);
    if(r.r_ax & 0xFF00) {
        ....                                                  // Gestione dell'errore (AH != 0)

          Per effettuare l'operazione inversa è sufficiente scambiare tra loro i valori dei campi
"source..." e "dest..." omologhi nella struttura EMMinfoBlock.
          Vediamo un esempio di funzione basata sul servizio testè descritto.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    EMMMOVM.C - EMMmoveMem()

    int EMMmoveMem(struct EMMmove *EMMbuffer,int operation);
    struct EMMmove *EMMbuffer;     puntatore al buffer che descrive l'operaz.
    int             operation;     0 = sposta il contenuto della memoria
                                   1 = scambia il contenuto di due aree di
                                       memoria
    Restituisce:   0 se l'operazione e' stata eseguita correttamente.
                  -1 parametro operation errato
                 > 0 e' il codice di errore EMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- emmmovm.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl EMMmoveMem(struct EMMmove *EMMbuffer,int operation)
{
    if((operation < 0) || (operation > 1))
        return(-1);
    _AL = (char)operation;
    _AH = 0x57;
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm mov si,EMMbuffer;
#else
    asm push ds;
    asm lds si,dword ptr EMMbuffer;
#endif
    asm int 067h;
#if defined(__COMAPCT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    asm xor al,al;
    asm cmp ah,0;
    asm je EXITFUNC;
    asm xchg ah,al;
EXITFUNC:
    return(_AX);
}


                                                                Gestione a basso livello della memoria - 225





            La EMMmoveMem() riceve due parametri: il primo è il puntatore alla struttura EMMmove; il
secondo è un intero che, a seconda del valore assunto, stabilisce se debba essere effettuata un'operazione
di spostamento del contenuto di un'area di memoria ( operation = 0) o di scambio del contenuto di due
aree (operation = 1). La funzione restituisce 0 se non si è verificato alcun errore, mentre è
restituito -1 se il parametro operation contiene un valore illecito; la restituzione di un valore
maggiore di 0 indica che si è verificato un errore EMS (del quale il valore stesso rappresenta il codice).
            Le specifiche LIM 4.0 hanno introdotto un altro servizio degno di nota: il mapping di pagine
multiple. Il servizio 44h dell'int 67h, descritto poco sopra, si limita ad effettuare il mapping di una sola
pagina logica su una pagina fisica. Se il programma deve agire su una quantità di dati superiore ai 16 Kb è
necessario richiamare più volte il servizio stesso, ad esempio all'interno di un ciclo, per mappare tutte le
pagine necessarie (al massimo 4). La subfunzione 00h del servizio 50h supera detta limitazione e consente
di mappare in un'unica operazione fino a 4 pagine logiche, non necessariamente consecutive, su 4 diverse
pagine fisiche, anch'esse non consecutive. La subfunzione 01h consente di effettuare il mapping delle
pagine logiche direttamente su aree di memoria convenzionale, senza necessità di utilizzare la page frame
(pagine fisiche).

INT 67H, SERV. 50H: MAPPING MULTIPLO E SU MEMORIA CONVENZIONALE

Input                AH          50h

                     AL          00h mapping di più pagine logiche su più pagine fisiche

                                     DS:SI = punta al buffer di info per il mapping

                                 01h mapping di più pagine logiche su memoria convenzionale

                                     DS:SI = punta al buffer di info per il mapping

                     CX          Numero di pagine da mappare

                     DX          Handle delle pagine logiche

Output               AH          Stato dell'operazione (errore se != 0; pag. 225).


            Il buffer di informazioni è una sequenza di 4 coppie di word (unsigned int). Per la
subfunzione 00h, in ogni coppia di word il primo unsigned rappresenta il numero della pagina logica
da mappare, mentre il secondo contiene quello della pagina fisica su cui deve avvenire il mapping.
Esempio:

#include 
....
    struct REGPACK r;
    unsigned info[8];
    ....
    info[0] = 4;                                                        // mappare la pag. logica 4
    info[1] = 0;                                                              // sulla pag. fisica 0
    info[2] = 6;                                                        // mappare la pag. logica 6
    info[3] = 3;                                                              // sulla pag. fisica 3
    info[4] = 7;                                                        // mappare la pag. logica 7
    info[5] = 1;                                                              // sulla pag. fisica 1
    r.r_ax = 0x5000;                                              // servizio 50h, subfunzione 00h
    r.r_cx = 3;                                                                 // 3 pagine in tutto
    r.r_dx = 09h;                                  // handle delle pag. logiche (da serv. 43h)
    r.r_ds = FP_SEG((int far *)info);
    r.r_si = (unsigned)info;


226 - Tricky C





    intr(0x67,&r);
    if(r.r_ax & 0xFF00) {
        ....                                                     // Gestione dell'errore (AH != 0)

          Il codice dell'esempio richiede il mapping di tre pagine logiche (la 4, la 6 e la 7, associate allo
handle 09h) rispettivamente sulle pagine fisiche 0, 3 e 1. Gli utlimi due elementi dell'array info non
vengono inizializzati, in quanto il servizio conosce (attraverso r.r_cx) il numero di pagine da mappare.
          Per la subfunzione 01h varia leggermente il significato dei valori contenuti nel buffer: la
seconda word di ogni coppia contiene l'indirizzo di segmento a cui mappare la pagina logica specificata
nella prima. Il limite evidente è che il mapping multiplo di pagine logiche EMS su memoria
convenzionale può essere effetuato solo ad indirizzi il cui offset (implicito) è 0.
          A completamento di queste note sulla memoria espansa e la sua gestione in C vale la pena di
elencare i codici restituiti in AH dall'int 67h in uscita dai diversi servizi che esso implementa. La tabella
contiene solamente i codici relativi ai servizi descritti.

CODICI DI ERRORE EMS

 AH                                       SIGNIFICATO DEL CODICE

00h Operazione eseguita correttamente

80h Errore interno

81h Errore hardware

82h EMM già installato

83h Handle non valido

84h Funzione non supportata

85h Nessuno handle disponibile (allocazione fallita)

86h Errore nella gestione del mapping

87h Pagine EMS insufficienti (allocazione fallita)

88h Pagine EMS libere insufficienti (allocazione fallita)

89h Richiesta l'allocazione di 0 pagine (allocazione fallita)

8Ah Numero di pagina logica fuori dall'intervallo valido per lo handle

8Bh Numero di pagina fisica fuori dall'intervallo valido (0-3)

8Ch Memoria insufficiente per gestire il mapping

8Dh Errore nella gestione dei dati di mapping (in fase di salvataggio)

8Eh Errore nella gestione dei dati di mapping (in fase di ripristino)


                                                                    Gestione a basso livello della memoria - 227





 8Fh Subfunzione non supportata

 92h Trasferimento avvenuto; parte della regione sorgente è stata sovrascritta

 93h E' stato richiesto il trasferimento di un'area di dimensioni maggiori della memoria allocata

 94h L'area di memoria convenzionale e l'area di memoria espansa si sovrappongono

 95h L'offset indicato è fuori dall'intervallo valido

 96h La lunghezza indicata è maggiore di un Mb

 97h Trasferimento non avvenuto: le aree sorgente e destinazione si sovrappongono

 98h Il tipo di memoria specificato non è valido (deve essere 0 o 1)

 A2h L'indirizzo di memoria iniziale sommato alla lunghezza supera il Mb

 A3h Puntatore non valido o contenuto dell'array sorgente corrotto


             M E M O R I A   E S T E S A ,   H I G H   M E M O R Y   A R E A   E   U M B 

               E' detta memoria estesa la RAM oltre il primo megabyte: essa è indirizzabile linearmente dai
programmi solo se operanti in modalità protetta227; in modalità reale l'accesso alla memoria estesa è
possibile, grazie a un driver XMM (eXpanded Memory Manager) in grado di fornire i servizi XMS228. I
primi 64 Kb (meno 16 byte) di memoria estesa costituiscono la High Memory Area (HMA), che occupa
gli indirizzi FFFF:0010-FFFF:FFFF229; questa è indirizzabile da una coppia di registri a 16 bit,
quando la A20 Line è abilitata230.
                              
                                                   
                                                      
     227 I programmi DOS possono operare in modo protetto solo su macchine dotate di processore 80286 o
superiore. La modalità standard di lavoro in ambiente DOS, possibile su tutte le macchine, è la cosiddetta reale (real
mode).

     228 XMS è acronimo di eXtended Memory Specification, standard industriale per la gestione della memoria
estesa. La XMS include anche regole per la gestione degli UMB.

     229 Ne segue che la memoria estesa in senso stretto si trova oltre i primi 1088 Kb (FFFF:FFFF).

     230 Forse è il caso di spendere due parole di chiarimento circa la HMA. Questa è l'unica parte di memoria estesa
indirizzabile da un processore 80286 o superiore senza necessità di lavorare in modalità protetta. Infatti
l'indirizzo F000:FFFF punta all'ultimo byte di memoria entro il primo Mb: detto indirizzo è normalizzato
in FFFF:000F. Incrementandolo di uno si ottiene FFFF:0010, cioè l'indirizzo del primo byte di memoria estesa,
equivalente all'indirizzo lineare 100000h, esprimibile mediante 21 bit. Le macchine 8086 dispongono di sole 20
linee di indirizzamento della RAM e possono quindi gestire indirizzi "contenuti" in 20 bit. Per questo motivo
l'indirizzo FFFF:0010 subisce su di esse il cosiddetto address wrapping e diviene 0000:0000. Al contrario, le
macchine 80286 dispongono di 24 bit per l'indirizzamento della memoria; quelle basate sul chip 80386 ne hanno 32.
La A20 line è la linea hardware (sono convenzionalmente indicate con A0...A31) di indirizzamento della RAM
corrispondente al ventunesimo bit: essa consente, se attiva (i servizi XMS lo consentono anche in modalità reale), di
indirizzare i primi FFF0h byte (65520) al di là del primo Mb, che rappresentano, appunto, la HMA. Per ulteriori
notizie circa l'indirizzamento della RAM vedere pag. 16.


228 - Tricky C





                          I   s e r v i z i   X M S   p e r   l a   m e m o r i a   e s t e s a 

           Per utilizzare i servizi XMS occorre innanzitutto determinare, mediante l'int 2Fh, se un driver
XMM è installato e, in caso affermativo, individuare l'indirizzo (entry point) della routine di servizio
driver.

INT 2FH: PRESENZA DEL DRIVER XMM

Input               AX             4300h

Output              AL             80h se il driver è installato.

Note                               Non si tratta di un servizio XMS.


INT 2FH: ENTRY POINT DEL DRIVER XMM

Input               AX             4310h

Output              ES:BX          Indirizzo (seg:off) del driver XMM.

Note                               L'indirizzo restituito in ES:BX è l'entry point del driver, cioè l'indirizzo
                                   al quale il programma che richiede un servizio XMS deve trasferire il
                                   controllo.


           Ecco un esempio di utilizzo delle chiamate descritte.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMMADDR.C - getXMMaddress()

    void (far *cdecl getXMMaddress(void))(void);
    Restituisce: l'entry point del driver XMM. Se non è installato alcun
                 driver XMM restituisce NULL.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmmaddr.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-

#include                                                                             /* per NULL */

void (far *cdecl getXMMaddress(void))(void)
{
    _AX = 0x4300;
    asm int 2Fh;
    if(_AL != 0x80)
        return((void(far *)(void))NULL);
    _AX = 0x4310;


                                                               Gestione a basso livello della memoria - 229





    asm int 2Fh;
    return((void _es *)_BX);
}

          La getXMMaddress() restituisce un puntatore a funzione void, che rappresenta l'entry
point del driver XMM.
          A differenza dei servizi EMM, gestiti tramite un interrupt (l'int 67h), quelli resi disponibili dal
driver XMM sono accessibili invocando direttamente la routine che si trova all'entry point del driver,
dopo avere opportunamente caricato i registri. In termini di assembler si tratta di eseguire una CALL; chi
preferisce il C può utilizzare l'indirezione del puntatore all'entry point stesso. Alcuni esempi serviranno a
chiarire le idee.

SERVIZIO XMS 00H: VERSIONE DEL DRIVER XMM E ESISTENZA DELLA HMA

Input                AH          00h

Output               AH          Versione XMS supportata.

                     AL          Revisione XMS supportata.

                     BH          Versione del driver XMM.

                     BL          Revisione del driver XMM.

                     DX          1 se esiste HMA, 0 altrimenti

Note                             Se in uscita AX = 0, si è verificato un errore. In tal caso BL contiene il
                                 numero di errore XMS (vedere pag. 248).


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMMVERS.C - getXMMversion()

    int cdecl getXMMversion(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver.
    Restituisce: un intero il cui byte meno significativo rappresenta la versione
                 XMS supportata e quello piu' significativo la revisione;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS cambiato di segno.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmmvers.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl getXMMversion(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 0;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;


230 - Tricky C





    asm neg bx;
    return(_BX);
EXITFUNC:
    asm xchg ah,al;
    return(_AX);
}

               La getXMMversion() restituisce un unsigned integer, il cui byte meno significativo
rappresenta la versione, e quello più significativo la revisione231 della specifica XMS supportata. Se il
valore restituito è minore di 0 si è verificato un errore: detto valore è il codice di errore XMS cambiato di
segno. L'indirezione del puntatore all'entry point del driver trasferisce ad esso il controllo: dal momento
che il parametro XMMdriver rappresenta proprio quell'indirizzo, l'istruzione C

    (*XMMdriver)();

               è equivalente allo inline assembly

    asm call dword ptr XMMdriver;

               Circa i puntatori a funzione vedere pag. 93.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMMDVERS.C - getXMMdrvVersion()

    int cdecl getXMMdrvVersion(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver.
    Restituisce: un intero il cui byte meno significativo rappresenta la versione
                 del driver XMM e quello piu' significativo la revisione;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS cambiato di segno.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmmdvers.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl getXMMdrvVersion(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 0;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
EXITFUNC:
    asm xchg bh,bl;
    return(_BX);
}


                              
                                                   
                                                      
     231 Il valore restituito dall'int 67h è "risistemato" in modo coerente con il servizio 30h dell'int 21h, che restituisce
in AL la versione e in AH la revisione del DOS.


                                                                                Gestione a basso livello della memoria - 231





               Anche la getXMMdrvVersion() restituisce un unsigned int, il cui byte meno
significativo rappresenta la versione, e quello più significativo la revisione232 del gestore XMM. Se il
valore restituito è minore di 0 si è verificato un errore: detto valore è il codice di errore XMS cambiato di
segno.
               Il servizio XMS 08h consente di conoscere la quantità di memoria XMS libera.

SERVIZIO XMS 08H: QUANTITÀ DI MEMORIA XMS DISPONIBILE

Input                             AH              08h

Output                            AX              La dimensione in Kb del maggiore blocco libero.

                                  DX              La quantità totale, in Kb, di memoria XMS libera.

Note                                              In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                                  pag. 248).

                                                  La quantità di memoria XMS libera non include mai la HMA, neppure
                                                  nel caso in cui questa non sia allocata.


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMSFREEM.C - getXMSfreeMem()

    long getXMSfreeMem(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: La quantità di memoria XMS libera, in Kilobytes.
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmsfreem.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

long cdecl getXMSfreeMem(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 8;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    asm mov dx,bx;
EXITFUNC:
    return((long)_DX);
}


                              
                                                   
                                                      
     232 Il valore restituito dall'int 67h è "risistemato" in modo coerente con il servizio 30h dell'int 21h, che restituisce
in AL la versione e in AH la revisione del DOS.


232 - Tricky C





/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMSFREEB.C - getXMSfreeBlock()

    long getXMSfreeBlock(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: la dimensione in Kb del maggiore blocco XMS disponibile;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmsfreeb.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

long cdecl getXMSfreeBlock(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 8;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    asm mov ax,bx;
EXITFUNC:
    return((long)_AX);
}

               Non esiste un servizio XMS per determinare la quantità totale di memoria estesa installata sulla
macchina; essa è sempre almeno pari ai Kb liberi ai quali vanno sommati, se la HMA esiste, altri 64 Kb.
La dimensione della memoria XMS può essere maggiore di quella fisicamente presente sulla macchina
nel caso in cui sia attivo un ambiente in grado di creare memoria virtuale (vedere pag. ).
               La quantità di memoria estesa fisica (la memoria realmente installata sulla macchina) è la word
memorizzata nel CMOS233 ad offset 17h: ecco un suggerimento per conoscerla.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    EXTINST.C - getEXTinstalled()

    unsigned getEXTinstalled(void);
    Restituisce: il numero di Kb di memoria estesa fisica installati.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- extinst.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

unsigned cdecl getEXTinstalled(void)
                              
                                                   
                                                      
     233 Del CMOS si parla, con maggiore dettaglio, a pagina .


                                                                              Gestione a basso livello della memoria - 233





{
    asm {
        mov al,17h;
        out 70h,al;                                                           // prepara lettura CMOS offset 17h
        jmp $+2;                                                                               // introduce ritardo
        in al,71h;                                                             // legge CMOS, byte ad offset 17h
        mov ah,al;                                                                              // salva byte letto
        mov al,18h;                                                 // ripete procedura per byte ad offset 18h
        out 70h,al;
        jmp $+2;
        in al,71h;
        xchg ah,al;                                                          // ricostruisce la word (backwords)
    }
    return(_AX);
}

               La quantità di memoria estesa installata e non gestita da un driver XMM è conoscibile
attraverso l'int 15h234.

INT 15H, SERV. 88H: MEMORIA ESTESA (NON XMS) DISPONIBILE

Input                             AH              88h

Output                            AX              La quantità in Kb di memoria estesa installata non gestita da un driver
                                                  XMM.

Note                                              In caso di errore CarryFlag = 1; il valore in AX non è significativo.


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    EXTFREE.C - getEXTfree()

    unsigned getEXTfree(void);
    Restituisce: il numero di Kb di memoria estesa installati e attualmente
                 non sotto il controllo di un driver XMM.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- extfree.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

                              
                                                   
                                                      
     234 L'uso dell'int 15h rappresenta uno standard (precedente al rilascio delle specifiche XMS) in base al quale il
programma che intende allocare memoria estesa chiama l'int 15h e memorizza la quantità di memoria estesa
esistente: tale valore rappresenta anche l'indirizzo dell'ultimo byte di memoria fisicamente installata. Il programma
stesso deve poi installare un proprio gestore dell'int 15h, che restituisce al successivo chiamante un valore inferiore:
la differenza rappresenta proprio la quantità di memoria estesa che il programma intende riservare a sé. Un altro
standard, anch'esso precedente a quello XMS, è il cosiddetto sistema "VDISK", dal nome del driver Microsoft per
ram-disk che lo implementò per primo. L'algoritmo è analogo a quello dell'int 15h, ma la memoria estesa è allocata
al programma a partire "dal basso", cioè dall'indirizzo 100000h (con lo standard dell'int 15h la memoria è,
evidentemente, allocata a partire dall'alto). I tre sistemi (int 15h, VDISK e XMS) sono beatamente incompatibili tra
loro... c'era da dubitarne?


234 - Tricky C





#pragma  inline

unsigned cdecl getEXTfree(void)
{
    _AH = 0x88;
    asm int 15h;
    return(_AX);
}

          Il valore restituito da getEXTfree() è sempre minore o uguale di quello restituito da
getEXTinstalled(), salvo il caso in cui il sistema utilizzi memoria virtuale.
          Quando si conosca la quantità di memoria XMS libera, l'operazione preliminare al suo utilizzo è
l'allocazione di un Extended Memory Block (EMB), il quale altro non è che un'area di memoria XMS,
della dimensione desiderata, alla quale il driver associa uno handle di riferimento: l'analogia con i servizi
EMS (pag. 212) è evidente.

SERVIZIO XMS 09H: ALLOCA UN BLOCCO DI MEMORIA XMS

Input              AH            09h

                   DX            La dimensione del blocco, in Kilobyte

Output             AX            1 se l'allocazione è riuscita correttamente.

                   DX            Lo handle associato al blocco.

Note                             In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                 pag. 248).


          Vediamo un esempio di funzione basata sul servizio 09h.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    EMBALLOC.C - allocEMB()

    int allocEMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned EMBkb);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    unsigned EMBkb;                dimensione in Kb del blocco richiesto.
    Restituisce: Lo handle associato al blocco allocato.
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- emballoc.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl allocEMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned EMBkb)
{
    _DX = EMBkb;
    _AH = 9;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;


                                                                Gestione a basso livello della memoria - 235





    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    asm mov dx,bx;
EXITFUNC:
    return(_DX);
}

          La allocEMB() tenta di allocare un Extended Memory Block della dimensione (in Kb)
specificata con il parametro  EMBkb. Se l'operazione riesce viene restituito lo handle che il driver XMS ha
associato al blocco, altrimenti il valore restituito, cambiato di segno, è il codice di errore XMS.
          Per copiare dati dalla memoria convenzionale ad un EMB o viceversa è disponibile il servizio
XMS 0Bh, che può essere utilizzato anche per copiare dati da un EMB ad un secondo EMB, nonché tra
due indirizzi in memoria convenzionale: l'operazione desiderata è infatti descritta al driver tramite un
buffer composto di 5 campi, il primo dei quali indica la lunghezza in byte dell'area da copiare; i campi
successivi possono essere suddivisi in due coppie (una per l'area sorgente ed una per l'area destinazione),
in ciascuna delle quali il significato del secondo campo dipende dal valore contenuto nel primo. In
particolare, se il primo campo contiene un valore diverso da 0, questo è interpretato come handle di un
EMB, e dunque il secondo campo della coppia indica l'offset lineare a 32 bit all'interno dell'EMB. Se, al
contrario, il primo campo è 0, allora il secondo è interpretato come un normale indirizzo far a 32 bit in
memoria convenzionale. Valorizzando opportunamente i campi è possibile richiedere operazioni di copia
in qualsiasi direzione.

SERVIZIO XMS 0BH: COPIA TRA AREE DI MEMORIA CONVENZIONALE O XMS

Input               AH           0Bh

                    DS:SI        Buffer descrittivo dell'operazione (vedere tabella seguente)

Output              AX           1 se l'operazione di copia è riuscita correttamente.

Note                             In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                 pag. 248).


          Il formato del buffer richiesto dal servizio è il seguente:


236 - Tricky C





FORMATO DEL BUFFER UTILIZZATO DAL SERVIZIO XMS 0BH

  OFFSET               BYTE                                      DESCRIZIONE

      00h                 4         Lunghezza in byte dell'area di memoria da trasferire (deve essere un
                                    numero pari)

      04h                 2         Handle XMS sorgente (0 se memoria convenzionale)

      06h                 4         Se il campo precedente è 0 questo campo è un puntatore  far ad un'area
                                    di memoria convenzionale; se invece il campo predecente è diverso
                                    da 0, questo campo rappresenta un offset lineare a 32 bit nel blocco di
                                    memoria estesa associato allo handle. In entrambi i casi l'indirizzo è
                                    inteso come sorgente.

      0Ah                 2         Handle XMS destinazione (0 se memoria convenzionale)

      0Ch                 4         Se il campo precedente è 0 questo campo è un puntatore far ad un'area
                                    di memoria convenzionale; se invece il campo predecente è diverso
                                    da 0, questo campo rappresenta un offset lineare a 32 bit nel blocco di
                                    memoria estesa associato allo handle. In entrambi i casi l'indirizzo è
                                    inteso come destinazione.


             Il buffer può essere rappresentato da una struttura:

struct EMBmove {
    unsigned long length;                                            // lunghezza in bytes dell'area
    unsigned srcHandle;                         // handle EMB sorgente (0 se mem. convenzionale)
    long srcOffset;            // offset nell'EMB sorgente o far pointer a mem. convenzionale
    unsigned dstHandle;                        // handle EMB destinaz. (0 se mem. convenzionale)
    long dstOffset;            // offset nell'EMB destinaz. o far pointer a mem. convenzionale
};

             La struttura EMBmove è il secondo parametro della funzione XMSmoveMem():

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMSMOVM.C - XMSmoveMem()

    int XMSmoveMem(void (far *XMMdriver)(void),struct EMBmove *EMBbuffer);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    struct EMBmove *EMBbuffer;     puntatore al buffer che descrive l'operazione.
    Restituisce: 0 se l'operazione e' stata eseguita correttamente.
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmsmovm.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline


                                                              Gestione a basso livello della memoria - 237





int cdecl XMSmoveMem(void (far *XMMdriver)(void),struct EMBmove *EMBbuffer)
{
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm mov si,EMBbuffer;
#else
    asm push ds;
    asm lds si,dword ptr EMBbuffer;
#endif
    _AH = 0x0B;
    (*XMMdriver)();
#if defined(__COMAPCT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    return(0);
EXITFUNC:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
}

          L'esempio che segue utilizza la XMSmoveMem() per copiare 96 Kb da memoria convenzionale
a memoria estesa. I dati sono copiati ad offset 10000h nell'EMB.

    ....
    unsigned char far *convMemPtr;
    void (far *XMMdriver)(void);                  // puntatore all'entry point del driver XMM
    struct EMBmove EMBbuffer;
    unsigned EMBhandle;
    ....
    EMBbuffer.length = 96 * 1024;                   // lunghezza in bytes dell'area da copiare
    EMBbuffer.srcHandle = 0;                                   // sorgente memoria convenzionale
    EMBbuffer.srcOffset = (long)convMemPtr;                 // indirizzo sorgente in mem. conv.
    EMBbuffer.dstHandle = EMBhandle;                                  // restituito da allocEMB()
    EMBbuffer.dstOffset = 0x10000;                    // offset nell'EMB associato a EMBhandle
    if(XMSmoveMem(XMMdriver,&EMBbuffer) < 0)
        ....                                                                // gestione errore XMS

          Si tenga presente che il servizio XMS 0Bh non garantisce che la copia sia effettuata
correttamente se l'area sorgente e l'area destinazione si sovrappongono anche parzialmente e l'indirizzo
della prima è maggiore dell'indirizzo della seconda. Inoltre non è necessario abilitare la A20 line per
utilizzare il servizio.
          Prima di terminare i programmi devono esplicitamente liberare gli EMB eventualmente allocati
e la HMA se utilizzata, al fine di renderli nuovamente disponibili agli altri processi. Il DOS non
interagisce con il driver XMM nella gestione della memoria estesa, pertanto in uscita dai programmi non
effettua alcuna operazione di cleanup riguardante gli EMB e la HMA: se non rilasciati dal processo che
termina, questi risultano inutilizzabili da qualsiasi altro programma sino al reset della macchina (la
situazione è analoga a quella descritta con riferimento ai servizi EMS: vedere pag. 215).


238 - Tricky C





SERVIZIO XMS 0AH: DEALLOCA UNO HANDLE XMS

Input                 AH        0Ah

                      DX        Handle XMS da deallocare

Output                AX        1 se la disallocazione è riuscita correttamente. Tutta la memoria estesa a
                                cui è associato lo handle è liberata.

Note                            In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                pag. 248).


          Segue, come sempre, un esempio di funzione basata sul servizio appena descritto.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    EMBFREE.C - freeEMB()

    int freeEMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned EMBhandle);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    unsigned EMBhandle;            handle EMB da deallocare.
    Restituisce: 0 se l'operazione è stata eseguita con successo.
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- embfree.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl freeEMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned EMBhandle)
{
    _DX = EMBhandle;
    _AH = 0x0A;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    return(0);
EXITFUNC:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
}

          Anche in questo caso è restituito 0 se l'operazione è stata eseguita correttamente, mentre un
valore minore di 0 segnala che si è verificato un errore XMS e ne rappresenta, al tempo stesso, il codice
cambiato di segno.
          Vale ancora la pena di aggiungere che è possibile richiedere la modifica della dimensione di un
EMB mediante il servizio XMS 0Fh:


                                                                                 Gestione a basso livello della memoria - 239





SERVIZIO XMS 0FH: MODIFICA LA DIMENSIONE DI UN EMB

Input                             AH              0Fh

                                  BX              Nuova dimensione richiesta in Kilobyte

                                  DX              Handle XMS associato all'EMB

Output                            AX              1 se la disallocazione è riuscita correttamente. Tutta la memoria estesa a
                                                  cui è associato lo handle è liberata.

Note                                              In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                                  pag. 248).


               Segue esempio:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    EMBRESIZ.C - resizeEMB()

    int resizeEMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned EMBhandle,unsigned newKb);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    unsigned EMBhandle;            handle XMS associato all'EMB da modificare.
    unsigned newKb;                nuova dimensione desiderata, in Kilobytes.
    Restituisce: 0 se l'operazione è stata eseguita con successo.
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- embresiz.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl resizeEMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned EMBhandle,unsigned newKb)
{
    _DX = EMBhandle;
    _BX = newKb;
    _AH = 0x0F;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    return(0);
EXITFUNC:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
}

               La resizeEMB() restituisce un valore secondo criteri coerenti con quelli adottati dalle
funzioni sopra listate235.
                              
                                                   
                                                      
     235 Non è davvero il caso di ripetere sempre la medesima litania.


240 - Tricky C





                                I   s e r v i z i   X M S   p e r   l a   H M A 

          Una parte dei servizi XMS è implementa la gestione della High Memory Area. Vediamo i listati
di alcune funzioni.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    XMMISHMA.C - isHMA()

    int cdecl isHMA(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver.
    Restituisce: 1  HMA esistente
                 0  HMA non esistente
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS cambiato di segno.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- xmmishma.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl isHMA(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 0;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
EXITFUNC:
    return(_DX);
}

          La isHMA() restituisce 1 se la HMA è presente, 0 in caso contrario. Un valore minore di 0
rappresenta il codice di errore XMS.
          In caso di esistenza della HMA è possibile determinare se essa è allocata o libera tentando di
allocarla: se l'operazione ha successo la HMA era disponibile (occorre allora disallocarla per ripristinare
la situazione iniziale).


                                                                                  Gestione a basso livello della memoria - 241





SERVIZIO XMS 01H: ALLOCA LA HMA (SE DISPONIBILE)

Input                             AH               01h

                                  DX               Byte necessari al programma nella HMA (valori possibili 0-FFF0).

Output                            AX               1 se la HMA è stata allocata con successo. In caso di fallimento, AX è 0
                                                   e BL contiene il codice di errore: se BL = 91h, la HMA è già allocata
                                  BL               (vedere pag. 248).

Note                                               Il numero di byte specificato in DX viene confrontato con il valore
                                                   attribuito al parametro /HMAMIN sulla riga di comando del driver
                                                   XMM: se è inferiore a quest'ultimo la HMA non viene allocata neppure
                                                   se libera, in caso contrario è allocata tutta la HMA.


               Circa il servizio XMS 01h, va precisato che, secondo la documentazione ufficiale, non è
possibile dividere la HMA in subaree: essa è allocata interamente, anche se sono richiesti meno di 64Kb.
Esiste però un servizio non documentato236 dell'int 2Fh, supportato dal driver HIMEM.SYS del DOS, che
dispone di due subfunzioni utili per allocare la parte libera di HMA quando questa sia già allocata:

INT 2FH, SERV. 4AH: GESTISCE LA PORZIONE LIBERA DI UNA HMA GIÀ ALLOCATA

Input                             AH               4Ah

                                  AL               01h  richiede quanti byte sono ancora liberi nella HMA

                                                   02h  alloca spazio nella HMA

                                                        BX  numero di byte richiesti

Output                            ES:DI            Indirizzo del primo byte libero nella HMA (FFFF:FFFF in caso di
                                                   errore).

                                  BX               Numero di byte liberi in HMA (solo subfunzione 01h).

Note                                               Questo servizio è disponibile solo se il DOS è caricato in HMA: in caso
                                                   contrario viene restituito 0 in BX e FFFF:FFFF in ES:DI.





                              
                                                   
                                                       
     236 E, pertanto, pericoloso. Non sembrano inoltre essere disponibili servizi per la disallocazione delle porzioni di
HMA allocate mediante la subfunzione 02h del servizio 4Ah.


242 - Tricky C





SERVIZIO XMS 02H: DEALLOCA LA HMA

Input              AH     02h

Output             AX     1 se la HMA è stata liberata con successo. In caso di fallimento, AX è 0
                          e BL contiene il codice di errore (vedere pag. 248).

                          codice di errore
                   BL

Note                      Il programma che alloca la HMA deve disallocarla prima di restituire il
                          controllo al sistema; in caso contrario la HMA rimane inutilizzabile fino
                          al primo bootstrap.


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    ISHMAFRE.C - isHMAfree()

    int isHMAfree(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: 1 se la HMA e' libera;
                 0 se gia' allocata;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS cambiato di segno.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- ishmafre.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl isHMAfree(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 1;
    _DX = 0xFFF0;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne DEALLOC;
    asm cmp bl,091h;
    asm jne ERROR;
    return(0);                                                           // HMA gia' allocata
ERROR:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
DEALLOC:
    _AH = 2;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm jmp ERROR;
EXITFUNC:
    return(1);
}


                                                              Gestione a basso livello della memoria - 243





         La isHMAfree() restituisce 0 se la HMA è già allocata o, al contrario, 1 se è libera. In caso
di errore è restituito un valore negativo che rappresenta, cambiato di segno, il codice di errore XMS.
         E' facile, "spezzando" la isHMAfree(), realizzare due funzioni in grado di allocare la HMA
(HMAalloc()) e, rispettivamente, disallocarla (HMAdealloc()).

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    HMAALLOC.C - HMAalloc()

    int *HMAalloc(void (far *XMMdriver)(void),unsigned nBytes);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    unsigned nBytes;               numero di bytes da allocare.
    Restituisce: 0 se l'allocazione e' stata effettuata con successo;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- hmaalloc.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl HMAalloc(void (far *XMMdriver)(void),unsigned nBytes)
{
    _DX = nBytes;
    _AH = 1;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);                                                    // HMA gia' allocata o errore
EXITFUNC:
    return(0);
}


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    HMADEALL.C - HMAdealloc()

    int HMAdealloc(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: 0 se la HMA e' stata deallocata con successo;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS cambiato di segno.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- hmadeall.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl HMAdealloc(void (far *XMMdriver)(void))


244 - Tricky C





{
    _AH = 2;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
EXITFUNC:
    return(0);
}

          Lo stato della A20 Line, attraverso la quale è possibile indirizzare la HMA, può essere indagato
tramite il servizio 07h del driver XMM.

SERVIZIO XMS 07H: STATO DELLA A20 LINE

Input              AH           07h

Output             AX           1 se la A20 Line è abilitata,  0 se non lo è (in questo caso anche
                                BL = 0). In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore
                                (vedere pag. 248).

                   BL           codice di errore


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    ISA20ON.C - isA20enabled()

    int cdecl isA20enabled(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);     puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: 1 se la A20 line e' abilitata;
                 0 se la A20 line e' disabilitata;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- isa20on.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl isA20enabled(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 7;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm jne EXITFUNC;
    asm cmp bl,0;
    asm je EXITFUNC;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    asm mov ax,bx;
EXITFUNC:
    return(_AX);
}


                                                                                Gestione a basso livello della memoria - 245





               La isA20enabled() restituisce 1 se la A20 line è abilitata, 0 se non lo è. In caso di errore è
restituito un valore negativo che, cambiato di segno rappresenta il codice di errore XMS.
               Per utilizzare la HMA occorre che la linea A20 sia abilitata; i servizi XMS 03h e 04h la
abilitano e disabilitano specificamente per consentire l'accesso alla HMA237.

SERVIZIO XMS 03H: ABILITA LA A20 LINE

Input                             AH              03h

Output                            AX              1 se la A20 Line è stata attivata correttamente.

Note                                              In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                                  pag. 248).

                                                  Questo servizio deve essere utilizzato solo se il programma ha allocato
                                                  con successo la HMA mediante il servizio 01h.


SERVIZIO XMS 04H: DISABILITA LA A20 LINE

Input                             AH              04h

Output                            AX              1 se la A20 Line è stata disattivata correttamente.

Note                                              In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                                  pag. 248).

                                                  Questo servizio deve essere utilizzato solo se il programma ha allocato
                                                  con successo la HMA mediante il servizio 01h.


               I due esempi di funzione che seguono utilizzano i servizi testè descritti.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

                              
                                                   
                                                      
     237 Quando la A20 line è attiva, una coppia di registri a 16 bit può esprimere indirizzi lineari a 21 bit, fino
a FFFF:FFFF (non è più una novità). Ne segue che è possibile referenziare direttamente indirizzi all'interno della
HMA tramite normali puntatori far o huge (pag. 21). Ad esempio l'istruzione

#include                                                                                          // per MK_FP()
....
    register i;
    unsigned char *cPtr;

    for(i = 0x10; i < 0x20; i++)
        *(unsigned char far *)MK_FP(0xFFFF,i) = *cPtr++;

copia 16 byte da un indirizzo in memoria convenzionale (referenziato da un puntatore near) all'inizio della HMA. I
servizi XMS 05h e 06h, del tutto analoghi ai servizi 03h e 04h, consentono di attivare e, rispettivamente, disattivare
la A20 line per indirizzare direttamente, mediante puntatori lineari a 32 bit, circa 1 Mb di memoria estesa (al di fuori
della HMA).


246 - Tricky C





    A20ENABL.C - enableA20()

    int cdecl enableA20(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);     puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: 0 se la A20 line e' stata abilitata con successo;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- a20enabl.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl enableA20(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 3;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    return(0);
EXITFUNC:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
}


/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    A20DISAB.C - disableA20()

    int cdecl disableA20(void (far *XMMdriver)(void));
    void (far *XMMdriver)(void);     puntatore all'entry point del driver XMM.
    Restituisce: 0 se la A20 line e' stata disabilitata con successo;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- a20disab.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl disableA20(void (far *XMMdriver)(void))
{
    _AH = 4;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    return(0);
EXITFUNC:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
}


                                                              Gestione a basso livello della memoria - 247





          Le funzioni enableA20() e disableA20() restituiscono 0 se hanno eseguito
correttamente il loro compito; in caso di errore è restituito un valore negativo che rappresenta, cambiato
di segno, il codice di errore XMS.


                               I   s e r v i z i   X M S   p e r   g l i   U M B 

          Riportiamo la descrizione dei servizi XMS (e gli esempi relativi) che consentono di allocare e
deallocare gli Upper Memory Block. Per ulteriori e più approfonditi particolari circa gli UMB vedere
pag. 198 e seguenti.

SERVIZIO XMS 0FH: ALLOCA UN UMB

Input              AH           10h

                   DX           Dimensione richiesta in paragrafi (blocchi di 16 byte)

Output             AX           1 se la disallocazione è riuscita correttamente.

                   BX           Indirizzo di segmento dell'UMB allocato

                   DX           Dimensione reale in paragrafi

Note                            In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                                pag. 248), mentre DX contiene la dimensione in paragrafi del massimo
                                UMB disponibile.


          Segue esempio:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    UMBALLOC.C - allocUMB()

    int allocUMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned UMBKb,unsigned *UMBseg);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    unsigned UMBKb;                dimensione desiderata, in paragrafi.
    unsigned *UMBseg;              usata per restituire l'indirizzo di segmento
                                   dell'UMB allocato. In caso di errore contiene la
                                   dimensione del massimo UMB disponibile.
    Restituisce: 0 se l'operazione e' stata eseguita con successo. All'indirizzo
                 UMBseg e' memorizzato l'indirizzo di segmento dell'UMB allocato;
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS; All'indirizzo UMBseg e'
                 memorizzata la dimensione del massimo UMB disponibile.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- umballoc.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

int cdecl allocUMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned UMBkb,unsigned *UMBseg)


248 - Tricky C





{
    _DX = UMBkb;
    _AH = 0x10;
    (*XMMdriver)();
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    asm mov si,UMBseg;
#else
    asm push ds;
    asm lds si,dword ptr UMBseg;
#endif
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    asm mov [si],bx;
#if defined(__COMPACT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    return(0);
EXITFUNC:
    asm mov [si],dx;
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
#if defined(__COMPACT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    return(_BX);
}



SERVIZIO XMS 11H: DEALLOCA UN UN UMB

Input              AH        11h

                   DX        Indirizzo di segmento dell'UMB

Output             AX        1 se la disallocazione è riuscita correttamente. L'UMB è nuovamente
                             libero

Note                         In caso di fallimento, AX è 0 e BL contiene il codice di errore (vedere
                             pag. 248).


          Segue esempio:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    UMBFREE.C - freeUMB()

    int freeUMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned UMBseg);
    void (far *XMMdriver)(void);   puntatore all'entry point del driver XMM.
    unsigned UMBseg;               indirizzo di segmento dell'UMB da liberare.
    Restituisce: 0 se l'operazione è stata eseguita con successo.
                 Se < 0 e' il codice di errore XMS.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -mx -k- umbfree.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh


                                                                     Gestione a basso livello della memoria - 249





********************/
#pragma  inline

int cdecl freeUMB(void (far *XMMdriver)(void),unsigned UMBseg)
{
    _DX = UMBseg;
    _AH = 0x11;
    (*XMMdriver)();
    asm cmp ax,0;
    asm je EXITFUNC;
    return(0);
EXITFUNC:
    asm xor bh,bh;
    asm neg bx;
    return(_BX);
}

             Un UMB allocato con allocUMB() può essere referenziato mediante un puntatore far o
huge, costruito con la macro MK_FP() (pag. 24):

#include                                                                             // per MK_FP()
    ....
    unsigned umbSeg;
    char far *umbPtr;
    ....
    if(allocUMB(XMMdriver,10000,&umbSeg) < 0) {
        ....                                                                       // gestione errore XMS
    }
    else {
        umbPtr = (char far *)MK_FP(umbSeg,0);
        ....                                                                               // utilizzo UMB
        if(freeUMB(umbSeg) < 0) {
            ....                                                                   // gestione errore XMS
        }
    }

             La tabella che segue riporta i codici di errore XMS.

CODICI DI ERRORE XMS

     CODICE                                           DESCRIZIONE

      80h        Funzione non valida

      81h        E' installato VDISK

      82h        Errore nella A20 line

      8Eh        Errore interno al driver

      8Fh        Errore irrecuperabile del driver

      90h        La HMA non esiste

      91h        La HMA è già in uso


250 - Tricky C





   92h            Richiesta allocazione in HMA di un numero di byte minore del parametro associato a
                  /HMAMIN sulla riga di comando del driver XMM

   93h            La HMA è libera

   94h            Non è stato possibile disattivare la A20 line

   A0h            Tutta la memoria estesa è già allocata

   A1h            Tutti gli handles disponibili per la memoria estesa sono già utilizzati

   A2h            Handle non valido

   A3h            Handle sorgente non valido

   A4h            Offset sorgente non valido

   A5h            Handle destinazione non valido

   A6h            Offset destinazione non valido

   A7h            La lunghezza del blocco non è valida

   A8h            Le aree sorgente e destinazione si sovrappongono

   A9h            Errore di parità

   AAh            Il blocco non è locked

   ABh            Il blocco è locked

   ACh            Overflow nel conteggio dei lock del blocco

   ADh            Operazione di lock fallita

   B0h            E' disponibile un UMB di dimensione minore a quella richiesta

   B1h            Non sono disponibili UMB

   B2h            Segmento UMB non valido


                                                                                             Gli interrupt: gestione - 251





                                    G L I   I N T E R R U P T :   G E S T I O N E 

               A pag. 115 e seguenti abbiamo visto come un programma C può sfruttare gli interrupt,
richiamandoli attraverso le funzioni di libreria dedicate allo scopo. Ora si tratta di entrare nel difficile,
cioè raccogliere le idee su come scrivere interrupt, o meglio funzioni C in grado di sostituirsi o affiancarsi
alle routine DOS e al BIOS nello svolgimento dei loro compiti.
               Si tratta di una tecnica indispensabile a tutti i programmi TSR (Terminate and Stay Resident,
vedere pag. ) e sicuramente utile ai programmi che debbano gestire il sistema in profondità (ad es.:
ridefinire la tastiera, schedulare operazioni tramite il timer della macchina, etc.).


                                               L A   T A V O L A   D E I   V E T T O R I 

               Gli indirizzi (o vettori) degli interrupt si trovano nei primi 1024 byte della RAM; vi sono 256
vettori, pertanto ogni indirizzo occupa 4 byte: dal punto di vista del C si tratta di puntatori far, o meglio,
di puntatori a funzioni interrupt, per quei compilatori che definiscono tale tipo di dato238.
               Per conoscere l'indirizzo di un interrupt si può utilizzare la funzione di libreria getvect(),
che accetta, quale parametro, il numero dell'interrupt239 stesso e ne restituisce l'indirizzo. La sua
"controparte" setvect() consente di modificare l'indirizzo di un interrupt, prendendo quali parametri il
numero dell'interrupt ed il suo nuovo indirizzo (un puntatore a funzione interrupt). Un'azione
combinata getvect()/setvect() consente dunque di memorizzare l'indirizzo originale di un
interrupt e sostituirgli, nella tavola dei vettori, quello di una funzione user-defined. L'effetto è che gli
eventi hardware o software che determinano l'attivazione di quell'interrupt chiamano invece la nostra
funzione. Una successiva chiamata a setvect() consente di ripristinare l'indirizzo originale nella
tavola dei vettori quando si intenda "rimettere le cose a posto".
               Fin qui nulla di particolarmente complicato; se l'utilità di getvect() e setvect() appare
tuttavia poco evidente non c'è da preoccuparsi: tutto si chiarirà strada facendo. Uno sguardo più attento
alla suddetta tavola consente di notare che, se ogni vettore occupa 4 byte, l'offset di un dato vettore
rispetto all'inizio della tavola è ottenibile moltiplicando per quattro il numero del vettore stesso (cioè
dell'interrupt corrispondente): ad esempio, il vettore dell'int 09h si trova ad offset 36 rispetto all'inizio
della tavola (il primo byte della tavola ha, ovviamente, offset 0). Dal momento che la tavola si trova
all'inizio della RAM, l'indirizzo del vettore dell'int 09h è 0000:0024 (24h = 36). Attenzione:
l'indirizzo di un vettore non è l'indirizzo dell'interrupt, bensì l'indirizzo del puntatore all'interrupt. Inoltre,
i primi due byte (nell'esempio quelli ad offset 36 e 37) rappresentano l'offset del vettore, i due successivi
(offset 38 e 39) il segmento, coerentemente con la tecnica backwords.
               Queste considerazioni suggeriscono un metodo alternativo per la manipolazione della tavola dei
vettori. Ad esempio, per ricavare l'indirizzo di un interrupt si può moltiplicarne il numero per quattro e
leggere i quattro byte a quell'offset rispetto all'inizio della RAM:

    int intr_num;
    int ptr;
    void(interrupt *intr_pointer)();
    ....
    intr_num = 9;

                              
                                                   
                                                      
     238 Se non è zuppa, è pan bagnato. Sempre di puntatori a 32 bit si tratta. Del resto, un puntatore a 32 bit non è
che una tipizzazione particolare di un long int.

     239 Ogni interrupt è identificato da un numero, solitamente espresso in notazione esadecimale, da 0 a FFh (255).


252 - Tricky C





    ptr = intr_num*4;
    intr_pointer = (void(interrupt *)())*(long far *)ptr;
    ....

               L'integer ptr, che vale 36, è forzato a puntatore far a long: far perché la tavola dei vettori
deve essere referenziata con un segmento:offset, in cui segmento è sempre 0; long perché 0:ptr deve
puntare ad un dato a 32 bit. L'indirezione di (long far *)ptr è il vettore (in questo caso
dell'int 09h); il cast a puntatore ad interrupt rende la gestione del dato coerente con i tipi del C. Tale
metodo comporta un vantaggio: produce codice compatto ed evita il ricorso a funzioni di libreria
(parlando di TSR vedremo che, in quel genere di programmi, il loro utilizzo può essere fonte di problemi:
pag. ). Manco a dirlo, però, comporta anche uno svantaggio: l'istruzione

    intr_pointer = (void(interrupt *)())*(long far *)ptr;

è risolta dal compilatore in una breve sequenza di istruzioni assembler. L'esecuzione di detta sequenza
potrebbe essere interrotta da un interrupt, il quale avrebbe la possibilità di modificare il vettore che il
programma sta copiando nella variabile intr_pointer, con la conseguenza che segmento e offset del
valore copiato potrebbero risultare parti di due indirizzi diversi. Una soluzione del tipo

    asm cli;
    intr_pointer = (void(interrupt *)())*(long far *)ptr;
    asm sti;

non elimina del tutto il pericolo, perche cli240 non blocca tutti gli interrupt: esiste sempre, seppure molto
piccola, la possibilità che qualcuno si intrometta a rompere le uova nel paniere.
               In effetti, l'unico metodo documentato da Microsoft per leggere e scrivere la tavola dei vettori è
costituito dai servizi 25h e 35h dell'int 21h, sui quali si basano, peraltro, setvect() e getvect().

INT 21H, SERV. 25H: SCRIVE UN INDIRIZZO NELLA TAVOLA DEI VETTORI

Input                             AH               25h

                                  AL               numero dell'interrupt

                                  DS:DX            nuovo indirizzo dell'interrupt


INT 21H, SERV. 35H: LEGGE UN INDIRIZZO NELLA TAVOLA DEI VETTORI

Input                             AH               35h

                                  AL               numero dell'interrupt

Output                            ES:BX            indirizzo dell'interrupt


               Una copia della tavola dei vettori può essere facilmente creata così:

    ....
    register i;

                              
                                                   
                                                       
     240 CLI, CLear Interrupts, inibisce gli interrupts hardware; STI, STart Interrupts, li riabilita (l'assembler non
distingue tra maiuscole e minuscole).


                                                                                              Gli interrupt: gestione - 253





    void(interrupt *inttable[256])();

    for(i = 0; i < 256; i++)
        inttable[i] = getvect(i);
    ....

               Chi ama il rischio può scegliere un algoritmo più efficiente:

    ....
    void(interrupt *inttable[256])();

    asm {
        push ds;                                                                                         // salva DS
        push ds;
        pop es;
        lea di,inttable;                                                               // ES:DI punta a inttable
        push 0;
        pop ds;
        xor si,si;                                                      // DS:SI punta alla tavola dei vettori
        mov cx,512;
        cli;
        rep movsw;                                                              // copia 512 words (1024 bytes)
        sti;
        pop ds;
    }
    ....

               Una copia della tavola dei vettori può sempre far comodo, soprattutto a quei TSR che
implementino la capacità di disinstallarsi (cioè rimuovere se stessi dalla RAM) una volta esauriti i loro
compiti: al riguardo vedere pag.  e seguenti.
               Questi dettagli sulla tavola dei vettori sono importanti in quanto un gestore di interrupt è una
funzione che non viene mai invocata direttamente, né dal programma che la incorpora, né da altri, bensì
entra in azione quando è chiamato l'interrupt da essa gestito. Perché ciò avvenga è necessario che il suo
indirizzo sia scritto nella tavola dei vettori, in luogo di quello del gestore originale241. Il programma che
installa un nuovo gestore di interrupt solitamente si preoccupa di salvare il vettore originale: esso deve
essere ripristinato in caso di disinstallazione del gestore, ma spesso è comunque utilizzato dal gestore
stesso, quando intenda lasciare alcuni compiti alla routine di interrupt precedentemente attiva.


                                                L E   F U N Z I O N I   i n t e r r u p t 

               Molti compilatori consentono di dichiarare interrupt242 le funzioni: interrupt è un
modificatore che forza il compilatore a dotare quelle funzioni di alcune caratteristiche, ritenute importanti
per un gestore di interrupt. Vediamo quali.
               Il codice C

#pragma option -k-

void interrupt int_handler(void)
{
    ....
}

                              
                                                   
                                                      
     241 Con il termine "originale" non si intende indicare il gestore DOS o ROM-BIOS, ma semplicemente quello
attivo in quel momento.

     242 Oppure interrupt far: mai standardizzare, ovviamente!


254 - Tricky C





definisce una funzione, int_handler(), che non prende parametri, non restitusce alcun valore ed è di
tipo interrupt. Il compilatore produce il seguente codice assembler243:

_int_handler proc far
    push ax
    push bx
    push cx
    push dx
    push es
    push ds
    push si
    push di
    push bp
    mov bp,DGROUP
    mov ds,bp
    ....
    pop bp
    pop di
    pop si
    pop ds
    pop es
    pop dx
    pop cx
    pop bx
    pop ax
    iret
_int_handler endp

               Si nota innanzitutto che la int_handler() è considerata far: in effetti, i vettori sono
indirizzi a 32 bit, pertanto anche quello di ogni gestore di interrupt deve esserlo.
               Inoltre la funzione è terminata da una IRET: anche questa è una caratteristica fondamentale di
tutte le routine di interrupt, in quanto ogni chiamata ad interrupt (sia quelle hardware che quelle software,
via istruzione INT) salva sullo stack il registro dei flag. L'istruzione IRET, a differenza della  RET, oltre a
trasferire il controllo all'indirizzo CS:IP spinto dalla chiamata sullo stack, preleva da questo una word
(una coppia di byte) e con essa ripristina i flag.
               Il registro DS è inizializzato a DGROUP244: l'operazione non è indispensabile, ma consente
l'accesso alle variabili globali definite dal programma che incorpora int_handler().
               La caratteristica forse più evidente del listato assembler è rappresentata dal salvataggio di tutti i
registri sullo stack in testa alla funzione, ed il loro ripristino in coda, prima della IRET. Va chiarito che
non si tratta di una caratteristica indispensabile ma, piuttosto, di una misura di sicurezza: un interrupt non
deve modificare lo stato del sistema, a meno che ciò non rientri nelle sue specifiche finalità245. In altre
                              
                                                   
                                                      
     243 Tutti gli esempi di questo capitolo presuppongono la presenza dell'opzione -k- sulla riga di comando del
compilatore o l'inserimento della direttiva #pragma option -k- nel codice sorgente, onde evitare la
generazione della standard stack frame, che richiede le istruzioni PUSH BP e MOV BP,SP in testa ad ogni funzione
(incluse quelle che non prendono parametri e non definiscono variabili locali), nonché POP BP in coda, prima della
RET finale. Nell'esempio di int_handler(), l'assenza di detta opzione avrebbe provocato l'inserimento di
MOV BP,SP dopo la MOV DS,BP. Il modello di memoria è lo small, per tutti gli esempi.

     244 Nome convenzionalmente assegnato dal compilatore al segmento allocato ai dati statici e globali (è gestito in
realtà come una label).

     245 Consideriamo il caso del già citato in 09h. La pressione di un tasto può avvenire in qualsiasi istante, e non
necessariamente in risposta ad una richiesta del programma attivo in quel mentre. Ciò significa che il gestore
dell'interrupt non può fare alcuna assunzione a priori sullo stato del sistema e deve evitare di modificarlo
inopportunamente, in quanto, a sua volta, il processo interrotto può non avere previsto l'interruzione (e può non
essersi neppure "accorto" di essa).


                                                                                        Gli interrupt: gestione - 255





parole, il compilatore genera il codice delle funzioni interrupt in modo tale da evitare al
programmatore la noia di preoccuparsi dei registri246, creandogli però qualche problema quando lo scopo
del gestore sia proprio modificare il contenuto di uno (o più) di essi. E' palese, infatti, che modificando
direttamente il contenuto dei registri non si ottiene il risultato voluto, perché il valore degli stessi in
ingresso alla funzione viene comunque ripristinato in uscita. L'ostacolo può essere aggirato dichiarando i
registri come parametri formali della funzione: il compilatore, proprio perché si tratta di una funzione di
tipo interrupt, consente di accedere a quei parametri nello stack gestendo quest'ultimo in modo
opportuno: quindi, in definitiva, permette di modificare effettivamente i valori dei registri in uscita alla
funzione. Torniamo alla int_handler(): se in essa vi fosse, ad esempio, l'istruzione

    _BX = 0xABCD;

il listato assembler sarebbe il seguente:

_int_handler proc far
    push ax
    push bx
    push cx
    push dx
    push es
    push ds
    push si
    push di
    push bp
    mov bp,DGROUP
    mov ds,bp

    mov bx,0ABCDh

    pop bp
    pop di
    pop si
    pop ds
    pop es
    pop dx
    pop cx
    pop bx
    pop ax
    iret
_int_handler endp

con l'ovvia conseguenza che la modifica apportata al valore di BX sarebbe vanificata dalla POP BX
eseguita in seguito.
               Ecco invece la definizione di int_handler() con un numero di paramateri formali (di tipo
int o unsigned int) pari ai registri:


                              
                                                   
                                                      
     246 Beh, non è sempre vero... Si consideri, ad esempio, una funzione dichiarata interrupt, compilata inserendo nel
codice la direttiva .386 (o P80386) e l'opzione -3 sulla command line del compilatore (esse abilitano,
rispettivamente da parte dell'assemblatore e del compilatore, l'uso delle istruzioni estese riconosciute dai
processori 80386). Il compilatore non genera il codice necessario a salvare sullo stack i registri estesi (EAX, EBX,
etc.), bensì si occupa solo dei registri a 16 bit. Se la funzione modifica i registri estesi (è evidente che il programma
può comunque "girare" solo sugli 80386 e superiori), i 16 bit superiori di questi non vengono ripristinati
automaticamente in uscita, con le immaginabili conseguenze per gli altri programmi sfruttanti le potenzialità
avanzate del microprocessore. In casi come quello descritto il programmatore deve provvedere di propria iniziativa
al salvataggio e rirpristino dei registri estesi modificati.


256 - Tricky C





void interrupt int_handler(int Bp,int Di,int Si,int Ds,int Es,int Dx,
                           int Cx,int Bx,int Ax,int Ip,int Cs,int Flags)
{
    Bx = 0xABCD;                         // non usa il registro, bensi' il parametro formale
}

         Il listato assembler risultante dalla compilazione è:

_int_handler proc far
    push ax
    push bx
    push cx
    push dx
    push es
    push ds
    push si
    push di
    push bp
    mov bp,DGROUP
    mov ds,bp
    mov bp,sp                                                     ; serve ad accedere allo stack

    mov [bp+14],0ABCDh                        ; non modifica BX, bensi' il valore nello stack

    pop bp
    pop di
    pop si
    pop ds
    pop es
    pop dx
    pop cx
    pop bx                                                   ; carica in BX il valore modificato
    pop ax
    iret
_int_handler endp


                                                                                                      Gli interrupt: gestione - 257





                                                                  Come si vede, l'obiettivo è raggiunto. In cosa consiste la
                                                        peculiarità delle funzioni interrupt nella gestione dello stack per i
                                                        parametri formali (vedere pag. 87 e dintorni)? Esaminiamo con
                                                        attenzione ciò che avviene effettivamente: la chiamata ad interrupt
                                                        spinge sullo stack i FLAGS, CS e IP. Successivamente, la funzione
                                                        interrupt copia, nell'ordine: AX, BX, CX, DX, ES, DS,  SI, DI e BP.
                                                        La struttura dello stack, dopo l'istruzione MOV BP,SP è dunque quella
                                                        mostrata in figura 11. Proprio il fatto che la citata istruzione
                                                        MOV BP,SP si trovi in quella particolare posizione, cioè dopo le
                                                        PUSH dei registri sullo stack, e non in testa al codice preceduta solo da
                                                        PUSH BP (posizione consueta nelle funzioni non interrupt),
                                                        consente di referenziare i valori dei registri come se fossero i parametri
                                                        formali della funzione. Se non vi fossero parametri formali, non vi
                                                        sarebbe neppure (per effetto dell'opzione -k-) l'istruzione
                                                        MOV BP,SP: il gestore potrebbe ancora referenziare le copie dei
                                                        regsitri nello stack, ma i loro indirizzi andrebbero calcolati come offset
                                                        rispetto a SP e non a BP. Da quanto detto sin qui, e dall'esame della
                                                        figura 11, si evince inoltre che la lista dei parametri formali della
                                                        funzione può essere allungata a piacere: i parametri addizionali
                                                        consentono di accedere a quanto contenuto nello stack "sopra" i flag. Si
                                                        tratta di un metodo, del tutto particolare, di passare parametri ad un
Fig. 11: Lo stack dopo l'ingresso nel                   interrupt: è sufficiente copiarli sullo stack prima della chiamata
gestore di interrupt dichiarato con                     all'interrupt stesso (come al solito, si consiglia con insistenza di estrarli
parametri formali.                                      dallo stack al ritorno dall'interrupt). Ecco un esempio:

    ....
    _AX = 0xABCD;
    asm push ax;
    asm int 0x77;
    asm add sp,2;
    ....

               L'esempio è valido nell'ipotesi che il programma abbia installato un gestore dell'int 77h definito
come segue:

void interrupt newint77h(int BP,int DI,int SI,int DS,int ES,int DX,int CX,int BX,
                                                                        int AX,int IP,int CS,int FLAGS,int AddParm)
{
    ....
}

               Il parametro AddParm può essere utilizzato all'interno della newint77h() e referenzia
l'ultima word spinta sullo stack prima dei flag (cioè prima della chiamata ad interrupt): in questo caso
ABCDh, il valore contenuto in AX. L'istruzione ADD SP,2 ha lo scopo di estrarre dallo stack la word di
cui sopra, eventualmente modificata da newint77h().
               Dal momento che l'ordine nel quale i registri sono copiati sullo stack è fisso, deve esserlo (ma
inverso247) anche l'ordine nel quale sono dichiarati i parametri formali del gestore di interrupt. Si noti

                              
                                                    
                                                       
     247 Meglio chiarire: int Bp, int Di, int Si, int Ds, int Es, int Dx, int Cx, int
Bx, int Ax, int Ip, int Cs, int Flags, infine gli eventuali parametri aggiuntivi. Ciò a causa delle
convenzioni C in fatto di passaggio dei parametri alle funzioni (il primo parametro spinto sullo stack è, in realtà,
l'ultimo dichiarato: ancora una volta si rimanda a pag. 87 e seguenti); i nomi possono però essere scelti a piacere.
Attenzione: l'ordine con cui i registri sono spinti sullo stack non è il medesimo per tutti i compilatori. Per eliminare


258 - Tricky C





inoltre che non è sempre indispensabile dichiarare tutti i registri, da BP ai Flags, ma soltanto quelli che
vengono effettivamente referenziati nel gestore, nonché quelli che li precedono nella dichiarazione stessa.
Se, ad esempio, la funzione modifica AX e DX, devono essere dichiarati, nell'ordine, BP, DI, SI, DS, ES,
DX, CX,  BX e AX; non serve (ma nulla vieta di) dichiarare IP, CS e Flags. E' evidente che tutti i registri
non dichiarati quali parametri del gestore possono essere referenziati da questo mediante lo inline
assembly o gli pseudoregistri, ma il loro valore iniziale viene ripristinato in uscita. Esempio:

void interrupt int_handler(int Bp, int Di, int Si)
{
    ....                                                           // questo gestore può modificare solo BP, DI e SI
}

               Consiglio da amico: è meglio non pasticciare con CS e IP, anche quando debbano essere per
forza dichiarati (ad esempio per modificare i flag). I loro valori nello stack rappresentano l'indirizzo di
ritorno dell'interrupt, cioè l'indirizzo della prima istruzione eseguita dopo la IRET: modificarli significa
far compiere al sistema, al termine dell'interrupt stesso, un vero e proprio salto nel buio248.
               Ancora un'osservazione: le funzioni interrupt sono sempre void. Infatti, dal momento che
le funzioni non void, prima di terminare, caricano AX (o DX:AX) con il valore da restituire, il ripristino
in uscita dei valori iniziali dei registri implica l'impossibilità di restituire un valore al processo chiamante.
Esempio:

int interrupt int_handler(int Bp,int Di,int Si,int Ds,int Es,int Dx,int Cx,
                                                                                                                                     int Bx,int Ax)
{
    Bx = 0xABCD;                                         /* non usa il registro, bensi' il parametro formale */
    return(1);
}

               Il listato assembler risultante è:

_int_handler proc far
    push ax
    push bx
    push cx
    push dx
    push es
    push ds
    push si
    push di
    push bp
    mov bp,DGROUP
    mov ds,bp
    mov bp,sp                                                                                         ; serve ad accedere allo stack

    mov [bp+14],0ABCDh                                                 ; non modifica BX, bensi' il valore nello stack
    mov ax,1                                           ; referenzia comunque il registro, anche in presenza di
                                                                                                                           ; parametri formali
    pop bp

                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
eventuali problemi di portabilità è necessario conoscere a fondo il comportamento del compilatore utilizzato (marca
e versione), di solito descritto nella documentazione con esso fornita.

     248 CS e IP, ovviamente, sono accessibili anche tramite inline assembly e gli pseudoregistri. In questo caso,
però, modificarne il valore avrebbe l'effetto di far impazzire il sistema immediatamente. Infatti la modifica non
riguarderebbe l'indirizzo di ritorno dell'interrupt, bensì l'indirizzo dell'istruzione da esguire subito dopo la modifica
stessa.


                                                                                             Gli interrupt: gestione - 259





    pop di
    pop si
    pop ds
    pop es
    pop dx
    pop cx
    pop bx                                                                     ; carica in BX il valore modificato
    pop ax                                                                    ; ripristina il valore inziale di AX
    iret
_int_handler endp

               Il listato assembler evidenzia che l'istruzione return utilizza sempre (ovviamente) i registri e
non le copie nello stack, anche qualora AX e DX siano gestibili come parametri formali.
               Non si tratta, però, di un limite: si può anzi affermare che l'impossibilità di restituire un valore al
processo chiamante è una caratteristica implicita delle routine di interrupt. Esse accettano parametri
attraverso i registri, e sempre tramite questi restituiscono valori (anche più di uno). Inoltre, tali regole
sono valide esclusivamente per gli interrupt software, che sono esplicitamente invocati da un programma
(o dal DOS), il quale può quindi colloquiare con essi. Gli interrupt hardware, al contrario, non possono
modificare il contenuto dei registri in quanto interrompono l'attività dei programmi "senza preavviso":
questi non hanno modo di utilizzare valori eventualmente loro restituiti249. In effetti, le regole relative
all'interfacciamento con routine (le cosiddette funzioni) mediante passaggio di parametri attraverso
l'effettuazione di una copia dei medesimi nello stack, e restituzione di un unico valore in determinati
registri (AX o DX:AX) sono convenzioni tipiche del linguaggio C; il concetto di interrupt, peraltro nato
prima del C, è legato all'assembler.


                                                          L E   F U N Z I O N I   f a r 

               Abbiamo detto che due sono le caratteristiche fondamentali di ogni gestore di interrupt: è una
funzione far e termina con una istruzione IRET. Da ciò si deduce che non è indispensabile ricorrere al
tipo interrupt per realizzare una funzione in grado di lavorare come gestore di interrupt: proviamo a
immaginare una versione più snella della int_handler():

#pragma option -k-                                        // solito discorso: non vogliamo standard stack frame

void far int_handler(void)
{
    ....
    asm iret;
}

               La nuova int_handler() ha il seguente listato assembler:

_int_handler proc far
    ....
    iret
_int_handler endp

               La maggiore efficienza del codice è evidente. La gestione dei registri e dello stack è però
lasciata interamente al programmatore, che deve provvedere a salvare e ripristinare quei valori che non
debbono essere modificati. Inoltre, qualora si debba accedere a variabili globali, bisogna accertarsi che DS

                              
                                                   
                                                      
     249 Anzi, per un interrupt hardware il modificare i registri equivarrebbe a mescolare le carte in tavola al
programma interrotto.


260 - Tricky C





assuma il valore corretto (quello del segmento DGROUP del programma che ha installato il gestore),
operazione svolta in modo automatico, come si è visto, dalle funzioni dichiarate interrupt250.

void far int_handler(void)
{
    asm {
        push ds;
        push ax;
        mov ax,DGROUP;
        mov ds,ax;                                                                     // carica DGROUP in ds
        pop ax;
    }
    ....
    asm {
        pop ds;
        iret;
    }
}

               Occorre poi resistere alla tentazione di restituire un valore al processo interrotto: benché la
funzione sia far e non interrupt, le considerazioni sopra espresse sull'interfacciamento con gli
interrupt mantengono pienamente la loro validità. Inoltre un'istruzione return provoca l'inserimento, da
parte del compilatore, di una RET, che mette fuori gioco l'indispensabile IRET: il codice

int far int_handler(void)
{
    ....
    return(1);
    asm iret;
}

               diventa infatti

_int_handler proc far
    ....
    mov ax,1
    ret
    iret
_int_handler endp

con la conseguenza di produrre un gestore che, al rientro, "dimentica" sullo stack la word dei flag.
               In un gestore far l'accesso ai registri può avvenire mediante lo inline assembly o gli
pseudoregistri: in entrambi i casi ogni modifica ai valori in essi contenuti rimane in effetto al rientro nel
processo interrotto. L'unica eccezione è rappresentata dai flag, ripristinati dalla IRET: il gestore di
interrupt ha comunque a disposizione due metodi per aggirare l'ostacolo. Il primo consiste nel sostituire la
IRET con una RET 2: l'effetto è quello di forzare il compilatore ad addizionare 2 al valore di SP in
uscita al gestore251, eliminando così dallo stack la word dei flag. Il secondo metodo si risolve nel
dichiarare i flag come parametro formale del gestore, con una logica analoga a quella descritta per le
funzioni di tipo interrupt. In questo caso, però, la funzione è di tipo far:
                              
                                                   
                                                      
     250 Un'alternativa consiste nel memorizzare i dati globali in locazioni relative al valore di CS nel gestore e non al
valore di DS. In pratica, occorre dichiarare una o più funzioni che servono unicamente a riservare spazio, mediante
istruzioni inline assembly DB o DW o DD, per tali dati (in modo, cioè, che contengano dati e non codice eseguibile). I
nomi delle funzioni, tramite opportune operazioni di cast, sono referenziati come puntatori ai dati: vedere pag.  per
una presentazione dettagliata dell'argomento.

     251 La sintassi RET n provoca un incremento di SP pari a n.


                                                                                 Gli interrupt: gestione - 261





void far int_handler(int Flags)
{
    Flags |= 1;                        // usa il parametro formale per settare il CarryFlag
    asm iret;
}

e pertanto il compilatore produce:

_int_handler proc far
    push bp
    mov bp,sp
    or word ptr [bp+6],1
    iret
_int_handler endp

         La figura 12 evidenzia la struttura dello stack dopo l'ingresso nel gestore di interrupt (dichiarato
far): nello stack, all'indirizzo (offset rispetto a SS) BP+6, c'è la word dei flag, spinta dalla chiamata ad
interrupt: proprio perché la funzione è di tipo far, per il compilatore il primo parametro formale si trova
in quella stessa locazione. Dopo quello relativo ai flag possono essere
dichiarati altri parametri formali, i quali referenziano (come, del resto,
nelle funzioni di tipo interrupt) il contenuto dello stack "sopra" i
flag. E' superfluo (speriamo!) ricordare che un gestore di interrupt non
viene mai invocato direttamente dal programma, ma attivato via
hardware oppure mediante l'istruzione INT: in quest'ultimo caso il
programma deve spingere sullo stack i valori che dovranno essere
referenziati dal gestore come parametri formali. Vale la pena di
precisare che, utilizzando l'opzione -k-, BP viene spinto sullo stack e
valorizzato con SP solo se sono dichiarati uno o più parametri formali.
         Un'ultima osservazione: il tipo far della funzione risulta
incoerente con il tipo interrupt richiesto dalla setvect() per il Fig. 12: Lo stack dopo l'ingresso nel
secondo parametro, rappresentante il nuovo vettore. Si rende allora gestore far di interrupt dichiarato con
necessaria un'operazione di cast.                                             parametri formali.

void far int_handler(void)                             // definizione del gestore di interrupt
{
    ....
}
....

void install_handler(void)
{
    ....
    setvect(int_num,(void(interrupt *)(void))int_handler);
    ....
}



                     U T I L I Z Z O   D E I   G E S T O R I   O R I G I N A L I 

         Quando un gestore di interrupt viene installato, il suo indirizzo è copiato nella tavola dei vettori
e sostituisce quello del gestore precedentemente attivo. La conseguenza è che quest'ultimo non viene più
eseguito, a meno che il suo vettore non sia stato salvato prima dell'installazione del nuovo gestore, in
modo che questo possa invocarlo, se necessario. Inoltre l'ultimo gestore installato è comunque il primo ad
essere eseguito e deve quindi comportarsi in modo "responsabile". Si può riassumere l'insieme delle
possibilità in un semplice schema:


262 - Tricky C





MODALITÀ DI UTILIZZO DEI GESTORI ORIGINALI DI INTERRUPT

                    COMPORTAMENTO                                            CARATTERISTICHE

1           Il nuovo gestore non invoca quello La funzione deve riprodurre in modo completo tutte le
            attivo in precedenza e, in uscita, funzionalità indispensabili del precedente gestore, eccetto il
            restituisce il controllo al processo caso in cui esso abbia proprio lo scopo di inibirle oppure
            interrotto.                                   occupi un vettore precedentemente non utilizzato.

2           Il nuovo gestore, in uscita, cede il La funzione può delegare in tutto o in parte al gestore
            controllo al gestore attivo in precedente l'espletamento delle funzionalità caratteristiche
            precedenza: quest'ultimo, a sua dell'interrupt. Questo approccio è utile soprattutto quando il
            volta, terminato l'espletamento dei nuovo gestore deve intervenire sullo stato del sistema
            propri compiti, rientra al processo (registri, flag, etc.) prima che esso venga conosciuto dalla
            interrotto.                                   routine originale (eventualmente per modificarne il
                                                          comportamento).

3           Il nuovo gestore invoca quello La funzione può delegare in tutto o in parte al gestore
            attivo in precedenza come una precedente l'espletamento delle funzionalità caratteristiche
            subroutine e, ricevuto nuovamente dell'interrupt. Questo approccio è seguito soprattutto quando
            da questo il controllo, ritorna al il nuovo gestore ha necessità di conoscere i risultati prodotti
            processo interrotto dopo avere dall'interrupt originale, o quando può risultare
            terminato le proprie operazioni.              controproducente ritardarne l'esecuzione.


               Nel caso 1 non vi è praticamente nulla da aggiungere a quanto già osservato.
               Il caso 2, detto "concatenamento", merita invece alcuni approfondimenti. Innanzitutto va
sottolineato che il nuovo gestore cede il controllo al gestore precedentemente attivo, il quale lo restituisce
direttamente al processo interrotto: il nuovo gestore non ha dunque la possibilità di conoscere i risultati
prodotti da quello originale, ma soltanto quella di influenzarne, se necessario, il comportamento
modificando opportunamente il valore di uno o più registri.
               Il controllo viene ceduto al gestore originale mediante un vero e proprio salto senza ritorno, cioè
con un'istruzione JMP: bisogna ricorrere allo inline assembly. Vediamo un esempio di gestore
dell'int 17h, interrupt BIOS per la stampante. Quando il programma lo installa, esso entra in azione ad
ogni chiamata all'int 17h ed agisce come un filtro: se AH è nullo, cioè se è richiesto all'int 17h il
servizio 0, che invia un byte in output alla stampante, viene controllato il contenuto di AL (il byte da
stampare). Se questo è pari a B3h (decimale 179, la barretta verticale), viene sostituito con 21h
(decimale 33, il punto esclamativo). Il controllo è poi ceduto al precedente gestore, con un salto (JMP)
all'indirizzo di questo, ottenuto ad esempio mediante la getvect() e memorizzato nello spazio
riservato dalla GlobalData(), in quanto esso deve trovarsi in una locazione relativa a CS252.

#pragma option -k-                                        // per gli smemorati: niente PUSH BP e MOV BP,SP
#define oldint17h  GlobalData

void GlobalData(void)                                      // funzione jolly: spazio per vettore originale
{
    asm db 3 dup(0);                                              // 3 bytes + l'opcode della RET = 4 bytes
}

void far newint17h(void)
                              
                                                   
                                                      
     252 Si è detto che il valore di DS non è noto a priori in ingresso al gestore: l'unico registro sul quale si può fare
affidamento è CS. Vedere pag.  per i dettagli.


                                                                                 Gli interrupt: gestione - 263





{
    asm {
        cmp ah,0;
        jne ENDFUNC;
        cmp al,0xB3;
        jne ENDFUNC;
        mov al,0x21;
    }
ENDFUNC:
    asm jmp dword ptr oldint17h;
}

          Chiaro, no? Se non effettuasse il salto alla routine originale, la newint17h() dovrebbe
riprodurne tutte le funzionalità relative alla gestione della stampante. Se il programma fosse compilato
con standard stack frame (senza la solita opzione -k-) sarebbe indispensabile un'istruzione in più,
POP BP, per ripristinare lo stack:

void far newint17h(void)                       // se non e' usata l'opzione -k- il compilatore
{                                              // mantiene la standard stack frame aggiungendo
    ....                                         // PUSH BP e MOV BP,SP in testa alla funzione
    asm pop bp;                                    // la POP BP ripristina lo stato dello stack
    asm jmp dword ptr oldint17h;
}

          Senza la POP BP, la IRET del gestore originale restituirebbe il controllo all'indirizzo IP:BP e
utilizzerebbe  CS per ripristinare i flag: terribili guai sarebbero assicurati, anche senza considerare che la
word dei "veri" flag rimarrebbe, dimenticata, nello stack.
          Il metodo di concatenamento suggerito mantiene la propria validità anche con le funzioni di tipo
interrupt; è sufficiente liberare lo stack dalle copie dei registri prima di effettuare il salto:

void interrupt newint17h(int Bp,int Di,int Si,int Ds,int Es,int Dx,int Cx,int Bx,
                                                                                                     int Ax)
{
    if(Ax < 0xFF)                                                              // vera solo se AH = 0
        if(Ax == 0xB3)                                                      // vera solo se AL = B3h
            Ax = 0x21;
    asm {
        pop bp;
        pop di;
        pop si;
        pop ds;
        pop es;
        pop dx;
        pop cx;
        pop bx;
        pop ax;
        jmp dword ptr oldint17h;
    }
}

          Si noti che oldint17h è, anche in questo caso, una macro che referenzia in realtà la funzione
jolly contenente i dati globali: nonostante le funzioni interrupt provvedano alla gestione automatica
di DS, in questo caso il valore originale del registro è già stato ripristinato dalla POP DS.
          Non sempre il ricorso allo inline assembly è assolutamente indispensabile: la libreria del C
Microsoft include la _chain_intr(), che richiede come parametro un vettore di interrupt ed effettua il
concatenamento tra funzione di tipo interrupt e gestore originale. Di seguito presentiamo il listato di


264 - Tricky C





una funzione analoga alla _chain_intr() di Microsoft, adatta però ad essere inserita nelle librerie C
Borland253.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    CHAINVEC.C - chainvector()

    void far cdecl chainvector(void(interrupt *oldint)(void));
    void(interrupt *oldint)(void); puntatore al gestore originale
    Restituisce: nulla

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        bcc -O -d -c -k- -mx chainvec.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

void far cdecl chainvector(void(interrupt *oldint)(void))
{
    asm {
        add sp,6;
        mov bp,sp;
        mov ax,word ptr [oldint];
        mov bx,word ptr [oldint-2];
        add sp,8;
        mov bp,sp;
        xchg ax,word ptr [bp+16];
        xchg bx,word ptr [bp+14];
        pop bp;
        pop di;
        pop si;
        pop ds;
        pop es;
        pop dx;
        pop cx;
        ret;
    }
}

               La chiamata alla chainvector() spinge sullo stack 5 word: la parte segmento e la parte
offset di oldint, l'attuale coppia CS:IP e BP. La chainvector() raggiunge il proprio scopo
ripristinando i valori dei registri copiati nello stack dalla funzione interrupt e modificando il
contenuto dello stack medesimo in modo tale che la struttura di questo, prima dell'istruzione RET,
divenga quella descritta in figura 13.
               La RET trasferisce il controllo all'indirizzo seg:off di oldint, cioè al gestore originale, che
viene così eseguito con lo stack contenente le 3 word (flag e CS:IP) salvate dalla chiamata che aveva
attivato la funzione interrupt. In pratica, il gestore originale opera come se nulla fosse avvenuto,
restituendo il controllo all'indirizzo CS:IP originariamente spinto sullo stack: in altre parole, al processo
interrotto.


                              
                                                   
                                                      
     253 Anche le più recenti versioni del C Borland includono una funzione analoga alla _chain_intr(),
comunque, visto che ormai il lavoro è fatto...


                                                                                                    Gli interrupt: gestione - 265





                                                                Forse è opportuno sottolineare che la chainvector() può
                                                       essere invocata solamente nelle funzioni dichiarate interrupt e che,
                                                       data l'inizializzazione automatica di DS a DGROUP nelle funzioni
                                                       interrupt, il puntatore al gestore originale può essere una normale
                                                       variabile globale. Ovviamente, eventuali istruzioni inserite nel codice in
                                                       posizioni successive alla chiamata a chainvector() non verranno
                                                       mai eseguite. La chainvector() è dichiarata far, ed il suo unico
                                                       parametro è un puntatore a 32 bit, pertanto il listato è valido per
                                                       qualunque modello di memoria (pag. 143). Il trucco, lo ripetiamo, sta
                                                       nel modificare lo stack in modo tale che esso contenga 5 word: i flag e
Fig. 13: Lo stack in chainvector() prima               la coppia CS:IP salvati dalla chiamata ad interrupt, più la coppia
dell'esecuzione della RET.                             segmento:offset rappresentante l'indirizzo del gestore originale. A
                                                       questo punto è sufficiente che la funzione far che effettua il
concatenamento termini, eseguendo la RET, poiché questa non può che utilizzare come indirizzo di
ritorno l'indirizzo del gestore originale. Di seguito è presentato un esempio di utilizzo, in cui
oldint17h è una normale variabile C, dichiarata come puntatore ad interrupt, inizializzata al valore
del vettore dell'int 17h mediante la getvect().

void interrupt newint17h(int Bp,int Di,int Si,int Ds,int Es,int Dx,int Cx,int Bx,
                                                                                                                    int Ax)
{
    if(Ax < 0xFF)                                                                                 // vera solo se AH = 0
        if(Ax == 0xB3)                                                                         // vera solo se AL = B3h
            Ax = 0x21;
    chainvector(oldint17h);
}

               Nel caso di gestori di interrupt dichiarati far, è ancora possibile scrivere una funzione in grado
di effettuare il concatenamento ma, mentre nelle funzioni interrupt la struttura dello stack è sempre
quella rappresentata nella figura 11, con riferimento ai gestori far bisogna distinguere tra parecchie
situazioni differenti, a seconda che sia utilizzata oppure no l'opzione -k- in compilazione, che il gestore
sia definito con parametri formali o ne sia privo e che esso faccia o meno uso di varialbili locali; è inoltre
indispensabile che il vettore originale sia salvato in una locazione relativa a CS e non a DS. La varietà
delle situazioni che si possono di volta in volta presentare è tale da rendere preferibile, in quanto più
semplice e sicuro, il ricorso all'istruzione JMP mediante lo inline assembly254.

                              
                                                   
                                                      
     254 A puro titolo di esempio, si propone il listato di una versione della chainvector() valida per gestori far
privi di parametri formali e di variabili locali, compilati con opzione -k-:

void far chainvector(void(interrupt *oldint)(void))
{
    asm {
        pop bp;
        add sp,4;
        ret;
    }
}

     Se il gestore far avesse un parametro formale (ad esempio: i flag) e nessuna variabile locale, la presenza di una
word in più (BP) nello stack imporrebbe l'uso di una chainvector() diversa dalla precedente versione:

void far chainvector(void(interrupt *oldint)(void))
{
    asm {
        push ax;


266 - Tricky C





               Veniamo ora all'esame del caso 3: il gestore di interrupt utilizza la routine originale come
subroutine; esso ha dunque la possibilità sia di influenzarne il comportamento modificando i registri, sia
di conoscerne l'output (se prodotto) dopo avere da essa ricevuto nuovamente il controllo del sistema.
               Un tipico esempio è rappresentato, solitamente, dai gestori dell'int 08h, interrupt hardware
eseguito dal clock circa 18 volte al secondo255. L'int 08h svolge alcuni compiti, di fondamentale
importanza per il buon funzionamento del sistema256, dei quali è buona norma evitare di ritardare
l'esecuzione: appare allora preferibile che il gestore, invece di portare a termine il proprio task e
concatenare la routine originale, invochi dapprima quest'ultima e solo in seguito compia il proprio
lavoro257. Il metodo che consente di invocare un interrupt come una subroutine è il seguente:
void (interrupt *old08h)(void);

    ....

    old08h = getvect(0x08);
    setvect(0x08,new08h);

    ....

void interrupt new08h(void)
{
    (*old08h)();

                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
        mov ax,word ptr [bp+8];
        xchg ax,word ptr[bp+10];
        mov word ptr[bp+8],ax;
        mov ax,word ptr[bp+6];
        xchg ax,word ptr[bp+8];
        mov bp,ax;
        pop ax;
        add sp,8;
        ret;
    }
}

     In entrambi i casi il parametro oldint deve essere definito in una locazione relativa a CS, in quanto DS deve
comunque essere ripristinato prima della chiamata a chainvector(). Si aggiunga che i due casi presentati sono
solamente alcuni tra quelli che possono effettivamente verificarsi. Per questi motivi si è detto che nei gestori far è
preferibile utilizzare direttamente l'istruzione JMP piuttosto che implementare differenti versioni di
chainvector() e utilizzare di volta in volta quella adatta.

     255 Per la precisione: 18,21 volte, cioè ogni 55 millisecondi.

     256 Incrementa il contatore del timer di sistema (un long int situato all'indirizzo 0:46C); decrementa il
contatore del sistema di spegnimento del motore dei floppy drives (un byte a 0:440) se non è zero (quando questo
raggiunge lo zero il motore viene spento e il flag di stato del motore (un byte a 0:43F) è aggiornato); genera un
int 1Ch.

     257 Piccola digressione: l'int 08h, per la verità, mette a disposizione un meccanismo analogo, rappresentato
dall'int 1Ch. Questo, la cui routine di default è semplicemente una IRET, viene invocato dalla routine dell'int 08h al
termine delle proprie operazioni. Installando un gestore per l'int 1Ch si ha la certezza che esso sia eseguito ad ogni
timer tick. La differenza tra questo approccio e quello descritto (a titolo di esempio) nel paragrafo è che l'int 1Ch è
eseguito ad interrupt hardware disabilitati (l'int 08h è l'interrupt hardware di massima priorità dopo il Non Maskable
Interrupt (NMI), che gestisce situazioni di emergenza gravissima); al contrario, il nuovo gestore dell'int 08h esegue
ad interrupt abilitati tutte le operazioni successive alla chiamata alla routine originale.


                                                                                       Gli interrupt: gestione - 267





    ....
}

               Il puntatore ad interrupt oldint08h viene inizializzato, mediante la getvect(), al valore
del vettore dell'int 08h, il quale è invocato dal nuovo gestore con una semplice indirezione del
puntatore258. Il compilatore è abbastanza intelligente da capire, vista la particolare dichiarazione del
puntatore259, che la funzione puntata deve essere invocata in maniera particolare: occorre salvare il
registro dei flag sullo stack prima della CALL, dal momento che la funzione termina con una IRET
anziché con una semplice RET.
               I patiti dell'assembly possono sostituirsi al compilatore e fare tutto da soli:

void oldint08h(void)
{
    asm db 3 dup(0);
}

    ....

    (void(interrupt *)(void))*(long far *)oldint08h = getvect(0x08);

    ....

void interrupt newint08h(void)
{
    ....
    asm {
        pushf;
        call dword ptr oldint08h;
    }
    ....
}

               Si nota subito che il gestore originale è attivato mediante l'istruzione CALL; non sarebbe
possibile, ovviamente, utilizzare la INT perché questa eseguirebbe ancora il nuovo gestore, causando un
loop senza possibilità di uscita260. La PUSHF è indispensabile: essa salva i flag sullo stack e costituisce,
come detto, il "contrappeso" della IRET che chiude la routine di interrupt. Non va infatti dimenticato che
la CALL è, di norma, utilizzata per invocare routine "normali", terminate da una RET, pertanto essa
spinge sullo stack solamente l'indirizzo di ritorno (la coppia CS:IP), con la conseguenza che i flag
devono essere gestiti a parte. Inutile aggiungere che non si deve assolutamente inserire una POPF dopo la
CALL, in quanto i flag sono estratti dallo stack dalla IRET.
               E' interessante sottolineare che l'algoritmo descritto è valido ed applicabile tanto nei gestori
dichiarati interrupt quanto in quelli dichiarati far, con la sola differenza che in questi ultimi

                              
                                                   
                                                      
     258 Il C si presta di per sé ai giochi di prestigio. Il concetto è, tutto sommato, semplice: se, per esempio,
l'indirezione di un puntatore restituisce il valore contenuto nella variabile puntata, detta indirezione sostituisce, in
pratica, quel valore; allora l'indirezione di un puntatore ad una funzione (cioè ad una porzione di codice eseguibile)
può essere considerata equivalente al valore restituito da quella funzione (ed è quindi necessario invocare la
funzione per conoscere il valore da essa restituito). Vedere pag. 93.

     259 Infatti oldint08h punta ad una funzione interrupt, non ad una funzione qualsiasi.

     260 In effetti, mentre con la CALL viene specificato l'indirizzo della routine da eseguire, con la INT viene
specificato il numero dell'interrupt, il cui indirizzo viene ricavato dalla tavola dei vettori, nella quale vi è,
evidentemente, quello del nuovo gestore (che sta effettuando la chiamata).


268 - Tricky C





l'indirizzo del gestore originale deve trovarsi in una locazione relativa a CS, per gli ormai noti problemi
legati alla gestione di DS (vedere pag.  e seguenti).


                                      D U E   O   T R E   E S E M P I 

          Gestire gli interrupt conferisce al programma una notevole potenza, poiché lo mette in grado di
controllare da vicino l'attività di tutto il sistema. Vi sono però delle restrizioni a quanto le routine di
interrupt possono fare in determinate circostanze: per alcuni dettagli sull'argomento si rimanda al capitolo
dedicato ai TSR, ed in particolare alle pagine  e seguenti. In questa sede presentiamo qualche esempio
pratico di gestore di interrupt, nella speranza di offrire spunti interessanti.


                             I n i b i r e   C T R L - C   e   C T R L - B R E A K 

          L'interrupt BIOS 1Bh è generato dal rilevamento della sequenza CTRL-BREAK sulla tastiera.
L'int 1Bh installato dal BIOS è costituito semplicemente da una IRET. Il DOS installa al bootstrap un
proprio gestore, che valorizza un flag, controllato poi periodicamente per determinare se sia stato richiesto
un BREAK. Le sequenze CTRL-C sono intercettate dall'int 16h, che gestisce i servizi software BIOS per
la tastiera. In caso di CTRL-C o CTRL-BREAK il controllo è trasferito all'indirizzo rappresentato dal
vettore dell'int 23h. Per evitare che una sequenza CTRL-C o CTRL-BREAK provochi l'uscita a DOS del
programma, è necessario controllare l'interrupt 1Bh (BIOS BREAK), per impedire la valorizzazione del
citato flag, e l'interrupt 16h, per mascherare le sequenze CTRL-C. Inoltre occorre salvare in locazioni
relative a CS i vettori originali. Vediamo come procedere.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    CTLBREAK.C - funzioni per inibire CTRL-C e CTRL-BREAK

    void far int16hNoBreak(void);      gestore int 16h
    void far int1BhNoBreak(void);      gestore int 1Bh
    void oldint16h(void);              funzione fittizia: contiene il vettore
                                       originale dell'int 16h
    void oldint1Bh(void);              funzione fittizia: contiene il vettore
                                       originale dell'int 1Bh

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        bcc -O -d -c -k- -mx ctlbreak.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

#pragma  inline
#pragma  option -k-

void oldint16h(void)                          // funzione fittizia: locazione relativa a CS per
{                                                   // salvare il vettore originale dell'int 16h
    asm db 3 dup (0)                                     // 3 bytes + 1 byte (opcode RET) = 4 bytes
}

void oldint1Bh(void)                          // funzione fittizia: locazione relativa a CS per
{                                                   // salvare il vettore originale dell'int 1Bh
    asm db 3 dup (0)                                     // 3 bytes + 1 byte (opcode RET) = 4 bytes
}


                                                                   Gli interrupt: gestione - 269





void far int1BhNoBreak(void)              // nuovo gestore int 1Bh: non fa proprio nulla
{
    asm iret;
}

void far int16hNoBreak(void)              // nuovo gestore int 16h: fa sparire i CTRL-C
{
    asm {
        sti;
        cmp ah,00H;                          // determina qual e' il servizio richiesto
        je SERV_0;
        cmp ah,10H;
        je SERV_0;
        cmp ah,01H;
        je SERV_1;
        cmp ah,11H;
        je SERV_1;
        jmp dword ptr oldint16h;                // altro servizio: concatena vett.orig.
    }

SERV_0:                                // richiesto servizio 00h o 10h: attendere tasto

    asm {
        push dx;                     // usa DX per incrementare AX: cosi' se il servizio
        mov dx,ax;                   // chiesto e' 00h o 10h e' simulato con il servizio
        inc dh;                         // 01h o 11h rispettivamente. In pratica, se e'
    }                     // chiesto di attendere un tasto, int16hNoBreak() si limita a
                         // controllare in loop se c'e' un tasto nel buffer di tastiera
LOOP_0:
CTRL_C_0:

    asm {
        mov ax,dx;
        pushf;
        cli;
        call dword ptr oldint16h;                 // subroutine: c'e' tasto in attesa ?
        jz LOOP_0;                                        // no: continua a controllare
        mov ax,dx;                         // si: usa servizio 00h o 10h per prelevarlo
        dec ah;
        pushf;
        cli;
        call dword ptr oldint16h;                // subroutine: preleva tasto da buffer
        cmp al,03H;                                 // e' CTRL-C o CTRL-2 (ASCII 03h) ?
        je CTRL_C_0;                                  // si: lo ignora e torna nel loop
        cmp ax,0300H;                                    // no: e' ALT-003 (su keypad) ?
        je CTRL_C_0;                                  // si: lo ignora e torna nel loop
        pop dx;                            // no: niente CTRL-C o simili. Ripristina DX
        iret;                           // e ritorna, restituendo il tasto al programma
    }

SERV_1:                 // richiesto serv.01h o 11h: controllare se c'e' tasto in buff.

    asm {
        pushf;
        cli;
        call dword ptr oldint16h;                // subroutine: controlla se c'e' tasto
        jz EXIT_FUNC;                // no: restituisce controllo a programma chiamante
        pushf;                   // si: salva flags perche' saranno modificati dai test
        cmp al,03H;                                 // e' CTRL-C o CTRL-2 (ASCII 03h) ?
        je CTRL_C_1;                              // si: prende opportuni provvedimenti
        cmp ax,0300H;                                    // no: e' ALT-003 (su keypad) ?
        je CTRL_C_1;                              // si: prende opportuni provvedimenti
        popf;                           // no: niente CTRL-C o simili. Ripristina flags


270 - Tricky C





        jmp EXIT_FUNC;                                                                         // ed esce
    }

CTRL_C_1:                      // il servizio 01h o 11h richiesto dal programma ha rilevato
                               // la presenza di un CTRL-C in attesa nel buffer di tastiera
    asm {
        mov ah,00H;                               // usa il servizio 00h per estrarre il CTRL-C
        pushf;                                                              // dal buffer di tastiera
        cli;
        call dword ptr oldint16h;                          // subroutine: preleva tasto da buffer
        popf;                             // POPF controparte della PUSHF prima dei controlli
        xor ah,ah;                      // dice al programma che non c'era alcun tasto pronto
    }

EXIT_FUNC:

    asm ret 2;                                     // esce e preserva il nuovo valore dei flags
}

          I commenti inseriti nel listato rendono inutile insistere sulle particolarità della
int16hNoBreak(), la quale, tra l'altro, comprende in modo completo tutte le modalità di utilizzo dei
gestori originali e di rientro al processo interrotto. Vale comunque la pena di riassumerne brevemente la
logica: se il programma richiede all'int 16h il servizio 00h o 10h (estrarre un tasto dal buffer di tastiera e,
se questo è vuoto, attendere l'arrivo di un tasto), la int16hNoBreak() entra in realtà in un loop nel
quale utilizza il servizio 01h o 11h del gestore originale (controllare se nel buffer è in attesa un tasto). In
caso affermativo lo preleva col servizio 00h o 10h e lo verifica: se è un CTRL-C (o simili) fa finta di
nulla, cioè lo ignora e rientra nel ciclo; altrimenti restituisce il controllo (e il tasto) al programma
chiamante. Se invece il programma richiede il servizio 01h o 11h, questo è effettivamente invocato, ma,
prima di restituire la risposta, se un tasto è presente viene controllato. Se si tratta di CTRL-C è estratto dal
buffer mediante il servizio 00h o 10h e al programma viene "risposto" che non vi è alcun tasto in attesa;
altrimenti il tasto è lasciato nel buffer e restituito al programma. L'istruzione RET 2 consente al
programma di verificare l'eventuale presenza del tasto mediante il valore assunto dallo ZeroFlag. Se
utilizzata in un programma TSR, la int16hNoBreak() può essere modificata come descritto a pag. 
per consentire ad altri TSR di assumere il controllo del sistema durante i cicli di emulazione del
servizio 00h.
          Accodando al listato appena commentato la banalissima main() listata di seguito si ottiene un
programmino che conta da 1 a 1000: durante il conteggio CTRL-C e CTRL-BREAK sono disabilitati.
Provare per credere.

#include 
#include 

void main(void)
{
    register i;

    asm cli;
    (void(interrupt *)(void))*(long far *)oldint16h = getvect(0x16);
    (void(interrupt *)(void))*(long far *)oldint1Bh = getvect(0x1B);
    setvect(0x16,(void(interrupt *)(void))int16hNoBreak);
    setvect(0x1B,(void(interrupt *)(void))int1BhNoBreak);
    asm sti;
    for(i = 1; i <= 1000; i++)
        printf("%04d\n",i);
    asm cli;
    setvect(0x16,(void(interrupt *)(void))*(long far *)oldint16h);
    setvect(0x1B,(void(interrupt *)(void))*(long far *)oldint1Bh);
    asm sti;
}


                                                                                                      Gli interrupt: gestione - 271





                                                          I n i b i r e   C T R L - A L T - D E L 

               La pressione contemporanea dei tasti CTRL, ALT e DEL (o  CANC) provoca un bootstrap (warm
reset) della macchina. Per impedire che ciò avvenga durante l'elaborazione di un programma, è sufficiente
che questo installi un gestore dell'int 09h, interrupt hardware per la tastiera, che intercetta le sequenze
CTRL-ALT-DEL e le processa261 senza che queste raggiungano il buffer di tastiera.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    CTLALDEL.C - funzioni per inibire CTRL-ALT-DEL

    void far int09hNoReset(void);      gestore int 09h
    void oldint09h(void);              funzione fittizia: contiene il vettore
                                       originale dell'int 09h

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        bcc -O -d -c -k- -mx ctlaldel.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

#pragma  inline
#pragma  option -k-

void oldint09h(void)
{
    asm db 3 dup (0);
}

void far int09hNoReset(void)
{
    asm {
        push ax;                                                                        // salva i registri utilizzati
        push bx;
        push es;
        pushf;                                                   // salva i flags (saranno alterati dai confronti)
        in al,60h;                                                              // legge lo scan code sulla porta 60h
        cmp al,53h                                                                                    // e' il tasto DEL ?
        jne CHAIN_OLD;                                                       // no: trasferisce il controllo al BIOS
        push 0;
        pop es;
        mov bx,417h;                                                            // ES:BX punta allo shift status byte
        mov al,es:[bx];                                                         // carica AL con lo shift status byte
        inc bx;                                                       // ES:BX punta all'extended shift status byte
        mov ah,es:[bx];                                            // l'extended shift status byte è caricato in AH
        test al,00000100b;                                             // controlla se è premuto uno dei tasti CTRL
        jnz TEST_ALT;
        test ah,00000001b;
        jz CHAIN_OLD;
    }

TEST_ALT:

                              
                                                   
                                                      
     261 La sequenza CTRL-ALT-DEL ha il seguente effetto: il valore 1234h (flag per l'effettuazione di un warm
reset) è copiato alla locazione 0:472 e viene eseguito un salto all'indirizzo FFFF:0, indirizzo standard del
ROM-BIOS ove si trova una seconda istruzione di salto all'indirizzo della routine che effettua il bootstrap.


272 - Tricky C





    asm {
        test al,00001000b;                         // se uno dei tasti CTRL è premuto, allora
        jnz NO_RESET;                     // controlla se è premuto anche uno dei tasti ALT
        test al,00000010b;
        jz CHAIN_OLD;
    }

NO_RESET:                       // CTRL-ALT-DEL premuto: ignora la sequenza e restituisce
                                        // il controllo direttamente al processo interrotto
    asm {                                // trattandosi di un gestore di interrupt hardware
        in al,61h;                   // deve riabilitare il dispositivo gestito (tastiera)
        mov ah,al;                            // e segnalare al controllore degli interrupts
        or al,80h;                                               // che l'interrupt è terminato
        out 61h,al;                                                      // riabilita la tastiera
        xchg ah,al;
        out 61h,al;
        mov al,20h;                                          // segnala fine interrupt hardware
        out 20h,al;
        popf;                                                                      // pulisce stack
        pop es;
        pop bx;
        pop ax;
    }
    asm iret;

CHAIN_OLD:                          // se viene concatenato il gestore originale, tutte le
                                     // operazioni di gestione hardware vengono effettuate
    asm {                                       // da questo: non rimane che pulire lo stack
        popf;
        pop es;
        pop bx;
        pop ax;
    }
    asm jmp dword ptr oldint09h;
}

         Anche in questo caso una semplice main() consente di sperimentare il gestore: durante il
conteggio da 1 a 1000 il reset mediante CTRL-ALT-DEL è disabilitato.

#include 
#include 

void main(void)
{
    register i;

    asm cli;
    (void(interrupt *)(void))*((long far *)oldint09h) = getvect(0x09);
    setvect(0x09,(void(interrupt *)(void))int09hNoReset);
    asm sti;
    for(i = 1; i <= 1000; i++)
        printf("%04d\n",i);
    asm cli;
    setvect(0x09,(void(interrupt *)(void))*((long far *)oldint09h));
    asm sti;
}

         Attenzione: il programma non deve per nessun motivo essere interrotto con CTRL-C o
CTRL-BREAK: il nuovo gestore rimarrebbe attivo, ma la RAM da esso occupata verrebbe disallocata e
potrebbe essere sovrascritta dai programmi successivamente lanciati. L'effetto sarebbe quasi certamente il
blocco del sistema, con la necessità di effettuare un cold reset. Può essere interessante sperimentare un


                                                                                               Gli interrupt: gestione - 273





programma "a prova di bomba" riunendo int09hNoReset(), int16hNoBreak() e
int1BhNoBreak() (nonché le funzioni fittizie per i vettori originali262) in un unico listato ed
aggiungendo una main() che installi e disinstalli tutti e tre i nuovi gestori.


                           R e d i r i g e r e   a   v i d e o   l ' o u t p u t   d e l l a   s t a m p a n t e 

               In questo esempio ritroviamo l'ormai noto263 interrupt 17h, calato, questa volta, in un caso
concreto. Per dirigere sul video l'output della stampante occorre intercettare ogni byte inviato in stampa,
sottrarlo all'int 17h e "consegnarlo" all'int 10h, che gestisce i servizi BIOS per il video. In particolare, si
può ricorrere all'int 10h, servizio 0Eh, che scrive a video in modalità teletype (scrive un carattere e muove
il cursore, interpretando i caratteri di controllo quali CR e LF: proprio come una stampante).

/********************

    BARNINGA_Z! - 1992

    PRNTOSCR.C - funzioni per dirigere a video l'output della stampante

    void far int17hNoPrint(void);      gestore int 17h
    void oldint17h(void);              funzione fittizia: contiene il vettore
                                       originale dell'int 17h
    void grfgcolor(void);              funzione fittizia: contiene il byte per
                                       il colore di foreground su video grafico

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        bcc -O -d -c -k- -mx prntoscr.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

#pragma  inline
#pragma  option -k-

void oldint17h(void)
{
    asm db 3 dup (0);
}

void grfgcolor(void)                                        // contiene un byte, inzializzato a 7 (bianco)
{                                                         // usato per stabilire il colore di foreground a
    asm db 7;                                             // video se questo e' in modo grafico. Il valore
}                                                                      // puo' essere modificato da programma

void far int17hNoPrint(void)
{
    asm {
        or ah,ah;                                         // e' richiesto servizio 0 (stampa byte in AL) ?
        jne CHAINOLD;                                                       // no: concatena gestore originale
        push ax;                                                                                      // si: salva AL
        mov ah,0x0F;                                                              // richiede modo video attuale

                              
                                                   
                                                      
     262 A dire il vero, dal momento che non si tratta di un programma TSR, si potrebbero tranquillamente utilizzare
normali puntatori a funzione interrupt.

     263 Lo abbiamo conosciuto a pagina 262.


274 - Tricky C





        int 0x10;
        cmp al,0x03;                               // se 0-3 o 7 allora e' un modo testo; in BH
        jle TTYWRITE;                                        // c'e' il numero di pagina attiva
        cmp al,0x07;
        je TTYWRITE;
        mov bl,byte ptr grfgcolor;                          // modo grafico: attiva col.foregr.
    }

TTYWRITE:

    asm {
        pop ax;                                                                       // ricarica AL
        mov ah,0x0E;                                                     // richiede servizio TTY
        int 0x10;
    }

EXITFUNC:

    asm {
        mov ah,0x80;                                 // simula condizione di "stampante pronta"
        iret;
    }

CHAINOLD:

    asm jmp dword ptr oldint17h;
}

          La int17hNoPrint() può essere installata da un TSR: da quel momento in avanti tutto
l'output diretto alla stampante è invece scritto a video. Se questo è in modalità grafica, il byte
memorizzato nella funzione fittizia grfgcolor() è utilizzato per attivare il colore di foreground: esso è
inzializzato a 7 (bianco), ma può essere modificato con un'istruzione analoga alla seguente:

    *((char *)grfgcolor) = NEW_COLOR;

ove NEW_COLOR è una costante manifesta definita con una direttiva #define. Per un esempio di
calcolo degli attributi video si veda pag. 455.


                                                                                           I programmi TSR - 275





                                                  I   P R O G R A M M I   T S R 

               TSR è acronimo di Terminate and Stay Resident. Un TSR è pertanto un programma che, quando
termina, non consente al DOS di liberare la RAM da esso occupata: al contrario, vi rimane residente;
l'interprete dei comandi (generalmente COMMAND.COM) riprende il controllo e ricompare a video il
prompt, cioè il segnale che il DOS è in attesa di un nuovo comando da eseguire. Il TSR, nel frattempo,
effettua un monitoraggio costante della situazione (attraverso la gestione di una o più routine di interrupt)
e, al verificarsi delle condizioni prestabilite, interrompe l'attività svolta dal DOS o dall'applicazione in
corso di esecuzione per tornare ad agire in foreground, cioè in primo piano.
               Qual è l'utilità dei TSR? In generale si può affermare che essi devono la loro ragion d'essere al
fatto che il DOS è un sistema operativo single user  e single tasking; esso è cioè in grado di eseguire una
sola applicazione alla volta. I TSR costituiscono un parziale rimedio a questa limitazione, proprio perché
essi sono in grado di nascondersi dietro le quinte ed apparire quando necessario sovrapponendosi al, o
meglio interrompendo il, foreground task.


                                                          T I P I   D I   T S R 

               I TSR possono essere classificati in due categorie: attivi e passivi, a seconda dell'evento che ne
determina il ritorno in foreground.
               Un TSR passivo assume il controllo del sistema solo quando vi è una esplicita richiesta da parte
di un altro programma eseguito in foreground, ad esempio attraverso una chiamata ad un interrupt
software gestito dal TSR stesso.
               Un TSR attivo è invece "risvegliato" da un evento esterno al programma in foreground: ad
esempio la pressione di una certa combinazione di tasti o, più in generale, dal verificarsi di un predefinito
interrupt hardware.
               Appare evidente che un TSR, quando viene attivato, agisce nel contesto del programma del
quale interrompe l'attività (ne condivide stack, handle per file aperti, e così via): i TSR passivi possono
assumere che il terreno sia stato loro opportunamente preparato dal programma chiamante, e quindi la
loro struttura può essere relativamente semplice. Diversa è la situazione per i TSR attivi: essi sono
invocati in modo asincrono264 e pertanto, alla loro attivazione, devono necessariamente controllare lo
stato del BIOS, del DOS e del programma in foreground onde evitare di danneggiare l'ambiente in cui
essi stanno per operare. La loro struttura è pertanto più complessa: quanto esposto nei prossimi paragrafi
concerne in modo particolare proprio i TSR attivi, pur non perdendo validità con riferimento a quelli di
tipo passivo.


                                               L A   S T R U T T U R A   D E L   T S R 

               Il codice di un TSR si suddivide solitamente in due segmenti. Il primo ha il compito di caricare
in memoria il programma, provvedere a tutte le operazioni necessarie all'installazione del TSR e restituire
il controllo al DOS (la funzione main() ne è un banale esempio). Questa porzione di codice non ha più
alcuna utilità a partire dal momento in cui il programma è residente, pertanto la RAM da essa occupata
può venire liberata a vantaggio dei programmi che verranno utilizzati in seguito: per tale motivo essa è
detta parte transiente. Il secondo costituisce, al contrario, la parte di codice destinata a rimanere attiva in
background (sottofondo) ai programmi successivamente eseguiti. E' questa la parte denominata residente
                              
                                                   
                                                      
     264 Significa che lo stato dello hardware, del DOS e del programma in foreground non è conosciuto al momento
dell'attivazione.


276 - Tricky C





                                                                              (figura 14), che solitamente si compone a sua
                                                                              volta di due categorie di routine: quelle
                                                                              dedicate al monitoraggio del sistema, che
                                                                              devono "intercettare" il segnale di attivazione
                                                                              del TSR, e quelle che svolgono le attività
                                                                              proprie del TSR medesimo, le quali possono
                                                                              essere le più svariate (si pensi, ad esempio,
                                                                              alle agende "pop-up").
                                                                                       La parte transiente di codice deve
                                                                              dunque essere in grado di determinare la
                                                                              quantità di memoria necessaria alla parte
Fig. 14: La struttura di un TSR.                                              residente, e richiedere al DOS l'allocazione di
tale quantità soltanto265. Il problema è reso complesso dalla necessità di allocare in modo accorto i dati
necessari al TSR: sia quelli gestiti dalle routine transienti, sia quelli indispensabili al codice residente. I
paragrafi che seguono analizzano in dettaglio gli argomenti sin qui accennati.


                                              I N S T A L L A Z I O N E   D E L   T S R 

               Con il termine installazione si indicano le operazioni necessarie per terminare l'esecuzione del
TSR e renderlo permanente in RAM. L'installazione viene normalmente effettuata mediante la funzione
di libreria keep():

    ....
    keep(errlevel,resparas);
    ....

               La variabile errlevel (di tipo unsigned char) contiene il valore che viene restituito dal
programma al DOS266, mentre resparas (di tipo unsigned int) contiene il numero di paragrafi
(blocchi di 16 byte) che sono riservati dal DOS al programma per la sua permanenza in RAM.

INT 21H, SERV. 31H: TERMINA MA RESTA RESIDENTE IN RAM

Input                             AH              31h

                                  AL              codice restituito al DOS

                                  DX              blocchi di 16 byte di RAM riservati al programma

Note                                              La memoria allocata mediante int 21h, funz. 48h non viene liberata.

                                                  I file aperti non vengono chiusi.

                                                  Il valore di AL può essere letto dalla successiva applicazione mediante
                                                  int 21h, serv. 4Dh.

                              
                                                   
                                                      
     265 Considerazioni analighe valgono con riferimento ai device driver: vedere la figura di pag. 356; vedere anche
pag 363.

     266 Tale valore può essere utilizzato da un programma batch mediante l'istruzione DOS
"IF ERRORLEVEL..." (vedere pag. 105).


                                                                                                   I programmi TSR - 277





INT 21H, SERV. 4DH: CODICE DI USCITA DELL'APPLICAZIONE TERMINATA

Input                             AH              4Dh

Output                            AX              codice di ritorno dell'applicazione terminata


               Mentre il valore di errlevel è normalmente lasciato alla scelta del programmatore, in quanto
esso non ha alcuna rilevanza tecnica per il buon funzionamento del TSR, il valore di resparas è
sempre critico. Infatti si comprende, peraltro senza sforzi sovrumani, che se la porzione di RAM riservata
al TSR è sottodimensionata, una parte del suo codice viene sovrascritta (e dunque distrutta) dai
programmi successivamente eseguiti; in caso contrario si spreca una risorsa preziosa: si deve dunque
riservare la RAM strettamente necessaria a "parcheggiare" tutto e solo quello che serve. Si consideri la
figura 14: se la RAM riservata al TSR è tanto ampia da contenerne tutto il codice non si hanno problemi
di alcun genere, salvo quello dello spreco. Se la regione di memoria non è sufficiente a contenere almeno
il codice e i dati necessari al monitoraggio e al funzionamento delle routine residenti, le conseguenze sono
imprevedibili (e, di solito, disastrose). Purtroppo non è sempre facile individuare il confine esatto tra ciò
che serve e ciò che si può gettare senza problemi: è necessario qualche approfondimento.


                                              D A T I ,   S T A C K   E   L I B R E R I E 

               Molto spesso nelle routine di installazione e in quelle residenti sono utilizzati i medesimi dati: le
prime hanno, infatti, anche il compito di predisporre quanto serve al corretto funzionamento delle
seconde. Si pensi, ad esempio, ai vettori di interrupt originali: questi sono di solito modificati dopo essere
stati opportunamente salvati dalle routine transienti e proprio i valori salvati devono essere accessibili alle
routine residenti per trasferire ad essi, quando necessario, il controllo del sistema (vedere pag.  e
seguenti).In casi come quello descritto si ricorre, di norma, a variabili globali poiché esse sono accessibili
da qualunque punto del codice, dunque non solo dalle routine transienti, ma anche da quelle residenti. Per
queste ultime esiste però un limite: la RAM occupata dai dati globali che esse utilizzano, come si è visto,
deve essere riservata al TSR con la funzione di libreria keep(). Se il linguaggio utilizzato per scrivere il
TSR fosse l'assembler sarebbe sufficiente definire il segmento dati all'inizio del codice appositamente per
le routine residenti; dal momento che l'assemblatore mantiene, nella traduzione in linguaggio macchina, le
posizioni dei segmenti definite nel sorgente, si avrebbe la garanzia di strutturare il TSR come desiderato
(vedere figura 14).
               Il compilatore C ha un comportamento differente, in quanto genera il codice oggetto da sorgenti
scritti in linguaggio di alto livello e consente di specificare il modello di memoria, ma non di definire i
segmenti del codice: questi sono generati, in base alla struttura dello startup module (vedere pag. 105) e a
criteri di ottimizzazione, dal compilatore medesimo, senza possibilità di controllo da parte del
programmatore. Può dunque accadere che pur definendo le variabili globali267 in testa al sorgente esse
siano allocate dal compilatore nella parte finale del codice; perciò se le funzioni residenti sono definite
prima di quelle dedicate all'installazione e di main(), la struttura del TSR diventa quella illustrata in
figura 15.





                              
                                                   
                                                      
     267 Le argomentazioni esposte sono valide per tutte le variabili globali utilizzate dalle routine residenti: non solo,
dunque, quelle gestite in comune con le routine transienti.


278 - Tricky C





             Come si vede, la porzione di codice non necessaria alle routine residenti è quella centrale: ciò
implica che deve essere allocata una quantità di RAM sufficiente a contenere tutto il codice,
                                                                       determinando gli sprechi di cui si è detto. In
                                                                       base ad un calcolo approssimativo, il codice
                                                                       di un programma ha un ingombro pari alla
                                                                       sua dimensione in byte incrementata di 256
                                                                       (la dimensione del PSP; pag. 324). Va
                                                                       tenuto presente che per i file .EXE occorre
                                                                       sottrarre la dimensione dello header
                                                                       (Relocation Table) creato dal linker, in
                                                                       quanto esso non permane in memoria dopo
                                                                       il caricamento del programma. Inoltre, tra le
                                                                       informazioni contenute nello header vi è la
                                                                       quantità di memoria minima necessaria al
Fig. 15: La struttura di TSR generata dal compilatore C.               programma, oltre al proprio ingombro, per
                                                                       essere caricato ed eseguito: un TSR può
pertanto leggere questo dato nel proprio header per riservarsi tutta la RAM che gli è indispensabile. Ciò
non significa, però, eliminare gli sprechi, dal momento che tale quantità include, ovviamente, anche la
memoria necessaria alle parti di codice attive esclusivamente durante la fase di installazione: essa
risponde soprattutto a criteri di sicurezza, a scapito dell'efficienza. Ecco come utilizzare lo header in
questo genere di calcoli:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    RESMEM.C - resmemparas()

    unsigned cdecl resmemparas(char *progname);
    char *progname; puntatore al nome del programma
    Restituisce: il numero di paragrafi sicuramente sufficienti
                     al programma per restare residente in memoria
                 -1 in caso di errore

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx resmem.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma warn -pia

#include 

#define ERRCODE  -1                                                // valore restituito in caso di errore
#define PAGEDIM  32                                         // dimen. (in par.) di una pagina (512 bytes)
#define PSPDIM   16                                                   // dimensione in paragrafi del PSP
#define PARADIM  16                                                // dimensione in bytes di un paragrafo

struct HEADINFO {
    unsigned signature;
    unsigned remainder;
    unsigned filepages;
    unsigned relocnum;
    unsigned headparas;
    unsigned minalloc;
};


                                                                                        I programmi TSR - 279





unsigned cdecl resmemparas(char *progname)
{
    FILE *in;
    struct HEADINFO hdr;
    unsigned ret = ERRCODE;

    if(in = fopen(progname,"rb")) {
        if(fread(&hdr,sizeof(hdr),1,in) == sizeof(hdr))
            ret = ((hdr.remainder) ? hdr.filepages-1 : hdr.filepages)*PAGEDIM
                  +hdr.remainder/PARADIM+1
                  +hdr.minalloc
                  -hdr.headparas
                  +PSPDIM;
        fclose(in);
    }
    return(ret);
}

               La funzione resmemparas() legge i primi 12 byte del programma in una struttura
(appositamente definita) i cui campi interpretano le informazioni contenute in questa parte dello header.
L'algoritmo calcola la dimensione in paragrafi del file e vi somma 1 in arrotondamento per eccesso. Al
risultato ottenuto somma il numero minimo di paragrafi necessario al funzionamento del programma e la
dimensione, ancora espressa in paragrafi, del PSP. Infine sottrae il numero di paragrafi componenti lo
header. Dal momento che resmemparas() deve necessariamente accedere al file sul disco, è
opportuno che essa sia tra le prime funzioni invocate, onde diminuire la probabilità che venga aperto lo
sportello del drive prima che essa possa svolgere con successo il proprio compito. Il parametro
progname può validamente essere argv[0] di main() (vedere pag. 105).
               La sicurezza può poi essere salvaguardata, ancora sacrificando l'efficienza, passando alla
funzione keep() la dimensione dell'area di memoria che il DOS ha effettivamente riservato al
programma. Tale informazione è reperibile nel Memory Control Block (vedere pag.  e seguenti) del
programma stesso, il cui indirizzo di segmento è uguale a quello del PSP, decrementato di uno268:

    ....
    resparas = *((unsigned far *)MK_FP(_psp-1,0x03));
    ....

               L'indirizzo di segmento del PSP è calcolato dallo startup code del C e da esso memorizzato in
_psp, unsigned int globale dichiarata in DOS.H; 3 è l'offset, nel MCB, della word che esprime la
dimensione dell'area di memoria; la macro MK_FP(), definita ancora in DOS.H (pag. 24), restituisce
pertanto l'indirizzo far di tale word, gestita come unsigned int dal compilatore grazie
all'operazione di cast. Alla variabile resparas è assegnata l'indirezione di detto indirizzo, cioè, in
ultima analisi, la quantità di RAM da allocare permanentemente al programma. Si noti che è lecito
passare l'espressione a keep() direttamente:

    ....
    keep(errlevel,*((unsigned far *)MK_FP(_psp-1,0x03)));
    ....

               Questo approccio può condurre ad un pessimo utilizzo della RAM. Infatti, i due byte che si
trovano all'offset 0Ch nello header dei .EXE (e dunque seguono immediatamente quelli letti nel campo
minalloc dalla resmemparas()) esprimono la quantità di memoria (in paragrafi) desiderata dal
programma oltre al proprio ingombro, la quale è, di solito, maggiore di quella effettivamente

                              
                                                   
                                                      
     268 Questo algoritmo, a differenza del precedente, è applicabile anche ai .COM.


280 - Tricky C





necessaria269. Per quel che riguarda i .COM, invece, a causa dell'assenza di header, il DOS non è in grado
di conoscere a priori la quantità di memoria necessaria al programma e pertanto ne riserva ad esso quanta
più è possibile; non è infrequente che il MCB del programma sia così l'ultimo presente nella RAM e
controlli un'area comprendente tutta la memoria disponibile.


                                  O t t i m i z z a z i o n e   d e l l ' i m p i e g o   d e l l a   R A M 

               A pagina  abbiamo presentato uno stratagemma utile per la gestione dei dati globali: esso
consente di riservare loro RAM a locazioni accessibili mediante offset relativi a CS e non a DS. Si è
anche precisato che i gestori di interrupt installati da un programma (magari proprio un TSR) possono in
tal modo accedere facilmente ai dati globali di loro interesse, ed in particolare ai vettori dei gestori
originali. Il fatto che tale artificio si traduca nel definire una o più funzioni fittizie (contenitori di dati)
offre uno spunto interessante anche ai fini dell'ottimizzazione della quantità di RAM da allocare ai TSR.
                Il compilatore  C, all'interno di ogni segmento generato a partire dal sorgente, non altera la
posizione degli elementi che lo compongono: determinando con cura la posizione della funzione fittizia si
ha la possibilità di strutturare il codice del TSR come desiderato. Rivediamo in questa luce l'esempio di
pag. :

#define integer1    (*((int *)Jolly))
#define integer2    (*(((int *)Jolly)+1))
#define new_handler ((void (interrupt *)())(*(((long *)Jolly)+1)))

#define ASM_handler Jolly+4

void Jolly(void);

void interrupt new_handler(void)
{
    ....
    asm {
        pushf;
        call dword ptr ASM_handler;

                              
                                                   
                                                      
     269 Questo campo dello header, spesso chiamato maxalloc, esiste, presumibilmente, in previsione di future
versioni multitask/multiutente del DOS. Attualmente esso è poco utilizzato: il linker gli assegna per default il valore
(fittizio) di 0FFFFh, cioè 65535 paragrafi. Se si desidera che l'area di RAM allocata al programma dal DOS sia
limitata all'indispensabile è sufficiente scrivere il valore 1 nel campo maxalloc. Il Microsoft Linker dispone, allo
scopo, dell'opzione /CPARMAXALLOC: o /CP:. Il comando

link my_prog.obj /CP:1

raggiunge lo scopo. In TURBO C occorre agire dall'interno del codice, limitando al valore desiderato la dimensione
in byte dello heap (pag. 109) attraverso la variabile globale _heaplen:

    ....
    _heaplen = 8000;                                                                    // e' un valore di esempio
    ....

     Inoltre maxalloc può essere modificato in qualunque file .EXE con il programma EXEMOD.EXE:

exemod my_prog.exe /MAX 1

consente di ottenere il risultato voluto. Vi è infine, per gli amanti del brivido, la possibilità di intervenire sul file
eseguibile con un programma in grado di effettuare l'editing esadecimale del codice compilato.


                                                                                               I programmi TSR - 281





    }
    ....
}

....

void Jolly(void)
{
    asm dw 0;
    asm dw 1;
    asm dd 0;
}

               Si noti che la Jolly() è dichiarata prima del codice appartenente al gestore di interrupt, ma
definita dopo di esso. L'accorgimento di definire la funzione fittizia dopo tutte le routine residenti e prima
di tutte quelle transienti consente di calcolare facilmente quanta RAM allocare al TSR: essa è data dalla
differenza tra l'indirizzo di segmento della stessa Jolly() e l'indirizzo di segmento del PSP, più la
somma, divisa per 16 (per ricondurre il tutto a numero di paragrafi), dell'offset della Jolly() e
l'ingombro dei dati in essa definiti, più uno, a scopo di arrotondamento per eccesso. Nell'esempio
riportato sopra si avrebbe:

    unsigned resparas;
    ....
    resparas = FP_SEG(Jolly)-_psp+1+
                                                          (FP_OFF(Jolly)+2*sizeof(int)+sizeof(void far *))/16;
    ....

               E' però possibile semplificare il calcolo utilizzando il nome della prima funzione dichiarata
dopo la Jolly() come puntatore al confine della RAM da allocare: si osservi l'esempio che segue:

....
void Jolly(void)
{
    ....
}

void DopoJolly()
{
    ....
}
....

               Il valore di resmemparas può essere ottenuto così:

    ....
    resmemparas = FP_SEG(DopoJolly)+PF_OFF(DopoJolly)/16+1-_psp;
    ....

               La semplice dichiarazione del prototipo di Jolly() in testa al sorgente consente di
referenziarla (tramite le macro) nelle routine residenti prima che essa sia definita. Per ragioni analoghe è
necessario compilare utilizzando l'opzione -Tm2 di TCC (o BCC), che forza l'assemblatore (TASM) ad
effettuare due passi (loop) di compilazione per risolvere i forward reference, cioè i riferimenti a simboli
non ancora definiti270.
                              
                                                   
                                                      
     270 La dichiarazione del prototipo di Jolly() e l'opzione -Tm2 non sono necessari se la Jolly() è definita
prima di tutte le funzioni residenti che ne utilizzano il nome come puntatore ai dati residenti: in tal caso è necessario
calcolare il numero di paragrafi residenti basandosi sull'indirizzo della prima funzione non residente definita nel
codice. La semplificazione così introdotta rende però impossibili alcune ottimizzazioni. Si pensi al caso in cui lo


282 - Tricky C





                                          A l l o c a z i o n e   d i n a m i c a   d e l l a   R A M 

               Anche l'allocazione dinamica della memoria può essere fonte di guai; infatti il DOS non
riconosce i blocchi allocati con le funzioni di libreria appartenenti al gruppo della malloc() o che,
comunque, non utilizzano la tecnica dei MCB271: la spiacevole conseguenza è che il TSR perde il
"possesso" di tali blocchi non appena terminata l'installazione272 ed essi possono essere sovrascritti dal
codice o dai dati di qualunque altro programma. Ne segue che è opportuno utilizzare, nei TSR, le funzioni
di libreria273 allocmem(), setblock() e freemem(), le quali, a differenza delle precedenti, fanno
uso dei MCB e sono pertanto in grado di interagire con il DOS. Si sottolinea che setblock(), a
differenza di realloc(), non è in grado di spostare il contenuto dell'area allocata quando la RAM
libera disponibile in un unico blocco a partire dall'indirizzo attuale non è sufficiente a "coprire" tutto
l'ampliamento richiesto.
               Il massiccio uso di tecniche di allocazione dinamica della memoria in un TSR può creare
comunque problemi al DOS (in particolare è pericolosa l'alternanza di blocchi liberi e blocchi allocati
nella catena dei MCB); ricorrere il più possibile ad array non è obbligatorio, ma può evitare problemi.
               Con un po' di accortezza è comunque possibile, minimizzando pericoli e sprechi di RAM,
allocare buffers che il TSR utilizza anche dopo il termine della fase di installazione: si osservi il listato
che segue.

....
void Jolly(void);
....
void InstallTSRbuff(unsigned resparas,unsigned bufparas,int code)
{
    asm {
        mov ah,0x4A;
        mov bx,resparas;
        mov es,_psp;
        int 0x21;
        mov ah,0x48;
        mov bx,bufparas;
        int 0x21;
        mov Jolly,ax;
        mov ah,0x31;
        mov al,code;
        mov dx,resparas;
        int 0x21;
    }
}
....
void Jolly(void)

                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
spazio necessario ai dati residenti non sia noto al momento della compilazione, ma sia determinato in fase di
installazione: la Jolly() deve riservare tutto lo spazio necessario nel caso di maggiore "ingombro" possibile dei
dati. Solo se essa è definita dopo tutte le funzioni residenti è possibile limitare la RAM allocata al minimo
indispensabile.

     271 Tra queste ultime, per citarne una forse tra le più utilizzate, la fopen(). Si veda pag.  per alcuni particolari
interessanti.

     272 Analoghe considerazioni valgono per blocchi di memoria allocati durante le fasi di popup del TSR: essi non
vengono protetti quando il controllo è ceduto all'applicazione interrotta.

     273 A condizione che sia la parte transiente ad utilizzarle. E' bene che la parte residente non faccia uso di funzioni
di libreria, come chiariremo tra poco (pag. 289).


                                                                                      I programmi TSR - 283





{
    ....
}
....

          La InstallTSRbuff() esegue diverse operazioni: in primo luogo, mediante il servizio 4Ah
dell'int 21h riduce la RAM allocata al TSR alle dimensioni ad esso strettamente necessarie (per un
esempio di calcolo di  resparas si veda pag. ). Tramite la funzione 48h dell'int 21h essa alloca poi la
RAM necessaria al buffer (si noti che, per semplicità, la funzione non include il codice necessario a
rilevare il verificarsi di eventuali condizioni di errore). Infine, dopo avere salvato nello spazio riservato
dalla Jolly() l'indirizzo di segmento del buffer, la InstallTSRbuff() termina il programma e lo
rende residente (int 21h, servizio 31h).
          In sostanza, la InstallTSRbuff() forza il DOS ad aggiornare opportunamente la lista dei
MCB: il risultato è la creazione di un nuovo MCB, quello relativo al buffer, appartenente al TSR (o
meglio al suo PSP) e situato esattamente dopo la Jolly(); considerando, oltre a ciò, che un MCB
occupa 16 byte, risultano di immediata comprensione alcune caratteristiche della funzione presentata.
Innanzi tutto essa è collocata prima della Jolly(), pur essendo una tipica routine transiente: questa
precauzione sopprime il rischio che il DOS, modificando il contenuto della RAM, ne alteri il codice. In
secondo luogo InstallTSRbuff() rende residente il programma: ancora per il motivo appena
accennato è opportuno che la modifica dei MCB e l'allocazione del buffer siano le ultime azioni del
programma nella fase di installazione. Proponiamo una versione di InstallTSRbuff() interamente
in linguaggio C:

....
void Jolly(void);
....
void InstallTSRbuff(unsigned resparas,unsigned bufparas,int code)
{
    setblock(_psp,resparas);
    allocmem(bufparas,(unsigned *)(*((unsigned *)Jolly)));
    keep(code,resparas);
}

          A pag.  si dirà di alcune limitazioni riguardanti l'uso di funzioni di libreria nelle routine
residenti: precisiamo che tali problemi non riguardano la InstallTSRbuff(), in quanto essa, come si
è detto, viene eseguita solamente durante l'installazione del TSR. Va inoltre sottolineato che essa non è
perfettamente equivalente alla sua omonima basata sullo inline assembly: infatti setblock(),
allocmem() e keep() non si limitano ad invocare, rispettivamente, i servizi 4Ah, 48h e 31h
dell'int 21h. In particolare la keep() si preoccupa di ripristinare alcuni vettori di interrupt: per i dettagli
si veda pagina . L'operazione di cast

(unsigned *)(*((unsigned *)Jolly))

si spiega come segue: Jolly è il puntatore alla (nome della) funzione fittizia per la gestione dei dati
globali e viene forzato a puntatore ad intero senza segno. L'indirezione di questo è dunque un unsigned
int, il quale è a sua volta forzato a puntatore ad intero senza segno: unsigned * è, appunto, il
parametro richiesto da allocmem(), che vi copia l'indirizzo di segmento dell'area allocata (il valore del
registro AX dopo la chiamata all'int 21h).


                                   I   T S R   e   l a   m e m o r i a   E M S 

          I programmi TSR possono liberamente gestire la memoria EMS (pag. 202) utilizzando i servizi
dell'int 67h; vale tuttavia il principio generale per cui un TSR non deve mai scompaginare il lavoro del


284 - Tricky C





processo interrotto. Va tenuto presente che un TSR (in particolare se di tipo attivo) può interromepere
l'esecuzione degli altri programmi in modo asincrono (cioè in qualunque momento) senza che questi
abbiano la possibilità di salvare il loro mapping context. Prima di utilizzare la memoria EMS un TSR
deve quindi necessariamente provvedere "di persona" al salvataggio del mapping context attuale (che è,
ovviamente, quello del processo interrotto) e solo successivamente può attivare il proprio. Prima di
restituire il controllo al sistema, il TSR deve effettuare l'operazione opposta: salvare il proprio mapping
context e riattivare quello del programma interrotto.
          Le quattro operazioni suddette possono, in realtà, essere ridotte a due grazie alla
subfunzione 02h del servizio 4Eh dell'int 67h (pag. 219), il quale è in grado di effettuare un'operazione di
salvataggio del mapping context attuale e contemporaneamente attivare un secondo mapping context,
salvato in precedenza.
          Ecco un esempio, nell'ipotesi che TSRmapContext() e InterruptedMapContext()
siano le due funzioni jolly (pag. 280) usate per memorizzare il mapping context del TSR e,
rispettivamente, del processo interrotto:

    ....                                                            // routine di ingresso del TSR
    asm push ds;
    asm mov si,seg TSRmapContext;                             // DS:SI punta al buffer contenente
    asm mov ds,si;                                                   // il mapping context del TSR
    asm mov si,offset TSRmapContext;                        // questo mapping context e' attivato
    asm mov di,seg InterruptedMapContext;                          // ES:DI punta al buffer in cui
    asm mov es,di;                                       // deve essere salvato il mapping context
    asm mov di,offset InterruptedMapContext;                             // del processo interrotto
    asm mov ax,4E02;
    asm int 067h;
    asm pop ds;
    asm cmp ah,0;
    asm jne ERROR;
    ....                                                                           // operazioni del TSR
    asm push ds;
    asm mov si,seg InterruptedMapContext;                   // DS:SI punta al mapping context del
    asm mov ds,si;                               // processo interrotto, salvato in precedenza
    asm mov si,offset InterruptedMapContext;                                  // e ora da riattivare
    asm mov di,seg TSRMapContext;                             // ES:DI punta al buffer in cui deve
    asm mov es,di;                                            // essere salvato l'attuale mapping
    asm mov di,offset TSRMapContext;                                                 // context del TSR
    asm mov ax,4E02;
    asm int 067h;
    asm pop ds;
    asm cmp ah,0;
    asm je EXIT_TSR;
ERROR:
    ....                                                                 // gestione errori int 67h
EXIT_TSR:
    ....                                                           // operazioni di uscita dal TSR

          Come si vede, l'implementazione non presenta difficoltà particolari. Sono necessari 2 buffers,
uno dedicato al mapping context del TSR ed uno dedicato a quello del processo interrotto. In ingresso al
TSR viene caricato in DS:SI l'indirizzo del buffer contenente il mapping context del TSR e in ES:DI
quello del buffer dedicato al programma interrotto; in tal modo la chiamata all'int 67h determina il
corretto salvataggio del mapping context attuale e il caricamento (ed attivazione) di quello del TSR. In
uscita dal TSR l'operazione effettuata è identica, ma sono scambiati gli indirizzi dei due buffers (ES:DI
per il TSR e DS:SI per il processo interrotto): l'int 67h salva così il mapping context del TSR nel buffer
ad esso dedicato e ripristina, come necessario, quello del processo interrotto.


                                                                                                      I programmi TSR - 285





                                        R i l a s c i a r e   l ' e n v i r o n m e n t   d e l   T S R 

               Ancora con riferimento alla gestione della memoria, vogliamo dedicare qualche attenzione
all'environment, cioè all'insieme delle variabili d'ambiente che il DOS mette a disposizione274 di tutti i
programmi al momento dell'esecuzione. Se le routine residenti del TSR non fanno uso dell'environment,
questo può essere rilasciato. In altre parole è possibile disallocare la RAM ad esso riservata e renderla
nuovamente disponibile per altri usi (ad esempio per ospitare le variabili d'ambiente di un programma
lanciato successivamente; si tenga presente che lo spazio da esse occupato spesso non raggiunge il
centinaio di byte). L'indirizzo di segmento dell'environment è la word all'offset 2Ch nel PSP del
programma; il Memory Control Block (pag. ) relativo è costituito dai 16 byte immediatamente precedenti
tale indirizzo. Un metodo (rozzo, tuttavia efficace) di rilasciare l'environment consiste nell'azzerare la
word del MCB che contiene l'indirizzo del PSP del programma proprietario. Un sistema alternativo è
quello sul quale si basa la funzione presentata di seguito:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1990

    RELENV.C - releaseEnv()

    int cdecl releaseEnv(void);

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx relenv.C

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

int cdecl releaseEnv(void)
{
    asm {
        mov ax,0x6200;
        int 0x21;
        mov es,bx;
        mov bx,0x2C;
        mov es,es:[bx];
        mov ax,0x49;
        int 0x21;
        mov ah,0;
    }
    return(_AX);
}

               La releaseEnv() si serve del servizio 62h dell'int 21h per conoscere l'indirizzo di segmento
del PSP (vedere pag. 324) e, mediante l'offset del puntatore all'environment, carica con l'indirizzo di
quest'ultimo il registro ES, liberando la RAM allocata con il servizio 49h dell'int 21h (vedere pag. 190).
La funzione restituisce 0 se l'environment è rilasciato regolarmente; un valore diverso da 0 in caso di
errore. Della releaseEnv() presentiamo anche una versione interamente in C.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1990

                              
                                                   
                                                      
     274 In realtà il DOS mette a disposizione di ogni programma una copia dell'environment originale (quello
generato dall'interprete dei comandi).


286 - Tricky C





    RELENVC.C - releaseEnvC()

    int cdecl releaseEnv(void);

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx relenvc.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

int cdecl releaseEnvC(void)
{
    return(freemem(*((unsigned far *)MK_FP(_psp,0x2C))));
}

               La variabile _psp è definita in DOS.H e contiene l'indirizzo di segmento del PSP; il cast forza
a puntatore far ad intero senza segno il valore restituito dalla macro MK_FP() (pag. 24), la cui
indirezione, passata a freemem() come parametro, è l'indirizzo di segmento dell'environment.
               Lo startup code (vedere pag. 105) del compilatore Borland, infine, mette a disposizione una
comoda scorciatoia, peraltro non documentata, per conoscere l'indirizzo dell'environment: si tratta della
variabile globale _envseg, dichiarata proprio nello startup code, che può essere utilizzata all'interno dei
normali programmi, previa dichiarazione extern. La releaseEnv() potrebbe pertanto diventare:

#include 

extern unsigned _envseg;

int cdecl releaseEnv2(void)
{
    return(freemem(_envseg));
}

               Si noti che la dichiarazione della variabile _envseg potrebbe trovarsi anche all'interno del
codice della releaseEnv2(), in quanto, ripetiamo, _envseg è definita globalmente nello startup
code: si tratta semplicemente, qui, di deciderne l'ambito di visibilità.


                                                          D u e   p a r o l e   s u l l o   s t a c k 

               Si è detto (pag. ) che un TSR si attiva nel contesto del programma che in quel momento è
eseguito e ne condivide pertanto le risorse, tra le quali lo stack, che, a causa delle sue particolari modalità
di gestione275, richiede, da parte delle routine residenti dei TSR, alcune precauzioni indispensabili per un
buon funzionamento del sistema.
               La prima, ovvia, è che i gestori di interrupt, e le routine che essi eventualmente invochino,
devono utilizzare in modo opportuno i registri della CPU dedicati alla gestione dello stack (vedere pag. );
essi devono inoltre estrarre da questo i dati che vi abbiano spinto in precedenza, prima di restituire il
controllo alla routine chiamante. Se nelle funzioni residenti non compaiono linee di codice scritte in inline

                              
                                                   
                                                      
     275 Lo stack, tanto vale ripeterlo ancora una volta, è sempre gestito secondo la modalità LIFO (Last In, First
Out): l'ultimo dato o, per meglio dire, l'ultima word spinta su di esso è la prima a esserne estratta. Di qui il nome,
che significa "pila".


                                                                                             I programmi TSR - 287





assembly il compilatore provvede da sé ad assicurare che tutto sia gestito nel migliore dei modi276; in caso
contrario spetta al programmatore l'onere di valutare con estrema attenzione le conseguenze
dell'interazione tra codice C e assembly.
               La seconda precauzione, forse meno ovvia ma altrettanto fondamentale, è che le funzioni
residenti non possono permettersi di fare un uso eccessivamente pesante dello stack. Esso deve essere
comunque considerato una risorsa limitata, in quanto non è possibile sapere a priori quanto spazio libero
si trova nello stack del programma interrotto al momento dell'attivazione del TSR: se questo utilizza più
stack di quanto il programma interrotto ne abbia disponibile, la conseguenza è, normalmente, il blocco del
sistema. Per evitare un eccessivo ricorso allo stack può essere sufficiente ridurre al minimo il numero di
variabili automatiche definite nelle routine residenti ed utilizzare invece variabili globali, gestite come
descritto poco sopra: tale metodo è applicabile a tutte le variabili globali utilizzate dal codice residente.
               E' del resto possibile (per non dire meglio!) utilizzare una funzione fittizia (pag. 172) per
riservare spazio ad uno stack locale alla porzione residente del TSR. Vediamo un esempio:

#pragma  option -k-

#define  STACKSIZE    128                                                              // 128 bytes di stack
....
void oldSS(void)                                                 // spazio per salvare il valore di SS
{
    asm db 0;                                                   // 1 byte basta (c'e' l'opcode di RET)
}

void oldSP(void)                                                 // spazio per salvare il valore di SP
{
    asm db 0;                                                   // 1 byte basta (c'e' l'opcode di RET)
}

void TSRstack(void)                                                                 // stack locale del TSR
{
    asm db STACKSIZE dup(0);
}

....
void far new1Ch(void)                                                                         // gestore timer
{
    asm mov word ptr oldSS,ss;
    asm mov word ptr oldSP,sp;
    asm mov sp,seg TSRstack;                              // usa SP per non modificare altri registri
    asm mov ss,sp;                                        // SS non puo' essere caricato direttamente
    asm mov sp,offset TSRstack;
    asm add sp,STACKSIZE;                                       // SS:SP punta alla FINE di TSRstack()
    ....
    asm mov sp,word ptr oldSS;
    asm mov ss,sp;
    asm mov sp,word ptr oldSP;                                                     // SS:SP e' ripristinato
    asm jmp dword ptr old1Ch;
}

               Nel listato, ridotto all'osso, compaiono 3 funzioni fittizie: oldSS() e oldSP() riservano
spazio alle due word occupate da SS e da SP277, mentre TSRstack() è lo stack del TSR. La coppia
                              
                                                   
                                                      
     276 O, almeno, in modo tale che funzioni.

     277 I due registri, infatti, devono essere salvati senza usare lo stack, perché prima del loro salvataggio è ancora
utilizzato quello del processo interrotto: in questo caso, l'obiettivo principale non è tanto quello di evitare l'uso di
risorse che non appartengono al TSR, ma quello di ripristinare i valori originali in uscita dalla new1Ch(). Infatti,
se SS e SP venissero salvati sullo stack, dovrebbero essere estratti dal medesimo mediante l'istruzione POP, la
quale, però, non farebbe altro che prelevare una word dall'indirizzo espresso proprio dalla coppia SS:SP: essendo


288 - Tricky C





SS:SP è salvata in oldSS() e oldSP() e caricata con l'indirizzo (seg:off) di TSRstack(); dal
momento che la gestione dello stack avviene sempre "a ritroso", cioè a partire dagli indirizzi superiori
verso quelli inferiori, il valore iniziale di SS:SP deve puntare all'ultimo byte occupato dalla funzione: per
tale motivo ad SP è sommata la costante manifesta STACKSIZE (utilizzata anche per stabilire il numero
di byte generati dalla direttiva assembly DB). Da questo punto in poi tutte le istruzioni che modificano lo
stack esplicitamente (PUSH, POP, etc.) o implicitamente (CALL, etc.) utilizzano in modo trasparente lo
spazio riservato da TSRstack(). In uscita da new1Ch() è necessario ripristinare i valori di SS ed SP
prima della IRET (o prima di concatenare il gestore originale, come nell'esempio).
               Ancora una volta, è necessario prestare attenzione ai comportamenti nascosti del compilatore: se
il gestore di interrupt referenzia SI o DI, questi vengono salvati dal compilatore, in ingresso alla
funzione, sullo stack (del processo interrotto) e devono pertanto essere estratti dallo stesso prima di
attivare quello locale al TSR. Il codice di new1Ch() risulta allora leggermente più complesso:

void far new1Ch(void)                                                                                                            // gestore timer
{
    asm pop di;                                                                                                                  // PUSHed da BCC
    asm pop si;                                                                                                                  // PUSHed da BCC
    asm mov word ptr oldSS,ss;
    asm mov word ptr oldSP,sp;
    asm mov sp,seg TSRstack;                                                  // usa SP per non modificare altri registri
    asm mov ss,sp;                                                            // SS non puo' essere caricato direttamente
    asm mov sp,offset TSRstack;
    asm add sp,STACKSIZE;                                                               // SS:SP punta alla FINE di TSRstack()
    ....
    asm mov sp,word ptr oldSS;
    asm mov ss,sp;
    asm mov sp,word ptr oldSP;                                                                                        // SS:SP e' ripristinato
    asm jmp dword ptr old1Ch;
}

               In alternativa, se il gestore non deve modificarne i valori, SI e DI possono essere estratti dallo
stack del processo interrotto prima di restituire ad esso il controllo (o prima di concatenare il gestore
originale):

void far new1Ch(void)                                                                                                            // gestore timer
{
    asm mov word ptr oldSS,ss;
    asm mov word ptr oldSP,sp;
    asm mov sp,seg TSRstack;                                                  // usa SP per non modificare altri registri
    asm mov ss,sp;                                                            // SS non puo' essere caricato direttamente
    asm mov sp,offset TSRstack;
    asm add sp,STACKSIZE;                                                               // SS:SP punta alla FINE di TSRstack()
    ....
    asm mov sp,word ptr oldSS;
    asm mov ss,sp;
    asm mov sp,word ptr oldSP;                                                                                        // SS:SP e' ripristinato
    asm pop di;                                                                                                                  // PUSHed da BCC
    asm pop si;                                                                                                                  // PUSHed da BCC
    asm jmp dword ptr old1Ch;
}

               Va infine osservato, per completezza, che quello implementato nell'esempio non è un vero e
proprio stack, ma piuttosto un'area riservata al TSR in modo statico: ogniqualvolta venga eseguita
new1Ch() i puntatori all'area (SS:SP) sono impostati al medesimo valore (TSRstack+STACKSIZE);
                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
stata quest'ultima modificata per puntare allo stack del TSR, l'estrazione avverrebbe ad un indirizzo diverso da
quello al quale si trovano i due valori salvati.


                                                                                                          I programmi TSR - 289





una ricorsione distruggerebbe i dati dell'istanza in corso278 (analogamente a quanto accade con gli stack
interni DOS: pag. 294). Si tratta però di un'implementazione semplice ed efficace; inoltre è possibile
definire uno stack privato per ogni funzione residente che ne necessiti.


                                       U t i l i z z o   d e l l e   f u n z i o n i   d i   l i b r e r i a 

               I TSR sono soggetti ad alcune limitazioni anche per quanto concerne l'uso delle funzioni di
libreria; va però precisato che ciò vale esclusivamente per le routine residenti, mentre quelle transienti
fruiscono di una piena libertà di comportamento.
               Per generare il file eseguibile, i moduli oggetto prodotti dal compilatore devono essere
consolidati con quello contenente il codice di startup (pag. 105) e con le librerie: tale operazione è svolta
dal linker, il quale dapprima accoda i moduli oggetto al modulo di startup e solo al termine di questa
operazione estrae dalle librerie i moduli contenenti le funzioni utilizzate dal programma e li accoda al file
in costruzione.
                                                                                           La struttura del programma
                                                                                eseguibile risulta perciò analoga a quella in
                                                                                figura 16: come si vede, se le routine
                                                                                transienti utilizzano funzioni di libreria,
                                                                                l'occupazione della RAM non può essere
                                                                                ottimizzata, e ciò neppure nel caso in cui i
                                                                                dati globali siano gestiti con lo stratagemma
                                                                                descritto nelle pagine precedenti, in quanto
                                                                                anche il codice di tali funzioni deve essere
                                                                                residente. Il problema potrebbe essere
                                                                                aggirato estraendo dalle librerie i moduli
                                                                                relativi alle funzioni necessarie ed
Fig. 16: La struttura di TSR generata dal linker.                               effettuando esplicitamente il linking dei
                                                                                diversi moduli che compongono il TSR, con
l'accortezza di specificare per primo il nome del modulo di startup e per ultimo quello del modulo
risultante dalla compilazione del sorgente279, ma è intuibile che l'applicazione di questa tecnica richiede

                              
                                                   
                                                      
     278 Non solo una ricorsione: è facile immaginare il caso in cui l'int 1Ch, chiamato in modo asincrono dall'int 08h
(interrupt hardware ad elevata priorità) interrompa un'altra routine residente: se questa utilizza il medesimo stack
locale, la frittata è fatta.

     279 Supponiamo di avere scritto il sorgente di un TSR, che per comodità battezziamo MY_TSR.C, le routine
residenti del quale utilizzano la funzione di libreria int86(). Con l'opzione "-c" del compilatore si disattiva
l'invocazione automatica del linker da parte di BCC.EXE; il seguente comando produce pertanto il solo file oggetto
MY_TSR.OBJ, per il modello di memoria small (default):

bcc -c my_tsr

     Dal momento che la int86() invoca, a sua volta, la funzione __IOerror() occorre estrarre entrambi i
moduli dalla libreria CS.LIB:

tlib cs.lib * int86 ioerror

     Si ottengono così INT86.OBJ e IOERROR.OBJ; poiché il modulo di startup per il modello small è C0S.OBJ,
possiamo effettuare il linking con il comando:

tlink c0s int86 ioerror my_tsr,my_tsr,my_tsr,cs


290 - Tricky C





una buona conoscenza della struttura delle librerie. Vi è, inoltre, un problema legato allo startup code:
esso definisce, nel segmento dati, variabili globali utilizzate, in determinate circostanze, da alcune
funzioni di libreria. Se si ottimizza la dimensione dell'area di RAM allocata al TSR in modo tale da
escluderne il data segment, lo spazio occupato da tali variabili può essere utilizzato dai programmi
lanciati successivamente, con tutti i rischi che ciò comporta280.
               Ma c'è di peggio. Se, da una parte, è ovvio che, per ogni funzione chiamata nel sorgente, il
linker importi nell'eseguibile il modulo oggetto che la implementa, è assai meno evidente, ma purtroppo
altrettanto vero, che qualcosa di analogo possa avvenire anche in corrispondenza di istruzioni che,
apparentemente, nulla hanno a che fare con chiamate a funzione: è il caso, ad esempio, delle operazioni
aritmetiche.
               Consideriamo la funzione opeIntegral16():

void opeIntegral16(void)
{
    int a, b, c;

    a = 2;
    b = 1818;
    c = a + b;
    c = a - b;
    c = a * b;
    c = a / b;
    c = a % b;
}

               Come si può facilmente vedere, essa non richiama alcuna funzione di libreria: vengono definite
tre variabili, sulle quali sono effettuate normali operazioni aritmetiche, applicando gli operatori
utilizzabili tra dati tipo integral (pag. 12). Vediamo, ora, la traduzione in Assembler del codice C
effettuata dal compilatore (opzione -S):

_opeIntegral16 proc near
    push bp
    mov bp,sp
    sub sp,6

    mov word ptr [bp-2],2
    mov word ptr [bp-4],1818

    mov ax,word ptr [bp-2]
    add ax,word ptr [bp-4]
    mov word ptr [bp-6],ax

    mov ax,word ptr [bp-2]
    sub ax,word ptr [bp-4]
    mov word ptr [bp-6],ax

    mov ax,word ptr [bp-2]
                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
     Il linker consolida, nell'ordine, il modulo di startup, quelli relativi alle funzioni di libreria e il codice di MY_TSR,
producendo il file eseguibile MY_TSR.EXE e il map file (file contenente l'elenco degli indirizzi e delle dimensioni
dei simboli pubblici che compongono il codice) MY_TSR.MAP: le funzioni esterne ai moduli oggetto sono ricercate
nella libreria CS.LIB. Si noti che è indispensabile specificare al linker tutte le librerie da utilizzare.

     280 Il contenuto delle locazioni di memoria originariamente riservate a quelle variabili è, in pratica, casuale.
Inoltre, se una funzione di libreria invocata dalle routine residenti tentasse di modificarlo, rischierebbe di
"obliterare" il codice e/o i dati di altre applicazioni. Tra le variabili globali definite dallo startup code vi è, ad
esempio, errno (vedere pag. 499).


                                                                                   I programmi TSR - 291





    imul word ptr [bp-4]
    mov word ptr [bp-6],ax

    mov ax,word ptr [bp-2]
    cwd
    idiv word ptr [bp-4]
    mov word ptr [bp-6],ax

    mov ax,word ptr [bp-2]
    cwd
    idiv word ptr [bp-4]
    mov word ptr [bp-6],dx

    mov sp,bp
    pop bp
    ret
_opeIntegral16 endp

           Tutte le operazioni sono implementate ricorrendo a semplici istruzioni Assembler (ADD, SUB,
IMUL, IDIV): non è effettuata alcuna chiamata a funzione. Va però osservato che tutte le operazioni sono
definite tra dati di tipo int, i quali (nella consueta assunzione che si compongano di 16 bit) possono
essere facilmente gestiti nei registri a 16 bit del microprocessore.
           Vediamo ora cosa accade se le medesime operazioni sono definite su dati a 32 bit: il sorgente C
della funzione opeIntegral32() è identico al precedente, eccezion fatta per la dichiarazione delle
variabili, questa volta di tipo long:

void opeIntegral32(void)
{
    long a, b, c;

    a = 2;
    b = 1818;
    c = a + b;
    c = a - b;
    c = a * b;
    c = a / b;
    c = a % b;
}

           Qualcosa di insolito, però, compare nel corrispondente listato Assembler:

_opeIntegral32 proc near
    push bp
    mov bp,sp
    sub sp,12

    mov word ptr [bp-2],0
    mov word ptr [bp-4],2
    mov word ptr [bp-6],0
    mov word ptr [bp-8],1818

    mov ax,word ptr [bp-2]
    mov dx,word ptr [bp-4]
    add dx,word ptr [bp-8]
    adc ax,word ptr [bp-6]
    mov word ptr [bp-10],ax
    mov word ptr [bp-12],dx

    mov ax,word ptr [bp-2]
    mov dx,word ptr [bp-4]
    sub dx,word ptr [bp-8]


292 - Tricky C





    sbb ax,word ptr [bp-6]
    mov word ptr [bp-10],ax
    mov word ptr [bp-12],dx

    mov cx,word ptr [bp-2]
    mov bx,word ptr [bp-4]
    mov dx,word ptr [bp-6]
    mov ax,word ptr [bp-8]
    call near ptr N_LXMUL@
    mov word ptr [bp-10],dx
    mov word ptr [bp-12],ax

    push word ptr [bp-6]
    push word ptr [bp-8]
    push word ptr [bp-2]
    push word ptr [bp-4]
    call near ptr N_LDIV@
    mov word ptr [bp-10],dx
    mov word ptr [bp-12],ax

    push word ptr [bp-6]
    push word ptr [bp-8]
    push word ptr [bp-2]
    push word ptr [bp-4]
    call near ptr N_LMOD@
    mov word ptr [bp-10],dx
    mov word ptr [bp-12],ax

    mov sp,bp
    pop bp
    ret
_opeIntegral32 endp

               Mentre addizione e sottrazione sono, ancora una volta, implementate direttamente via
Assembler (ADC,  SBB), per il calcolo di moltiplicazione, divisione e resto sono utilizzate routine
specifiche i cui indirizzi sono memorizzati nei puntatori N_LMUL@, N_LDIV@ e, rispettivamente,
N_LMOD@281. Si tratta di routine di libreria che hanno lo scopo di applicare correttamente l'aritmetica su
dati che il processore non è in grado di gestire nei propri registri.
               Attenzione, dunque, anche a quelle situazioni in apparenza del tutto "innocenti": è sempre
opportuno documentarsi in modo approfondito sulle caratteristiche del compilatore utilizzato; inoltre, uno
sguardo ai sorgenti Assembler che esso genera specificando l'opzione -S è spesso illuminante.
               Si consideri comunque che, spesso, la soluzione è a portata di mano: se la funzione
opeIntegral32() è compilata con l'opzione -3, viene generato codice specifico per
processori 80386 (e superiori). In tal modo è possibile sfruttarne i registri a 32 bit, rendendo del tutto
inutile il ricorso alle routine aritmetiche di libreria. Infatti, il comando

bcc -S -3 opeint32.c

origina il seguente codice Assembler:

.386                                                      // forza l'assemblatore a generare codice 80386
_opeIntegral32 proc near
    push bp
    mov bp,sp

                              
                                                   
                                                      
     281 Il prefisso N_ indica che il frammento di codice è stato compilato per un modello di memoria "a codice
piccolo": compilando con i modelli medium, large e huge i puntatori (far) sarebbero F_LMUL@, F_LDIV@ e
F_LMOD@.


                                                                                           I programmi TSR - 293





    sub sp,12

    mov dword ptr [bp-4],large 2
    mov dword ptr [bp-8],large 1818

    mov eax,dword ptr [bp-4]
    add eax,dword ptr [bp-8]
    mov dword ptr [bp-12],eax

    mov eax,dword ptr [bp-4]
    sub eax,dword ptr [bp-8]
    mov dword ptr [bp-12],eax

    mov eax,dword ptr [bp-4]
    imul eax,dword ptr [bp-8]
    mov dword ptr [bp-12],eax

    mov eax,dword ptr [bp-4]
    cdq
    idiv dword ptr [bp-8]
    mov dword ptr [bp-12],eax

    mov eax,dword ptr [bp-4]
    cdq
    idiv dword ptr [bp-8]
    mov dword ptr [bp-12],edx

    leave
    ret
_opeIntegral32 endp

               Il prezzo da pagare, in questo caso, è l'impossibilità di utilizzare il programma su macchine
dotate di CPU di categoria inferiore al 80386.
               Quanto affermato circa gli integral vale, a maggior ragione, con riferimento all'aritmetica a
virgola mobile. Quando il sorgente definisce operazioni aritmetiche coinvolgenti dati di tipo float,
double e long double, il compilatore genera per default il codice per il coprocessore matematico e
richiede al linker il contemporaneo consolidamento delle routine di emulazione del medesimo:
l'eseguibile risultante può essere eseguito su qualsiasi macchina, con la massima efficienza. Se il TSR
viene eseguito su un personal computer privo di coprocessore matematico e le funzioni residenti
effettuano calcoli in virgola mobile, i problemi sono assicurati.
               La situazione appare, in effetti, complessa: compilare per la generazione di codice specifico per
il coprocessore, escludendo così il consolidamento delle librerie di emulazione (opzioni -f87 e -f287),
rende il programma ineseguibile su macchine non dotate dello hardware necessario e, d'altra parte, non
evita che esso incorpori, quanto meno, le funzioni di libreria dedicate all'inizializzazione del coprocessore
stesso. L'obiettivo di ottimizzazione del TSR può dirsi raggiunto solo se queste sono eseguite
esclusivamente nella fase di caricamento e startup del programma: ancora una volta, l'attenta lettura della
documentazione del compilatore e un po' di sperimentazione si rivelano indispensabili.
               A prescindere dalle questioni legate all'efficienza del programma, vi sono casi in cui è
comunque inopportuno che le routine residenti richiamino funzioni di libreria, in particolare quando
queste ultime invocano, a loro volta, l'int 21h282: l'uso dell'int 21h al momento sbagliato da parte di un
TSR può provocare il crash del sistema; infatti, a causa delle modalità di gestione da parte del DOS dei
propri stack interni, esso non può essere invocato ricorsivamente da un TSR (cioè mentre un suo servizio
è attivo). Sull'argomento si tornerà tra breve con maggiore dettaglio.

                              
                                                   
                                                      
     282 Molte funzioni di libreria si servono dell'int 21h: tra esse quelle relative alla gestione dello I/O con gli
streams, i files e la console (printf(), fopen(), open(), getch(), etc.).


294 - Tricky C





                                         G E S T I O N E   D E G L I   I N T E R R U P T 

               Tutti i TSR incorporano routine di gestione degli interrupt di sistema, in quanto è questo il solo
mezzo che essi possono utilizzare per rimanere attivi dopo l'installazione in RAM. La gestione degli
interrupt è dunque di importanza cruciale e deve essere effettuata senza perdere di vista alcuni punti
fondamentali283.


                                              H a r d w a r e ,   R O M - B I O S   e   D O S 

               Il TSR deve tenere sotto controllo il sistema, per intercettare il verificarsi dell'evento che ne
richiede l'attivazione (solitamente la digitazione di una determinata sequenza, detta hotkey, sulla tastiera),
installando un gestore dell'int 09h, il quale è generato dal chip dedicato alla tastiera ogni qualvolta un
tasto è premuto o rilasciato.
               Il TSR, quando intercetta lo hotkey, deve essere in grado di decidere se soddisfare la richiesta di
attivazione oppure attendere un momento più "propizio": una inopportuna intromissione nell'attività del
BIOS o del DOS potrebbe avere conseguenze disastrose.
               Gli interrupt hardware, infatti, sono pilotati da un chip dedicato, che li gestisce in base a precisi
livelli di priorità, inibendo cioè l'attivazione di un interrupt mentre ne viene servito un altro avente priorità
maggiore. I TSR non devono dunque attivarsi se è in corso un interrupt hardware, onde evitare
l'inibizione, per un tempo indefinitamente lungo, di tutti quelli successivamente in arrivo.
               Va ricordato inoltre che le routine del ROM-BIOS sono non rientranti (cioè non ricorsive284): un
TSR non può, pertanto, invocare una funzione BIOS già in corso di esecuzione. Le routine di gestione
degli interrupt BIOS incorporate nel TSR devono garantire l'impossibilità di ricorsione mediante
opportuni strumenti, ad esempio l'utilizzo di flag.
               Quanto detto con riferimento agli interrupt del ROM-BIOS vale, in parte, anche per le funzioni
DOS: vi sono, cioè, casi in cui il TSR può interrompere l'esecuzione dell'int 21h, ma è comunque
opportuno un comportamento prudente. In sintesi: il DOS non consente, a causa delle proprie modalità di
gestione dello stack285, di chiamare una funzione dell'int 21h che ne faccia uso mentre la medesima o
un'altra funzione facente uso dello stack viene servita a seguito di una precedente richiesta. Se il TSR si
attivasse e interrompesse l'int 21h con una chiamata allo stesso, il DOS, per rispondere alla nuova
chiamata, ripristinerebbe il puntatore al proprio stack e quindi perderebbe i dati appartenenti al
programma interrotto, compreso l'indirizzo di ritorno dalla chiamata originaria all'int 21h (la coppia
CS:IP si trova anch'essa sullo stack).
               Problemi di gestione dello stack possono inoltre verificarsi se il TSR viene attivato quando il
DOS si trova in una condizione di "errore critico", per risolvere la quale è necessario l'intervento
dell'utente (ad esempio: stampante spenta o senza carta; sportello del drive aperto, etc.).
               Vediamo, in dettaglio, qualche suggerimento per la gestione degli interrupt "delicati".




                              
                                                   
                                                      
     283 Notizie di carattere generale sugli interrupt si trovano a pag. 115.

     284 Circa la ricorsione vedere pag. 100.

     285 Vogliamo proprio essere precisi? Il DOS gestisce tre stack interni, ciascuno dei quali è costituito da un'area di
memoria di circa 200 byte (non si tratta, dunque, di stack nel senso letterale del termine, bensì di buffer statici). Il
primo e il secondo sono utilizzati dall'int 21h, per le funzioni 00h-0Ch e, rispettivamente, per tutte quelle restanti; il
terzo è usato dall'int 24h nelle situazioni di errore critico.


                                                                                           I programmi TSR - 295





                                                          I   f l a g   d e l   D O S 

               Il DOS gestisce due flag, detti InDOS flag e CritErr flag, originariamente destinati ad
uso "interno" e menzionati, poco e male, nella documentazione ufficiale solo a partire dalle più recenti
edizioni. Ognuno di essi occupa un byte nel segmento di RAM ove è caricato il sistema operativo e vale,
per default, zero: il primo è modificato quando viene servito l'int 21h e resettato al termine del servizio; il
secondo è forzato a un valore non nullo quando si verifica un errore critico ed è azzerato in uscita
dall'int 24h (inoltre l'int 24h azzera l'InDOS flag: precauzione necessaria, dal momento che l'utente
potrebbe decidere di non completare l'operazione in corso). E' facile intuire che essi possono rivelarsi di
grande utilità: un TSR, controllando che entrambi siano nulli, individua il momento adatto per attivarsi
senza il rischio di disturbare l'attività del DOS286. L'indirizzo dell'InDOS flag è fornito dalla
funzione 34h (anch'essa scarsamente documentata) dell'int 21h, come descritto a pagina .
               Riportiamo il codice di una funzione che restituisce l'indirizzo dell'InDOS flag sotto forma
di puntatore far a carattere; l'indirezione di tale puntatore fornisce il valore del flag.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    INDOSADR.C - getInDOSaddr()

    char far *cdecl getInDOSaddr(void);
    Restituisce: il puntatore all'InDOS flag

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx indosadr.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 

char far *cdecl getInDOSaddr(void)
{
                              
                                                   
                                                      
      286 In particolare, per quanto riguarda l'InDOS flag, va osservato che quando esso non è nullo un servizio
DOS è in corso di esecuzione, pertanto i TSR non devono utilizzare alcun servizio dell'int 21h, al fine di evitare la
distruzione del contenuto dello stack del DOS. Controllando lo stato del flag, un TSR è in grado di determinare
quando è possibile invocare funzioni DOS senza pericolo di compromettere lo stato del sistema. Tuttavia esiste una
complicazione: l'interprete di comandi COMMAND.COM ed alcuni altri programmi trascorrono gran parte del tempo
in attesa di input dalla tastiera mediante la funzione 0Ah (GetString) dell'int 21h: l'InDOS flag, in tale
circostanza, è non-nullo. E' possibile aggirare il problema intercettando l'int 28h, chiamato in loop dai
servizi 00h-0Ch, oppure dotando il TSR di un gestore dell'int 21h in grado di intercettare le chiamate alla
funzione 0Ah nel modo seguente:

1)        Non invocare il servizio immediatamente; eseguire invece un loop costituito da un ritardo seguito da una
          chiamata al servizio 0Bh dell'int 21h (GetInputStatus).

2)        Continuare ad eseguire il loop sino a quando non venga segnalato (dal servizio 0Bh) che un tasto è pronto
          nel buffer della tastiera.

3)        Solo a questo punto eseguire la chiamata alla funzione 0Ah: per tutto il tempo in cui viene eseguito e
          rieseguito il loop, il TSR può utilizzare i servizi DOS liberamente.

      La descrizione dei servizi 0Ah e 0Bh dell'int 21h è riportata a pag. 313.


296 - Tricky C





    union REGS regs;
    struct SREGS sregs;

    regs.h.ah = 0x34;
    (void)intdos(®s,®s);
    segread(&sregs);
    return(MK_FP(sregs.es,regs.x.bx));
}

               Ottenere l'indirizzo del CritErr flag è meno semplice. A partire dalla versione 3.1 del
DOS, esso si trova nel byte che precede l'InDOS flag: l'indirizzo è pertanto pari a quello dell'InDOS,
decrementato di uno. Ad esempio:

    ....
    char far *InDOSPtr, far *CritErrPtr;

    InDOSPtr = getInDOSaddr();
    CritErrPtr = InDOSPtr-1;
    ....

               Nelle versioni precedenti il segmento dell'indirizzo del CritErr flag è il medesimo di
quello relativo all'InDOS flag, mentre l'offset deve essere ricavato dal campo "operando"
dell'istruzione assembler CMP che si trova, nello stesso segmento DOS, nella sequenza287 qui riportata:

cmp ss:[NearByte],00H
jne NearLabel
int 28H

               In altre parole, una volta ottenuto l'indirizzo dell'InDOS mediante l'int 21 funzione 34h, occorre
scandire il segmento che inizia all'indirizzo ES:0000 alla ricerca degli opcode relativi alle istruzioni di
cui sopra (si tratta, ovviamente, di codice compilato); il campo operando ([NearByte], 2 byte)
dell'istruzione CMP SS... è l'offset del CritErr flag. Sicuri di evitare un fastidio al lettore,
presentiamo una funzione in grado di ricavare gli indirizzi di entrambi i flag. Dal momento che le
funzioni in C restituiscono un solo valore, getDOSflagsptrs() fa uso di un puntatore a struttura per
renderli disponibili entrambi alla routine chiamante. Essa si basa quasi interamente sullo inline assembly
a scopo di efficienza e compattezza.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    DOSPTRS.C - getDOSfptrs()

    int cdecl getDOSfptrs(struct DOSfptrs DosFlagsPtrs *);
    struct DOSfptrs DosFlagsPtrs; punta alla struttura di tipo DOSfp
    Restituisce: 1 in caso di errore (seq. 0xCD 0x28 non trovata);
                 0 altrimenti.

                              
                                                   
                                                      
     287 Codice del file IBMDOS.COM (o MSDOS.SYS). Chi desiderasse complicarsi la vita, potrebbe ricercare una
sequenza simile, invece di decrementare l'offset dell'indirizzo dell'InDOS flag, anche nelle versioni di DOS
dalla 3.1 in poi:

test ss:[NearByte],0FFH
jne  NearLabel
push ss:[NearWord]
int  28H


                                                                       I programmi TSR - 297





    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx -Tm2 dosptrs.C

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh.

    Il parametro -Tm2 evita che TASM segnali l'errore "forward
    reference needs override" (le labels che fanno da puntatori agli
    opcodes sono utilizzate prima della loro compilazione). Se la
    versione di TASM di cui si dispone non accetta tale parametro, il
    problema puo' essere aggirato spostando in testa alla funzione il
    codice fasullo che si trova tra le due rem, facendolo precedere da
    un'istruzione jmp che ne eviti l'esecuzione.

********************/
#pragma  inline
#pragma  warn -par

#define  DOS_3_31       0x030A
#define  MAX_SEARCH     0xFFFF

struct DOSfptrs {
    char far *InDOSPtr;                                     // puntatore all'InDOS flag
    char far *CritErrPtr;                                  // puntatore al CritErr flag
};

int getDOSfptrs(struct DOSfptrs *DosFlagsPtrs)
{
#if defined(__COMPACT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm push ds;
    asm lds si,DosFlagsPtrs;
#else                                               // DS:SI = indirizzo della struttura
    asm mov si,DosFlagsPtrs;
#endif
    asm {
        mov ah,0x34;
        int 0x21;                       // chiede al DOS l'ind. dell'InDOS flag (ES:BX)
        mov ds:[si],bx;
        mov ds:[si+2],es;                       // copia ind. nel 1º punt. della struct
        push bx;                                    // salva BX (usato da funzione 0x30)
        mov ah,0x30;
        int 0x21;                                      // chiede al DOS la versione DOS
        pop bx;
        xchg ah,al;                        // AX diventa cresecente con la versione DOS
        cmp ax,DOS_3_31;
        jb _SEARCH;                               // salta se versione inferiore a 3.10
        dec bx;                         // se no il CritErr e' il byte preced. l'InDOS
        jmp _STORE_DATA;
    }
_SEARCH:                        // se DOS < 3.10 cerca il CritErr in IBMDOS/MSDOS in RA
    asm {
        xor di,di;
        mov cx,MAX_SEARCH;                           // si cerca in un seg di 64 Kb max.
        mov ax,word ptr _DUMMY_INT28H;                           // carica AX con 0x28CD
    }
_REPEAT:
    asm {
        repne scasb;                                                       // cerca 0xCD
        jne _ERROR;                                            // ERRORE se non trovato
        cmp ah,es:[di];
        jne _REPEAT:                              // ripete se il byte succ. non e' 0x28
        mov ax,word ptr _DUMMY_CODE;                             // carica AX con 0x8036
        cmp ax,es:[di+_DUMMY_CODE-_DUMMY_INT28H-1];
        jne _REPEAT;                       // ripete se non c'e' in RAM stessa sequenza


298 - Tricky C





        mov al,byte ptr (_DUMMY_CODE+2);                                        // carica AL con 0x06
        cmp al,es:[di+_DUMMY_CODE-_DUMMY_INT28H+1]
        jne _REPEAT;                              // ripete se non c'e' in RAM stessa sequenza
        mov al,byte ptr _DUMMY_JMP;                                             // carica AL con 0x75
        cmp al,es:[di+_DUMMY_JMP-_DUMMY_INT28H-1];
        jne _REPEAT;                              // ripete se non c'e' in RAM stessa sequenza
        mov bx,es:[di+_DUMMY_CODE-_DUMMY_INT28H+2];
    }                                                                       // ind. di CritErr in BX
_STORE_DATA:
    asm {
        mov ds:[si+4],bx;
        mov ds:[si+6],es;                                 // copia ind. nel 2º punt. della struc
        xor ax,ax;                                                 // nessun errore: restituisce 0
        jmp _EXIT_FUNC;
    }
/********************
 finto codice: l'ind. di CritErr e' [byte ptr NearLabel] in cmp ss:
********************/
_DUMMY_CODE:
    asm {
_DUMMY_CODE label near;
        cmp ss:[byte ptr _DUMMY_CODE],0x00;
_DUMMY_JMP label near;
        jne _DUMMY_CODE;
_DUMMY_INT28H label near;
        int 0x28;
    }
/********************
 fine finto cod. i cui opcodes sono usati per cercare ind. di CritErr
********************/
_ERROR:
    asm mov ax,0x01;                                                        // errore: restituisce 1
_EXIT_FUNC:
#if defined(__COMPACT__) || defined(__LARGE__) || defined(__HUGE__)
    asm pop ds;
#endif
    return(_AX);
}

           La getDOSfptrs(), dopo avere salvato nel primo campo della struttura DosFlagPtrs
l'indirizzo dell'InDOS flag, ottenuto, mediante la funzione 34h dell'int 21h, utilizza la funzione 30h del
medesimo interrupt per conoscere la versione del DOS. Tale servizio restituisce in AH il numero della
revisione e in AL il numero della versione: scambiando tra loro i valori dei due registri si ottiene in AX il
valore esprimente versione e revisione: questo è maggiore per versione più recente. Un test effettuato sul
registro AX consente di scegliere l'algoritmo appropriato all'individuazione dell'indirizzo del CritErr
flag. E' interessante osservare che il codice della getDOSfptrs() contiene le istruzioni i cui opcode
devono essere ricercati, per versioni di DOS anteriori alla 3.1, nel segmento ES:0000. Tale stratagemma
evita di compilare a parte tali istruzioni per conoscere la sequenza di byte da ricercare. I riferimenti agli
opcode sono effettuati sfruttando la capacità dell'assembler di utilizzare le labels come puntatori.
           L'algoritmo utilizzato ricerca dapprima gli opcode corrispondenti all'istruzione INT 28H e,
localizzati questi, controlla quelli relativi alle istruzioni precedenti: lo scopo è abbreviare il tempo
necessario alla ricerca, in quanto l'opcode dell'istruzione INT appare, in IBMDOS.COM (e MSDOS.SYS),
con minore frequenza rispetto a quello che rappresenta il registro SS nell'istruzione CMP.
           Lasciamo al lettore il compito (leggi: grattacapo) di realizzare in linguaggio C una funzione in
grado di restituire il puntatore al CritErr flag. Ecco alcuni suggerimenti utili per... grattarsi un po'
meno il capo:


                                                                                                         I programmi TSR - 299





  1)      Versione e revisione del DOS sono disponibili nelle variabili globali (char) _osmajor e
          _osminor.

  2)      La sequenza di opcode da ricercare è:

          0x36 0x80 0x06 0x?? 0x?? 0x00 0x75 0x?? 0xCD 0x28

          ove 0x?? rappresenta un valore sconosciuto

  3)      La coppia di byte 0x?? ad offset 3 nella sequenza può essere gestita come unsigned integer:
          infatti essa è l'offset del CritErr flag.

  4)      Tenere sott'occhio la getInDOSaddr().


                                             I n t   0 5 h   ( B I O S ) :   P r i n t   S c r e e n 

               L'int 05h è invocato direttamente dalla routine BIOS di gestione dell'int 09h quando viene
premuto il tasto PRTSC. Per evitare l'attivazione del TSR durante la fase di stampa del contenuto del
video è sufficiente che esso controlli il valore presente nel byte che si trova all'indirizzo 0:0500; esso è
un flag che può assumere tre valori, a seconda dello stato dell'ultima operazione di Print Screen:

VALORI DEL FLAG DI STATO DELL'INT 05H

        VALORE                                                         SIGNIFICATO

          00h                     Print Screen terminato.

          01h                     Print Screen in corso.

          FFh                     Print Screen interrotto a causa di errori.


               Esempio:

    ....
    if(!(*((char far *)0x500)))
        do_popup();
    ....

               Attenzione: il vettore originale dell'int 05h è ripristinato nascostamente dalla funzione keep(),
che rende residente il TSR288. Questo, pertanto, qualora installi un gestore dell'int 05h deve evitare l'uso
della keep(), ricorrendo direttamente all'int 21h, servizio 31h per rendersi residente.




                              
                                                   
                                                      
     288 Responsabile è la _restorezero(), routine non documentata di servizio della keep(). La
_restorezero() provvede anche a ripristinare i vettori degli int 00h, 04h e 06h, per i quali valgono dunque le
affermazioni riguardanti l'int 05h.


300 - Tricky C





                                    I n t   0 8 h   ( H a r d w a r e ) :   T i m e r 

              Il timer del PC (chip 8253) richiede un interrupt 18.21 volte al secondo al controllore degli
interrupt (chip 8259). Questo, se gli interrupt sono abilitati, utilizza la linea IRQ0 per comunicare con il
processore, che trasferisce il controllo alla routine che si trova all'indirizzo presente nella tavola dei
vettori di interrupt, ad offset 20h (08h*04h). Incorporando nel TSR una routine di gestione dell'int 08h
è possibile dotarlo di un sistema ad azione continua per l'intercettazione dello hotkey e il controllo delle
condizioni di sicurezza ai fini dell'attivazione. Va però ricordato che l'int 08h di default esegue,
operazioni fondamentali per il corretto funzionamento della macchina, quali l'aggiornamento del timer di
sistema (all'indirizzo 0:46C) e lo spegnimento dei motori dei drive dopo circa due secondi in cui non
siano effettuate operazioni di lettura e/o scrittura: il gestore inserito nel TSR deve effettuare queste
operazioni o, quantomeno, consentire al gestore originale di occuparsene e di inviare al chip 8259 il
segnale di fine interrupt. E' dunque prudente strutturare il nuovo gestore in modo che, innanzi tutto,
trasferisca il controllo a quello originale e solo al rientro da questo si occupi delle elaborazioni necessarie
al TSR. Ecco un esempio (semplificato):

void interrupt newint08h(void)
{
    asm pushf;
    asm call dword ptr oldint08h;
    ....
    ....
}

              L'esempio assume che la variabile oldint08h contenga l'indirizzo del gestore originale;
l'istruzione PUSHF è necessaria in quanto la CALL trasferisce il controllo a una routine di interrupt, la
quale termina con un'istruzione IRET (che esegue automaticamente il caricamento del registro dei flag
prelevando una word dallo stack). Successivamente alla CALL, il gestore può occuparsi delle operazioni
necessarie al TSR, quali test e attivazione (popup). Ecco alcune importanti precauzioni:

     1)    Non invocare le funzioni 01h-0Ch dell'int 21h nel gestore dell'int 08h (onde evitare la distruzione
           dello stack da parte del DOS, provocata dalla ricorsione).

     2)    Verificare che l'InDos flag e il CritErr flag valgano entrambi 0.

     3)    Verificare che non sia in corso un PrintScreen (int 05h).

     4)    Vedere pagina 266.



                                  I n t   0 9 h   ( H a r d w a r e ) :   T a s t i e r a 

              Il controllore della tastiera richiede un int 09h ogni volta che un tasto è premuto o rilasciato. La
routine BIOS originale aggiorna il buffer della tastiera oppure gestisce i casi particolari (CTRL-BREAK,
CTRL-ALT-DEL, PRTSC, etc.). Se si desidera che l'attivazione del TSR avvenga a seguito della
pressione di uno hotkey, esso deve agganciare il vettore dell'int 09h (cioè deve incorporare una routine
che lo gestisca). Il nuovo gestore, individuato lo hotkey, può limitarsi a modificare un flag che viene
successivamente controllato (vedere quanto detto circa l'int 28h, a pag. ) per effettuare il popup. E'
indispensabile che il nuovo gestore si incarichi di reinizializzare la tastiera (per evitare che lo hotkey sia
passato al programma interrotto) e di inviare al chip 8259 il segnale di fine interrupt (per evitare che il
sistema resti bloccato indefinitamente, dal momento che il chip 8259 inibisce gli interrupt sino al
completamento di quello in corso). Un esempio:


                                                                                     I programmi TSR - 301





/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    NEWINT09.C - newint09h()

    void interrupt newint09h(void);

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx -Tm2 newint09.C

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh.

********************/
#define HOT_KEY  0x44                                                // lo hot-key e' il tasto F10

void interrupt newint09h(void)
{
    asm {
        in al,0x60;                                      // legge lo scan code del tasto premuto
        cmp al,HOT_KEY;
        je SETFLAG;
        pop bp;                                            // pulire lo stack prima di saltare!!
        pop di;                                                // ricordarsi che il compilatore C
        pop si;                                               // genera automaticamente il codice
        pop ds;                                                    // necessario a salvare tutti i
        pop es;                                              // registri in entrata alle funzioni
        pop dx;                                                              // dichiarate interrupt
        pop cx;
        pop bx;
        pop ax;
        jmp dword ptr oldint09h;                                   // concatena routine BIOS orig.
    }
SETFLAG:
    asm {
        in al,0x61;                                              // legge lo stato della tastiera
        mov ah,al;                                                                          // lo salva
        or al,0x80h;                            // setta il bit di abilitazione della tastiera
        out 0x61,al;                                                          // abilita la tastiera
        mov al,ah;                                                       // ricarica in AL lo stato
        out 0x61,al;                                                               // e lo ripristina
        mov al,0x20;                                     // prepara il segnale di fine interrupt
        out 0x20,al;                                                     // e lo invia al chip 8259
        pop ax;                                          // ...ricordarsi della PUSH iniziale...
    }
    popup_flag = 1;
}

          Come si vede, newint09h() svolge le proprie operazioni a stretto contatto con lo hardware,
leggendo e scrivendo direttamente sulle porte (vedere pag. 271); se lo scan code letto sulla porta 60h non
è quello dello hotkey il controllo è ceduto al gestore originale: l'uso dell'istruzione JMP richiede la totale
pulizia dello stack (ad eccezione di CS, IP e registro dei flag) perché la IRET del gestore originale non
determina il rientro in newint09h(), bensì direttamente nella procedura interrotta, ripristinando così il
registro dei flag ed utilizzando (come indirizzo di ritorno) la coppia CS:IP spinta sullo stack all'ingresso
di newint09h(). Prima di terminare, newint09h() aggiorna la variabile (globale) popup_flag (è
in questo punto del codice che esso potrebbe attivare il TSR); il nuovo gestore dell'int 28h e segg.)
effettua il popup se popup_flag ha valore 1.


302 - Tricky C





           Spesso lo hotkey deve essere costituito da una combinazione di tasti e di shift (CTRL, ALT,
SHIFT etc.): il gestore dell'int 09h può conoscere lo stato degli shift ispezionando il contenuto di una
coppia di byte utilizzati, a tal fine, dal sistema.
           I valori degli shift status byte possono essere ottenuti, ad esempio, nel seguente modo:

    ....
    char shfstatus;

    shfstatus = *((char far *)0x417);
    ....

           In alternativa, è possibile utilizzare gli appositi servizi dell'int 16h (vedere pag. ). Inoltre,
ulteriori informazioni sullo stato della tastiera possono essere ricavate dal Keyboard Status Byte, che si
trova all'indirizzo 0:0496.

SHIFT STATUS BYTE ED EXTENDED SHIFT STATUS BYTE

  BIT A 1              SIGNIFICATO DEL BIT PER                      SIGNIFICATO DEL BIT PER
                         SHIFT STATUS (0:0417)                       EXTENDED SHIFT STATUS
                                                                                 (0:0418)

      7           Insert attivo                                Insert premuto

      6           Caps Lock attivo                             Caps Lock premuto

      5           Num Lock attivo                              Num Lock premuto

      4           Scroll Lock attivo                           Scroll Lock premuto

      3           Alt premuto                                  Pause attivato

      2           Ctrl premuto                                 SysReq premuto

      1           Shift Sinistro premuto                       Alt sinistro premuto

      0           Shift Destro premuto                         Ctrl destro premuto


                                                                                              I programmi TSR - 303





KEYBOARD STATUS BYTE

     BIT A 1                                           SIGNIFICATO DEL BIT

          7            Lettura ID in corso

          6            Ultimo carattere = primo carattere di ID

          5            Forza Num Lock se lettura ID e KBX

          4            La tastiera ha 101/102 tasti

          3            Alt Destro premuto

          2            Ctrl Destro premuto

          1            Ultimo codice = E0 Hidden Code

          0            Ultimo codice = E1 Hidden Code



                                I n t   1 0 h   ( B I O S ) :   S e r v i z i   v i d e o 

               E' buona norma non interrompere un servizio dell'int 10h: si pensi alle conseguenze che
potrebbe avere l'attivazione del TSR proprio mentre il BIOS sta, ad esempio, cambiando la modalità
video. Un TSR deve dunque gestire l'int 10h per motivi di sicurezza ed utilizzare opportunamente un flag.

int ok_to_popup = 1;                                                             // flag sicurezza pop-up

void far newint10h(void)
{
    asm mov word ptr ok_to_popup,0x00;
    asm pushf;
    asm call dword ptr oldint10h;
    ....
    ....
    asm mov word ptr ok_to_popup,0x01;
#if __TURBOC__ > 0x0200
    asm pop bp;                                               // BP PUSHed da TURBOC se versione C++
#endif
    asm iret;
}

               La newint10h() chiama il gestore originale dell'interrupt con la tecnica descritta nel
paragrafo dedicato all'int 08h (pag. ). La routine che ha il compito di effettuare il popup (ad esempio
l'int 08h stesso o l'int 28h) può effettuare un test del tipo:

    ....
    if(ok_to_popup)
        do_popup();
    ....


304 - Tricky C





               Si noti che newint10h() non è dichiarata di tipo interrupt, ma di tipo far. Ciò perché,
come più volte accennato, il compilatore C genera automaticamente, per le funzioni interrupt, il
codice necessario al salvataggio di tutti i registri in ingresso alla funzione e al loro ripristino in uscita: se
newint10h() fosse dichiarata interrupt e non si provvedesse esplicitamente a sostituire nello stack
i valori spinti dalla chiamata all'interrupt con quelli restituiti dal gestore originale invocato con la CALL, il
processo chiamante non potrebbe in alcun caso conoscere lo stato del sistema conseguente alla chiamata.
Attenzione, però, all'eventuale codice qui rappresentato dai puntini: se esso utilizza i registri modificati
dal gestore originale, questi devono essere salvati (e ripristinati). La funzione di libreria setvect()
"digerisce" senza problemi un puntatore a funzione far purché si effettui un opportuno cast a funzione
interrupt289. La dichiarazione far impone, inoltre, di pulire lo stack290 e terminare esplicitamente la
funzione con una IRET, che sarebbe stata inserita per default dal compilatore in una funzione dichiarata
interrupt. Circa l'int 10h vedere anche a pag. .


                                                 I n t   1 3 h   ( B I O S ) :   I / O    d i s c h i 

               E' opportuno non interrompere un servizio di I/O su disco: vale quanto detto sopra circa
l'int 10h, come dimostra l'esempio che segue.

int ok_to_popup = 1;                                                                          /* flag sicurezza pop-up */

void far newint13h(void)
{
    asm mov word ptr ok_to_popup,0x00;
    asm pushf;
    asm call dword ptr oldint13h;
    ....
    ....
    asm mov word ptr ok_to_popup,0x01;
#if __TURBOC__ > 0x0200
    asm pop bp;                                                             /* BP PUSHed da TURBOC se versione C++ */
#endif
    asm iret;
}




                                                       I n t   1 6 h   ( B I O S ) :   T a s t i e r a 

               L'int 16h gestisce i servizi BIOS per la tastiera. A differenza dell'int 09h esso non viene
invocato da un evento asincrono quale la pressione di un tasto, bensì via software: si tratta, in altre parole,
di un'interfaccia tra applicazione e tastiera. In particolare, il servizio 00h dell'int 16h sospende
l'elaborazione in corso e attende che nel buffer della tastiera siano inseriti scan code e ASCII code di un
tasto premuto, qualora essi non siano già presenti: se nel corso di una funzione DOS è richiesto tale
servizio, un TSR non può essere attivato per tutta la durata dello stesso. L'ostacolo può essere aggirato da

                              
                                                   
                                                      
     289 Il cast è (void(interrupt *)()).

     290 Si ricordi che il compilatore Borland C++ genera le istruzioni necessarie alla gestione di BP ed SP anche
nelle funzioni dichiarate void funzione(void), mentre ciò non avviene con il compilatore TURBO C 2.0.
Utilizzando quest'ultimo è quindi indispensabile eliminare l'istruzione POP BP che precede la IRET. A complicare
ulteriormente le cose giunge il fatto che il modello huge salva DS sullo stack in ingresso alla funzione e lo ripristina
in uscita: occorre tenerne conto se si compila il TSR con detto modello di memoria.


                                                                                       I programmi TSR - 305





un gestore dell'int 16h che rediriga le richieste di servizio 00h al servizio 01h (semplice controllo della
eventuale presenza di dati nel buffer) e intraprenda l'azione più opportuna a seconda di quanto riportato
da quest'ultimo. Un esempio di gestore dell'int 16h è riportato a pag. : per adattarlo alle esigenze dei TSR
è sufficiente sostituire la parte di codice etichettata LOOP_0 con il listato seguente.

LOOP_0:
CTRL_C_0:

    asm {
        mov ax,dx;                                               // controlla se un tasto è pronto
        pushf;                                // necessaria a causa dell'IRET nel gestore orig.
        cli;
        call dword ptr oldint16h;                                              // usa come subroutine
        jz IDLE_LOOP;                                               // nessun tasto pronto (ZF = 1)
        mov ax,dx;                              // un tasto è pronto: occorre estrarlo dal buf.
        dec ah;
        pushf;
        cli;
        call dword ptr int16hdata;
        cmp al,03H;                                                            // è CTRL C or ALT 3 ?
        je CTRL_C_0;                                                                        // sì: salta
        cmp ax,0300H;                                                                  // no: è CTRL 2 ?
        je CTRL_C_0;                                                                        // sì: salta
        pop dx;                            // no, non è una CTRL C sequence: pulisci lo stack
        iret;                                           // passa il tasto alla routine chiamante
    }

IDLE_LOOP:                                // gestisce attivita' altri TSR se il DOS e' libero

    asm {
        push ds;
        push bx;
        lds bx,InDOSflag;                                // carica in DS:BX l'indirizzo del flag
        mov al,byte ptr [bx];                                                 // carica il flag in AL
        pop bx;
        pop ds;
        cmp al,00H;
        jg LOOP_0;                                // se il flag non e' 0 meglio lasciar perdere
        int 28H;                                       // altrimenti si puo' interrompere il DOS
        jmp LOOP_0;                                             // e riprendere il loop in seguito
    }

           La differenza rispetto all'esempio di pag.  è evidente: all'interno del ciclo LOOP_0 viene
effettuato un test sull'InDOSflag, per invocare se possibile, a beneficio di altri TSR, l'int 28h.
           Descriviamo brevemente alcuni dei servizi resi disponibili dall'int 16h:

INT 16H, SERV. 00H: LEGGE UN TASTO DAL BUFFER DI TASTIERA

Input               AH           00h

Output              AH           scan code

                    AL           ASCII code

Note                             INT 16h, FUNZ. 10h è equivalente, ma supporta la tastiera estesa e non
                                 è disponibile su tutte le macchine.


306 - Tricky C





INT 16H, SERV. 01H: CONTROLLA SE È PRESENTE UN TASTO NEL BUFFER DI TASTIERA

Input                             AH               01h

Output                            ZFlag            1 = buffer di tastiera vuoto

                                                   2 = carattere presente nel buffer:

                                                      AH = scan code
                                                     AL = ASCII code

Note                                               INT 16h, FUNZ. 11h è equivalente, ma supporta la tastiera estesa e non
                                                   è disponibile su tutte le macchine.


INT 16H, SERV. 02H: STATO DEGLI SHIFT

Input                             AH               02h

Output                            AL               Byte di stato degli shift (v. pag. 302)

Note                                               INT 16h, FUNZ. 12h è equivalente, ma supporta la tastiera estesa e non
                                                   è disponibile su tutte le macchine. Restituisce in AH il byte di stato
                                                   esteso.


INT 16H, SERV. 05H: INSERISCE UN TASTO NEL BUFFER DELLA TASTIERA

Input                             AH               05h

                                  CH               scan code

                                  CL               ASCII code

Output                            AL               00h = operazione riuscita
                                                   01h = buffer di tastiera pieno


               Infine, ecco alcuni ulteriori dati utili per una gestione personalizzata del buffer della tastiera291:

                              
                                                   
                                                       
     291 Forse è opportuno spendere qualche parola sulle modalità di gestione, realizzata attraverso quattro puntatori,
del buffer della tastiera. Il suo indirizzo nella RAM è dato dal puntatore all'inizio: questo e il puntatore al byte
successivo alla fine ne segnano dunque i confini. Il buffer è inoltre scandito da altri due puntatori, dei quali il primo
(puntatore alla testa) indica la posizione del primo tasto estratto dal buffer stesso, mentre il secondo (puntatore alla
coda) indica l'indirizzo al quale è "parcheggiato" il successivo tasto premuto (cioè i suoi codici di scansione e
ASCII). Quando deve essere inserito un tasto nel buffer, il puntatore alla coda viene incrementato; se il suo valore
supera quello del puntatore alla fine viene "riavvolto" al valore del puntatore all'inizio. Se, a seguito di questo
algoritmo, esso eguaglia il puntatore alla testa si verifica la condizione di buffer pieno: il puntatore è decrementato.
Si noti che in questo caso il tasto è regolarmente inserito all'indirizzo indicato dal puntatore alla coda prima
dell'incremento, ma viene ignorato: il buffer di tastiera può pertanto "trattare" un tasto in meno rispetto a quanto
consentito dallo spazio allocato (normalmente 15 battute, ciascuna delle quali impegna una word dei 32 byte
disponibili). Quando invece deve essere letto un tasto dal buffer, è incrementato il puntatore alla testa: se esso


                                                                                                                                 I programmi TSR - 307





PUNTATORI AL BUFFER DI TASTIERA

                                               OGGETTO                                                                INDIRIZZO                     BYTE

Puntatore al buffer di tastiera                                                                                           0:480                           2

Puntatore al byte seguente la fine del buffer                                                                             0:482                           2

Puntatore alla testa del buffer                                                                                           0:41A                           2

Puntatore alla coda del buffer                                                                                            0:41C                           2

Carattere immesso con ALT+tastierino numerico                                                                             0:419                           1



               Il buffer di tastiera è normalmente situato all'indirizzo 0:041E, ma può essere rilocato via
software (per un esempio si veda pag. 378 e seguenti); la sua ampiezza di default, anch'essa modificabile,
è 32 byte: esso contiene però 15 tasti al massimo, in quanto l'eventuale sedicesimo forzerebbe il puntatore
alla coda ad essere uguale al puntatore alla testa, condizione che invece significa "buffer vuoto". Del
buffer di tastiera e dei suoi puntatori si parla anche a pag. 384.


                                              I n t   1 B h   ( B I O S ) :   C T R L - B E A K 

               Il gestore BIOS dell'int 1Bh è costituito da una istruzione IRET. Il DOS lo sostituisce con una
routine propria, che modifica due flag: il primo, interno al DOS medesimo e controllato periodicamente,
consente a questo di intraprendere le opportune azioni (solitamente l'interruzione del programma; è la
routine del CTRL-C) quando venga rilevato il CTRL-BREAK su tastiera; il secondo, situato nella low
memory all'indirizzo 0:0471, viene posto a 1 all'occorrenza del primo CTRL-BREAK e non più azzerato
(a meno che ciò non sia fatto dall'utente) e può essere utilizzato, ad esempio, da un processo parent per
sapere se il child process è terminato via CTRL-BREAK.
               Un TSR deve gestire il vettore del CTRL-BREAK assumendone il controllo quando viene
attivato e restituendolo al gestore originale al termine della propria attività, onde evitare di essere
interrotto da una maldestra azione dell'utente. La routine di gestione può essere molto semplice; se il suo
scopo è soltanto fungere da "buco nero" per le sequenze CTRL-BREAK essa può assumere la struttura
seguente:

void interrupt newint1Bh(void)
{
}

               Dichiarando far (e non interrupt) la newint1BH() si può evitare che essa incorpori le
istruzioni per il salvataggio e il ripristino dei registri: essa dovrebbe però essere chiusa esplicitamente da
una istruzione inline assembly IRET. Si veda inoltre quanto detto circa l'int 23h (pag. ).
               Va sottolineato che la sostituzione del vettore dell'int 1Bh non deve avvenire al momento
dell'installazione del TSR, ma al momento della sua attivazione (per consentire alle applicazioni utilizzate


                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
eguaglia il puntatore alla coda, allora il buffer è vuoto. Un'ultima precisazione: i quattro puntatori esprimono offset
rispetto all'indirizzo di segmento 400h.


308 - Tricky C





successivamente di utilizzare il gestore originale) e deve essere ripristinato al termine dell'attività in
foreground. Vedere pagina 268.


                                     I n t   1 C h   ( B I O S ) :   T i m e r 

          L'int 1Ch, il cui gestore di default è semplicemente un'istruzione IRET, viene invocato
dall'int 08h (timer) per dare alle applicazioni la possibilità di svolgere attività di background basate sul
timer, senza gestire direttamente l'int 08h. Abbiamo suggerito sopra (vedere pag. ) un sistema alternativo
di gestione del timer tick, consistente nell'invocare il gestore originale all'interno di newint08h() e
svolgere successivamente le azioni necessarie al TSR. Di qui la necessità di intercettare l'int 1Ch, onde
evitare che altre applicazioni possano utilizzarlo disturbando o inibendo il TSR: Il gestore dell'int 1Ch
può essere una funzione "vuota" identica a quella dell'esempio relativo all'int 1Bh; newint08h()
invoca il vettore originale dell'int 1Ch:

void interrupt newint1Ch(void)
{
}

void interrupt newint08h(void)
{
    asm pushf;
    asm call dword ptr oldint08h;
    ....
    ....
    asm pushf;
    asm call dword ptr oldint1Ch;
}

          Per quale motivo è necessario invocare esplicitamente l'int 1Ch? Questo esempio offre lo spunto
per un chiarmento importante: per gestore (o vettore) originale di un interrupt non si intende
necessariamente quello installato dal BIOS o dal DOS al bootstrap, ma quello che viene sostituito dalla
routine incorporata nel nostro codice, in quanto quello è l'unico indirizzo che noi possiamo in ogni istante
leggere (e modificare) nella tavola dei vettori. Si pensi, per esempio, al caso di più TSR caricati in
sequenza, ciascuno dei quali incorpori un gestore per un medesimo interrupt: il primo aggancia il gestore
installato dal BIOS (o dal DOS), il secondo quello installato dal primo, e via dicendo. Ovunque possibile,
per dare spazio alle applicazioni concorrenti, è dunque opportuno che i gestori di interrupt trasferiscano il
controllo alle routine da essi "sostituite", invocandole al proprio interno (CALL) o concatenandole (JMP).
Il vettore dell'int 1Ch deve essere agganciato all'attivazione del TSR e ripristinato al termine dell'attività
in foreground. Vedere pag. 266.


                                I n t   2 1 h   ( D O S ) :   s e r v i z i   D O S 

          La grande maggioranza delle funzionalità offerte dal DOS è gestita dall'int 21h, attraverso una
serie di servizi accessibili invocando l'interrupt con il numero del servizio stesso nel registro AH (ogni
servizio può, comunque, richiedere un particolare utilizzo degli altri registri; frequente è il numero di sub-
funzione in  AL); i problemi da esso posti ai TSR sono legati soprattutto alla sua non-rientranza, di cui si è
detto poco sopra (pag. ).
          In questa sede non appare necessario dilungarsi sull'int 21h, in quanto servizi e loro
caratteristiche sono descritti laddove se ne presentano le modalità e gli scopi di utilizzo.


                                                                                           I programmi TSR - 309





                                         I n t   2 3 h   ( D O S ) :   C T R L - C 

              Il gestore dell'int 23h è invocato quando la tastiera invia la sequenza CTRL-C. La routine di
default del DOS chiude tutti i file aperti, libera la memoria allocata e termina il programma: un TSR deve
gestire il CTRL-C in quanto, come si intuisce facilmente, lasciar fare al DOS durante l'attività del TSR
stesso scaricherebbe le conseguenze sull'applicazione interrotta. Non ci sono particolari restrizioni alle
azioni che un gestore dell'int 23h può intraprendere, ma occorre tenere presenti alcune cosette:

     1)    All'ingresso nel gestore tutti i registri contengono i valori che contenevano durante l'esecuzione
           della routine interrotta.

     2)    Se si intende semplicemente ignorare il CTRL-C, il gestore può essere una funzione "vuota".

     3)    Se, al contrario, si desidera effettuare operazioni è indispensabile salvare il contenuto di tutti i
           registri e ripristinarlo in uscita dal gestore.

     4)    All'interno del gestore possono essere utilizzati tutti i servizi DOS; se, però, il gestore utilizza le
           funzioni 01h-0Ch dell'int 21h e durante l'esecuzione di una di esse è nuovamente premuto
           CTRL-C il DOS distrugge il contenuto del proprio stack (vedere pag. ).

     5)    Se il gestore, anziché restituire il controllo alla routine interrotta, intende terminare l'esecuzione
           del programma, esso deve chiudersi con un'istruzione RET (e non IRET; attenzione allo stack e al
           codice generato per default dal compilatore).

     6)    Il gestore BIOS dell'int 09h, quando intercetta un CTRL-C, inserisce un ASCII code 3 nel buffer
           della tastiera: vedere il paragrafo dedicato all'int 16h (pag. ).

              Il punto 4) merita un chiarimento, poiché il problema, apparentemente fastidioso, è in realtà di
facile soluzione: basta incorporare nel TSR due gestori dell'int 23h, dei quali uno "vuoto" e installare
questo durante l'esecuzione di quello "complesso":

void interrupt safeint23h()
{
}


void interrupt newint23h()
{
    asm mov ax,seg safeint23h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov dx,offset safeint23h;
    asm mov ah,0x25;
    asm int 0x21;
        ....
        ....
    asm mov ah,0x25;
    asm lds dx,dword ptr newint23h;
    asm int 0x21;
}

              Anche un semplice flag può essere sufficente:

void interrupt newint23h()
{
    asm cmp inInt23hFlag,0;                                      // se il flag e' 0 non c'e' ricorsione


310 - Tricky C





    asm jne EXIT_INT;                               // stiamo gia' servendo un int 23h; pussa via!
    asm mov inInt23hFlag,1;                                           // segnala che siamo nell'int 23h
        ....
        ....
    asm mov inInt23hFlag,0;                   // fine dell'int 23h; pronti per eseguirne un altro
EXIT_INT:;
}

          Il listato di newint23h() non evidenzia il salvataggio dei registri in ingresso e il loro
ripristino in uscita perché il codice necessario è generato dal compilatore C (newint23h() è dichiarata
interrupt): vedere pag. 268.
          Va ancora sottolineato che il vettore dell'int 23h è copiato dal DOS in un apposito campo del
PSP (vedere pag. ) al caricamento del programma e da tale campo è ripristinato al termine della sua
esecuzione: ciò vale anche per i programmi TSR, che terminano con la keep() o con l'int 21h,
servizio 31h. Se il nuovo gestore dell'int 23h deve essere attivo subito dopo l'installazione del TSR (e non
solo al momento della sua attivazione), questo deve copiarne il vettore nel PSP prima di terminare:

    *(long *)MK_FP(_psp,0x0E) = (long)newint23h;

          E' il DOS medesimo ad attivare, involontariamente, il nuovo gestore dell'int 23h al momento
della terminazione del programma, liberando questo dall'obbligo di farlo "di persona". L'indirizzo della
newint23h() subisce un cast a long per semplificare l'espressione: del resto, un puntatore far e un
long sono entrambi dati a 32 bit.


                                 I n t   2 4 h   ( D O S ) :   E r r o r e   c r i t i c o 

          L'int 24h è invocato dal DOS nelle situazioni in cui si verifica un errore che non può essere
corretto senza l'intervento dell'utente: ad esempio un tentativo di accesso al disco mentre lo sportello del
drive è aperto. In questi casi la routine di default del DOS visualizza il messaggio
"Abort, Retry, Ignore, Fail?" e attende la risposta. Ogni programma può installare un
gestore personalizzato dell'int 24h, per evitare che il video sia "sporcato" dal messaggio standard del DOS
o per limitare o estendere le possibilità di azione dell'utente; ciò è particolarmente importante per un TSR,
al fine di evitare che in caso di errore critico sia la routine del programma interrotto ad assumere il
controllo del sistema. Va ricordato, però, che il TSR deve installare il proprio gestore al momento
dell'attivazione e ripristinare quello originale prima di restituire il controllo all'applicazione interrotta, per
evitare di cambiarle le carte in tavola.
          Come nel caso dell'int 23h, anche il vettore dell'int 24h è copiato dal DOS in un apposito campo
del PSP (vedere pag. ) al caricamento del programma e da tale campo è ripristinato al termine della sua
esecuzione. Se il nuovo gestore dell'int 24h deve essere attivo subito dopo l'installazione del TSR (e non
solo al momento della sua attivazione), questo deve copiarne il vettore nel PSP prima di terminare:

    *(long *)MK_FP(_psp,0x12) = (long)newint24h;

          Il nuovo gestore dell'int 24h è attivato automaticamente dal DOS quando il programma termina.
L'indirizzo della newint24h() subisce un cast a long per semplificare l'espressione: del resto, un
puntatore far e un long sono entrambi dati a 32 bit.
          Infine, durante un errore critico il DOS si trova in condizione di instabilità: è dunque opportuno
non consentire l'attivazione del TSR in tali situazioni, inserendo un test sul CritErr flag (di cui si è
detto ampiamente a pag. 295 e seguenti) nelle routine residenti dedicate al monitoring del sistema o alla
intercettazione dello hotkey.


                                                                                                           I programmi TSR - 311





                                                 I n t   2 8 h   ( D O S ) :   D O S   l i b e r o 

               L'int 28h, scarsamente documentato, può costituire, analogamente all'int 08h, uno dei punti di
entrata nel codice attivo del TSR. Il DOS lo invoca quando attende un input dalla tastiera; in altre parole,
durante le funzioni 01h-0Ch dell'int 21h. Il gestore di default è semplicemente una istruzione IRET: il
TSR deve installare il proprio, che può effettuare un controllo sul flag utilizzato da altri gestori (esempio:
int 09h) per segnalare la richiesta di attivazione.

    ....
    if(popup_requested)
        do_popup();
    ....

               E' però importante osservare alcune precauzioni:

  1)      Non invocare le funzioni 01h-0Ch dell'int 21h nel gestore dell'int 28h (onde evitare la distruzione
          dello stack da parte del DOS, provocata dalla ricorsione). Inoltre sotto DOS 2.x non devono
          essere invocati servizi 50h e 51h, salvo i casi in cui il CritErr flag non è nullo (pag. 295).

  2)      Verificare che InDos flag e CritErr flag valgano 0.

  3)      Verificare che non sia in corso un PrintScreen (int 05h; pag. 299).

  4)      Chiamare (CALL) o concatenare (JMP) al momento opportuno il gestore originale dell'int 28h
          (regola peraltro valida con riferimento a tutti i gestori di interrupt).

  5)      Tenere presente che le applicazioni che non fanno uso dei servizi 01h-0Ch dell'int 21h non
          possono essere interrotte dai TSR che si servono dell'int 28h quale unico popup point.



                                                       I n t   2 F h   ( D O S ) :   M u l t i p l e x 

               L'int 2Fh costituisce una via di comunicazione con i TSR: esso è ufficialmente riservato a tale
scopo ed è utilizzato da alcuni programmi inclusi nel DOS (ASSIGN, PRINT, SHARE).
               Questo interrupt è spesso utilizzato, ad esempio, per verificare se il TSR è già presente nella
RAM, onde evitarne l'installazione in più istanze. Microsoft riserva a tale controllo il servizio 00h: il
TSR, quando viene lanciato, invoca l'int 2Fh funzione 00h (valore in AL) dopo avere caricato il
registro AH con il valore scelto quale identificatore292. Il gestore del servizio 00h dell'int 2Fh incorporato
nel TSR deve essere in grado di riconoscere tale identificatore e di restituire in AL un secondo valore, che
costituisce una sorta di "parola d'ordine" e indica al programma di essere già presente in RAM. Questo
algoritmo si fonda sulla unicità, per ogni applicazione, del byte di identificazione e della parola d'ordine:
è evidente che se due diversi programmi ne condividono i valori, solo uno dei due (quello lanciato per
primo) può installarsi in RAM.
               La loro unicità può essere garantita, ad esempio, assegnandoli a variabili di ambiente con il
comando DOS SET oppure passandoli al TSR come parametro nella command line293.
                              
                                                   
                                                      
     292 I valori da 00h a 7Fh sono riservati al DOS (PRINT usa AH = 01h, ASSIGN usa AH =  02h, SHARE usa AH
= 10h); le applicazioni possono dunque utilizzare uno qualsiasi dei valori restanti (80h-FFh).

     293 Inoltre, una word (anziché un byte) consente di esprimere un maggior numero di combinazioni: il gestore
dell'int 2Fh potrebbe utilizzare altri registri per effettuare il controllo (ad esempio BX, o qualunque altro registro non
utilizzato da altri servizi dello stesso interrupt), per diminuire la probabilità di conflitto con altre applicazioni.


312 - Tricky C





               Il codice necessario alla richiesta di parola d'ordine potrebbe essere analogo al seguente:

    ....
    regs.h.al = 0x00;
    regs.h.ah = MultiplexId;
    (void)int86(0x2F,®s,®s);
    if(regs.x.ax != AlreadyPresent)
        install();
    ....

               Ed ecco una proposta di gestore dell'int 2Fh, o almeno della sua sezione iniziale:

void interrupt newint2Fh(int Bp,int Di,int Si,int Ds,int Es,int Dx,int Cx,int Bx,
                                                                                                                                                      int Ax)
{
    if(((Ax >> 8) & 0xFF) == MultiplexId) {
        switch(Ax & 0xFF) {
            case 0x00:
                Ax = AlreadyPresent;
                return;
            ....

               Le variabili MultiplexId (byte di identificazione) e AlreadyPresent (parola d'ordine)
sono variabili globali dichiarate, rispettivamente, char e int.
                Segue schema riassuntivo delle regole standard di comunicazione con routine residenti via
int 2Fh:

INT 2FH: MULTIPLEX INTERRUPT

Input                             AH                  byte identificativo del programma chiamante

                                  AL                  numero del servizio richiesto

                                  Altri               utilizzo libero
                                  registri

Output                            Tutti i             utilizzo libero
                                  registri

Note                                                  Per convenzione il servizio 0 è riservato alla verifica della presenza in
                                                      RAM del TSR: l'int 2Fh deve restituire (in AL o AX) un valore
                                                      prestabilito come parola d'ordine. Se l'int 2Fh non riconosce il byte di
                                                      identificazione (passato in AH dal processo chiamante) deve
                                                      concatenare il gestore originale dell'interrupt.


               Quello presentato non è che uno dei servizi implementabili in un gestore dell'int 2Fh; va
comunque sottolineato che questo rappresenta la via ufficiale di comunicazione tra il TSR ed il sistema in
cui esso opera, in base ad un meccanismo piuttosto semplice. Esso prevede che il processo che deve
interagire con la porzione residente del TSR (spesso è la porzione transiente del medesimo programma,


                              
                                                   
                                                                            
                                                                                                 
                                                                                                                      
                                                                                                                                           
                                                                                                                                                                
                                                                                                                                                          
L'algoritmo qui descritto è, come si è detto, quello consigliato da Microsoft (e, pertanto, ufficiale), ma attualmente
non esistono motivi di carattere tecnico che impediscano al programmatore di utilizzare metodi alternativi.


                                                                                                       I programmi TSR - 313





nuovamente lanciato al prompt del DOS dopo l'installazione) invochi l'int 2Fh con il byte di
riconoscimento in AH e il sevizio richiesto in AL; l'uso degli altri registri è libero.
               Ricordiamo ancora una volta che il compilatore C, nel caso di funzioni di tipo interrupt,
genera automaticamente il codice assembler per effettuare in ingresso il salvataggio di tutti i registri (flag
compresi) ed il loro ripristino in uscita: di qui la necessità di dichiararli quali parametri formali294 di
newint2Fh(). In tal modo, ogni riferimento a detti parametri nel corpo della funzione è in realtà un
riferimento ai valori contenuti nello stack: ciò consente ad una funzione di tipo interrupt di restituire
un valore al processo chiamante, proprio perché in uscita, come accennato, i valori dei registri sono
"ricaricati" con il contenuto dello stack.
               Il meccanismo di comunicazione costituito dall'int 2Fh si rivela utile in un altro caso notevole:
la disinstallazione del TSR. Si discute diffusamente dell'argomento a pag. .


                                                       G E S T I O N E   D E L L O   I / O 


                                                                    T a s t i e r a 

               Si è detto che, normalmente, un TSR viene attivato mediante la pressione di una combinazione
di tasti, detta hotkey sequence. Notizie dettagliate sulla tastiera, gli interrupt che la gestiscono ed i servizi
da questi resi disponibili si trovano nei paragrafi dedicati all'int 09h e all'int 16h (pagg.  e ). Ulteriori
esempi di gestori per l'int 09h si trovano alle pagine  e .
               In questa sede vale la pena di riportare la descrizione di due servizi dell'int 21h, utili per pilotare
le operazioni di I/O e di popup del TSR (vedere anche pag. 295).

INT 21H, SERV. 0AH: INPUT DI UNA STRINGA MEDIANTE BUFFER

Input                             AH               0Ah

                                  DS:DX            indirizzo (seg:off) del buffer

Output                                             Nessuno; al ritorno il buffer contiene la stringa (vedere note)

Note                                               Il primo byte del buffer deve contenere, quando il servizio è invocato, la
                                                   massima lunghezza consentita per la stringa (al massimo 254 caratteri,
                                                   incluso il RETURN - ASCII 0Dh - finale). Il secondo byte contiene, in
                                                   uscita, la lunghezza effettiva della stringa, escluso il RETURN
                                                   terminatore. La stringa è memorizzata a pertire dal terzo byte del buffer.





                              
                                                   
                                                       
     294 L'ordine dei parametri formali, lo ripetiamo, è rigido. Per il compilatore Borland esso è: BP, DI, SI, DS, ES,
DX, CX, BX, AX, IP, CS, FLAGS, seguiti da eventuali parametri definiti dal programmatore. Non è necessario
dichiarare tutti i parametri elencati; è però della massima importanza che la dichiarazione abbia inizio dal primo
registro (BP) e includa tutti i registri referenziati nel codice della funzione, senza escludere quelli in posizione
intermedia eventualmente non utilizzati (vedere pag. 251 e seguenti).


314 - Tricky C





INT 21H, SERV. 0BH: CONTROLLO DELLO STATO DELL'INPUT

Input                             AH              0Bh

Output                            AL              FFh se un carattere è disponibile nello Standard Input (generalmente la
                                                  tastiera);

                                                  00h se non vi è alcun carattere.

Note                                              Questo servizio può essere utilizzato, tra l'altro, per intercettare la
                                                  pressione di CTRL-BREAK durante lunghi cicli di calcolo o altre
                                                  elaborazioni che non attendono un input dalla tastiera, allo scopo di
                                                  uscirne a richiesta dell'utente. E' superfluo aggiungere che, allo scopo, il
                                                  programma (TSR o no) deve incorporare un gestore dell'int 1Bh (vedere
                                                  pag. 307).



                                                                          V i d e o 

               Devono preoccuparsi di gestire il video tutti i TSR che, durante l'attività in foreground, ne
modificano il contenuto: è indispensabile, infatti, che essi lo ripristinino prima di restituire il controllo
all'applicazione interrotta. Di qui la necessità di salvare (in altre parole: copiare) il buffer video in un
array di caratteri appositamente allocato, ed effettuare l'operazione opposta al momento opportuno. Le
tecniche utilizzabili sono più di una: è possibile, ad esempio, ricorrere all'int 10h oppure, se lo si
preferisce295, accedere direttamente alla memoria video. La tecnica di accesso diretto al buffer video può
variare a seconda dello hardware installato e della modalità video selezionata; in questa sede ci
occupiamo, in particolare, di alcuni servizi dell'int 10h limitandoci, per brevità, alla gestione della
modalità testo.

INT 10H, SERV. 00H: STABILISCE NUOVI MODO E PAGINA VIDEO

Input                             AH              0Fh

                                  AL              modo video:

                                                      MODO   COLONNE   RIGHE   COLORE
                                                       00h            40            25        grigi
                                                       01h            40            25          si
                                                       02h            80            25        grigi
                                                       03h            80            25          si
                                                       07h            80            25      16 EGA



                              
                                                   
                                                      
     295 Si tratta, in realtà, di una preferenza condizionata: il primo metodo offre maggiori garanzie di portabilità,
mentre il secondo presenta i vantaggi di una maggiore velocità e di un codice eseguibile più compatto (soprattutto se
la routine è scritta direttamente in linguaggio assembler). Le nuove schede grafiche introdotte sul mercato (EGA,
VGA) hanno eliminato il problema dello "sfarfallio" (effetto neve) provocato, in alcune circostanze, dall'accesso
diretto in scrittura alla memoria video con schede poco evolute (CGA).


                                                                                 I programmi TSR - 315





INT 10H, SERV. 02H: SPOSTA IL CURSORE ALLE COORDINATE SPECIFICATE

Input           AH          02h

                BH          numero della pagina video:

                                PAGINE VALIDE    MODI VIDEO
                                        0-7                 00h-01h
                                        0-3                 02h-03h
                                        0                    04h-07h
                                        0-7                 0Dh
                                        0-3                 0Eh
                                        0-1                 0Fh
                DH          riga
                DL          colonna


INT 10H, SERV. 03H: LEGGE LA POSIZIONE DEL CURSORE

Input           AH          03h

                BH          numero della pagina video

Output          CH          Scan line iniziale del cursore

                CL          Scan line finale

                DH          Riga

                DL          Colonna


INT 10H, SERV. 05H: STABILISCE LA NUOVA PAGINA VIDEO

Input           AH          05h

                AL          numero della pagina video


INT 10H, SERV. 08H: LEGGE CARATTERE E ATTRIBUTO ALLA POSIZIONE DEL CURSORE

Input           AH          08h

                BH          numero della pagina video

Output          AH          attributo del carattere. Vedere pag. 455 in nota.

                AL          codice ASCII del carattere


316 - Tricky C





INT 10H, SERV. 09H: SCRIVE CARATTERE E ATTRIBUTO ALLA POSIZIONE DEL CURSORE

Input             AH        09h

                  AL        codice ASCII del carattere

                  BH        numero della pagina video

                  BL        attributo del carattere

                  CX        numero di coppie car/attr da scrivere

Note                        Non sposta il cursore.


INT 10H, SERV. 0EH: SCRIVE UN CARATTERE IN MODO TTY

Input             AH        0Eh

                  AL        codice ASCII del carattere

                  BH        numero della pagina video

Note                        Il carattere è scritto alla posizione del cursore, che viene spostato a
                            destra di una colonna, portandosi a capo se necessario.


INT 10H, SERV. 0FH: LEGGE IL MODO E LA PAGINA VIDEO ATTUALI

Input             AH        0Fh

Output            AH        numero di colonne

                  AL        modo video

                  BH        pagina video


                                                                                                       I programmi TSR - 317





INT 10H, SERV. 13H: SCRIVE UNA STRINGA CON ATTRIBUTO

Input                             AH               13h

                                  AL               subfunzione:
                                                       0 = usa l'attributo in BL; non sposta il cursore
                                                       1 = usa l'attributo in BL; sposta il cursore
                                                       2 = usa gli attributi nella stringa; non sposta il cursore
                                                       3 = usa gli attributi nella stringa; sposta il cursore

                                  BH               pagina video

                                  BL               attributo colore (per servizi 0-1)

                                  CX               lunghezza della stringa

                                  DH               riga a cui scrivere la stringa

                                  DL               colonna a cui scrivere la stringa

                                  ES:BP            indirizzo della stringa da scrivere

Note                                               Le subfunzioni 2 e 3 interpretano la stringa come una sequenza di
                                                   coppie di byte carattere/attributo: la stringa è copiata nel buffer video
                                                   così come è.

                                                   Attenzione: modificare il valore di BP implica l'impossibilità di
                                                   utilizzare le variabili automatiche (in quanto ad esse il compilatore
                                                   accede con indirizzi relativi proprio a BP; vedere pag. 158 e seguenti)
                                                   fino al momento del suo ripristino. E' consigliabile salvarlo con una
                                                   PUSH BP immediatamente prima di caricare l'indirizzo della stringa in
                                                   ES:BP e ripristinarlo con una POP BP subito dopo la chiamata
                                                   all'int 10h.


               Per un esempio di utilizzo del servizio 13h dell'int 10h vedere pag. 450 e seguenti.
               Ecco, in dettaglio, un esempio di strategia operativa, ipotizzando il caso di un TSR che lavori
esclusivamente in modo testo 80x25 (se il modo video non è appropriato il TSR rinuncia296):

  1)      Controllare il modo video tramite int 10h, serv. 0Fh.


                              
                                                   
                                                       
     296 Si tratta di una semplificazione piuttosto notevole, che consente, peraltro, di alleggerire (almeno in parte!) il
discorso. Ci limitiamo a sottolineare che la sua rimozione comporta l'analisi di due situazioni possibili: il TSR
potrebbe modificare la modalità video attraverso il servizio 00h dell'int 10h, oppure adattare il proprio
comportamento alla modalità video rilevata, con l'evidente vantaggio di potere in ogni caso effettuare il pop-up.
Quanto alla prima strategia, va osservato che il servizio 00h dell'int 10h cancella il video: ciò avrebbe conseguenze
estetiche certamente poco desiderabili. D'altra parte, la scelta del secondo metodo complicherebbe notevolmente la
vita al programmatore, in quanto richiederebbe la realizzazione di routine di output a video molto flessibili e
parametriche, senza perdere di vista, naturalmente, le consuete esigenze di compattezza ed efficienza.


318 - Tricky C





  2)      Se il registro AL non contiene 2,  3 o 7 è impossibile effettuare il pop-up: uscire dalla routine
          segnalando (ad esempio con un bip) la situazione all'utente.

  3)      Altrimenti, se si prevede di modificare il contenuto di BH, salvarlo (esso è utilizzato nelle
          successive chiamate all'int 10h).

  4)      Eseguire l'int 10h, serv. 03h per conoscere la posizione attuale del cursore e salvare il contenuto
          di DX.

  5)      Portare il cursore alla posizione desiderata mediante il serv. 02h dell'int 10h (se si desidera
          salvare tutto il video andare in 0,0).

  6)      Eseguire un loop che, ad ogni iterazione, mediante il serv. 08h dell'int 10h salvi in un apposito
          array di interi una coppia attributo/carattere e muova il cursore mediante il serv. 02h: se si
          desidera salvare tutto il video il loop deve essere eseguito 2000 volte (80 x 25).

  7)      Se si desidera nascondere il cursore è sufficiente portarlo a riga 26.

  8)      Effettuare le operazioni di output connesse all'attività di foreground del TSR.

  9)      Portare il cursore nell'angolo superiore sinistro dell'area di video salvata in precedenza.

 10) Ripristinarne il contenuto con un loop analogo a quello descritto al punto 6).

 11) Riportare il cursore alla posizione originaria.



                                                              F i l e 

               Le numerose funzioni di libreria atte alla gestione dei file possono essere suddivise in due
gruppi: del primo fanno parte quelle (come la fopen(), la fread(), etc.) che operano attraverso una
struttura dati di tipo FILE associata al file (il cosiddetto stream); al secondo appartengono quelle operanti
semplicemente attraverso lo handle associato al file (open(), read(), etc.: vedere pag. 115). Nella
parte transiente di un TSR è possibile utilizzare qualsiasi funzione senza correre alcun tipo di rischio,
mentre, al contrario, nelle routine residenti è necessaria maggiore attenzione: l'uso delle funzioni
appartenenti al primo gruppo è sconsigliato, in quanto esse utilizzano tecniche di allocazione dinamica
della memoria "invisibili" al DOS. Quanto detto deve essere esteso anche a quelle del secondo gruppo
quando si ricorra a funzioni come, ad esempio, la setbuf() per gestire attraverso un buffer la
operazioni di I/O. Infine, ricordiamo che, in generale, l'uso di funzioni di libreria nelle routine residenti
comporta alcuni problemi, dei quali si è detto a pag. .
               Meglio, allora, armarsi di santa pazienza e ricorrere direttamente ai servizi resi disponibili
dall'int 21h, anche se ciò può comportare il ricorso allo inline assembly297.
               Sono, comunque, indispensabili alcune precauzioni importanti: in primo luogo va osservato che
i file manipolati dalle routine residenti devono essere da queste gestiti con "cicli" completi durante
l'attività in foreground. Ogni file deve, cioè, essere aperto, letto e/o scritto e, infine, richiuso prima di
restituire il controllo all'applicazione interrotta. Vanno evitati nel modo più assoluto comportamenti

                              
                                                   
                                                      
     297 D'altra parte non sarebbe la prima volta (né l'ultima...): abbiamo visto che è quasi impossibile scrivere codice
residente efficiente e compatto senza l'aiuto di alcune estensioni del linguaggio, peraltro non sempre portabili verso
tutti i compilatori, quale è, appunto, lo inline assembly.


                                                                                                        I programmi TSR - 319





pericolosi, come aprire i file in fase di installazione e lasciarli aperti a beneficio delle routine residenti,
che gestiranno le operazioni di I/O senza mai chiuderli e riaprirli. Si tenga presente che il DOS è, di
solito, in grado di mantenere un limitato numero di file aperti contemporaneamente: uno handle attivo ma
inutilizzato rappresenta una risorsa preziosa sottratta al sistema. Inoltre, cosa ancor più importante, un
TSR (salvo il caso in cui sia dotato di capacità di system monitoring particolarmente sofisticate) non può
sapere che accade ai propri file per tutto il tempo in cui altre applicazioni sono attive in foreground: il
tentativo (ed è solo un esempio tra i tanti possibili) di leggere dati da un file che non esiste più
produrrebbe effetti analoghi a quelli di un tuffo in una piscina vuota298.
               In secondo luogo non bisogna dimenticare che molte delle opzioni accettate dalle funzioni di
libreria inerenti la modalità di apertura dei file sono gestite dal DOS attraverso chiamate a servizi
differenti. Di seguito, senza pretese di completezza, presentiamo alcuni schemi esplicativi.

INT 21H, SERV. 3CH: CREA UN NUOVO FILE O NE TRONCA UNO ESISTENTE

Input                             AH               3Ch

                                  CX               attributo del file:

                                                   00h = normale
                                                   01h = sola lettura
                                                   02h = nascosto
                                                   04h = di sistema
                                  DS:DX            indirizzo (seg:off) del nome del file (stringa ASCIIZ)

Output                            AX               handle per il file se CarryFlag = 0, altrimenti codice dell'errore

Note                                               Se il file specificato non esiste, viene creato; se esiste la sua lunghezza è
                                                   troncata a 0 byte ed il contenuto distrutto.





                              
                                                   
                                                       
     298 In effetti, il paragone è azzardato. Chi non sa nuotare immagina certo molte spiacevoli situazioni in cui la
presenza dell'acqua nella suddetta piscina non sarebbe, comunque, di conforto.


320 - Tricky C





INT 21H, SERV. 3DH: APRE UN FILE ESISTENTE

Input             AH        3Dh

                  AL        modalità di apertura: campi di bit

                            BIT 0-2:

                            0 = sola lettura
                            1 = sola scrittura
                            2 = lettura/scrittura
                            BIT 3:

                            riservato (sempre 0)

                            BIT 4-6:

                            0 = modo compatibilità
                            1 = esclusivo
                            2 = scrittura non permessa
                            3 = lettura non permessa
                            4 = permesse lettura e scrittura
                            BIT 7:

                            0 = utilizzabile da child process
                            1 = non utilizzabile da child
                  DS:DX
                            indirizzo (seg:off) del nome del file (stringa ASCIIZ)

Output            AX        handle per il file se CarryFlag = 0, altrimenti codice dell'errore.

Note                        Se il file specificato non esiste, viene restituito un codice di errore; se
                            esiste viene aperto e il puntatore è posizionato all'inizio del file. Su
                            questo servizio si basa la funzione di libreria _open(): vedere
                            pag. 128.


INT 21H, SERV. 3EH: CHIUDE UN FILE APERTO

Input             AH        3Eh

                  BX        handle del file

Output            AX        codice di errore se CarryFlag = 1

Note                        I buffer associati al file sono svuotati e la directory viene aggiornata.


                                                                                I programmi TSR - 321





INT 21H, SERV. 3FH: LEGGE DA UN FILE APERTO

Input            AH         3Fh

                 BX         handle del file

                 CX         numero di byte da leggere

                 DS:DX      indirizzo (seg:off) del buffer di destinazione

Output           AX         codice di errore se CarryFlag = 1, altrimenti numero di byte letti.


INT 21H, SERV. 40H: SCRIVE IN UN FILE APERTO

Input            AH         40h

                 BX         handle del file

                 CX         numero di byte da scrivere

                 DS:DX      indirizzo (seg:off) del buffer contenente i byte da scrivere

Output           AX         codice di errore se CarryFlag = 1, altrimenti numero di byte scritti.


INT 21H, SERV. 41H: CANCELLA UN FILE

Input            AH         41h

                 DS:DX      indirizzo (seg:off) del nome del file (stringa ASCIIZ)

Output           AX         codice di errore se CarryFlag = 1.


322 - Tricky C





INT 21H, SERV. 42H: MUOVE IL PUNTATORE ALLA POSIZIONE NEL FILE

Input                 AH           42h

                      AL           punto di riferimento dell'offset:

                                   0 = da inizio file
                                   1 = da posizione corrente
                                   2 = da fine file
                      BX           handle del file

                      CX:DX        spostamento da effettuare in byte (long integer)

Output                AX           codice di errore se CarryFlag = 1, altrimenti DX:AX = nuova
                                   posizione nel file (long int).

Note                               E' possibile muovere il puntatore oltre la fine del file: in tal caso la
                                   lunghezza del file è aggiornata non appena è scritto almeno un byte.
                                   Muovere il puntatore ad un offset negativo rispetto all'inizio del file
                                   causa invece un errore. E' necessario effettuare almeno uno spostamento
                                   (anche se di 0 byte rispetto alla posizione corrente) tra una operazione
                                   di lettura ed una di scrittura, o tra una di scrittura ed una di lettura
                                   consecutive.


             Concludiamo il paragrafo con un suggerimento: l'algoritmo utile per gestire il file in append
mode, cioè per aprirlo e scrivere in coda al medesimo:

 1)      Aprire il file mediante int 21h, serv. 3Dh: se il CarryFlag è 0 saltare al passo 3)

 2)      Aprire il file mediante int 21h, serv. 3Ch: se il CarryFlag è 1 l'operazione è fallita: uscire.

 3)      Muovere il puntatore al file di 0 byte rispetto alla fine del file mediante int 21h, serv. 42h
         (AL = 2; CX = 0; DX = 0;): se CarryFlag è 1 l'operazione è fallita: uscire.

             Se l'operazione 3) riporta CarryFlag = 0 è allora possibile effettuare le operazioni di
scrittura, non trascurando di chiudere il file mediante int 21h, serv. 3Eh prima di restituire il controllo
all'applicazione interrotta. Con la versione 3.0 del DOS è stato introdotto il servizio 5Bh, che agisce in
maniera del tutto analoga al servizio 3Ch, ma con una importante differenza: fallisce se il file esiste
(invece di troncarlo). Per un esempio pratico si veda a pag. .


                                                         D T A 

             Il DTA (Disk Transfer Address) è un buffer di 128 byte utilizzato da alcuni servizi dell'int 21h
nelle operazioni di I/O con i dischi; per default esso è situato ad offset 80h nel PSP. Al momento del
pop-up il TSR agisce nell'ambiente del programma interrotto e ne condivide, quindi, anche il DTA: le
routine residenti, qualora utilizzino servizi basati sul DTA, devono salvare l'indirizzo del DTA
dell'applicazione interrotta, comunicare al DOS quello del proprio e ripristinare l'indirizzo originale prima
di cedere nuovamente il controllo all'applicazione. I servizi DOS che effettuano tali operazioni sono i
seguenti:


                                                                                                   I programmi TSR - 323





INT 21H, SERV. 2FH: OTTIENE DAL DOS L'INDIRIZZO DEL DTA ATTUALE

Input                             AH               2Fh

Output                            ES:BX            Indirizzo (seg:off) del DTA attuale (se il servizio è richiesto dalla
                                                   porzione residente di un TSR, normalmente è quello del programma
                                                   interrotto).


INT 21H, SERV. 1AH: COMUNICA AL DOS L'INDIRIZZO DEL DTA

Input                             AH               1Ah

                                  DS:DX            Indirizzo (seg:off) del DTA


               Infine, presentiamo l'elenco dei servizi dell'int 21h che fanno uso del DTA e dunque impongono
al TSR le precauzioni di cui si è detto:

SERVIZI DELL'INT 21H UTILIZZANTI IL DTA

11h            FindFirst (Espansione wildcard) mediante FCB

12h            FindNext (Espansione wildcard) mediante FCB

14h            Lettura sequenziale mediante FCB

15h            Scrittura sequenziale mediante FCB

21h            Lettura Random mediante FCB

22h            Scrittura Random mediante FCB

27h            Lettura Random a Blocchi mediante FCB

28h            Scrittura Random a Blocchi mediante FCB

4Eh            FindFirst (Espansione wildcard)

4Fh            FindNext (Espansione wildcard)


               Ad eccezione degli ultimi due in elenco, si tratta di servizi dedicati alla gestione dei file
mediante File Control Block 299: dal momento che le funzionalità da essi offerte si ritrovano nei più recenti




                              
                                                   
                                                       
     299 Buffer utilizzati dalle prime versioni di DOS per tenere traccia dei file gestiti dalle applicazioni. Uno dei
limiti da essi presentati è che consentono di operare unicamente su file nella directory corrente (la versione 1.0 del
DOS non implementa le directory: in ogni disco ne esiste una sola, la root).


324 - Tricky C





(e preferibili) servizi basati sulla tecnica degli handle300, solitamente non vi è motivo per utilizzarli nella
scrittura di programmi per i quali non sia richiesta la compatibilità con versioni di DOS anteriori alla 2.0.


                                                          G E S T I O N E   D E L   P S P 

               Il PSP (Program Segment Prefix) è un'area di 256 byte riservata dal DOS in testa al codice di
ogni programma caricato ed eseguito. Essa contiene dati di vario tipo ed impiego ed "ospita" il DTA di
default; senza entrare nel merito, in questa sede intendiamo trattarne alcuni aspetti che possono risultare
di qualche interesse con riferimento ai TSR.
               Va precisato, innanzitutto, che qualunque programma può conoscere l'indirizzo di segmento del
proprio PSP utilizzando il servizio 62h dell'int 21h301.

INT 21H, SERV. 62H: OTTIENE DAL DOS L'INDIRIZZO DEL PSP ATTUALE

Input                             AH              62h

Output                            BX              Indirizzo di segmento del PSP attuale (se il servizio è richiesto dalla
                                                  porzione residente di un TSR, normalmente è quello del programma
                                                  interrotto).


               Tale indirizzo è il valore salvato dallo startup code (vedere pag. 105) nella variabile globale
_psp (definita in DOS.H); si ricordi però che gestendo i dati globali della parte residente con lo
stratagemma della Jolly(), detta variabile non è disponibile dopo l'installazione: il suo valore deve
pertanto essere copiato nello spazio riservato ai dati dalla Jolly() durante la fase stessa di
installazione. Le routine residenti possono invocare il servizio di cui sopra per conoscere l'indirizzo del
PSP dell'applicazione attiva in quel momento (non il proprio: il TSR condivide l'ambiente
dell'applicazione interrotta, PSP compreso). Salvando opportunamente il valore restituito in BX, le routine
transienti possono servirsi della funzione 50h dell'int 21h per far conoscere al DOS il loro PSP. E' ovvio
che al momento di restituire il controllo all'applicazione interrotta deve essere ripristinato l'originario
indirizzo di PSP, ancora mediante il servizio 50h.

INT 21H, SERV. 50H: COMUNICA AL DOS L'INDIRIZZO DEL PSP

Input                             AH              50h

                                  BX              Indirizzo di segmento del PSP


               I due servizi esaminati sono disponibili a partire dalla versione 2.0 del DOS, ma solo dalla 3.0 in
poi essi non fanno uso dello stack interno di sistema e possono pertanto essere richiesti anche mentre è in
corso una precedente chiamata all'int 21h. Se il programma opera sotto una versione di DOS antecedente
alla 3.0 il problema può essere aggirato controllando l'InDOS flag oppure simulando un errore critico
(forzando a 1 il valore del CritErr flag), in modo che il DOS non utilizzi lo stack dedicato alle
operazioni di I/O (vedere pag. ).

                              
                                                   
                                                      
     300 Introdotti con il DOS 2.0. Quando un'applicazione apre un file, il DOS associa ad esso un valore a 16 bit (lo
handle, appunto) al quale l'applicazione fa riferimento per tutte le operazioni relative a quel file. Vedere pag. 126.

     301 Il servizio 51h (dell'int 21h) è identico, ma non documentato.


                                                                                              I programmi TSR - 325





               Conoscere l'indirizzo del PSP della porzione residente del TSR è di importanza fondamentale,
tra l'altro, ai fini delle operazioni di disinstallazione: se ne parla a pag. 327.
               La word (unsigned int) ad offset 02h nel PSP esprime l'indirizzo di segmento del
successivo Memory Control Block (pag. 191): esso rappresenta il limite superiore del blocco di RAM
allocata alla parte residente del TSR.
               La word (unsigned int) ad offset 2Ch nel PSP esprime l'indirizzo di segmento
dell'environment assegnato dal DOS al programma. I TSR possono servirsene, oltre che per accedere alle
variabili d'ambiente, per disallocare la RAM assegnata all'environment stesso: vedere pag. .
               Particolare interesse rivestono le due doubleword (puntatori far a funzione) ad offset 0Eh
e 12h: esse esprimono gli indirizzi dei gestori attivi dell'int 23h (CTRL-C/CTRL-BREAK; pag. 309) e,
rispettivamente, dell'int 24h (Errore Critico; pag. 310). Il DOS copia questi due valori nel PSP (dalla
tavola dei vettori) quando il programma è invocato ed effettua la copia in direzione opposta (dal PSP alla
tavola dei vettori) al termine dell'esecuzione. Ciò implica l'impossibilità, per un TSR, di installare routine
permanenti di gestione dei due interrupt suddetti, salvo ricorrere ad un piccolo stratagemma: copiare
autonomamente gli indirizzi delle proprie routine di gestione dell'int 23h e dell'int 24h nel PSP durante
l'installazione. Ecco come fare:

    ....
    *((long far *)MK_FP(_psp,0x0E)) = (long)new23h;
    *((long far *)MK_FP(_psp,0x12)) = (long)new24h;
    ....

               In tal modo i due gestori appartenenti al TSR rimangono attivi anche dopo la restituzione del
controllo al DOS: particolare molto importante, questo, se, ad esempio, il programma residente è in realtà
una libreria di funzioni302 volte a completare e migliorare (o semplicemente a modificare) gli standard di
comportamento del sistema operativo. I puntatori e gli indirizzi delle funzioni sono gestiti come dati di
tipo long piuttosto che come puntatori far a funzione: in effetti, si tratta pur sempre di valori a 32 bit; il
vantaggio è nella maggiore semplicità formale del listato (circa la macro MK_FP(), vedere pag. 24).
               Il byte ad offset 80h nel PSP esprime la lunghezza della command line del programma, escluso
il nome del programma ed incluso il CR (ASCII 0Dh) che la chiude; la command line si trova ad
offset 81h. Tali informazioni sono sovrascritte se il programma utilizza il DTA di default (vedere pag. );
sull'argomento si tornerà a pag. , con riferimento alla gestione della command line.


                                                          R I C A P I T O L A N D O . . . 

               A questo punto dovrebbe essere chiaro che l'attivazione del TSR è un momento delicato, da
preparare con accortezza, così come lo sono le attività che esso deve svolgere in foreground. Vediamo
allora di raccogliere le idee e di riassumere le operazioni indispensabili per evitare fastidiosi crash di
sistema. Innanzitutto occorre tenere sotto controllo lo stato del DOS, del ROM-BIOS e dello hardware:
l'attivazione del TSR deve essere consentita solo se si verificano contemporaneamente alcune
fondamentali condizioni:

  1)      L'InDOS flag deve essere zero.

  2)      Il CritErr flag deve essere zero.



                              
                                                   
                                                      
     302 Comprendenti, ovviamente, gestori per i due interrupt citati.


326 - Tricky C





  3)      Nessuno dei seguenti interrupt ROM-BIOS deve essere in corso di esecuzione: 05h, 09h, 10h,
          13h.

  4)      Nessuno degli interrupt hardware deve essere in corso di esecuzione.

               Chi ama vivere pericolosamente può, in qualche misura, derogare alle regole appena descritte:
se delle condizioni presentate in tabella la prima non è verificata, l'attivazione del TSR è ancora possibile
a patto che l'InDOS flag sia uguale a 1, e l'attivazione sia effettuata dal nuovo gestore dell'int 28h. In
questo caso le routine residenti devono però evitare l'utilizzo dei servizi 00h-0Ch dell'int 21h (infatti, la
situazione descritta si verifica quando il DOS attende un input da tastiera proprio attraverso detti servizi;
il loro uso ricorsivo avrebbe conseguenze nefaste).
               Si è detto che per conoscere lo stato degli interrupt ROM-BIOS un TSR può servirsi di un flag
(vedere, ad esempio, l'int 10h a pag. ): tutto ciò vale, ovviamente, anche con riferimento agli interrupt
hardware. Per questi ultimi, però, esiste un metodo più sofisticato, consistente nell'interrogare
direttamente il loro gestore (il chip 8529A):

    ....
    asm {
        mov al,0x0B;                                                  // valore per la richiesta di stato
        out 20H,al;                                                                             // interroga 8529A
        jmp $+2;                                          // introduce un piccolo ritardo per attendere
        in al,20H;                                                                       // legge la risposta
    }
    ....

               I bit del registro AL rappresentano i diversi interrupt hardware: per ciascuno di essi il valore 1
indica che quel particolare interrupt è attivo. Ne segue che se non è eseguito alcun interrupt hardware il
valore di AL è 0.
               Non appena attivato, il TSR deve preoccuparsi di svolgere alcune operazioni, delle quali
riportiamo un elenco:

  1)      Salvare l'indirizzo del PSP corrente e comunicare al DOS quello del proprio.

  2)      Salvare l'indirizzo del DTA corrente e comunicare al DOS quello del proprio.

  3)      Salvare il vettore dell'int 24h e installare il proprio.

  4)      Salvare gli indirizzi dei vettori 23h e 1Bh e installare i propri.

  5)      Salvare il contenuto del video.

               Solo dopo essersi opportunamente preparato il terreno il TSR può, finalmente, iniziare la
propria attività in foreground: è evidente, comunque, che le operazioni 1) e 2) possono essere tralasciate
se il foreground task del TSR non coinvolge PSP e DTA; analoghe considerazioni valgono a proposito
dell'int 24h (il TSR non deve effettuare operazioni di I/O con dischi o stampanti, etc.) e degli int 23h
e 1Bh (il TSR utilizza esclusivamente servizi DOS "insensibili" al CTRL-BREAK/CTRL-C, quali, ad
esempio, le routine di I/O per i file303). Infine, è inutile salvare il contenuto del video se il TSR non lo
modifica.

                              
                                                   
                                                      
     303 Attenzione, però: eventuali sequenze CTRL-BREAK o CTRL-C digitate durante l'attività in foreground del
TSR si "scaricano" sull'applicazione interrotta non appena le viene restituito il controllo.


                                                                                              I programmi TSR - 327





               Al termine dell'attività in foreground è necessario, prima di restituire il controllo all'applicazione
interrotta, ripristinare il contenuto del video, i vettori 1Bh, 23h e 24h e gli indirizzi del DTA e del PSP di
questa. In altre parole, occorre ripercorrere a ritroso le attività di preparazione.


                           D I S A T T I V A Z I O N E   E   D I S I N S T A L L A Z I O N E 

               I TSR modificano in qualche misura il comportamento del sistema sottraendo alle altre
applicazioni, a partire dal momento dell'installazione, la disponibilità di una porzione più o meno
rilevante di RAM e, in particolare, sovrapponendosi (o addirittura sostituendosi) al DOS e al BIOS nella
gestione delle routine di interrupt: quando occorra ripristinare le normali caratteristiche del sistema si
rende necessario resettare la macchina oppure disinstallare (o disattivare) il programma residente.
               I termini disinstallazione e disattivazione non sono sinonimi. Con il primo si indica
l'interruzione completa e definitiva di ogni forma di attività del TSR, implicante il ripristino di tutti i
vettori di interrupt originali, la chiusura di tutti i file da esso eventualmente gestiti e la disallocazione di
tutta la RAM ad esso assegnata (codice, eventuali buffer, environment). Il secondo indica, al contrario, il
permanere del TSR in memoria: qualora tutti i vettori originali siano ripristinati, esso non ha più alcuna
possibilità di riattivarsi304. E' però possibile consentire al TSR un livello minimo di attività (ad esempio di
solo monitoraggio) in modo tale che esso sia in grado, al verificarsi di una determinata condizione, di
reinstallare le proprie routine di gestione degli interrupt e riprendere così in maniera completa lo
svolgimento dei propri compiti305.
               Nelle pagine che seguono si analizzerà nel dettaglio il processo di disinstallazione, in quanto le
operazioni necessarie alla disattivazione costituiscono un sottoinsieme di quelle ad esso correlate.


                                                          k e e p ( )   e d   e x i t ( ) 

               La procedura di installazione di un TSR si conclude, generalmente, con una chiamata alla
funzione di libreria keep(), la quale, prima di invocare il servizio 31h dell'int 21h per terminare
l'esecuzione del programma e renderlo residente (si veda pag. ), chiama la _restorezero(), la quale,
definita nello startup code (pag. 105) e non documentata306, provvede al ripristino di alcuni vettori di
interrupt307, salvati dallo startup medesimo prima della chiamata alla main(); i file aperti non vengono
chiusi. La chiamata alla keep() equivale dunque a qualcosa di analogo al listato seguente:

                              
                                                   
                                                      
     304 In realtà, a condizione che la RAM ad esso allocata non sia stata liberata, la disattivazione di un TSR
potrebbe anche essere realizzata mediante la sospensione integrale di ogni sua attività: in tal caso la riattivazione
(reinstallazione dei vettori) dovrebbe essere effettuata dalla parte transiente (il programma deve essere nuovamente
invocato al prompt del DOS e comunicare in modo opportuno, ad esempio via int 2Fh, con la parte residente).

     305 Si pensi, per esempio, ad un programma di redirezione dell'output di altre applicazioni, progettato per
visualizzare sul monitor tutto ciò che è diretto alla stampante, fino al verificarsi di un evento particolare (come la
pressione di uno hotkey prestabilito) che ne interrompa l'azione: da quel momento esso dovrebbe limitarsi a
monitorare la tastiera, per riprendere l'attività di redirezione quando intercetti il medesimo hotkey o un altro evento
prescelto dal programmatore.

     306 Un listato di _restorezero() è presentato a pag. 414.

     307 Per la precisione, si tratta dei vettori 00h, 04h, 05h e 06h. Gli ultimi tre possono essere modificati dalle
funzioni appartenenti al gruppo della signal(), se utilizzate nel programma. Ne consegue, tra l'altro, che se le
routine residenti fanno uso di tali funzioni devono provvedere autonomamente a salvare e a rispristinare i vettori al
momento opportuno.


328 - Tricky C





    ....
    void _restorezero(void);
    ....
    _restorezero();
    _AH = 0x31;
    _AL = retcode;
    _DX = resparas;
    geninterrupt(0x21);
}

               La exit() termina il programma senza renderlo residente (non è una novità): essa chiude tutti
i file aperti e libera la memoria allocata con malloc() e simili; in altre parole effettua tutte le
operazioni cosiddette di cleanup, tra le quali vi è pure la chiamata alla _restorezero(). Se ne trae
quindi, anche in considerazione dei problemi legati all'utilizzo di funzioni di libreria nella porzione
residente dei TSR (pag. ), che non è buona politica procedere alla disinstallazione invocando la exit().
E' inoltre opportuno reprimere la tentazione di installare il programma con una chiamata diretta
all'int 21h, evitando così che sia eseguita la _restorezero(), per poterlo poi disinstallare via
exit(): va tenuto presente che, qualora i dati globali siano gestiti con il famigerato stratagemma della
funzione jolly (gli smemorati e i distratti vedano a pag. ), il segmento dati viene abbandonato al suo
destino, con tutto il suo contenuto.
               E' necessario procedere a basso livello, cioè a più stretto contatto con il DOS.


                                                          S u g g e r i m e n t i   o p e r a t i v i 

               Le tecniche di disinstallazione sono, in ultima analisi, due: la prima prevede che tutte le
operazioni necessarie allo scopo siano gestite dalla porzione residente, all'interno di una o più routine di
interrupt308; la seconda, al contario, lascia a queste il solo compito di fornire i dati necessari (vedremo
quali) alla porzione transiente, che provvede alla disinstallazione vera e propria. Quest'ultimo approccio
richiede che il TSR sia invocato alla riga di comando del DOS una prima volta per essere installato ed una
seconda per essere disinstallato, ma è senza dubbio più "robusto" del primo, in quanto tutte le operazioni
delicate (ripristino dei vettori, disallocazione della RAM) vengono svolte esternamente a routine di
interrupt e il programmatore può ridurre al minimo il ricorso allo inline assembly servendosi, se lo
preferisce, delle funzioni di libreria del C. Vediamo come procedere, passo dopo passo:

     1)    Controllare se il TSR è installato.

     2)    In caso affermativo richiedere alla porzione transiente l'indirizzo dei dati necessari al
           completamento dell'operazione.

     3)    Procedere al ripristino dei vettori di interrupt e alla disallocazione della memoria.


                                                       Controllo di avvenuta installazione
               Il controllo della presenza del TSR in RAM può essere effettuato via int 2Fh: in proposito si
rimanda a quanto detto (ed esemplificato) a pag. .




                              
                                                   
                                                      
      308 D'altra parte dovrebbe essere ormai evidente che gli interrupt sono il solo mezzo che i TSR hanno a
disposizione per interagire con l'ambiente.


                                                                                                   I programmi TSR - 329





                                                          Richiesta dell'indirizzo dei dati
               Anche la richiesta dell'indirizzo dei dati può utilizzare il meccanismo di riconoscimento e
risposta fornito dall'int 2Fh: la routine transiente carica AH con il byte di identificazione ed AL con il
numero del servizio corrispondente, appunto, alla richiesta in questione; l'int 2Fh risponde restituendo
l'indirizzo (il quale altro non è che quello della funzione jolly residente in RAM) in AX se si tratta di un
segmento, o in DX:AX se è di tipo far (quest'ultimo caso è il più frequente). Questo indirizzo deve
necessariamente essere richiesto alla porzione residente del TSR in quanto la parte transiente attiva non
avrebbe altro modo per conoscerlo309: va ricordato che in questo caso la parte transiente e quella residente
appartengono a due distinte istanze del medesimo programma (la prima installata in RAM e la seconda
lanciata in un secondo tempo). Segue esempio:

#define UNINSTALL 0x01
....
void far new2Fh(void)
{
    ....
    if(_AL == UNINSTALL) {
        asm {
            mov ax,offset Jolly;                                               /* AX = offset dell'ind di Jolly() */
            mov dx,seg Jolly;                                              /* DX = segmento dell'ind. di Jolly() */
            iret;
        }
    }
    ....
}

               Ancora una volta ricordiamo di prestare attenzione allo stack: prima dell'istruzione IRET
potrebbe essere necessaria una POP BP (se il compilatore genera automaticamente le istruzioni
PUSH BP e MOV BP,SP in apertura del codice della funzione). Presentiamo anche un esempio di
routine transiente che utilizza l'int 2Fh:

void unistall(void)
{
    void far *ResidentJolly;

    _AH = MULTIPLEX_ID;
    _AL = UNINSTALL;
    geninterrupt(0x2F);
    asm {
        mov word ptr ResidentJolly,ax;
        mov word ptr ResidentJolly+2,dx;
    }
    ....
}

               La variabile ResidentJolly è dichiarata puntatore far a void: con opportune operazioni
di cast e somme di offset (analoghe a quelle descritte con riferimento alla funzione Jolly(), pag. ) essa
può agevolmente essere utilizzata come puntatore a qualsiasi tipo di dato. Quali dati? Tutti i vettori di
interrupt agganciati dal TSR (usare tranquillamente setvect() per ripristinarli) e, naturalmente,
l'indirizzo di segmento del PSP del TSR, indispensabile per disallocare la RAM.




                              
                                                   
                                                      
     309 Una possibile eccezione è descritta a pag. .


330 - Tricky C





                                              Rimozione della porzione residente del TSR
               Questa operazione non presenta particolari problemi. E' sufficiente passare l'indirizzo di
segmento del PSP del TSR alla funzione di libreria freemem() per raggiungere lo scopo. Supponendo,
per semplicità, che detto indirizzo sia il primo dato salvato nello spazio riservato nella Jolly() durante
l'installazione, si può avere:

    ....
    if(freemem(*((unsigned far *)ResidentJolly))
        puts("Errore: impossibile disallocare la RAM.");
    ....

               Una precisazione importante: liberare con la freemem() la RAM allocata al TSR non
significa rilasciare automaticamente quella occupata dal suo environment: la disallocazione di questa deve
essere effettuata esplicitamente, salvo il caso in cui si sia già provveduto durante l'installazione.
Sull'argomento si è detto fin troppo a pag. .

                                                             Precauzioni
               Se il TSR che viene disinstallato è l'ultimo installato, si cancella ogni traccia della sua presenza
nel sistema: i vettori di interrupt tornano ad essere quelli precedenti all'installazione e la struttura della
catena dei MCB viene ripristinata. Ma cosa accade se il TSR non è l'ultimo presente in RAM? Il ripristino
dei vettori implica che una chiamata a quegli interrupt trasferisca il controllo alle routine che erano attive
prima dell'installazione del TSR stesso: i TSR caricati in RAM successivamente all'installazione e prima
della disinstallazione di quello, e che abbiano agganciato i medesimi vettori, sono posti fuori gioco.
Inoltre, la disallocazione della RAM provoca un'alternanza di blocchi liberi e blocchi assegnati nella serie
dei MCB, situazione gestita con qualche difficoltà da alcune versioni di DOS (soprattutto le meno
recenti). Con riferimento alla disattivazione, si può osservare che non sussiste il problema legato alla
gestione della RAM, in quanto essa non viene disallocata, mentre rimane valido quanto detto circa i
vettori di interrupt, e ciò non solo nel caso in cui il TSR sia disattivato, ma anche quando venga riattivato,
dopo il caricamento di altri programmi310 (forse è meglio rileggere il capitolo dedicato agli interrupt,
pag. ).
               Può essere quindi opportuno che un TSR, prima di procedere a disattivazione, riattivazione e
disinstallazione, controlli di essere l'ultimo programma residente in RAM: solo in questo caso non vi è
rischio di compromettere lo stato del sistema. La funzione che presentiamo (per il template della
struct MCB si veda pag. 195) consente di disinstallare il TSR (lanciandolo nuovamente al DOS
prompt) in condizioni di sicurezza (quasi) assoluta:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    LASTTSR.C - AreYouLast()

    unsigned *cdecl AreYouLast(long far *vecTable,unsigned ResPSP);
    long far *vecTable; puntatore alla copia della tavola dei vettori
                        creata in fase di installazione.
    unsigned ResPSP;    indirizzo di segmento del PSP della parte
                        transiente.
    Restituisce:        NULL se il TSR non e' l'ultimo programma
                        residente in RAM
                              
                                                   
                                                      
     310 Va però osservato che disattivazione e riattivazione possono essere gestite senza modifiche ai vettori di
interrupt: può essere sufficiente un flag opportunamente controllato in testa ai gestori di interrupt che devono essere
attivi o inattivi: con un piccolo sacrificio in termini di eleganza, si evitano i problemi di cui sopra.


                                                                                               I programmi TSR - 331





                        In caso contrario restituisce il puntatore ad
                        un array che contiene gli indirizzi di tutti i
                        blocchi che devono essere liberati in quanto
                        allocati al TSR. L'ultimo elemento dell'array
                        e' sempre un NULL.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx lasttsr.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 
#include 
#include 

#define  LASTBLOCK    'Z'

void _restorezero(void);

unsigned *cdecl AreYouLast(long far *vecTable,unsigned resPSP)
{
    register i;
    unsigned *blocks;
    struct MCB huge *mcb;
    extern unsigned _psp;                                                    // PSP della parte transiente

    _restorezero();                                       // ripristina i vettori presi da startup code
    *(blocks = (unsigned *)malloc(sizeof(unsigned))) = NULL;
    for(i = 0; i < 0x22; i++)
        if(vecTable[i] != (long)getvect(i))                                        // il vettore 0x22 non e'
            return(NULL);                                                       // testato in quanto appare
    for(i = 0x23; i < 256; i++)                                                       // privo di significato
        if(vecTable[i] != (long)getvect(i))
            return(NULL);
    mcb = (struct MCB huge *)MK_FP(resPSP-1,0);                                        // MCB parte residente
    mcb = (struct MCB huge *)MK_FP(mcb->psp+mcb->dim,0);                                      // MCB successivo
    if(mcb->psp != _psp)
        return(NULL);
    mcb = (struct MCB huge *)MK_FP(getfirstmcb(),0);                                            // primo MCB DOS
    i = 2;
    do {
        if(mcb->psp == resPSP) {
            if(!(blocks = (unsigned *)realloc(blocks,i*sizeof(unsigned))))
                return(NULL);
            blocks[i-2] = FP_SEG(mcb)+1;                                // MCB allocato alla parte resid.
            blocks[i-1] = NULL;
            ++i;
        }
    } while(mcb->pos != LASTBLOCK);
    return(blocks);
}

               La AreYouLast() accetta come parametri il puntatore alla copia della tavola dei vettori
creata in fase di installazione e l'indirizzo di segmento del PSP della parte residente311.
                              
                                                   
                                                      
     311 Meglio ripetere ancora una volta che si tratta di dati salvati in fase di installazione nello spazio riservato da
una o più funzioni fittizie. Va ricordato che la parte del TSR residente in memoria e la parte transiente invocata in un
secondo tempo, pur essendo due parti di un medesimo programma, si comportano in realtà come se fossero due
programmi separati e indipendenti.


332 - Tricky C





               Il primo parametro è utilizzato per confrontare l'attuale tavola dei vettori con quella generata
dall'installazione del TSR (si ipotizza che il TSR abbia eseguito la _restorezero() prima di copiare
la tavola dei vettori). Se le due tavole sono identiche (a meno del vettore dell'int 22h, non significativo), la
parte residente potrebbe effettivamente essere l'ultimo TSR installato, dal momento che nessuno ha
modificato i vettori dopo la sua installazione: per avere un maggiore grado di sicurezza occorre verificare
lo stato della catena dei MCB.
               Tramite il secondo parametro, la AreYouLast() calcola l'indirizzo del Memory Control
Block relativo al PSP della parte residente e lo assegna al puntatore a struttura MCB (vedere pag. 194).
Questo è dichiarato huge in quanto la normalizzazione automatica312 garantita dal compilatore consente
di trascurare la parte offset del puntatore: essa vale in ogni caso 0 dal momento che un MCB è sempre
allineato a un indirizzo di paragrafo (e pertanto varia solo la parte segmento). Il meccanismo del test è
semplice: se il MCB successivo a quello della parte residente è il MCB della parte transiente (lo si può
verificare mediante il campo psp della struttura), si può ragionevolmente supporre che la porzione
residente sia proprio l'ultimo TSR installato, e si può allora procedere ad individuare tutti i blocchi di
RAM ad essa allocati.
               La variabile blocks è un puntatore ad  unsigned: esso punta al primo elemento di un array
di unsigned int, ciascuno dei quali è, a sua volta, l'indirizzo di segmento di un blocco di memoria
appartenente alla porzione residente del TSR313; l'ultimo elemento dell'array vale sempre NULL.
L'indirizzo del primo MCB presente in RAM è ottenuto mediante la getfirstmcb() (vedere
pag. 194); la ricerca dei MCB si basa su un ciclo ripetuto fino ad incontrare l'ultimo blocco di RAM.
L'algoritmo applicato ad ogni MCB è il seguente: se il campo psp è identico al parametro resPSP,
allora il blocco appartiene alla parte transiente e si aggiorna l'array degli indirizzi dei blocchi da liberare
per passare poi al successivo MCB.
               La AreYouLast() restituisce NULL se la parte residente non sembra essere l'ultimo TSR
installato o in caso di errore di allocazione della memoria. In caso di successo la AreYouLast()
restituisce l'indirizzo dell'array di indirizzi da passare a freemem() per liberare tutti i blocchi di
memoria allocati al TSR.
               Si è detto che la AreYouLast() consente di valutare se sussistano le condizioni per
disinstallare il TSR con sicurezza quasi assoluta: resta da chiarire il significato del "quasi".
               Al proposito va ricordato che esistono prodotti software314, studiati in particolare per macchine
dotate di processore 80286, 80386 o superiori che consentono di rimappare agli indirizzi compresi
tra A0000h e FFFFFh (cioè tra i 640 Kb e il Mb) una parte della memoria espansa installata: ciò
equivale a rendere una zona addizionale di RAM, detta Upper Memory (vedere pag. 198), direttamente
indirizzabile attraverso i registri della CPU (infatti una coppia di registri a 16 bit, rispettivamente
segmento ed offset, è in grado di esprimere il numero FFFF:000F quale massimo indirizzo315); è pratica
normale utilizzare proprio questa area di RAM per i programmi residenti (onde evitare di sottrarre spazio
alle applicazioni nei 640 Kb di memoria convenzionale). Appare chiaro, a questo punto, che se il TSR da
disinstallare è residente in memoria convenzionale e nella Upper Memory risiedono programmi installati
successivamente (o viceversa), questi non possono essere individuati dalla AreYouLAst(), perché per
                              
                                                   
                                                      
     312 I puntatori huge sono automaticamente normalizzati dal compilatore. Ciò significa che la loro parte offset
(i 16 bit meno significativi) contiene esclusivamente lo spiazzamento all'interno del paragrafo referenziato dalla
parte segmento (i 16 bit più significativi). Vedere pag. 21 e seguenti.

     313 I blocchi possono essere più di uno qualora la parte residente gestisca dei buffer.

     314 Anche il DOS, a partire dalla versione 5.0, è dotato di tale capacità. Vedere pag. 198.

     315 La parte segmento di un puntatore far, costruito mediante due registri a 16 bit, esprime indirizzi di
paragrafo (ogni unità conta 16 byte). L'indirizzo FFFF:000F può dunque essere scritto FFFFFh, cifra equivalente
al Mb. L'offset non può essere ulteriormente incrementato, poiché un offset di 10h (16 decimale) rappresenta in
realtà un incremento di uno della parte segmento, con offset zero. Vedere anche pag. 16.


                                                                                             I programmi TSR - 333





il DOS la memoria disponibile termina in ogni caso all'indirizzo A0000h e l'ultimo MCB è quello che
controlla il blocco di RAM che termina a quell'indirizzo. In tali casi il controllo effettuato sui vettori è
decisivo, e dovrebbe rendere la AreYouLast() a prova di bomba, con la sola eccezione di buffer
allocati nella Upper Memory dal TSR stesso. A scopo di chiarezza si dà qualche cenno sulla creazione di
una copia della tavola dei vettori.
               La quantità di RAM necessaria alla porzione residente risulta incrementata di 1 Kb (265 vettori
di 4 byte ciascuno), pertanto la funzione jolly deve riservare i 1024 byte necessari (è banale dirlo, ma
comunque...). In secondo luogo il salvataggio della tavola va effettuato dopo avere agganciato tutti i
vettori necessari al TSR e dopo avere ripristinato quelli modificati dallo startup code (pag. 105): occorre
pertanto invocare esplicitamente la _restorezero(). Ciò nonostante la keep() può ancora essere
utilizzata per terminare il programma316. Il salvataggio della tavola può essere realizzato mediante la
getvect() o, per una maggiore efficienza, tramite indirezioni di puntatori o, ancora, con la funzione di
libreria _fmemcpy(). Anche in fase di disinstallazione, come si è visto, è necessario invocare la
_restorezero() prima di effettuare il controllo317; inoltre, tutti i gestori di interrupt del TSR devono
essere attivati (a meno che l'eventuale routine di disattivazione e riattivazione del TSR provveda anche a
modificare opportunamente la copia della tavola dei vettori o si basi semplicemente su flag). La routine di
installazione potrebbe presentare la seguente parte terminale:

    ....
    _restorezero();
    _fmemcpy((long far *)startUpVectors,MK_FP(0,0),256*sizeof(void far *));
    _fmemcpy(((long far *)startUpVectors)+0x23,MK_FP(_psp,0x0E),
                                                     2*sizeof(void far *));
    keep(code,resparas);
}

               Il nome della funzione fittizia startUpVectors() è forzato a puntatore a long e viene
gestito come array; MK_FP(0,0) (pag. 24) punta alla tavola dei vettori (0:0). Si noti che i vettori, pur
essendo a rigore, puntatori a funzioni (di tipo interrupt), sono qui gestiti come long int per
migliorare la leggibilità del listato, senza che ciò comprometta la correttezza tecnica del codice,
trattandosi in entrambi i casi di dati a 32 bit.
               E' necessario scrivere nella copia della tavola dei vettori gli indirizzi dell'int 23h e 24h,
prelevandoli dal PSP del programma in fase di installazione, dal momento che il DOS li copia nella tavola
dei vettori quando il programa termina (vedere pag. 309 e pag. 310).


                                               A L C U N I   E S E M P I   P R A T I C I 

               Vediamo ora un esempio di programma: si tratta di un semplice TSR, che aggancia l'int 2Fh
(per utilizzarlo come canale di comunicazione) e l'int 21h, mascherando il servizio 11h318 di quest'ultimo.
Per disinstallare il TSR occorre lanciarlo nuovamente con un asterisco come parametro sulla command
line. E' prevista anche la possibilità di disattivazione e riattivazione, sempre tramite nuova invocazione da
DOS prompt (ma con un punto esclamativo quale parametro).

                              
                                                   
                                                      
     316 La  keep() invoca a sua volta la _restorezero(), la quale copia nuovamente i vettori originali nella
tavola: l'operazione è inutile e potrebbe risultare dannosa, nel caso in cui il programma TSR abbia installato nuovi
vettori per gli interrupt 00h, 04h, 05h e 06h.

     317 Un listato di _restorezero() si trova a pag. 414.

     318 FINDFIRST mediante File Control Block. Modificando questo servizio si modifica, tra l'altro, il
comportamento del comando DIR, che lo utilizza.


334 - Tricky C





/********************

    PROVATSR.C - Barninga_Z! - 1991

        Esempio di TSR. "Azzoppa" il comando DIR, che, dopo la
        installazione, fornisce risultati erratici. Invocare con
        un punto esclamativo come parametro per ripristinare il
        comando DIR, lasciando il TSR in RAM. Per riattivare il
        TSR lanciarlo nuovamente, sempre con un '!' come parametro
        sulla riga di comando. Per disinstallarlo, lanciarlo con
        un asterisco come parametro.

    Compilabile con TURBO C++ 1.01

        tcc -Tm2 -mx provatsr.C

    NOTA: -mx rappresenta il modello di memoria: i modelli validi
          sono tiny (-mt) small (-ms), medium (-mm), compact (-mc)
          e large (-ml). Per il modello huge (-mh) occorre
          introdurre una istruzione inline assembly POP DS prima
          di ogni POP BP nei due gestori di interrupt, a causa
          del salvataggio automatico di DS generato dal compilatore
          in ingresso alla funzione.

********************/
#pragma  inline
#pragma  -k+             // il codice e' scritto per TURBO C++ 1.01 (vedere pag. 173)

#include 
#include 

#define  old21h ((void(interrupt *)())(*(((long far *)ResDataPtr)+0)))
#define  old2Fh ((void(interrupt *)())(*(((long far *)ResDataPtr)+1)))
#define  Res21h ((void(interrupt *)())(*(((long far *)ResDataPtr)+2)))
#define  Res2Fh ((void(interrupt *)())(*(((long far *)ResDataPtr)+3)))
#define  ResPSP                    (*(((unsigned far *)ResDataPtr)+8))
#define  ResStatus                 (*(((unsigned far *)ResDataPtr)+9))

#define  ASMold21h      GData
#define  ASMold2Fh      GData+4
#define  ASMResStatus   GData+18

#define  FCB_FFIRST     0x11                  /* servizio dell'int 21h da annullare */
#define  HEY_YOU        0xAF                             /* byte di identificazione */
#define  HERE_I_AM      0xFDA3                                /* risposta: installato */
#define  OFF            0
#define  ON             1
#define  HANDSHAKE      0x00                       /* serv. int 2Fh: riconoscimento */
#define  UNINSTALL      0x01                     /* serv. int 2Fh: disinstallazione */
#define  SW_ACTIVE      0x02                 /* serv. int 2Fh: attivaz./disattivaz. */
#define  UNINST_OPT     '*'                   /* opzione cmd line: disinstallazione */
#define  ACTIVE_OPT     '!'                   /* opzione cmd line: attiva/disattiva */

void GData(void);                                       /* prototipo funzione jolly */

void far new21h(void)                                              /* handler int 21h */
{
    asm {
        pop bp;                         /* pulisce stack - attenzione al compilatore */
        cmp ah,FCB_FFIRST;                             /* se il servizio non e' 11h */
        jne CHAIN;                              /* allora salta all'etichetta CHAIN */
        iret;                                                  /* altrimenti ritorna */
    }
CHAIN:


                                                                       I programmi TSR - 335





    asm jmp dword ptr ASMold21h;                       /* concatena gestore originale */
}

void far new2Fh(void)                                              /* handler int 2Fh */
{
    asm {
        pop bp;                                                      /* pulisce stack */
        cmp ah,HEY_YOU;                           /* se non e' PROVATSR che chiama... */
        jne CHAIN;                                                    /* allora salta */
        cmp al,HANDSHAKE;                       /* se non e' il test di installazione */
        jne NEXT1;                                                    /* allora salta */
        mov ax,HERE_I_AM;                      /* altrimenti risponde che e' presente */
        iret;
    }
NEXT1:
    asm {
        cmp al,UNINSTALL;                      /* se e' richiesta la disinstallazione */
        je ANSWER;                                                    /* allora salta */
        cmp al,SW_ACTIVE;                    /* se non richiesta attivaz./disattivaz. */
        jne CHAIN;                                                    /* allora salta */
    }
ANSWER:                     /* disinstallazione e switch attivazione confluiscono qui */
    asm {
        mov ax,offset GData;                      /* restituisce in DX:AX l'indirizzo */
        mov dx,seg GData;                                           /* far di GData() */
        iret;
    }
CHAIN:
    asm jmp dword ptr ASMold2Fh;                       /* concatena gestore originale */
}

void GData(void)                                                    /* funzione jolly */
{
    asm db 15 dup(0);                          /* 4+4+4+4+2+2 bytes per i dati meno 5 */
}

void releaseEnv(void)                                         /* libera l'environment */
{
    extern unsigned _envseg;                     /* _envseg e' definita nello startup */

    if(freemem(_envseg))
        puts("Cannot release environment: memory error.");
}

long AreYouThere(char service)                      /* gestisce comunicazione con TSR */
{
    long RetValue;
    union REGS regs;

    regs.h.ah = HEY_YOU;
    regs.h.al = service;
    RetValue = (long)int86(0x2F,®s,®s);
    RetValue |= ((long)regs.x.dx) << 16;                          /* RetValue = DX:AX */
    return(RetValue);
}

void uninstall(void)                             /* gestisce disinstallazione del TSR */
{
    void far *ResDataPtr;

    ResDataPtr = (void far *)AreYouThere(UNINSTALL);
    setvect(0x21,old21h);
    setvect(0x2F,old2Fh);
    if(freemem(ResPSP))


336 - Tricky C





        puts("Cannot remove from memory: memory error.");
    else
        puts("Uninstalled: vectors restored and RAM freed up.");
}

void install(void)                                                 /* installa il TSR */
{
    void far *ResDataPtr;

    ResDataPtr = (void far *)GData;
    ResPSP = _psp;
    ResStatus = ON;
    Res21h = (void(interrupt *)())new21h;
    Res2Fh = (void(interrupt *)())new2Fh;
    asm cli;
    old21h = getvect(0x21);
    old2Fh = getvect(0x2F);
    setvect(0x21,Res21h);
    setvect(0x2F,Res2Fh);
    asm sti;
    releaseEnv();
    puts("Installed: 'DIR' command not reliable. Pass * or !.");
    keep(0,FP_SEG(releaseEnv)+FP_OFF(releaseEnv)/16+1-_psp);
}

void setStatus(void)                   /* gestisce switch attivazione/disattivazione */
{
    void far *ResDataPtr;

    ResDataPtr = (void far *)AreYouThere(SW_ACTIVE);
    if(ResStatus) {
        setvect(0x21,old21h);
        ResStatus = OFF;
        puts("Deactivated: still present in RAM.");
    }
    else {
        setvect(0x21,Res21h);
        ResStatus = ON;
        puts("Reactivated: already present in RAM.");
    }
}

void main(int argc,char **argv)
{
    if((unsigned)AreYouThere(HANDSHAKE) == HERE_I_AM)
        if(argc > 1)                                           /* TSR gia' installato */
            switch(*argv[1]) {                               /* passato un parametro */
                case UNINST_OPT:                                         /* param = * */
                    uninstall();                                      /* disinstalla */
                    break;
                case ACTIVE_OPT:                                         /* param = ! */
                    setStatus();                                 /* attiva/disattiva */
                    break;
                default:                                           /* altro parametro */
                    puts("Unknown option.");
            }
        else                                                     /* nessun parametro */
            puts("Not Installed: already present in RAM.");
    else                            /* TSR non ancora installato (ignora parametri) */
        install();
}


                                                                                          I programmi TSR - 337





               I numerosi commenti inseriti nel listato eliminano la necessità di descrivere nel dettaglio la
struttura e il flusso logico dell'intero programma: ci limitiamo a sottolinearne le particolarità più
interessanti, precisando sin d'ora che è stato contenuto quanto più possibile il ricorso allo inline assembly,
utilizzando il linguaggio C anche laddove ciò penalizza in qualche misura la compattezza e l'efficienza
del codice compilato.
               La porzione transiente del programma comunica con quella residente mediante la
AreYouThere(), che invoca l'int 2Fh e restituisce, sotto forma di long int il valore restituito
dall'interrupt nella coppia di registri DX:AX. Le funzioni che di volta in volta chiamano la
AreYouThere() forzano secondo necessità, con opportune operazioni di cast, il tipo di detto valore: la
main() ne considera solamente i 16 bit meno significativi, in quanto essi rappresentano la parola
d'ordine restituita dal servizio 00h dell'int 2Fh (questo servizio non utilizza il registro DX). Al contrario, la
uninstall() e la setStatus() effettuano un cast a (void far *), per gestire correttamente,
anche dal punto di vista formale, il puntatore ResDataPtr, il quale è, per il compilatore C, un puntatore
a dati di tipo indeterminato: le macro definite in testa al codice permettono di utilizzarlo, nascondendo
cast a volte complessi, per scrivere e leggere i dati globali direttamente nel buffer di 20 byte319 ad essi
riservato dalla la funzione jolly GData().
               Presentiamo, di seguito, un secondo esempio: si tratta di una versione semplificata del
programma precedente, in quanto mancante della capacità di attivarsi e disattivarsi. Differenze sostanziali
si riscontrano, però, anche nel metodo utilizzato per la disinstallazione: tutte le operazioni vengono svolte
dal gestore dell'int 2Fh. Si tratta dunque di un algoritmo applicabile quando si desideri poter richiedere la
disinstallazione mediante hotkey.

/********************

    PROV2TSR.C - Barninga_Z! - 1991

        Esempio di TSR. "Azzoppa" il comando DIR, che, dopo la
        installazione, fornisce risultati erratici. Invocare con
        un asterisco come parametro per  disinstallarlo.

    Compilabile con TURBO C++ 1.01

        tcc -Tm2 -mx prov2tsr.C

    NOTA: -mx rappresenta il modello di memoria: i modelli validi
          sono tiny (-mt) small (-ms), medium (-mm), compact (-mc)
          e large (-ml). Per il modello huge (-mh) occorre
          introdurre una istruzione inline assembly POP DS prima
          di ogni POP BP nei due gestori di interrupt, a causa
          del salvataggio automatico di DS generato dal compilatore
          in ingresso alla funzione.

********************/
#pragma inline
#pragma  -k+                                  // il codice e' scritto per TURBO C++ 1.01 (vedere pag. 173)

#include 
#include 

#define  old21h         ((void(interrupt *)())(*(((long *)GData)+0)))

                              
                                                   
                                                      
     319 I 15 esplicitamente definiti dall'istruzione DB, più i 5 di codice generato automaticamente dal compilatore
(opcodes per PUSH BP; MOV BP,SP; POP BP). L'ordine di memorizzazione dei dati è: vettore originale
dell'int 21h (doubleword); vettore originale dell'int 2Fh (doubleword); indirizzo di new21h() (doubleword);
indirizzo di new2Fh() (doubleword); indirizzo di segmento del PSP del TSR (word); byte di stato
(attivato/disattivato) del TSR (word).


338 - Tricky C





#define  old2Fh         ((void(interrupt *)())(*(((long *)GData)+1)))
#define  ResPSP         (*(((unsigned *)GData)+4))

#define  ASMold21h      GData
#define  ASMold2Fh      GData+4
#define  ASMResPSP      GData+8

#define  FCB_FFIRST     0x11
#define  HEY_YOU        0xAF
#define  HERE_I_AM      0xFDA3
#define  HANDSHAKE      0x00
#define  UNINSTALL      0x01
#define  UNINST_OPT     '*'

void GData(void);

void far new21h(void)
{
    asm {
        pop bp;
        cmp ah,FCB_FFIRST;
        jne CHAIN;
        iret;
    }
CHAIN:
    asm jmp dword ptr ASMold21h;
}

void far new2Fh(void)
{
    asm {
        cmp ah,HEY_YOU;
        jne CHAIN;
        cmp al,HANDSHAKE;
        jne NEXT1;
        mov ax,HERE_I_AM;
        pop di;                         /* pulisce stack: nella disinstallazione sono */
        pop si;                    /* usati SI e DI, pertanto il compilatore il salva */
        pop bp;                                     /* automaticamente (insieme a BP) */
        iret;
    }
NEXT1:
    asm {
        cmp al,UNINSTALL;
        jne CHAIN;
        push ds;
        push es;
        cld;                    /* operazioni su stringhe di bytes incrementano SI DI */
        cli;                                                        /* stop interrupt */
        mov ax,seg GData;                       /* carica AX con il segmento di GData */
        mov ds,ax;                                               /* e SI con l'offset */
        mov si,offset GData;                    /* DS:SI punta al primo dato in GData */
        xor ax,ax;
        mov es,ax;                             /* carica ES:DI per puntare al vettore */
        mov di,0x21*4;                       /* dell'int 21h nella tavola dei vettori */
        mov cx,2;                   /* poi copia due words da GData a tavola vettori */
        rep movsw;                    /* e carica DI per puntare al vettore dell'int */
        mov di,0x2F*4;                       /* 2Fh nella tavola dei vettori e copia */
        mov cx,2;                          /* altre 2 words (SI e' stato incrementato */
        rep movsw;                               /* di due grazie all'istruzione CLD) */
        mov ax,word ptr ASMResPSP;                   /* carica AX con ind seg PSP TSR */
        dec ax;                       /* trova l'ind. di seg. del MCB del PSP del TSR */
        mov es,ax;                   /* carica ES:DI per puntare al campo "owner" del */
        mov di,1;                                                /* MCB (ha offset 1) */


                                                                       I programmi TSR - 339





        xor ax,ax;                      /* azzera AX e lo copia nel campo "owner" del */
        stosw;                        /* MCB per disallocare la RAM assegnata al TSR */
        sti;                                                  /* riabilita interrupts */
        pop es;                           /* pulisce stack: vedere sopra per SI e DI */
        pop ds;
        pop di;
        pop si;
        pop bp;
        iret;
    }
CHAIN:
    asm {
        pop di;                           /* pulisce stack: vedere sopra per SI e DI */
        pop si;
        pop bp;
        jmp dword ptr ASMold2Fh;                       /* concatena gestore originale */
    }
}

void GData(void)
{
    asm db 5 dup(0);                      /* spazio per dati (4+4+2 meno i 5 opcodes) */
}

void releaseEnv(void)
{
    extern unsigned _envseg;

    if(freemem(_envseg))
        puts("Cannot release environment: memory error.");
}

unsigned AreYouThere(char service)
{
    union REGS regs;

    regs.h.ah = HEY_YOU;
    regs.h.al = service;
    return(int86(0x2F,®s,®s));
}

void install(void)
{
    ResPSP = _psp;
    asm cli;
    old21h = getvect(0x21);
    old2Fh = getvect(0x2F);
    setvect(0x21,(void(interrupt *)())new21h);
    setvect(0x2F,(void(interrupt *)())new2Fh);
    asm sti;
    releaseEnv();
    puts("Installed: 'DIR' not reliable. Pass * to uninstall.");
    keep(0,FP_SEG(releaseEnv)+FP_OFF(releaseEnv)/16+1-_psp);
}

void uninstall(void)
{
    AreYouThere(UNINSTALL);
    puts("Uninstalled: vectors restored and RAM freed up.");
}

void main(int argc,char **argv)
{
    if(AreYouThere(HANDSHAKE) == HERE_I_AM)


340 - Tricky C





        if(argc > 1 && argv[1][0] == UNINST_OPT)
            uninstall();
        else
            puts("Not Installed: already active in RAM.");
    else
        install();
}

               Come si può facilmente vedere, la new2Fh() di PROV2TSR.C risulta più complessa rispetto a
quella di PROVATSR.C: in effetti essa svolge tutte le operazioni necessarie alla disinstallazione. La
coppia di registri DS:SI è caricata per puntare a GData(), cioè al primo dei dati globali (il vettore
originale dell'int 21h); la coppia ES:DI punta invece alla tavola dei vettori, ed in particolare al vettore
dell'int 21h320. Il vettore originale è ripristinato copiando 2 word (4 byte) dalla GData() residente alla
tavola. Con la medesima tecnica avviene il ripristino del vettore dell'int 2Fh, dopo opportuno
aggiornamento del puntatore alla tavola dei vettori. La RAM è disallocata agendo direttamente sul
Memory Control Block del PSP del TSR, il cui indirizzo è ricavato decrementando di uno quello del PSP
(il MCB occupa infatti i 16 byte che lo precedono). Allo scopo basta azzerare la coppia di byte (ad
offset 1 nel MCB) che esprime l'indirizzo del PSP del programma "proprietario" del blocco di memoria.
               E' stato evitato l'uso dei servizi che l'int 21h rende disponibili per le operazioni ora descritte: si
tratta di una scelta effettuata a titolo di esempio, più che di una precauzione volta a rendere massima la
sicurezza operativa del TSR (sui problemi legati all'int 21h si veda pag. ), in quanto l'int 2Fh è invocato in
modo sincrono dalla parte transiente, la quale "conosce" lo stato del sistema proprio perché essa stessa lo
determina in quel momento. Ciò rende possibile, senza particolari rischi, l'espletamento di quelle
operazioni che devono essere effettuate necessariamente via int 21h (chiusura di file, etc.). Quando la
disinstallazione non sia richiesta mediante un secondo lancio del programma ma attraverso la pressione di
uno hotkey, è necessario prendere alcune precauzioni. La parte transiente deve rilevare lo hotkey
attraverso il gestore dell'interrupt di tastiera (int 09h o int 16h): questo si limita modificare lo stato di un
flag che viene ispezionato quando il sistema è stabile, per avere la garanzia di procedere in condizioni di
sicurezza. Test e disinstallazione possono essere effettuati, ad esempio, nel gestore dell'int 28h o del timer
(int 08h). Presentiamo un nuovo listato della new2Fh(): questa versione utilizza l'int 21 in luogo degli
accessi diretti alla tavola dei vettori e al MCB:

void far new2Fh(void)
{
    asm {
        cmp ah,HEY_YOU;
        jne CHAIN;
        cmp al,HANDSHAKE;
        jne NEXT1;
        mov ax,HERE_I_AM;
        pop bp;
        iret;
    }
NEXT1:
    asm {
        cmp al,UNINSTALL;
        jne CHAIN;
        push ds;
        push es;
        cli;
        mov ax,word ptr GData+2;                                       /* carica DS e DX in modo che */
        mov ds,ax;                                              /* DS:DX punti al vettore originale */

                              
                                                   
                                                      
     320 La tavola dei vettori si trova all'indirizzo 0:0. Dal momento che ogni vettore è un indirizzo far, ed occupa
pertanto 4 byte, per ottenere l'offset di un vettore all'interno della tavola è sufficiente moltiplicare il numero
dell'interrupt per 4.


                                                                                                I programmi TSR - 341





        mov dx,word ptr GData;                                                               /* dell'int 21h */
        mov ax,0x2521;                                    /* serv. set interrupt vector (vettore = 21h) */
        int 0x21;
        mov ax,word ptr GData+6;                                         /* carica DS e DX in modo che */
        mov ds,ax;                                                  /* DS:DX punti al vettore originale */
        mov dx,word ptr GData+4;                                                             /* dell'int 2Fh */
        mov ax,0x252F;                                    /* serv. set interrupt vector (vettore = 2Fh) */
        int 0x21;
        mov ax,word ptr GData+8;                                         /* carica in ES l'indirizzo di */
        mov es,ax;                                           /* segmento del PSP della parte residente */
        mov ah,0x49;                                                  /* servizio free allocated memory */
        int 0x21;
        sti;
        pop es;                                                                             /* pulisce stack */
        pop ds;
        pop bp;
        iret;
    }
CHAIN:
    asm {
        pop bp;
        jmp dword ptr ASMold2Fh;                                         /* concatena gestore originale */
    }
}

               Gli offset di volta in volta sommati a GData (il nome della funzione ne rappresenta l'indirizzo,
cioè punta alla funzione stessa: vedere pag. 93) tengono conto della modalità backwords321 di
memorizzazione dei dati.
                In  PROV2TSR.C può essere utilizzata la  AreYouLast(): essa deve essere chiamata dalla
uninstall(), la quale solo se il valore restituitole non fosse NULL disinstalla il TSR ripristinando i
vettori e invocando la freemem() per ogni elemento dell'array, eccettuato, naturalmente, il NULL
terminale. Si noti che la AreYouLast() presenta caratteristiche più avanzate di quanto necessiti
effettivamente a PROV2TSR.C, in quanto esso non gestisce buffer e dunque vi è un solo blocco di
memoria allocato alla sua parte residente: quello che la contiene.
               Ancora un TSR: questa volta è un programma (quasi) serio. Si tratta di uno screen saver, cioè di
un programma che interviene, quando tastiera e mouse non sono sollecitati per un dato intervallo
temporale, cancellando il video al fine di prevenirne una eccessiva usura; non appena è premuto un tasto o
mosso il mouse, il contenuto del video è ripristinato e la sessione di lavoro può proseguire normalmente
(l'operatività della macchina non viene mai bloccata).

/******************************************************************************

    SSS.C - Barninga Z! 1994

    Sample Screen Saver. TSR, opera validamente in modo testo 80x25.
    La stringa passata sulla command line viene visualizzata in posizioni
    random a video; se invocato con * come parametro quando residente, si
    disinstalla. Il tempo di attesa per entrare in azione e' definito in
    ticks di clock dalla costante manifesta MAXTICKS.

    Compilato sotto Borland C++ 3.1

                              
                                                   
                                                      
     321 Backwords è un termine nato dall'assonanza con backwards (all'indietro) e significa, letteralmente, a parole
rovesciate. In effetti, tutti i dati numerici sono scritti in RAM a rovescio, in modo tale, cioè, che a indirizzo inferiore
corrisponda la parte meno significativa della cifra. Ad esempio, il numero 0x11FF024A (che potrebbe
rappresentare un puntatore far a 11FF:024A) viene scritto in RAM in modo da occupare 4 byte nel seguente
ordine: 4A 02 FF 11.


342 - Tricky C





    bcc -k- sss.c

******************************************************************************/
#pragma  inline                // usato inline assembly!

#pragma  option -k-            // evita la standard stack frame; serve nelle
                               // f() fittizie che definiscono i dati per
                               // gestire meglio lo spazio. Ovvio bisogna
                               // tenerne conto anche nelle f() eseguibili che
                               // usano l'inline assembly

#include 
#include 
#include 
#include 
#include               // per randomize()
#include             // per randomize() e rand()

#define  PRG            "SSS"
#define  REL            "1.0"
#define  YEAR           "94"

// costanti manifeste per la gestione del video e del timer

#define  MAXTICKS       5460        // 5 minuti, per default
#define  MAXSPEED       18          // muove banner: 1 secondo, per default
#define  MAXBANNER      40          // max. lunghezza banner; se l'utente
                                       // specifica un banner lungo MAXBANNER,
                                       // il NULL copre RET di resBanner(): OK!
#define  MAXPOS         100         // punti del percorso del banner
#define  DEFAULTBLANK   0x0720      // blank di default
#define  DEFAULTVIDEO   0xB800      // segmento video (default)
#define  DEFAULTCOLS    80          // col. video default
#define  DEFAULTROWS    25          // righe video default
#define  DEFAULTPAGE    0           // pagina video default

// costanti manifeste per i servizi dell'int 2F; 0 e' il servizio di
// riconoscimento, per evitare doppie installazioni in ram del TSR; 1 e' il
// servizio di disinstallazione del TSR dalla memoria

#define  HANDSHAKE      0x00   // servizio di scambio parola d'ordine
#define  UNINSTALL      0x01   // servizio di disinstallazione
#define  UNINST_OPT     "*"    // da passare sulla comand line per richiedere
                               // la disinstallazione del TSR
#define  HEY_YOU        0xE1   // parola d'ordine di riconoscimento
#define  HERE_I_AM      0xB105 // risposta alla parola d'ordine

typedef void DUMMY;            // tutte le f() fittizie che definiscono dati
                               // sono ovviamente void f(void); la typedef
                               // consente di evidenziare che non sono vere f()

// prototipi delle funzioni

void far new09h(void);
void far new10h(void);
void far new1Ch(void);
void far new2Fh(void);
void far new33h(void);
void _saveregs animate(void);
void _saveregs blankVideo(void);
void _saveregs restoreVideo(void);
int releaseEnv(void);
unsigned areYouThere(char service);
void initializeOffsets(void);


                                                                      I programmi TSR - 343





void install(char *banner);
void uninstall(void);
void main(int argc,char **argv);

/*---------------------------------------------------------------------------*/

// inizia qui la parte residente del TSR: dapprima si riserva spazio per i dati
// mediante alcune finte f() che devono solo "ingombrare" lo spazio necessario,
// poi sono definite tutte le funzioni che lavorano mentre il programma e'
// residente.

// Gruppo delle f() fittizie, usate come contenitori di dati. Equivalgono a
// variabili globali (il nome della funzione puo' essere usato come il nome di
// una variabile, applicando l'opportuno cast) ma si ha la garanzia che lo
// spazio e' allocato in modo statico esattamente dove si vuole: essendo esse
// definite in testa al sorgente, sappiamo che subito dopo lo startup code
// del programma ci sono i dati necessari al TSR quando e' residente in RAM.
// Grazie ad esse, le f() residenti non usano variabili globali o statiche,
// rendendo cosi' possibile limitare l'ingombro in memoria del TSR

DUMMY ticksToWait(DUMMY)       // contatore da decrementare per l'attivazione
{
    asm dw MAXTICKS;                  // max 65535, quasi 1 ora
}

DUMMY ticksForSpeed(DUMMY)     // contatore per la velocita' di animazione
{
    asm dw 0;                         // 0: 1^ banner istantaneo!
}

DUMMY resPSP(DUMMY)            // indirizzo di segmento del PSP del STR
{
    asm dw 0;
}

DUMMY old09h(DUMMY)            // vettore originale int 09h
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old10h(DUMMY)            // vettore originale int 10h
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old1Ch(DUMMY)            // vettore originale int 1Ch
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old2Fh(DUMMY)            // vettore originale int 2Fh
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old33h(DUMMY)            // vettore originale int 33h
{
    asm dd 0;
}

DUMMY videoBuf(DUMMY)          // spazio per il salvataggio del video
{
    asm dw DEFAULTCOLS*DEFAULTROWS dup(0);
}


344 - Tricky C





DUMMY savedRow(DUMMY)          // riga alla quale si trovava il cursore
{
    asm db 0;
}

DUMMY savedCol(DUMMY)          // colonna alla quale si trovava il cursore
{
    asm db 0;
}

DUMMY saverActive(DUMMY)       // flag che segnala se il saver e' attivo
{
    asm db 0;
}

DUMMY restoreFlag(DUMMY)       // flag che segnala di restorare il video
{
    asm db 0;
}

DUMMY inInt10h(DUMMY)          // flag che evita ricorsione dell'int 10h
{
    asm db 0;
}

DUMMY resBanner(DUMMY)         // stringa per animazione video
{
    asm db MAXBANNER dup(0);
}

DUMMY resBannerLen(DUMMY)      // lunghezza banner: per comodita'
{
    asm dw 0;
}

DUMMY resBannerOffs(DUMMY)     // offsets per scrivere il banner
{
    asm dw MAXPOS dup(0);
}

DUMMY currBannerOff(DUMMY)     // contatore per l'array di posizioni
{
    asm dw 0;
}

// nuovo gestore dell'int 09h; non serve dichiararlo interrupt perche' non
// usa nessun registro (eccetto AX, salvato e rispristinato da noi stessi), ma
// deve comunque terminare con una iret. Gli underscores davanti ai nomi
// servono perche' il compilatore C li aggiunge a tutti i simboli mentre
// l'assembler no. L'uso dell'inline assembly consente di ottenere una funzione
// efficientissima e molto compatta.

void far new09h(void)
{
    asm mov byte ptr _restoreFlag,1;
    asm cmp byte ptr _saverActive,1;  // se e' stato premuto un tasto e lo s.s.
    asm je EAT_KEY;                   // era attivo, la battuta deve sparire!
    asm jmp dword ptr _old09h;        // se no, lasciamo al vecchio gestore!
  EAT_KEY:
    asm push ax;                      // salva l'unico registro usato
    asm in al,0x60;                   // fingiamo che interessi lo scancode...
    asm in al,0x61;                   // legge lo stato della tastiera
    asm mov ah,al;                    // lo salva


                                                                      I programmi TSR - 345





    asm or al,0x80;                   // setta il bit "enable keyboard"
    asm out 0x61,al;                  // lo scrive sulla porta di controllo
    asm xchg ah,al;                   // riprende stato originale della tast.
    asm out 0x61,al;                  // e lo riscrive
    asm mov al,0x20;                  // manda il segnale di fine Interrupt
    asm out 0x20,al;                  // al controllore dell'8259
    asm pop ax;                       // rimettiamo le cose a posto!
    asm iret;          // e' pur sempre un gestore di interrupt! ma ATTENZIONE:
                       // la IRET puo' essere usata perche' la f() e' far e non
                       // c'e' la standard stack frame (opzione -k-).
}

// il gestore dell'int 10h e' qui per sicurezza. Dal momento che l'int 1Ch
// usa l'int 10h per pasticciare col cursore, se il timer chiede un interrupt
// proprio mentre e' servito un int 10h e proprio in quel tick di timer si
// azzera il contatore di attesa per lo screen saver e viene cosi' chiamata
// blankVideo(), si ha una ricorsione dell'int 10h. Le routines BIOS non sono
// rientranti e cio' significa un crash di sistema assicurato. Questo gestore
// dell'int 10h alza un flag in ingresso, invoca il gestore originale e al
// rientro da questo resetta il flag. Detto flag deve essere testato
// nell'int 1Ch: se e' 1 bisogna lasciar perdere tutto e rinviare.

void far new10h(void)
{
    asm mov byte ptr _inInt10h,1;
    asm pushf;
    asm call dword ptr old10h;
    asm mov byte ptr _inInt10h,0;
    asm iret;
}

// anche new1Ch() e' dichiarata far, per ottenere maggiore efficienza. Quel
// poco che fa e' implementato in inline assembly; i lavori complessi sono
// curati da alcune funzioni di servizio, che possono essere implementate in
// C grazie alla dichiarazione _saveregs. La f() e' strutturata come segue:
// Se lo screen saver e' attivo si controlla se e' premuto un tasto. In caso
// affermativo si ripristinano il video, il contatore dei ticks di attesa, il
// contatore dei ticks di permanenza del banner, il flag di richiesta di
// restore e il flag di screen saver attivo. In caso negativo si esegue la
// funzione animate(). Se invece lo screen saver non e' attivo, si controlla
// se e' stato premuto un tasto. In caso affermativo si ripristinano il flag
// di tasto premuto (richiesta restore) e il contatore dei ticks di attesa. In
// caso negativo si controlla se il tempo di attesa e' scaduto (contatore ticks
// di attesa = 0). Se lo e' si esegue blankVideo() e si setta il flag di screen
// saver attivo. Se non lo e' si decrementa il contatore dei ticks di attesa.

void far new1Ch(void)
{
    asm cmp byte ptr _inInt10h,1;
    asm jne OK_TO_WORK;
    asm jmp EXIT;
  OK_TO_WORK:
    asm cmp byte ptr _saverActive,1;
    asm jne NOT_ACTIVE;
    asm cmp byte ptr _restoreFlag,1;
    asm je RESTORE_VIDEO;
    animate();
    asm jmp EXIT;
  RESTORE_VIDEO:
    restoreVideo();
    asm mov byte ptr _saverActive,0;
    asm mov word ptr _ticksForSpeed,0;
    asm jmp RESTORE_STATUS;
  NOT_ACTIVE:


346 - Tricky C





    asm cmp byte ptr _restoreFlag,1;
    asm je RESTORE_STATUS;
    asm cmp word ptr ticksToWait,0;
    asm je BLANK_VIDEO;
    asm dec word ptr _ticksToWait;
    asm jmp EXIT;
  BLANK_VIDEO:
    asm mov byte ptr _saverActive,1;
    blankVideo();
    asm jmp EXIT;
  RESTORE_STATUS:
    asm mov byte ptr _restoreFlag,0;
    asm mov word ptr _ticksToWait,MAXTICKS;
  EXIT:
    asm iret;
}

// new2Fh gestisce il dialogo con il TSR. Se AH contiene HEY_YOU, l'interrupt
// e' stato chiamato dalla porzione transiente del programma stesso, dopo che
// la parte residente e' gia' stata installata, altrimenti e' un altro
// programma e non sono fatti nostri. Se AL contiene HANDSHAKE, e' la parola
// d'ordine: bisogna rispondere HERE_I_AM, cosi' la parte transiente sa che
// il TSR e' gia' installato e non tenta di reinstallarlo. Se AL contiene
// UNINSTALL, la parte transiente sta chiedendo alla parte residente di
// disinstallarsi. L'operazione e' semplice: basta ripristinare i vettori di
// interrupt e liberare la memoria allocata al TSR.
// ATTENZIONE: new2Fh() e' dichiarata far per maggiore efficienza e per poter
// restituire valori nei registri della CPU alla routine chiamante. Percio' e'
// indispensabile salvare e ripristinare, se usati, alcuni registri importanti:
// DS, ES, SI, DI. SI e DI, se usati in righe di inline assembly, sono salvati
// automaticamente dal compilatore in testa alla funzione: ecco perche' sono
// estratti dallo stack con le POP senzxa che ci siano le PUSH corrispondenti!!

void far new2Fh(void)
{
    asm cmp ah,HEY_YOU;     // riconoscimento: HEY_YOU?
    asm je SSS_CALLING;
  CHAIN:                    // no, la chiamata non viene da SSS: lasciamo stare
    asm pop di;              // pulisce stack: nella disinstallazione sono
    asm pop si;              // usati SI e DI, pertanto il compilatore il salva
    asm jmp dword ptr old2Fh;    // concatena gestore originale
  SSS_CALLING:
    asm cmp al,HANDSHAKE;      // vediamo cosa vuole SSS transiente
    asm jne NEXT1;                // SSS vuole sapere se siamo qui
    asm mov ax,HERE_I_AM;
    asm jmp EXIT;
  NEXT1:
    asm cmp al,UNINSTALL;         // o forse SSS vuole la disinstallazione
    asm jne CHAIN;
    asm push ds;          // qui si salvano solo DS e ES anche se sono usati
    asm push es;          // pure SI e DI perche' a loro pensa il compilatore
    asm cld;              // operazioni su stringhe di bytes incrementano SI DI
    asm cli;              // stop interrupts

// Disinstallazione, fase 1: ripristino dei vettori. Per ogni interrupt gestito
// dal TSR occorre caricare in DS:SI l'indirizzo della f() fittizia che ne
// contiene il vettore originale e in ES:DI l'indirizzo del vettore originale
// (che si trova nella tavola dei vettori). Poi si copiano 4 bytes dalla f()
// fittizia alla tavola dei vettori

    asm mov ax,seg old09h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old09h;   // DS:SI punta a old09h, cioe' al vettore orig.
    asm xor ax,ax;


                                                                     I programmi TSR - 347





    asm mov es,ax;
    asm mov di,0x09*4;          // ES:DI punta al vettore 09 nella tavola vett.
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;              // copia 2 words da DS:SI a ED:DI
    asm mov ax,seg old10h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old10h;
    asm xor ax,ax;
    asm mov es,ax;
    asm mov di,0x10*4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm mov ax,seg old1Ch;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old1Ch;
    asm xor ax,ax;
    asm mov es,ax;
    asm mov di,0x1C*4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm mov ax,seg old2Fh;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old2Fh;
    asm xor ax,ax;
    asm mov es,ax;
    asm mov di,0x2F*4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm mov ax,seg old33h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old33h;
    asm xor ax,ax;
    asm mov es,ax;
    asm mov di,0x33*4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;

// Disinstallazione, fase 2: restituzione al DOS della memoria allocata al TSR.
// Si carica in ES l'indirizzo di sgmento del Memory Control Block che il DOS
// ha costruito per il TSR. Il MCB si trova nei 16 bytes che precedeono il PSP
// del TSR, percio' il suo indirizzo e' (PSP-1):0000. Ad offset 1 nel MCB c'e'
// una word che contiene l'indirizzo di segmento del PSP del programma che
// possiede il blocco di ram: se contiene 0 il blocco e' libero. Quindi basta
// caricare 1 in DI e scrivere 0 nella word all'indirizzo ES:DI.

    asm mov ax,word ptr resPSP;
    asm dec ax;
    asm mov es,ax;
    asm mov di,1;               // ES:DI punta al campo owner del MCB del TSR
    asm xor ax,ax;
    asm stosw;                  // azzera il campo: la ram e' restituita al DOS
    asm sti;              // riabilita interrupts
    asm mov ax,HERE_I_AM;
    asm pop es;           // pulisce stack: vedere sopra per SI e DI
    asm pop ds;
  EXIT:
    asm pop di;             // pulisce stack: nella disinstallazione sono
    asm pop si;             // usati SI e DI, pertanto il compilatore il salva
    asm iret;                  // fine operazioni per SSS transiente
}

// nuovo gestore dell'int 33h; non serve dichiararlo interrupt perche' non
// usa nessun registro. E' analogo al gestore dell'int 09h, ma, invece di
// sentire la tastiera, sente il mouse.


348 - Tricky C





void far new33h(void)
{
    asm mov byte ptr _restoreFlag,1;
    asm cmp byte ptr _saverActive,1;
    asm je EAT_MOUSE;
    asm jmp dword ptr _old33h;    // se SSS e' inattivo lasciamo fare al driver
  EAT_MOUSE:
    asm iret;             // se bisogna annullare il mouse rientra direttamente
}

// animate() effettua le operazioni di animazione del video mentre lo screen
// saver e' attivo. E' opportuno che NON utilizzi f() di libreria C, onde
// poter lasciare residente solo le f() appositamente definite nel sorgente.
// La dichiarazione _saveregs mette new1Ch() al riparo da brutte sorprese.

void _saveregs animate(void)
{
    register i, offset;
    int far *vPtr;

// se il contatore di permanenza del banner a video e' zero, viene riportato
// al valore inziale e si entra nell'algoritmo di gestione del banner

    if(!*(int _cs *)ticksForSpeed) {
        *(int _cs *)ticksForSpeed = MAXSPEED;

// viene utilizzato l'offset a cui e' stato scritto il banner l'ultima volta
// per settare il puntatore al video e cancellarlo. Gli offsets sono nell'array
// appositamente definito con una f() fittizia e sono referenziati con un
// indice anch'esso definito in una f() fittizia.

        offset = ((int _cs *)resBannerOffs)[*(int _cs *)currBannerOff];
        vPtr = (int far *)MK_FP(DEFAULTVIDEO,offset);
        for(i = 0; i < *(int _cs *)resBannerLen; i++)
            vPtr[i] = DEFAULTBLANK;

// se l'offset utilizzato l'ultima volta e' l'ultimo nell'array si riparte dal
// primo, altrimenti si usa il successivo.

        if(*(int _cs *)currBannerOff == MAXPOS)
            *(int _cs *)currBannerOff = 0;
        else
            ++(*(int _cs *)currBannerOff);

// l'uso delle variabili register rende piu' leggibile il codice. Il nuovo
// offset e' memroizzato nella variabile omonima

        offset = ((int _cs *)resBannerOffs)[*(int _cs *)currBannerOff];

// in i e' memorizzato lo stesso offset, aumentato della lunghezza del banner
// moltiplicata per 2. In pratica, i contiene l'offset al quale dovrebbe
// essere scritto l'ultimo carattere del banner

        i = offset+(*(int _cs *)resBannerLen)*2;

// dividendo un offset video per il numero di colonne video (raddoppiato, per
// tenere conto del byte attributo) si ottiene la riga video in cui cade
// l'offset stesso. Se le righe risultanti applicando il calcolo all'offset
// del primo e dell'ultimo carattere del banner, significa che questo verrebbe
// scritto "a cavallo" tra due righe. Per evitare l'inconveniente si
// decrementa l'offset di inizio della lunghezza del banner (per 2), ottenendo
// cosi' un offset approssimato per difetto che consente sicuramente di
// scrivere tutto il banner su una sola riga.


                                                                       I programmi TSR - 349





        if((offset/(DEFAULTCOLS*2)) != (i/(DEFAULTCOLS*2))) {
            offset -= (*(int _cs *)resBannerLen)*2;

// gia' che siamo, modifichiamo anche il valore presente nell'array, in modo
// tale che quando saranno stati utilizzati tutti gli offsets almeno una
// volta, non ci sara' piu' necessario applicare alcuna correzione.

            ((int _cs *)resBannerOffs)[*(int _cs *)currBannerOff] = offset;
        }

// si inizializza il puntatore con l'offset eventualmente corretto e si
// scrive il banner.

        vPtr = (int far *)MK_FP(DEFAULTVIDEO,offset);
        for(i = 0; i < *(int _cs *)resBannerLen; i++)
            ((char far *)vPtr)[i*2] = ((char _cs *)resBanner)[i];
    }
    else

// se il contatore non e' zero lo si decrementa, prima o poi si azzerera'...

        --(*(int _cs *)ticksForSpeed);
}

// blankVideo() copia nel buffer aaposito la videata presente sul display al
// momento dell'attivazione delloscreen saver e, contemporaneamente, scrive a
// video il carattere e l'attributo definiti come DEFAULTBLANK. La
// dichiarazione _saveregs mette new1Ch() al riparo da brutte sorprese.

void _saveregs blankVideo(void)
{
    register counter;
    int far *vPtr;

// inizializzazione del puntatore alla memoria video

    vPtr = (int far *)MK_FP(DEFAULTVIDEO,0);

// effettuazione della copia della memoria video nel buffer apposito e
// contemporanea cancellazione del video

    for(counter = 0; counter < DEFAULTCOLS*DEFAULTROWS; counter++) {
        ((int _cs *)videoBuf)[counter] = vPtr[counter];
        vPtr[counter] = DEFAULTBLANK;
    }

// e adesso facciamo sparire il cursore, salvando le sue coordinate attuali e
// spostandolo fuori dal video. E' ok metterlo sulla riga DEFAULTROWS perche'
// la numerazione BIOS delle righe va da 0 a DEFAULTROWS-1.

    _AH = 3;
    _BH = DEFAULTPAGE;
    geninterrupt(0x10);
    *(char _cs *)savedRow = _DH;
    *(char _cs *)savedCol = _DL;
    _DH = DEFAULTROWS;
    _AH = 2;
    geninterrupt(0x10);
}

// restoreVideo() ripristina la videata presente sul display al momento della
// attivazione dello screen saver. La dichiarazione _saveregs mette new1Ch() al
// riparo da brutte sorprese.


350 - Tricky C





void _saveregs restoreVideo(void)
{
    register counter;
    int far *vPtr;

    vPtr = (int far *)MK_FP(DEFAULTVIDEO,0);
    for(counter = 0; counter < DEFAULTCOLS*DEFAULTROWS; counter++)
        vPtr[counter] = ((int _cs *)videoBuf)[counter];

// rimettiamo a posto il cursore, utilizzando le coordinate salvate in
// precedenza

    _DH = *(char _cs *)savedRow;
    _DL = *(char _cs *)savedCol;
    _BH = DEFAULTPAGE;
    _AH = 2;
    geninterrupt(0x10);
}

// fine della parte residente del TSR. Tutto quello che serve al TSR per
// lavorare, a patto che animate() e sue eventuali subroutines non utilizzino
// funzioni di libreria, sta al di sopra di queste righe di commento. Cio'
// consente di limitare al massimo la quantita' di memoria allocata in modo
// permanente al TSR.

/*---------------------------------------------------------------------------*/

// inizia qui la parte transiente del TSR. Tutte le f() definite a partire
// da questo punto vengono buttate via quando il programma si installa in
// memoria. Queste f() possono fare tutto quello che vogliono, usare f() di
// libreria, variabili globali e statiche, etc.

// releaseEnv() butta alle ortiche l'environment del TSR: dal momento che
// questo non lo utilizza per le proprie attivita' e' inutile lasciarlo li' a
// occupare memoria. Inoltre, dal momento che releaseEnv() e' la prima delle
// funzioni definita fuori dalla parte residente, il suo indirizzo puo' essere
// utilizzato per calcolare quanta ram lasciare residente (secondo parametro)
// della keep()). Restituisce 0 se tutto ok.

int releaseEnv(void)
{
    extern unsigned _envseg;        // variabile non documentata in Borland C++

    return(freemem(_envseg));
}

// areYouThere() e' l'interfaccia di comunicazione con l'int 2Fh, che viene
// invocato passando HEY_YOU in AH e il numero del servizio richiesto in AL.
// L'int 2Fh risponde sempre HERE_I_AM in AX per segnalare che il servizio e'
// stato espletato.

unsigned areYouThere(char service)
{
    union REGS regs;

    regs.h.ah = HEY_YOU;
    regs.h.al = service;
    return(int86(0x2F,®s,®s));
}

// per evitare di utilizzare funzioni di libreria nelle routines residenti, si
// inizializza un array di offsets video ai quali scrivere in sequenza il
// banner. Gli offsets sono generati in modo pseudocasuale. La divisione e


                                                                   I programmi TSR - 351





// successiva moltiplicazione applicate al valore restituito da random()
// assicurano che l'offset cosi' ottenuto sia sempre pari.

void initializeOffsets(void)
{
    register i;

    randomize();
    for(i = 0; i < MAXPOS; i++)
        ((int _cs *)resBannerOffs)[i] = (random(DEFAULTROWS*DEFAULTCOLS*2)/2)*2;
}

// install() effettua l'installazione in memoria del TSR, attivando i nuovi
// vettori di interrupt e chiedendo al DOS di riservare al programma la
// memoria necessaria. Questa e' calcolata come differenza tra l'indirizzo
// di releaseEnv() (prima f() transiente) trasformato in indirizzo di segmento
// (cioe' seg+(off/16) arrotondato per eccesso (+1) per sicurezza) e
// l'indirizzo al quale e' caricato (quello del suo PSP). L'indirizzo di
// segmento del PSP (_psp, definita in DOS.H) e' salvato nello spazio riservato
// dalla f() fittizia opportunamente definita: serve al gestore dell'int 2Fh
// per la disinstallazione del programma.

void install(char *banner)
{
    register len;

    if((len = strlen(banner)) > MAXBANNER)
        printf("%s: Could not install. Banner too long (max. %d chr.)\n",PRG,
                                                                    MAXBANNER);
    else
        if(releaseEnv())
            printf("%s: Could not install. Error releasing environment.\n",PRG);
        else {
            *(int _cs *)resPSP = _psp;
            *(int _cs *)resBannerLen = len;
            _fstrcpy((char _cs *)resBanner,(char far *)banner);
            initializeOffsets();
            asm cli;
            *(long _cs *)old09h = (long)getvect(0x09);
            *(long _cs *)old10h = (long)getvect(0x10);
            *(long _cs *)old1Ch = (long)getvect(0x1C);
            *(long _cs *)old2Fh = (long)getvect(0x2F);
            *(long _cs *)old33h = (long)getvect(0x33);
            setvect(0x09,(void(interrupt *)())new09h);
            setvect(0x10,(void(interrupt *)())new10h);
            setvect(0x1C,(void(interrupt *)())new1Ch);
            setvect(0x2F,(void(interrupt *)())new2Fh);
            setvect(0x33,(void(interrupt *)())new33h);
            asm sti;
            printf("%s: Installed. Invoke with %s to uninstall.\n",PRG,UNINST_OPT);
            keep(0,FP_SEG(releaseEnv)+FP_OFF(releaseEnv)/16+1-_psp);
        }
}

// uninstall() richiede all'int 2Fh la disinstallazione del programma. Se
// areYouThere() non risponde HERE_I_AM e' accaduto qualcosa di strano: in
// teoria cio' dovrebbe avvenire solo se il TSR non e' residente, ma dato che
// prima main() effettua questo controllo prima di invocare uninstall(), la
// probabile causa dell'errore e' che tra le due fasi (controllo e richiesta)
// qualche altro TSR abbia incasinato la memoria disattivando il nostro
// gestore di int 2Fh.

void uninstall(void)
{


352 - Tricky C





    if(areYouThere(UNINSTALL) == HERE_I_AM)
        printf("%s: Uninstalled. Vectors restored and RAM freed up.\n",PRG);
    else
        printf("%s: Unidentified error.\n",PRG);
}

// main() controlla se il TSR e' residente: in tal caso l'unica azione
// possibile e' la disinstallazione. In caso contrario si puo' tentare
// l'installazione

void main(int argc,char **argv)
{
    printf("%s %s - Sample Screen Saver - Barninga Z! '%s.\n",PRG,REL,YEAR);
    if(argc != 2)
        printf("%s: Syntax error. Usage: %s bannerString | *\n",PRG,PRG);
    else
        if(areYouThere(HANDSHAKE) == HERE_I_AM)
            if(!strcmp(argv[1],UNINST_OPT))
                uninstall();
            else
                printf("%s: Could not install. Already active in RAM.\n",PRG);
        else
            install(argv[1]);
}

          Il listato di SSS.C contiene commenti in quantità: non pare necessario, pertanto, dilungarsi
sulle sue caratteristiche implementative; tuttavia si possono individuare alcuni spunti per migliorarne
l'impianto complessivo. In primo luogo, SSS manca di una routine di riconoscimento della modalità
video attiva, con la conseguenza che esso lavora correttamente solo se il modo video è testo 80 % 25: un
esempio di gestione "intelligente" del buffer video si trova a pag. 529. Un secondo limite è costituito
dal'impossibilità, per l'utilizzatore, di specificare un tempo di attesa diverso da quello di default (stabilito
dalla costante manifesta MAXTICKS); infine, potrebbe essere interessante dotare new09h() di una
routine per il riconoscimento di uno hotkey di richiesta di attivazione immediata dello screen saver (un
gestore di int 09h assai più sofisticato di quanto occorra in questo caso si trova a pag. 520). Al lettore
volonteroso non rimane che... darsi da fare.


                                                                                                I device driver - 353





                                                       I   D E V I C E   D R I V E R 

               Sempre più difficile: dopo avere affrontato i TSR (pag. 275) è ora il turno dei device driver. Di
che si tratta? Un device driver è, come evidenzia il nome stesso, un pilota di una qualche diavoleria:
insomma, un programma dedicato alla gestione di una periferica hardware.
               Dal punto di vista logico i device driver sono estensioni del DOS, che li carica durante la fase di
bootstrap: si tratta di un meccanismo che consente, normalmente, di personalizzare la configurazione
software del personal computer incorporandovi a basso livello le routine necessarie per pilotare in modo
opportuno le periferiche aggiuntive hardware (scanner, scheda fax, etc.) per le quali il DOS non sia
attrezzato, ma è ovviamente possibile utilizzare la tecnica dei device driver anche per attivare gestori più
sofisticati di quelli già disponibili nel sistema operativo. Proprio per questo il loro nome completo è
installable device driver, in contrapposizione ai resident device driver, routine già presenti nel software di
sistema322 (video, tastiera, dischi, etc.).


                                                          A S P E T T I   T E C N I C I 

               Un device driver è, a tutti gli effetti, un programma TSR, ma le accennate modalità di
caricamento ed utilizzo impongono (in base alle specifiche Microsoft) che esso abbia una struttura del
tutto particolare, purtroppo non coincidente con quella generata dai compilatori C (vedere pag. 289): per
imparare a scrivere in C un device driver, pertanto, occorre innanzitutto capire come esso è strutturato e
come viene caricato ed utilizzato dal DOS323.


                                                                 I l   b o o t s t r a p 

               Il bootstrap è la fase iniziale della sessione di lavoro della macchina. Dapprima sono eseguite le
routine di autodiagnostica del BIOS, il quale provvede in seguito a cercare sui dischi del computer il
loader del DOS: si tratta di una routine, memorizzata in uno dei primi settori del disco fisso (il boot
sector), che carica in memoria ed esegue il primo dei due file nascosti del DOS (solitamente chiamato
IO.SYS).
               IO.SYS si compone di una parte residente e di una parte transiente: la prima è destinata a
rimanere in memoria fino al successivo spegnimento o reset della macchina, mentre la seconda serve
esclusivamente ad effettuare le operazioni di caricamento del sistema. La porzione transiente, infatti,
tramite una routine chiamata SYSINIT, individua l'indirizzo del cosiddetto top of memory (il limite
superiore della memoria convenzionale) e copia IO.SYS "lassù", al fine di sgombrare la parte inferiore
della RAM. A questo punto in memoria vi sono due istanze di IO.SYS: la SYSINIT della seconda
carica l'altro file nascosto (MSDOS.SYS) in modo da ricoprire la porzione transiente della prima.
SYSINIT attiva poi tutti i device driver residenti (quelli incorporati nel DOS), legge il file

                              
                                                   
                                                      
     322 Il concetto di device driver installabili è stato introdotto con la versione 2.0 del DOS. La versione 1.0
incorporava tutti i device driver previsti e non era possibile caricarne di nuovi.

     323 I device driver non sono mai caricati lanciandoli al prompt del dos, come avviene per i normali programmi: al
contrario essi vengono installati in memoria dal sistema operativo stesso durante il bootstrap, se specificato nel file
CONFIG.SYS mediante l'istruzione DEVICE=, ad esempio:

DEVICE=C:\UT\MOUSE.SYS


354 - Tricky C





CONFIG.SYS per determinare quali sono gli installable device driver da caricare e provvede al loro
caricamento ed inizializzazione: il device driver consente, da questo momento in poi, di accedere alla
periferica mediante un nome, che per il sistema operativo equivale (dal punto di vista logico) ad un nome
di file o di unità disco, come sarà meglio chiarito tra breve. L'ultima operazione effettuata da SYSINIT è
l'esecuzione dell'interprete dei comandi (COMMAND.COM o il programma specificato dall'istruzione
SHELL= nel file CONFIG.SYS324).


                                                          T i p i   d i   d e v i c e   d r i v e r 

               Esistono due tipi di device driver: character e block device driver (driver per periferiche a
carattere o a blocchi).
               I primi sono adatti alla gestione di periferiche come terminali e stampanti, cioè periferiche che
effettuano le loro operazioni di I/O un carattere (byte) alla volta. Il nome assegnato dal driver alla
periferica può essere usato dal DOS e dalle applicazioni come un nome di file, sul quale scrivere o dal
quale leggere i byte. Se il nome è identico a quello già utilizzato da un device driver residente,
quest'ultimo è sostituito, nelle sue funzionalità, dall'installable device driver325. Il DOS può comunicare
con i character device driver in due modalità differenti, a seconda che essi siano definiti come raw o
cooked: la modalità raw (grezza) prevede che ogni singolo byte passi dal driver al DOS o viceversa senza
alcuna modifica; in modalità cooked (letteralmente... "cucinata", ma con un po' di fantasia si potrebbe
tradurre in "interpretata") il DOS memorizza i caratteri in un buffer e gestisce opportunamente i caratteri
di controllo (CTRL-C, etc.) prima di passarli (al primo RETURN incontrato) all'applicazione o al device
driver326. La modalità raw o cooked è selezionabile dalle applicazioni, mediante la subfunzione 01h del
servizio 44h dell'int 21h:





                              
                                                   
                                                      
     324 Una tipica istruzione SHELL= in CONFIG.SYS è:

SHELL=C:\DOS\COMMAND.COM C:\DOS /E:512 /P

     325 Alcuni device driver residenti hanno nomi piuttosto noti (vedere pag. 116): CON (tastiera/video), AUX (prima
porta seriale), PRN (prima porta parallela), NUL (device nullo: una specie di buco nero). Nulla vieta di scrivere nuovi
installable device driver per la loro gestione: è sufficiente, ad esempio, che un device driver si registri al DOS come
AUX perchè il sistema lo utilizzi come nuovo programma di pilotaggio della porta seriale.


     326 La subfunzione 00h del servizio 44h dell'int 21h consente all'applicazione di conoscere gli attributi del driver.
Essa è del tutto analoga alla 01h, ma non prevede alcun input in DX, mentre AL deve essere, evidentemente,  00h. In
uscita, il registro DX contiene gli attributi del driver, come descritto a pag. 359, con la sola eccezione del bit 6, che
vale 1 se si è verificata una condizione di EOF nell'ultima operazione di input dal device.


                                                                                                        I device driver - 355





INT 21H, SERV. 44H, SUBF. 01H: MODIFICA GLI ATTRIBUTI DI UN DEVICE DRIVER

Input                             AH              44h

                                  AL              01h

                                  BX              handle327

                                  DH              00h

                                  DL              Nuovi bit di stato:
                                                    Bit 7: 1
                                                        5: 1 = RAW, 0 = COOKED

                                                  Per i bit 0-4 e 6 si rimanda alla descrizione della device attribute word,
                                                  a pagina 359.

Output                            AX              Codice di errore se il CarryFlag è 1.

                                                  Se il CarryFlag è 0 la chiamata ha avuto successo


               I block device driver gestiscono periferiche che effettuano l'I/O mediante blocchi di byte
(esempio classico: i dischi). Contrariamente alle periferiche a carattere, accessibili esclusivamente in
modo sequenziale, i block device sono dispositivi ai quali è possibile accedere in modo random (casuale),
cioè con spostamenti arbitrari avanti o indietro rispetto alla posizione attuale nel flusso di dati. Il DOS
assegna ad ogni periferica gestita dal device driver328 un nome di disco (una lettera dell'alfabeto seguita
dai due punti): un installable block device driver non può, dunque, sostituirsi a un resident device driver,
ma solamente affiancarsi ad esso nella gestione di altre periferiche dello stesso tipo. Va sottolineato,
infine, che i block device driver operano sempre in modalità raw.


                          S t r u t t u r a   e   c o m p o r t a m e n t o   d e i   d e v i c e   d r i v e r 

               In cosa consistono le particolarità della struttura dei device driver? Va detto, innanzitutto, che
non si tratta di file eseguibili329 in senso stretto, ma di file dei quali viene caricata in memoria l'immagine
binaria: in altre parole, essi vengono caricati in RAM esattamente come sono memorizzati sul disco,


                              
                                                   
                                                      
     327 Vedremo tra breve che un character device, grazie alla "intermediazione" svolta dal driver, è accessibile via
handle, in modo analogo a quanto avviene per i file (vedere pag. 126).

     328 Un block device driver può gestire più periferiche contemporaneamente, al contrario dei character device
driver, che possono pilotarne una soltanto.

     329 Non sono, cioè, files .EXE o .COM. Per la precisione, il DOS è in grado, a partire dalla versione 3.0, di
caricare device driver che si presentino come files .EXE: questi sono tali a tutti gli effetti, ma la loro struttura
interna non differisce da quella della generalità dei device driver e permangono, di conseguenza, tutte le difficoltà
del caso qualora si intenda scrivere in C un device driver indipendentemente dal fatto che si voglia o no ottenere,
quale risultato, un file .EXE. Rimane da sottolineare, al riguardo, che la maggior parte dei device driver è costituita
da file con estensione .SYS: non è un requisito di sistema, ma semplicemente una convenzione largamente
condivisa e seguita.


356 - Tricky C





senza la creazione di PSP (vedere pag. 324) ed environment330, né la gestione di una eventuale Relocation
Table (pag. 278) da parte del sistema operativo.
               Inoltre, i primi 18 byte di ogni device driver sono riservati ad una tabella, detta header,
                                                          contenente informazioni ad uso del DOS (sulla quale ci
                                                          sofferemeremo tra poco): proprio qui incontriamo uno
                                                          dei maggiori ostacoli, poiché, come è facile intuire, si
                                                          tratta di una caratteristica assolutamente incompatibile
                                                          con la normale modalità di compilazione dei
                                                          programmi C331.
                                                                       Ogni device driver, inoltre, incorpora una
                                                          routine che deve provvedere a salvare, per utilizzi
                                                          successivi, l'indirizzo del buffer attraverso il quale il
                                                          DOS comunica con il driver stesso: è la cosiddetta
                                                          strategy routine (a dire il vero non si vede che cosa ci
                                                          sia di strategico in tutto ciò, ma comunque...).
                                                                       Il terzo elemento caratteristico dei device
                                                          driver è, infine, la interrupt routine: anche in questo
                                                          caso il nome è poco azzeccato, perchè si tratta di una
                                                          procedura che ha ben poco a che fare con i "classici"
                                                          gestori di interrupt332 (vedere, ad esempio, pag. 251); il
                                                          suo compito consiste nell'individuare il servizio
                                                          richiesto dal DOS al driver ed attivare la routine
                                                          (interna al driver) corrispondente.
                                                                       Ne consegue in modo ovvio che, per ogni
Fig. 17: Struttura di un device driver.                   servizio gestito, il driver deve incorporare una routine
                                                          dedicata, più una routine generalizzata di gestione
                                                          dell'errore per i casi in cui il DOS richieda un servizio
non previsto: ogni driver deve però necessariamente gestire è il servizio 00h, corrispondente alla propria
inizializzazione in fase di bootstrap333.
               La figura 17 schematizza la struttura di un device driver, coerentemente con le considerazioni
sin qui esposte: si vede facilmente che le analogie con i programmi TSR sono molteplici (vedere, ad
esempio, la figura 14 a pag. 276).
               Ne sappiamo abbastanza, a questo punto, per capire (a grandi linee) come lavorano i device
driver: il "protocollo" di colloquio tra sistema operativo e driver è fisso e si articola in quattro fasi ben
definite.



                              
                                                   
                                                      
     330 La mancanza di un environment (variabili di ambiente) appare del resto ovvia, quando si pensi che, al
momento del caricamento dei device driver, l'interprete dei comandi (che è incaricato della generazione
dell'environment per tutti i processi) non è ancora stato lanciato.

     331 Vale la pena di ricordare che in testa ad ogni eseguibile generato dalla compilazione di un sorgente C vi è,
normalmente, il codice del modulo di startup. Inoltre, se il programma è un .EXE, in testa al file deve esserci la
Relocation Table.

     332 La interrupt routine si differenzia dagli interrupt, tra l'altro, in quanto è attivata dal DOS (pertanto non la
chiama l'applicazione in foreground né un evento hardware asincrono) e non termina con una istruzione IRET
(bensì con una normalissima RETF). Tutto ciò non significa, comunque, che un device driver non possa incorporare
gestori di interrupt qualora il programmatore lo reputi necessario.

     333 Dei servizi che il DOS può richiedere ad un device driver si dirà tra poco.


                                                                                                       I device driver - 357





               - il DOS invoca la strategy routine passandole in ES:BX l'indirizzo (puntatore far) di un buffer
(detto request header334) contenente i dati che occorrono per effettuare l'operazione (servizio) prevista (la
struttura del buffer varia a seconda del servizio);
               - la strategy routine salva l'indirizzo del buffer in una variabile (locazione di memoria) nota ed
accessibile alle altre routine del driver e restituisce il controllo al sistema;
               - il DOS invoca la interrupt routine335;
               - la interrupt routine accede al buffer (mediante l'indirizzo salvato in precedenza dalla strategy
routine) per conoscere il numero del servizio richiesto (e relativi
dati) e provvede all'esecuzione delle operazioni per esso
previste, generalmente chiamando una routine dedicata, la quale,
a sua volta, può chiamare altre routine del driver o interrupt di
sistema: al termine, la interrupt routine o le routine dedicate
scrivono nel solito buffer i risultati dell'elaborazione ed un
valore avente significato di codice di errore, ed infine
restituiscono il controllo al DOS.
               Conseguenza immediata di tale algoritmo è il completo
isolamento del device driver dalle applicazioni che ne utilizzano
i servizi: i driver, è evidente, interagiscono esclusivamente con il
sistema operativo, che si pone quale interfaccia tra essi e le
applicazioni. Ciò risulta ancora più palese quando si consideri
che i driver rendono accessibili le periferiche loro associate
attraverso un nome di file o di unità disco: le applicazioni
devono ricorrere agli appositi servizi DOS336. Infatti, le
applicazioni effettuano le operazioni di I/O richiedendo
l'opportuno servizio al sistema operativo (int 21h): il DOS Fig. 18: Comunicazione tra applicazione e
individua (grazie ad una tabella costruita durante il bootstrap) il periferica via device driver.
device driver interessato, costruisce un request header 1) richiesta I/O via int 21h
appropriato e chiama la strategy routine. Il device driver 2) chiamata a strategy routine
memorizza l'indirizzo del buffer e restituisce il controllo al DOS 3) ritorno al DOS
che, immediatamente, chiama la interrupt routine, secondo lo 4) chiamata a interrupt routine
schema analizzato: ne risulta un flusso di processi come quello 5) pilotaggio periferica
rappresentato in figura 18.                                                  6) risposta della periferica
               Vale la pena di osservare che la suddivisione delle 7) risposta al DOS
operazioni di interfacciamento DOS/driver tra due routine (la 8) risposta all'applicazione
strategy e la interrupt) è ispirata alle esigenze di sistemi
multitasking (come Unix): essa non è di alcuna utilità in sistemi monotasking (quale è il DOS), in quanto
questi eseguono sempre e solo un'unica operazione di I/O alla volta.
               Questo è il momento di approfondire l'analisi della struttura dello header, del buffer di
comunicazione con il DOS e dei servizi che il device driver può implementare: forse non è divertente, ma
è di fondamentale importanza...




                              
                                                   
                                                      
     334 Tanto per non fare confusione...

     335 Come fa il DOS a conoscere gli indirizzi della strategy e della interrupt routine, in modo da poterle chiamare?
Semplice: essi sono contenuti nella tabella di 18 byte in testa al device driver.

     336 Una parziale eccezione si ha quando il device driver incorpora routine di gestione di interrupt che le
applicazioni utilizzano direttamente. Si tratta di un comportamento lecito ma, in qualche misura, anomalo e
maggiormente analogo a quello dei programmi TSR che a quello caratteristico dei device driver.


358 - Tricky C





                                  I l   D e v i c e   D r i v e r   H e a d e r :   i n   p r o f o n d i t à 

               Il device driver header è la tabella che occupa i primi 18 byte del codice di ogni device driver.
Vediamone contenuto e struttura:

STRUTTURA DEL DEVICE DRIVER HEADER

 OFFSET                  DIM.                                              CONTENUTO

     00h                    4           Puntatore far al device driver successivo. Deve contenere il valore
                                        FFFFFFFFh, in quanto viene inizializzato automaticamente dal DOS al
                                        caricamento del driver337.

     04h                    2           Device Attribute Word. E' una coppia di byte i cui bit sono utilizzati per
                                        descrivere alcune caratteristiche della periferica (vedere di seguito).

     06h                    2           Puntatore near alla strategy routine.

     08h                    2           Puntatore near alla interrupt routine.

     0Ah                    8           Se la periferica che il driver gestisce è di tipo character, il campo contiene il
                                        nome logico assegnato alla periferica stessa, utilizzabile dalle applicazioni
                                        come un nome di file: se il nome è lungo meno di 8 byte, lo spazio restante
                                        deve essere riempito con spazi.

                                        Se la periferica gestita è di tipo block, il primo byte del campo contiene il
                                        numero di unità supportate; l'uso dei restanti 7 byte è riservato al DOS. Il
                                        programmatore non ha necessità di inizializzare il primo byte del campo: a ciò
                                        provvede il DOS con le informazioni restituite dal driver al termine della fase
                                        di Init (vedere pag. 363).



               Si noti che i puntatori alla strategy e interrupt routine sono near: il DOS effettua però chiamate
far, utilizzando quale parte segmento dell'indirizzo il segmento al quale il driver stesso è caricato. Ne
segue che i due campi menzionati contengono, in realtà, la parte offset dell'indirizzo delle due funzioni e
che queste devono essere dichiarate entrambe far (e terminare quindi con una istruzione RETF).
               La tabella che segue descrive il significato dei bit della Device Attribute Word.





                              
                                                   
                                                      
     337 Va detto che un unico file può contenere più di un device driver. In questo caso, in testa al codice di ogni
device driver deve trovarsi un device driver header: il campo ad offset 00h dovrà essere correttamente inizializzato
a cura del programmatore con l'indirizzo del successivo driver (cioè con l'indirizzo del primo byte del successivo
header) in tutti gli header eccetto l'ultimo, che contiene ancora il valore FFFFFFFFh (-1L).


                                                                                                  I device driver - 359





STRUTTURA DELLA DEVICE ATTRIBUTE WORD

     BIT                                                    SIGNIFICATO

      15            1 se si tratta di un character device driver
                    0 se è un block device driver

      14            1 se il device driver supporta i servizi IOCTL338 di lettura e scrittura

      13            1 se la periferica è un block device (disco) formattato in modo non-IBM

      12            0 (riservato)

      11            1 se il drivere può gestire un block device (disco) rimuovibile (DOS 3 e succ.)

     7-10           0 (riservati)

        6           1 se il device driver supporta i servizi IOCTL Generic e Get/Set Logical Drive

        5           0 (riservato)

        4           1 se il device driver supporta la funzione DOS speciale di output veloce per la periferica
                    CON

        3           1 se il device driver è il driver per il device CLOCK

        2           1 se il device driver è il driver per il device NUL

        1           1 se il device driver è il driver per lo standard output (vedere pag. 116)

        0           1 se il device driver è il driver per lo standard input (vedere pag. 116)


               Va sottolineata l'importanza del bit 15, che indica se la periferica gestita lavora a blocchi o a
caratteri (vedere pag. 354); qualora esso valga 1 (block device driver), solo i bit 6, 11 e 13-15 sono
significativi: tutti gli altri devono essere impostati a 0.
               E' ancora interessante notare che le informazioni contenute nel device driver header sono
utilizzate dal sistema operativo, mentre, di norma, le applicazioni non vi accedono. Vi sono però alcuni
servizi IOCTL che consentono di leggere e modificare alcuni dei bit (non tutti) della attribute word339.





                              
                                                   
                                                      
     338 IOCTL significa Input/Output Control. Si tratta di una modalità di gestione delle periferiche mediante
stringhe di controllo, che a livello DOS è supportata dal servizio 44h dell'int 21h.

     339 Sono le funzioni 00h e 01h del servizio 44h dell'int 21h (GetDeviceInfo e SetDeviceInfo). La
funzione 00h consente, tra l'altro, di conoscere se ad un nome logico di file è associato un device o un vero e proprio
file (per la descrizione del servizio vedere pag. 354; per un esempio si veda pag. 203).


360 - Tricky C





             I l   R e q u e s t   H e a d e r   e   i   s e r v i z i :   t u t t i   i   p a r t i c o l a r i 

          Il request header è il buffer attraverso il quale DOS e device driver si scambiano le
informazioni: il sistema operativo ne carica l'indirizzo in ES:BX e chiama la strategy routine perché il
device driver possa conoscerlo e memorizzarlo. Il buffer contiene il numero del servizio richiesto, nonché
tutti i dati necessari al driver per il suo espletamento, e si divide in due parti: la prima, detta parte fissa, è
identica (quanto a numero, ordine e dimensione dei campi) per tutti i servizi, mentre la seconda, detta
parte variabile, ha struttura differente a seconda del servizio richiesto (alcuni servizi presentano
comunque identica parte variabile del request header, o non la utilizzano del tutto). La parte fissa del
request header è strutturata come segue.

STRUTTURA DEL DEVICE DRIVER REQUEST HEADER

OFFSET            DIM.                                          CONTENUTO

   00h             1       Lunghezza totale del request header. Il valore, diminuito di 13 (lunghezza
                           della parte fissa) esprime la lunghezza della parte variabile. E' un campo
                           utilizzato assai raramente, dal momento che la lunghezza del request header
                           può essere desunta dal numero del servizio richiesto.

   01h             1       Numero dell'unità (disco). E' un campo significativo solo per i block device
                           driver e indica su quale disco (o altro block device) deve essere eseguito il
                           servizio richiesto.

   02h             1       Command code. E' il numero del servizio richiesto dal DOS al device driver.

   03h             2       Return Code (Status word). E' il valore restituito dal driver al DOS per
                           indicare lo stato del servizio eseguito.

   05h             8       Utilizzo riservato al DOS.


          E' importante approfondire l'analisi del Return Code: si tratta di una word (due byte) nella quale
il byte più significativo è interpretato come campo di bit, ed è usato per indicare lo stato del servizio; il
byte meno significativo contiene invece un valore che descrive un errore se il bit 15 della word vale 1: se
questo è 0, detto valore viene ignorato dal sistema operativo. Il dettaglio dei bit e codici di errore è
riportato nella tabella che segue.


                                                                                                       I device driver - 361





STRUTTURA DELLA DEVICE DRIVER STATUS WORD

     BIT                                                            SIGNIFICATO

      15            Error Flag. 1 se si è verificato un errore, 0 altrimenti.

  12-14             Riservati.

       9            Busy Flag. 1 se il driver vuole impedire al DOS di richiedere ulteriori servizi (ad esempio
                    perché l'esecuzione del servizio non è stata ancora portata a termine), 0 altrimenti.

       8            Done Flag. 1 se il servizio è stato completamente eseguito, 0 se l'operazione non è ancora
                    stata completata.

     0-7            Error Code (codice di errore). E' significativo solo se il bit 15 (Error Flag) è 1:
                          00h           Tentativo di scrittura su unità protetta.
                          01h           Unità sconosciuta.
                          02h           Unità non pronta (ad es.: sportello del disk drive aperto).
                          03h           Servizio non supportato.
                          04h           Errore di CRC.
                          05h           Lunghezza del Request Header errata340.
                          06h           Errore di ricerca dati sull'unità (seek error).
                          07h           Tipo di unità sconosciuto.
                          08h           Settore non trovato.
                          09h           Stampante senza carta.
                          0Ah           Errore di scrittura.
                          0Bh           Errore di lettura.
                          0Ch           Errore generico, non individuato (General failure).
                          0Dh           Riservato.
                          0Eh           Riservato.
                          0Fh           Cambiamento di disco non valido (a partire dal DOS 3.0)341.


               Come si è detto, la parte variabile del request header è strutturata in dipendenza dal servizio
richiesto dal DOS al driver, cioè a seconda del valore che il campo Command code assume. Si noti che il
driver restituisce valori e informazioni al DOS scrivendoli, a sua volta, nel request header (in campi della
parte fissa o variabile). Di seguito è presentato l'elenco completo dei servizi che il DOS può richiedere al
driver.





                              
                                                   
                                                      
     340 Usato solo dai programmatori che hanno tempo da perdere per sviluppare una routine di controllo. Quasi tutti
si fidano, a torto o a ragione, del DOS.

     341 Significa: "Non fare il furbo, rimetti il disco che c'era prima!".


362 - Tricky C





ELENCO DEI SERVIZI IMPLEMENTABILI DAI DEVICE DRIVER

CODICE                                                 SERVIZIO

    00       Init (inizializzazione del driver).

    01       Media Check (solo per block device driver)

    02       Build BIOS Parameter Block (solo per block device driver)

    03       IOCTL Read

    04       Read (input)

    05       Nondestructive Read (solo per character device driver)

    06       Input Status (solo per character device driver)

    07       Flush Input Buffers (solo per character device driver)

    08       Write (output)

    09       Write With Verify

    10       Output Status (solo per character device driver)

    11       Flush Output Buffers (solo per character device driver)

    12       IOCTL Write

    13       Device Open

    14       Device Close

    15       Removable Media (solo per block device driver)

    16       Output Until Busy (solo per character device driver)

    19       Generic IOCTL Request

    23       Get Logical Device (solo per block device driver)

    24       Set Logical Device (solo per block device driver)


          I servizi 13-16 sono stati introdotti a partire dalla versione 3.0 del DOS, mentre i servizi 19
e 23-24 dalla versione 3.2. Di seguito sono analizzati nel dettaglio tutti i servizi elencati e, per ciascuno di
essi, la corrispondente struttura della parte variabile del device driver request header.


                                                                                                          I device driver - 363





                                                            Servizio 00: Init
               Il servizio 0 è la routine di inizializzazione del driver, detta Init. Esso è richiesto dal DOS una
volta sola, nella fase di caricamento del driver durante il bootstrap342. Il driver ha così la possibilità di
effettuare tutte le operazioni necessarie alla predisposizione dell'operatività successiva: controllo dello
hardware, installazione di gestori di interrupt e via dicendo. L'utilizzo del request header è il seguente:

DEVICE DRIVER, SERV. 00: USO DEL REQUEST HEADER

  OFF            DIM                REQUEST HEADER RICEVUTO                       REQUEST HEADER RESTITUITO

  00h                1            Lunghezza del request header

  01h                1

  02h                1            Numero del servizio richiesto (0)

  03h                2                                                           Stato dell'operazione (pag. 361)

  05h                8

  0Dh                1                                                           Numero di unità supportate (solo block
                                                                                 device driver).

  0Eh                4                                                           Puntatore far al primo byte di memoria
                                                                                 libera oltre il device driver.

  12h                4            Puntatore far alla riga di comando del Usato solo dai block device driver.
                                  driver nel file CONFIG.SYS. Punta al Puntatore far all'array di puntatori ai
                                  primo byte che segue la stringa BPB (vedere pag. 364). E' un array di
                                  "DEVICE=".                                     word, ciascuna delle quali è un puntatore
                                                                                 near ad un BPB. L'array contiene un
                                                                                 elemento (word) per ogni unità logica
                                                                                 supportata dal device driver.

  16h                1            Numero della prima unità disco
                                  disponibile343 (solo block device driver).





                              
                                                   
                                                      
     342 Ne segue che, se il codice della Init si trova in coda al sorgente e il driver non utilizza funzioni di libreria una
volta terminata la fase di caricamento (cioè nelle routine che implementano gli altri servizi), l'occupazione di
memoria può essere ridotta escludendo la Init stessa dalla porzione residente (vedere, per analogia, pag. 276).


364 - Tricky C





               Bisogna tenere presente che quando i device driver vengono caricati dal DOS, quest'ultimo non
ha ancora completato la propria installazione344 e, pertanto, non tutte le funzionalità che esso implementa
sono disponibili. In particolare, Microsoft afferma che il servizio 0 dei device driver può utilizzare solo
alcune delle funzioni dell'int 21h: da 01h a 0Ch (I/O di caratteri), 25h e 35h (installazione e richiesta di
vettori di interrupt), 30h (richiesta della versione DOS). In realtà, esperimenti empirici hanno rivelato che
altre funzioni sono attive e disponibili: particolarmente importanti risultano quelle relative all'I/O con i
file (durante la fase di init è quindi possibile, ad esempio, leggere un file di configurazione specificato
sulla riga di comando del device driver in CONFIG.SYS).
               Il sistema operativo, nel richiedere il servizio 0, consente al driver di conoscere la riga di
comando nel file CONFIG.SYS, come specificato circa il campo ad offset 12h nel request header. La
stringa, tutta in caratteri maiuscoli, termina al primo LF o CR o EOF (10h o 13h o 1Ah) e non deve
essere modificata dal driver, che può però copiarla in una locazione di memoria privata per effettuare tutte
le elaborazioni eventualmente necessarie.
               Al termine della Init, il driver deve porre a 1 il bit 8 (Done Flag) della status word (campo ad
offset 03h del request header), e deve indicare al DOS quanta memoria deve essere riservata per la parte
residente: particolarmente importante allo scopo risulta il campo ad offset 0Eh, in quanto consente al
driver di specificare l'indirizzo del primo byte di RAM oltre la porzione residente. Il DOS sa, in tal modo,
che a quell'indirizzo inizia la memoria disponibile per le successive operazioni di bootstrap. Detto
indirizzo può validamente essere, ad esempio, quello della prima funzione della parte transiente nel
sorgente C (se la parte residente non usa funzioni di libreria). Se il driver rileva, durante l'inizializzazione,
errori tali da renderne inutile il caricamento (ad esempio: il driver del mouse non ne trova alcuno
collegato al personal computer), può scrivere nel campo in questione l'indirizzo del proprio device driver
header: essendo questo l'indirizzo al quale il driver stesso è caricato in memoria, il sistema operativo non
riserva neppure un byte alla parte residente, risparmiando così preziosa memoria. Per segnalare al DOS la
condizione di "aborted installation" occorre anche azzerare il bit 15 della device attribute word nel device
driver header (pag. 359) e restituire 0 nel campo ad offset 0Dh del request header.
               Il driver (se è un block device driver) può anche conoscere il numero assegnato alla prima delle
sue unità grazie all'ultimo campo della parte variabile del request header; esso deve comunicare al DOS il
numero di unità supportate (campo ad offset 0Dh), tramite il quale il DOS assegna loro gli identificativi
letterali345, nonché gli indirizzi (campo ad offset 12h) dei BPB che descrivono ogni unità. Il BPB (BIOS
Parameter Block) è una tabella che contiene i parametri BIOS per un'unità disco e ha il formato descritto
di seguito:





                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
     343 A partire dal DOS 3.0.

     344 Mancano all'appello, ad esempio, l'interprete dei comandi, il master environment, la catena dei memory
control block (vedere pag. 191), etc..

     345 Facciamo un esempio. Se il DOS "dice" al driver che la prima unità libera è la numero 3, ciò significa che al
momento del caricamento del driver sono presenti nel sistema 3 unità disco, numerate da 0 a 2 e chiamate A:, B: e
C:. Se, al termine della Init, il driver "risponde" di supportare 2 unità, queste verranno numerate 3 e 4 e saranno loro
attribuiti gli identificativi D: ed E:.


                                                                                                        I device driver - 365





STRUTTURA DEL BPB

  OFF            DIM                                                      CAMPO

  00h                2            Lunghezza del settore in byte

  02h                1            Numero di settori per cluster (unità di allocazione)

  03h                2            Numero di settori riservati (a partire dal settore 0)

  05h                1            Numero di FAT (File Allocation Table) presenti sul disco

  06h                2            Numero massimo di elementi nella directory root

  08h                2            Numero totale di settori

  0Ah                1            Media descriptor byte (o Media ID byte):

                                        F0h: floppy 3.5" (2 lati, 18 sett./traccia)
                                        F8h: hard disk
                                        F9h: floppy 5.25" (2 lati, 15 sett./traccia)
                                        F9h: floppy 3.5" (2 lati, 9 sett./traccia)
                                        FCh: floppy 5.25" (1 lato, 9 sett./traccia)
                                        FDh: floppy 5.25" (2 lati, 9 sett./traccia)
                                        FEh: floppy 5.25" (1 lati, 8 sett./traccia)
                                        FFh: floppy 5.25" (2 lati, 8 sett./traccia)

  0Bh                2            Numero di settori in una FAT

  0Dh                2            Numero di settori per traccia (dal DOS 3.0 in poi)

  0Fh                2            Numero di testine (dal DOS 3.0 in poi)

  11h                2            Numero di settori nascosti (dal DOS 3.0 in poi)

  13h                2            Word più significativa del numero di settori nascosti, a partire dal DOS 3.2 (in cui il
                                  numero settori nascosti diviene un dato a 32 bit)

    15               4            Se la word ad offset 08h è 0, questo campo contiene il numero totale di settori
                                  espresso come dato a 32 bit, onde consentire il superamento del limite di 32Mb alla
                                  dimensione delle partizioni dei dischi fissi (dal dos 3.2 in poi).


                                                          Servizio 01: Media Check
               Il servizio 1 è specifico dei block device driver ed è richiesto dal DOS durante operazioni di I/O
diverse dalle semplici lettura o scrittura. In pratica, il sistema chiede al driver di verificare se il disco sul
quale le operazioni sono in corso è stato sostituito: il driver può rispondere "SI", "NO" oppure "NON
SO". Nel primo caso, il DOS non riutilizza il contenuto dei buffer346 relativi a quella unità, richiede un

                              
                                                   
                                                      
     346 Sì, sono quelli generati con l'istruzione BUFFERS= in CONFIG.SYS.


366 - Tricky C





servizio 2 (descritto di seguito) e rilegge la FAT e la root directory. Se il driver risponde "NO", allora il
sistema effettua l'oprazione di I/O richiesta dall'applicazione considerando valido il contenuto dei buffer.
Nel caso di risposta dubitativa, il DOS opera in modo differente a seconda dello stato dei buffer: se questi
contengono dati in attesa di essere scritti, il sistema li scrive (anche a rischio di danneggiare il contenuto
del disco nel caso in cui esso sia stato effettivamente sostituito); in caso contrario procede come per la
risposta "SI".
               Il request header è strutturato come segue:

DEVICE DRIVER, SERV. 01: USO DEL REQUEST HEADER

  OFF            DIM                REQUEST HEADER RICEVUTO                   REQUEST HEADER RESTITUITO

  00h                1            Lunghezza del request header

  01h                1            Numero di unità disco (0 = A:)

  02h                1            Numero del servizio richiesto (1)

  03h                2                                                       Stato dell'operazione (pag. 361)

  05h                8

  0Dh                1            Media ID byte (pag. 365)

  0Eh                1                                                       Media Change Code:

                                                                                    -1: Il disco e' stato sostituito
                                                                                     0: Forse sì, forse no, boh?
                                                                                     1: Il disco non è stato sostituito

  0Fh                4                                                       A partire dal DOS 3.0: puntatore far ad
                                                                             una stringa ASCIIZ (terminata con un
                                                                             NULL) contenente l'etichetta di volume
                                                                             del disco347 se il Media Change Code
                                                                             è -1 e si è verificato un errore 0Fh
                                                                             (vedere pag. 361).


               Il device driver può utilizzare il campo ad offset 1Fh se il bit 11 della device attribute word
(pag. 359) vale 1.

                                                          Servizio 02: Build BPB
               Anche questo servizio è tipico dei block device driver. Il DOS lo richiede dopo un servizio 1
(testè descritto) in due casi: se il device driver di  unità restituisce un Media Change Code -1 (disco
sostituito), oppure restituisce 0 (disco forse sostituito) e non vi sono buffer contenenti dati in attesa di
essere scritti. La chiamata al servizio 2 consente al DOS di conoscere le caratteristiche del nuovo disco
presente nell'unità e "legalizza" la sostituzione avvenuta. Il request header è utilizzato come segue:


                              
                                                   
                                                      
     347 Se il disco non ha etichetta di volume è consentito restituire un puntatore far alla stringa "NO NAME".


                                                                                         I device driver - 367





DEVICE DRIVER, SERV. 02: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF       DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h         1      Lunghezza del request header

 01h         1      Numero di unità disco (0 = A:)

 02h         1      Numero del servizio richiesto (2)

 03h         2                                                   Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h         8

 0Dh         1      Media ID byte (pag. 365)

 0Eh         1      Puntatore far ad un buffer contenente il
                    primo settore della FAT del disco.

 12h         4                                                   Puntatore far al BPB (pag. 364) del
                                                                 disco presente nell'unità.


          Il buffer il cui indirizzo è ricevuto dal driver nel campo ad offset 0Eh non deve essere
modificato dal driver stesso se l'unità gestita è formattata secondo lo standard IBM; in caso contrario il
buffer può essere utilizzato come area di lavoro.

                                        Servizio 03: IOCTL Read
          Il servizio 3 deve essere supportato dal driver solo se il bit 14 della device attribute word
(pag. 359) è  1. Esso è solitamente utilizzato dalle applicazioni per ottenere dal device driver informazioni
sullo stato o sulla configurazione della periferica, senza trasferimento di dati, attraverso le apposite
subfunzioni dell'int 21h, funzione 44h. La struttura del request header è descritta nella tabella che segue.
          Va infine osservato che le applicazioni possono leggere e scrivere dati da un character device
solo dopo averlo "aperto", utilizzando il nome logico come se si trattasse di un vero e proprio file: per un
esempio si veda pag. 456.
          Vedere anche il servizio 12, pag. 372.


368 - Tricky C





DEVICE DRIVER, SERV. 03: USO DEL REQUEST HEADER

  OFF            DIM                REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

  00h                1            Lunghezza del request header

  01h                1            Numero di unità disco (0 = A:); usato
                                  solo dai block device driver

  02h                1            Numero del servizio richiesto (3)

  03h                2                                                         Stato dell'operazione (pag. 361)

  05h                8

  0Dh                1            Media ID byte (pag. 365); usato solo dai
                                  block device driver

  0Eh                4            Puntatore far ad un buffer utilizzato per
                                  il trasferimento delle stringhe di
                                  controllo.

  12h                2            Numero di byte disponibili nel buffer        Numero di byte utilizzati nel buffer


                                                          Servizio 04: Read (Input)
               Il servizio 4 consente il trasferimento di dati dalla periferica ad un buffer in memoria. Il request
header è strutturato come dalla tabella che segue.
               Dal momento che (per i block device driver) il DOS gestisce i settori dei dischi come settori
logici numerati progressivamente a partire da 0, il device driver, per effettuare l'operazione di lettura deve
trasformare (se necessario) il dato ricevuto nel campo ad offset 14h in un numero di settore fisico,
esprimibile mediante le coordinate "tridimensionali" BIOS: lato/traccia/settore348. A partire dal DOS 3.0, i
block device driver possono servirsi dei dati gestiti mediante i servizi 13 (pag. 372) e 14 (pag. 373) per
determinare se il disco sia stato sostituito "imprudentemente". Vedere anche i servizi 8 a pag. 371 e 9 a
pag. 371.





                              
                                                   
                                                      
     348 Il che non è proprio immediato. Va tenuto presente, infatti, che il primo settore gestito dal DOS è il Boot
Sector, che ha numero logico 0: sui floppy disk esso è anche il primo settore fisico del disco, cioè il primo settore
della prima traccia (o cilindro) del primo lato (o testina), e ha coordinata BIOS (lato/traccia/settore) 0,0,1. Sui dischi
fissi, invece, esso è il primo settore della prima traccia del secondo lato (coordinata BIOS 0,1,1). Conoscendo il tipo
di disco, il numero dei settori per traccia, il numero di tracce per lato ed il numero di lati (un hard disk ha, di solito,
più di due lati, essendo costituito da più dischi montati su di un perno) con cui il disco è formattato è possibile
convertire il numero logico DOS in coordinata BIOS e viceversa.


                                                                                           I device driver - 369





DEVICE DRIVER, SERV. 04: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF       DIM          REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h         1        Lunghezza del request header

 01h         1        Numero di unità disco (0 = A:); usato
                      solo dai block device driver

 02h         1        Numero del servizio richiesto (4)

 03h         2                                                     Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h         8

 0Dh         1        Media ID byte (pag. 365); usato solo dai
                      block device driver

 0Eh         4        Puntatore far ad un buffer utilizzato per
                      il trasferimento dei dati

 12h         2        Numero di byte (character device driver) Numero di byte (character device driver)
                      o settori (block device driver) di cui è o settori (block device driver) di cui è
                      richiesto il trasferimento                   effettuato il trasferimento

 14h         2        Numero del settore logico di partenza;
                      usato solo dai block device driver

 16h         4                                                     A partire dal DOS 3.0: puntatore far ad
                                                                   una stringa ASCIIZ (terminata con un
                                                                   NULL) contenente l'etichetta di volume
                                                                   del disco se si è verificato un errore 0Fh
                                                                   (vedere pag. 361).


          Va infine osservato che le applicazioni possono leggere e scrivere dati da un character device
solo dopo averlo "aperto", utilizzando il nome logico come se si trattasse di un vero e proprio file: per un
esempio si veda pag. 456.

                                       Servizio 05: Nondestructive Read
          Il servizio 5 è supportato solo dai character device driver ed è utilizzato dal DOS per ispezionare
il prossimo byte presente nel flusso di dati proveniente dalla periferica (nel caso della tastiera, lo scopo
specifico è individuare eventuali sequenze CTRL-C). La struttura del request header è descritta nella
tabella che segue.
          Se nel flusso dati vi è effettivamente un carattere in attesa di essere letto, il driver deve
restituirlo nel campo ad offset 0Dh; esso deve inoltre porre a 0 il Busy Flag Bit nella word di stato
dell'operazione. Se non vi è alcun carattere in attesa, il driver deve unicamente porre a 1 detto bit.


370 - Tricky C





DEVICE DRIVER, SERV. 05: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF          DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h            1     Lunghezza del request header

 01h            1

 02h            1     Numero del servizio richiesto (5)

 03h            2                                                  Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h            8

 0Dh            1                                                  Prossimo byte nel flusso di dati
                                                                   proveniente dalla periferica


             Le applicazioni possono leggere e scrivere dati da un character device solo dopo averlo
"aperto", utilizzando il nome logico come se si trattasse di un vero e proprio file: per un esempio si veda
pag. 456.

                                            Servizio 06: Input Status
             Il servizio 6 è supportato solamente dai character device driver. Esso è utilizzato dal DOS per
verificare se vi sono caratteri in attesa di essere letti nel flusso di dati proveniente dalla periferica ed
utilizza la sola parte fissa del request header.

DEVICE DRIVER, SERV. 06: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF          DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h            1     Lunghezza del request header

 01h            1

 02h            1     Numero del servizio richiesto (6)

 03h            2                                                  Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h            8


             Il driver deve porre a 1 il Busy Flag Bit nella Status Word se non vi è alcun carattere in attesa;
in caso contrario deve porre detto bit a 0. Se il device non dispone di un buffer (hardware, o
implementato via software dal driver stesso) detto bit deve essere sempre 0. Questo servizio è il supporto
di basso livello alla funzione 06h dell'int 21h (Check Input Status). Vedere anche il servizio 10.

                                        Servizio 07: Flush Input Buffers
             Il servizio 7 è supportato solo dai character device driver. E' utilizzato dal DOS per richiedere al
driver di eliminare tutti i caratteri in attesa di lettura presenti nei buffer associati alla periferica, rendendo
questi ultimi disponibili per nuove operazioni di lettura. E' utilizzata solo la parte fissa del request header:


                                                                                          I device driver - 371





DEVICE DRIVER, SERV. 07: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF       DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                      REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h         1      Lunghezza del request header

 01h         1

 02h         1      Numero del servizio richiesto (7)

 03h         2                                                    Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h         8


          Vedere anche il servizio 11 a pag. 371.

                                         Servizio 08: Write (Output)
          Il servizio 8 consente il trasferimento di dati da un buffer in memoria alla periferica. Circa la
struttura del request header e le particolarità operative, si veda il servizio 4 (Read), a pag. 368, con
l'avvertenza che il Command Code è, ovviamente, 8 invece di 4. Vedere anche il servizio 9.
          Va ancora osservato che le applicazioni possono leggere e scrivere dati da un character device
solo dopo averlo "aperto", utilizzando il nome logico come se si trattasse di un vero e proprio file: per un
esempio si veda pag. 456.

                                        Servizio 09: Write With Verify
          Il servizio 9 è analogo al servizio 8, testè descritto, ma dopo l'operazione di scrittura il driver
deve effettuare una operazione di lettura dei dati appena scritti per verificarne la correttezza. Il command
code è 9. Vedere anche il servizio 4 a pag. 368.

                                          Servizio 10: Output Status
          Il servizio 10 è supportato solamente dai character device driver. Esso è utilizzato dal DOS per
verificare se un'operazione di scrittura da parte del driver sia in corso. Come per il servizio 6, è utilizzata
solo la parte fissa del request header (ma il Command Code è 10); il driver deve porre a 1 il Busy Flag
Bit nella Status Word (pag. 361) se una operazione di scrittura è in corso. In caso contrario (condizione di
idle driver) il bit deve essere azzerato. Questo servizio è il supporto di basso livello alla funzione 07h
dell'int 21h (Check Output Status).

                                       Servizio 11: Flush Output Buffers

          Il servizio 11 è supportato solo dai character device driver. E' utilizzato dal DOS per richiedere
al driver di completare tutte le operazioni di scrittura in corso, trasferendo fisicamente alla periferica tutti
i dati presenti nei buffer ad essa associati e rendendo questi ultimi nuovamente disponibili per nuove
operazioni di scrittura. Come per il servizio 7 (pag. 371), è utilizzata solo la parte fissa del request header,
ma il Command Code è, ovviamente, 11.

                                          Servizio 12: IOCTL Write
          Il servizio 12 deve essere supportato dal driver solo se il bit 14 della device attribute word
(pag. 359) è 1. Esso è solitamente utilizzato dalle applicazioni per inviare al device driver direttive di
configurazione della periferica, senza trasferimento di dati, attraverso le apposite subfunzioni dell'int 21h,


372 - Tricky C





funzione 44h. La struttura del request header è identica a quella presentata con riferimento al servizio 3
(pag. 367), con le sole differenze che il Command Code vale 12 e che il campo ad offset 0Eh del request
header passato dal DOS al driver indica il numero di byte utilizzati nel buffer; il medesimo campo
restituito dal driver esprime il numero di byte che esso ha effettivamente inviato alla periferica.
          Va infine osservato che le applicazioni possono leggere e scrivere su un character device solo
dopo averlo "aperto", utilizzando il nome logico come se si trattasse di un vero e proprio file: per un
esempio si veda pag. 456.

                                           Servizio 13: Device Open
          Il servizio 13 deve essere supportato dai driver che hanno il bit 11 della device attribute word
(pag. 359) posto a  1 ed è richiesto dal DOS a partire dalla varsione 3.0. E' utilizzata solo la parte fissa del
request header:

DEVICE DRIVER, SERV. 13: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF        DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h           1    Lunghezza del request header

 01h           1    Numero dell'unità (solo per i block
                    device driver)

 02h           1    Numero del servizio richiesto (13)

 03h           2                                                  Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h           8


          Il driver non restituisce al DOS alcun risultato: scopo principale del servizio è consentire al
driver di gestire un contatore dei file aperti sulla periferica supportata: questo deve essere incrementato
dal servizio in esame e decrementato dal servizio 14 (Device Close; commentato di seguito). Il contatore
deve inoltre essere forzato a 0 dal driver quando sia intercettata la sostituzione del disco nell'unità (vedere
i servizi 1 e 2 a pag. 365 e seguenti).
          Il servizio 13 è richiesto dal DOS in corrispondenza di tutte le chiamate da parte di applicazioni
alle funzioni dell'int 21h che gestiscono l'apertura o la creazione di file e l'apertura di un character device
per input o output. Può essere utilizzato, dai character device driver, per inviare alle periferiche stringhe
di inizializzazione, eventualmente ricevute dalle applicazioni (via DOS) attraverso il servizio 12, testè
commentato.
          L'apertura di un character device driver viene effettuata come una apertura di file utilizzando il
nome logico del device.

                                           Servizio 14: Device Close
          Il servizio 14 è la controparte del servizio 13, testè descritto; pertanto anch'esso deve essere
supportato dai driver che hanno il bit 11 della device attribute word (pag. 359) posto a 1. Come per il
servizio 13, è utilizzata solo la parte fissa del request header (ma il Command Code è 14) e il driver non
restituisce al DOS alcun risultato: scopo principale del servizio è la gestione, in "collaborazione" con il
servizio 13, di un contatore dei file aperti sulla periferica.
          Il servizio 14 è richiesto dal DOS in corrispondenza di tutte le chiamate da parte di applicazioni
alle funzioni dell'int 21h che gestiscono la chiusura di file e la chiusura di un character device al termine
di operazioni di input o output. Può essere utilizzato, dai character device driver, per inviare alle


                                                                                        I device driver - 373





periferiche stringhe di reset o reinizializzazione, eventualmente ricevute dalle applicazioni (via DOS)
attraverso il servizio 12 (pag. 372).


                                         Servizio 15: Removable Media
          Il servizio 15 è supportato dai block device driver che hanno il bit 11 della device attribute word
(pag. 359) posto a  1 ed è richiesto dal DOS a partire dalla versione 3.0. Esso costituisce il supporto, a
basso livello, della subfunzione 08h della funzione 44h dell'int 21h
(CheckIfBlockDeviceIsRemovable). E' utilizzata solo la parte fissa del request header:

DEVICE DRIVER, SERV. 15: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF       DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h         1      Lunghezza del request header

 01h         1      Numero dell'unità

 02h         1      Numero del servizio richiesto (15)

 03h         2                                                  Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h         8


          Il driver deve porre a  1 il Busy Flag Bit (bit 11) della Status Word se il disco non è rimuovibile;
in caso contrario detto bit deve essere azzerato.

                                         Servizio 16: Output Until Busy
          Il servizio 16 è supportato esclusivamente dai character device driver che hanno il bit 13 della
device attribute word posto a 1 ed è richiesto dal DOS a partire dalla versione 3.0. Il suo scopo principale
è permettere l'implementazione di una routine ottimizzata di output per il pilotaggio in background di
periferiche (ad esempio stampanti con spooler). Il request header è strutturato come da tabella:


374 - Tricky C





DEVICE DRIVER, SERV. 16: USO DEL REQUEST HEADER

  OFF            DIM                REQUEST HEADER RICEVUTO                      REQUEST HEADER RESTITUITO

  00h                1            Lunghezza del request header

  01h                1

  02h                1            Numero del servizio richiesto (16)

  03h                2                                                          Stato dell'operazione (pag. 361)

  05h                8

  0Dh                1

  0Eh                4            Puntatore far ad un buffer utilizzato per
                                  il trasferimento dei dati

  12h                2            Numero di byte di cui è richiesta la Numero di byte effettivamente trasferiti
                                  scrittura verso la periferica


               Il driver trasferisce i dati alla periferica,  in modo continuo, sino al loro esaurimento e restituisce
al sistema operativo il numero di byte effettivamente trasferiti349.

                                                       Servizio 19: Generic IOCTL Request
               Il servizio 19 è definito a partire dalla versione 3.2 del DOS, che lo richiede solo se il bit 6 della
device attribute word è 1. Esso costituisce il supporto di basso livello per la subfunzione 0Ch della
funzione 44h dell'int 21h e ha quale principale finalità fornire supporto alla realizzazione di una
interfaccia IOCTL con le caratteristiche desiderate dal programmatore350. Il request header è utilizzato
come segue:





                              
                                                   
                                                      
     349 Numero di byte ricevuti e numero di byte trasferiti possono validamente differire, ad esempio qualora il
driver interpreti l'output da inviare alla periferica sostituendo determinate sequenze di byte con altre.

     350 Ad esempio per gestire la formattazione di dischi non-DOS, etc..


                                                                                         I device driver - 375





DEVICE DRIVER, SERV. 19: USO DEL REQUEST HEADER

 OFF       DIM        REQUEST HEADER RICEVUTO                     REQUEST HEADER RESTITUITO

 00h         1      Lunghezza del request header

 01h         1      Numero di unità disco (0 = A:); usato
                    solo dai block device driver

 02h         1      Numero del servizio richiesto (19)

 03h         2                                                   Stato dell'operazione (pag. 361)

 05h         8

 0Dh         1      Category Code (Major Code)

 0Eh         1      Function Code (Minor Code)

 0Fh         2      Contenuto del registro SI

 11h         2      Contenuto del registro DI

 13h         4      Puntatore far ad un buffer (Generic
                    IOCTL Data Packet) contenente i dati
                    necessari al servizio


          L'interfaccia IOCTL supportata dal servizio 19 è di tipo aperto, disponibile, cioè, per future
implementazioni. Tutte le sue caratteristiche e funzionalità, in ogni caso, devono essere definite dal
programmatore. Il driver riceve dal DOS Category Code e Function Code, che possono essere utilizzati,
rispettivamente, per identificare un tipo di driver e selezionare il sottoservizio desiderato. L'utilizzo dei
valori di SI e DI copiati nel request header è libero. Infine, anche la dimensione, il formato ed il
contenuto del buffer, il cui indirizzo è memorizzato nell'ultimo campo del request header, sono definiti
dal programmatore a seconda della modalità scelta per l'implementazione del servizio. Già a partire dalla
versione 3.3 del DOS si sono diffusi alcuni utilizzi standard del servizio, con valori predefiniti per
Category Code, Function Code e formato del buffer; ciononstante, nessuno di essi è ufficialmente
documentato.
          Analoghe considerazioni valgono per eventuali valori restituiti dal driver al DOS: può essere
utilizzato qualsiasi campo del request header (eccetto il campo di status) o lo stesso buffer.
          Per un esempio di utilizzo del servizio 19, si veda pag. 450.

                                      Servizio 23: Get Logical Device
          Il servizio 23 è supportato dai block device driver nella cui device attribute word il bit 6 è posto
a 1 ed è richiesto dal DOS a partire dalla versione 3.2. Esso costituisce il supporto di basso livello per la
sottofunzione 0Eh della funzione 44h dell'int 21h (GetLogicalDriveMap), il cui scopo è determinare
se alla medesima unità disco sia assegnata più di una lettera. La struttura del request header è la seguente:


376 - Tricky C





DEVICE DRIVER, SERV. 23: USO DEL REQUEST HEADER

  OFF            DIM                REQUEST HEADER RICEVUTO                        REQUEST HEADER RESTITUITO

  00h                1            Lunghezza del request header

  01h                1            Numero dell'unità                               Codice indicativo dell'ultima lettera
                                                                                  utilizzata per referenziare l'unità (1=A:,
                                                                                  2=B:, etc.).

  02h                1            Numero del servizio richiesto (23)

  03h                2                                                            Stato dell'operazione (pag. 361)

  05h                8


               Se il driver supporta una sola unità disco deve restituire 0 nel campo ad offset 01h nel request
header. Vedere anche il servizio 24, commentato di seguito.

                                                          Servizio 24: Set Logical Device
               Il servizio 24 è supportato dai block device driver nella cui device attribute word il bit 6 è posto
a 1 ed è richiesto dal DOS a partire dalla versione 3.2. Esso costituisce il supporto di basso livello per la
sottofunzione 0Fh della funzione 44h dell'int 21h (SetLogicalDriveMap) ed è la controparte del
servizio 23, testè descritto. Il suo scopo è far conoscere al driver la successiva lettera con cui è
referenziata l'unità disco. La struttura del request header è la seguente:

DEVICE DRIVER, SERV. 24: USO DEL REQUEST HEADER

  OFF            DIM                REQUEST HEADER RICEVUTO                        REQUEST HEADER RESTITUITO

  00h                1            Lunghezza del request header

  01h                1            Numero dell'unità

  02h                1            Numero del servizio richiesto (24)

  03h                2                                                            Stato dell'operazione (pag. 361)

  05h                8


               Il numero di unità passato dal DOS al driver è relativo, con base 0, alla prima unità supportata
dal driver stesso351.




                              
                                                   
                                                      
     351 Modo criptico di dire che se, ad esempio, il driver supporta due unità disco il numero 0 indica che la
successiva operazione coinvolge la prima di esse.


                                                                                               I device driver - 377





                                               I   D E V I C E   D R I V E R   E   I L   C 

               Sin qui la teoria: in effetti di C si è parlato poco, o per nulla. D'altra parte, il linguaggio
utilizzato "per eccellenza" nello scrivere i device driver, a causa della loro rigidità strutturale e della
necessità di disporre di software compatto e molto efficiente352, è l'assembler. Proviamo a riassumere i
principali problemi che si presentano al povero programmatore C:

  1)      I primi 18 byte del file sono occupati dal device driver header: non è perciò possibile compilare e
          sottoporre a linking il sorgente secondo le normali modalità C.

  2)      Lo startup module non può essere utilizzato.

  3)      La restante parte del sorgente deve essere strutturata come nel caso di un programma TSR
          (pag. 276), con le funzioni transienti nella parte terminale. E' inoltre opportuno utilizzare il solito
          trucchetto delle funzioni jolly (pag. 170) per gestire i dati globali utilizzati anche dalla parte
          residente.

  4)      Se l'operatività del driver è "pesante", è necessario dotarlo di uno stack locale, onde evitare di
          rompere le uova nel paniere al DOS: vedere pag. 286.

  5)      Mentre la strategy routine non pone particolari problemi, la interrupt routine deve essere
          realizzata tenendo presenti alcuni accorgimenti: innanzitutto deve essere dichiarata far353 (come
          del resto la strategy), inoltre deve salvare tutti i registri della CPU (compresi i flag) e deve
          analizzare il Command Code per invocare l'opportuna funzione dedicata. Infine, in uscita, deve
          ripristinare correttamente i registri e gestire la restituzione di una corretta status word (pag. 361)
          al DOS tramite l'apposito campo del request header.

  6)      In fase di inizializzazione il driver ha a disposizione tutti i servizi BIOS, ma non tutti quelli DOS.
          In particolare non può allocare memoria. Durante la normale operatività i servizi DOS sono, in
          teoria, tutti disponibili, ma la logica con cui operano alcune delle funzioni di libreria C le rende
          comunque inutilizzabili354. Mancano, comunque, environment e PSP: l'assenza del Program
          Segment Prefix determina il caricamento dell'immagine binaria del file ad offset 00h rispetto al
          Code Segment, cioè al valore di CS355.



                              
                                                   
                                                      
     352 Benché il DOS sia in grado, a partire dalla versione 3.0, di caricare device driver sotto forma di programmi
.EXE, il formato binario puro rimane l'unico compatibile con tutte le versioni di sistema operativo. Inoltre, molte
delle difficoltà insite nell'utilizzo del C per scrivere un device driver rimangono anche quando lo si realizzi sotto
forma di .EXE.

     353 Non venga in mente a qualcuno di dichiararla interrupt. Il DOS invoca la interrupt routine eseguendo
una CALL FAR; la IRET che chiude ogni funzione dichiarata interrupt provocherebbe l'estrazione dallo stack
di una word di troppo, con le solite disastrose conseguenze.

     354 Esempietto: allocazione dinamica di RAM mediante farmalloc() e compagnia. Le funzioni di libreria per
la gestione di memoria far lavorano estendendo, tramite il servizio DOS SETBLOCK (int 21h,4Ah) il blocco di
RAM allocato al programma: una chiamata a farmalloc() è destinata a fallire miseramente in ogni caso, perché
il blocco di memoria assegnato al driver è statico (ha comunque altri blocchi allocati al di sopra di sé; se non altro
quello dell'interprete dei comandi).


378 - Tricky C





  7)      L'utilizzo di funzioni di libreria è comunque sconsigliato in tutte le routine residenti, per i
          problemi già analizzati con riferimento ai TSR (pag. 289).

  8)      Per ogni servizio, anche se non supportato dal driver, deve essere implementata una routine
          dedicata: questa deve, quanto meno, invocare a sua volta una generica funzione di gestione
          dell'errore.

  9)      Il DOS assume che le routine di gestione dei servizi si comportino in completo accordo con le
          specifiche ad essi relative356: programmatore avvisato...

               Ce n'è abbastanza per divertirsi e trascorrere qualche357 notte insonne. Tuttavia vale la pena di
provarci: qualcosa di interessante si può certamente fare.


                                                           U n   t i m i d o   t e n t a t i v o 

               Il nostro primo device driver è molto semplice: esso non fa altro che emettere un messaggio
durante il caricamento ed installare un buffer per la tastiera, lasciando residente solo quest'ultimo. E'
bastato fare finta di scrivere un TSR, con l'accortezza di piazzare la funzione fittizia che riserva lo spazio
per il device driver header prima di ogni altra funzione. Diamo un'occhiata al listato: i commenti sono
inseriti all'interno dello stesso, onde evitare frequenti richiami, che renderebbero il testo meno leggibile.

/****************************************************************************

    KBDBUF.C - Barninga Z! - 01/05/94

    Device driver che installa un buffer di tastiera dell'ampiezza voluta dal
    programmatore (costante manifesta BUFDIM).

    Compilato sotto Borland C++ 3.1:

    bcc -c -mt -k- -rd kbdbuf.c
    tlink -t -c kbdbuf.obj,kbdbuf.sys

*****************************************************************************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-       // Come gia' sperimentato nei TSR e' opportuno evitare
                          // la generazione della standard stack frame laddove
                          // non serve: vedere pag. 173

#include                   // MK_FP(), FP_SEG(), FP_OFF()

#define  BIT_15           32768U  // 1000000000000000b

#define  BUFDIM           64      // Words (tasti) nel kbd buffer; modificare questo
                              
                                                   
                                                                        
                                                                                             
                                                                                                                  
                                                                                                                                       
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                      
     355 Ciò è esplicitato, a livello di sorgente, dalla direttiva assembler ORG 00H. Per i normali programmi
eseguibili l'offset è, normalmente, 100h e corrisponde al primo byte che segue il PSP (che, a sua volta, occupa
proprio 256 byte, 100 esadecimale).

     356 La scelta della logica di implementazione è, ovviamente, libera. Si tenga però presente che anche i servizi
definibili dal programmatore (si veda, ad esempio, il servizio 19 a pag. 374) devono rispettare rigorosamente le
regole definite per l'interfacciamento con il sistema (struttura ed utilizzo del request header).

     357 Qualche? Beh, cerchiamo di essere ottimisti...


                                                                          I device driver - 379





                                  // valore secondo l'ampiezza desiderata per il
                                  // buffer di tastiera

#define  BIOSDSEG         0x40    // segmento dati BIOS (tutti i dati BIOS sono
                                  // memorizzati a partire dall'indirizzo 0040:0000

// Macro definite per referenziare con semplicita' i puntatori con cui viene
// gestito il buffer di tastiera. Per i dettagli vedere pag. 304 e seguenti

#define  kbdStartBiosPtr  *(int far *)0x480       // macro per kbd buf start ptr
#define  kbdEndBiosPtr    *(int far *)0x482       // macro per kbd buf end ptr
#define  kbdHeadBiosPtr   *(int far *)0x41A       // macro per kbd buf head ptr
#define  kbdTailBiosPtr   *(int far *)0x41C       // macro per kbd buf tail ptr

// Le costanti manifeste che seguono riguardano i servizi e i codici di errore

#define  INIT             0                       // servizio 0: inizializzazione
#define  SRV_OK           0                       // servizio completato OK
#define  E_NOTSUPP        3                       // errore: serv. non implementato
#define  E_GENERIC        12                      // errore

// Macro per accesso al Request Header

#define  ReqHdrPtr        ((ReqHdr far *)*(long far *)reqHdrAddr)

// alcune typedef

typedef  void  DUMMY;                             // incrementa la leggibilita'
typedef  unsigned char  BYTE;                     // incrementa la leggibilita'

// Template di struttura per la gestione della PARTE VARIABILE del Request Header
// del servizio 0 (INIT). Vedere pag. 363

typedef struct {                             // struct per INIT Request Data
    BYTE     unit;                                // unita' (solo block device)
    void far *endOfResCode;                       // seg:off fine codice resid.
    void far *extParmPtr;                         // ptr alla command line
    BYTE     firstUnit;                           // lettera 1^ unita' (block)
} InitHdr;                                    // tipo InitHdr = struct...

// Template di struttura per la gestione del Request Header del servizio 0 (INIT)
// La parte variabile e' uno dei suoi campi

typedef  struct {                             // struct per Request Header
    BYTE    reqHdrLen;                            // lunghezza totale (Hdr+var)
    BYTE    unit;                                 // unita' (solo block device)
    BYTE    command;                              // comando richiesto
    int     status;                               // stato in uscita
    char    reserved[8];                          // riservato al DOS
    InitHdr initData;                             // dati per servizio 0 INIT
} ReqHdr;                                     // tipo ReqHdr = struct...

// Prototipi delle funzioni. Le funzioni DUMMY sono quelle fittizie, definite per
// riservare spazio ai dati residenti (vedere pag. 170)

DUMMY devDrvHdr(DUMMY);
DUMMY reqHdrAddr(DUMMY);
DUMMY kbdBuffer(DUMMY);

DUMMY helloStr(DUMMY);
DUMMY errorStr(DUMMY);
DUMMY okStr(DUMMY);

void far strategyRtn(void);


380 - Tricky C





void _saveregs far interruptRtn(void);
int initDrvSrv(void);
void putstring(char far *string);

// La direttiva ORG 0 informa l'assemblatore che il programma verra' caricato in
// memoria senza PSP e senza Relocation Table

asm org 0;                                    // e' un Device Driver

// devDrvHdr() e' la funzione fittizia che definisce il Device Driver Header
// Vedere pag. 358 per i dettagli

DUMMY devDrvHdr(DUMMY)                        // Device Driver Header
{
    asm dd -1;                                // indirizzo driver successivo:
                                              // sempre -1L

    asm dw 1000000000000000b;                 // attribute word: il bit 15 e' 1
                                              // perche' e' un character dev drv

    asm dw offset strategyRtn;                // offset della Strategy Routine
    asm dw offset interruptRtn;               // offset della Interrupt Routine
    asm db 'KBD     ';                        // nome logico del device: la stringa
                                              // deve essere lunga 8 caratteri
}

// reqHdrAddr() riserva spazio per l'indirizzo far del request header passato dal
// DOS in ES:BX alla strategy routine (strategyRtn())

DUMMY reqHdrAddr(DUMMY)                       // spazio per dati
{
    asm dd 0;                                 // indirizzo del Request Header
}

// kbdBuffer() riserva spazio per il buffer di tastiera. E' ampio BUFDIM words
// e ogni word corrisponde ad un tasto (1 byte per scan code e 1 per ascii code)

DUMMY kbdBuffer(DUMMY)                        // spazio per dati
{
    asm dw BUFDIM dup(0);                     // keyboard buffer
}

// strategyRtn() e' la strategy routine del driver. Non deve fare altro che copiare
// il puntatore far contenuto in ES:BX nello spazio riservato dalla funzione
// fittizia  reqHdrAddr(). strategyRtn() e' dichiarata far perche' il DOS la chiama
// con una CALL FAR, assumendo che il segmento sia lo stesso del device driver e
// l'offset sia quello contenuto nell'apposito campo del device driver header

void far strategyRtn(void)                    // Driver Strategy Routine
{
    ReqHdrPtr = (ReqHdr far *)MK_FP(_ES,_BX);     // ReqHdrPtr e' una macro che
                                                  // rappresenta l'indirizzo del
                                                  // request header visto come
                                                  // puntatore far ad un dato di
                                                  // tipo ReqHdr
}

// interruptRtn() e' la interrupt routine del driver. Deve esaminare il Command Code
// (ReqHdrPtr->command) e decidere quale azione intraprendere: l'unico servizio
// implementato e' il servizio 0 (INIT). interruptRtn() e' dichiarata far _saveregs
// perche' il DOS la chiama con una CALL FAR (assumendo che il segmento sia lo
// stesso del device driver e l'offset sia quello contenuto nell'apposito campo del
// device driver header) e le tocca il compito di salvare tutti i registri. La
// dichiarazione far _saveregs e' equivalente alla dichiarazione interrupt, con la


                                                                          I device driver - 381





// differenza (importantissima) che la funzione NON termina con una IRET. La
// _saveregs non e' necessaria se la funzione provvede esplicitamente a salvare
// tutti i registri (PUSH...) in entrata e a ripristinarli (POP...) in uscita

void _saveregs far interruptRtn(void)             // Driver Interrupt Routine
{
    asm pushf;
    switch(ReqHdrPtr->command) {
        case INIT:                                // servizio 0: inizializzazione

// visualizza un messaggio

            putstring((char far *)helloStr);

// chiama initDrvSrv(), la funzione dedicata al servizio 0 e memorizza nella status
// word ReqHdrPtr->status (vedere pag. 361) il valore restituito. Se questo non e' 0
// (SRV_OK), significa che l'inizializzazione e' fallita.

            if((ReqHdrPtr->status = initDrvSrv()) != SRV_OK) {

// L'inizializzazione e' fallita. Visualizza un messaggio di errore...

                putstring((char far *)errorStr);

// ...e comunica al DOS di non riservare memoria al driver (cioe' di non lasciarlo
// residente), scrivendo nel campo ad offset 0Eh del request header (vedere
// pag. 363) l'indirizzo al quale esso stesso e' caricato. Detto campo e' il secondo
// della parte variabile del request header (ReqHdrPtr->initData.endOfResCode).

                ReqHdrPtr->initData.endOfResCode = MK_FP(_CS,0);
            }
            else {

// L'inizializzazione e' OK. Visualizza un messaggio...

                putstring((char far *)okStr);

// ...e comunica al DOS l'indirizzo del primo byte di RAM che non serve alla parte
// residente del driver. In questo caso e' l'indirizzo della funzione initDrvSrv(),
// prima delle funzioni non residenti listate nel sorgente.

                ReqHdrPtr->initData.endOfResCode = initDrvSrv;
            }
            break;
        default:                                  // qualsiasi altro servizio

// Comunica al DOS che il servizio non e' supportato ponendo a 1 il bit 15 della
// status word e indicando 03h quale codice di errore nel byte meno significativo
// della medesima.

            ReqHdrPtr->status = E_NOTSUPP | BIT_15;
    }
    asm popf;                                    // fa "coppia" con la PUSH iniziale
}

// Fine della parte residente. Tutte le funzioni listate a partire da questo punto
// vengono sovrascritte dal DOS al termine della fase di inizializzazione del
// driver.

//********************************************************************************

// initDrvSrv() e' la funzione dedicata al servizio 0. Essa effettua alcuni
// controlli per determinare se il nuovo buffer di tastiera puo' essere
// installato: in caso affermativo restituisce 0, diversamente restituisce


382 - Tricky C





// un valore che reppresenta un "errore non identificato" per la status word
// del request header, a cui esso e' assegnato. L'indirizzo di intDrvSrv() e'
// utilizzato per individuare la fine della parte residente.

int initDrvSrv(void)                               // INIT routine: non residente
{                                                  // perche' usata solo una volta
    register int bOff, temp;

// Installazione del nuovo buffer di tastiera, mediante l'aggiornamento dei
// puntatori con cui esso e' gestito. I calcoli ed i controlli effettuati hanno
// lo scopo di detereminare se l'installazione e' possibile: l'algoritmo non ha
// particolari implicazioni per cio' che riguarda i device driver, percio' se ne
// rimanda la discussione a pag. 384.

    bOff = FP_OFF(kbdBuffer);
    temp = FP_SEG(kbdBuffer);
    if(temp > BIOSDSEG) {
        if((temp -= BIOSDSEG) > 0xFFF)
            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
        if((bOff += temp << 4) < bOff)
            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
    }
    else {
        if((temp = (BIOSDSEG-temp)) > 0xFFF)
            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
        if(bOff < (temp <<= 4))
            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
        bOff -= temp;
    }
    if((temp = bOff+(2*BUFDIM)) < bOff)
        return(E_GENERIC | BIT_15);                    // Overflow!
    kbdStartBiosPtr = bOff;
    kbdEndBiosPtr = temp;
    kbdHeadBiosPtr = bOff;
    kbdTailBiosPtr = bOff;
    return(SRV_OK);                                // restituzione di valore OK
}

// putstring() stampa una stringa via int 21h, funzione 09h. Impossibile usare
// puts() perche', come descritto a pag. 383, l'assenza dello startup module
// rende inconsistenti le convenzioni sul contenuto dei registri di segmento sulle
// quali si basano le funzioni di libreria.

void putstring(char far *string)                   // visualizza una stringa: non
{                                                  // residente perche' usata solo
    asm push ds;                                   // in initDrvSrv()
    asm lds dx,dword ptr string;
    asm mov ah,9;
    asm int 021h;
    asm pop ds;
}

// Fine del codice transiente. Tutte le funzioni listate a partire da questo punto
// sono funzioni fittizie il cui scopo e' riservare spazio ai dati globali necessari
// alla porzione transiente del driver. E' stato necessario ricorrere alle funzioni
// fittizie invece delle normali variabili globali C per gli stessi motivi per i
// quali e' stata implementata putstring() in luogo di puts()

//********************************************************************************

// La sequenza 0dh, 0ah, '$' che chiude ogni stringa rappresenta un CarriageReturn
// LineFeed seguito dal terminatore di stringa, che in assembler e' il '$', a
// differenza del C che utilizza lo zero binario (NULL)


                                                                                          I device driver - 383





DUMMY helloStr(DUMMY)                              // spazio stringa: non residente
{                                                  // perche' usata solo una volta
    asm db 0dh,0ah
    asm db 'KBDBUF 1.0 - Keyboard Buffer Driver - Barninga Z! 1993.'
    asm db 0dh,0ah,'$'
}

DUMMY errorStr(DUMMY)                              // spazio stringa: non residente
{                                                  // perche' usata solo una volta
    asm db 'KBDBUF: illegal buffer address. Not installed.'
    asm db 0dh,0ah,0dh,0ah,'$'
}

DUMMY okStr(DUMMY)                                // spazio stringa: non residente
{                                                 // perche' usata solo una volta
    asm db 'KBDBUF: successfully installed.'
    asm db 0dh,0ah,0dh,0ah,'$'
}

               La complessità del listato non è eccessiva; qualche precisazione va però fatta circa la modalità
di compilazione e linking. Dal momento che il device driver header deve occupare i primi 18 byte del file
binario, non è possibile compilare nel modo consueto, con una sintassi del tipo:

bcc kbdbuf.c

in quanto il compilatore chiamerebbe il linker richiedendo di costruire l'eseguibile inserendovi in testa lo
startup module. Occorre allora compilare e consolidare il file in due passi separati, escludendo lo startup
module dal processo. Inoltre, la compilazione deve generare un file .COM: non è possibile creare un file
.EXE perché avrebbe in testa la Relocation Table (vedere pag. 278). La sintassi per la compilazione è
allora:

bcc -c -mt kbdbuf.c

               L'opzione -c arresta il processo alla creazione del modulo oggetto KBDBUF.OBJ, mentre
l'opzione -mt richiede che la compilazione sia effettuata per il modello di memoria tiny (vedere
pag. 144), adatto alla generazione di eseguibili .COM. L'opzione -k-, necessaria per evitare l'inserimento
automatico del codice di gestione dello stack anche nelle funzioni in cui ciò non deve avvenire (pag. 173
per i dettagli) non è specificata sulla riga di comando, in quanto automaticamente attivata dalla direttiva

#pragma option -k-

inserita nel sorgente.
               Il linking deve essere effettuato come segue:

tlink -c -t kbdbuf.obj,kbdbuf.sys

ove l'opzione -c forza il linker a considerare i caratteri maiuscoli diversi da quelli minuscoli358 e
l'opzione -t richiede la generazione di un eseguibile in formato .COM, il cui nome è specificato
dall'ultimo parametro: KBDBUF.SYS. Il nostro device driver è pronto: è sufficiente, a questo punto,
inserire in CONFIG.SYS una riga analoga alla

DEVICE=KBDBUF.SYS


                              
                                                   
                                                      
     358 Il C è, notoriamente, un linguaggio case-sensitive.


384 - Tricky C





indicando anche l'eventuale pathname del driver ed effettuare un bootstrap per vederlo all'opera (cioè per
leggere il messaggio visualizzato durante il caricamento e per disporre di un buffer di tastiera più
"spazioso" del normale).
         Per dovere di chiarezza è necessario spendere alcune parole sull'algoritmo tramite il quale
initDrvSrv() verifica la possibilità di installare il nuovo buffer. Tutti i puntatori per la gestione della
tastiera sono di tipo near ed esprimono offset relativi al segmento 0040h: è pertanto possibile installare
la funzione fittizia kbdBuffer() quale nuovo buffer solamente se il suo indirizzo viene trasformato in
un valore segmento:offset espresso come 0040h:offset e, al tempo stesso, offset+(2*BUFDIM)
< FFFFh (se tale seconda condizione non fosse rispettata, il buffer inizierebbe ad un indirizzo lecito, ma
terminerebbe al di là del limite massimo di 65535 byte indirizzabile a partire dal già citato segmento di
default). Riprendiamo il listato della initDrvSrv() per commentare con maggiore facilità l'algoritmo
implementato.

int initDrvSrv(void)                          // INIT routine: non residente
{                                             // perche' usata solo una volta
    register unsigned bOff, temp;

    bOff = FP_OFF(kbdBuffer);
    temp = FP_SEG(kbdBuffer);
    if(temp > BIOSDSEG) {

// Se il segmento dell'indirizzo di kbdBuffer() e' maggiore di 0040h
// la differenza tra i due valori, trasformata in termini di offset (cioe'
// moltiplicata per 16) deve essere sommata all'offset di kbdBuffer().

        if((temp -= BIOSDSEG) > 0xFFF)

// Se la differenza tra il segmento di kbdBuffer() e 0040h e' maggiore di
// 0FFFh, la moltiplicazione per 16 (lo shift a sinistra di 4 bit)
// produrrebbe un overflow: inutile continuare.

            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
        if((bOff += temp << 4) < temp)

// Vi e' overflow anche se la somma tra il segmento shiftato e l'offset
// originario e' minore del segmento shiftato stesso (cio' significa che
// il risultato e' maggiore di FFFFh, massimo valore esprimibile da una
// variabile unsigned: i bit necessari oltre il sedicesimo sono persi).

            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
    }
    else {

// Se il segmento dell'indirizzo di kbdBuffer() e' minore di 0040h:
// la differenza tra i due valori, trasformata in termini di offset (cioe'
// moltiplicata per 16) deve essere sottratta all'offset di kbdBuffer().

        if((temp = (BIOSDSEG-temp)) > 0xFFF)

// Se la differenza tra 0040h e il segmento di kbdBuffer() e'maggiore di
// 0FFFh, la moltiplicazione per 16 (lo shift a sinistra di 4 bit)
// produrrebbe un overflow: inutile continuare.

            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!
        if(bOff < (temp <<= 4))

// Vi e' overflow anche se l'offset originario e' minore del segmento
// shiftato stesso (cio' significa che kbdBuffer() e' caricata ad un
// indirizzo minore di 0040h:0000h

            return(E_GENERIC | BIT_15);                // Overflow!


                                                                                                          I device driver - 385





        bOff -= temp;
    }

// Occorre ancora controllare che il nuovo buffer, oltre ad iniziare ad
// un indirizzo lecito, cioe' tra 0040h:0000h e 0040h:FFFFh, termini
// all'interno dello stesso intervallo.

    if((temp = bOff+(2*BUFDIM)) < bOff)
        return(E_GENERIC | BIT_15);                    // Overflow!

// Inizializzazione dei puntatori: da questo momento in poi il nuovo buffer
// di tastiera e' in funzione a tutti gli effetti.

    kbdStartBiosPtr = bOff;             // Inizio del buffer.
    kbdEndBiosPtr = temp;               // Fine del buffer.
    kbdHeadBiosPtr = bOff;              // Uguale valore per testa e coda:
    kbdTailBiosPtr = bOff;              // il buffer, all'inizio, e' vuoto.

// La initDrvSrv() segnala che tutto e' ok.

    return(SRV_OK);
}

               Il traguardo, seppure faticosamente, è raggiunto. Non si può fare a meno di osservare, però, che
i problemi da aggirare appaiono esasperanti anche per il più paziente e tenace dei programmatori... In
particolare, l'impossibilità di utilizzare le funzioni di libreria, persino nella sola parte transiente del driver,
è un limite davvero troppo pesante.
               E' necessario pensare in grande...


                                                          P r o g e t t o   d i   u n   t o o l k i t 

               I maggiori ostacoli alla realizzazione di un device driver in C derivano dal fatto che in testa ad
ogni programma C, dopo la compilazione, è consolidato lo startup module: questo provvede a caricare i
registri di segmento (DS, ES, SS) con i valori necessari per una corretta gestione dello stack e del
segmento dati (in accordo con le caratteristiche del modello di memoria359) effettua la scansione della
command line (per generare argv e argc) ed inizializza alcune variabili globali utilizzate dalle funzioni
di libreria (o da parte di esse); infine chiama la funzione main(), in uscita dalla quale richiama le
funzioni che si occupano di terminare il programma in modo "pulito" (chiudendo i file aperti, etc.). Dal
momento che in testa ad ogni device driver deve trovarsi il device driver header, non è possibile utilizzare
lo startup module, perdendo così le fondamentali funzionalità in esso implementate.
               Il problema può essere aggirato scrivendo uno startup module (o qualcosa di simile), adatto ai
device driver, da utilizzare in sostituzione di quello offerto dal compilatore. E' necessario, ahinoi,
scriverlo in assembler, ma la consapevolezza che si tratta di un lavoro fatto una volta per tutte è di grande
conforto...Già che ci siamo, possiamo progettare e mettere insieme anche alcune funzioni di evidente
utilità (scritte in assembler, per maggiore efficienza) e raccoglierle in una libreria.
               Infine ci serve un programmino in grado di modificare il device driver header del device driver
compilato e consolidato: è così possibile dargli il nome logico desiderato e gli opportuni attributi senza
necessità di modificare ogni volta il sorgente dello startup module e riassemblarlo.


                              
                                                   
                                                      
     359 Con il compilatore è fornito uno startup module apposito per ogni modello di memoria supportato: al linker è
indicato dal compilatore stesso quale file .OBJ costituisce il modulo appropriato. Circa i modelli di memoria e le
loro caratteristiche, vedere pag. 143.


386 - Tricky C





               Ancora un piccolo sforzo (o meglio tre), dunque, e disporremo di un efficace (speriamo!) toolkit
per la realizzazione di device driver in linguaggio C. Vediamo come fare.

                                                          Il nuovo startup module
               Realizzare uno startup module non è poi così difficile, quando si abbia l'accortezza di andare a
sbirciare il sorgente di quello che accompagna il compilatore360; nel caso dei device driver è comunque
assai comodo inserirvi anche altre funzionalità particolari, quali la strategy routine e un nucleo di base
della interrupt: non si tratta, perciò, solamente di un vero e proprio codice di startup (cioè di avviamento).
               Particolare importanza deve essere attribuita alla definizione dei segmenti361: devono essere
presenti tutti i segmenti definiti nello startup module originale ed è fondamentale che il segmento di
codice sia definito per primo. Tutte le definizioni di segmento sono date nel file DDSEGCOS.ASI,
riportato di seguito: si tratta di un file utilizzato in modo analogo ai file .H del C. Il listato è
abondantemente commentato.

; DDSEGCOS.ASI - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER INCLUDE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT
;
; dichiarazione dei segmenti di codice
;
; Le righe che seguono dichiarano i segmenti di codice del device driver e
; stabiliscono l'ordine in cui essi devono essere presenti nel file binario. Quasi
; tutte le definizioni sono riprese dallo startup module del TINY MODEL e riportate
; NEL MEDESIMO ORDINE. Alcune di esse non hanno utilita' nel caso dei device driver
; ma devono essere ugualmente riportate per evitare errori di compilazione o di
; runtime.

; Segmento del codice eseguibile

_TEXT              segment byte public      'CODE'           ; da startup code
_TEXT              ends

; Segmento dati inizializzati

_DATA              segment word public      'DATA'           ; da startup code
_DATA              ends

; Segmento dati costanti

_CONST             SEGMENT WORD PUBLIC      'CONST'          ; da startup code
_CONST             ENDS

; Segmenti di riferimento

_CVTSEG            SEGMENT WORD PUBLIC      'DATA'           ; da startup code
_CVTSEG            ENDS
                              
                                                   
                                                      
     360 Il sorgente dello startup module fa quasi sempre parte della dotazione standard dei compilatori, a beneficio
dell'utilizzatore che desideri personalizzarlo o ricarvarne nuove idee. Ne consegue che l'implementazione di "device
driver startup module" qui presentata, derivata dallo startup code del compilatore Borland C++ 3.1, necessita
sicuramente modifiche più o meno pesanti per essere utilizzata con altri compilatori.

     361 Detto in povere ed approssimative parole, i segmenti rappresentano porzioni di sorgente che devono essere
sottoposte a linking in un certo ordine e indirizzate dai registri di segmento secondo predefinite modalità. Ad ogni
segmento sono attribuiti un nome ed una classe: l'assemblatore raggruppa tutti i segmenti che hanno medesimo
nome, seguendo l'ordine nel quale li individua nel sorgente (o nei diversi sorgenti); la classe definisce gruppi di
segmenti e fornisce indicazioni sull'indirizzamento.


                                                                       I device driver - 387





_SCNSEG            SEGMENT WORD PUBLIC      'DATA'           ; da startup code
_SCNSEG            ENDS

; Segmento dati non inizializzati

_BSS               segment word public      'BSS'
_BSS               ends

; Segmento che inizia al termine del segmento _BSS (e' una definizione dummy che
; consente di identificare con facilita' la fine del segmento _BSS.

_BSSEND            SEGMENT BYTE PUBLIC      'BSSEND'         ; da startup code
_BSSEND            ENDS

; Segmenti definiti per la gestione delle operazioni di inizializzazione e
; terminazione del programma.

_INIT_             SEGMENT WORD PUBLIC      'INITDATA'       ; da startup code
_INIT_             ENDS

_INITEND_          SEGMENT BYTE PUBLIC      'INITDATA'       ; da startup code
_INITEND_          ENDS

_EXIT_             SEGMENT WORD PUBLIC      'EXITDATA'       ; da startup code
_EXIT_             ENDS

_EXITEND_          SEGMENT BYTE PUBLIC      'EXITDATA'       ; da startup code
_EXITEND_          ENDS

; Segmento definito appositamente per i device driver. Consente di conoscere con
; facilita' l'indirizzo di fine codice.

_DRVREND           segment byte public      'DRVREND'
_DRVREND           ends

;------------------------------------------------------------------------------

; I segmenti sono tutti quanti inseriti nel gruppo DGROUP, secono lo schema del
; tiny model, che prevede un unico segmento di RAM (64 Kb) per tutti i segmenti
; del sorgente (i loro indirizzi si differenziano nell'offset). La direttiva ASSUME
; indica all'assemblatore che durante l'esecuzione tutti i registri di segmento
; verranno inizializzati con l'indirizzo di DGROUP; cio' permette all'assemblatore
; di calcolare correttamente gli offsets di tutti gli indirizzamenti nel listato.

DGROUP    group    _TEXT,      \
                   _DATA,      \
                   _CVTSEG,    \
                   _SCNSEG,    \
                   _BSS,       \
                   _BSSEND,    \
                   _INIT_,     \
                   _INITEND_,  \
                   _EXIT_,     \
                   _EXITEND_,  \
                   _DRVREND    \

assume    cs :     DGROUP,     \
          ds :     DGROUP,     \
          ss :     DGROUP,     \
          es :     DGROUP      \

;------------------------------------------------------------------------------


388 - Tricky C





; Seguono le definizioni di alcune costanti manifeste. Importante e' la STKSIZE,
; che definisce l'ampiezza iniziale dello stack locale del device driver. Circa
; la gestione dello stack vedere la funzione setStack() a pag. 416 e 419.

STKSIZE          equ    512            ; dimensione in bytes dello stack locale
                                       ; 512 bytes e' il MINIMO possibile

CMDSIZE          equ    128            ; max lunghezza cmd line

SYSINIT_KB       equ    96             ; Kb riservati da Top of Mem per SYSINIT

; Seguono le definizioni delle costanti manifeste per la gestione della status
; word del request header (vedere pag. 361).

    ; Codici di status da restituire al DOS in OR tra loro. Modificano i bits del
    ; byte piu' significativo della status word.

S_SUCCESS        equ    0000h
S_ERROR          equ    8000h          ; usare in caso di errore
S_BUSY           equ    0200h
S_DONE           equ    0100h

    ; Codici di ritorno in OR coi precedenti. Indicano lo stato con cui si e' chiuso
    ; il servizio richiesto dal DOS (byte meno significativo della status word).

E_OK             equ    0000h
E_WR_PROTECT     equ    0
E_UNKNOWN_UNIT   equ    1
E_NOT_READY      equ    2
E_UNKNOWN_CMD    equ    3              ; richiesto servizio non implementato
E_CRC            equ    4
E_LENGTH         equ    5
E_SEEK           equ    6
E_UNKNOWN_MEDIA  equ    7
E_SEC_NOTFOUND   equ    8
E_OUT_OF_PAPER   equ    9
E_WRITE          equ    10
E_READ           equ    11
E_GENERAL        equ    12

; Costante manifesta per la gestione dello stack. Ha un fondamentale ruolo
; nell'implementazione del meccanismo che consente al device driver di
; modifcare la dimensione dello stack iniziale in fase di inizializzazione.
; Vedere setStack() a pag. 416 e 419 per i particolari.

; SE SI INTENDE MODIFICARE LA GESTIONE DELLO STACK TRA L'ISTRUZIONE CHE IN
; driverInit() COPIA SP IN __savSP1 E QUELLA CHE IN setStack() COPIA SP IN __savSP2,
; LE COSTANTI MANIFESTE CHE SEGUONO DEVONO ESSERE MODIFICATE DI CONSEGUENZA!!

NPA_SP_DIFF      equ    8     ; differenza tra SP prima delle PUSH dei parms
                              ; di main() e SP in ingresso a setStack() nel
                              ; caso di main(void) e senza variabili auto.

         Il testo del file DDSEGCOS.ASI è incluso in tutti i listati assembler laddove sia presente la riga

include ddsegcos.asi

in caratteri maiuscoli o minuscoli: a differenza del C, l'assembler non distingue, per default, maiuscole e
minuscole. Vediamo ora il listato dello startup module per i device driver:

; DDHEADER.ASM - Barninga Z! - 1994
;


                                                                          I device driver - 389





; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - STARTUP
;
;
; device driver STARTUP MODULE. Da linkare in testa all'object prodotto dal
; compilatore e contenente la reale implementazione C del driver.

; DDHEADER.ASM implementa il device driver header, e le strategy e interrupt
; routines del device driver. Sono inoltre inserite incluse alcune routines di
; inizializzazione e le dichiarazioni delle variabili globali (alcune delle quali
; non pubblicate e quindi non visibili in C) per il supporto delle librerie
; C, in base allo startup module dei normali programmi. Si noti che i nomi C
; devono ignorare l'underscore (o il primo degli underscore) in testa ai nomi
; assembler.

include DDSEGCOS.ASI                         ; definizioni dei segmenti!!!

org 0                                        ; no PSP: e' un device driver

; Dichiarazione dei simboli esterni: sono dichiarate le variabili e le funzioni
; referenziate ma non definite in questo sorgente. Tutte le funzioni sono near
; dal momento che si lavora con il modello TINY.

          extrn  __stklen         : word      ; da libreria C: gestione stack.
                                              ; Vedere setStack(), pag. 416 e 419.

; seguono le dichiarazioni delle funzioni che gestiscono i vari servizi del device
; driver. La loro implementazione e' libera, ma il nome nel sorgente C deve essere
; identico a quello qui riportato (salvo l'underscore iniziale). Se il sorgente C
; non implementa una o piu' delle seguenti funzioni, all'eseguibile viene linkata
; la corrispondente dummy function inclusa nella libreria (pag. 397 e seguenti).
; Fa eccezione _driverInit() (DDINIT.ASM), che implementa il servizio INIT standard
; e chiama la init() definita dal programmatore nel sorgente C.

          extrn  _driverInit      : near
          extrn  _mediaCheck      : near      ; servizi del driver, da
          extrn  _buildBPB        : near      ; implementare in C. Le
          extrn  _inputIOCTL      : near      ; implementazioni assembler in
          extrn  _input           : near      ; libreria servono solo come
          extrn  _inputND         : near      ; placeholders per quelle non
          extrn  _inputStatus     : near      ; realizzate in C e non fanno che
          extrn  _inputFlush      : near      ; chiamare errorReturn(), definita
          extrn  _output          : near      ; in questo stesso sorgente
          extrn  _outputVerify    : near
          extrn  _outputStatus    : near
          extrn  _outputFlush     : near
          extrn  _outputIOCTL     : near
          extrn  _deviceOpen      : near
          extrn  _deviceClose     : near
          extrn  _mediaRemove     : near
          extrn  _outputBusy      : near
          extrn  _genericIOCTL    : near
          extrn  _getLogicalDev   : near
          extrn  _setLogicalDev   : near
          extrn  _endOfServices   : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        segment                  ; inizio del segmento _TEXT (codice)

;------------------------------------------------------------------------------

; Il codice (segmento _TEXT) - e quindi il file binario - inizia con il
; device driver header. Notare il primo campo (4 bytes) posto a -1 (FFFFFFFFh).
; La device attribute word (secondo campo) e il logical name (ultimo campo)


390 - Tricky C





; sono "per default" posti a 0 e, rispettivamente, 8 spazi. Dovranno essere
; settati dopo il linking, utilizzando la utility  descritta a pag. 431.
; E' fondamentale che il device driver header sia il primo oggetto definito
; nel segmento del codice.

             public _DrvHdr                      ; header del device driver
_DrvHdr      dd      -1
             dw      0                           ; DA SETTARE CON DRVSET
             dw      offset _TEXT:_Strategy
             dw      offset _TEXT:_Interrupt
             db      8 dup(32)                   ; DA SETTARE CON DRVSET

             ;-----------------------------------------------------------------

; Tabella dei servizi del device driver. E' utilizzata dalla interrupt routine
; (listata poco piu' avanti) per individuare la funzione da chiamare a seconda
; del servizio richiesto dal DOS. Il posizionamento della tabella all'inizio del
; modulo forza l'assemblatore a referenziare per prime le funzioni dei servizi
; (solo Strategy() e Interrupt() sono referenziate prima di esse, nello header):
; in tal modo esse sono ricercate per prime nelle librerie (se non definite nel
; sorgente) e linkate all'eseguibile prima di tutte le funzioni di libreria C.
; Cio' permette l'utilizzo di _endOfServices(), come dichiarata al termine della
; tabella stessa.

_FuncTab     dw      offset _TEXT:_driverInit          ;  0
             dw      offset _TEXT:_mediaCheck          ;  1
             dw      offset _TEXT:_buildBPB            ;  2
             dw      offset _TEXT:_inputIOCTL          ;  3
             dw      offset _TEXT:_input               ;  4
             dw      offset _TEXT:_inputND             ;  5
             dw      offset _TEXT:_inputStatus         ;  6
             dw      offset _TEXT:_inputFlush          ;  7
             dw      offset _TEXT:_output              ;  8
             dw      offset _TEXT:_outputVerify        ;  9
             dw      offset _TEXT:_outputStatus        ; 10   A
             dw      offset _TEXT:_outputFlush         ; 11   B
             dw      offset _TEXT:_outputIOCTL         ; 12   C
             dw      offset _TEXT:_deviceOpen          ; 13   D
             dw      offset _TEXT:_deviceClose         ; 14   E
             dw      offset _TEXT:_mediaRemove         ; 15   F
             dw      offset _TEXT:_outputBusy          ; 16  10
             dw      offset _TEXT:_unSupported         ; 17  11
             dw      offset _TEXT:_unSupported         ; 18  12
             dw      offset _TEXT:_genericIOCTL        ; 19  13
             dw      offset _TEXT:_unSupported         ; 20  14
             dw      offset _TEXT:_unSupported         ; 21  15
             dw      offset _TEXT:_unSupported         ; 22  16
             dw      offset _TEXT:_getLogicalDev       ; 23  17
             dw      offset _TEXT:_setLogicalDev       ; 24  18

; E' dichiarata una label (etichetta) il cui indirizzo (offset) indica la fine
; della tabella delle funzioni di servizio.

             public  __endOfSrvc
__endOfSrvc  label   word                         ; off DGROUP:fine f() servizi

; E' dichiarata una funzione dummy inserita in libreria dopo tutte le funzioni
; di servizio: il suo indirizzo indica, nel file binario, la fine del codice
; eseguibile delle funzioni di servizio. Vedere anche endOfServices() a pag. 410.

             dw      offset _TEXT:_endOfServices  ; dummy func per segnare
                                                  ; indirizzo fine ultima
                                                  ; f() di servizio.


                                                                          I device driver - 391





             ;-----------------------------------------------------------------

; L'espressione $-_FuncTab-2 calcola la distanza (in bytes) tra l'inizio della
; tabella dei servizi e l'indirizzo attuale, meno due bytes. In pratica si ottiene
; la dimensione della tabella dei puntatori alle funzioni di servizio e, dal momento
; che ogni puntatore occupa due bytes (tutti puntatori near), __FuncIDX__ puo'
; fungere da indice per individuare la funzione da chiamare a seconda del servizio
; richiesto dal DOS.

__FuncIDX__  dw      $ - _FuncTab - 2       ; max indice (word off) in tabella
                                            ; il 2 e' per la f() dummy

; Seguono le definizioni di diverse variabili globali. Solo quelle per le quali e'
; specificata la clausola PUBLIC sono visibili da C. Sono definite anche alcune
; labels (etichette) che servono per gestire indirizzi senza utilizzare veri e
; propri puntatori. Tutte le variabili e labels pubblicate al C sono dichiarate
; nell'include file della libreria toolkit BZDD.H (vedere pag. 397 e seguenti).

             public _RHptr
_RHptr       dd      0                      ; puntatore far al Request Header

_DosStkPtr   dd      0                      ; ptr far a DOS Stack (SS:SP ingresso)

             public _DrvStk
_DrvStk      db STKSIZE dup(0)              ; stack locale del driver

             public _DrvStkEnd
_DrvStkEnd   label word                     ; fine dello stack (e' solo una label)

; Il significato e l'uso di alcune delle variabili definite di seguito sono
; commentati a pagina 445.

; Kb mem conv installati (usata nel codice di inizializzazione per l'int 12h). Si
; tratta di un dato raccolto per comodita' del programmatore.

             public __systemMem
__systemMem  dw    0

; Di seguito sono definite un'etichetta ed una variabile. La prima rappresenta un
; sinonimo della seconda e possono essere utilizzate da C come se fossero la stessa
; cosa. La variabile contiene l'indirizzo di segmento al quale e' caricato il
; driver (CS); il sinonimo _psp e' definito per analogia con la libreria C, ma
; il driver non ha un PSP. Questa e' la parte segmento dell'indirizzo al quale
; si trova il device driver header; percio' RHptr vale _psp:0000 o _baseseg:0000.

             public __psp
__psp        label word

             public __baseseg
__baseseg    dw    0                        ; segmento di base del DevDrv (CS)

; Di seguito sono definite due variabili di comodita' per il programmatore. I device
; driver non hanno un far heap in cui allocare memoria far: _farMemBase e
; _farMemTop sono gli indirizzi far dell'inizio e, rispettivamente, della fine della
; memoria libera oltre il driver. Va tenuto presente che in quell'area di RAM ci
; sono parti di DOS attive: essa puo' percio' essere usata a discrezione, ma con
; prudenza.

             public __farMemBase
__farMemBase dd    0                        ; puntatore far alla memoria libera
                                            ; oltre il driver in init()

             public __farMemTop
__farMemTop  dd    0                        ; puntatore far alla fine della memoria


392 - Tricky C





                                            ; libera oltre il driver in init().

; _cmdLine e' una copia della command line del driver in CONFIG.SYS, a partire dal
; carattere che segue "DEVICE=". In pratica e' un array di char.

             public __cmdLine
__cmdLine    db CMDSIZE dup(0)              ; copia locale della command line

; _cmdArgsN e _cmdArgs equivalgono a argc e argv. Il massimo numero di puntatori che
; _cmdArgs puo' contenere e' 64, perche' una command line e' al massimo di 128
; caratteri e ogni argomento occupa almeno 2 bytes (1 carattere + 1 spazio).

             public __cmdArgsN
__cmdArgsN   dw    0                        ; come argc

             public __cmdArgs
__cmdArgs    db CMDSIZE dup(0)              ; array puntat. ad argom. cmd line

; Definizione di alcuni puntatori per comodita' del puntatore. Gli indirizzi (near)
; sono calcolati mediante labels definite in coda a questo stesso sorgente.

             public __endOfCode
__endOfCode  dw    offset DGROUP:_ecode@    ; offset (CS:) della fine codice

             public __endOfData
__endOfData  dw    offset DGROUP:_edata@    ; offset (CS:) della fine dati

             public __endOfDrvr
__endOfDrvr  dw    offset DGROUP:_edrvr@    ; offset (CS:) fine spazio driver

; Variabili per la gestione dello stack. Lo stack locale DrvStk e' rilocabile
; (vedere setStack() a pag. 416 e 419): qualora esso, a discrezione del
; programmatore, venga effettivamente rilocato, lo spazio di STACKDIM bytes occupato
; inizialmente puo' essere riutilizzato come un normale array di char, il cui
; indirizzo (near) e' _freArea. La sua effettiva dimensione e' _freAreaDim. Le altre
; variabili sono utilizzate da setStack() e sono pubblicate al C con finalita' di
; debugging.

             public  __freArea
__freArea    dw    0                        ; offset ex-stack per riutilizzo

             public __freAreaDim
__freAreaDim dw    0                        ; dimensione ex-stack

             public __savSP1
__savSP1     dw    0                        ; SP prima di push parms per init()

             public __savSP2
__savSP2     dw    0                        ; SP all'ingresso di SetStack()

             public __newTOS
__newTOS     dw    0                        ; offset del nuovo Top Of Stack

; Seguono definizioni di variabili date per analogia con lo startup code dei normali
; programmi C.

             public __version
__version    label word                     ; versione e revisione DOS

             public __osversion
__osversion  label word                     ; versione e revisione DOS

             public __osmajor
__osmajor    db    0                        ; versione DOS


                                                                          I device driver - 393





             public __osminor
__osminor    db    0                        ; revisione DOS

             public __StartTime
__StartTime  dd    0                        ; clock ticks allo startup

             public _errno
_errno       dw    0                        ; codice di errore

             public ___MMODEL
___MMODEL    dw    0                        ; tiny model

             public _DGROUP@
_DGROUP@     dw    0                        ; segmento del gruppo DGROUP

; Le variabili definite di seguito sono necessarie alle funzioni di libreria C per
; la gestione dello heap (malloc(), etc.). Quelle relative al far heap non sono
; inizializzate in quanto ai device driver non e' mai possibile effettuare
; allocazioni far mediante farmalloc(). Le allocazioni dello heap sono effettuate
; all'interno dello stack, secondo lo schema del modello TINY.

             public ___heapbase
___heapbase  dw    offset _DrvStk           ; inizio near heap

             public ___brklvl
___brklvl    dw    offset _DrvStk           ; attuale fine near heap

             public __heapbase
__heapbase   dd    0                        ; inizio far heap
                                            ;
             public __brklvl                ;
__brklvl     dd    0                        ; inizio far heap
                                            ;
             public __heaptop               ;
__heaptop    dd    0                        ; fine far heap

             ;-----------------------------------------------------------------

; Inizia qui il codice eseguibile. Siamo sempre nell'ambito del code segment (il che
; e' normale per le routine, un po' meno per le variabili appena definite. Si veda
; pero' quanto detto a proposito delle variabili nel code segment, a pag. 170.

; Ecco la strategy routine. Essa non fa altro che salvare l'indirizzo del request
; header, passato dal DOS in ES:BX, nel puntatore far RHptr. Si noti che Strategy()
; deve essere una funzione far; inoltre essa non e' pubblicata al C, in quanto si
; tratta di una routine interna al driver, che non deve mai essere chiamata da C.

_Strategy    proc far

             mov word ptr cs:[_RHptr],bx      ; salva ptr al Request Header
             mov word ptr cs:[_RHptr+2],es    ; prima offset poi segmento

             ret

_Strategy    endp

             ;-----------------------------------------------------------------

; Ed ecco la interrupt routine: come si vede, ha una struttura semplice. Essa
; attiva lo stack locale e salva i registri, dopodiche' scandisce la tabella
; dei servizi: se il servizio e' 0 (inizializzazione) richiama driverInit(),
; definita oltre in questo sorgente, la quale a sua volta chiama la init() del
; sorgente C. Se il servizio non e' definito chiama errorReturn(), definita oltre


394 - Tricky C





; in questo sorgente, passandole E_UNSUPPORTED quale codice di errore, altrimenti
; chiama la funzione dedicata al servizio. Se il sorgente C implementa una funzione
; con quel nome (vedere la tabella in testa a questo sorgente) e' invocata proprio
; quella funzione, altrimenti e' chiamata la corrispondente funzione dummy della
; libreria toolkit. Al termine delle operazioni, Interrupt() ripristina i registri
; e lo stack DOS e termina restituendo il controllo al sistema. Interrupt(), come
; Strategy(), deve essere far e non e' pubblicata al C, che non la puo' invocare.

_Interrupt   proc far

             ; E' bene che il driver utilizzi un proprio stack, per evitare di
             ; sottarre risorse al DOS: quindi bisogna modificare SS:SP in modo
             ; che puntino allo stack del driver e non piu' a quello DOS. E' ovvio
             ; che l'indirizzo dello stack DOS (SS:SP) deve essere salvato (NON
             ; SULLO STACK STESSO!) per poterlo ripristinare in uscita. Allo
             ; scopo e' usata la variabile DosStkPtr.

             mov word ptr cs:[_DosStkPtr],sp    ; salva SS:SP (ptr a stack DOS)
             mov word ptr cs:[_DosStkPtr+2],ss  ; prima offset poi segmento

             ; Lo stack locale viene attivato caricando SS:SP con l'indirizzo
             ; della fine (lo stack e' usato dall'alto in basso!) dell'area
             ; allo scopo riservata. Percio' in SS e' caricato CS (nel modello
             ; TINY il segmento di stack e' lo stesso del codice) e in SP e'
             ; caricato l'offset della label DrvStkEnd, che indica la fine di
             ; DrvStk, l'array di STKSIZE bytes dedicato allo scopo.

             mov _DGROUP@,cs                    ; stack pointers settati allo
             mov ss,_DGROUP@                    ; stack locale (_DGROUP@ e'
             mov sp,offset _DrvStkEnd           ; una variabile di comodo)

             ; A questo punto si puo' usare lo stack locale per salvare tutti i
             ; registri e generare una standard stack frame, cioe' il settaggio
             ; di SS, SP e BP secondo le convenzioni C in ingresso alle funzioni
             ; (vedere pag. 160).

             push bp                            ; genera standard stack frame
             mov bp,sp

             push ax                            ; ...e salva tutti i registri
             push bx                            ; senza piu' intaccare lo
             push cx                            ; stack dos
             push dx
             push si
             push di
             push ds
             push es
             pushf

             ; Tutti i registri di segmento sono uguagliati a CS (tiny model); SS
             ; e' gia' stato settato.

             mov bx,cs
             mov ds,bx
             mov es,bx

             ; Qui viene esaminato il servizio richiesto ed e' lanciata la funzione
             ; corrispondente: il numero di servizio, letto ad offset 2 nel request
             ; header, e' moltiplicato per 2 (i puntatori alle funzioni sono near e
             ; percio' ciascuno occupa 2 bytes; quindi in tal modo si ottiene
             ; direttamente l'offset nella tabella FuncTab del puntatore alla
             ; funzione da lanciare). Se il risultato della moltiplicazione e'
             ; maggiore di _FuncIDX__ (massimo indice), e' chiamata la funzione
             ; unSupported() (definita oltre in questo sorgente), altrimenti si


                                                                          I device driver - 395





             ; salta alla label EXECUTE.

             push ds
             lds si,DGROUP:_RHptr       ; DS:SI punta al Request Header
             mov al,[si+2]              ; AL = servizio (campo a offset 2)
             pop ds
             shl al,1                   ; per 2 (offsets in _FuncTab sono words)
             xor ah,ah                  ; AX = offset in termini di words
             cmp ax,__FuncIDX__         ; ** MAX VALORE DEL COMMAND BYTE x 2 **
             jle EXECUTE
             call _unSupported
             jmp EXITDRIVER
EXECUTE:

             ; Il servizio richiesto e' lecito: la coppia DS:SI e' caricata con
             ; l'indirizzo del puntatore alla funzione opportuna e si procede
             ; alla chiamata con una tecnica analoga all'indirezione di puntatore
             ; a funzione.

             mov si,offset _FuncTab
             add si,ax                  ; DS:SI punta al puntat. a funz. in _FuncTab
             call word ptr [si]         ; chiama funzione void f(void)
EXITDRIVER:

             ; Alla fine delle operazioni Interrupt() setta a 1 il bit 8 della
             ; status word nel request header: si presume che tutte le funzioni
             ; dedicate ai servizi restituiscano (e percio' il compilatore lo
             ; carichera' in AX) il valore della status word stessa.

             or ax,S_DONE               ; segnala fine operazioni
             push ds
             lds si,DGROUP:_RHptr       ; DS:SI punta al Request Header
             mov [si+3],ax              ; valorizza lo STATUS di ritorno
             pop ds

             ; Uscita da Interrupt(): tutti i registri sono ripristinati, viene
             ; eliminata la standard stack frame ed e' ricaricato in SS:SP
             ; l'indirizzo dello stack DOS prelevandolo da DosStkPtr. La funzione
             ; termina con una normale RET (far, dato che Interrupt() e' dichiarata
             ; tale) e NON con una IRET.

             popf                       ; ripristina tutti i registri
             pop es                     ; estraendone i valori di ingresso
             pop ds                     ; dallo stack locale
             pop di
             pop si
             pop dx
             pop cx
             pop bx
             pop ax

             pop bp                     ; rispristina BP (standard stack frame)

             mov sp,word ptr cs:[_DosStkPtr]    ; ripristina SS:SP (ora puntano
             mov ss,word ptr cs:[_DosStkPtr+2]  ; nuovamente allo stack DOS)

             ret                        ; non e' un interrupt!

_Interrupt   endp

             ;-----------------------------------------------------------------

; La funzione errorReturn() e' pubblicata al C e deve essere usata per segnalare
; che un servizio e' terminato in errore. Accetta come parametro un intero il cui


396 - Tricky C





; byte meno significativo rappresenta il codice di errore e lo restituisce dopo
; avere settato a 1 il bit 15. Vedere pag. 361 (status word) e pag. 386
; (DDSEGCOS.ASI).

             public _errorReturn                 ; f() per restituzione errore
_errorReturn proc near             ; int errorReturn(int errcod);
                                   ; procedura per restituzione codice
             push bp               ; di errore secondo costanti manifeste
             mov bp,sp             ; Il parm e' referenziato [BP+4] infatti
             mov ax,[bp+4]         ; [BP+0] = BP e [BP+2] = IP (per la ret)
             or ax,S_ERROR         ; setta bit di errore
             pop bp

             ret

_errorReturn endp

             ;-----------------------------------------------------------------

; La funzione unSupported(), pubblicata al C, e' dedicata a restituire lo stato di
; errore per servizio non supportato. Non fa altro che chiamare errorReturn() con
; l'appropriato codice di errore.

             public _unSupported              ; f() per servizio non supportato
_unSupported proc near             ; int unSupported(void);

             mov ax,E_UNKNOWN_CMD
             push ax
             call _errorReturn          ; restituisce codice errore
             add sp,2

             ret

_unSupported endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        ends                               ; Fine del segmento di codice

;------------------------------------------------------------------------------

; Labels pubbliche per individuare gli offsets dei segmenti (non possono
; essere dichiarate in DDSEGCOS.ASI) perche' devono essere dichiarate una
; volta soltanto.

                   ;-----------------------------------------------------------

_DATA              segment word public      'DATA'
                   public  _ecode@                      ; fine codice (_TEXT)
_ecode@            label   byte
_DATA              ends

                   ;-----------------------------------------------------------

_CVTSEG            SEGMENT WORD PUBLIC      'DATA'           ; da startup code
                   public  __RealCvtVector
__RealCvtVector    label   word
_CVTSEG            ENDS

                   ;-----------------------------------------------------------

_SCNSEG            SEGMENT WORD PUBLIC      'DATA'           ; da startup code
                   public  __ScanTodVector
__ScanTodVector    label   word


                                                                                        I device driver - 397





_SCNSEG            ENDS

                   ;-----------------------------------------------------------

_BSS               segment word public      'BSS'            ; da startup code
                   public  _bdata@                     ; inizio BSS
_bdata@            label   byte
_BSS               ends

                   ;-----------------------------------------------------------

_BSSEND            SEGMENT BYTE PUBLIC      'BSSEND'         ; da startup code
                   public  _edata@                     ; fine BSS
_edata@            label   byte
_BSSEND            ENDS

                   ;-----------------------------------------------------------

_DRVREND           segment byte public      'DRVREND'
                   public  _edrvr@                     ; fine driver
_edrvr@            label   byte
_DRVREND           ends

;------------------------------------------------------------------------------

             end

              Assemblando il sorgente con il comando

tasm -ml ddheader.asm

si ottiene il file DDHEADER.OBJ, che deve essere consolidato in testa al file .OBJ prodotto dal
compilatore a partire dal sorgente C implementante il device driver, al fine di ottenere il file binario
caricabile dal sistema operativo. L'opzione -ml impone all'assemblatore di distinguere le maiuscole dalle
minuscole nei nomi di segmento, di variabile e di funzione, onde consentirne l'utilizzo in C secondo le
consuete convenzioni del linguaggio.
              Il primo ostacolo è alle nostre spalle: nello scrivere un device driver in C possiamo quasi
dimenticarci dell'esistenza del nuovo startup module, così come scrivendo normali programmi ignoriamo
del tutto quello originale.

                                            La libreria di funzioni
              Perché una libreria di funzioni? Per comodità, ma, soprattutto, per ragioni di efficienza. Dal
momento che un device driver è largamente assimilabile ad un programma TSR ed è sottoposto ai
medesimi vincoli per quel che riguarda l'occupazione di memoria, inserire in una libreria alcune funzioni
utilizzate solo durante la fase di inizializzazione può consentire di confinarle nella porzione transiente del
codice. Vale la pena di presentare per prima la funzione driverInit(),  utilizzata una sola volta
durante l'inizializzazione del driver: va precisato che inserirla nella libreria permette di evitarne la
permanenza in memoria dopo la fase di inizializzazione stessa, in quanto essa è inclusa dal linker
nell'eseguibile solo dopo le funzioni definite nel sorgente C. Tuttavia, dal momento che essa è
referenziata nello startup module prima delle funzioni di gestione dei servizi, è indispensabile che queste
ultime siano tutte definite nel sorgente C (e non siano utilizzate le dummy function presenti in libreria)
perché la _driverInit() possa essere considerata transiente senza pericolo di scartare routine
residenti.

; DDINIT.ASM - Barninga Z! - 1994
;


398 - Tricky C





; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione driverInit() per l'inizializzazione standard del device driver

include   ddsegcos.asi

; dichiarazione di init(). Equivale alla main() dei normali programmi C, assente
; nei device driver. E' richiamata dalla interrupt routine quando il DOS
; richiede il servizio 0, cioe' al caricamento del driver. Tutte le operazioni
; di inizializzazione devono percio' essere gestite nella init(), che deve essere
; presente in tutti i device driver scritti utilizzando il toolkit: vedere pag. 441
; per i dettagli. Ovviamente non deve esserci main().

          extrn  _init            : near      ; user defined! E' la "main()" del
                                              ; device driver (pag. 441).

; Dichiarazione della funzione di libreria toolkit setupcmd() (pag. 421), che
; effettua la scansione della command line e genera argc e argv per la init().

          extrn  _setupcmd        : near
; Altri simboli esterni dallo startup module

           extrn   __version      : word
           extrn   __stklen       : word
           extrn   __baseseg      : word
           extrn   __systemMem    : word
           extrn   __farMemTop    : dword
           extrn   __farMemBase   : dword
           extrn   __StartTime    : dword
           extrn   __cmdArgs      : word
           extrn   __cmdArgsN     : word
           extrn   __savSP1       : word
           extrn   _DGROUP@       : word

           extrn   _edrvr@        : byte
           extrn   _bdata@        : byte
           extrn   _edata@        : byte

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        segment

;------------------------------------------------------------------------------

; driverInit() e' il vero e proprio startup code del driver. Dal momento che il
; suo indirizzo si trova ad offset 0 nella FuncTab (e' il primo puntatore nella
; tabella) essa e' chiamata da Interrupt() in corrispondenza del servizio 0 e
; procede alla inizializzazione del driver. driverInit() si occupa delle operazioni
; di inizializzazione standardizzate per tutti i driver: al termine di queste
; chiama init(), che deve essere definita dal programmatore nel sorgente C, la
; quale esegue le operazioni peculiari per quel driver. Il programmatore C deve
; gestire l'inizializzazione dedicata allo specifico driver esclusivamente con
; init(), di cui si parla a pagina 441.

             public  _driverInit
_driverInit  proc near          ; driverInit(): simula parte dello startup code

             mov ah,30h
             int 21h                              ; richiede versione dos
             mov __version,ax                     ; e la salva

             mov __stklen, STKSIZE                ; dimensione stack

             mov word ptr __baseseg,cs            ; segmento di caricamento


                                                                         I device driver - 399





             ; L'algoritmo che segue non trova corrispondenza nello startup code
             ; dei normali programmi. Viene calcolato EMPIRICAMENTE il confine
             ; superiore della memoria libera oltre il driver: in caso di problemi
             ; può essere necessario aumentare il valore di SYSINIT_KB, costante
             ; manifesta definita in DDSEGCOS.ASI, che esprime il numero di Kb
             ; riservati alla routine SYSINIT del DOS (vedere pag. 353). E' poi
             ; individuato l'offset della fine dello spazio occupato dal driver e,
             ; a partire da quello, l'indirizzo far dell'inizio della memoria
             ; libera oltre il driver. Lo spazio tra gli indirizzi far _farMemBase
             ; e _farMemTop e' a disposizione del driver per qualsiasi utilizzo,
             ; purche' limitato alla sola fase di inizializzazione, in quanto
             ; quella memoria sara' successivamente usata dal DOS (e non e'
             ; comunque gestibile via farmalloc(), etc.).

             int 12h                              ; Kb RAM instal. (AX); <= 640
             mov __systemMem,ax                   ; salva valore restituito
             sub ax,SYSINIT_KB                    ; protegge spazio per SYSINIT
             mov cx,6
             shl ax,cl                            ; Kb * 64 = Seg esa
             mov word ptr __farMemTop+2,ax        ; top della memoria far libera

             mov ax,offset DGROUP:_edrvr@         ; offset fine spazio driver
             mov cx,4
             shr ax,cl                            ; off / 16 = normalizzazione
             inc ax                               ; annulla arrotondamento
             add ax,word ptr _DGROUP@             ; segmento normalizzato
             mov word ptr __farMemBase+2,ax       ; base far free mem e' il primo
                                                  ; seg:0000 oltre il driver

             ; Seguono nuovamente operazioni derivate dal normale startup code.

             mov ah,0
             int 1ah                              ; BIOS time ticks
             mov word ptr __StartTime,dx          ; per la funzione C clock()
             mov word ptr __StartTime+2,cx
             or  al,al                            ; midnight flag settato?
             jz  NOT_MIDNIGHT
             push es
             mov ax,40h                           ; setta BIOS midnight flag
             mov es,ax                            ; all'indirizzo 0040:0070
             mov bx,70h
             mov byte ptr es:[bx],1
             pop es

NOT_MIDNIGHT:

             mov di,offset DGROUP:_bdata@      ; da startup code: azzera area
             mov cx,offset DGROUP:_edata@      ; BSS. (ES = CS = DGROUP)
             sub cx,di                         ; CX = dist. _bdata@-_edata@
             xor ax,ax
             cld
             rep stosb

             ; A questo punto e' chiamata la funzione di libreria toolkit
             ; setupcmd() (pag. 421), che effettua la scansione della command line
             ; data in CONFIG.SYS e setta _cmdArgsN e _cmdArgs, equivalenti a argc
             ; e, rispettivamente, argv.

             call _setupcmd                    ; scansione command line
             mov bx,offset __cmdArgs
             push bx                           ; analogo ad argv
             push __cmdArgsN                   ; analogo ad argc


400 - Tricky C





             mov __savSP1,sp                   ; per setStack(): deve essere
                                               ; l'ultima prima di call _init

             ; Infine e' chiamata init(): il controllo dell'inizializzazione passa
             ; al sorgente C. Vedere pag. 441.

             call _init                        ; int init(...) USER DEFINED

             add sp,4                          ; pulizia stack

             ; Al termine dell'inizializzazione sono (per prudenza) azzerati i
             ; puntatori all'inizio e alla fine della memoria far disponibile oltre
             ; il driver, dal momento che, come sottolineato poco fa, dopo la fase
             ; di bootstrap essa non e' piu' disponibile.

             mov word ptr __farMemBase,0       ; dopo init() non ha piu'
             mov word ptr __farMemBase+2,0     ; alcun significato
             mov word ptr __farMemTop,0        ; dopo init() non ha piu'
             mov word ptr __farMemTop+2,0      ; alcun significato

             ret                               ; torna a Interrupt()

_driverInit  endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        ends

;------------------------------------------------------------------------------

             end

          La libreria comprende poi le funzioni per la gestione dei servizi non implementati dal driver, le
quali non fanno altro che chiamare la unSupported() dello startup module (pag. 396): vediamole
ordinate per codice crescente di servizio.

; DDMEDCHE.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione mediaCheck() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _mediaCheck
_mediaCheck    proc near                     ; int mediaCheck(void);

               call _unSupported
               ret

_mediaCheck    endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends


                                                                        I device driver - 401





;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDBUIBPB.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione buildBPB() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _buildBPB
_buildBPB      proc near                     ; int buildBPB(void);

               call _unSupported
               ret

_buildBPB      endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDINPIOC.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione inputIOCTL() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _inputIOCTL
_inputIOCTL    proc near                     ; int inputIOCTL(void);

               call _unSupported

_inputIOCTL    endp

;------------------------------------------------------------------------------


402 - Tricky C





_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDINPUT.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione input() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _input
_input         proc near                     ; int input(void);

               call _unSupported
               ret

_input         endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDINPND.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione inputND() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _inputND

_inputND       proc near                     ; int inputND(void);

               call _unSupported
               ret


                                                                         I device driver - 403





_inputND       endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDINPSTA.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione inputStatus() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _inputStatus
_inputStatus   proc near                     ; int inputStatus(void);

               call _unSupported
               ret

_inputStatus   endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDINPFLU.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione inputFlush() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _inputFlush
_inputFlush    proc near                     ; int inputFlush(void);


404 - Tricky C





               call _unSupported
               ret

_inputFlush    endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDOUTPUT.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione output() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _output
_output        proc near                     ; int output(void);

               call _unSupported
               ret

_output        endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDOUTVER.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione outputVerify() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------


                                                                          I device driver - 405





               public  _outputVerify
_outputVerify  proc near                     ; int outputVerify(void);

               call _unSupported
               ret

_outputVerify  endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDOUTSTA.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione outputStatus() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _outputStatus
_outputStatus  proc near                     ; int outputStatus(void);

               call _unSupported
               ret

_outputStatus  endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDOUTFLU.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione outputFlush() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------


406 - Tricky C





_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _outputFlush
_outputFlush   proc near                     ; int outputFlush(void);

               call _unSupported
               ret

_outputFlush   endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDOUTIOC.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione outputIOCTL() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _outputIOCTL
_outputIOCTL   proc near                     ; int outputIOCTL(void);

               call _unSupported
               ret

_outputIOCTL   endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDDEVOPE.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione deviceOpen() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near


                                                                         I device driver - 407





;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _deviceOpen
_deviceOpen    proc near                     ; int deviceOpen(void);

               call _unSupported
               ret

_deviceOpen    endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDDEVCLO.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione deviceClose() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _deviceClose
_deviceClose   proc near                     ; int deviceClose(void);

               call _unSupported
               ret

_deviceClose   endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDMEDREM.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione mediaRemove() dummy usata solo se non implementata in C


408 - Tricky C





include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _mediaRemove
_mediaRemove   proc near                     ; int MediaRemove(void);

               call _unSupported
               ret

_mediaRemove   endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDOUTBUS.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione outputBusy() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _outputBusy
_outputBusy    proc near                     ; int outputBusy(void);

               call _unSupported
               ret

_outputBusy    endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDGENIOC.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY


                                                                          I device driver - 409





;
; funzione genericIOCTL() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _genericIOCTL
_genericIOCTL  proc near                     ; int genericIOCTL(void);

               call _unSupported
               ret

_genericIOCTL  endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


; DDGETLOG.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione getLogicalDev() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _getLogicalDev
_getLogicalDev proc near                     ; int getLogicalDev(void);

               call _unSupported
               ret

_getLogicalDev endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end


410 - Tricky C





; DDSETLOG.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione setLogicalDev() dummy usata solo se non implementata in C

include   ddsegcos.asi

               extrn   _unSupported : near

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------

               public  _setLogicalDev
_setLogicalDev proc near                     ; int setLogicalDev(void);

               call _unSupported
               ret

_setLogicalDev endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end

          Le funzioni sin qui presentate hanno il solo scopo di evitare al programmatore l'obbligo di
definire comunque una funzione dedicata per i servizi non supportati: infatti, se nel sorgente C non esiste
una funzione con lo specifico nome previsto per ogni servizio, il linker include nel file binario la
corrispondente funzione di libreria. Ad esempio, se il driver supporta unicamente i servizi 4, 5, 6 e 9
(vedere pag. 362), nel sorgente C devono essere definite, oltre alla init(), anche una input(), una
inputND(), una inputStatus() e una output(), rispettivamente: i loro nomi non possono essere
modificati. Per tutti gli altri servizi viene automaticamente importata nel file binario la corrispondente
funzione di libreria, la quale segnala al DOS che il servizio non è supportato dal driver.
          La funzione che segue è inserita in libreria dopo quelle di gestione dei servizi non supportati a
soli fini di comodità: il suo indirizzo, infatti, rappresenta l'indirizzo al quale terminano in memoria le
funzioni di servizio (quelle definite nel sorgente C precedono sempre, nel file binario, le funzioni di
libreria). Essa non esegue alcuna azione e restituisce immediatamente il controllo alla funzione
chiamante.

; DDENDOFS.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; funzione endOfServices() dummy usata solo per calcolare l'indirizzo al
; quale termina l'ultima delle f() dummy di servizio. non e' mai eseguita

include   ddsegcos.asi

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          segment

;------------------------------------------------------------------------------


                                                                                                I device driver - 411





               public  _endOfServices
_endOfServices proc near

               ret

_endOfServices endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT          ends

;------------------------------------------------------------------------------

               end

               I cinque listati che seguono rendono disponibili funzionalità normalmente incluse nello startup
code originale fornito con il compilatore. Si tratta di variabili e funzioni che i normali programmi
utilizzano in modo automatico: a scopo di maggiore effiecienza esse sono invece inserite in libreria e il
programmatore deve farne esplicito uso se necessario362. Vale la pena di sottolineare che nei file
DDRESVEC.ASM e DDSAVVEC.ASM sono definite SaveVectors() e _restorezero(), sulla
quale ci si sofferma a pag. 327. Inoltre, DDDUMMY.ASM contiene il codice necessario a simulare alcune
funzioni di uscita da programmi C (exit(), abort(), etc.), private però di qualunque effetto, in
quanto i device driver non terminano mai nel modo consueto ai normali programmi.

; DD_EXPTR.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; procedure dummy che i normali programmi usano per uscire a DOS o
; resettare vettori ed effettuare il flush degli streams: dati
;

include  DDSEGCOS.ASI

                extrn _dummy : near        ; dummy() e' definita in DDDUMMY.ASM

;------------------------------------------------------------------------------

_DATA           segment

;------------------------------------------------------------------------------

                ; puntatori a funzioni di cleanup per streams e file

                ;--------------------------------------------------------------

                public __exitbuf
__exitbuf       dw     offset _TEXT:_dummy

                public __exitfopen
__exitfopen     dw     offset _TEXT:_dummy

                public __exitopen
__exitopen      dw     offset _TEXT:_dummy

;------------------------------------------------------------------------------

                              
                                                   
                                                      
     362 Alcune sono utilizzate da funzioni di libreria C: ne segue che sono consolidate al file binario solo se quelle
funzioni sono invocate nel sorgente C.


412 - Tricky C





_DATA           ends

;------------------------------------------------------------------------------

                end


; DD_VECT.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;

include    DDSEGCOS.ASI

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT           segment

;------------------------------------------------------------------------------

_Int0Vector     dd      0                      ; area locale memorizzazione
_Int4Vector     dd      0                      ; vettori per SaveVectors() e
_Int5Vector     dd      0                      ; _restorezero()
_Int6Vector     dd      0                      ;

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT           ends

;------------------------------------------------------------------------------

                end


; DDDUMMY.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; procedure dummy che i normali programmi usano per uscire a DOS o
; resettare vettori ed effettuare il flush degli streams
;

include  DDSEGCOS.ASI

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT           segment

;------------------------------------------------------------------------------

                ; labels per nomi funzioni di uscita e cleanup: puntano
                ; tutte a __dummy__proc, che segue solo una RET

                ;--------------------------------------------------------------

                public  dummy                ; static dummy
dummy           label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  _abort               ; abort()
_abort          label


                                                                      I device driver - 413





                ;--------------------------------------------------------------

                public  _atexit              ; atexit()
_atexit         label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  _dummy               ; static dummy
_dummy          label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  _exit                ; exit()
_exit           label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  _keep                ; keep()
_keep           label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __cexit              ; _cexit()
__cexit         label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __checknull          ; asm
__checknull     label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __cleanup            ; asm
__cleanup       label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __c_exit             ; _c_exit()
__c_exit        label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __dos_keep           ; _dos_keep()
__dos_keep      label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __exit               ; _exit()
__exit          label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  __terminate          ; asm
__terminate     label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  ___EXIT              ; pascal ___exit()
___EXIT         label

                ;--------------------------------------------------------------

                public  ___exit              ; pascal ___exit()
___exit         label


414 - Tricky C





;------------------------------------------------------------------------------

__dummy__proc   PROC    near                 ; funzione dummy: esegue solo RET

                ret

__dummy__proc   ENDP

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT           ends

;------------------------------------------------------------------------------

                end


; DDRESVEC.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; procedure per la gestione dei vettori int 0, 4, 5, 6 e del gestore
; dell'int 0 (divide by zero). Nei normali programmi al ritorno a DOS
; e' chiamata _restorezero(), che ripristina detti vettori, salvati da
; SaveVectors() e modificati da alcune funzioni di libreria C. Il device
; driver deve invocare esplicitamente SaveVectors() e _restorezero()
; se necessario.
;

include    DDSEGCOS.ASI

                extrn _Int0Vector : dword             ; definiti in DD_VECT.ASM
                extrn _Int4Vector : dword
                extrn _Int5Vector : dword
                extrn _Int6Vector : dword

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT         segment

;------------------------------------------------------------------------------

              public  __restorezero
__restorezero proc near                               ; void _restorezero(void)

              push ds
              mov ax,2500h
              lds dx,_Int0Vector
              int 21h
              pop ds
              push ds
              mov ax,2504h
              lds dx,_Int4Vector
              int 21h
              pop ds
              push ds
              mov ax,2505h
              lds dx,_Int5Vector
              int 21h
              pop ds
              push ds
              mov ax,2506h
              lds dx,_Int6Vector


                                                                         I device driver - 415





              int 21h
              pop ds
              ret

__restorezero endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT         ENDS

;------------------------------------------------------------------------------

              END


; DDSAVVEC.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; procedure per la gestione dei vettori int 0, 4, 5, 6 e del gestore
; dell'int 0 (divide by zero). Nei normali programmi SaveVectors() e'
; chiamata dallo startup code e installa ZeroDivision. Al ritorno a DOS
; e' chiamata _restorezero(), che ripristina i vettori. La ErrorDisplay
; scrive su stderr un mesaggio di errore. Il device driver deve invocare
; esplicitamente SaveVectors() e _restorezero() se necessario.
;

include    DDSEGCOS.ASI

                extrn _Int0Vector : dword             ; definiti in DD_VECT.ASM
                extrn _Int4Vector : dword
                extrn _Int5Vector : dword
                extrn _Int6Vector : dword

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        segment

;------------------------------------------------------------------------------

ZDivMsg      db      'Divide error', 13, 10 ; messaggio di errore int 0
ZDivMsgLen   equ     $ - ZDivMsg


ErrorDisplay proc near                         ; void pascal ErrorDisplay(void)

             mov ah,040h
             mov bx,2
             int 021h
             ret

ErrorDisplay endp

             ;--------------------------------------------------------------

ZeroDivision proc far                   ; void far pascal ZeroDivision(void)

             mov cx,ZDivMsgLen
             mov dx,offset DGROUP:ZDivMsg
             push cs                              ; modello tiny: DS = CS
             pop  ds
             call ErrorDisplay
             mov  ax, 3
             push ax


416 - Tricky C





             ret

ZeroDivision endp

             ;--------------------------------------------------------------

             public  SaveVectors
SaveVectors  proc near                       ; void pascal SaveVectors(void)

             push ds
             mov ax, 3500h
             int 021h
             mov word ptr _Int0Vector,bx
             mov word ptr _Int0Vector+2,es
             mov ax,3504h
             int 021h
             mov word ptr _Int4Vector,bx
             mov word ptr _Int4Vector+2,es
             mov ax,3505h
             int 021h
             mov word ptr _Int5Vector,bx
             mov word ptr _Int5Vector+2,es
             mov ax,3506h
             int 021h
             mov word ptr _Int6Vector,bx
             mov word ptr _Int6Vector+2,es
             mov ax,2500h
             mov dx,cs
             mov ds,dx
             mov dx,offset ZeroDivision
             int 21h
             pop ds
             ret

SaveVectors  endp

;---------------------------------------------------------------------------

_TEXT        ENDS

;---------------------------------------------------------------------------

             END

               Il listato seguente è relativo alla funzione setStack(), che ha un ruolo di estrema importanza
nel toolkit: essa, infatti, consente di rilocare lo stack originale del driver durante l'inizializzazione. Il
device driver, per sicurezza, non deve utilizzare lo stack del DOS per effettuare le proprie operazioni; allo
scopo, nello startup module, è definita la variabile DrvStk, la quale è semplicemente un array (cioè una
sequenza) di byte. La Interrupt(), in ingresso, salva l'indirizzo attualmente attivo nello stack DOS
(SS:SP) e carica in SS:SP l'indirizzo del primo byte successivo a DrvStk, individuato dalla label
DrvStkEnd (lo stack è sempre usato a ritroso, e viene "riempito" dall'ultima word alla prima). La
dimensione di default dello stack è pari a STKSIZE byte363 e potrebbe rivelarsi insufficiente; d'altra
parte, incrementare il valore di STKSIZE non rappresenterebbe una valida soluzione per tutti i device
driver realizzati con il toolkit, in quanto, oltre a non garantire con certezza assoluta un'adeguata capienza
di stack in alcuni casi, potrebbe, in altri, determinare uno spreco di memoria pari a tutta la parte di stack
non utilizzata.

                              
                                                   
                                                      
     363 La costante manifesta STKSIZE è definita nel file DDSEGCOS.ASI (pag. 386).


                                                                                             I device driver - 417





               La setStack() permette al programmatore di creare un nuovo stack, dimensionato in modo
ottimale secondo le presumibili esigenze del singolo driver e di forzare la Interrupt() a servirsi di
questo, in luogo di quello originale (che può essere riutilizzato a runtime per ogni necessità, come un
qualsiasi array). E' sufficiente invocare setStack() passandole come parametri l'indirizzo near (di
tipo (void *)) del nuovo stack e un unsigned int che ne esprime la dimensione in byte; essa
restituisce un intero senza segno pari al numero di byte effettivamente disponibili nel nuovo stack364. In
caso di fallimento, setStack() restituisce 0.
               Una funzione jolly (pag. 170) è un mezzo semplice per implementare un nuovo stack: il nome
della funzione può essere passato a setStack() come indirizzo near365 (primo parametro).

#pragma  option -k-
#include                                          // include file per la libreria toolkit (pag. 425)

....

void newDrvStack(void)
{
    asm db 1024;                                                      // nuovo stack: 1024 bytes, 512 words
}

....

int init(int argc,char **argv)                                               // inizializzazione del driver
{                                                                         // init() e' descritta a pag. 441
    if(!setStack(newDrvStk,1024)) {
        discardDriver();                                                                 // vedere pag. 423
        return(errorReturn(E_GENERAL));
    }
    ....
}

               Nulla di particolarmente complesso, come si può facilmente constatare, quando si osservino
scrupolosamente alcuni accorgimenti: in primo luogo, setStack() deve essere chiamata da init()
(vedere pag. 441). Questa, inoltre, non deve dichiarare variabili automatiche (ma può dichiarare variabili
static e register, purché, si abbia una ragionevole certezza che queste ultime siano effettivamente
gestite nei registri della CPU e non allocate nello stack366). Possono essere utilizzate variabili globali,
eventualmente redichiarate come extern. In pratica, la rilocazione dello stack, se necessaria, deve
essere la prima operazione effettuata dal driver; i suddetti limiti, però, non rappresentano un reale
problema: è sufficiente che init() deleghi ad un'altra funzione tutte le successive operazioni di
inizializzazione per eliminare ogni rischio.
                              
                                                   
                                                      
     364 Nel nuovo stack può essere disponibile meno spazio di quanto richiesto: dal momento che ogni stack deve
iniziare ad un indirizzo pari e deve essere composto da un numero pari di byte, setStack() effettua gli
aggiustamenti eventualmente necessari. Ad esempio, se la dimensione specificata è pari, ma l'indirizzo base del
nuovo stack è dispari, setStack() rende disponibile un byte in meno di quanto richiesto e modifica
opportunamente l'indirizzo ricevuto come parametro. La differenza tra dimensione richiesta ed effettiva può essere
al massimo pari a 2 byte.

     365 Il modello di memoria di riferimento è il tiny model, pertanto tutti gli indirizzi sono, per default, near;
inoltre CS = DS = SS.

     366 In realtà, la dichiarazione di variabili automatiche, allocate nello stack, non è di per sé un problema, ma
potrebbe esserlo il loro contenuto. Se, ad esempio, una di esse è un puntatore inizializzato, prima della chiamata a
setStack(), con un indirizzo relativo allo stack stesso, appare evidente che "spostando" questo, detto indirizzo
dovrebbe essere aggiornato di conseguenza; setStack(), tuttavia, conosce lo spazio occupato dai dati che è
chiamata a rilocare, ma non il loro significato.


418 - Tricky C





....

int install(int argc,char **argv)
{
    int a, b, c;
    long val;

    ....                                      // qui possiamo fare tutto quello che ci pare!
    setResCodeEnd(_endOfDrvr);
    return(E_OK);                                                     // vedere BZDD.H (pag. 425)
}

....

int init(int argc,char **argv)
{
    printf("Installazione di %s\n",argv[0]);                    // visualizza il nome del driver
    if(!setStack(newDrvStk,1024)) {
        discardDriver();
        return(errorReturn(E_GENERAL));
    }
    return(install(argc,argv));
}

          E' molto importante ricordare che la rilocazione dello stack è permanente: ciò significa che
setStack() deve essere invocata una sola volta e che tutte le operazioni effettuate dal driver dopo la
chiamata a setStack(), sia in fase di inizializzazione che durante la normale operatività del computer,
utilizzano il nuovo stack; d'altra parte, non è possibile riattivare lo stack originale: questo rimane
disponibile come un comune array, il cui indirizzo near è dato dal puntatore _freArea e la cui
dimensione in byte è pari a _freAreaDim (vedere BZDD.H, a pag. 425 e seguenti). Le variabili
void *_freArea e unsigned _freAreaDim valgono NULL e, rispettivamente, 0 se lo stack non
è stato rilocato.
          Quanto stack serve al driver? Nell'implementazione qui descritta, la costante manifesta
STKSIZE vale 512 byte: tale valore, per esigenze intrinseche alla libreria C, non può essere diminuito;
tuttavia esso è appena sufficiente per aprire pochi file via stream (vedere pag. 116) e per allocare (con
malloc(), etc.: pag. 109) poche decine di byte. La rilocazione dello stack è, pertanto, un'operazione
quasi obbligatoria per molti device driver: 2 o 4 Kb sono, di norma, sufficienti per la maggior parte delle
esigenze, ma non vi sono problemi ad utilizzare uno stack di dimensioni superiori, a parte il maggior
"consumo" di memoria.

; DDSETSTK.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
; unsigned setStack(unsigned base,unsigned len);
;
; genera un nuovo stack locale per il device driver
;
; unsigned base;    offset del (puntatore near al) nuovo stack
; unsigned len;     lunghezza dello stack in bytes
;
; restituisce:         la lunghezza effettiva del nuovo stack; puo' essere
;                      inferiore a quella richiesta se quest'ultima e'
;                      dispari o se e' dispri l'offset dello stack (viene
;                      effettuato allineamento alla word); se il valore
;                      restituito e' 0 uno dei parametri e' errato e lo
;                      stack non e' stato generato
;
; note:                se utilizzata, e' opportuno che sia la prima f()
;                      chiamata da init(), inoltre non e' disponibile una


                                                                          I device driver - 419





;                      funzione per ritornare allo stack precedente ed
;                      eliminare quello generato da setStack(); se il
;                      nuovo stack viene effettivamente attivato, allora
;                      l'area statica occupata dallo stack originale del
;                      driver e' riutilizzabile secondo le necessita'
;                      dell'utente: il suo offset (puntatore near) e la
;                      sua lunghezza in bytes sono disponibili in _freArea
;                      e _freAreaDim rispettivamente.
;

INCLUDE   DDSEGCOS.ASI

; dichiarazione simboli esterni

             extrn  __savSP1     : word
             extrn  __savSP2     : word
             extrn  __newTOS     : word
             extrn  _DrvStk      : byte
             extrn  _DrvStkEnd   : byte
             extrn  ___heapbase  : word
             extrn  ___brklvl    : word
             extrn  __freArea    : word
             extrn  __freAreaDim : word

             extrn  __stklen     : word     ; da libreria C

             extrn  __setupio    : near     ; e' una funzione di libreria C
                                            ; chiamata dallo startup code dei
                                            ; normali programmi: prepara le
                                            ; strutture statiche di tipo FILE
                                            ; per gli streams

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        segment

;------------------------------------------------------------------------------

             public _setStack
_setStack    proc near        ; unsigned setStack(unsigned base,unsigned len);

             mov __savSP2,sp            ; salva SP in ingresso: deve essere la
                                        ; prima istruzione di setStack()
             push bp                    ; genera std stack frame per accedere
             mov bp,sp                  ; ai parametri passati da init()
             mov dx,word ptr [bp+4]     ; DX = offset di inizio del nuovo stack
             mov ax,word ptr [bp+6]     ; AX = lunghezza
             pop bp                     ; elimina stack frame per operaz. copia
             test dx,1                  ; offset base del nuovo stack e' pari?
             jz W_ALIGNED_BASE          ; si; salta
             inc dx                     ; allinea base stack e heap a word
             dec ax                     ; no: lo spazio e' diminuito di 1 byte!
W_ALIGNED_BASE:
             and ax,0FFFEh              ; impone lunghezza stack pari
             mov cx,offset _DrvStkEnd   ; CX = attuale TopOfStack
             sub cx,__savSP2            ; CX = TOS - SP = bytes da copiare
             cmp ax,cx                  ; lungh. (AX) > bytes (CX) ?
             jbe ERROR                  ; no: stack insufficiente; salta
             mov bx,dx                  ; si: BX = offset base nuovo stack
             add dx,ax                  ; DX = off base + lunghezza = nuovo TOS
             jnc PARMS_OK               ; CARRY = 0: TOS <= FFFFh: OK; salta
ERROR:
             xor ax,ax                  ; segnala errore
             jmp EXIT_FUNC


420 - Tricky C





PARMS_OK:
             mov __newTOS,dx          ; salva nuovo TOS
             mov ___heapbase,bx       ; base heap = base nuovo stack
             mov ___brklvl,bx         ; attuale fine heap = base nuovo stack

             mov __freArea,offset _DrvStk  ; offset ex-stack per riutilizzo
             mov __freAreaDim,STKSIZE      ; dimensione vecchio stack

             mov bx,__savSP1          ; SP prima di push parametri di init()
             sub bx,__savSP2          ; differenza tra i due SP
             cmp bx,NPA_SP_DIFF       ; diff se init() non ha parms e var. auto
             je BP_ADJUST             ; se = basta settare BP e copiare stack
STACK_ADJUST:                         ; altrimenti prima di copiare:
             mov word ptr [bp],dx     ; BP = offset da SS della copia di BP
                                      ; PUSHed in init(), cioe' SS:[BP]
                                      ; = precedente BP (TOS), ora = __newTOS

             mov bx,offset _DrvStkEnd ; BP e' offset rispetto a SS, ora BX =
             sub bx,bp                ; distanza tra quell'offset e fine stack
             mov bp,dx                ; BP viene trasformato per puntare allo
             sub bp,bx                ; stesso offset rispetto a __newTOS (AX)
             jmp COPY_STACK           ; BP gia' valorizzato
BP_ADJUST:
             mov bp,dx                ; BP = __newTOS: init(void) e no var auto
COPY_STACK:
             push es                  ; salva ES (DS e' sempre = CS = SS), SI
             push si                  ; e DI. Non copiati perche' estratti da
             push di                  ; stack prima dell'attivazione nuovo stk
             std                      ; copia dall'alto al basso
             mov si,offset _DrvStkEnd ; fine vecchio stack
             sub si,2                 ; DS:SI -> prima word da copiare (BP DOS)
             push ds
             pop es                   ; ES = DS
             mov di,dx                ; DI = __newTOS
             sub di,2                 ; ES:DI -> ultima word del nuovo stack
             mov bx,cx                ; CX contiene ancora numero bytes stack
             cli
             rep movsb                ; copia il contenuto dello stack
             sti
             pop di                   ; ripristina i registri salvati
             pop si                   ; estraendoli ancora dal vecchio stack
             pop es                   ; ES era la prima word non copiata
             mov sp,dx                ; SP = __newTOS
             sub sp,bx                ; __newTOS - bytes_in_stack = nuovo SP

             mov __stklen,ax          ; per libreria C
             push ax                  ; usa gia' il nuovo stack
             call __setupio           ; ora ha senso: c'e' spazio (da startup)
             pop ax                   ; restit. AX = LEN: nuovo stack attivato!
EXIT_FUNC:
             ret

_setStack    endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        ends

;------------------------------------------------------------------------------

             end


                                                                                             I device driver - 421





               Un altro tassello della libreria toolkit è rappresentato dalla funzione setupcmd(), che
analizza la command line del driver e inizializza una variabile ed un array che possono essere utilizzati da
init() in modo del tutto analogo a quello comunemente seguito nella main() dei normali programmi
per argc e argv (vedere pag. 105).
               La setupcmd() non accetta parametri e non restituisce alcunché; è progettata come procedura
di servizio per lo startup module e da questo viene automaticamente invocata: essa accede alla command
line presente in CONFIG.SYS tramite il puntatore passato dal DOS nel request header del servizio 0
(vedere pag. 363) e ne effettua una copia locale, sulla quale opera la scansione, sostituendo con un NULL
lo spazio immediatamente successivo ad ogni parametro367. Al termine della scansione la copia della
command line risulta trasformata in una sequenza di stringhe: i loro indirizzi sono memorizzati nell'array
char **_cmdArgs ed il loro numero nella variabile int _cmdArgsN; lo startup module
(driverInit(), vedere pag. 399), prima di invocare init(), copia nello stack l'indirizzo del primo e
il valore contenuto nella seconda, predisponendo così i due parametri che la stessa init() può
utilizzare, se dichiarati (vedere pag. 441).
               Va ancora precisato che, qualora il device driver non abbia necessità di accedere alla command
line, è possibile definire nel sorgente C una

void setupcmd(void)
{
}

per evitare che il linker importi nel file binario la versione della funzione presente in libreria, col
vantaggio di ottenere un driver di dimensioni minori.

; DDSETCMD.ASM - Barninga Z! - 1994
;
; ASSEMBLER SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY
;
;
; void setupcmd(void);
;
; funzione di parsing della command line
;
; genera una copia locale statica della command line e in questa tronca
; opportunamente le stringhe con NULLs, valorizzando un array statico di
; puntatori a char (_cmdArgs) e un intero (_cmdArgsN) che contiene il
; numero degli items presenti sulla cmd line (compreso il nome del driver)
;

include  DDSEGCOS.ASI

; dichiarazioni dei simboli esterni

             extrn _RHptr     : dword
             extrn __cmdLine  : word
             extrn __cmdArgs  : word
             extrn __cmdArgsN : word

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        segment

                              
                                                   
                                                      
     367 L'indirizzo passato dal DOS nel request header è quello del byte che segue immediatamente la stringa
DEVICE= in  CONFIG.SYS. La stringa che si trova a quell'indirizzo non deve essere modificata: di qui la necessità
di crearne una copia locale ad uso esclusivo del device driver. Si tenga inoltre presente che la stringa non termina
con un NULL, ma con un CR o un LF o un EOF (ASCII 13, 10, 26 rispettivamente).


422 - Tricky C





;------------------------------------------------------------------------------

             public _setupcmd
_setupcmd    proc near             ; void setupcmd(void) prepara due parametri
                                   ; per init() analoghi a argc e argv
             push si
             push di
             push ds
             lds si,DGROUP:_RHptr       ; DS:SI punta a Request Header
             lds si,[si+18]             ; DS:SI punta a Command Line
             mov di,offset __cmdLine    ; ES:DI punta a _cmdLine (ES = SS = CS)
             mov cx,CMDSIZE
             rep movsb                  ; crea copia locale della command line
             pop ds
             mov si,offset __cmdLine    ; DS:SI -> _cmdLine (ES = DS = SS = CS)
             inc si                     ; punta al secondo byte (emula LODSB)
             mov di,offset __cmdArgs    ; ES:DI -> _cmdArgs (ES = DS = SS = CS)
             xor dx,dx                  ; contatore argomenti
             cld                        ; operazioni stringa: forward
             call _setarg               ;  funz. di servizio: vedere a fine listato
NEXTARG:
NEXTCHAR:                               ;;;; scansione di un parametro
             lodsb
             cmp al,32
             je ENDARG                  ; blank \
             cmp al,9                   ;        > fine argomento
             je ENDARG                  ; tab   /
             cmp al,13
             je ENDCMD                  ; CR    \
             cmp al,10                  ;        |
             je ENDCMD                  ; LF      > fine command line
             cmp al,26                  ;        |
             je ENDCMD                  ; EOF   /
             cmp al,34                  ;
             je DQUOTES                 ; DOUBLE QUOTES
             jmp NEXTCHAR
ENDARG:                                 ;;;; fine parametro
             mov byte ptr [si-1],0      ; termina str. con NULL (SI gia' incr.)
ENDARG_1:                               ;;;; scansione spazio tra due parametri
             lodsb
             cmp al,32
             je ENDARG_1                ; blank \
             cmp al,9                   ;        > separatori argomenti
             je ENDARG_1                ; tab   /
             cmp al,13
             je ENDCMD_1                ; CR    \
             cmp al,10                  ;        |
             je ENDCMD_1                ; LF      > fine command line
             cmp al,26                  ;        |
             je ENDCMD_1                ; EOF   /
             cmp al,34                  ;
             je DQUOTES                 ; DOUBLE QUOTES: inizio parametro
             call _setarg
             jmp NEXTARG
DQUOTES:                                ;;;; virgolette nella command line
             mov byte ptr [si-1],0
             inc si                     ; le virgolette sono scartate:
             call _setarg               ; in _setarg AX=SI e DEC AX
             dec si                     ; ripristina il puntatore
DQUOTES_1:
             lodsb
             cmp al,13
             je ENDCMD                  ; CR    \
             cmp al,10                  ;        |


                                                                                     I device driver - 423





             je ENDCMD                  ; LF      > fine command line
             cmp al,26                  ;        |
             je ENDCMD                  ; EOF   /
             cmp al,34                  ;
             je ENDARG                  ; DQUOTES: fine parametro
             jmp DQUOTES_1
ENDCMD:                                 ;;;; fine parametro e command line
             mov byte ptr [si-1],0      ; termina str. con NULL (SI gia' incr.)
ENDCMD_1:                               ;;;; fine command line
             xor ax,ax
             stosw                      ; _cmdArgs[DX] = NULL
             mov __cmdArgsN,dx          ; _cmdArgsN = numero argomenti
             pop di
             pop si

             ret

_setupcmd    endp

             ;-----------------------------------------------------------------

_setarg      proc near        ;;;; inizio di un nuovo parametro
                              ;;;; routine di servizio per setupcmd()
             mov ax,si
             dec ax                     ; SI e' gia' stato incrementato
             stosw                      ; _cmdArgs[DX] -> argomento
             inc dx                     ; trovato un altro argomento

             ret

_setarg      endp

;------------------------------------------------------------------------------

_TEXT        ends

;------------------------------------------------------------------------------

             end

         Ancora un sorgente, questa volta in C. La funzione discardDriver() comunica al DOS che
il device driver non deve rimanere residente in memoria. Le operazioni effettuate seguono le indicazioni
di Microsoft per la gestione del servizio 0 (vedere pag. 363). Essa può essere invocata quando, fallite le
operazioni di inizializzazione, si renda necessario evitare l'installazione in memoria del driver. Per un
esempio di utilizzo, vedere pag. 446.

/*******************************************

    DDDISCRD.C - Barninga Z! - 1994

    C SOURCE FILE PER DEVICE DRIVER TOOLKIT - LIBRARY

    discardDriver() - comunica al DOS di NON lasciare residente
                      il device driver, secondo la procedura
                      definita nelle specifiche Microsoft.

    Sintassi:

    void discardDriver(void);

    Compilare con


424 - Tricky C





    bcc -mt -c dddiscrd.c

*******************************************/
#include "bzdd.h"

void discardDriver(void)
{
    extern RequestHeaderFP RHptr;                                    // accesso al request header
    extern DevDrvHeader    DrvHdr;                           // accesso ad device driver header

    DrvHdr.attrib &= 0x7FFF;                                // trasforma in block device driver
    RHptr->cp.initReq.nUnits = 0;                                    // nessuna unita' supportata
    setResCodeEnd(NOT_RESIDENT);                  // primo byte libero = indirizzo del driver
}

         La nostra libreria è (finalmente!) completa. Non resta che assemblare tutti i sorgenti e generare
il file .LIB; la prima operazione è banale:

tasm -ml *.asm

         L'opzione -ml richiede all'assemblatore di distinguere i caratteri maiuscoli da quelli minuscoli;
l'unica precauzione da prendere consiste nell'evitare di riassemblare, se non necessario, il file
DDHEADER.ASM, contenente lo startup module (dunque è meglio rinominarlo o spostarlo
temporaneamente in un'altra directory).
         Non va poi dimenticato il sorgente C di discardDriver(), per il quale bisogna effettuare la
compilazione senza linking (opzione -c) per il modello di memoria tiny (-mt):

bcc -c -mt dddiscrd.c

         La libreria può essere costruita utilizzando la utility TLIB: visto il numero di file coinvolti
nell'operazione, può risultare comodo predisporre un response file analogo a quello presentato di seguito.

+-ddinit   &
+-ddmedche &
+-ddbuibpb &
+-ddinpioc &
+-ddinput  &
+-ddinpnd  &
+-ddinpsta &
+-ddinpflu &
+-ddoutput &
+-ddoutver &
+-ddoutsta &
+-ddoutflu &
+-ddoutioc &
+-dddevope &
+-dddevclo &
+-ddmedrem &
+-ddoutbus &
+-ddgenioc &
+-ddgetlog &
+-ddsetlog &
+-ddendofs &
+-dd_exptr &
+-dd_vect  &
+-dddummy  &
+-ddresvec &
+-ddsavvec &
+-ddsetstk &


                                                                                             I device driver - 425





+-ddsetcmd &
+-dddiscrd

               Il response file (in questo esempio BZDD.LST) elenca tutti i file .OBJ da inserire in libreria368;
la presenza di entrambi i simboli + e - davanti ad ogni nome forza TLIB a sostituire nella libreria il
corrispondente modulo .OBJ, se già esistente (il carattere "&" indica che l'elenco prosegue sulla riga
successiva). Pertanto, il comando

tlib /C bzdd @bzdd.lst

               produce il file BZDD.LIB, contenente tutte le funzioni sin qui presentate. L'opzione /C impone
a TLIB di distinguere i caratteri maiuscoli da quelli minuscoli nei nomi dei simboli referenziati e definiti
all'interno di ogni singolo object file (vedere anche pag. 149).
               Per utilizzare produttivamente la libreria è ancora necessario creare un file .H (include file)
contenente, al minimo, i prototipi delle funzioni, le dichiarazioni delle costanti e le definizioni di alcune
macro. Il file BZDD.H è listato di seguito.

// BZDD.H - Barninga Z! - 1994
//
// include file per libreria device driver
//

#ifndef __BZDD_H                      // evita doppia inclusione
#define __BZDD_H

// necessario includere DOS.H se non ancora incluso

#ifndef __DOS_H
#include 
#endif

// COSTANTI MANIFESTE

    // codici di ritorno e di stato

#define  S_SUCCESS         0x0000
#define  S_ERROR           0x8000     // codici di status
#define  S_BUSY            0x0200     // in OR tra di loro
#define  S_DONE            0x0100

#define  E_OK              0          // codici di ritorno in OR coi precedenti
#define  E_WR_PROTECT      0
#define  E_UNKNOWN_UNIT    1
#define  E_NOT_READY       2
#define  E_UNKNOWN_CMD     3
#define  E_CRC             4
#define  E_LENGTH          5
#define  E_SEEK            6
#define  E_UNKNOWN_MEDIA   7
#define  E_SEC_NOTFOUND    8
#define  E_OUT_OF_PAPER    9
#define  E_WRITE           10
#define  E_READ            11
#define  E_GENERAL         12
#define  E_RESERVED_1      13
#define  E_RESERVED_2      14
#define  E_INVALID_DSKCHG  15
                              
                                                   
                                                      
      368 Il nome del response file deve essere passato a TLIB preceduto dal carattere @.


426 - Tricky C





    // servizi del driver

#define  C_INIT            0
#define  C_MEDIACHECK      1
#define  C_BUILDBPB        2
#define  C_INPUTIOCTL      3
#define  C_INPUT           4
#define  C_INPUTND         5
#define  C_INPUTSTATUS     6
#define  C_INPUTFLUSH      7
#define  C_OUTPUT          8
#define  C_OUTPUTVERIFY    9
#define  C_OUTPUTSTATUS    10
#define  C_OUTPUTFLUSH     11
#define  C_OUTPUTIOCTL     12
#define  C_DEVICEOPEN      13
#define  C_DEVICECLOSE     14
#define  C_MEDIAREMOVE     15
#define  C_OUTPUTBUSY      16
#define  C_GENERICIOCTL    19
#define  C_GETLOGICALDEV   23
#define  C_SETLOGICALDEV   24

    // altre

#define  NO_VLABEL         "NO NAME"     // per dischi senza volume label
#define  RB_CHG            0xFF          // dischetto sostituito
#define  RB_MAYBE          0             // dischetto sostituito... forse
#define  RB_NOTCHG         1             // dischetto non sostituito

#define  NOT_RESIDENT      0             // da passare a setResCodeEnd() se il
                                         // driver non deve rimanere residente.
                                         // setResCodeEnd() e' una macro definita
                                         // in questo sorgente a pag. 431.

// FUNZIONI CORRISPONDENTI AI SERVIZI DEI DRIVER
// servizi del driver, da implementare in C. Le implementazioni assembler in
// libreria servono solo come placeholders per quelle non realizzate in C e
// non fanno che chiamare unSupported()

#ifdef __cplusplus                          // per poter usare il toolkit con il C++
extern "C" {
#endif

int mediaCheck(void);
int buildBPB(void);
int inputIOCTL(void);
int input(void);
int inputND(void);
int inputStatus(void);
int inputFlush(void);
int output(void);
int outputVerify(void);
int outputStatus(void);
int outputFlush(void);
int outputIOCTL(void);
int deviceOpen(void);
int deviceClose(void);
int mediaRemove(void);
int outputBusy(void);
int genericIOCTL(void);
int getLogicalDev(void);
int setLogicalDev(void);


                                                                          I device driver - 427





// ALTRE FUNZIONI

void discardDriver(void);       // comunica al DOS di non lasciare residente il driver
int errorReturn(int errNum);                         // restit. al DOS il codice errNum
unsigned setStack(unsigned base,unsigned len);                  // genera un nuovo stack
int unSupported(void);                               // rest. al DOS l'err E_UNKNOWN_CMD

// FUNZIONI DA STARTUP CODE

void pascal SaveVectors(void);           // salva vett. 0 4 5 6 installa handler int 0
void _restorezero(void);                                  // ripristina vettori 0 4 5 6

// VARIABILI GLOBALI (derivate da startup code o definite liberamente)

extern int errno;                // codice di errore
extern unsigned _version;        // versione e revisione DOS
extern unsigned _osversion;      // versione e revisione DOS
extern unsigned char _osmajor;   // versione DOS
extern unsigned char _osminor;   // revisione DOS
extern unsigned long _StartTime; // timer clock ticks al caricamento
extern unsigned _systemMem;      // Kb di memoria convenzionale installati
extern unsigned _psp;            // segmento di caricamento (CS), non vero PSP
extern unsigned _baseseg;        // segmento di caricamento (CS)
extern void huge *_farMemBase;   // ptr huge a mem libera dos (varia atomatic.)
extern void huge *_farMemTop;    // ptr huge a fine mem libera dos (varia aut.)
extern void *_endOfSrvc;         // offset fine funzioni dummy dei servizi
extern void *_endOfCode;         // offset fine codice eseguibile
extern void *_endOfData;         // offset fine spazio dati (= Drvr)
extern void *_endOfDrvr;         // offset fine spazio driver
extern void *_freArea;           // offset area statica libera (ex-stack)
extern unsigned _freAreaDim;     // dimensione dell'area statica libera
extern int _cmdArgsN;            // num. parametri cmd line (argc)
extern char **_cmdArgs;          // array ptr param. cmd line (argv)

#ifdef __cplusplus
}
#endif

// typedefs per semplificare le dichiarazioni

typedef  unsigned char      BYTE;
typedef  unsigned int       WORD;
typedef  unsigned long      DWORD;

// strutture di vario tipo

typedef struct {                    // struct per Bios Parameter Block (pag. 364)
    WORD      secsize;                  // bytes in un settore
    BYTE      clusecs;                  // settori in un cluster
    WORD      ressecs;                  // settori riservati prima della FAT
    BYTE      fatno;                    // numero di FATs esistenti
    WORD      rootntr;                  // numero di entries nell root
    WORD      totsecs;                  // numero di settori nel disco
    BYTE      mediadb;                  // Media Descriptor Byte
    WORD      fatsecs;                  // numero di settori in una copia della FAT
} BPBLK;

// GESTIONE DEL DEVICE DRIVER HEADER

// la struct e la union seguenti possono essere utilizzate per la gestione del campo
// nome logico del device driver header (pag. 358): infatti la union consente di
// utilizzare gli 8 bytes a disposizione come una stringa di caratteri (e' il caso
// dei character device driver) oppure come una struttura blkName, definita come


428 - Tricky C





// 1 byte (numero i unita' supportate) e un campo riservato di 7 bytes (e' il caso
// dei block device driver)

typedef struct {                    // struttura Nome Logico per Block Device
    BYTE nUnits;                            // unita' supportate
    char breserved[7];                      // riservato
} blkName;

typedef union {                     // union Nome Logico per Dev. Driver Header
    char    cname[8];                       // nome character device
    blkName bn;                             // nome block device
} h_logName;

// La struct DevDrvHeader ricalca la struttura del device driver header, consentendo
// altresi' l'uso della union h_logName per la gestione del nome logico del device

typedef struct {                    // struttura per Device Driver Header
    void far *nextDrv;                      // ptr al prossimo device driver
    WORD      attrib;                       // device attribute word
    WORD      stratOff;                     // offset della Strategy routine
    WORD      intrOff;                      // offset della Intterupt routine
    h_logName ln;                           // gestione nome logico del device
} DevDrvHeader;

// GESTIONE DEL REQUEST HEADER

// E' definita una struct per la parte di request header differenziata per ogni
// specifico servizio ed una union che le comprende tutte. Vi e' poi una struct
// che rappresenta la parte fissa del reqest header piu' la union da utilizzare
// per il servizio. In altre parole, i templates di seguito definiti consentono
// di gestire il request header come una struttura (la stessa per tutti i servizi)
// che rappresenta la parte fissa, alla quale ne e' "accodata" una seconda a
// scelta tra quelle definite appositamente per i vari servizi.

     // parti variabili per i diversi servizi

typedef struct {                    //  servzio 0 (init)
    BYTE      nUnits;
    void far *endAddr;
    char far *cmdLine;
    BYTE      firstUnit;
} c_init;

typedef struct {                    //  1 (media check)
    BYTE      mdByte;
    BYTE      retByte;
    char far *vLabel;
} c_mediaCheck;

typedef struct {                    //  2 (build BPB)
    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    BPBLK    *bpb;
} c_buildBPB;

typedef struct {                    //  3 (input IOCTL)
    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    WORD      itemCnt;
    WORD      startSec;
    char far *vLabel;
} c_inputIOCTL;

typedef struct {                    //  4 (input)


                                                                        I device driver - 429





    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    WORD      itemCnt;
    WORD      startSec;
    char far *vLabel;
} c_input;

typedef struct {                    //  5 (non destructive input)
    BYTE      readCh;
} c_inputND;

typedef struct {                    //  6 (input status)
    BYTE      dummy;
} c_inputStatus;

typedef struct {                    //  7 (flush input buffers)
    BYTE      dummy;
} c_inputFlush;

typedef struct {                    //  8 (output)
    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    WORD      itemCnt;
    WORD      startSec;
    char far *vLabel;
} c_output;

typedef struct {                    //  9 (output with verify)
    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    WORD      itemCnt;
    WORD      startSec;
    char far *vLabel;
} c_outputVerify;

typedef struct {                    // 10  0A (output status)
    BYTE      dummy;
} c_outputStatus;

typedef struct {                    // 11  0B (flush output buffers)
    BYTE      dummy;
} c_outputFlush;

typedef struct {                    // 12  0C (output IOCTL)
    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    WORD      itemCnt;
    WORD      startSec;
    char far *vLabel;
} c_outputIOCTL;

typedef struct {                    // 13  0D (device open)
    BYTE      dummy;
} c_deviceOpen;

typedef struct {                    // 14  0E (device close)
    BYTE      dummy;
} c_deviceClose;

typedef struct {                    // 15  0F (is media removable)
    BYTE      dummy;
} c_mediaRemove;

typedef struct {                    // 16  10 (output until busy)


430 - Tricky C





    BYTE      mdByte;
    BYTE far *trAddr;
    WORD      itemCnt;
    WORD      startSec;
    char far *vLabel;
} c_outputBusy;

typedef struct {                    // 19  13 (generic IOCTL interface)
    BYTE      category;
    BYTE      function;
    WORD      siReg;
    WORD      diReg;
    void far *packet;
} c_genericIOCTL;

typedef struct {                    // 23  17 (get logical device)
    BYTE      dummy;
} c_getLogicalDev;

typedef struct {                    // 24  18 (set logical device)
    BYTE      dummy;
} c_setLogicalDev;

    // union raggruppante le struct che descrivono la parte variabile di request
    // header per i vari servizi

typedef union {
    c_init          initReq;
    c_mediaCheck    mCReq;
    c_buildBPB      bBReq;
    c_inputIOCTL    iIReq;
    c_input         iReq;
    c_inputND       iNReq;
    c_inputStatus   iSReq;
    c_inputFlush    iFReq;
    c_output        oReq;
    c_outputVerify  oVReq;
    c_outputStatus  oSReq;
    c_outputFlush   oFReq;
    c_outputIOCTL   oIReq;
    c_deviceOpen    dOReq;
    c_deviceClose   dCReq;
    c_mediaRemove   mRReq;
    c_outputBusy    oBReq;
    c_genericIOCTL  gIReq;
    c_getLogicalDev gLReq;
    c_setLogicalDev sLReq;
} cParms;

    // struct rappresentante il request header (5 campi per la parte fissa piu' la
    // union per la parte variabile). La typedef consente di definire, per
    // comodita', tipi di dato corrispondenti al request header stesso,
    // all'indirizzo near e all'indirizzo far di un request header.

typedef struct {
    BYTE   length;
    BYTE   unitCode;
    BYTE   command;
    WORD   status;
    BYTE   reserved[8];
    cParms cp;
} RequestHeader, *RequestHeaderP, far *RequestHeaderFP;

// DICHIARAZIONE DEGLI ITEMS DEFINITI NEL MODULO DI STARTUP (DDHEADER.ASM, pag. 386)


                                                                                               I device driver - 431





extern RequestHeaderFP RHptr;        // puntatore al request header
extern DevDrvHeader    DrvHdr;       // header del device driver

// MACRO di comodo

// La macro che segue puo' essere utilizzata per settare nella parte variabile del
// request header (per il servizio 0) l'indirizzo di fine codice residente del
// device driver. Per scaricare il driver dalla memoria evitandone l'installazione
// e' sufficiente passarle 0. Vedere la costante manifesta NOT_RESIDENT sopra
// definita e la funzione discardDriver() a pag. 423, il cui utilizzo sostituisce la
// chiamata setResCodeEnd(NOT_RESIDENT). La setResCodeEnd() fornisce, tra l'altro,
// un esempio di utilizzo delle strutture e della union definite per manipolare il
// request header.

#define  setResCodeEnd(off)       (RHptr->cp.initReq.endAddr = MK_FP(_CS,off));

#endif  // __BZDD_H

               E' sufficiente includere BZDD.H nel sorgente C del device driver per poter utilizzare tutte le
funzioni di libreria, le costanti manifeste, le macro e i template di struttura.

                                                       La utility per modificare gli header
               Lo startup module e la libreria ci consentono, come vedremo a pag. 439, di scrivere un device
driver interamente in linguaggio C; tuttavia ci occorre ancora uno strumento. Infatti, il device driver
header è incorporato nello startup module (pag. 386): questo viene compilato una volta per tutte, mentre
alcuni campi dello header, quali device attribute word e nome logico (vedere pag. 359 e dintorni) variano
per ogni driver. Non ci sono scappatoie: o ci si adatta a riassemblare ogni volta DDHEADER.ASM, o si
modificano i campi del device driver header direttamente nel file binario risultante da compilazione e
linking369. Alla seconda ipotesi può facilmente fornire supporto una utility appositamente confezionata: il
listato di DRVSET.C è presentato e commentato di seguito.

/************************************************************

    DRVSET.C - Barninga Z! - 1994

    Utility per modificare la device attribute word e il logical name nello header
    dei device driver. Funziona con qualsiasi device driver (purché non .EXE)
    anche se non realizzato con la libreria toolkit. Lanciare DRVSET con:

    drvset [opzioni] nome_di_file

    dove:

    nome_di_file   e' il nome del device driver da modificare
    opzioni        puo' essere:
                   -b o -d o -h e -n

    Le opzioni -b, -d e -h sono alternative tra loro e devono essere seguite (senza
    spazi frapposti) dalla nuova device attribute word in binario, decimale e,
    rispettivamente, esadecimale.
                              
                                                   
                                                      
     369 A dire il vero esiste una terza possibilità: scorporare il device driver header da DDHEADER.ASM: si otterebbe
così un (piccolo) DDHEADER.ASM, contenente il solo device driver header, e un DDSTART.ASM, contenente tutto
il resto. DDSTART.ASM potrebbe essere assemblato una volta per sempre, mentre DDEHADER.ASM dovrebbe
essere editato e riassemblato per ogni driver. Inoltre bisognerebbe ricordarsi sempre di specificare al linker, prima
dell'object file risultante dalla compilazione del sorgente C, DDHEADER.OBJ e DDSTART.OBJ, in questo preciso
ordine.


432 - Tricky C





    L'opzione -n deve essere seguita (senza spazi frapposti) dal nome logico del
    device driver, che viene troncato o completato con blanks, se necessario, e
    convertito in maiuscole. Nel caso di block device driver, in luogo del nome
    logico deve essere specificato il numero di unita' supportate, racchiuso tra
    barre ('/').

    I campi dello header sono aggiornati solo previa conferma da parte dell'utente.

    Compilato con Borland C++ 3.1

    bcc drvset.c parseopt.obj

    Circa PARSEOPT.OBJ vedere pag. 479 e seguenti.

************************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 

#include             // per la gestione della command line (vedere pag. 479)

#define  PRG         "DRVSET"
#define  VER         "1.0"
#define  YEAR        "1994"
#define  SWCHAR      '-'
#define  BLANK       ' '
#define  UFLAG       '/'
#define  ILLMSG      "Illegal Option"
#define  ATTR_MASK   0x17A0                  // tutti i bits illeciti nella attrib word
#define  BIT_15      0x8000                                   // character device driver
#define  NAMELEN     8
#define  MIN_UNITS   1L
#define  MAX_UNITS   26L
#define  MAX_LINE    128

typedef struct {                             // struttura gestione device driver header
    long     nextDev;
    unsigned attrib;
    unsigned strategyOff;
    unsigned interruptOff;
    char     name[NAMELEN];
} DEVHDR;                // la typedef consente di usare DEVHDR per dichiarare variabili

// prototipi di gestione delle opzioni di command line (vedere pag. 479 e seguenti)

int valid_b(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_d(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_h(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_n(struct OPT *vld,int cnt);
int err_handler(struct OPT *vld,int cnt);
int name_flag(struct OPT *vld,int cnt);

// prototipi delle altre funzioni

int main(int argc,char **argv);
void checkAttrBits(void);
int confirm(char *prompt,char yes,char no);
void displayHeader(DEVHDR *hdr,char *title);
int setDevDrvHdr(char *fname);


                                                                          I device driver - 433





DEVHDR DevDrvHdr;      // globale per semplicita'; e' la struttura per gestire lo header

const char *helpStr = "\
filename  is :  the name of the device driver file to be updated\n\
option(s) are:\n\n\
  One of the following:\n\
        -bBinAttr\n\
        -dDecAttr\n\
        -hHexAttr\n\
    where BinAttr, DecAttr and HexAttr are the Device Driver Attribute Word\n\
    in binary, decimal or hexadecimal notation.\n\
  And/or one of the following:\n\
        -nDevDrvName (for character devive driver)\n\
        -n/LogUnits/ (for block device driver)\n\
    Device Driver Logical Name (will be uppercased and truncated if necessary).\n\
    If Block Device Driver, /LogUnits/ specifies the number of Supported\n\
    Logical Units (slashes must be typed).\n\n\
*** No update done. ***\n\
";

const char *invAttrib = "%s: Invalid Device Driver Attribute Word.\n";

const char *invName   = "%s: Invalid Device Driver Logical Name.\n";

const char *invUnits  = "%s: Invalid Device Driver Supported Units.\n";

const char *invFile   = "%s: Too many filenames specified.\n";

const unsigned char nonFNameChars[] = {               // caratteri illeciti in nomi file
    0x22,0x2A,0x2C,0x2E,0x2F,0x3A,0x3B,0x3C,0x3D,0x3E,0x5B,0x5C,0x5D,0x7C,0x81,
    0x82,0x83,0x84,0x85,0x86,0x87,0x88,0x89,0x8A,0x8B,0x8C,0x8D,0x91,0x93,0x94,
    0x95,0x96,0x97,0x98,0xA0,0xA1,0xA2,0xA3,0xA4,NULL
};

unsigned optCnt;                        // contatore opzioni: massimo una tra -b, -h, -d
unsigned nameFlag;                                             // nome file specificato?


// FUNZIONI DI CONTROLLO DELLE OPZIONI DELLA COMMAND LINE

#pragma  warn -par
#pragma  warn -rvl

// La funzione valid_b() effettua i controlli sul parametro specificato per
// l'opzione -b, onde verificare la correttezza dei bits impostati per la device
// attribute word. Il parametro specificato e' un numero BINARIO. Non vengono
// effettuati controlli sulla coerenza reciproca dei bits settati.

int valid_b(struct OPT *vld,int cnt)                            // convalida opzione "b"
{
    extern unsigned optCnt;
    extern DEVHDR DevDrvHdr;
    extern const char *invAttrib;
    char *ptr;
    register i;

    if(optCnt++)
        err_handler(NULL,NULL);
    for(ptr = vld->arg; *ptr == '0'; ptr++);
    if(strlen(ptr) > 16) {
        fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
    strrev(ptr);


434 - Tricky C





    for(i = 0; ptr[i]; i++)
        switch(ptr[i]) {
            case '1':
                DevDrvHdr.attrib += (1 << i);
            case '0':
                break;
            default:
                fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
                err_handler(NULL,NULL);
        }
    checkAttrBits();
}

// La funzione valid_d() effettua i controlli sul parametro specificato per
// l'opzione -d, onde verificare la correttezza dei bits impostati per la device
// attribute word. Il parametro specificato e' un numero DECIMALE. Non vengono
// effettuati controlli sulla coerenza reciproca dei bits settati.

int valid_d(struct OPT *vld,int cnt)                        // convalida opzione "d"
{
    extern unsigned optCnt;
    extern DEVHDR DevDrvHdr;
    extern const char *invAttrib;
    register temp;

    if(optCnt++)
        err_handler(NULL,NULL);
    if(atol(vld->arg) > UINT_MAX) {
        fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
    if((temp = atoi(vld->arg)) < 0) {
        fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
    DevDrvHdr.attrib = temp;
    checkAttrBits();
}

// La funzione valid_h() effettua i controlli sul parametro specificato per
// l'opzione -h, onde verificare la correttezza dei bits impostati per la device
// attribute word. Il parametro specificato e' un numero ESADECIMALE. Non vengono
// effettuati controlli sulla coerenza reciproca dei bits settati.

int valid_h(struct OPT *vld,int cnt)                        // convalida opzione "h"
{
    extern unsigned optCnt;
    extern DEVHDR DevDrvHdr;
    extern const char *invAttrib;
    register i;

    if(optCnt++)
        err_handler(NULL,NULL);
    for(i = 0; vld->arg[i] == '0'; i++);
    if(strlen(vld->arg+i) > 4) {
        fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
    sscanf(vld->arg+i,"%X",&DevDrvHdr.attrib);
    checkAttrBits();
}

// La valid_n() controlla la validita' del nome logico specificato per il device e
// lo copia nel campo apposito del device driver header, trasformando tutti i


                                                                         I device driver - 435





// caratteri in maiuscoli, troncandolo se piu' lungo di 8 caratteri e aggiungendo
// spazi a "tappo" se piu' corto. Nel caso sia usata la sintassi /units/ per
// specificare il numero di unita' supportate (block device driver) controlla la
// correttezza sintattica e la validita' del parametro e lo copia nel primo byte
// del campo. Il controllo tra tipo di parametro e tipo di device e' effettuato
// dalla name_flag(), listata poco sotto.

int valid_n(struct OPT *vld,int cnt)                          // convalida opzione "n"
{
    extern const unsigned char nonFNameChars[];
    extern DEVHDR DevDrvHdr;
    extern const char *invName;
    extern const char *invUnits;
    static int instance;
    register i;
    long units;
    char *ptr;
    char line[MAX_LINE];

    if(instance++)
        err_handler(NULL,NULL);                              // consentito solo un nome
    if(*vld->arg == UFLAG) {                                    // BLOCK DEVICE DRIVER
        if(sscanf(vld->arg+1,"%ld%s",&units,line) != 2) {
            fprintf(stderr,invUnits,PRG);
            err_handler(NULL,NULL);
        }
        if((units > MAX_UNITS) || (units < MIN_UNITS)) {
            fprintf(stderr,invUnits,PRG);
            err_handler(NULL,NULL);
        }
        if(strcmp(line,"/")) {
            fprintf(stderr,invUnits,PRG);
            err_handler(NULL,NULL);
        }
        DevDrvHdr.name[0] = (unsigned char)units;
    }
    else {                                                   // CHARACTER DEVICE DRIVER
        ptr = vld->arg;
        if(strpbrk(strupr(ptr),(char *)nonFNameChars)) {
            fprintf(stderr,invName,PRG);
            err_handler(NULL,NULL);
        }
        strncpy(DevDrvHdr.name,ptr,NAMELEN);
        for(i = strlen(ptr); i < NAMELEN; i++)
            DevDrvHdr.name[i] = BLANK;               // lunghezza fissa 8 blank padded
    }
}

// La err_handler() gestisce il caso di opzione errata

int err_handler(struct OPT *vld,int cnt)                       // gestione opz. errate
{
    extern const char *helpStr;

    fprintf(stderr,"%s: Syntax is:\n%s option[s] filename\n\n%s",PRG,PRG,
                                                                      helpStr);
    exit(1);
}

// la name_flag() e' chiamata dalla parseopt() una volta per ogni parametro
// non-option incontrato sulla command line, pertanto e' chiamata una sola volta
// se sulla cmd line e' specificato un solo nome di file. Tramite il contatore
// nameFlag verifica di non essere chiamata piu' di una volta. Inoltre essa
// controlla che vi sia coerenza tra il tipo di device driver indicato nella


436 - Tricky C





// device attribute word (bit 15 settato) e il tipo di parametro per l'opzione
// -n (nome logico o numero di unita').

int name_flag(struct OPT *vld,int cnt)                 // gestione nome file
{
        extern DEVHDR DevDrvHdr;
        extern unsigned nameFlag;
        extern const char *invAttrib;
        extern const char *invFile;

    if(nameFlag++) {
        fprintf(stderr,invFile,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
    if((DevDrvHdr.name[0] < BLANK) && (DevDrvHdr.attrib & BIT_15)) {
        fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
}


#pragma  warn .par
#pragma  warn .rvl

// Struttura per la gestione delle opzioni (associa ogni opzione lecita alla
// funzione corrispondente).

struct VOPT valfuncs[] = {
    {'?',err_handler},
    {'b',valid_b},
    {'d',valid_d},
    {'h',valid_h},
    {'n',valid_n},
    {ERRCHAR,err_handler},
    {NULL,name_flag}
};

// stringa di definizione delle opzioni (se seguite dai due punti richiedono un
// parametro)

const char *optionS = "?b:d:h:n:";

// FUNZIONI: main(), poi tutte le altre in ordine alfabetico

int main(int argc,char **argv)
{
    extern unsigned optCnt;
    extern unsigned nameFlag;
    extern const char *optionS;
    extern struct VOPT valfuncs[];
    struct OPT *opt;

    fprintf(stderr,"%s %s - Set DevDrv Header - Barninga Z! %s. -? help\n\n",
                                                                 PRG,VER,YEAR);

// main() usa perseopt (da PARSEOPT.C, vedere pag. 479) per analizzare le opzioni
// specificate sulla command line. Sono queste ad effettuare tutti i controlli
// (vedere sopra).

    if(!(opt = parseopt(argc,argv,(char *)optionS,SWCHAR,ILLMSG,ILLMSG,
                                                                  valfuncs))) {
        perror(PRG);
        return(1);
    }


                                                                         I device driver - 437





    if(!optCnt) {
        fprintf(stderr,"%s: No option specified.\n",PRG);
        return(1);
    }
    if(!nameFlag) {
        fprintf(stderr,"%s: No filename specified.\n",PRG);
        return(1);
    }
    return(setDevDrvHdr(opt[opt[0].opt].arg));
}

// Controlla che i bits settatti nella attribute word del device driver header
// non siano tra quelli riservati DOS (che devono essere zero)

void checkAttrBits(void)
{
    if(DevDrvHdr.attrib & ATTR_MASK) {
        fprintf(stderr,invAttrib,PRG);
        err_handler(NULL,NULL);
    }
}

// Chiede conferma all'utente. Dal momento che attende lo standard input, la
// conferma puo' essere letta da un file (con la redirezione '<') contenente
// la lettera 'Y' o 'N' seguita da un CR LF. Cio' risulta utile nei casi in cui
// si voglia automatizzare l'operazione di agiornamento, ad esempio in un
// batch file di compilazione del device driver.

int confirm(char *prompt,char yes,char no)
{
    int ch;

    fprintf(stderr,prompt,yes,no);
    do {
        ch = toupper(getch());
    } while((ch != yes) && (ch != no));
    fprintf(stderr," %c\n\n",ch);
    return((ch == yes) ? 1 : 0);
}

// Visualizza i campi dello header

void displayHeader(DEVHDR *hdr,char *title)
{
    register i = 0;

    fprintf(stdout,"%s\n",title);
    fprintf(stdout,"\tNext Device Address:      %Fp\n",hdr->nextDev);
    fprintf(stdout,"\tAttribute Word:           %04X\n",hdr->attrib);
    fprintf(stdout,"\tStrategy Routine Offset:  %04X\n",hdr->strategyOff);
    fprintf(stdout,"\tInterrupt Routine Offset: %04X\n",hdr->interruptOff);
    fprintf(stdout,"\tLogical Name:             \"");
    if(*hdr->name < BLANK) {
        i = 1;
        putch(*hdr->name);
    }
    for( ; i < NAMELEN; i++)
        fputc(hdr->name[i],stdout);
    fprintf(stdout,"\"\n\n");
}

// Legge lo header attuale del driver e chiama displayHeader() una prima volta per
// visualizzarne i campi. Successivamente visualizza, sempre tramite displayHeader()
// i campi come saranno scritti nel driver in base ai parametri passati sulla


438 - Tricky C





// command line e attende conferma via confirm().

int setDevDrvHdr(char *fname)
{
    extern DEVHDR DevDrvHdr;
    DEVHDR fileHdr;
    FILE *file;

    if(!(file = fopen(fname,"r+b"))) {
        perror(PRG);
        return(1);
    }
    if(fread(&fileHdr,sizeof(DEVHDR),1,file) < 1) {
        perror(PRG);
        return(1);
    }
    displayHeader(&fileHdr,"Current Header Fields:");
    fileHdr.attrib = DevDrvHdr.attrib;
    strncpy(fileHdr.name,DevDrvHdr.name,NAMELEN);
    displayHeader(&fileHdr,"New Header Fields:");
    if(confirm("Confirm Update (%c/%c)?",'Y','N')) {
        rewind(file);
        if(fwrite(&fileHdr,sizeof(DEVHDR),1,file) < 1) {
            perror(PRG);
            fprintf(stdout,"%s: %s may have been partially modified.\n",PRG,
                                                                strupr(fname));
            return(1);
        }
        fprintf(stdout,"%s: %s updated successfully.\n",PRG,strupr(fname));
    }
    else
        fprintf(stdout,"%s: %s not updated.\n",PRG,strupr(fname));
    return(0);
}
           Il programma non si preoccupa di controllare la coerenza reciproca dei bit della attribute word,
perciò è compito del programmatore evitare di violare le regole che stabiliscono quali bit debbano,
contemporaneamente, avere medesimo o diverso valore. Tuttavia, è verificato che i bit riservati al DOS
siano lasciati a 0. E' effetuato un solo controllo di carattere logico: la consistenza tra utilizzo del campo
riservato al nome logico nel device driver header e tipo del driver, come desumibile dalla attribute word
impostata (vedere pag. 358 e dintorni per i particolari).
           Compilando il sorgente, occorre richiedere che ad esso sia consolidato PARSEOPT.OBJ,
necessario alla gestione delle opzioni della command line, come descritto a pag. 479 e seguenti. Il
comando

bcc drvset.c parseopt.obj

consente di ottenere DRVSET.EXE che, invocato con l'opzione -? visualizza un testo di aiuto.
           Vediamone un esempio di utilizzo:

drvset -h8000 -nZ! devprova.sys

           Il comando presentato modifica il device driver header di DEVPROVA.SYS, impostando la
device attribute word a 8000h (solo il bit 15 a 1, per indicare che si tratta di un character device driver)
ed il nome logico del device "Z!". L'output prodotto da DRVSET è analogo al seguente:

Current Header Fields:
    Next Device Address:      FFFF:FFFF
    Attribute Word:           0000
    Strategy Routine Offset:  038A
    Interrupt Routine Offset: 0395


                                                                                       I device driver - 439





    Logical Name:             "        "

New Header Fields:
    Next Device Address:      FFFF:FFFF
    Attribute Word:           8000
    Strategy Routine Offset:  038A
    Interrupt Routine Offset: 0395
    Logical Name:             "Z!      "

Confirm Update (Y/N)?

           Digitando Y o N, DRVSET tenta, o meno, di modificare lo header del file DEVPROVA.SYS,
visualizzando poi un messaggio di conferma dell'avvenuta modifica o della rinuncia. Se nella directory
corrente è presente un file, ad esempio YES.TXT, costituito di una sola riga di testo contenente il solo
carattere Y (in pratica il file si compone di 3 byte: Y, CR e LF), e si redirige lo standard input (vedere
pag. 116 e seguenti) di DRVSET a quel file, la risposta affermativa alla domanda diviene automatica: il
comando

drvset -h8000 -nZ! devprova.sys < yes.txt

si rivela particolarmente adatto ad essere inserito in un file batch di compilazione e linking del driver
DEVPROVA.SYS (vedere, ad esempio, pag. 450).

                                            Il toolkit al lavoro
           Abbiamo a disposizione un nuovo startup module, una libreria di funzioni dedicate ai device
driver e un programma in grado di modificare secondo le nostre esigenze la device attribute word e il
logical name nel device driver header del file binario risultante dal linking. Per avere un device driver
manca soltanto... il sorgente C, che deve implementare tutte le funzionalità desiderate per il driver, senza
mai perdere d'occhio i necessari requisiti di efficienza. Vediamo un elenco delle principali regole a cui
attenersi nello scrivere il driver.

 1)    Nel sorgente C deve essere definita la funzione init(), le cui caratteristiche sono discusse a
       pagina 441.

 2)    Nel sorgente C devono inoltre essere definite tutte le funzioni che implementano i servizi
       desiderati. Dette funzioni devono necessariamente uniformarsi ai prototipi dichiarati in BZDD.H
       (pag. 425 e seguenti). Ad esempio, il servizio 19 (generic IOCTL request), deve sempre essere
       implementato da una funzione, definita nel sorgente C, avente prototipo
       int genericIOCTL(void): tutte queste funzioni devono restituire un intero e non possono
       richiedere parametri.

 3)    L'intero restituito dalle funzioni di servizio rappresenta lo stato dell'operazione eseguita ed è
       utilizzato dalla Interrupt() per valorizzare la status word (pag. 361) nel device driver request
       header. Allo scopo possono essere utilizzate le costanti manifeste definite in BZDD.H.

 4)    L'inizializzazione del driver deve includere una chiamata alla macro setResCodeEnd() o alla
       funzione discardDriver(). Vedere pag. 441.


440 - Tricky C





  5)      Possono essere chiamate liberamente le funzioni di libreria C, tenendo presente che il loro utilizzo
          nella parte residente del driver comporta i problemi tipici dei programmi TSR discussi a pag. 289.
          Si noti che la parte residente si compone almeno di tutte le funzioni di servizio e di quelle da esse
          invocate direttamente o indirettamente, mentre non sono necessariamente residenti la init() e
          le funzioni chiamate esclusivamente all'interno di questa.

  6)      Va tenuto presente che vi sono, comunque, limiti all'uso delle funzioni di libreria C: alcune di
          esse non possono essere referenziate in quanto incoerenti con la logica di implementazione dei
          device driver. Ad esempio, non è possibile effettuare allocazioni di memoria far
          (farmalloc(), etc.): tali operazioni falliscono sistematicamente (farmalloc() restituisce
          sempre 0L) in quanto i device driver non hanno far heap. Inoltre i device driver sono installati
          residenti da parte del DOS, perciò non deve essere usata la funzione keep(). Ancora, dal
          momento che i device driver non terminano mai la propria esecuzione, non è possibile utilizzare
          exit(),  _exit(), abort(), etc.. Inoltre, vista la mancanza di environment, i device driver
          non possono usare getenv() e putenv().

  7)      Alcune funzioni di libreria non possono essere utilizzate nella fase di inizializzazione, mentre
          possono esserlo nell'espletamento di tutti gli altri servizi. Ad esempio, l'allocazione di memoria
          via DOS (int 21h, servizio 48h) è possibile solo a caricamento del sistema completato, quindi
          solamente dopo l'installazione di tutti i device driver e dell'interprete dei comandi: pertanto
          allocmem() fallisce se chiamata da init() o da sue subroutine, mentre può avere successo
          se chiamata dalle funzioni di servizio durante la sessione di lavoro del computer.

  8)      Le variabili globali possono essere dichiarate e referenziate come in qualsiasi programma C; si
          tenga però presente che esse risiedono in memoria oltre il codice dell'ultima funzione estratta
          dalle librerie: ciò può porre vincoli qualora si intenda ridurre al minimo l'ingombro in memoria
          della porzione residente del driver. L'ostacolo può essere facilmente aggirato col solito trucco
          delle funzioni jolly, analogamente ai TSR (vedere pag. 280).

  9)      La compilazione del sorgente C deve sempre essere effettuata con le opzioni -mt (modello di
          memoria tiny; vedere pag. 143 e seguenti) e -c (generazione del file .OBJ senza linking). Il
          linker deve essere lanciato successivamente, con le opzioni -t (generazione di un file .COM)
          e -c (case sensitivity), elencando DDHEADER.OBJ (lo startup module) in testa a tutti i file
          .OBJ; l'ordine in cui elencare le librerie (BZDD.LIB; la libreria C per il modello di memoria
          small CS.LIB; le altre librerie eventualmente necessarie) non è fondamentale. Si ricordi, però,
          che BZDD.LIB e CS.LIB devono essere sempre indicate, mentre altre librerie devono esserlo
          solo se in esse si trovano funzioni o simboli comunque referenziati. Infine, il device driver header
          deve essere modificato con DRVSET, secondo necessità. Ad esempio, il character device driver
          DEVPROVA.SYS (nome logico ZDEV) può essere ottenuto a partire da DEVPROVA.C attraverso
          i seguenti 3 passi:
          bcc -c -mt devprova.c
          tlink -c -t ddheader.obj devprova.obj,devprova.sys,,bzdd.lib cs.lib altre.lib
          drvset -h8000 -nzdev devprova.sys

          L'operazione di linking produce anche DEVPROVA.MAP (file ASCII contenente l'elenco dei
          simboli pubblici definiti nel driver con i rispettivi indirizzi), che può essere tranquillamente
          gettato alle ortiche370.

                              
                                                   
                                                      
     370 Beh, vale la pena di dargli almeno un'occhiata: si può capire molto circa la struttura del file binario e la
posizione, al suo interno, dei segmenti, delle funzioni e delle variabili globali.


                                                                                                I device driver - 441





               Le complicazioni sono, per la maggior parte, più apparenti che reali. La descrizione della
init() e qualche esempio lo possono dimostrare.

               La funzione init()
               Come più volte si è detto, nel sorgente C di ogni device driver realizzato con il toolkit deve
essere definita una funzione avente nome init(), analogamente a quanto avviene nei comuni
programmi C, nei quali deve essere definita una main(). In effetti, tra init() e main() vi sono
analogie, in quanto entrambe sono automaticamente chiamate dallo startup module e possono accedere
alla command line attraverso i parametri formali; tuttavia le due funzioni sono differenti, in quanto
main() può accedere anche alle variabili d'ambiente (vedere pag. 105), mentre init() non ha tale
possibilità, dal momento che i device driver non hanno environment. Inoltre, una istruzione return
eseguita in main() determina sempre la fine dell'esecuzione del programma, mentre in init() causa
la restituzione del controllo al DOS da parte del driver, che può rimanere, però, residente in memoria (a
seconda dell'indirizzo di fine codice residente impostato nel request header). Ancora, main() può
restituire o meno un valore (in altre parole, può essere dichiarata int o void), mentre init() è
obbligatoriamente  int: il valore restituito è utilizzato dalla Interrupt() per impostare la status word
(pag. 361) del request header371.
               In particolare, la init() può essere definita secondo 3 differenti prototipi:

int init(void);
int init(int argc);
int init(int argc,char **argv);

               Nella prima forma, init() non riceve parametri; nella seconda essa rende disponibile un
intero, che esprime il numero di argomenti presenti sulla riga di comando del device driver, incluso il
nome del driver stesso. La terza forma, oltre all'intero di cui si è detto, rende disponibile un puntatore a
puntatore a carattere, cioè un array di puntatori a carattere o, in parole povere, un array di stringhe. Ogni
stringa è un argomento della command line: la prima (indice 0) è il nome del driver (completo di
eventuale path); il puntatore all'ultimo argomento è seguito da un puntatore nullo (NULL). La stretta
parentela con  argc e argv della main() dei comuni programmi C è evidente e da essa, del resto, sono
derivati i nomi utilizzati372; dal punto di vista tecnico essi sono le copie di _cmdArgsN e _cmdArgs
effettuate nello stack da driverInit() prima di effettuare la chiamata alla stessa init() (vedere
pag. 399).La init() è eseguita una sola volta, durante il caricamento del driver da parte del sistema,
pertanto deve effettuare, eventualmente tramite funzioni richiamate direttamente o indirettamente, tutte le
operazioni necessarie all'inizializzazione del driver. Qualora il device driver abbia la necessità di rilocare
il proprio stack iniziale, è proprio init() che deve provvedervi, invocando setStack() con le
precauzioni descritte a pagina 416.
               Inoltre init() ha l'importante compito di comunicare al DOS se installare o no il driver in
memoria e, in caso affermativo, di indicare l'indirizzo del primo byte successivo all'area di RAM destinata
al driver stesso. Allo scopo è definita in BZDD.H la macro setResCodeEnd(), ed esiste in libreria la
funzione discardDriver(): la prima accetta detto indirizzo quale parametro: va ricordato che si


                              
                                                   
                                                      
     371 Va infine sottolineato che il sorgente del device driver può definire anche una main(), ma con il ruolo di
una funzione qualsiasi: non viene invocata in modo automatico e riceve i parametri che le passa la funzione che la
chiama, coerentemente al prototipo definito "per l'occasione".

     372 Come nel caso di main(), non è obbligatorio utilizzare argc e argv: i nomi possono essere liberamente
scelti dal programmatore.


442 - Tricky C





tratta di un indirizzo near, cioè, in altre parole, della parte offset dell'indirizzo far, la cui parte
segmento è rappresentata dal valore del registro CS. Esempio:

....

#include 

int init(int argc,char **argv)
{
    ....
    if(....) {                                                                     // in caso di errore...
        ....
        discardDriver();                                               // non lascia residente il driver
        return(E_GENERAL))                                      // restituisce errore per la status word
    }
    ....
    setResCodeEnd(_endOfDrvr);                            // lascia residente tutto il codice del driver
    return(E_OK);                                                   // restituisce OK per la status word
}

               L'indirizzo _endOfDrvr, passato a setResCodeEnd(), è una variabile, definita nello
startup module 373, esprimente l'offset di una porzione di driver fittizia, collocata dal linker in coda al file
binario e può validamente rappresentare, di conseguenza, un indirizzo di sicurezza. A
setResCodeEnd() la init() può passare, ad esempio, il proprio indirizzo quando il sorgente sia
organizzato in modo tale che init() sia definita per prima tra tutte le funzioni transienti e nessuna di
queste referenzi funzioni di libreria (toolkit o C):

    ....
    setResCodeEnd(init);
    ....

               E' ovvio che init() può valorizzare con l'opportuno indirizzo l'apposito campo del request
header accedendo direttamente ad esso, senza utilizzare setResCodeEnd()374; inoltre, non
necessariamente tale operazione deve essere svolta immediatamente prima di eseguire un'istruzione
return, anche se, spesso, ciò è causato dalla logica stessa dell'algoritmo di inizializzazione.
               La init() invoca, al contrario, discardDriver() (vedere pag. 423) se la procedura di
inizializzazione deve concludersi senza rendere residente il device driver: sebbene nel caso dei character
device driver si riveli sufficiente  chiamare la macro setResCodeEnd() con la costante manifesta
NOT_RESIDENT, definita in BZDD.H, o il valore 0 quale parametro, si raccomanda di utilizzare
comunque discardDriver(), come nell'esempio poco sopra presentato, dal momento che questa è
aderente alle indicazioni in materia presenti nella documentazione ufficiale del DOS.

               Altre funzioni e macro
               Nello startup module sono definite due funzioni, utili per la restituzione di codici di errore alla
Interrupt() del device driver. Esse sono:

int errorReturn(int errcode);


                              
                                                   
                                                      
     373 Si veda BZDD.H per la dichiarazione di questa ed altre variabili esprimenti gli indirizzi di diverse porzioni
del device driver. Esse, inoltre, sono descritte a pag. 445.

     374 Come fare? Basta un'occhiata alla definizione della stessa setResCodeEnd() in BZDD.H per capirlo.
Vedere anche, di seguito, la descrizione della modalità di accesso ai campi del request header.


                                                                                         I device driver - 443





che valorizza il byte meno significativo della status word (pag. 361) del request header con errcode e
pone a 1 il bit di errore del byte più significativo, e

int unSupported(void);

che chiama errorReturn() passandole quale parametro il codice di errore corrispondente allo stato di
servizio non definito. Entrambe le funzioni, come si è detto, sono definite nello startup module: pertanto
non provocano l'inclusione nel file binario di moduli .OBJ dalle librerie.
          In libreria è presente la

void discardDriver(void);

che ha lo scopo di richiedere al DOS di non installare il device driver in memoria. Il suo utilizzo è
descritto a pag. 441, con riferimento alla funzione user-defined init().
          Per installare il driver occorre invece chiamare la

setResCodeEnd(off);

macro definita in BZDD.H (pag. 431): off rappresenta l'offset, rispetto a CS, del primo byte di memoria
libera oltre la parte residente del driver e deve essere un valore di tipo unsigned int.

          L'accesso al device driver request header
          La gestione del request header (pag. 360) è di fondamentale importanza, in quanto esso è il
mezzo attraverso il quale DOS e device driver si scambiano tutte le informazioni necessarie
all'espletamento dei diversi servizi. Quasi tutte le funzioni di servizio devono quindi accedere al request
header per conoscere i parametri forniti dal DOS e, spesso, memorizzarvi i risultati delle loro
elaborazioni.
          L'indirizzo del request header è comunicato dal DOS alla Strategy(), la quale lo memorizza
in una variabile dichiarata nello startup module, per uso successivo da parte della Interrupt() e delle
funzioni di servizio. Allo scopo, nel file BZDD.H sono definiti template di struct e union, che
consentono l'accesso ai campi delle parti fissa e variabile del request header tramite un puntatore
dichiarato globalmente.
          In particolare, per ogni servizio è definito un template di struttura che rappresenta tutti i campi
della parte variabile del request header secondo le specifiche del servizio medesimo. Detti template sono
raggruppati in una union, che rappresenta così la parte variabile di tutti i servizi. Il request header è
infine rappresentato da un template di struttura, i cui elementi includono i campi della parte fissa e, da
ultimo, la union definita come descritto. Le typedef associate ai template rendono più leggibili e
concise eventuali dichiarazioni.
          Vediamo un esempio pratico di accesso al request header, avendo sott'occhio il listato di
BZDD.H (pag. 425 e seguenti): la funzione mediaCheck(), che implementa il servizio 1 (vedere
pag. 365), deve conoscere il numero e il media ID byte dell'unità disco sulla quale il DOS richiede
informazioni per poi restituire il media change code e l'indirizzo far dell'etichetta di volume. Il campo
media ID byte si trova nella parte fissa del request header, mentre tutti gli altri sono nella parte variabile.
Innanzitutto, per chiarezza, in mediaCheck() è opportuno redichiarare come extern il puntatore al
request header:

    extern RequestHeaderFP RHptr;

          Il tipo di dato RequestHeaderFP (definito con una typedef) indica un puntatore far ad
una struttura di template RequestHeader.
          L'accesso al numero dell'unità è ottenuto in modo assai semplice, con l'espressione:


444 - Tricky C





RHptr->unitCode

          Infatti, unitCode è un campo (di tipo BYTE, cioè unsigned char) della parte fissa del
request header e, come tale, è direttamente membro del template RequestHeader.
          Le espressioni che accedono ai campi della parte variabile sono più complesse, in quanto
devono tenere presente che questa è rappresentata come una union, membro dello stesso template
RequestHeader, avente nome cp: la base dell'espressione per accedere ad ogni campo della parte
variabile è dunque

RHptr->cp

          Nella union cp occorre, a questo punto, selezionare il template di struttura che rappresenta la
parte variabile del request header dello specifico servizio di nostro interesse: quello relativo al servizio 1
ha nome mCReq. Ne segue che la base dell'espressione necessaria per accedere ad ogni campo della parte
variabile per il servizio 1 è

RHptr->cp.mCReq

          Il gioco è fatto: ogni membro di mCReq è, come accennato, un campo della parte variabile per il
servizio 1. Le espressioni complete per l'accesso ai campi usati sono pertanto:

RHptr->cp.mCreq.mdByte

per il media ID byte (di tipo BYTE, cioè unsigned char);

RHptr->cp.mCreq.retByte

per il media change code (anch'esso di tipo BYTE, cioè unsigned char), ed infine

RHptr->cp.mCreq.vLabel

per la volume label (di tipo char far *).
          Anche la macro setResCodeEnd() è definita in base alla tecnica descritta, ma della union
"parte variabile" (cp) utilizza il membro struttura che rappresenta proprio la parte variabile del servizio 0
e, all'interno di quest'ultima, il campo opportuno:

RHptr->cp.initReq.endAddr

          Un po' di allenamento consente di orientarsi nel labirinto dei template ad occhi (quasi) chiusi.

          Le variabili globali dello startup module
          Nel file BZDD.H (pag. 425) sono dichiarate (extern) le variabili globali accessibili al C
definite nello startup module DDHEADER.ASM (pag. 386). Alcune di esse sono il perfetto equivalente
delle variabili globali definite nello startup code dei normali programmi C:

extern int errno;                     // codice di errore
extern unsigned _version;             // versione e revisione DOS
extern unsigned _osversion;           // versione e revisione DOS
extern unsigned char _osmajor;        // versione DOS
extern unsigned char _osminor;        // revisione DOS
extern unsigned long _StartTime;      // timer clock ticks al caricamento

          La variabile _psp è anch'essa definita nello startup code C, ma con differente significato: per
un programma essa rappresenta la parte segmento dell'indirizzo al quale è caricato il proprio PSP; nel


                                                                                                    I device driver - 445





caso di un device driver, non essendo presente un PSP, essa rappresenta la parte segmento dell'indirizzo al
quale è caricato il driver stesso, cioè il valore del registro CS:

extern unsigned _psp;

               Le altre variabili globali dichiarate in BZDD.H sono caratteristiche del toolkit startup module e
contengono dati che possono risultare di qualche utilità per il programmatore.
               La variabile

extern unsigned _baseseg;

è del tutto equivalente alla _psp.
               La variabile

extern unsigned _systemMem;

contiene il numero di Kb di memoria convenzionale installati sul personal computer.
               Le variabili

extern void huge *_farMemBase;
extern void huge *_farMemTop;

esprimono gli indirizzi dell'inizio  e, rispettivamente, della fine della memoria convenzionale libera,
compresa tra la RAM occupata dal device driver e quella occupata dalla routine SYSINIT del DOS
(vedere pag. 353). La memoria compresa tra i due indirizzi è disponibile per il device driver, ma va tenuto
presente che il valore di _farMemTop è determinato empiricamente ed è quindi da utilizzare con
cautela.  Dette variabili sono significative solo durante l'esecuzione di init() e vengono azzerate
quando essa termina.
               Alcune variabili rappresentano puntatori near a zone di memoria "notevoli":

extern void *_endOfSrvc;
extern void *_endOfCode;
extern void *_endOfData;
extern void *_endOfDrvr;

               La _endOfSrvc contiene l'indirizzo del primo byte successivo all'ultima delle funzioni di
servizio del driver; la _endOfCode punta al primo byte successivo al codice eseguibile del driver375; la
_endOfData punta al primo byte successivo al segmento riservato ai dati statici, globali e alle costanti.
Detto indirizzo coincide con quello di inizio della memoria libera al di sopra del driver: _endOfDrvr
contiene perciò il medesimo valore di _endOfData.
               Le variabili

extern void *_freArea;
extern unsigned _freAreaDim;

sono significative solamente dopo la rilocazione dello stack originale. Se la chiamata a setStack() ha
successo (vedere pag. 416), _freArea contiene l'indirizzo near dello stack originale, ora riutilizzabile
come generico buffer, mentre _freAreaDim ne esprime la dimensione in byte. Se lo stack non viene
rilocato (setStack() non è chiamata o fallisce) esse contengono entrambe 0.
                              
                                                   
                                                      
     375 Si noti che lo stack del driver è sempre all'interno dell'area del codice eseguibile: infatti, lo stack originale è
esplicitamente definito (startup module) nel code segment, mentre quello rilocato lo è implicitamente, essendo
definito mediante una funzione (fittizia).


446 - Tricky C





          Infine, le variabili

extern int _cmdArgsN;
extern char **_cmdArgs;

sono l'equivalente dei parametri formali attribuibili alla init() (pag. 441): _cmdArgsN contiene il
numero di argomenti della command line del driver, incluso il pathname del driver stesso, mentre
_cmdArgs è un array di puntatori a carattere, ogni elemento del quale punta ad una stringa contenente
un argomento della command line: _cmdArgs[0] punta al nome del driver, come specificato in
CONFIG.SYS; _cmdArgs[_cmdArgsN] è NULL.

          Esempio: alcune cosette che il toolkit rende possibili
          Il device driver TESTINIT.SYS fa ciò che il nome suggerisce: pasticcia nella init() per
saggiare alcune delle funzionalità offerte dal toolkit: rilocazione dello stack, allocazione dinamica della
memoria, gestione dei file via stream... Il listato è presentato di seguito; i numerosi commenti in esso
presenti rendono superfluo soffermarsi oltre sulle sue caratteristiche.

/***************************************************************

    TESTINIT.C - Barninga Z! - 1994

    Device driver di prova - funzionalita' toolkit

    Il driver effettua varie operazioni di inizializzazione in init()
    ma non si installa residente in memoria.

    Compilato con Borland C++ 3.1:

    bcc -c -mt testinit.c
    tlink -c -t ddheader.obj testinit.obj,testinit.sys,,bzdd.lib cs.lib
    drvset -h8000 -nZ! testinit.sys

****************************************************************/
#pragma  inline

#include 
#include 
#include 

#include 

#define  MAXLIN  128

// Le variabili extern dichiarate di seguito sono definite nello startup module ma
// non sono dichiarate in BZDD.H (tuttavia sono pubbliche perche' devono essere
// visibili per alcune funzioni di libreria C): le dichiarazioni qui effettuate
// hanno lo scopo di renderle utilizzabili nel listato esclusivamente a scopo di
// debugging e di controllo. I LORO VALORI NON DEVONO ESSERE MODIFICATI.

extern unsigned _newTOS;         // DEBUG
extern unsigned __brklvl;        // DEBUG
extern unsigned __heapbase;      // DEBUG
extern void far *_heapbase;      // DEBUG
extern void far *_heaptop;       // DEBUG

void testMemFile(char **argv);

// La stk() e' la funzione jolly che riserva lo spazio per il nuovo stack del driver

void stk(void)


                                                                          I device driver - 447





{
    asm db 4000 dup(0);                             // 4000 bytes di stack per il driver
}

// La variabile globale base e' inizializzata con l'offset dell'indirizzo di stk()
// mentre len contiene la lunghezza del nuovo stack: esse sono passate a setStack()

unsigned base = (unsigned)stk;
unsigned len = 4000;

// init(): tutte le operazioni di inizializzazione devono essere svolte qui. La
// dichiarazione di init() rende disponibili il numero di parametri della riga di
// comando in CONFIG.SYS (argc) e le stringhe dei parametri stessi (argv). In init()
// sono tranquillamente utilizzate le funzioni di libreria printf() e getch().

int init(int argc,char **argv)
{
    extern RequestHeaderFP RHptr;                      // per accedere al request header
    register unsigned i;

// _baseseg: segmento di caricamento del driver (CS)
// _osmajor e _osminor: versione e revisione DOS

    printf("\nDevice Driver di prova a %04X:0000. DOS %d.%d.\n",
                                                            _baseseg,_osmajor,_osminor);

// visualizzati: l'indirizzo di stk(), il suo offset, la lunghezza del nuovo stack

    printf("stk: %Fp  base: %04X  len: %d\n",(void far *)stk,base,len);

// __brklvl: confine tra heap e stack
// __heapbase: offset di inizio dello heap
// _freArea e _freAreaDim: offset e lunghezza dello stack originale se rilocato e
// quindi disponibile per altri usi. Non e' ancora chiamata setStack(), percio'
// entrambe valgono 0.

    printf("__brklvl: %04X  __heapbase: %04X  _freArea: %04X  Dim: %d\n",
                                              __brklvl,__heapbase,_freArea,_freAreaDim);

// e' chiamata setStack() e il risultato e' memorizzato in i. Si noti che la
// variabile i e' register e RHptr e' extern: e' soddisfatta la condizione di
// non dichiarare in init() variabili che facciano uso dello stack se e'
// usata setStack() (vedere pag. 416). Se i non e' 0, la rilocazione ha avuto
// successo e il suo valore esprime la lunghezza effettiva del nuovo stack

    printf("%d = setStack(%04X,%d)\n",i = setStack(base,len),base,len);

// visualizzate nuovamente __brklvl, __heapbase, _freArea e _freAreaDim: questa
// volta, se la rilocazione ha avuto successo, _freArea e _freAreaDim non sono 0

    printf("__brklvl: %04X  __heapbase: %04X  _freArea: %04X  Dim: %d\n",
                                              __brklvl,__heapbase,_freArea,_freAreaDim);

// visualizzate la lunghezza del nuovo stack e l'offset del nuovo top of stack

    printf("newLen: %d (%04X)  __newTOS: %04X\n",i,i,_newTOS);

// _endOfSrvc: offset dell'indirizzo di fine ultima funzione di servizio del driver
// _endOfCode: offset dell'indirizzo di fine segmento codice eseguibile
// _endOfData: offset dell'indirizzo di fine segmento dati globali e statici
// _endOfDrvr: offset dell'indirizzo di fine spazio occupato in memoria dal driver
// La parte segmento di tutti questi indirizzi e' _baseseg, ovvero _psp, ovvero CS
// Si noti inoltre che il nuovo stack fa sempre parte del segmento di codice
// eseguibile, essendo definito mediante una funzione (fittizia)


448 - Tricky C





    printf("_endOfSrvc:%04X  _endOfCode:%04X  _endOfData:%04X  _endOfDrvr:%04X\n",
                                        _endOfSrvc,_endOfCode,_endOfData,_endOfDrvr);

// indirizzi (empirici) dell'inizio e fine della memoria libera oltre il driver

    printf("_farMemBase: %Fp    _farMemTop: %Fp\n",_farMemBase,_farMemTop);

// indirizzo del request header

    printf("Request Header a %Fp.\n",RHptr);

// indirizzo della command line. Notare l'espressione di accesso al puntatore alla
// command line (e' un campo della parte variabile del request header specifica del
// servizio 0)

    printf("Indirizzo della command line: %Fp.\n",RHptr->cp.initReq.cmdLine);

// ciclo di visualizzazione dei parametri della command line (sfrutta argc e argv)

    for(i = 0; i < argc; i++)
        printf("P_%02d:::%s:::\n",i,argv[i]);

// invoca la fuzione testMemFile(), definita dopo init()

    testMemFile(argv);

// visualizza il valore passato a setResCodeEnd() (offset di fine parte residente
// del driver) e poi attende la pressione di un tasto per terminare le operazioni di
// inizializzazione

    printf("\nsetResCodeEnd(%04X).\nPremere un tasto...\n",0);
    getch();

// chiama discardDriver(), richiedendo cosi' al DOS di non installare in memoria
// il driver: in effetti lo scopo era unicamente testare il toolkit in init().

    discardDriver();
    return(E_OK);                                                         // tutto OK
}

// testMemFile() effettua operazioni di allocazione e disallocazione di memoria
// e apre e visualizza un file ASCII, il cui nome e' il primo argomento della
// command line di TESTINIT.SYS

void testMemFile(char **argv)
{

// Non siamo in init(), dunque, indipendentemente dall'uso di setStack(), si puo'
// dichiarare un po' di tutto...

    register i;
    char *p[3];
    FILE *f;
    char line[MAXLIN];

    printf("Premere un tasto...\n");
    getch();

// ciclo di allocazioni successive di 100 bytes memoria tramite malloc(). Ad ogni
// iterazione e' visualizzato lo heap libero, l'indirizzo allocato e lo heap residuo

    for(i = 0; i < 3; i++) {
        printf("Coreleft: %u.\n",coreleft());


                                                                           I device driver - 449





        printf("malloc(100): %04X\n",p[i] = malloc(100));
    }
    printf("Coreleft: %u.\n",coreleft());

// ciclo di disallocazione per step successivi della memoria allocata in
// precedenza. Ad ogni ciclo e' visualizzato lo heap libero, l'indirizzo
// disallocato e il nuovo heap libero

    for(i--; i >= 0; i--) {
        printf("free(%04X):\n",p[i]);
        free(p[i]);
        printf("Coreleft: %u.\n",coreleft());
    }
    printf("Premere un tasto...\n\n");
    getch();

// TESTINIT.SYS presume che sulla command line gli sia passato almeno un argomento
// utilizzato qui come nome di file da aprire. Deve essere un file ASCII. Il file
// e' aperto con fopen() e letto e visualizzato riga per riga con fgets() e printf()
// Infine il file e' chiuso con fclose()

    if(!(f = fopen(argv[1],"r")))
        perror("TESTINIT.SYS");
    else {
        while(fgets(line,MAXLIN,f))
            printf(line);
        fclose(f);
        }
}

          La generazione di TESTINIT.SYS a partire da TESTINIT.C può essere automatizzata con
un semplice file batch:

@echo off
REM
REM *** generazione di testinit.obj
REM
bcc -c -mt testinit
if errorlevel 1 goto error
REM
REM *** generazione di testinit.sys
REM
tlink -c -t ddheader testinit,testinit.sys,,bzdd cs
if errorlevel 1 goto error
REM
REM *** attribute word settata per character device driver; nome logico: "Z!"
REM
drvset -h8000 -nZ! testinit.sys < yes.txt
if errorlevel 1 goto error
REM
REM ***  eliminazione file inutili
REM
del testinit.obj
del testinit.map
goto end
REM
REM *** visualizza messaggio in caso di errore
REM
:error
echo TESTINIT.SYS non generato!
REM
REM *** fine batch job
REM


450 - Tricky C





:end

          Si noti che DRVSET riceve lo standard input dal file YES.TXT, contenente esclusivamente il
carattere "Y" seguito da CR e LF (vedere pag. 438).
          TESTINIT.SYS è copiato nella directory root del drive C: dal file batch medesimo, perciò la
riga di CONFIG.SYS che ne determina il caricamente deve essere analoga alla seguente:

DEVICE=C:\TESTINIT.SYS C:\CONFIG.SYS 1234 " abc 678" DeF

          Il primo argomento (C:\CONFIG.SYS) è l'unico significativo, in quanto indica il file ASCII
che la testMemFile() deve aprire e visualizzare; i rimanenti parametri hanno unicamente lo scopo di
verificare il buon funzionamento della funzione di libreria toolkit setupcmd() (vedere pag. 421). Si
noti che " abc 678" è un unico parametro, grazie alla presenza delle virgolette, le quali consentono
inoltre la prsenza di uno spazio prima dei caratteri abc. Tutti i parametri sono convertiti in caratteri
maiuscoli da setupcmd().

          Esempio: esperimenti di output e IOCTL
          Il driver TESTDEV.SYS gestisce i servizi Output, Output With Verify e Generic IOCTL
Request. Si tratta di routine estremamente semplificate, che hanno unicamente lo scopo di dimostrarne le
funzionalità di base.

/***************************************************************

    TESTDRV.C - Barninga Z! - 1994

    Device driver di prova - funzionalita' toolkit

    Il driver gestisce una funzione di output e di output with
    verify equivalenti e consente di modificare la modalita'
    di output mediante una generic IOCTL request.

    Compilato con Borland C++ 3.1:

    bcc -c -mt testdrv.c
    tlink -c -t ddheader.obj testdrv.obj,testdrv.sys,,bzdd.lib cs.lib
    drvset -h8040 -nzeta testdrv.sys

****************************************************************/
#pragma  inline

#include 
#include 
#include 

#include 

void colortext(WORD count,BYTE far *buffer);             // funzione di servizio per output()

// costanti manifeste definite per comodita'.

#define  DEFAULT_ATTR    7                             // Bianco/Nero
#define  DEFAULT_PAGE    0                             // Pagina video (unica usata)
#define  BLANK           ' '                           // Spazio

// costanti manifeste definite per supporto a Generic IOCTL Request (servizio 19)
// IOCTL_CATEGORY e' un identificativo del driver, una specie di parola d'ordine
// inventata di sana pianta. Anche i sottoservizi implementati, IOCTL_GETATTR e
// IOCTL_SETATTR, sono stati numerati 1 e 2 per libera scelta.


                                                                         I device driver - 451





#define  IOCTL_CATEGORY  0x62                          // Identificativo
#define  IOCTL_GETATTR   1                             // IOCTL servizio 1
#define  IOCTL_SETATTR   2                             // IOCTL servizio 2

// attrib e' una normale variabile globale, destinata a contenere l'attributo video
// per gli output di testo.

BYTE attrib;

// funzione per la gestione del servizio Write (8). Il suo prototipo e' identico a
// quello dichiarato in BZDD.H. Essa chiama la funzione colortext(), che effettua
// la vera e propria operazione di output, passandole i necessari parametri,
// prelevati dalla parte variabile del request header. Restituisce E_OK, definita in
// BZDD.H per segnalare la fine dell'operazione.

int output(void)
{
    extern RequestHeaderFP RHptr;                     // per accedere al request header

    colortext(RHptr->cp.oReq.itemCnt,RHptr->cp.oReq.trAddr);
    return(E_OK);
}

// funzione per la gestione del servizio Write With Verify (9). Come si vede non fa
// altro che chiamare la output, quindi non vi e' alcuna verifica. E' qui solamente
// a scopo dimostrativo. Il prototipo e' identico a quello dichiarato in BZDD.H.

int outputVerify(void)
{
    return(output());
}

// funzione per la gestione del servizio Generic IOCTL Request (19). Il prototipo
// e' identico a quello dichiarati in BZDD.H. Essa consente di modificare
// l'attributo video usato dalla output(), o meglio, dalla colortext(), o,
// semplicemente, di conoscere quello attuale, memorizzato nella variabile globale
// attrib. La generic IOCTL Request e' attivata dalle applicazioni mediante
// l'int 21h, servizio 44h, subfunzione 0Ch (character device driver) o 0Dh (block
// device driver). Vedere pagina 456 per un esempio. Per entrambe le funzioni
// IOCTL_GETATTR e IOCTL_SETATTR il formato del campo packet (parte variabile del
// request header) e' molto semplice: il primo byte contiene l'attributo video sia
// in ingresso (se comunicato dall'applicazione al driver) che in uscita (comunicato
// dal driver all'applicazione).

int genericIOCTL(void)               // buffer dati "packet": 1 byte = nuovo attributo
{
    extern RequestHeaderFP RHptr;                     // per accedere al request header
    extern BYTE attrib;
    register oldAttr;

    if(RHptr->cp.gIReq.category != IOCTL_CATEGORY)
        return(unSupported());

// Se il campo category della parte variabile del request header contiene
// IOCTL_CATEGORY, viene analizzato il contenuto del campo function.

    switch(RHptr->cp.gIReq.function) {
        case IOCTL_GETATTR:

// e' richiesto di comunicare l'attuale valore dell'attributo per il video

            *(BYTE far *)(RHptr->cp.gIReq.packet) = attrib;
            break;
        case IOCTL_SETATTR:


452 - Tricky C





// e' richiesto di sostituire l'attuale valore dell'attributo per il video con
// quello specificato dall'applicazione; inoltre viene comunicato il vecchio
// valore.

            oldAttr = (WORD)attrib;
            attrib = *(BYTE far *)(RHptr->cp.gIReq.packet);
            *(BYTE far *)(RHptr->cp.gIReq.packet) = (BYTE)oldAttr;
            break;
        default:

// non e' supportata alcuna altra funzione

            return(unSupported());
    }
    return(E_OK);
}

void colortext(WORD count,BYTE far *buffer)
{
    extern BYTE attrib;

    _BH = DEFAULT_PAGE;
    _AH = 3;
    geninterrupt(0x10);      // in uscita dall'interrupt: DH,DL = riga,col del cursore
    _BL = attrib;
    _CX = count;

// BP puo' essere modificata solo dopo avere terminato di referenziare
// tutte le variabili allocate nello stack (in questo caso i parametri
// count e buffer); solo a questo punto percio' e'possibile settare ES:BP
// con l'indirizzo del buffer di bytes da scrivere a video.

    asm push es;
    asm push bp;
    _ES = FP_SEG(buffer);
    _BP = FP_OFF(buffer);

// L'uso degli pseudoregistri puo' produrre codice assembly in maniera non
// sempre trasparente (vedere pag. 167). Per questo motivo AX e' caricato
// solo dopo avere modificato ES, in quanto la sequenza sopra potrebbe
// generare una istruzione LES BP (nel qual caso non vi sarebbe alcun
// problema), oppure potrebbe causare il caricamento del segmento di buffer
// in AX seguito da una PUSH AX e una POP ES: e' evidente che in questo caso
// il valore di AX sarebbe perso.

    _AH = 0x13;
    _AL = 1;               // aggiorna cursore e usa BL come attributo (pag. 317)
    geninterrupt(0x10);    // scrive CX bytes da ES:BP con attributo BL
    asm pop bp;
    asm pop es;
}

// init() inizializza il driver, valorizzando la variabile globale attrib. Le altre
// operazioni sono semplicemente la visualizzazione di alcuni dati

int init(int argc,char **argv)
{
    extern DevDrvHeader DrvHdr;                // per accedere al device driver header
    extern BYTE attrib;
    register i;
    char logicalName[9];

// se vi e' un parametro sulla command line, si assume che esso sia il valore


                                                                                        I device driver - 453





// iniziale di attrib. Se la sua trasformazione da stringa in intero con atoi()
// fornisce 0, o non c'e' alcun parametro, attrib e' inizializzata con il valore
// di default DEFAULT_ATTR, cioe' 7, cioe' testo bianco su fondo nero.

    if(argc == 2) {
        if(!(attrib = atoi(argv[1])))
            attrib = DEFAULT_ATTR;
    }
    else
        attrib = DEFAULT_ATTR;

// visualizza il segmento di caricamento del driver e la versione di DOS

    printf("\nDevice Driver di prova a %04X:0000. DOS %d.%d.\n",
                                                                      _baseseg,_osmajor,_osminor);

// copia il nome logico del device dal device driver header ad un buffer locale

    for(i = 0; i < 9; i++)
        if((logicalName[i] = DrvHdr.ln.cname[i]) == BLANK)
            break;

// trasformazione in stringa ASCIIZ

    logicalName[i] = NULL;

// visualizza valore iniziale di attrib e il nome logico del device

    printf("Attributo testo device %s : %d\n\n",logicalName,attrib);

// richiede di lasciare residente in memoria tutto il codice/dati del driver

    setResCodeEnd(_endOfDrvr);
    return(E_OK);
}

          Vale la pena di soffermarsi sul servizio 13h dell'int 10h (vedere pag. 317), che implementa la
funzionalità di output: esso, richiedendo che l'indirizzo della stringa da visualizzare sia caricato in
ES:BP, introduce alcune difficoltà nella realizzazione della funzione C colortext(). Infatti, il
registro BP è utilizzato dal compilatore C per generare tutti i riferimenti a parametri attuali e variabili
locali, cioè ai dati memorizzati nello stack (vedere pag. 158): quando se ne modifichi il valore, come è
necessario fare in questo caso, diviene impossibile accedere ai parametri e alle variabili automatiche della
funzione (eccetto le variabili register) fino a quando il valore originale di BP non sia ripristinato.
Come si vede, colortext() salva BP sullo stack con una istruzione PUSH e lo ripristina con una
istruzione POP: ciò è possibile in quanto dette istruzioni referenziano lo stack mediante il registro SP.
L'implementazione di una funzione dedicata (la colortext()), che riceve i dati della parte variabile
del request header come parametri, si è rivelata preferibile all'inserimento dell'algoritmo nella
output(), in quanto l'accesso ai campi di una struttura è effettuato, generalmente, mediante i registri
ES e BX: ciò avrebbe reso più difficoltoso l'utilizzo degli pseudoregistri (vedere pag. 167).
          L'uso della macro geninterrupt() non interessa le librerie C (vedere pag. 169): il driver è
pertanto realizzato in modo da rendere possibile il troncamento della parte residente all'indirizzo della
init(). Perché ciò sia possibile è ancora necessario definire la variabile attrib mediante una
funzione jolly (e non come vera variabile globale) e implementare nel sorgente C tutte le funzioni di
servizio prima della stessa init(), come nell'esempio che segue:

int input(void)
{
    return(unSupported());
}


454 - Tricky C





               Anche il riferimento a unSupported(), come nel caso di geninterrupt(), non interessa
le librerie (unSupported() è definita nel toolkit startup module).
               Segue il listato del batch file utilizzato per la generazione di TESTDRV.SYS:

@echo off
REM
REM *** generazione di testdrv.obj
REM
bcc -c -mt testdrv
if errorlevel 1 goto error
REM
REM *** generazione di testdrv.sys
REM
tlink -c -t ddheader testdrv,testdrv.sys,,bzdd cs
if errorlevel 1 goto error
REM
REM *** attribute word per character device driver con generic IOCTL supportato;
REM *** nome logico: "ZETA"
REM
drvset -b1000000001000000 -nzeta testdrv.sys < yes.txt
if errorlevel 1 goto error
REM
REM *** eliminazione file inutili
REM
del testdrv.obj
del testdrv.map
goto end
REM
REM *** visualizza messaggio in caso di errore
REM
:error
echo TESTDRV.SYS non generato!
REM
REM *** fine batch job
REM
:end

               Si noti che l'opzione -b richiede a DRVSET di modificare la device attribute word del driver in
modo che il DOS lo riconosca come un character device driver (bit 15) in grado di supportare la
funzionalità di generic IOCTL request (bit 6).
               TESTDRV può essere installato inserendo in CONFIG.SYS una riga analoga alla seguente:

DEVICE=C:\TESTDRV.SYS 23

ove il parametro 23 rappresenta l'attributo video iniziale (nell'esempio testo bianco su fondo blu, ma si
può, ovviamente, scegliere qualsiasi combinazione di colori).
               Dopo il bootstrap è sufficiente redirigere lo standard output al device ZETA per vedere il nostro
driver in azione: il comando

type c:\config.sys > zeta

visualizza il contenuto del file CONFIG.SYS in caratteri bianchi su fondo blu. Modificando il parametro
sulla command line del driver ed effettuando un nuovo bootstrap è possibile sperimentare altre
combinazioni di colori (ad esempio 77 produce caratteri magenta su fondo rosso376).


                              
                                                   
                                                      
     376 I numeri da 0 a 7 rappresentano, rispettivamente: nero, blu, verde, azzurro, rosso, viola, marrone e bianco. Al
codice di ogni colore si può sommare 8: nel caso del testo si ottiene il medesimo colore, con effetto alta intensità (il


                                                                                                                                      I device driver - 455





               E la generic IOCTL request? L'implementazione di genericIOCTL() consente di indagare o
modificare al volo l'attributo usato per il device ZETA, senza che vi sia necessità di un reset del computer.
L'interfaccia DOS è rappresentata dall'int 21h, servizio 44h, subfunzioni 0Ch (character device driver)
e 0Dh (block device driver).

INT 21H, SERV. 44H, SUBF. 0CH E 0DH: GENERIC IOCTL REQUEST

Input                             AH               44h

                                  AL               0Ch (character device driver)
                                                   0Dh (block device driver)

                                  CH               Category Code

                                  CL               Function Code

                                  DS:DX            indirizzo del buffer dati (packet)

Output                            AX               codice di errore se CarryFlag = 1.

                                                   Se CarryFlag = 0, la chiamata ha avuto successo.

Note                                               A partire dalla versione 3.3 del DOS sono state adottate alcune
                                                   convenzioni circa Category Code e Function Code, non tutte
                                                   documentate ufficialmente.


               Il programma DEVIOCTL, listato di seguito, consente di pilotare il driver TESTDEV.SYS
mediante l'invio di una generic IOCTL request al DOS, che, a sua volta (e in modo del tutto trasparente
all'applicazione) la trasmette al device driver e riceve da questo il risultato, poi trasferito (sempre in modo
trasparente) all'applicazione377.

/***************************************************************

    DEVIOCTL.C - Barninga Z! - 1994

    Applicazione per test funzionalita' Generic IOCTL Request
    nel driver TESTDEV.SYS.

    Lanciato senza parametri richiede l'attributo testo attuale;
    lanciato con un parametro assume che esso sia il nuovo
    attributo testo desiderato e lo passa al driver.

    Compilato con Borland C++ 3.1:
                              
                                                   
                                                                         
                                                                                              
                                                                                                                   
                                                                                                                                        
                                                                                                                                                             
                                                                                                                                                       
marrone appare giallo, il viola appare magenta), mentre nel caso del fondo si ha l'effetto intermittenza sul testo.
L'attributo si calcola con la seguente formula:

attributo = (colore_fondo * 16) + colore_testo

dal che si evidenzia che, ad esempio, 23 si ottiene da (1*16)+(7).

     377 In pratica i device driver, secondo il normale schema di azione, dialogano esclusivamente con il DOS. A sua
volta, anche l'applicazione dialoga solo con il DOS, il quale isola e, al tempo stesso, interfaccia le due "controparti".


456 - Tricky C





    bcc devioctl.c

****************************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 

#define  HELPSTR            "?"

#define  IOCTL_CATEGORY     0x62
#define  IOCTL_GETATTR      1
#define  IOCTL_SETATTR      2

int openZETA(void);                                   // funzione di apertura del device
void requestIOCTL(int argc,char **argv,int handle);// gestione generic IOCTL request

char *help = "\                                                       // stringa di help
Sintassi : DEVIOCTL [nuovo_attrib]\n\
  Senza alcun parametro:     richiede l'attributo corrente;\n\
  Con un parametro numerico: lo utilizza per modificare l'attributo corrente\n\
";

// main() pilota le operazioni, controllando il parametro della command line,
// lanciando le funzioni di apertura device e di invio della IOCTL request e
// chiudendo il device a fine lavoro.

int main(int argc,char **argv)
{
    int handle;

    printf("DEVIOCTL - Prova TESTDRV.SYS (genIOCTL) - Barninga Z! '94; help: %s\n",
                                                                               HELPSTR);
    if((argc > 2) || (!strcmp(argv[1],HELPSTR))) {                // controllo parametri
        puts(help);
        return(1);
    }
    if(!(handle = openZETA())) {                                      // apertura device
        puts("DEVPROV1 (device ZETA) non installato.");
        return(1);
    }
    requestIOCTL(argc,argv,handle)              // invio della generic IOCTL request
    close(handle);                                                // chiusura del device
    return(0);
}

// Un'applicazione puo' scrivere o leggere un character device solo dopo averlo
// aperto, utilizzando il nome logico come un vero e proprio nome di file. La
// funzione openZETA() apre il device avente nome logico ZETA mediante la funzione di
// libreria C open(); se l'operazione ha successo utilizza l'int 21h, servizio 44h,
// subfunzione 00h per assicurarsi di avere aperto un device e non un file: se il
// carry flag e' 0 e il bit 7 di DX e' 1, allora e' proprio un device driver.
// Infatti il carry flag a 1 indica un errore, mentre il bit 7 di DX a 0 indica che
// si tratta di un file (TESTDRV.SYS non e' installato ed esiste un file "ZETA"
// nella directory corrente del drive di default).

int openZETA(void)
{
    int handle;
    struct REGPACK r;


                                                                          I device driver - 457





    if((handle = open("ZETA",O_RDWR)) == -1)
        return(NULL);
    r.r_ax = 0x4400;
    r.r_bx = handle;
    intr(0x21,&r);
    if((!(r.r_flags & 1)) && (r.r_dx & 0x80))
        return(handle);                                           // e' un device driver
    close(handle);                                                         // e' un file
    return(NULL);
}

// La generic IOCTL request e' inviata invocando l'int 21h attraverso la funzione
// di libreria C intr() (vedere pag. 115 e seguenti). Il request packet si compone
// di un solo byte, usato per comunicare al driver il nuovo attributo video e
// ricevere in risposta quello attuale.

void requestIOCTL(int argc,char **argv,int handle)
{
    struct REGPACK r;
    unsigned char attrib, newAttrib;

    r.r_bx = handle;
    r.r_ax = 0x440C;

// come request packet e' utilizzata la stessa variabile attrib

    r.r_ds = FP_SEG((unsigned char far *)&attrib);
    r.r_dx = FP_OFF((unsigned char far *)&attrib);

// la IOCTL_CATEGORY va in CH

    r.r_cx = IOCTL_CATEGORY << 8;                            // CH = 0x62 (category)
    switch(argc) {
        case 1:

// nessun parametro sulla command line di DEVIOCTL: si richiede al driver
// l'attributo video attualmente utilizzato.

            r.r_cx |= IOCTL_GETATTR;                                // CL = 1 (function)

// l'indirizzo della variabile attrib, che funge da IOCTL packet, e' gia' stato
// caricato in DS:DX prima della switch

            intr(0x21,&r);
            if(r.r_flags & 1) {
                printf("Errore %d\n",r.r_ax);
                break;
            }

// il valore per l'attributo e' stato posto nel primo byte del request packet,
// cioe' direttamente nella variabile attrib

            printf("Attributo corrente = %d\n",attrib);
            break;
        case 2:

// un parametro sulla command line: e' il nuovo attributo da comunicare al driver

            r.r_cx |= IOCTL_SETATTR;                                // CL = 2 (function)
            attrib = newAttrib = (unsigned char)atoi(argv[1]);

// l'indirizzo della variabile attrib, che funge da IOCTL packet, e' gia' stato
// caricato in DS:DX prima della switch


458 - Tricky C





            intr(0x21,&r);
            if(r.r_flags & 1) {
                printf("Errore %d\n",r.r_ax);
                break;
            }

// il valore per l'attributo e' stato posto nel primo byte del request packet,
// cioe' direttamente nella variabile attrib

            printf("Attributo: corrente = %d; nuovo = %d\n",attrib,newAttrib);
            break;
    }
}

          DEVIOCTL può essere compilato con il comando

bcc devioctl.c

che produce l'eseguibile DEVIOCTL.EXE. Questo, se lanciato con un punto interrogativo ("?") quale
unico parametro della command line, visualizza un breve testo di aiuto.
          Se invocato senza alcun parametro, DEVIOCTL richiede al driver la funzione
IOCTL_GETATTR per conoscere l'attributo video attualmente utilizzato per il device ZETA e visualizza
la risposta del driver.
          Se invocato con un parametro numerico, DEVIOCTL richiede al driver la funzione
IOCTL_SETATTR, per forzare il driver a utilizzare quale nuovo attributo video il parametro della
command line; il driver risponde restituendo il precedente attributo utilizzato, che viene visualizzato da
DEVIOCTL.
          Se TESTDRV non è installato (e quindi il device ZETA non è attivo), DEVIOCTL segnala
l'errore. E' sufficiente installare TESTDRV.SYS come sopra descritto e giocherellare con DEVIOCTL
per provare l'ebbrezza di pilotare direttamente il device driver.


                                                                                     Linguaggio C e portabilità - 459





                             L I N G U A G G I O   C   E   P O R T A B I L I T À 

               Una caratteristica di rilievo del linguaggio C consiste nella portabilità. In generale, si dice
portabile un linguaggio che consente di scrivere programmi in grado di funzionare correttamente su
piattaforme hardware diverse e sotto differenti sistemi operativi, richiedendo semplicemente la
ricompilazione dei sorgenti nel nuovo ambiente (e dunque, implicitamente, con una differente
implementazione del compilatore).
               Tutto ciò è reso possibile, nel caso del C, dalla standardizzazione del medesimo operata
dall'ANSI e dal fatto che si tratta di un linguaggio basato in massima parte su routine (funzioni)
implementate in librerie esterne al compilatore, e dunque sempre disponibili con caratteristiche coerenti a
quelle dei differenti ambienti in cui il compilatore deve operare.
               Tali caratteristiche non sono però, da sole, sufficienti a rendere portabile qualsiasi
programma C: molto dipende dalla cura spesa nella realizzazione del medesimo nonché, in ultima analisi,
dagli scopi che il programmatore si prefigge. In molti casi è impossibile, o sostanzialmente inutile,
eliminare quelle caratteristiche del programma che lo rendono più o meno dipendente dallo hardware, dal
compilatore e dal sistema operativo, e ciò soprattutto quando si desideri controllare e sfruttare a fondo le
prestazioni dell'ambiente in cui il programma deve operare378.


                                     D I P E N D E N Z E   D A L L O   H A R D W A R E 

               Un programma può risultare hardware-dipendente per molte cause, dalle più scontate a quelle di
più difficile individuazione.
               Esempio di banalità mostruosa: un programma che assuma aprioristicamente la presenza di un
disco rigido non è portabile (fatta salva la possibilità di modificare il sorgente) su macchine che non ne
siano dotate.
               E ancora: l'accesso diretto al buffer video è un ottimo metodo per rendere molto efficienti le
operazioni di output, ma comporta la necessità di conoscerne l'indirizzo fisico, che può variare a seconda
dello hardware installato.
               Più sottili considerazioni si possono fare sulle relazioni intercorrenti tra i tipi di dati gestiti dal
programma e il microprocessore installato sulla macchina. Il tipo di dato forse più "gettonato" nei
programmi C è l'integer, e proprio l'integer può essere fonte di fastidiosi grattacapi. Il C consente tre modi
di dichiarare integer una variabile:

    short s;
    long l;
    int i;

               Va osservato che non è possibile specificarne la dimensione in bit; il compilatore garantisce
soltanto che la variabile dichiarata short integer ha dimensione minore o uguale a quella long, mentre la
variabile dichiarata semplicemente int viene gestita in modo da ottimizzarne la manipolazione da parte
del processore. Se la compilazione avviene su una macchina a 16 bit essa risulta equivalente a quella
short, ma la compilazione su macchine a 32 bit la rende equivalente a quella long. Non è difficile
immaginare i problemi che potrebbero manifestarsi portando ad una macchina a 16 bit un programma
compilato su una a 32 bit. E' dunque opportuno utilizzare (quando le dimensioni in bit o byte delle


                              
                                                   
                                                      
     378 In effetti questo è proprio lo scopo, più o meno manifesto, di gran parte degli esempi presentati nel testo: dal
loro esame appare evidente come spesso la portabilità sia stata sacrificata, a fronte di altri vantaggi.


460 - Tricky C





variabili assumano rilevanza) l'operatore sizeof() (vedere pag. 68) e le costanti manifeste definite in
base allo standard ANSI negli header file LIMITS.H e FLOAT.H.
               In LIMITS.H troviamo, ad esempio, CHAR_BIT (numero di bit in un char); INT_MIN
(minimo valore per un int); INT_MAX (massimo valore per un int); UINT_MAX (massimo valore per
un unsigned int). A queste si aggiungono minimi e massimi per gli altri tipi: SCHAR_MIN,
SCHAR_MAX e UCHAR_MAX per signed char e unsigned char; CHAR_MIN e CHAR_MAX per i
char; SHRT_MIN,  SHRT_MAX e USHRT_MAX per gli short; LONG_MIN, LONG_MAX e ULONG_MAX
per i long.
               In STDDEF.H è definito un gruppo di costanti manifeste il cui simbolo è costituito da un
prefisso indicante il tipo di dato (FLT_ per float;  DBL_ per double;  LDBL_ per long double) e
da un suffisso al quale è associato il significato della costante medesima. Presentiamo un elenco dei soli
suffissi (per brevità) precisando che l'elenco completo delle costanti manifeste si ottiene unendo ogni
prefisso ad ogni suffisso (ad es.: FLT_DIG; DBL_DIG; LDBL_DIG; etc.):

SUFFISSI PER LE COSTANTI MANIFESTE DEFINITE IN STDDEF.H

     SUFFISSI                              SIGNIFICATI        SUFFISSI                    SIGNIFICATI

MAX                               Massimo valore            MIN               Minimo valore positivo

MAX_10_EXP                        Max.esponente decimale    MIN_10_EXP        Min.esponente decimale

MAX_EXP                           Max.esponente binario     MIN_EXP           Min.esponente binario

DIG                               N.cifre di precisione     MANT_DIG          N.di bit in mantissa

EPSILON                           Min.valore di macchina    RADIX             Radice dell'esponente


               Con riferimento ai tipi in virgola mobile, va ancora ricordato che lo standard ANSI ha definito il
tipo long double, stabilendo che esso deve essere di dimensione maggiore o uguale al double, senza
fissare altri vincoli all'implementazione. Sulle macchine 80x86 esso occupa 80 bit379, ma su altre
piattaforme hardware i compilatori possono gestirlo diversamente.
               Le difficoltà non si limitano alla dimensione dei tipi di dato. Appare rilevante, ai nostri fini,
anche il modo in cui il processore ne gestisce l'aritmetica. Esistono infatti processori basati sull'aritmetica
in complemento a due (come quelli appartenenti alla famiglia Intel 80x86) ed altri basati sull'aritmetica in
complemento a uno. Le differenze sono notevoli: questi ultimi, a differenza dei primi, gestiscono due
rappresentazioni dello zero (una negativa e una positiva). Inoltre varia la rappresentazione binaria interna
dei numeri negativi: ad esempio, -1 ad otto bit è 11111111 in complemento a due e 11111110 in
complemento a uno380.
               Infine, alcune considerazioni sul metodo utilizzato dal processore per ordinare i byte in
memoria. Gli Intel 80x86 lavorano nella modalità cosiddetta backwords, cioè a parole rovesciate: ogni
coppia di byte (detta word, o parola) è memorizzata in modo che al byte meno significativo corrisponda la
locazione di memoria di indirizzo inferiore; quando un dato è formato da due parole (ad esempio un
long a 32 bit), un analogo criterio è applicato ad ognuna di esse (la word meno significativa precede in
                              
                                                   
                                                      
     379 In tal modo esso è particolarmente adatto ad essere elaborato nei registri interni dei coprocessori
matematici 80x07. Il float e il double occupano invece, ripettivamente, 32 e 64 bit.

     380 Quando si abbiano esigenze di portabilità è dunque preferibile evitare il ricorso diffuse prassi quali
inizializzare a -1 un char o int per utilizzarlo come maschera avente tutti i bit a 1.


                                                                                  Linguaggio C e portabilità - 461





memoria quella più significativa). La conseguenza è che i dati sono memorizzati, in sostanza, a rovescio.
Altri processori si comportano in modo differente, e ciò può rendere problematico portare da una
macchina all'altra programmi che assumano come scontata una certa modalità di memorizzazione dei
byte381.


                                     D I P E N D E N Z E   D A I   C O M P I L A T O R I 

               Anche le differenze esistenti tra le molteplici implementazioni di compilatori hanno rilevanti
riflessi sulla portabilità. E' del tutto palese che costrutti sintattici ammessi da un compilatore ma non
rientranti negli standard (ancora una volta il punto di riferimento è lo standard ANSI) possono non essere
ammessi da altri, con ovvie conseguenze. Un macroscopico esempio è rappresentato dallo inline
assembly, cioè dalle istruzioni di linguaggio assembler direttamente inserite nel codice C.
               Talvolta, problemi di portabilità possono sorgere tra successive release della medesima
implementazione di compilatore: la famigerata opzione -k- insegna (pag. 173 e seguenti).
               Il numero dei caratteri significativi nei simboli (nomi di variabili, di funzioni, di etichette) non è
fissato da alcuno standard. Ad esempio, alcuni compilatori sono in grado di distinguere tra loro nomi
(ipotetici) di funzioni quali ConvertToUpper() e ConvertToLower(), mentre altri non lo sono.
Inoltre, nonostante il C sia un linguaggio case sensitive (che distingue, cioè, le lettere minuscole da quelle
maiuscole), e dunque lo siano tutti i compilatori, possono non esserlo alcuni linker (quantomeno per
default): pericoloso, perciò, includere nei sorgenti simboli che differiscono tra loro solo per maiuscole e
minuscole (es.: DOSversion e DosVersion).
               Anche in tema di compilatori vi è spazio, comunque, per considerazioni più particolari. Il C
riconosce gli operatori unari di incremento ++ e decremento -- (vedere pag. 64), che possono essere
anteposti o, in alternativa, posposti alla variabile che si intende incrementare (decrementare): vale la
regola generale che quando esso precede la variabile, questa è incrementata (decrementata) prima di
valutare l'espressione di cui fa parte; quando esso la segue, l'incremento (il decremento) avviene dopo la
valutazione dell'intera espressione. Consideriamo, però, le due seguenti chiamate a funzione:

    funz(++a);
    funz(a++);

               Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non è garantito che nella prima la variabile a sia
incrementata prima di passarne il valore alla funzione e, viceversa, nella seconda essa sia incrementata
successivamente. Lo standard del linguaggio non prevede, al riguardo, vincoli particolari per


                              
                                                   
                                                      
     381 Vediamo un esempietto. Su una macchina equipaggiata con un Intel 80x86 si può validamente utilizzare il
costrutto seguente:

union farptr {
    void far *pointer;
    struct ptrparts {
        unsigned offset;
        unsigned segment;
    } ptr;
} point;

     Esso consente di referenziare un puntatore far (point.pointer) oppure la sua word segmento
(point.ptr.segment), oppure ancora la word offset (point.ptr.offset) semplicemente utilizzando
l'opportuno elemento della union: su macchine equipaggiate con il processore Z8000 tale costrutto maniene la
propria validità sintattica, ma point.ptr.offset contiene il segmento del puntatore e, viceversa,
point.ptr.segment ne contiene l'offset, in quanto lo Z8000 non utilizza la tecnica backwords.


462 - Tricky C





l'implementazione, coerentemente con la generale libertà che ogni compilatore C può concedersi nella
valutazione delle espressioni382.
               A tutti i programmatori C è noto, inoltre, il problema degli effetti collaterali (side-effect) che
possono verificarsi quando una variabile in autoincremento (o decremento) costituisce il parametro di una
macro, piuttosto che di una funzione. Al riguardo precisiamo che, a seconda dell'implementazione del
compilatore, una funzione C può benissimo essere in realtà... una macro: è meglio dunque documentarsi a
fondo383, al minimo curiosando nei file .H.
               Ancora sulle funzioni: le implementazioni recenti di compilatori ammettono (ed è lo stile di
programmazione consigliato) che nelle dichiarazioni di funzione siano specificati tipo e nome dei
parametri formali:

int funzione(int *ptr,long parm);

               Ciò consente controlli precisi sul tipo dei parametri attuali e limita le possibilità di errore. I
compilatori obsoleti individuano in tali dichiarazioni un errore di sintassi e precisano che i parametri
possono essere specificati solo nelle definizioni di funzione (non nelle dichiarazioni).
               E' ora il momento di affrontare i puntatori. In C è del tutto lecito e normale calcolare la
differenza tra due puntatori: ci si potrebbe aspettare che il risultato sia un integer (o unsigned integer). In
realtà esso può essere un long: dipende, ancora una volta, dall'implementazione del compilatore. Lo
standard ANSI definisce il tipo ptrdiff_t384, il quale garantisce la coerenza della dimensione delle
variabili ad esso appartenenti con il comportamento del compilatore nel calcolo di differenze tra
puntatori.Aggiungiamo, per rimanere in tema, che il puntatore nullo NULL non è necessariamente uno
zero binario in tutte le implementazioni.
               Per quanto riguarda i tipi di dato, occorre prestare attenzione al trattamento riservato dal
compilatore ai char, i quali possono essere considerati signed o unsigned char per default.
Ignorare le convenzioni in base alle quali il compilatore utilizzato si comporta può essere fonte di bug
inaspettati e molto difficili da scovare: ci si ricordi che se, per esempio, i char sono trattati come segnati,

                              
                                                   
                                                      
     382 Ovviamente ogni compilatore C è tenuto al rispetto delle priorità algebriche; tuttavia la valutazione di
un'espressione può procedere, a parità di priorità algebrica tra gli elementi valutati, indifferentemente da sinistra a
destra o viceversa (per alcuni operatori non sono definiti vincoli di associatività: vedere pag. 61), a tutto vantaggio
dell'efficienza complessiva del programma.

     383 Esempio, tratto dalla realtà. In tutte le implementazioni standard, toupper(char c) converte in
maiuscolo, se minuscolo, il carattere contenuto in c. Se la libreria utilizzata implementa toupper() come
funzione, la riga di codice:

    a = toupper(++c);

può dare luogo alle ambiguità concernenti il momento in cui c è incrementata. Ma portando il sorgente ad un
compilatore che implementi toupper() come macro:

#define toupper(c)      (islower(c) ? c - 'a' + 'A' : c)

la riga di codice viene espansa dal preprocessore nel modo seguente:

    a = (islower(++c) ? ++c - 'a' + 'A' : ++c);

con le immaginabili conseguenze sui valori finali di c e di a.

     384 In STDDEF.H.


                                                                                 Linguaggio C e portabilità - 463





un'espressione del tipo (a < 0x90), dove a è dichiarata semplicemente char, è sempre vera;
analogamente, se i char sono considerati privi di segno, (a < 0x00) è sempre e comunque falsa. Le
costanti esadecimali, infatti, sono sempre considerate prive di segno. Altre "stranezze" si verificano nel
caso di assegnamento del valore (negativo) di una variabile char ad una variabile int, come risulta dal
seguente esempio:

    ....
    char c;
    int i;
    ....
    c = -1;
    i = c;
    ....

               Quanto vale i? Se il compilatore considera i char grandezze senza segno, allora i vale 255; in
caso contrario assume il valore -1.


                           D I P E N D E N Z E   D A L   S I S T E M A   O P E R A T I V O 

               Il sistema operativo mette a disposizione del programmatore un insieme di servizi che possono
costituire una comoda interfaccia tra il software applicativo e il ROM BIOS o lo hardware. Sistemi
operativi progettati per fornire ambienti differenti sono (è ovvio) interinsecamente diversi; ciononostante
è spesso possibile portare programmi dall'uno all'altro senza particolari difficoltà. E' il caso, ad esempio,
di Unix e DOS, quando si conoscano entrambi i sistemi appena un poco in profondità e si rinunci ad
ottimizzazioni a basso livello del codice. Al riguardo intendiamo ricordare solo alcune delle differenze
più notevoli tra DOS e Unix, quale spunto per meditazioni più approfondite.
               In primo luogo Unix è, contrariamente al DOS, un sistema multiuser/multitask; un programma
scritto sotto DOS con "ambizioni" di portabilità deve essere in grado di gestire la condivisione delle
risorse con altri processi.
               Un'altra differenza di rilievo consiste nell'assenza, in Unix, del concetto di volume (cioè di disco
logico): pertanto un pathname, sotto Unix, non può includere un identificativo di drive. Vi sono poi
sistemi operativi (CP/M, antesignano dello stesso DOS) che non gestiscono file systems gerarchici (in
altre parole: non consentono l'uso delle directory). Inoltre la backslash ('\') che in DOS separa i nomi di
directory e identifica la root è una slash ('/') in Unix, il quale considera il punto ('.'), nei nomi di file, alla
stregua di un carattere qualsiasi, mentre in DOS esso ha la funzione di separare nome ed estensione. In
ambiente DOS, infine, i nomi di file possono contare un massimo di undici caratteri (otto per il nome e tre
per l'estensione); Unix ammette fino a quattordici caratteri; OS/2 (se installato con HPFS385) fino a 256.
               Unix gestisce le unità periferiche come device386: tale caratteristica è stata in parte ripresa dal
DOS ed il linguaggio C consente di sfruttarla proficuamente attraverso le funzioni basate su stream
(pag. 116). Particolarmente interessanti sono gli stream standard, resi disponibili dal sistema, ed usati da
funzioni e macro come printf(), puts(), gets(), etc.: si tratta di stdin (standard input),
stdout (standard output), stderr (standard error), stdaux (standard auxiliary) e stdprn (standard



                              
                                                   
                                                      
     385 High Performance File System.

     386 Dispositivi hardware pilotati da apposite interfaccia software (device driver: pag. 353), che comunicano con
le periferiche attraverso un protocollo dedicato e con il sistema mediante flussi (stream) di dati; i programmi
applicativi risultano così, in larga misura, indipendenti dal dispositivo fisico (stampante, disco, console) dal quale
provengono (o al quale sono diretti) i dati.


464 - Tricky C





printer). La portabilità tra Unix e DOS del codice che ne fa uso è quasi totale387, ma vi sono sistemi
operativi che gestiscono le periferiche in modo assai differente.
               Approfondimenti circa problemi di portabilità tra Unix e DOS di sorgenti che implementano
controllo e gestione di processi si trovano a pag. 136.
               Se, da una parte, è prevedibile incontrare problemi di portabilità tra sistemi di differente
concezione tecnica, dall'altra sarebbe un errore ritenere che lo scrivere codice portabile tra sistemi
fortemente analoghi sia privo di ogni difficoltà: si pensi, ad esempio, alle differenze esistenti tra versioni
successive del DOS. Il codice che utilizzi servizi DOS non presenti in tutte le versioni non può dirsi
completamente portabile neppure nell'ambito del medesimo ambiente operativo. La realizzazione di
codice portabile tra ogni release di DOS implica la rinuncia alle funzionalità introdotte via via con le
nuove versioni388: si tratta, con ogni probabilità, di un prezzo troppo alto e spetta pertanto al
programmatore scegliere un opportuno compromesso tra il grado di portabilità da un lato e il livello di
efficienza, unitamente al contenuto innovativo del codice, dall'altro389. Le funzioni implementate dalle
librerie standard dei recenti compilatori C si basano su servizi DOS disponibili a partire dalla versione 2.0
o 3.0.
               Va aggiunto che esistono versioni di DOS modificate da produttori di hardware per migliorarne
la compatibilità con le macchine da essi commercializzate; possono così riscontrarsi diversità non solo tra
release successive, ma anche tra differenti "marchi" nell'ambito della medesima release. Quasi sempre si
tratta, in questi casi, di differenze nelle modalità con le quali il DOS interagisce con BIOS e hardware;
pertanto difficilmente esse hanno reale influenza sulla portabilità del codice, eccetto i casi in cui questo
incorpori o utilizzi servizi implementati a basso livello. Con un approccio forse un po' grossolano si può
inoltre osservare che il DOS è costituito da un insieme di routine, ciascuna in grado di svolgere un
compito piuttosto elementare (aprire un file, visualizzare un carattere...). Alcune di esse formano l'insieme
dei servizi resi disponibili da quella particolare release: sono, pertanto descritte nella documentazione
tecnica e la loro permanenza in future versioni è garantita. Altre, realizzate quali routine di supporto alle
precedenti, sono riservate ad uso "interno" da parte del sistema operativo stesso: i manuali tecnici non vi
fanno cenno e non è possibile contare sulla loro presenza nelle versioni future390.





                              
                                                   
                                                      
     387 "Quasi" significa che comunque vi sono alcune differenze tra il comportamento dei due sistemi operativi in
questione. Ad esempio, Unix consente di redirigere lo standard error, al contrario del DOS.

     388 Ogni versione di DOS affianca i nuovi servizi a quelli preesistenti, anche quando questi ultimi siano resi
obsoleti dai primi: ne deriva una sostanziale compatibilità verso il basso.

     389 Inoltre è lecito ipotizzare che le nuove versioni del DOS abbiano, nel tempo, rimpiazzato quelle
originariamente installate.

     390 Inoltre, qualora esse siano presenti in altre versioni del DOS, nulla assicura che il contenuto dei registri della
CPU o la struttura dei dati gestiti rimangano invariati. E' un vero peccato: di solito si rivelano utilissime.


                                                                                            Di tutto... di più - 465





                                 D I   T U T T O . . .   D I   P I Ù 

          Il presente capitolo presenta una raccolta di esempi. Si tratta di idee e spunti che non hanno, per
le ragioni più svariate, trovato una sistemazione logica altrove nel testo.


                    D U E   F I L E   S O N O   I L   M E D E S I M O   F I L E ? 

          La domanda è formulata in modo fuorviante. Il problema che intendiamo affrontare è, in realtà,
come capire se due pathname, apparentemente differenti, si riferiscono al medesimo file: la questione non
è banale, in quanto occorre tenere nella dovuta considerazione i default assunti di volta in volta dal DOS.
Vediamo un semplice esempio: "\PROGS\BIN\DOCS\LEGGIMI.TXT" e "C:LEGGIMI.TXT" sono il
medesimo file? La risposta è SI, se il drive e la directory di default sono, rispettivamente, "C:" e
"\PROGS\BIN\DOCS"; NO altrimenti.
          Una prima soluzione del problema consiste nell'utilizzo delle opportune chiamate al DOS per
conoscere i defaults attuali: ad esempio, i servizi 19h e 47h dell'int 21h consentono di conoscere drive e,
rispettivamente, directory di default.
          Una seconda possibilità è affidarsi al sistema operativo per ricavare dalle stringhe di partenza i
due pathname completi, ad esempio mediante il servizio 60h dell'int 21h (disponibile a partire dalla
versione 3.0 del DOS), non documentata ufficialmente, ma della quale riportiamo, per completezza, la
descrizione:

INT 21H, SERV. 60H: RISOLVE UN PATH IN PATHNAME COMPLETO

Input               AH           60h

                    DS:SI        indirizzo della stringa contenente il pathname da risolvere

                    ES:DI        indirizzo del buffer (80 byte) per il pathname completo

Output              Carry        1 = errore
                                    AX = codice dell'errore
                                        02h = stringa non valida
                                        03h = drive non valido

                                 0 = altrimenti
                                          AL = 00h
                                          AH = '\' se il path in input si riferisce ad un file o a una
                                          subdirectory della root; ultima lettera del path in input se esso si
                                          riferisce alla directory di default; 00h altrimenti

Note                             Il buffer puntato da ES:DI è riempito con il pathname completo
                                 (D:\PATH\FILE.EXT); il pathname in input è valido anche se
                                 inesistente e può contenere '.' e "..". Tutte le lettere sono convertite in
                                 maiuscole. Le '/' sono convertite in '\'.


          Entrambi i metodi descritti rivelano un approccio di tipo "umano" al problema; dal momento
che il DOS gestisce i file mediante la File Allocation Table e che un cluster di un disco non può


466 - Tricky C





appartenere contemporaneamente a due file391, possiamo individuare un metodo più diretto: due
pathname referenziano il medesimo file se il DOS, mediante la propria routine FINDFIRST di scansione
della directory (int 21h, servizio 4Eh), evidenzia per entrambi medesimo drive e medesimo cluster
iniziale. La routine che presentiamo si basa sulla funzione di libreria findfirst(), la quale utilizza
una struct ffblk (definita in DIR.H) per memorizzare quanto restituito dalla FINDFIRST del
DOS: isfsame() può pertanto essere definita una funzione di alto livello.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1990

    ISFSAME.C - isfsame()

    int cdecl isfsame(char *fname1,char *fname2);
    char *fname1, *fname2; puntatori ai due pathnames
    Restituisce: !0 se i due pathnames sono il medesimo
                  0 altrimenti

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx isfsame.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 
#include           /* richiesto solo per FA_LABEL e FA_DIREC */

#define  RESFIELD_LEN        21

int cdecl isfsame(char *fname1,char *fname2)
{
    register int i = 0;
    struct ffblk ff1, ff2;

    if(!findfirst(fname1,&ff1,~(FA_LABEL | FA_DIREC)))
        if(!findfirst(fname2,&ff2,~(FA_LABEL | FA_DIREC)))
            for(; i < RESFIELD_LEN; i++)
                if(ff1.ff_reserved[i] != ff2.ff_reserved[i])
                    break;
    return(i == RESFIELD_LEN);
}

               La findfirst() è invocata due volte, una per ogni pathname: in entrambi i casi, l'attributo di
ricerca (il terzo parametro) determina l'esclusione delle etichette di volume e delle directory392; i due
pathname si riferiscono al medesimo file se i campi ff_reserved delle due strutture sono identici. Di
findfirst() si parla anche a pag. 102.
               E' necessario precisare che il contenuto del campo ff_reserved non è ufficialmente
documentato: tuttavia in esso si trovano le informazioni necessarie al nostro scopo (drive e cluster iniziale

                              
                                                   
                                                      
     391 Salvo il caso di anomalie nella gestione della FAT: chi non ha mai usato alemno una volta la utility
CHKDSK?.

     392 La ricerca delle FINDFIRST/FINDNEXT è filtrata confrontando gli attributi dei file con il template fornito
alla chiamata: se un bit del template è 0 e il corrispondente bit dell'attribute byte del file è 1, questo viene escluso
dalla ricerca.


                                                                                          Di tutto... di più - 467





del file) ed altre che vengono utilizzate nelle eventuali chiamate alla findnext(), la quale, a sua volta,
si fonda sull'int 21h, funzione 4Fh (la FINDNEXT del DOS). La posizione di tali informazioni all'interno
del campo è differente, a seconda della versione del DOS; tuttavia, la isfsame() sopravvive sulla
constatazione che, se i due pathname si riferiscono al medesimo file, l'algoritmo si risolve nel chiamare
due volte la findfirst() per quel file, e ciò, ovviamente, sotto la stessa versione di DOS.


                                                          D O V E   M I   T R O V O ? 

               Perdersi in un groviglio di drive e directory non è una bella esperienza. Per questo è opportuno
che un programma possa sapere, se necessario, qual è l'attuale directory di lavoro. La libreria del C
Borland mette a disposizione due funzioni che forniscono informazioni al proposito: getcurdir(), che
permette di conoscere la directory corrente per un dato drive (compreso quello di default), e getcwd(),
che consente di conoscere la directory corrente del drive di default. Come si può facilmente constatare,
esse sono piuttosto simili e inoltre, dato l'algoritmo utilizzato393, vengono entrambe influenzate dai
comandi SUBST e JOIN del DOS. Ad esempio, dopo avere assegnato al path C:\LAVORO\GRAFICA
l'identificativo di drive K: mediante SUBST, possiamo referenziare la directory GRAFICA sia come
sottodirectory di C:\LAVORO, sia come root del drive fittizio K: e posizionarci in essa con il comando
CHDIR su C: oppure cambiando in K: il drive di default. In questo caso getcurdir() e getcwd()
indicano che la directory corrente è la root di K:. Se il programma necessita conoscere la reale directory
di lavoro, ignorando eventuali combinazioni di SUBST e JOIN, può ricorrere al servizio 60h dell'int 21h
(descrizione dettagliata a pag. ). Vediamone un esempio di utilizzo:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    GETRDIR.C - getrealdir()

    int cdecl getrealdir(char *userpath);
    char *userpath; puntatore ad array di caratteri allocato a cura
                    del programmatore e di grandezza sufficiente a
                    contenere il pathname completo della directory
                    corrente
    Restituisce:    0 se tutto o.k.
                    0 se si e' verificato un errore

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -rd -c -mx getrdir.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 
#include 

#define  MAXPATH  80

int cdecl getrealdir(char *userpath)
{
    int retcode;
    char realpath[MAXPATH];
    struct SREGS sregs;
    union REGS regs;
                              
                                                   
                                                      
     393 Si basano entrambe sul servizio 47h dell'int 21h.


468 - Tricky C





    realpath[0] = '.';
    realpath[1] = (char)0;
    segread(&sregs);
    regs.h.ah = 0x60;
    sregs.ds = sregs.es = sregs.ss;
    regs.x.si = regs.x.di = (unsigned)realpath;
    retcode = intdosx(®s,®s,&sregs);
    if(!regs.x.cflag) {
        retcode = 0;
        (void)strcpy(userpath,realpath);
    }
    return(retcode);
}

               L'array realpath funge da buffer sia di input che di output; occorre dunque caricare i registri
DS e ES con il suo indirizzo di segmento, e i registri SI e DI con il suo offset. In quanto variabile
automatica, realpath è allocato nello stack: il suo indirizzo di segmento è dunque rappresentato dal
registro SS; in quanto array, il suo offset è rappresentato dal nome stesso (che è un puntatore all'array). Il
valore di SS è ricavato mediante la funzione di libreria segread(), che copia i valori dei registri di
segmento nei campi della struttura sregs (di tipo SREGS)394. SI e DI sono caricati, attraverso la
union  regs di tipo REGS, con l'offset dell'array; il cast ad unsigned è necessario in quanto
realpath è puntatore a char, cioè di tipo char *. Se la funzione di libreria intdosx() non ha
riscontrato la restituzione di un errore da parte dell'int 21h, da essa invocato, il campo .x.cflag della
union REGS è nullo395: la stringa preparata dal servizio 60h è copiata all'indirizzo passato come
parametro a getrealdir(), che restituisce 0. Se .x.cflag non è nullo allora getrealdir()
restituisce il codice di errore riportato dall'int 21h. Si noti che il puntatore userpath, parametro della
funzione, deve essere allocato a cura della routine che invoca la getrealdir() e deve essere in grado
di contenere l'intero pathname (la massima lunghezza di un pathname, in DOS, è 80 caratteri compreso il
terminatore nullo396).
               Poche modifiche sono sufficienti per trasformare getrealdir() in una funzione in grado di
risolvere in pathname completo qualunque nome di file o directory passatole come parametro.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    RSLVPATH.C - resolvepath()

    int cdecl resolvepath(char *userpath);
    char *userpath; puntatore alla stringa contenente il pathname
                    parziale da risolvere in pathname completo. Lo
                    spazio allocato deve essere sufficiente a
                    contenere quest'ultimo.
    Restituisce:    0 se tutto o.k.
                   !0 se si e' verificato un errore:
                        2 = userpath contiene caratteri non leciti in
                            un pathname
                        3 = drive specificato in userpath non valido


                              
                                                   
                                                      
     394 Vedere pag. 115 e seguenti.

     395 Esso contiene il valore del CarryFlag al ritorno dall'int 21h.

     396 Del resto, 80 è il valore della costante manifesta MAXPATH, definita in DIR.H.


                                                                                                    Di tutto... di più - 469





    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -rd -c -mx RSLVPATH.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#include 
#include 

#define  MAXPATH  80

int cdecl resolvepath(char *userpath)
{
    int retcode;
    char realpath[MAXPATH];
    struct SREGS sregs;
    union REGS regs;

    segread(&sregs);
    regs.h.ah = 0x60;
    sregs.es = sregs.ss;
    regs.x.di = (unsigned)realpath;
#if defined(__TINY__) || defined(__SMALL__) || defined(__MEDIUM__)
    regs.x.si = (unsigned)userpath;
#else
    sregs.ds = FP_SEG(userpath);
    regs.x.si = FP_OFF(userpath);
#endif
    retcode = intdosx(®s,®s,&sregs);
    if(!regs.x.cflag) {
        retcode = 0;
        (void)strcpy(userpath,realpath);
    }
    return(retcode);
}

               La differenza sostanziale tra le due funzioni è che resolvepath() utilizza userpath come
buffer di input per il servizio 60h. Esso punta ad un array allocato nel segmento dati; pertanto la sua
gestione varia a seconda del modello di memoria prescelto per la compilazione. Se lo heap è limitato
a 64Kb (modelli tiny, small e medium), userpath esprime un offset rispetto a DS: segread() carica
dunque sregs.ds con il valore effettivamente necessario all'int 21h. Nei modelli compact, large e huge
userpath è un puntatore far: si rende pertanto necessario l'uso delle macro FP_SEG() e FP_OFF(),
definite in DOS.H, che ricavano, rispettivamente, segmento ed offset da puntatori di tipo far (pag. 24).
               Se userpath punta alla stringa ".", resolvepath() può essere utilizzata in luogo di
getrealdir().
               Il servizio 60h dell'int 21h non è ufficialmente documentato397: ad esempio, non sembra essere
implementato nel DR-DOS 5.0, rilasciato alcuni mesi dopo lo sviluppo delle due funzioni descritte. Come
accade spesso quando si sfruttano caratteristiche non ufficiali del sistema operativo, è stato indispensabile
correre ai ripari, scrivendo una funzione in grado di emulare il servizio 60h.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    PATHNAME.C - pathname()

                              
                                                   
                                                      
     397 Guarda caso, i servizi non documentati sono (quasi) sempre molto utili ed interessanti.


470 - Tricky C





pathname()         Risolve un pathname in pathname completo

SINTASSI     int cdecl pathname(char *path,char *src,char *badchrs);

PARAMETRI    path          puntatore ad  un'area di  memoria di  almeno
                           MAXPATH (80)  caratteri (MAXPATH  è definita
                           in  fileutil.h)   in  cui   è  costrutio  il
                           pathname completo. La funzione non controlla
                           la    lunghezza     del    buffer;    assume
                           semplicemente che  esso  sia  sufficiente  a
                           contenere tutto il pathname.

             src           puntatore  al   pathname  sorgente.   Se  la
                           stringa è  vuota, in  pcompl viene  posto il
                           pathname della  directory corrente del drive
                           di default, seguita da una backslash.

             badchrs       puntatore  ad   una  stringa   contenente  i
                           caratteri  che   devono  essere  considerati
                           illeciti in  un pathname  oltre ai caratteri
                           da 0x00  a 0x1F. In fileutil.h è definita la
                           stringa BADCHARS  ";,:|><". I  due punti (:)
                           sono comunque  ammessi  nell'indicatore  del
                           drive.

SCOPO        Trasforma un pathname (src) in pathname completo di drive,
             percorso e nome di file, considerando gli attuali defaults
             di sistema.

RESTITUISCE  0         Operazione completata con successo.

             EOF       In caso  di errore. Le variabili globali errno e
                       doserrno contengono  il codice di errore ENOPATH
                       (path non trovato); errno e doserrno  contengono
                       il codice dell'errore.

NOTE         Il path  sorgente può  contenere '*'  e '?'.  Gli '*' sono
             trasformati nell'opportuno  numero di  '?'. Le slashes (/)
             eventualmente presenti sono convertite in backslashes (\).
             Il path  sorgente può  anche  non  esistere,  e  può  fare
             riferimento ad un drive inesistente (nel qual caso il path
             fornito è  assunto quale entry della root). La presenza di
             un carattere  illecito nel  pathname, o di due o più punti
             (.) anche  non consecutivi,  o due  o  più  backslashes  o
             slashes consecutive  determinano errore. Tutti i caratteri
             che seguono  un '*'  e precedono il '.' o la fine del nome
             (se il  '.' è già stato incontrato) sono ignorati. Un nome
             di directory  (o di file) che superi gli 8 caratteri viene
             troncato ad  8. L'estensione  che superi  i 3  caratteri è
             troncata a  3. La funzione interpreta '.' e '..'; tuttavia
             esse devono  (ovviamente)  trovarsi  all'inizio  del  path
             sorgente  o   immediatamente  dopo   i   due   punti   (:)
             dell'indicativo del  drive, onde evitare una condizione di
             errore. Il  pathname costruito  in pcompl  non termina con
             backslash, a meno che si tratti di root o il path in input
             (src) sia una stringa vuota.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -rd -c -mx PATHNAME.C

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/


                                                                         Di tutto... di più - 471





#pragma  warn -pia

#include 
#include 
#include 
#include 

#define  NAMELEN        (MAXFILE-1)                            /* lunghezza nomi file */
#define  EXTLEN         (MAXEXT-2)                            /* lunghezza estensione */
#define  CURRENT        "."
#define  CURDIR         ".\\"
#define  PARENT         ".."
#define  PARDIR         "..\\"
#define  PARDIR2        "\\.."
#define  ROOTSYM        ":\\"
#define  SLASH          '/'
#define  BSLASH         '\\'
#define  COLON          ':'
#define  POINT          '.'
#define  ASTERISK       '*'
#define  QMARK          '?'
#define  D_FIRST        'A'

#define  islwctl(c)  ((c >= 0 && c < 0x20) ? 1 : 0)              /* macro per chr ctl */
#define  isslash(c)  ((c == SLASH || c == BSLASH) ? 1 : 0)             /* separatore? */

int pascal __IOerror(int dosErr);               /* funzione C per condizione d'errore */


int pathname(char *pcompl,char *src,char *badchrs)
{
    register sx, px, cnt;
    char *ptr, temp[MAXPATH];
    struct {
        unsigned b:1;                                 /* il car. precedente e' BSLASH */
        unsigned c:1;                                 /* il path in input parte da .\ */
        unsigned p:1;                                  /* il car. precedente e' POINT */
        unsigned w:1;                                        /* gia' incontrato QMARK */
    } flag;

    for(cnt = 0; src[cnt]; cnt++)
        temp[cnt] = (src[cnt] == SLASH) ? BSLASH : src[cnt];               /* / --> \ */
    temp[cnt] = NULL;
    if(temp[--cnt] == BSLASH)                            /* il path in input non puo' */
        if(cnt > 0 && strstr(temp,ROOTSYM) != temp+cnt-1)            /* finire in \ a */
            return(__IOerror(ENOPATH));                          /* meno che sia root */
    if(cnt > 0 && temp[1] == COLON) {
        if(!isalpha(*temp))                          /* errore se 1^ car non alfabet. */
            return(__IOerror(ENOPATH));
        *pcompl = toupper(*temp);
        sx = 2;
    }
    else {
        *pcompl = getdisk()+D_FIRST;                              /* drive di default */
        sx = 0;
    }
    pcompl[1] = COLON;
    pcompl[2] = BSLASH;
    px = MAXDRIVE;                                                   /* costruito d:\ */
    flag.c = 0;
    if(temp[sx] == BSLASH) {             /* se in temp c'e' BSLASH iniziale o dopo d: */
        ++sx;                     /* il percorso e' completo; BSLASH gia' in pcompl */
        flag.b = 1;


472 - Tricky C





    }
    else {                                       /* altrimenti bisogna cercare . e .. */
        flag.b = 0;
        cnt = 0;
        if(!strcmp(temp+sx,CURRENT))                                    /* temp = "." */
            sx += strlen(CURRENT);
        else {
            if(!strcmp(temp+sx,PARENT)) {                              /* temp = ".." */
                ++cnt;
                sx += strlen(PARENT);
            }
            else {
                ptr = strstr(temp+sx,CURDIR);                            /* c'e' ".\" */
                if(ptr == temp+sx) {                          /* nella posiz. attuale */
                    sx += strlen(CURDIR)-1;
                    flag.c = 1;
                }
                else {
                    ptr = strstr(temp+sx,PARDIR);                       /* c'e' "..\" */
                    if(ptr == temp+sx) {                      /* nella posiz. attuale */
                        sx += strlen(PARDIR)-1;
                        cnt = 1;
                    }
                }
                while(ptr = strstr(temp+sx,PARDIR2)) {                 /* cerca "\.." */
                    if(ptr == temp+sx) {                            /* seguiti da \ o */
                        sx += strlen(PARDIR);                       /* a fine stringa */
                        if(!temp[sx] || (temp[sx] == BSLASH)) {
                            ++cnt;
                            continue;
                        }
                    }
                    return(__IOerror(ENOPATH));             /* "\.." in posiz. errata */
                }
            }
        }
        if(!getcurdir((*pcompl)-D_FIRST+1,pcompl+px))               /* dir di default */
            if((px = strlen(pcompl)) > MAXDRIVE) {
                pcompl[px++] = BSLASH;
                flag.b = 1;
            }
        if(cnt) {
            pcompl[px] = NULL;                      /* esclude dal percorso costruito */
            for(++cnt; cnt; cnt--)                        /* le ultime dirs annullate */
                if(!(ptr = strrchr(pcompl,BSLASH)))                      /* dai "\.." */
                    return(__IOerror(ENOPATH));               /* errore se "\.." piu' */
                else                                       /* numerosi delle dirs nel */
                    *ptr = NULL;                                    /* path costruito */
            px = (unsigned)(ptr-pcompl);
            flag.b = 0;
        }
    }
    for(flag.w = 0, flag.p = 0, cnt = NAMELEN; temp[sx]; ) {                 /* copia */
        switch(pcompl[px] = toupper(temp[sx])) {                  /* il resto di temp */
            case BSLASH:
                if(flag.c) {                                     /* temp = ".\xxxxxx" */
                    flag.c = 0;
                    if(flag.b)                                /* temp = ".\..\xxxxxx" */
                        --px;
                }
                else
                    if(flag.b || flag.p || flag.w)
                        return(__IOerror(ENOPATH));
                flag.b = 1;


                                                                                      Di tutto... di più - 473





                cnt = NAMELEN;
                break;
            case POINT:
                if(flag.b || flag.p)
                    return(__IOerror(ENOPATH));
                flag.p = 1;
                cnt = EXTLEN;
                break;
            default:
                if(strchr(badchrs,pcompl[px]) || islwctl(pcompl[px]))
                    return(__IOerror(ENOPATH));
                flag.b = 0;
                if(!cnt) {
                    while(temp[sx] && (temp[sx] != POINT) &&
                                                     !(temp[sx] == BSLASH))
                        ++sx;
                    continue;
                }
                if(pcompl[px] == QMARK)
                    flag.w = 1;
                else
                    if(pcompl[px] == ASTERISK) {                        /* risolve asterischi */
                        for(; cnt; cnt--)
                            pcompl[px++] = QMARK;
                        while(temp[sx] && (temp[sx] != POINT)) {
                            if(temp[sx] == BSLASH)
                                return(__IOerror(ENOPATH));
                            ++sx;
                        }
                continue;
                }
                --cnt;
        }
        ++sx;
        ++px;
    }
    pcompl[px] = NULL;
    cnt = strlen(pcompl)-1;
    if((pcompl[cnt] == BSLASH) && strlen(pcompl) != MAXDRIVE && *temp)
        --px;                        /* elimina \ finale a meno che \ sola o temp vuota */
    else
        if(strlen(pcompl) == MAXDRIVE-1)                             /* aggiunge \ se path e' */
            pcompl[px++] = BSLASH;                     /* d:\ e la \ finale e' stata tolta */
    return(pcompl[px] = NULL);                            /* da eliminzaione dirs per "\.." */
}

         La pathname() non è in grado di riconoscere i pathname originali sottostanti ridefinizioni
effettuate da JOIN e SUBST.
         Si noti l'uso della funzione (non documentata) di libreria __IOerror(), mediante la quale
sono valorizzate le variabili globali errno e doserrno, al fine di rendere la gestione degli errori
coerente con lo standard di libreria (per i dettagli su __IOerror() vedere pag. ).


                                   L A   C O M M A N D   L I N E 

         Si intende, per command line, la riga di testo digitata al prompt di sistema: essa contiene un
comando DOS (che può essere il nome di un programma), completo degli eventuali parametri da
avviamento. Ad esempio, la command line

pippo /a /b file0 *.dat


474 - Tricky C





lancia il programma PIPPO passandogli quattro parametri, separati tra loro da spazi.
               E' noto che il linguaggio C mette a disposizione un metodo semplice e standardizzato per
accedere ai parametri della command line: allo scopo è sufficiente dichiarare la funzione main() con
due parametri, nell'ordine un intero e un array di stringhe (un array di puntatori a carattere),
convenzionalmente chiamati argc e argv (arguments counter e arguments vector):

void main(int argc, char **argv)

    ....

               La variabile argc contiene il numero di parole, separate da spazi, presenti sulla command line
(incluso, dunque, il nome del programma); gli elementi di argv referenziano le parole componenti la
command line (argv[0] punta al nome del programma, completo di pathname398). Ogni sequenza di
caratteri compresa tra due o più spazi (o tabulazioni) è considerata un parametro (se si intende passare al
programma una stringa contenente spazi come un unico parametro è sufficiente racchiuderla tra doppi
apici, "come questa") e le wildcard non vengono espanse (con riferimento all'esempio sopra riportato,
argv[4] in PIPPO contiene "*.dat").
               Aggiungendo un terzo parametro a main() è possibile avere a disposizione anche le stringhe
che costituiscono l'environment del programma399:

void main(int argc, char **argv, char **envp)

    ....

               Come argv, anche envp (environment pointer) è un array di puntatori a stringa, o meglio un
array di puntatori a carattere. Vedere anche pag. 105 e seguenti.
               Il lavoro di parsing (cioè di scansione) della command line e di valorizzazione di inzializzazione
delle stringhe e dei rispettivi puntatori è svolto da due funzioni di libreria, non documentate in quanto
implementate per uso interno: nelle librerie del C Borland i loro nomi sono _setargv__() e
_setenvp__()400.


                                                _ s e t a r g v _ _ ( )   e   _ s e t e n v p _ _ ( ) 

               Appare evidente che _setargv__() e _setenvp__() svolgono un compito utile solo se
effettivamente il programma ha necessità di conoscere le stringhe che compongono l'environment e,
rispettivamente, la command line. Esse vengono tuttavia invocate dal modulo di startup (pag. 105) in ogni
caso: è possibile accrescere l'efficienza dei programma che non necessitano di tali informazioni con un
semplice stratagemma.

#pragma option -k-                                        /* evita stack frame nelle funzioni senza parametri */

void _setargv__(void)                                              /* sostituisce la _setargv__() di libreria */
{
}


                              
                                                   
                                                      
     398 Solo a partire dalla versione 3.0 del DOS. Se il programma è invocato sotto versioni precedenti argv[0]
contiene la stringa "C".

     399 L'environment non c'entra nulla con la command line, ma già che ci siamo...

     400 Nelle librerie del C Microsoft troviamo setenvp() e setargv(): la sostanza non cambia.


                                                                                                      Di tutto... di più - 475





void _setenvp__(void)                                               /* sostituisce la _setenvp__() di libreria */
{
}

void main(void)                                                          /* non usa command line ed environment */
{
    ....
}

               Naturalmente si può dichiarare una sola funzione fittizia, qualora l'altra sia necessaria:

#pragma option -k-                                        /* evita stack frame nelle funzioni senza parametri */

void _setenvp__(void)                                               /* sostituisce la _setenvp__() di libreria */
{
}

void main(int argc, char **argv)                                                          /* non usa l'environment */
{
    ....
}

               La dichiarazione di entrambe le funzioni _set...() riduce di alcune centinaia di byte la
dimensione dell'eseguibile401 (.COM o .EXE) e ne rende leggermente più rapido il caricamento.
               Entrambe _setargv__() e _setenvp__() sono eseguite prima di main(), siano esse le
funzioni di libreria o quelle dichiarate nel sorgente: in questo caso nulla vieta al programmatore di crearne
versioni personalizzate, non necessariamente "nullafacenti".


                                                             W I L D A R G S . O B J 

               Una versione più sofisticata di _setargv__() è quella implementata nel modulo
WILDARGS.OBJ (fornito con il compilatore): essa è in grado di espandere le wildcards e restituire in
argv l'elenco completo dei file corrispondenti ai nomi "collettivi" specificati sulla command line. Se il
file PIPPO.C è compilato con:

bcc pippo.c wildargs.obj

il vettore argv ricavato dalla command line dell'esempio di pag.  può avere più di quattro elementi, in
quanto *.dat è espanso in tante stringhe quanti sono i file  .dat effettivamente presenti nella directory.
Solo se non vi è alcun file .dat argv ha cinque elementi ed argv[4] è ancora "*.dat".
               Esiste un solo object file WILDARGS.OBJ per tutti i modelli di memoria (pag. 143).


                                                          P S P   e   c o m m a n d   l i n e 

               Le variabili argc e argv e il file WILDARGS.OBJ costituiscono gli strumenti standard per la
gestione della command line: essi rendono disponibili gli elemeti (stringhe) che la compongono. Chi
desideri andare "al di là" del C, ed accedere direttamente alla riga di comando digitata al prompt402, deve
vedersela con il Program Segment Prefix (vedere pagina 324).
                              
                                                   
                                                      
     401 Il compilatore, diligentemente, inserisce un riferimento esterno (che il linker risolve con una ricerca in
libreria) solo per quelle funzioni il cui codice non si trova nel sorgente.

     402 Priva, però, del nome del programma e degli eventuali simboli di piping ('|') e redirezione ('<', '>').


476 - Tricky C





               Infatti, nel PSP, il byte ad offset 80h memorizza la lunghezza della command line (escluso il
nome del programma ed incluso il CR terminale); ad offset 81h si trova la riga di comando (a partire dal
primo spazio o tabulazione seguente il nome del programma), che include il carattere di CR.
               Il mini-programma dell'esempio seguente, compilato sotto Borland C++ 2.0, stampa la
command line, o meglio la sequenza di argomenti passati al programma tramite questa.

#include 
#include                                                                                              // per MK_FP()
#include                                                                                        // per _fstrncpy()

void main(void)
{
    int cmdlen;
    char cmdline[127];
    extern unsigned _psp;                                                                // indirizzo di segmento del PSP

    cmdlen = (int)(*(char far *)MK_FP(_psp,0x80));
    _fstrncpy((char far *)cmdline,(char far *)MK_FP(_psp,0x81),cmdlen);
    cmdline[cmdlen] = NULL;
    puts(cmdline);
}

               Si noti che main() non ha parametri: la command line viene infatti letta direttamente nel PSP.
La variabile cmdlen viene valorizzata con la lunghezza della command line: il doppio cast è necessario
in quanto detto dato è costituito, nel PSP, da un solo byte; il cast di MK_FP() (pag. 24) a (int far
*) avrebbe l'effetto di restituire una word in cui il byte più significativo è, in realtà, il primo carattere
della riga di comando (di solito un blank). Il buffer cmdline è dimensionato a 127 byte: infatti tale è la
massima lunghezza della command line (incluso il CR terminale, che deve essere sostituito con un NULL
per ottenere una stringa stampabile dalle funzioni C). Per copiare in cmdline la porzione di PSP di nostro
interesse è utilizzata _fnstrcpy(), che è equivalente a strncpy() ma accetta puntatori far403. Se
le librerie del compilatore utilizzate non includono una versione far della strncpy() è necessario
copiare la stringa byte per byte, ad esempio con un ciclo while:

    ....
    register i = 0;
    ....
    while((cmdline[i] = *(char far *)MK_FP(_psp,i+0x81)) != (char)0x0D)
        i++;
    cmdline[i] = NULL;
    ....

               Dal momento che la seconda metà (gli ultimi 128 byte) del PSP è utilizzata dal DOS come DTA
(Disk Transfer Address) di default per il programma, è indispensabile che le operazioni descritte siano le
prime eseguite dal programma stesso, onde evitare che la command line sia sovrascritta.


                                                          U n a   g e s t i o n e   U n i x - l i k e 

               Nei sistemi Unix la command line è spesso utilizzata per fornire al programma invocato
direttive, dette opzioni, di modifica degli eventuali default di funzionamento. Nel tempo, la modalità di
elencazione delle opzioni ha raggiunto, sia pure in modo non esplicitamente formale, un livello di
                              
                                                   
                                                      
     403 Un puntatore al PSP è, per definizione, far ed impone l'uso di _fstrncpy(), mentre il buffer cmdline
è near: ciò spiega il cast (char far *)cmdline. La _fstrncpy() è la versione per puntatori a 32 bit della
strncpy() (vedere pag. 25 e seguenti).


                                                                                         Di tutto... di più - 477





standardizzazione tale da poter parlare di una vera e propria sintassi delle opzioni, in parte ripresa e
spesso seguita anche in ambiente DOS.
               I parametri di  main() argc e argv costituiscono solo una base di partenza per implementare
una gestione Unix-like delle opzioni di command line: il resto è lasciato alla buona volontà del
programmatore. Proviamo a scendere nel dettaglio: lo scopo è definire una sintassi per le command line
option analoga a quella comunemente seguita nei sistemi Unix, e realizzare un insieme di funzioni libreria
in grado di implementare in qualunque programma la gestione delle opzioni secondo quella sintassi.

                                                          La sintassi
               Va innazitutto precisato che per opzione si intende un carattere alfanumerico, detto optLetter,
preceduto sulla command line da un particolare carattere, detto switch character , che ha proprio lo scopo
di identificare la optLetter quale opzione. In ambiente DOS lo switch character è, solitamente, la barra '/';
nei sistemi Unix è usato il trattino '-'. Il programma può prevedere che l'opzione supporti un parametro,
detto argomento, rappresentato da una sequenza di caratteri qualsiasi, nel qual caso il carattere
alfanumerico che rappresenta l'opzione è detto argLetter (e non optLetter).
               Il programma riconosce le optLetter e le argLetter in quanto esse sono elencate in una stringa,
convenzionalmente denominata optionS, in base alle regole elencate di seguito:

 1)       La stringa optionS non deve contenere spazi404.

 2)       Le optLetter e le argLetter non possono essere segni di interpunzione.

 3)       Se il programma deve considerare equivalenti maiuscole e minuscole è necessario inserire in
          optionS sia la maiuscola che la minuscola per ogni optLetter o argLetter.

 4)       Ogni argLetter è seguita dal carattere ':'.

 5)       Per le argLetter non è data alcuna indicazione sugli argomenti validi: spetta al programma
          valutarli ed accettarli o segnalare eventuali errori.

               Lo switch character e la optLetter (o argLetter seguita dal proprio argomento) costituiscono un
option cluster (gruppo di opzione), nell'ambito del quale valgono le regole seguenti:

 1)       Lo switch deve essere preceduto da uno spazio e seguito immediatamente da optLetter o
          argLetter.

 2)       Uno switch isolato tra due spazi è un errore di sintassi.

 3)       Uno switch seguito da un carattere non compreso tra le optLetter e le argLetter riconosciute dal
          programma è un errore di sintassi.

 4)       Una optLetter può essere seguita da uno spazio o dalla successiva optLetter o argLetter.

 5)       Una argLetter deve essere seguita dal proprio argomento, che non può essere uno spazio.

 6)       Tra una argLetter e l'argomento può esservi uno spazio oppure un carattere ':'.


                              
                                                   
                                                      
       404 Per spazio si intende uno o più blank o tabulazioni.


478 - Tricky C





7)     Se un argomento inizia con il carattere ':', questo deve essere ripetuto.

8)     Un argomento può contenere (anche quale carattere iniziale) lo switch character; se contiene
       spazi deve essere compreso tra virgolette.

9)     Un argomento deve essere seguito da uno spazio.

10)    Maiuscole e minuscole non sono equivalenti, tanto in optLetter e argLetter quanto negli
       argomenti.

11)    Gli option cluster devono essere elencati tutti all'inizio della command line; la prima stringa
       presente in essa non introdotta dallo switch character è considerata il primo dei parametri
       non-option.

12)    Se il primo parametro non-option inizia con lo switch character, questo deve essere ripetuto due
       volte.

13)    La ripetizione, nella command line, della medesima opzione è sintatticamente lecita: spetta al
       programma valutare se ciò costituisca un errore.

          Spaventati? Non è il caso: tale insieme di regole è complesso solo apparentemente. In effetti
esso formalizza una realtà probabilmente già nota. Vediamo un paio di esempi.
          Se optionS è "A:F:PuU:wXZ:", nella command line:

PROG  /uPFPi /X /AL /f UnFile AltraStringa

          PROG è il nome del programma e sono individuate le optLetter 'u', 'P' e 'X', nonché le argLetter
'F' (il cui argomento è "Pi") e 'A' (con l'argomento "L"), mentre la lettera 'f' non è un'opzione valida; le
stringhe "UnFile" e "AltraStringa" costituiscono validi parametri non-option.
          Se optionS è "AT:J:", nella command line

PROG -A -T:4 -AJ::k -T2 --123- -w- -  Parola "Due parole"

          PROG è il nome del programma ed è riconosciuta la optLetter 'A', presente due volte; sono
inoltre individuate le argLetter 'J' (con l'argomento ":k") e 'T', anch'essa presente due volte (con gli
argomenti, rispettivamente, "4" e "2"). Il primo parametro non-option è la stringa "-123-"; i successivi
sono le stringhe "-w-", "-", "Parola" e "Due parole". Il parametro "-" è valido, in quanto non è il
primo non-option parameter (nel qual caso dovrebbe essere digitato come due trattini).
          Se optionS è, ancora, "AT:J:", nella command line

PROG  -J -J "UnaSolaParola" -A

          PROG è il nome del programma ed è riconosciuta la argLetter 'J', il cui argomento è "-J". Il
primo non-option argument è la stringa "UnaSolaParola". La stringa "-A" rappresenta il secondo
parametro non-option e non viene riconosciuta quale optLetter in quanto tutto ciò che segue il primo
non-option argument è comunque considerato tale a sua volta.


                                                                                                     Di tutto... di più - 479





                                                            Le funzioni per la libreria
               Sulla scorta delle regole descritte è possibile realizzare le funzioni necessarie per una gestione
Unix-like405 della command line. Di seguito è presentato il listato di PARSEOPT.H, header file incluso
nel sorgente delle funzioni e necessario anche per la realizzazione di programmi che le richiamano. Esso
contiene i prototipi delle funzioni, i templates delle strutture appositamente definiti ed alcune costanti
manifeste.

/******************************************************************************

    Barninga_Z! - OPTLIB

    filename - PARSEOPT.H

        getswitch()    - legge lo switch character DOS di default
        parseopt()     - analizza e memorizza le opzioni (low level)
        parseoptions() - analizza e memorizza le opzioni
        setswitch()    - stabilisce lo switch character DOS di defaul

******************************************************************************/

#ifndef __PARSEOPT__

#define  ILLEG_S           "Illegal option"                                                     // : nella cmd line
#define  ERROR_S           "Unknown option"                                                // opzione non in optionS
#define  ERRCHAR           ((char)-1)                                                             // opzione errata

struct OPT {                              // usato per le opzioni, gli argomenti e i valori di convalida
    char opt;                             // restituiti dalle funzioni. A storeopt() deve essere passato
    char *arg;                                              // un puntatore ad una struttura OPT. Se e' invocata
    int val;                                              // parseopt() l'array di strutture e' allocato in modo
};                                                                 // automatico e ne e' restituito il puntatore.

struct VOPT {                                          // template per array strutture contenenti le opzioni e i
    char opt;                                                            // puntatori alle funzioni di validazione
    int (*fun)(struct OPT *tmp,int no);
};


int cdecl getswitch(void);
struct OPT *cdecl parseopt(int argc,char **argv,char *optionS,char sw,char
                                                                                                           *illegalS,
                                                                             char *errorS,struct VOPT valfuncs[]);
struct OPT *cdecl parseoptions(int argc,char **argv,char *optionS,
                                                                                           struct VOPT valfuncs[]);
int cdecl setswitch(char sw);

#define __PARSEOPT__
#endif

/****************** FINE DEL FILE PARSEOPT.H ************************************/

               L'interfaccia utente di alto livello è costituito dalla parseoptions(), che gestisce al proprio
interno, secondo la sintassi descritta poco sopra, tutte le operazioni necessarie per processare le opzioni
specificate sulla riga di comando del programma.
               I suoi primi due parametri sono gli ormai noti argc e argv, che devono quindi essere
dichiarati parametri di main(); il terzo parametro è la stringa  optionS, che, come descritto, contiene
                              
                                                   
                                                      
      405 La principale differenza tra dette regole e la consuetudine Unix è che quest'ultima, generalmente, non
ammette l'uso del carattere ':' quale separatore tra una argLetter e relativo parametro.


480 - Tricky C





l'elenco delle optLetter e delle argLetter. Il quarto parametro è l'indirizzo di un array di strutture di tipo
VOPT, il cui template è definito, come si vede, in PARSEOPT.H. Ogni struttura è formata da due campi:

struct VOPT {
    char opt;
    int (*fun)(struct OPT *tmp,int no);
};

          Il campo  opt è un carattere e rappresenta una optLetter o una argLetter, mentre il campo fun,
puntatore a funzione, contiene l'indirizzo della funzione di validazione dell'optLetter o argLetter:
parseoptions(), quando viene individuata sulla command line la optLetter o argLetter del campo
opt, lancia la funzione il cui indirizzo è contenuto in fun, passandole un puntatore a struttura OPT (di
cui diremo tra breve) e un intero esprimente la posizione dell'opzione sulla command line. La funzione a
cui punta fun è definita dall'utente. Vediamo un esempio: se la optionS contiene la optLetter 'a' e
abbiamo definito la funzione  valid_a(), che deve essere invocata quando -a è specificata sulla riga di
comando, si ha:

#include 
....

char *optionS = "abc:";
....

int valid_a(struct OPT *tmp,int no)
{
    ....
}

....

int valid_err(struct OPT *tmp,int no)
{
    ....
}

int valid_glob(struct OPT *tmp,int no)
{
    ....
}

struct VOPT valfuncs[] = {
    ....
    {'a',valid_a},
    ....
    {ERRCHAR,valid_err},
    ....
    {NULL,valid_glob}
};

....

void main(int argc,char **argv)
{
    struct OPT *optArray;

    if(!(optArray = parseoptions(argc,argv,optionS,valfuncs)))
        perror("Problem");
    ....


                                                                                          Di tutto... di più - 481





               Tralasciamo, per il momento, il contenuto di valid_a() e delle altre funzioni di validazione
opzioni per analizzare alcune altre importanti caratteristiche dell'array valfuncs: il campo opt
dell'ultimo elemento dell'array deve essere il carattere ASCII 0 (NULL), in quanto è proprio questo il
"segnale" che consente a  parseoptions() di capire che nell'array non vi sono altri elementi. Il campo
fun corrispondente può, a sua volta, contenere NULL; se invece è inizializzato con un puntatore a
funzione, parseoptions() lo utilizza per invocare quella funzione per ogni oggetto non-option
incontrato sulla command line dopo l'ultima opzione. E' proprio questo il caso dell'esempio: se
ipotizziamo che sulla riga di comando l'ultima opzione sia seguita da tre non-option items,
valid_glob() è chiamata tre volte.
               Inoltre, se il campo opt di uno degli elementi di valfuncs contiene il valore definito dalla
costante manifesta ERRCHAR, la funzione indirizzata dal campo fun corrispondente, nell'esempio
valid_err(), è chiamata ogni volta che sulla command line è incontrata una optLetter o argLetter non
valida (non inclusa nella optionS).
               L'array valfuncs ha pertanto numero di elementi pari alle optLetter e argLetter in optionS,
più, opzionalmente, un elemento per la gestione delle opzioni errate, più un elemento finale con campo
opt inizializzato a NULL (e campo fun nullo o puntatore alla funzione di validazione dei non-options
items).
               La parseoptions() restituisce NULL in caso di errore di sistema406, nel qual caso può
essere utilizzata  perror() per visualizzare la descrizione dell'errore (vedere pag. 499). Se, al contrario,
l'elaborazione termina con successo viene restituito un puntatore ad array di strutture OPT, il cui template
è definito in PARSEOPT.H:

struct OPT {
    char opt;
    char *arg;
    int val;
};

               Vediamo il significato di ogni elemento dell'array (nell'esempio optArray) e, per ogni
elemento, il significato dei singoli campi. La prima struttura OPT presente in optArray
(optArray[0]) contiene informazioni sugli elementi successivi. In particolare, il campo opt contiene
l'indice407, nell'array stesso, dell'elemento relativo al primo non-option item presente sulla command line;
in altre parole optArray[optArray[0].opt] è la struttura OPT che, nell'array, si riferisce al primo
non-option item. Il campo arg contiene sempre argv[0], cioè il puntatore alla stringa che rappresenta
il path completo del programma. Il campo val contiene il numero dei non-option items presenti sulla riga
di comando; se non ve ne sono, entrambi i campi opt e val sono inizializzati a 0.
               Nell'array optArray troviamo poi un elemento per ogni optLetter e argLetter incontrata sulla
command line. Nel caso di una optLetter, il campo opt contiene l'optLetter stessa, il campo arg è NULL
e il campo val contiene l'intero restituito dalla funzione di validazione (campo fun della
struct VOPT). Nel caso di una argLetter, invece, il campo arg punta ad una stringa contenente
l'argomento fornito alla argLetter stessa sulla command line. Si noti che arg è sempre puntatore a
stringa, anche nel caso in cui l'argomento della optLetter sia un numero: in tal caso occorre utilizzare
l'appropriata funzione di conversione (ad esempio atoi()) per ottenere il valore numerico.
               Se la optLetter o argLetter incontrata non si trova in errorS, il campo arg contiene il
puntatore alla stringa ERROR_S definita in PARSEOPT.H. Nella riga di comando, i due punti (":")

                              
                                                   
                                                      
      406 Non nel caso di opzioni errate!

      407 Non è un carattere, ma un numero a 8 bit. Ciò significa che per esprimere il numero 4, il campo opt non
contiene '4', ma il carattere ASCII 4.


482 - Tricky C





isolati sono interpretati come opzione illecita ed il campo arg contiene la stringa ILLEGAL_S (anch'essa
definita in PARSEOPT.H). In entrambi i casi appena descritti, il campo val assume valore -1.
          Si noti ancora che parseoptions() assume che lo switch character utilizzato sia quello di
default per il sistema operativo: in DOS esso è la barra ("/"); se si preferisce utilizzare un altro carattere
per introdurre le opzioni, ad esempio il trattino ("-") secondo la convenzione Unix, occorre modificare il
default mediante una chiamata a setswitch().
          Ipotizziamo ora che il listato d'esempio faccia parte di un programma chiamato PROG ed
invocato con la seguente riga di comando:

PROG /a /c14 /b pippo "Qui, Quo, Qua" pluto

          Al ritorno da parseoptions() optArray contiene 6 elementi, valorizzati come segue:

optArray[0].opt           4                          4 è l'indice dell'elemento di optArray relativo al
                                                     primo non-option item, se ve ne sono; altrimenti
                                                     esso esprime il numero di elementi di cui si
                                                     compone optArray.

optArray[0].arg           pathname di PROG           E' argv[0].

optArray[0].val           3                          Indica che vi sono 3 non-option item. Essi sono
                                                     referenziati da optArray[4], optArray[5] e
                                                     optArray[6]; si osservi inoltre che 6, ricavabile
                                                     con
                                                     (optArray[0].opt+optArray[0].val-1),
                                                     è l'indice dell'ultimo elemento dell'array. Infine,
                                                     argv[argc-optArray[0].val] è il primo
                                                     non-option item in argv.


optArray[1].opt           'a'                        Prima opzione sulla command line.

optArray[1].arg           NULL                       'a' è una optLetter: non ha argomento.

optArray[1].val           valore restituito da Se 'a' non fosse un'opzione valida, o fosse
                          valid_a()                  specificata in modo errato, il campo conterrebbe il
                                                     valore della costante manifesta ERRCHAR (-1).


optArray[2].opt           'c'                        Seconda opzione sulla command line.

optArray[2].arg           "14"                       'c' è una argLetter: "14" è il suo argomento, sempre
                                                     sotto forma di stringa.

optArray[2].val           valore restituito da Se 'c' non fosse un'opzione valida, o fosse
                          valid_c()                  specificata in modo errato, il campo conterrebbe il
                                                     valore della costante manifesta ERRCHAR (-1).


                                                                                       Di tutto... di più - 483





optArray[3].opt           'b'                       Terza opzione sulla command line.

optArray[3].arg           NULL                      'b' è una optLetter: non ha argomento.

optArray[3].val           valore restituito da Se 'b' non fosse un'opzione valida, o fosse
                          valid_b()                 specificata in modo errato, il campo conterrebbe il
                                                    valore della costante manifesta ERRCHAR (-1).


optArray[4].opt           0                         Primo non-option item sulla command line.

optArray[4].arg           "pippo"                   Il non-option item stesso, come stringa.

optArray[4].val           valore restituito da Sempre 0.
                          valid_glob()


optArray[5].opt           1                         Secondo non-option item sulla command line.

optArray[5].arg           "Qui, Quo, Qua"           Il non-option item stesso, come stringa.

optArray[5].val           valore restituito da
                          valid_glob()


optArray[4].opt           2                         Primo non-option item sulla command line.

optArray[4].arg           "pluto"                   Il non-option item stesso, come stringa.

optArray[4].val           valore restituito da
                          valid_glob()


          E' il momento di descrivere le funzioni di validazione, quelle, cioè, i cui puntatori sono
contenuti nei campi fun degli elementi dell'array valfuncs. Va precisato subito che il codice di dette
funzioni dipende dalle esigenze del programma. Generalmente, ad ogni optLetter e argLetter corrisponde
una appropriata funzione di validazione, ma nulla vieta di utilizzare una medesima funzione per
controllare più opzioni: è sufficiente che i campi fun a queste corrispondenti siano tutti inizializzati con
lo stesso puntatore. Analoghe considerazioni valgono a proposito della funzione richiamata in caso di
opzione errata, e di quella richiamata una volta per ogni non-option item.
          Ad esempio, la funzione valid_err() potrebbe visualizzare un messaggio di errore e
interrompere il programma, tramite la funzione di libreria exit().
          Tutte queste funzioni, comunque, devono restituire un intero al fine di valorizzare secondo le
esigenze del programmatore i campi val degli elementi dell'array di strutture OPT; inoltre tutte ricevono
in ingresso, come parametri, il puntatore ad una struct OPT (la quale altro non è che l'elemento
dell'array optArray corrispondente a quell'opzione) in cui i campi opt e arg sono già valorizzati
come mostrato nella tabella sopra esposta, mentre il campo val contiene 0. Può risultare utile, nelle
funzioni di validazione delle argLetter, utilizzare il campo arg per effettuare i necessari controlli di
validità dell'argomento associato all'argLetter stessa. L'intero che le funzioni di validazione ricevono
come secondo parametro esprime la posizione dell'argLetter (o optLetter) sulla command line, e può
essere utilizzato per le opportune verifiche qualora la posizione dell'opzione sia importante.


484 - Tricky C





          Nei programmi si ha spesso la necessità di modificare il comportamento dell'algoritmo a
seconda che un'opzione sia stata o meno specificata: in questi casi può essere utile un flag, inizializzato
dalla funzione di validazione e controllato laddove occorra nel corso dell'elaborazione. Un metodo
efficiente di implementare tale tecnica di gestione delle opzioni è rappresentato da una variabile globale
in cui ogni bit è associato ad una opzione. La funzione di validazione pone a 1 il bit; questo è poi
verificato da altre funzioni del programma, che possono accedere a quella variabile, proprio in quanto
globale. Tornando al nostro esempio, le funzioni di validazione potrebbero agire su un intero senza
segno:

unsigned int optBits;

int valid_a(struct OPT *tmp,int no)
{
    ....
    return(optBits |= 1);
}

int valid_b(struct OPT *tmp,int no)
{
    ....
    return(optBits |= 2);
}

int valid_c(struct OPT *tmp,int no)
{
    register int test;

    test = atoi(tmp->arg);
    if(test < 0 || test >= 10)
        valid_err(tmp,no);
    return(optBits |= 4);
}

int valid_glob(struct OPT *tmp,int no)
{
    static int progressiveLen;

    return(progressiveLen += strlen(tmp->arg);
}

int valid_err(struct OPT *tmp,int no)
{
    fprintf(stderr,"Errore: opzione '%c' non valida.\n",tmp->opt);
    exit(-1);
}

          I bit della variabile globale optBits sono associati alle singole opzioni: in particolare, il bit 0
corrisponde all'optLetter 'a', il bit 1 all'optLetter 'b' e il bit 2 all'argLetter 'c'; si noti che le costanti
utilizzate per valorizzarli sono potenze di 2 (in particolare, 2 elevato ad esponente pari al numero del bit).
In tal modo è possibile con un'operazione di OR su bit (composta con l'assegnamento) modificare il
singolo bit desiderato. In qualunque altro punto del programma può utilizzare un test analogo al seguente:

if(optBits & 2)....

per verificare se l'opzione 'b' è stata specificata. L'uso di costanti manifeste come


                                                                                       Di tutto... di più - 485





#define  OPTION_A     1
#define  OPTION_B     2
#define  OPTION_C     4

facilita notevolmente la vita.
          Si noti che in luogo di una variabile integral si può utilizzare un campo di bit, con il vantaggio,
tra l'altro, di non essere costretti ad utilizzare le operazioni di AND e OR su bit, in quanto ogni campo
rappresenta di per sé un'opzione

struct OPTBITS optBits {
    unsigned optionA:1;
    unsigned optionB:1;
    unsigned optionC:1;
}

    ....
    optBits.optionA = 1;
    ....
    if(optBits.optionA)
    ....

          Si noti che valid_c(), in caso di errore, chiama valid_err() per interrompere il
programma. Inoltre, la scelta dei nomi delle funzioni di validazione è, ovviamente, libera: quelli utilizzati
nell'esempio non sono vincolanti, né rappresentano un default.
          Va ancora osservato che parseoptions() è perfettamente compatibile con
WILDARGS.OBJ (pag. 477): se come non-option item sono specificati uno o più nomi di file, essi
verranno trattati nel modo consueto: l'argv che parseoptions() riceve come secondo parametro
contiene già i puntatori ai nomi generati dall'espansione delle wildcard "*" e "?".
          Ed ecco, finalmente (?), il sorgente completo delle funzioni, listate in ordine alfabetico, che
realizzano il meccanismo sin qui descritto. Per un esempio pratico di utilizzo vedere pag. 431.

/******************************************************************************

    Barninga_Z! - OPTLIB

    file - parseopt.c

    funzioni:

        getswitch    - legge lo switch character DOS di default
        gopError     - ritorna da storeopt() se vi e' un errore nella command line
        parseopt     - analizza e memorizza le opzioni (low level)
        parseoptions - analizza e memorizza le opzioni
        setswitch    - stabilisce lo switch character DOS di default
        storeopt     - analizza e memorizza le opzioni (internal only)

******************************************************************************/

#pragma  warn -pia                      // evita warning per assegnamenti con test implicito

#include 
#include 

#include "parseopt.h"

#define  EINVFNC           1                                            // Invalid function number
#define  EINVAL            19                                                    // Invalid argument

// i prototipi di storeopt() e gopError() sono qui e non in PARSEOPT.H perche'
// si tratta di funzioni che l'utente non ha bisogno di chiamare direttamente


486 - Tricky C





// in pratica si tratta di routines di servizio per le funzioni high-level

int cdecl gopError(struct OPT *cmd);
int cdecl storeopt(int argc,char **argv,char *optionS,char sw,struct OPT *cmd,
                                                         char *illegalS,char *errorS);


int pascal __IOerror(int dosErr);             // funzione di libreria; non documentata

static int optind;             // indice della prossima opzione. E' inzializzata a 1 in
                                  // ingresso ed utilizzata da storeopt(). Deve essere
                             // riazzerata in uscita per consentire chiamate multiple a
                                                                           // parseopt()


/*----------------------------------------------------------------------------*

getswitch()        Restituisce lo switch character di default

SINTASSI     int cdecl getswitch(void);

INCLUDE      parsopt.h

PARAMETRI    Nessuno.

SCOPO        Ottiene il  carattere che  il DOS  abilita per  default ad
             introdurre gli  switches (opzioni)  sulla command line dei
             programmi. Se  è usata  per valorizzare il parametro sw di
             parseopt() o  storeopt(), tutte  le opzioni  sulla command
             line devono  essere precedute  dal carattere restituito da
             getswitch(). E' inoltre invocata da parseoptions().

RESTITUISCE  -1    funzione non supportata dal DOS.

             altro lo switch character di default per il DOS.

SORGENTE     getdossw.c

NOTE         Nessuna.

*----------------------------------------------------------------------------*/

int cdecl getswitch(void)
{
    asm {
        mov ax,0x3700;
        int 0x21;
        cmp al,0xFF;
        je notsupported;
        mov al,dl;
        xor ah,ah;
        jmp endfunc;
    }
notsupported:
    _AX = __IOerror(EINVFNC);
endfunc:
    return(_AX);
}


/*----------------------------------------------------------------------------*

gopError()         Ritorna da storeopt() in caso di errore - INTERNAL


                                                                        Di tutto... di più - 487





SINTASSI     int cdecl gopError(struct OPT *cmd);

INCLUDE      parsopt.h

PARAMETRI    cmd           puntatore   all'elemento    dell'array    di
                           strutture OPT  (template in  storeopt.h) nel
                           quale l'opzione verrebbe memorizzata.

SCOPO        Ritorna da  storeopt() quando  questa individua  un errore
             nella command  line (es.:  opzione sconosciuta). Memorizza
             il valore  -1 nel  campo  val  della  struttura  e  chiama
             __IOerror().

RESTITUISCE  l'opzione (anche se non valida).

SORGENTE     storeopt.c

NOTE         Il programma non deve invocare questa funzione; essa è una
             funzione di servizio per storeopt().

*----------------------------------------------------------------------------*/

static int cdecl gopError(struct OPT *cmd)
{
    cmd->val = __IOerror(EINVAL);
    return((int)cmd->opt);
}


/*----------------------------------------------------------------------------*

parseopt()         Analizza la command line - LOW LEVEL

SINTASSI     int cdecl parseopt(int argc,char **argv,char *optionS,char sw,
                                     char *illegalS,char *errorS,struct VOPT *valfuncs);

INCLUDE      parsopt.h

PARAMETRI    argc          numero di  parametri sulla command line + 1.
                           E' generalmente argc parametro di main().

             argv          array  di   puntatori  ai   parametri  della
                           command line. E' generalmente argv parametro
                           di main().

             optionS       puntatore alla  stringa contenente  tutti  i
                           caratteri    opazione    riconosciuti    dal
                           programma.

             sw            lo  switch   character  che  introduce  ogni
                           opzione (o gruppo di opzioni).

             illegalS      puntatore alla  stringa  rappresentatnte  il
                           messaggio di  errore corrispondente  all'uso
                           non lecito  dei due  punti (:) nella command
                           line.

             errorS        puntatore  alla   stringa  utilizzata   come
                           messaggio  di   errore  per  un'opzione  non
                           compresa in optionS.

             valfuncs      puntatore  ad   un  array   di  struct  VOPT
                           (template definito in parsopt.h). L'array ha
                           un elemento per ogni opzione che si desidera


488 - Tricky C





                           testare o  convalidare. Ogni  elemento è una
                           struct VOPT, la quale ha due campi: il primo
                           (char opt) contiene il carattere-opzione; il
                           secondo  (int   (*fun)(struct  OPT   *,int))
                           contiene il puntatore alla funzione che deve
                           essere invocata  per testare l'opzione. Tale
                           funzione  deve   essere  di   tipo  int   ed
                           accettare  due  parametri,  un  puntatore  a
                           struct OPT  (template  in  parsopt.h)  e  un
                           int).  Il   primo   punta   alla   struttura
                           valorizzata    da    storeopt()    estraendo
                           l'opzione dalla  command  line,  il  secondo
                           rappresenta la  posizione dell'opzione nella
                           command  line.  L'array  DEVE  avere,  quale
                           ultimo elemento,  una struct  VOPT in cui il
                           campo opt  è NULL:  la funzione  puntata dal
                           campo  fun   viene  invocata   per   ciascun
                           parametro   non-opzione   incontrato   sulla
                           command line.  Inoltre, se  il campo  opt di
                           uno  qualunque   degli  elementi  dell'array
                           contiene  il  carattere  ERRCHAR (parsopt.h)
                           la funzione puntata dal corrispondente campo
                           fun   viene   invocata    quando   l'opzione
                           restituita  da storeopt() è  sconosciuta  o,
                           comunque, in caso di errore.

SCOPO        Scandisce e  memorizza  in  un  array  di  struct  VOPT  i
             parametri incontrati  sulla command  line, per la sintassi
             della quale  si  veda  storeopt().  La  parseopt()  invoca
             storeopt() finché  tutte i  parametri della  command  line
             sono stati  scanditi (opzionalmente testati) e memorizzati
             nell'array. Alloca  automaticamente memoria  per  l'array,
             che al termine contiene una struct OPT per ogni parametro.

RESTITUISCE  NULL  in caso di errore di allocazione.


SORGENTE     parsopll.c

NOTE         I  campi   della  prima   struct  OPT   dell'array   hanno
             significati particolari:  il campo  opt contiene  l'indice
             del  (elemento   dell'array   corrispondente   al)   primo
             parametro non-opzione  nella command  line, se ve ne sono;
             il  campo arg contiene argv[0];  il campo  val contiene il
             numero totale di argomenti non-opzione nella command line.
             Ancora,  il  campo  opt  delle  struct   OPT   relative  a
             parametri  non-opzione sono  valorizzati così:  0  per  il
             primo trovato, 1 per il secondo, etc..

*----------------------------------------------------------------------------*/

struct OPT *cdecl parseopt(int argc,char **argv,char *optionS,char sw,
                                 char *illegalS,char *errorS,struct VOPT valfuncs[])
{
    struct OPT *cmd = NULL, *tmp = NULL;
    int no, i, fl, carg;
    char option;
    extern int optind;

    if(!(cmd = (struct OPT *)realloc(cmd,sizeof(struct OPT))))
        return(NULL);
    optind = 1;
    for(no = 1;(carg = storeopt(argc,argv,optionS,sw,cmd,illegalS,errorS)) > 0;
                                                                             no++) {


                                                                        Di tutto... di più - 489





        if(!(tmp = (struct OPT *)realloc(cmd,(no+1)*sizeof(struct OPT)))) {
            optind = 0;
            return(NULL);
        }
        cmd = tmp;
        (tmp += no)->opt = cmd->opt;
        tmp->arg = (*cmd->arg == ':') ? cmd->arg + 1 : cmd->arg;
        option = (!(tmp->val = cmd->val)) ? tmp->opt : ERRCHAR;
        for(i = 0; (valfuncs+i)->opt; i++)
            if((valfuncs+i)->opt == option)
                if((valfuncs+i)->fun)
                    tmp->val = (*((valfuncs+i)->fun))(tmp,no);
    }
    cmd->opt = no;
    cmd->arg = argv[0];
    cmd->val = 0;
    for(i = 0; (valfuncs+i)->opt; i++);
    for(fl = 0, carg = -carg; carg < argc; carg++) {
        if(!(tmp = (struct OPT *)realloc(cmd,(no+1)*sizeof(struct OPT))))
            free(cmd);
        cmd = tmp;
        (tmp += no++)->opt = (char)cmd->val++;
        tmp->arg = (*argv[carg] == sw && !fl) ? fl++, argv[carg] + 1 : argv[carg];
        tmp->val = ((valfuncs+i)->fun) ? (*(valfuncs+i)->fun)(tmp,carg) : 0;
    }
    optind = 0;
    return(cmd);
}


/*----------------------------------------------------------------------------*

parseoptions()     Analizza i parametri della commnad line

SINTASSI     int cdecl parseoptions(int argc,char **argv,
                                                  char *optionS,struct VOPT *valfuncs);

INCLUDE      parsop.c

PARAMETRI    argc          numero di  parametri sulla command line + 1.
                           E' generalmente argc parametro di main().

             argv          array  di   puntatori  ai   parametri  della
                           command line. E' generalmente argv parametro
                           di main().

             optionS       puntatore alla  stringa contenente  tutti  i
                           caratteri    opazione    riconosciuti    dal
                           programma.

             valfuncs      puntatore  ad   un  array   di  struct  VOPT
                           (template definito in parsopt.h). L'array ha
                           un elemento per ogni opzione che si desidera
                           testare o  convalidare. Ogni  elemento è una
                           struct VOPT, la quale ha due campi: il primo
                           (char opt) contiene il carattere-opzione; il
                           secondo  (int   (*fun)(struct  OPT   *,int))
                           contiene il puntatore alla funzione che deve
                           essere invocata  per testare l'opzione. Tale
                           funzione  deve   essere  di   tipo  int   ed
                           accettare  due  parametri,  un  puntatore  a
                           struct OPT  (template  in  parsopt.h)  e  un
                           int).  Il   primo   punta   alla   struttura
                           valorizzata    da    storeopt()    estraendo


490 - Tricky C





                           l'opzione dalla  command  line,  il  secondo
                           rappresenta la  posizione dell'opzione nella
                           command  line.  L'array  DEVE  avere,  quale
                           ultimo elemento,  una struct  VOPT in cui il
                           campo opt  è NULL:  la funzione  puntata dal
                           campo  fun   viene  invocata   per   ciascun
                           parametro   non-opzione   incontrato   sulla
                           command line.  Inoltre, se  il campo  opt di
                           uno  qualunque   degli  elementi  dell'array
                           contiene  il  carattere  ERRCHAR (parsopt.h)
                           la funzione puntata dal corrispondente campo
                           fun   viene   invocata    quando   l'opzione
                           restituita  da storeopt() è  sconosciuta  o,
                           comunque,  in  caso   di   errore.    Vedere
                           storeopt() circa la struct OPT.

SCOPO        Analizza la  command line e ne memorizza i parametri in un
             array di  struct OPT  dopo averli (opzionalmente) testati.
             Vedere storeopt()  e parseopt().  Invoca  parseopt()  dopo
             avere valorizzato  il parametro sw con lo switch character
             di default  del DOS (getswitch()), illegalS con la stringa
             "Illegal option" e errorS con la stringa "Unknown option".

RESTITUISCE  NULL  in caso di errore di allocazione.


SORGENTE     parsopll.c

NOTE         I  campi   della  prima   struct  OPT   dell'array   hanno
             significati particolari:  il campo  opt contiene  l'indice
             del  (elemento   dell'array   corrispondente   al)   primo
             parametro non-opzione  nella command  line, se ve ne sono;
             il  campo arg contiene argv[0];  il campo  val contiene il
             numero totale di argomenti non-opzione nella command line.
             Ancora,  il  campo  opt  delle  struct   OPT   relative  a
             parametri  non-opzione sono  valorizzati così:  0  per  il
             primo trovato, 1 per il secondo, etc..

*----------------------------------------------------------------------------*/

struct OPT *cdecl parseoptions(int argc,char **argv,char *optionS,
                                                              struct VOPT valfuncs[])
{
    static char *illegalS = ILLEG_S;
    static char *errorS = ERROR_S;
    char sw;

    return(((sw = (char)getswitch()) < 0) ? NULL :
                           parseopt(argc,argv,optionS,sw,illegalS,errorS,valfuncs));
}


/*----------------------------------------------------------------------------*

setswitch()        Imposta lo switch character di default per il DOS

SINTASSI     int cdecl setswitch(char sw);

INCLUDE      parsopt.h

PARAMETRI    sw            il nuovo  switch character  di  default  del
                           DOS.

SCOPO        Imposta il  nuovo switch character di default del DOS. Per


                                                                         Di tutto... di più - 491





             sapere semplicemente  qual è lo switch character attuale è
             possibile usare getswitch().

RESTITUISCE  il vecchio switch character, oppure, in caso di errore:
             -1    funzione non  supportata dal  DOS (__IOerror() setta
                   errno e doserrno).


SORGENTE     setdossw.c

NOTE         Nessuna

*----------------------------------------------------------------------------*/

int cdecl setswitch(char sw)
{
    asm {
        mov ax,0x3700;
        int 0x21;
        cmp al,0xFF;
        je notsupported;
        push dx;
        mov ax,0x3701;
        mov dl,byte ptr sw;
        int 0x21;
        pop dx;
        cmp al,0xFF;
        je notsupported;
        mov al,dl;
        xor ah,ah;
        jmp endfunc;
    }
notsupported:
    _AX = __IOerror(EINVFNC);
endfunc:
    return(_AX);
}


/*----------------------------------------------------------------------------*

storeopt()         Memorizza in struct gli argomenti della cmd line

SINTASSI     int cdecl storeopt(int argc,char **argv,char *optionS,
                                char sw,struct OPT *cmd,char *illegalS,
                                                         char *errorS);

INCLUDE      parsopt.h

PARAMETRI    argc          numero di  parametri sulla command line + 1.
                           E', solitamente, argc parametro di main().

             argv          array  di   puntatori  ai   parametri  nella
                           command   line.    E',   solitamente,   argv
                           parametro di main().

             optionS       puntatore  alla   stringa  contenente  tutti
                           caratteri-opzione      riconosciuti      dal
                           programma.

             sw            lo switch character.

             cmd           puntatore  alla   struct  OPT  (template  in
                           parsopt.h)  nella   quale  i  dati  relativi


492 - Tricky C





                           all'opzione correntemente  processata devono
                           essere memorizzati.  Detta struct  OPT è uno
                           delgi  elementi   dell'array   allocato   da
                           parseopt(). Una struct OPT è composta di tre
                           elementi: il  primo (char  opt) conterrà  il
                           carattere-opzione; il  secondo  (char  *arg)
                           punterà all'argomento  dell'opzione (NULL se
                           l'opzione non  accetta argomenti);  il terzo
                           (int val)  varrà normalmente  0: in  caso di
                           errore (opzione  sconosciuta o  digitata  in
                           modo scorretto  o con  argomento non valido)
                           sarà posto  a -1.  Esso è inoltre utilizzato
                           per memorizzare  il valore  restituito dalla
                           funzione   di    validazione    dell'opzione
                           invocata da parseopt().

             illegalS      puntatore alla  stringa usata come argomento
                           del   carattere   due   punti   (:)   quando
                           utilizzato  come  opzione  (illecita)  nella
                           command line.

             errorS        puntatore alla  stringa usata come argomento
                           dei  caratteri-opzione   non   presenti   in
                           optionS.

SCOPO        memorizza in  una  struttura  le  opzioni  presenti  nella
             command line.  La sintassi, molto vicina a quella adottata
             come standard nei sistemi Unix, è la seguente:

             option : sw optLetter argLetter argument

             dove

                 -  sw è lo switch character

                 -  non ci sono spazi tra lo switch character e ogni
                    optLetter o argLetter.

                 -  optLetter e argLetter non sono segni di
                    punteggiatura.

                 -  optLetter e argLetter devono comparire in optionS.

                 -  argLetter, se presenti, devono essere seguite in
                    optionS da ':'.

                 -  argument è una stringa che termina con uno spazio e
                    può essere preceduta da uno spazio. Può includere
                    lo switch character.

                 -  maiuscole e minuscole non sono equivalenti.

             Sulla command line possono comparire più clusters (gruppi)
             di opzioni,  ciascuno dei quali è introdotto dallo switch.
             Tutti i  clusters di  pozioni devono  comparire prima  dei
             parametri non-opzione (qualunque cosa non introdotta dallo
             switch, ad eccezione delle stringhe argomenti di opzioni).
             Una argLetter  o optLetter  può  comparire  più  volte:  è
             compito  del   programmatore   scegliere   se   ciò   vada
             considerato errore.

             La  stringa   optionS  consente  il  riconoscimento  delle
             optLetter e  argLetter valide.  In essa  ogni argLetter  è
             seguita dai  due punti  (:). La  storeopt() restituisce la


                                                                         Di tutto... di più - 493





             optLetter o argLetter processata; un valore minore di zero
             se non vi sono più opzioni sulla command line.

             Lo switch isolato tra spazi è un errore.

             Due switch  characters  consecutivi  (ad  es.:  --  o  //)
             vengono considerati  il primo  parametro  non-opzione,  il
             primo dei due switch è rimosso e storeopt() restituisce un
             valore negativo.  Se  vengono  successivamente  incontrate
             altre coppie  di switch characters sono lasciate immutate.
             Pertanto tale  combinazione può  essere utilizzata  se  il
             primo parametro  non-opzione inizia con lo switch. Es.: se
             PROG è  il nome del programma, A è un'opzione valida, -5 è
             il primo argomento, --ABC-- è il secondo, -4 il terzo  e -
             è lo  switch, affinché  la command  line sia  interpretata
             correttamente occorrerà scriverla come segue:

             PROG -A --5 --ABC-- -4

             La optind  e' inizialmente 1 e rappresenta sempre l'indice
             del prossimo argomento di argv[], che  storeopt()  non  ha
             ancora analizzato. Se e' utilizzato SWSW allora optind  e'
             incrementata al successivo argomento  prima  che  getopt()
             restituisca il suo valore cambiato di segno (fine opzioni)

             Il carattere  due punti (:) può separare una argLetter dal
             suo argomento  sulla command line: esso viene ignorato. Se
             l'argomento inizia  con il  due punti,  esso va  ripetuto.
             Esempio:

             -T:4     --->    argLetter = T,   argomento = 4

             -T::4    --->    argLetter = T,   argomento = :4

             Se è incontrata una lettera non inclusa in optionS, essa è
             comunque restituita  da storeopt(), ma nel campo val della
             struct OPT viene memorizzato un valore negativo e non 0.
             Esempio: se  il DOS switch è '/' (DOS default) e optionS è
             "A:F:PuU:wXZ:" allora 'P', 'u', 'w', e 'X' sono optLetter,
             mentre 'A', 'F', 'U', 'Z' sono argLetter. Una command line
             può essere:

                 PROG  /uPFPi /X /A L /f UnFile AltraStringa

             dove:

                 -  'u' e 'P' sono restituite come opzioni.

                 -  'F' è restituita con "Pi" come proprio argomento.

                 -  'X' è un'altra opzione.

                 -  'A' è restituita con "L" come argomento.

                 -  'f' non è presente in optionS, pertanto è
                    restituita memorizzando -1 nel campo val della
                    struct OPT. Essa è testata dalla funzione puntata
                    dal campo fun della struct VOPT che ha il carattere
                    ERRCHAR nel campo opt (se tale struct è definita
                    nell'array).

                 -  "UnFile" non è un'opzione e viene testata con la
                    funzione puntata dall'elemento fun dell'ultima
                    struct VOPT dell'array.


494 - Tricky C





                 -  idem dicasi per "AltraStringa".

RESTITUISCE  L'opzione processata, anche se non presente in optionS: in
             questo caso  il campo  val della  struct OPT  è  negativo;
             esso,   cambiato    di   segno,    rappresenta    l'indice
             dell'elemento di  argv[] successivo  a quello  attualmente
             processato.

SORGENTE     storeopt.c

NOTE         I campi della prima struct OPT nell'array di strutture OPT
             hanno un  significato speciale  (essi sono  valorizzati da
             parseopt() o  parseoptions(), non  da storeopt()).  Vedere
             parseopt() o parseoptions() per maggiore dettaglio.

-----------------------------------------------------------------------------*/

int cdecl storeopt(int argc,char **argv,char *optionS,char sw,struct OPT *cmd,
                                                            char *illegalS,char *errorS)
{
    extern int optind;           // numero della prossima opzione. Inizializzata a 1 da
    static char *letP;           // parseopt() in entrata e da essa riazzerata in uscita
    char *optP;

    while(argc > optind) {//while e' usato per evitare una goto; non e' un vero loop
        cmd->val = 0;
        if(!letP) {
            if((!(letP = argv[optind])) || (*letP++ != sw))
                break;
            if(*letP == sw)
                break;
        }
        if(!(cmd->opt = *letP++)) {
            if(argv[++optind]) {
                letP = NULL;
                continue;
            }
            break;
        }
        if(cmd->opt == ':') {
            cmd->arg = illegalS;
            return(gopError(cmd));
        }
        if(!(optP = strchr(optionS,cmd->opt))) {
            cmd->arg = errorS;
            return(gopError(cmd));
        }
        if(*(optP+1) == ':') {
            optind++;
            if(!(*letP)) {
                if (argc <= optind)
                    return(gopError(cmd));
                letP = argv[optind++];
            }
            cmd->arg = letP;
            letP = NULL;
        }
        else {
            if(!(*letP)) {
                optind++;
                letP = NULL;
            }
            cmd->arg = NULL;


                                                                                          Di tutto... di più - 495





        }
        return((int)cmd->opt);
    }
    cmd->arg = letP = NULL;
    return((int)(cmd->opt = -optind));
}

               La funzione storeopt() è il cuore del meccanismo. Essa è progettata408 per scandire una
stringa alla ricerca di optLetter e argLetter e, per queste ultime, isolare l'argomento fornito. La
storeopt() analizza una sola stringa ad ogni chiamata, perciò deve essere utilizzata all'interno di un
loop che provveda a gestire opportunamente i puntatori contenuti in argv. A ciò provvede
parseopt(), che, al ritorno da storeopt() si occupa di lanciare la funzione di validazione
dell'opzione mediante l'indirezione del puntatore contenuto nel campo fun della struttura di template
VOPT:

(*(valfuncs+i)->fun)(tmp,carg)

               I parametri tmp e carg, coerentemente con il prototipo delle funzioni di validazione, sono il
puntatore alla struct OPT e l'intero rappresentante la posizione dell'opzione sulla command line.
               Se storeopt() restituisce una condizione di errore (tramite gopError()), parseopt()
ricerca nell'array valfuncs un elemento il cui campo opt sia inizializzato con il valore della costante
manifesta ERRCHAR e, se questo esiste, lancia la funzione di validazione corrispondente
(valid_err() nell'esempio di poco fa).
               Quando storeopt() segnala, tramite la restituzione di un valore negativo, che non vi sono
più optLetter e argLetter, parseopt() considera i restanti elementi di argv come non-option items: se
il campo fun dell'ultimo elemento dell'array valfuncs non è NULL viene lanciata la funzione da esso
indirizzata una volta per ogni non-option item (la funzione è sempre la stessa, ma cambiano i valori dei
campi della struct OPT di cui essa riceve il puntatore.
               Ad ogni iterazione parseopt() alloca la memoria necessaria per aggiungere all'array di
strutture OPT quella corrispondente all'item della command line attualmente processato; al termine
dell'elaborazione essa restituisce l'indirizzo dell'array oppure NULL in caso di errore (fallita allocazione
della memoria).
               Oltre ai parametri richiesti dalla parseoptions(), la parseopt() necessita dello switch
character (il carattere che introduce le optLetter e argLetter) e delle due stringhe da utilizzare come campi
arg per le opzioni errate e illecite. Risulta evidente, a questo punto, che parseoption() è
semplicemente un "guscio" di alto livello per parseopt(), alla quale passa, oltre ai parametri ricevuti,
anche quelli appena elencati, fornendone valori di default. In particolare, per le due stringhe sono
utilizzate le costanti manifeste ERROR_S e ILLEGAL_S definite in PARSEOPT.H, mentre per lo switch
character è utilizzato il valore restituito dalla getswitch(), che richiede al DOS il carattere di default.
               Al riguardo, sono necessarie alcune precisazioni. Come si è detto, lo switch character di default
è la barra in DOS e il trattino in Unix: ciò implica che se si desidera realizzare in ambiente DOS
un'interfaccia il più possibile Unix-like occorre dimenticarsi di parseoptions() e chiamare
direttamente parseopt(), avendo cura di fornirle come parametro lo switch character desiderato. In
alternativa è possibile modificare l'impostazione di default del DOS mediante la setswitch(), prima
di chiamare parseoptions().
               La setswitch() richiede come parametro il carattere che si desidera impostare come nuovo
default e restuisce il precedente default (-1 in caso di errore). La getswitch() non richiede parametri
                              
                                                   
                                                      
     408 In realtà, storeopt() deriva dalla funzione getopt(), che nei sistemi Unix rappresenta l'algoritmo
standard (fornita come sorgente con molti compilatori proprio per consentire agli sviluppatori di scrivere
applicazioni con interfaccia coerente) per la scansione della command line.


496 - Tricky C





e restituisce il default attuale. Le due funzioni si basano sull'int 21h, servizio 37h, subfunzioni 00h
(GetSwitchChar) e 01h (SetSwitchChar); va sottolineato che detto servizio non è ufficialmente
documentato e, pertanto, potrebbe non essere disponibile in tutte le versioni di DOS: in particolare, a
partire dal DOS 5.0, la subfunzione 01h è ignorata (non determina la restituzione di un errore, ma non ha
comunque alcun effetto) ed è perciò necessario utilizzare direttamente parseopt() se si desidera
utilizzare il trattino come switch character.

INT 21H, SERV. 37H, SUBF. 00H: GET SWITCH CHARACTER

Input                             AH              37h

                                  AL              00h

Output                            AL              FFh in caso di errore (funzione non supportata).

                                  DL              Attuale switch character, se AL non è FFh.

Note                                              Se non vi è errore, le versioni di DOS fino alla 4.x restituiscono 00h in
                                                  AL; dalla 5.0 in poi AL = 2Fh.


INT 21H, SERV. 37H, SUBF. 01H: SET SWITCH CHARACTER

Input                             AH              37h

                                  AL              01h

                                  DL              Nuovo switch character

Output                            AL              00h se OK, FFh in caso di errore (funzione non supportata).

Note                                              Questa chiamata è ignorata dal DOS a partire dalla versione 5.0.


               Va infine osservato che il listato potrebbe essere suddiviso in più sorgenti, uno per ogni
funzione (con la sola eccezione di gopError() e storeopt(), da riunire in un unico file409); dalla
compilazione si otterrebbero così più file .OBJ, da inserire in una libreria. Se ne avvantaggerebbero gli
eseguibili incorporanti le funzionalità descritte, dal momento che in essi bverrebbero inclusi dal linker
solo i moduli necessari.


                                         L A   G E S T I O N E   D E G L I   E R R O R I 

               Le librerie della maggior parte dei compilatori implementano una modalità standard, derivata da
Unix, di gestione degli errori restituiti dai servizi DOS utilizzati dalle funzioni di libreria. Concentriamo
la nostra attenzione su alcune variabili globali, dichiarate nel file STDLIB.H:


                              
                                                   
                                                      
     409 Dal momento che gopError() è una funzione di servizio per storeopt(), entrambi i moduli .OBJ
verrebbero comunque inclusi dal linker nell'eseguibile.


                                                                                           Di tutto... di più - 497





extern char *sys_errlist[];
extern int errno;
extern int _doserrno;

               L'array sys_errlist contiene i puntatori alle stringhe che descrivono i diversi errori410. Vi è
una funzione dedicata alla gestione dei messaggi d'errore, perror(), che richiede una stringa quale
parametro, la scrive sullo standard error seguita da ": ", dalla stringa che costituisce l'elemento di
sys_errlist corrispondente all'errore verificatosi e dal carattere "\n". L'utilizzo di perror() non
presenta difficoltà:

#include                                                       // prototipi di fopen() e perror()

#define   PRG_NAME     "MYPROG"
....
    if(!(stream = fopen(filename,"r"))) {
        perror(PRG_NAME);
        return(0);
    }

               Nell'ipotesi che filename contenga un pathname errato, fopen() non riesce ad aprire il file
e restituisce NULL; la perror() produce il seguente output:

MYPROG: path not found

               Come riesce perror() a individuare il messaggio? Semplice: si basa sul valore assunto dalla
variabile errno, che può essere validamente utilizzata come indice. In altre parole,
sys_errlist[errno] è la stringa che descrive l'errore. Dietro le quinte, tutte le funzioni di libreria
che per svolgere il proprio compito utilizzano servizi DOS411, se ricevono da questo un codice di errore lo
passano ad una funzione (generalmente non documentata), la __IOerror()412, che lo assegna a
_doserrno, la quale contiene perciò il codice di errore DOS, e, tramite un'apposita tabella di
conversione, ricava il valore appropriato da assegnare ad errno.
               Può essere utile chiamare direttamente la __IOerror() nei propri sorgenti, soprattutto
quando si scrivano funzioni destinate ad essere inserite in una libreria: risulta è immediato implementare
la gestione degli errori in modo del tutto coerente con le librerie standard del compilatore utilizzato. E'
sufficiente dichiarare nel sorgente il prototipo di __IOerror():

int pascal __IOerror(int dosErr);

               La parola riservata pascal ha lo scopo di modificare lo stile di chiamata della funzione: a tutte
le funzioni dichiarate pascal, secondo lo standard di questo linguaggio, i parametri attuali sono passati
in ordine diretto, cioè dal primo a sinistra all'ultimo a destra, e non viceversa, secondo quanto previsto
invece, per default, dalle regole del C (pag. 92). Lo scopo è ottenere una chiamata più efficiente; la
perdita della possibilità di gestire un numero variabile di parametri, in questo caso, non ha alcuna

                              
                                                   
                                                      
     410 Sono, anche questi, piuttosto uniformi nelle diverse implementazioni. Ad esempio "Not enough
memory", "Path not found", e così via.

     411 Si tratta di chiamate ad interrupt, per lo più all'int 21h.

     412 Avvertenza: i nomi di questa funzione e delle variabili globali, eccetto errno, possono variare da
compilatore a compilatore, ma la sostanza non muta. In caso di dubbi, basta esplorare un po' i file .H. I nomi qui
indicati sono validi per il compilatore Borland.


498 - Tricky C





importanza, in quanto __IOerror() ne riceve uno solo, dosErr, che rappresenta il codice di errore
restituito dalla routine DOS (solitamente nel registro AX). La __IOerror() restituisce sempre -1.
          Vediamo un esempio. Vogliamo scrivere una funzione in grado di dirci, in un ambiente di rete,
se un drive è locale o remoto: allo scopo si può utilizzare l'int 21h, servizio 44h, subfunzione 09h:

INT 21H, SERV. 44H, SUBF. 09H: DETERMINA SE IL DRIVE È REMOTO

Input               AX           4409h

                    BL           Drive (00h = default, 01h = A:, 02h = B:, etc.)

Output              DX           Se CarryFlag = 0, il bit 12 di DX a 1 indica che il drive è remoto; Se
                                 CarryFlag = 1 allora AX contiene il codice di errore.


          Ed ecco il listato:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    ISREMOTE.C - isDriveRemote()

    int cdecl isDriveRemote(int driveNum);
    int driveNum;   drive da testare (0 = default, 1 = A:, ...)
    Restituisce: 0 = drive locale
                 1 = drive remoto
                -1 = errore (errno e _doserrno gestite come standard)

    COMPILABILE CON BORLAND C++ 3.0

        bcc -O -d -c -mx isremote.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline

#include                                                                // per geninterrupt()

int pascal __IOerror(int dosErr);

int cdecl isDriveRemote(int driveNum)
{
    _BL = (char)driveNum;
    _AX = 0x4409;
    geninterrupt(0x21);
    asm jc JOB_ERROR;                                  // Se CarryFlag = 1 c'e' stato un errore
    asm and dx,01000000000000b;
    asm mov ax,dx;
    return(_AX);
JOB_ERROR:
    return(__IOerror(_AX));
}

          La funzione isDriveRemote() restituisce -1 in caso di errore, 0 se il drive è locale, 1 se è
remoto. Il parametro è un intero che esprime il drive su cui effettuare il test (0 indica il drive di default,
1 indica il drive A:, 2 il drive B:, etc.). Quando la funzione restituisce -1 è possibile chiamare
perror() per scrivere su stderr la descrizione dell'errore verificatosi:


                                                                                      Di tutto... di più - 499





    if(isDriveRemote(0) == -1)
        perror("What a pity");

          E' immediato constatare che il comportamento di isDriveRemote() è conforme a quello
delle altre funzioni di libreria che interagiscono con il DOS. Per altri esempi di utilizzo della
__IOerror() in funzioni di libreria, vedere pag. 472.


                        U N   E S E M P I O   D I . . .   D I S I N F E S T A N T E 

          Chi non si è ancora imbattuto in qualche mutante di... virus informatico? A titolo di esempio
riportiamo e commentiamo il listato C di una semplice utility in grado di individuare nei programmi il
virus Vienna B e di "risanarli".
          Un programma colpito dal Vienna B è riconoscibile in base alle seguenti caratteristiche:

 1    è un file .COM

 2    la sua dimensione è maggiore per 648 byte (codice del virus) rispetto al normale

 3    in questa "appendice" vi è la stringa "*.COM" preceduta da una sequenza di 3 byte identici ai
      primi 3 byte del file

 4    i 3 byte che precedono tale sequenza erano, prima del contagio, i primi 3 byte del file stesso

          L'anti-Vienna deve pertanto aprire il file sospetto, leggerne i primi 3 byte e concatenare a questi
la stringa "*.COM" per ricostruire l'identificatore del virus. Esso deve poi leggere gli ultimi 648 byte del
file in un buffer appositamente allocato e scandirli alla ricerca della stringa identificatrice composta in
precedenza. Se essa viene localizzata, allora il file analizzato ha subìto il contagio. Per risanarlo è
sufficiente sovrascrivere i suoi primi 3 byte con i 3 byte che, nel buffer, precedono la stringa
identificatrice e troncarlo ad una dimensione pari alla lunghezza attuale diminuita di 648.
          Vediamone il listato.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1990

    DISINFES.C - Elimina il virus Vienna (versione B) dai file contagiati

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d disinfes.c wildargs.obj

********************/
#pragma warn -pia                       /* no warnings per assegnazioni all'interno di if */

#include 
#include 
#include 
#include 

#define  _VIRUSDIM_  ((size_t)648)                                     /*  dimensione del virus */
#define  _S_STRING_  ((unsigned char *)"   *.COM")                                   /* da cercare */
#define  _S_BYTES_   3                                                /* n. bytes da sostituire */
#define  _O_BYTES_   -3                           /* offset dei bytes rispetto alla stringa */

unsigned char *sstring = _S_STRING_;


500 - Tricky C





char *msg[] = {
    "%s non è contaminato.\n",
    "%s decontaminato.\n",
    "\nDISINFES : Elimina virus Vienna B - Barninga_Z!, 1990.\n",
    "USO: disinfes nome_file(s) (sono consentiti * e ?)\n\n",
    "Impossibile aprire %s.\n",
    "Errore di allocazione della memoria.\n",
    "Impossibile decontaminare %s.\n",
    "Errore nella gestione di %s.\n",
    "Impossibile chiudere %s dopo la decontaminazione.\n",
    "Impossibile chiudere %s.\n",
    "ATTENZIONE: è contaminato.\a\n",
    "\nFile: %s:\n"
};

unsigned char *srchstr(unsigned char *bufptr,unsigned char *sstring)
{
    register int i, sl;
    unsigned char *stop;

    stop = bufptr+_VIRUSDIM_-(sl = strlen((char *)sstring));
    for(; bufptr < stop; bufptr++) {
        for(i = 0; i < sl; i++)
            if(*(bufptr+i) != *(sstring+i))
                break;
        if(i == sl)
            return(bufptr);
    }
    return(NULL);
}

int tronca(FILE *file,unsigned char *bufptr,int flen)
{
    if(fread(sstring,(size_t)1,_S_BYTES_,file) != _S_BYTES_)
        return(7);
    if(fseek(file,(long)flen,SEEK_SET) != 0)
        return(7);
    if(fread(bufptr,(size_t)1,_VIRUSDIM_,file) != _VIRUSDIM_)
        return(7);
    if(bufptr = srchstr(bufptr,sstring)) {
        bufptr += _O_BYTES_;
        printf(msg[10]);
        rewind(file);
        if(fwrite(bufptr,(size_t)1,_S_BYTES_,file) < _S_BYTES_)
            return(7);
        if(chsize(fileno(file),(long)flen) != 0)
            return(6);
        return(1);
    }
    return(0);
}

int disinfesta(char *fname,unsigned char *bufptr)
{
    register int ret = 0;
    int flen;
    FILE *file;

    printf(msg[11],fname);
    if(!(file = fopen(fname,"rb+")))
        return(4);
    if((flen = (int)filelength(fileno(file))-_VIRUSDIM_) > 0)
        ret = tronca(file,bufptr,flen);


                                                                                               Di tutto... di più - 501





    if(fclose(file))
        if(!ret)
            ret = 9;
        else
            ret = 8;
    return(ret);
}

void main(int argc,char **argv)
{
    unsigned char *bufptr;

    printf(msg[2]);
    if(argc < 2)
        printf(msg[3]);
    else
        if(!(bufptr = (unsigned char *)malloc(_VIRUSDIM_)))
            printf(msg[5]);
        else
            for(--argc; argc; argc--)
                printf(msg[disinfesta(argv[argc],bufptr)],argv[argc]);
}

               La funzione main() provvede a visualizzare un opportuno messaggio qualora il programma
sia lanciato senza specificare sulla command line alcun nome di file. Se DISINFES è consolidato con
WILDARGS.OBJ è possibile utilizzare le wildcard "?" e "*" nei nomi di file (vedere pag. 477); main()
provvede inoltre ad allocare il buffer necessario ai 648 byte letti dal file analizzato e a gestire il ciclo di
chiamate (una per ogni file specificato sulla command line) alla funzione disinfesta(). Tale ciclo
può, a prima vista, apparire di difficile interpretazione; l'algoritmo risulta tuttavia banale se si tiene conto
di alcune particolarità. In primo luogo, è noto che la variabile argc contiene il numero di elementi
presenti nell'array argv: per ottenere l'indice massimo di argv occorre dunque, inizialmente,
decrementare di uno argc. Inoltre, dal momento che argv[0] è, per default, il pathname completo di
DISINFES, è necessario escludere detto elemento dal ciclo, il quale si arresta quando argc assume
valore nullo413; al compimento di ogni iterazione argc è decrementata, dunque l'analisi procede
dall'ultimo file specificato sulla command line di DISINFES sino al primo414. All'interno del ciclo vi è
solamente una chiamata a printf(): per ogni file analizzato viene dunque stampato un messaggio
individuato, nell'array msg, dal valore restituito dalla funzione disinfesta().
               Questa apre il file e ne calcola la lunghezza415, decrementandola di 648 (se esso è contaminato,
la variabile flen contiene dunque la sua dimensione originaria) e, dopo avere invocato tronca(),
restituisce un valore atto a individuare l'opportuno messaggio d'errore nell'array msg qualora non fosse
possibile chiudere il file al ritorno da tronca(); in caso contrario, il valore restituito da quest'ultima
viene a sua volta restituito a main().
               La funzione tronca() provvede a leggere i primi 3 byte del file nel buffer sstring, che è
una variabile (puntatore) globale inizializzata a _S_STRING_. L'esame della direttiva

                              
                                                   
                                                      
     413 Si ricordi che un test del tipo if(argc) equivale a if(argc != 0).

     414 I nomi di file sono posti in ordine alfabetico crescente dalle routine contenute in WILDARGS.OBJ.
L'utilizzo, un po' particolare, di argc elimina la necessità di definire una variabile intera con la funzione di
contatore.

     415 Dal momento che la dimensione dei files .COM non può superare i 64Kb, la variabile flen è dichiarata int,
con il vantaggio di rendere più efficiente la gestione dello stack: tuttavia ciò ha reso necessaria l'operazione di cast
nelle chiamate alle funzioni fseek() e chsize().


502 - Tricky C





#define _S_STRING_ "   *.COM"

               rivela che sstring contiene, dopo l'operazione di lettura, i primi 3 byte del file seguiti
immediatamente da "*.COM": essa può dunque essere utilizzata per identificare il virus. Vengono poi
letti nel buffer allocato in main() gli ultimi 648 byte del file analizzato: la funzione srchstr()416 li
scandisce alla ricerca della stringa di identificazione.
               L'algoritmo utilizzato da srchstr() è di carattere generale: all'interno di un primo ciclo, che
incrementa ad ogni iterazione il puntatore al buffer e valuta, mediante un confronto con un altro
puntatore, se il buffer è stato interamente scandito, si trova un secondo ciclo, il quale confronta tra loro i
caratteri di buffer e stringa che si trovano all'offset corrispondente all'iterazione attuale e si interrompe se
essi sono differenti. Se all'uscita da questo ciclo il contatore è uguale alla lunghezza della stringa
ricercata, essa è stata individuata (perché il ciclo non è stato interrotto prima del termine), e il puntatore al
buffer referenzia ora, in realtà, la stringa all'interno del buffer medesimo: tale puntatore è restituito a
tronca().
               Un valore non nullo restituito da srchstr() è altresì, per tronca(), il segnale che il virus è
presente nel file analizzato: basta sommare al puntatore bufptr l'offset, rispetto alla stringa, della
sequenza di byte che dovrebbe trovarsi in testa al file (attenzione: _O_BYTES_ è definito pari a -3,
perciò i conti tornano), riscriverla "al suo posto" e troncare la dimensione del file per completare il
ripristino delle sue caratteristiche originarie; l'elaborazione descritta è ripetuta sul successivo file
eventualmente specificato sulla riga di comando.
               DISINFES.C, il cui impianto logico e tecnico è, come si vede, assai semplice, appare
suscettibile di perfezionamenti417. Un esame più attento del comportamento del Vienna B, effettuato
disassemblando un file "infetto", rivela che i 3 byte da esso scritti in testa ad ogni programma contagiato
rappresentano una istruzione di salto JMP (1º byte) seguita (2º e 3º byte) dall'offset al quale viene in
effetti trasferita l'elaborazione. In tutti i casi esaminati tale offset è risultato pari alla lunghezza originaria
del programma diminuita di 3: se ne trae che il programma contagiato, non appena è eseguito, salta
all'indirizzo immediatamente successivo alla fine del proprio codice, cioè all'inizio del codice del virus, il
quale, in tal modo, ha la garanzia di poter assumere per primo il controllo della situazione. L'indirizzo
ricavato dai 3 byte che originariamente erano in testa al file (JMP e near offset) sono utilizzati per
riprendere la normale esecuzione del programma quando Vienna B termina le proprie operazioni.
               L'affidabilità di DISINFES potrebbe essere allora accresciuta dotandolo di una funzione che
confronti l'integer costituito dal 2º e 3º byte del file con la sua presunta lunghezza originale diminuita
di 3:

int jmp_test(char *sstring,int flen)
{
    return((*((int *)(sstring+1)))-(flen-_S_BYTES_));
}

               Si consideri l'espressione (*((int *)(sstring+1))): sommando 1 al puntatore alla
stringa utilizzata per identificare il virus se ne "scavalca" il primo byte (l'istruzione JMP); l'operazione di
cast forza il compilatore C a considerare puntatore a int l'espressione (sstring+1); l'indirezione
restituisce quindi l'intero rappresentato dai 2 byte di cui si è detto. Pertanto, se la funzione jmp_test()
                              
                                                   
                                                      
     416 E' stato necessario implementare una funzione apposita, rinunciando ad utilizzare una delle funzioni di
libreria per la scansione di stringhe, ad es. strstr(), in quanto queste interrompono l'operazione al primo byte
nullo incontrato (terminatore di stringa): si ricordi che il codice del virus non è, di per sé, una stringa, ma una
sequenza di byte derivata dall'assemblaggio di un sorgente; è possibile che esso contenga byte nulli, i quali
potrebbero interrompere anzitempo la ricerca.

     417 Il programma, scritto in tutta fretta per fronteggiare una situazione di reale emergenza, ha comunque ottenuto
buoni risultati, debellando definitivamente il Vienna B in tutti i casi per i quali è stato impiegato.


                                                                                                         Di tutto... di più - 503





restituisce un valore non nullo si può concludere che il file esaminato non contiene il virus, pur
contenendo la stringa sospetta.
               Concludiamo il presente paragrafo presentando la modifica da apportare alla funzione
tronca() per inserire jmp_test() in DISINFES.C:

    ....
    if((bufptr = srchstr(bufptr,sstring)) && !jmp_test(sstring,flen)) {
        bufptr += _O_BYTES_;
    ....

               Il codice di jmp_test(), qualora non si intenda dichiararne il prototipo, deve essere inserito
nel listato prima della definizione di tronca().


                                        U N   E S E M P I O   D I . . .   P I R A T E R I A 

               Il presente paragrafo intende rappresentare esclusivamente un esempio di come i debugger e il
linguaggio C possano essere utilizzati per gestire in profondità l'interazione tra hardware e software; il
caso pratico descritto418 va interpretato esclusivamente come un espediente didattico: non abbiamo alcuna
intenzione di incitare, neppure indirettamente, il lettore all'illecito.
               Inoltre non è questa la sede per addentrarsi in una descrizione dettagliata delle tecniche
utilizzate per proteggere il software dalla duplicazione; basta ricordare che esse si basano spesso su
modalità particolari di formattazione del dischetto da proteggere, tali da rendere il medesimo non
riproducibile dai programmi FORMAT e DISKCOPY. Il programma protetto effettua uno o più controlli, di
norma accessi in lettura e/o scrittura alle tracce formattate in modo non standard, dai risultati dei quali è
in grado di "capire" se il proprio supporto fisico (in altre parole, il disco) è la copia originale oppure ne è
un duplicato.


                                  I n d i v i d u a r e   l a   s t r a t e g i a   d i   p r o t e z i o n e 

               Veniamo ora al nostro esempio. Il programma in questione, che per comodità indichiamo col
nome fittizio di PROG.COM, è protetto contro la duplicazione non autorizzata; il comando DISKCOPY è
in grado di copiare il disco sul quale esso si trova, ma con risultati scadenti: la copia di PROG.COM, non
appena invocata, visualizza un messaggio di protesta e restitusce il controllo al DOS. Come si può
facilmente prevedere, neppure il comando COPY è in grado di superare l'ostacolo: copiando il contenuto
del disco originale sul disco fisso (o su altro floppy disk) si ottiene un risultato analogo al precedente.
Quando viene invocata la copia su hard-disk di PROG.COM la spia del drive A: si illumina per qualche
istante, viene visualizzato il solito messaggio e l'esecuzione si interrompe.
               Proviamo a studiare un interessante frammento tratto dal disassemblato di PROG.COM, ottenuto
mediante il solito DEBUG del DOS (i commenti sono stati aggiunti in seguito):

CS:0100 EB50          JMP    0136
....
CS:0199 3C20          XOR    AL,AL                                                                                ; azzera AL
CS:019B 8AD0          MOV    DL,AL                                                                     ; muove AL in DL
CS:019D 32F6          XOR    DH,DH                                                                                ; azzera DH
CS:019F 8CDB          MOV    BX,DS                                                                     ; muove DS in ES
CS:01A1 8EC3          MOV    ES,BX                                                                       ; attraverso BX
CS:01A3 BBF007        MOV    BX,18FB                                                                              ; carica BX

                              
                                                   
                                                      
     418 Non si tratta di un caso reale. Il frammento di codice disassemblato qui riportato è stato costruito
appositamente ai fini dell'esempio.


504 - Tricky C





CS:01A6 B90102        MOV    CX,0201                                                                        ; carica CX
CS:01A9 B80402        MOV    AX,0204                                                                        ; carica AX
CS:01AC CD13          INT    13                                                                        ; chiama int 13h
CS:01AE 720A          JC     01BA                                                                     ; salta se CF = 1
CS:01B0 BABA00        MOV    DX,154F                                                                        ; carica DX
CS:01B3 B409          MOV    AH,09                                                                     ; stampa stringa
CS:01B5 CD21          INT    21                                                                        ;    tramite DOS
CS:01B7 E97DFF        JMP    0156                                                                      ; salta indietro
CS:01BA 80FC04        CMP    AH,04                                                                    ; confr. AH con 4
CS:01BD 75F1          JNE    01B0                                                                         ; salta se !=
CS:01BF B82144        MOV    AX,4421
....

               Come per tutti i programmi .COM, l'entry point419 si trova alla locazione CS:0100: dopo
l'istruzione JMP 0152 l'esecuzione prosegue a CS:0136, presumibilmente con le opportune operazioni
di inizializzazione, ininfluenti ai nostri fini. Le istruzioni commentate sul listato meritano particolare
attenzione. A CS:01AC viene richiesto l'int 13h (che gestisce i servizi BIOS relativi ai dischi; vedere
pag. 115).I valori caricati nei registri della CPU rivelano che PROG.COM, mediante l'int 13h, legge in
memoria i settori 1, 2, 3 e 4 della seconda traccia del lato 0 del disco che si trova nel drive A:. Al ritorno
dall'int 13h (CS:01AE) viene effettuato un test sul CarryFlag: se questo è nullo, cioè se in fase di
lettura non si è verificato alcun errore (comportamento "normale" se il disco è formattato secondo lo
standard DOS) l'esecuzione prosegue a CS:01B1, è stampata una stringa (il messaggio di protesta) e
viene effettuato un salto a ritroso alla locazione CS:0156, ove sono effettuate, con ogni probabilità, le
operazioni di cleanup e uscita dal programma (infatti il programma termina l'esecuzione subito dopo
avere visualizzato il messaggio). Se, al contrario, il CarryFlag vale 1 (condizione di errore),
l'esecuzione salta a CS:01BA, dove PROG.COM effettua un controllo sul valore che la chiamata
all'int 13h ha restituito in AH. Se esso è 04h (codice di errore per "settore non trovato") l'esecuzione
prosegue a CS:01BF (controlli superati: il disco è la copia originale); in caso contrario avviene il salto
a CS:01B0, con le conseguenze già evidenziate.
               La strategia è ormai chiara: la traccia 2 del lato 0 della copia originale è formattata in modo non
standard. Un tentativo di leggerne alcuni settori determina il verificarsi di una condizione di errore, ed in
particolare di "settore non trovato". Se l'int 13h non riporta entrambi questi risultati, allora PROG.COM
"conclude" che il disco è una copia non autorizzata. Si tratta ora, semplicemente, di trarlo in inganno.


                                                          S u p e r a r e   l a   b a r r i e r a 

               Smascherata la strategia di PROG.COM, occorre resistere alla tentazione di modificare il codice
disassemblato, ad esempio sostituendo una serie di NOP420 alle istruzioni comprese tra CS:01AD
e CS:01BE (significherebbe eliminare l'accesso al disco e tutti i controlli), e riassemblarlo per ottenerne
una versione meno "agguerrita": si rischierebbe di incappare in altri trabocchetti421 e rendersi la vita

                              
                                                   
                                                      
     419 La prima istruzione che viene eseguita dopo il caricamento in memoria del programma.

     420 Null OPeration; istruzione assembler priva di qualunque effetto ed avente il solo scopo di occupare un byte
nel file eseguibile.

     421 In effetti, PROG.COM potrebbe incorporare una routine per l'effettuazione di una sorta di checksum sul file
stesso, al fine di verificare, ad esempio, che la somma dei valori esadecimali dei byte che compongono il codice
binario (o almeno la parte di esso che comprende il frammento esaminato) corrisponda ad un valore predeterminato,
scoprendo così eventuali modifiche al codice originale.


                                                                                        Di tutto... di più - 505





difficile senza alcuna utilità. E' sicuramente più opportuno simulare il verificarsi delle condizioni di errore
ricercate in fase di test: per ottenere tale risultato è sufficiente un programmino in grado di installare un
gestore personalizzato dell'int 13h.
          Questo deve scoprire se la chiamata proviene da PROG.COM: in tal caso occorre restituire le
ormai note condizioni di errore senza neppure accedere al disco; altrimenti è sufficiente concatenare la
routine originale di interrupt.
          Intercettare la chiamata di PROG.COM è semplice: basta un'occhiata alla tabellina riportata
poc'anzi per capire che un test sui registri AX, CX e DX può costituire una "trappola" (quasi) infallibile.
          Ecco il listato:

/********************

   LOADPROG.C - Barninga_Z! - 1990

       Lancia PROG.COM gestendo opportunamente l'int 13h

   COMPILABILE SOTTO BORLAND C++ 2.0

       bcc -O -d -mt -lt loadprog.c

********************/

#pragma  inline
#pragma  option  -k-                                    // fondamentale!!! Evita std stack frame

#include 
#include 
#include 

#define  CHILD_NAME     "PROG.COM"                                          // programma da lanciare

char *credit =
"GO-PROG.EXE - Cracking loader for "CHILD_NAME" - Barninga_Z!, 1992\n\n\
Press a key when ready...\a\n";

char *errorP =
"Error while executing "CHILD_NAME"\a";

void oldint13h(void)                          // dummy function: puntatore a int 13h originale
{
    asm dd 0;                                   // riserva 4 bytes per l'idirizzo dell'int 13h
}

void far newint13h(void)
{
    if(_AX == 0x0204 && _CX == 0x0201 && _DX == 0) {                                // PROG.COM chiama
        asm {
            stc;                                  // setta il carry per simulare errore lettura
            mov ax,0400h;                                     // simula errore "sector not found"
            ret 2;                                                  // esce e toglie flags da stack
        }
    }
    else
        asm jmp dword ptr oldint13h;                              // concatena l'int 13h originale
}

void cdecl kbdclear(void)
{
    asm {
        mov ax,0C07h;
        int 21h;                                        // vuota buffer tastiera e attende tasto
    }


506 - Tricky C





}

void cdecl main(void)
{
    puts(credit);
    kbdclear();
    asm cli;
    (void(interrupt *)())*(long far *)oldint13h = getvect(0x13);
    setvect(0x13,(void(interrupt *)())newint13h);
    asm sti;
    if(spawnl(P_WAIT,CHILD_NAME,CHILD_NAME,NULL))                                          // esegue PROG.COM
        perror(errorP);                                                  // errore load/exec di PROG.COM
    asm cli;
    setvect(0x13,(void(interrupt *)())*(long far *)oldint13h);
    asm sti;
}

               La struttura di LOADPROG.C è semplice: esso si compone di tre routine, a ciascuna delle quali
è affidato un compito particolare.
               La funzione main() installa il nuovo vettore dell'int 13h, lancia PROG.COM mediante
spawnl() e, al termine dell'esecuzione di PROG.COM, ripristina il vettore originale dell'int 13h. Si noti
che spawnl() viene invocata con la costante manifesta (definita in PROCESS.H) P_WAIT: ciò
significa che LOADPROG.COM rimane in RAM durante l'esecuzione di PROG.COM (che ne costituisce un
child process) in attesa di riprendere il controllo al termine di questo, in quanto è necessario effettuare il
ripristino dell'int 13h originale. Se non si prendesse tale precauzione, una chiamata all'int 13h da parte di
un programma eseguito successivamente avrebbe conseguenze imprevedibili (e quasi sicuramente
disastrose, come al solito).
               La funzione newint13h() è il gestore truffaldino dell'int 13h. Essa, in ingresso, controlla se i
registri AX, BX e DX contengono i valori utilizzati da PROG.COM nella chiamata all'interrupt: in tal caso
viene posto uguale a 1 il CarryFlag,  AX a 4 e AL a 0; il controllo ritorna alla routine chiamante senza
che sia effettuato alcun accesso al disco. Si noti l'istruzione RET 2, che sostituisce la più consueta  IRET.
Una chiamata ad interrupt salva automaticamente sullo stack i flag: se newint13h() restituisse il
controllo a PROG.COM con una IRET, questa ripristinerebbe in modo altrettanto automatico i flag
prelevandoli dallo stack e l'istruzione STC non avrebbe alcun effetto; d'altra parte una RET senza
parametro "dimenticherebbe" una word sullo stack, causando probabilmente un crash di sistema422
(vedere pag. 251 e seguenti). Se, al contrario, i valori di AX, BX e DX non sono quelli cercati,
newint13h() concatena il vettore originale saltando all'indirizzo salvato da  getvect() nei byte
riservati dalla funzione jolly oldint13h()423, lasciando che tutto proceda come se LOADPROG non
esistesse. La funzione kbdclear() pulisce il buffer della tastiera e attende la pressione di un tasto:
maggiori particolari sull'argomento a pag. .
               Un'ultima osservazione: la direttiva

#pragma option -k-

evita che il compilatore generi il codice necessario al mantenimento della standard stack frame (vedere
pag. ). In assenza di tale opzione sarebbe indispensabile aggiungere l'struzione POP BP prima della RET
e della JMP in newint13h(); inoltre si potrebbe eliminare l'istruzione DD 0 in oldint13h() in
quanto il codice della funzione occuperebbe di per sé 5 byte (gli opcode corrispondenti alle istruzioni

                              
                                                   
                                                      
     422 Il parametro della RET esprime l'incremento di SP in uscita alla funzione: 2 equivale a una word.

     423 Vedere pag.  e seguenti.


                                                                                                          Di tutto... di più - 507





necessarie alla standard stack frame stessa). La direttiva può essere eliminata qualora si specifichi -k- tra
le opzioni sulla riga di comando del compilatore.


                                                              S u l l a   r e t t a   v i a . . . 

               A cosa può servire un esempio di pirateria? Ovviamente, a fornire spunti utili in situazioni reali
(e lecite!). Vi sono programmi, piuttosto datati, che alla partenza modificano vettori di interrupt senza poi
ripristinarli in uscita. Se tra i vettori modificati ve ne sono alcuni utilizzati da più recenti software di
sistema, il risultato è quasi certamente la necessità di un reset della macchina. Un loader analogo a quello
testè presentato può validamente ovviare.


                     I N S O D D I S F A T T I   D E L L A   V O S T R A   T A S T I E R A ? 

               Possiamo almeno tentare di evitare la sostituzione fisica, dal momento che qui si tratta di
eliminare un problema spesso fastidioso: nessuna tastiera è configurata per gestire tutti i caratteri di cui si
può avere necessità e pertanto, più o meno spesso, si è costretti a ricorrere alle scomode sequenze
ALT+nnn sul tastierino numerico.


                                                          R i d e f i n i r e   l a   t a s t i e r a 

               Il programma presentato in queste pagine è in grado di assegnare ai tasti nuovi scan code e ascii
code, in sostituzione o in aggiunta a quelli standard. Nella maggior parte dei casi sperimentati, KBDPLUS
si è rivelato di grande utilità per aggiungere le parentesi graffe e la tilde, care ai programmatori C, alle
tastiere italiane e le lettere accentate alle tastiere americane; in un caso ha egregiamente trasformato in
tedesca una normale tastiera italiana.
               La tabella di ridefinizione dei tasti è contenuta in un normale file ASCII, ed è pertanto
riconfigurabile a piacere. La sintassi della tabella è semplice: ogni riga del file ASCII rappresenta una
ridefinizione di tasto424 e deve essere strutturata come descritto di seguito.

SPAZI SHIFTS SPAZI SCAN SPAZI NUOVO_SCAN SPAZI ASCII SPAZI COMMENTO





                              
                                                   
                                                      
     424 Ogni tasto può essere ridefinito più volte (ad ogni ridefinizione corrisponde una riga della tabella): in tal
modo si ha la possibilità di associare ad ogni tasto più caratteri, ciascuno dei quali in corrispondenza di una certa
combinazione di shift.


508 - Tricky C





spazi                                   uno o più spazi o tabulazioni. Possono anche non essere presenti.

shifts                                  uno dei seguenti caratteri o una loro combinazione (senza spazi tra un
                                        carattere e l'altro):
                                            A  ALT
                                            C  CTRL
                                            L  LEFT SHIFT
                                            R  RIGHT SHIFT
                                            N  Nessuno shift
                                        Lo shift N è ignorato se non e' il solo presente.

spazi                                   uno o più spazi o tabulazioni.

scan                                    scan code del tasto da ridefinire (2 cifre esadecimali).

spazi                                   uno o più spazi o tabulazioni.

nuovo_scan                              nuovo scan code per il tasto (2 cifre esadecimali). Può essere uguale a SCAN.

spazi                                   uno o più spazi o tabulazioni.

ascii                                   ASCII code per il tasto (2 cifre esadecimali).

spazi                                   uno o più spazi o tabulazioni.

commento                                è opzionale e non ha formato particolare.

               Si noti che utilizzando un comune editor per scrivere il file, una coppia CR LF è aggiunta al
termine di ogni riga quando è premuto il tasto RETURN. La lunghezza della riga, CR_LF compreso, non
può superare gli 80 caratteri. Ecco un esempio di riga valida, che ridefinisce la combinazione
CTRL ALT ESC come ENTER:

CA 01 1C 0D - Il tasto ESC, premuto con CTRL e ALT, equivale a ENTER.

               Gli shift sono indicati all'inizio della riga: CA significa CTRL ALT. Uno spazio separa gli shift
dallo scan code del tasto: 01 è il tasto ESC. Il nuovo scan code (cioè lo scan code che viene inserito nel
buffer di tastiera alla pressione di CTRL ALT ESC è 1C (lo scan code del tasto RETURN). Il nuovo
codice ASCII da inserire nel buffer è 0D, corrispondente anch'esso al tasto RETURN. Tutto ciò che
segue 0D, sino alla fine della riga, rappresenta un commento ed è ignorato dal programma.
               KBDPLUS è un programma TSR, che viene installato fornendogli come parametro (sulla
command line) il nome del file contenente le ridefinizioni dei tasti; la command line è scandita a partire
dall'ultimo parametro ed ognuno di essi (se ve n'è più di uno) è considerato un nome di file. Se il tentativo
di apertura fallisce il processo è ripetuto con il parametro che lo precede; se nessun parametro è un nome
di file esistente o non vi sono parametri, KBDPLUS cerca, nella directory in cui esso stesso si trova, il file
KBDPLUS.DEF425. Se anche questo tentativo fallisce, il programma non si installa e visualizza un testo
di aiuto.


                              
                                                   
                                                      
     425 Per la precisione, il nome del file di dati è costruito con  argv[0]: se si rinomina l'eseguibile, il file di dati
ricercato ha ancora estensione .DEF e nome uguale a quello dell'eseguibile stesso.


                                                                                        Di tutto... di più - 509





               KBDPLUS accetta inoltre, dalla command line, due parametri particolari: il carattere '?', che
provoca la visualizzazione del testo di help senza tentativo di installazione426, e il carattere '*', che
provoca la disinstallazione del programma (se già installato) e il ripristino delle funzionalità originali
della tastiera.
               KBDPLUS è in grado di individuare se stesso in RAM ed evita quindi installazioni multiple.
               Segue il listato.

/**************************************************************************

    KBDPLUS.C - KBDPLUS - Barninga_Z! 1991

        Ridefinitore di tastiera.

    Modalita' di funzionamento.
        Legge un file in formato ASCII e in base al suo contenuto ridefinisce
        la tastiera. Ogni riga del file deve essere lunga al massimo 80 caratteri
        ed e' strutturata come segue:

              shf spc scc spc nsc spc asc spc commento crlf

        dove:

        spc.......uno o piu' blanks o tabs. Possono anche essere presenti
                  prima di shifts; in tal caso saranno ignorati.
        shf.......uno dei seguenti caratteri o una loro combinazione (senza
                  spazi tra un carattere e l'altro):
                      A  ALT
                      C  CTRL
                      L  LEFT SHIFT
                      R  RIGHT SHIFT
                      N  Nessuno shift (ignorato se non e' il solo presente).
        scc.......scan code in esadecimale (2 cifre) del tasto da
                  ridefinire.
        nsc.......nuovo scan code in esadecimale (2 cifre) per il tasto.
                  Puo' essere uguale a scancode.
        asc.......codice ascii in esadecimale (2 cifre) per il tasto.
        commento..e' opzionale e non ha formato particolare.
        crlf......sequenza CR LF che chiude ogni riga di testo.

        Esempio di riga che ridefinisce CTRL ALT ESC:

     CA 01 1C 0D - Il tasto ESC, premuto con CTRL e ALT, equivale a ENTER.

        KBDPLUS accetta, alternativamente al nome di file, due parametri:

        KBDPLUS ?   produce la visualizzazione di uno schermo di aiuto;
        KBDPLUS *   provoca la disinstallazione del programma (purche'
                    esso sia gia' presente in RAM).

    Compilato sotto BORLAND C++ 2.0:

        tcc -O -d -rd -k- -Tm2 kbdplus.C

**************************************************************************/
#pragma  inline
#pragma  warn -pia
#pragma  option -k-                                       /* attenzione: non serve la std stack frame */

#include 
                              
                                                   
                                                      
     426 Il testo è visualizzato anche se KBDPLUS è già residente in RAM.


510 - Tricky C





#include 
#include 

#define  PRG            "KBDPLUS"                               /* nome del programma */
#define  YEAR           "1991"                                                /* anno */
#define  PSPENVOFF      0x2C              /* offset, nel PSP, del ptr all'environment */
#define  ALT_V          ((char)8)
#define  CTRL_V         ((char)4)
#define  LSHF_V         ((char)2)
#define  RSHF_V         ((char)1)
#define  NONE_V         ((char)0)
#define  ALT_C          'A'
#define  CTRL_C         'C'
#define  LSHF_C         'L'
#define  RSHF_C         'R'
#define  NONE_C         'N'
#define  SHFMASK        0x0F           /* shift status mask (elimina NumLock, etc.) */
#define  INKEYPORT      0x60                        /* porta di input della tastiera */
#define  CTRKEYPORT     0x61                    /* porta di controllo della tastiera */
#define  ENABLEKBBIT    0x80                   /* bit di abilitazione della tastiera */
#define  E_O_I          0x20                             /* segnale di fine interrupt */
#define  I_CTRPORT      0x20                   /* porta di controllo degli interrupt */
#define  KBDOFF         0x3FE              /* off di seg implicito nei puntatori - 2 */
#define  MAXLEN         83           /* n. max di carat. in ogni riga del file dati */
#define  BLANK          ' '                               /* spazio bianco (ascii 32) */
#define  ARRDIM         360            /* dimensione della func-array Dummy() (90*4)*/
#define  TSR_TEST       0xAD                                     /* HANDSHAKE per TSR */
#define  TSR_YES        0xEDAF               /* se installato risponde cosi' al test */
#define  TSR_INST       0x00                 /* serv. 0 int 2Fh. Testa se installato */
#define  TSR_FREE       0x01                   /* serv. 1 int 2Fh. Disinstalla il TSR */
#define  DEFEXT         ".DEF"                  /* il file di default e' KBDPLUS.DEF */
#define  HELP_REQUEST   '?'                  /* opzione cmd line per richiedere help */
#define  FREE_REQUEST   '*'                  /* opzione cmd line per disinstall. TSR */

#define  int09h    ((void(interrupt *)())*(((long *)Dummy)+0))               /* off 0 */
#define  int2Fh    ((void(interrupt *)())*(((long *)Dummy)+1))               /* off 4 */
#define  ShiftFlag (*((char far *)*(((int *)Dummy)+4)))                   /* offset 8 */
#define  HeadPtr   (*((int far *)*(((int *)Dummy)+5)))                   /* offset 10 */
#define  TailPtr   (*((int far *)*(((int *)Dummy)+6)))                   /* offset 12 */
#define  StartPtr  (*((int far *)*(((int *)Dummy)+7)))                   /* offset 14 */
#define  EndPtr    (*((int far *)*(((int *)Dummy)+8)))                   /* offset 16 */
#define  nk        (*(((int *)Dummy)+9))                                 /* offset 18 */
#define  ResPSP    (*(((unsigned *)Dummy)+10))                           /* offset 20 */
#define  keys      (((struct KbDef far *)Dummy)+6)                       /* offset 24 */

#define int09h_asm   Dummy                              /* usata nell'inline assembly */
#define int2Fh_asm   Dummy+4                            /* usata nell'inline assembly */
#define ResPSP_asm   Dummy+20                           /* usata nell'inline assembly */

extern unsigned cdecl _heaplen = 8000;              /* riduce ingombro al caricamento */

struct KbDef {                            /* struttura per la gestione della tastiera */
    char shf;                                /* shifts usati per ridefinire il tasto */
    char scan;                                      /* scan code originale del tasto */
    char nwscn;                                          /* nuovo scan code del tasto */
    char nwasc;                                       /* nuovo codice ASCII del tasto */
};

struct ShfFlag {                  /* struttura di definizione dei possibili shifts */
    char kc;                          /* carattere usato per rappresentare lo shift */
    char kv;                                        /* valore dello shift status byte */
} shf[] = {
    {ALT_C,ALT_V},
    {CTRL_C,CTRL_V},


                                                                         Di tutto... di più - 511





    {LSHF_C,LSHF_V},
    {RSHF_C,RSHF_V},
    {NONE_C,NONE_V}                /* NONE deve essere l'ultimo item (ultimo .kv = 0) */
};

void Dummy(void);                  /* necessaria per JMP in newint09h() e newint16h() */

void far newint09h(void)                                           /* handler int 09h */
{
    int i;

    asm {
        push ax;
        push bx;
        push cx;
        push dx;
        push es;
    }
    for(i = 0; i < nk; i++) {                     /* scandisce tabella ridefinizioni */
        if((ShiftFlag & SHFMASK) == keys[i].shf) {
            asm in al,INKEYPORT;
            asm mov cl,al;                   /* salva al; ax e' usato per i puntatori */
            if(_CL == keys[i].scan) {
                TailPtr += 2;
                if(TailPtr == HeadPtr ||
                              (TailPtr == EndPtr && HeadPtr == StartPtr)) {
                    TailPtr -= 2;
                    break;                   /* se il buffer e' pieno lascia al BIOS */
                }
                _CH = keys[i].nwscn;
                _CL = keys[i].nwasc;
                *((int far *)((TailPtr)+KBDOFF)) = _CX;              /* tasto --> buf */
                if(TailPtr == EndPtr)                      /* se è in fondo al buffer */
                    TailPtr = StartPtr;                       /* aggiorna i puntatori */
                asm {
                    in al,CTRKEYPORT;                /* legge lo stato della tastiera */
                    mov ah,al;                                            /* lo salva */
                    or al,ENABLEKBBIT;                   /* setta il bit "enable kbd" */
                    out CTRKEYPORT,al;               /* lo scrive sulla porta di ctrl */
                    xchg ah,al;            /* riprende lo stato originale della tast. */
                    out CTRKEYPORT,al;                               /* e lo riscrive */
                    mov al,E_O_I;               /* manda il segnale di fine Interrupt */
                    out I_CTRPORT,al;                     /* al controllore dell'8259 */
                    jmp _EXIT;
                }
            }
        }
    }
    asm {
        pop es;
        pop dx;
        pop cx;
        pop bx;
        pop ax;
        mov sp,bp;
        pop bp;
        jmp dword ptr int09h_asm;                      /* concatena handler originale */
    }
_EXIT:
    asm {
        pop es;
        pop dx;
        pop cx;
        pop bx;


512 - Tricky C





        pop ax;
        mov sp,bp;
        pop bp;
        iret;                                       /* ritorna al processo interrotto */
    }
}

void far newint2Fh(void)                                      /* gestore dell'int 2Fh */
{
    asm {
        cmp ah,TSR_TEST;                            /* la chiamata viene da KBDPLUS ? */
        jne _CHAIN;                                                      /* no: salta */
        cmp al,TSR_INST;             /* si: e' richiesto il test di gia' installato ? */
        jne _FREETSR;                             /* no: salta al servizio successivo */
        mov ax,TSR_YES;              /* si: carica AX con la "passwd" per restituirla */
        iret;
    }
_FREETSR:
    asm {
        cmp al,TSR_FREE;                       /* e' richiesta la disinstallazione ? */
        jne _CHAIN;                                                      /* no: salta */
        mov ax,offset Dummy;                      /* carica AX con l'offset di Dummy */
        mov dx,seg Dummy;                      /* carica DX con il segmento di Dummy */
        iret;
    }
_CHAIN:
    asm jmp dword ptr int2Fh_asm;                      /* concatena gestore originale */
}

void Dummy(void)                             /* spazio dati globali e strutture KbDef */
{
    asm {
        dd 0;                                                    /* punta all'int 09h */
        dd 0;                                          /* punta all'int 2Fh originale */
        dw 0417h;                                     /* punta allo shift status byte */
        dw 041Ah;                                     /* punta alla testa del kbd buf */
        dw 041Ch;                                      /* punta alla coda del kbd buf */
        dw 0480h;                                     /* punta all'inizio del kbd buf */
        dw 0482h;                                      /* punta alla fine del kbd buf */
        dw 0;                                             /* n. di ridefinizioni (nk) */
        dw 0;                                                          /* PSP del TSR */
        dw 0;                                  /*  tappo per sincronizzare gli offset */
        db ARRDIM dup (0);                 /* spazio per strutture di template KbDef */
    }
}

char *hlpmsg = "\n\
Type  "PRG" ?  for help; "PRG" *  to uninstall.\n\
DATA FILE DESCRIPTION (if no name given, "PRG" tries for "PRG""DEFEXT"):\n\
Each line in the file redefines a key and has the following format:\n\
\n\
      shifts spaces scan spaces newscan spaces ascii spaces comment crlf\n\
\n\
spaces...one or more blanks (or tabs).\n\
shifts...the combination of shift keys: one or more of the following:\n\
            A  (the ALT key)\n\
            C  (the CTRL key)\n\
            L  (the LEFT SHIFT key)\n\
            R  (the RIGHT SHIFT key)\n\
            N  (no shift has to be pressed with the redefined key)\n\
scan.....the hex scan code of the redefined key.\n\
newscan..the new hex scan code for the redefined key. Can be = .\n\
ascii....the hex ASCII code of the char for the redefined key.\n\
comment..optional entry; useful to scribble some remarks.\n\


                                                                         Di tutto... di più - 513





crlf.....a CR LF seq. (End-of-line; max 80 chrs).\n\
\n\
CA 01 1C 0D   Example that makes CTRL ALT ESC same as the ENTER key.\
";                                                                 /* stringa di help */

void release_env(void)                                  /* libera environment del TSR */
{
    extern unsigned _envseg;

    asm {
        mov es,_envseg;               /* ...carica in ES l'ind. di segmento dell'env. */
        mov ah,0x49;             /* chiede al DOS di liberare il MCB dell'environment */
        int 0x21;
    }
}

int nibble(char c)                                     /* 2 hex digit string ===> int */
{
    if(c > (char)0x29 && c < (char)0x40)
        return(c-'0');
    return(((c <= 'Z') ? c : c-BLANK)-('A'-10));
}

char *setcodes(char *bufptr,char far *code)               /* legge i codici dal file */
{
    for(; *bufptr <= BLANK;)
        ++bufptr;
    *code = (char)((nibble(*bufptr) << 4) + nibble(*(++bufptr)));
    return(++bufptr);
}

void readdata(FILE *in)               /* legge i codici e prepara tabella in memoria */
{
    char shift[MAXLEN], *bufptr;
    register int i, lim;

    lim = ARRDIM / sizeof(struct KbDef);
    for(; fgets(shift,MAXLEN,in) && nk < lim; nk++) {
        for(bufptr = shift; *bufptr <= BLANK;)
            ++bufptr;
        for(; *bufptr > BLANK;)
            ++bufptr;
        *bufptr = (char)NULL;
        for(i = 0; shf[i].kv; i++)
            if(strchr(shift,shf[i].kc))
                keys[nk].shf |= shf[i].kv;
        bufptr = setcodes(bufptr,&(keys[nk].scan));
        bufptr = setcodes(bufptr,&(keys[nk].nwscn));
        setcodes(bufptr,&(keys[nk].nwasc));
        }
}

int readfile(int argc,char **argv)                           /* apre e chiude il file */
{
    FILE *in;

    strcpy(strrchr(argv[0],'.'),DEFEXT);
    for(; argc;)                      /* ipotesi: ogni parm in cmdline = nome di file */
        if(in = fopen(argv[--argc],"rb")) {
            printf(PRG": found %s. Reading...\n",argv[argc]);
            readdata(in);
            fclose(in);
            break;
        }


514 - Tricky C





        else
            printf(PRG": %s not found.\n",argv[argc]);
    return(nk);
}

int resparas(void)                     /* calcola paragrafi residenti indispensabili */
{
    return(FP_SEG(keys)+((FP_OFF(keys)+nk*sizeof(struct KbDef))
                                                             >> 4)+1-_psp);
}

int tsrtest(void)                                      /* controlla se gia' residente */
{
    asm {
        mov ah,TSR_TEST;
        mov al,TSR_INST;
        int 0x2F;
        cmp ax,TSR_YES;
        je _RESIDENT;
        xor ax,ax;
    }
_RESIDENT:
    return(_AX);
}

void uninstall(void)                                 /* disinstalla KBDPLUS residente */
{
    void far * ResDataPtr;

    asm {
        mov ah,TSR_TEST;
        mov al,TSR_FREE;
        int 0x2F;
        mov word ptr ResDataPtr,ax;            /* DX:AX e' l'ind. della Dummy resid. */
        mov word ptr ResDataPtr+2,dx;                  /* e va gestito in back-words */
    }
    setvect(0x09,(void(interrupt *)())(*((long far *)ResDataPtr)));
    setvect(0x2F,(void(interrupt *)())(*(((long far *)ResDataPtr)+1)));
    _ES = *(((unsigned far *)ResDataPtr)+10);
    asm {
        mov ah,0x49;           /* chiede al DOS di liberare il MCB del PSP del TSR */
        int 0x21;
    }
}

void install(void)                                            /* installa TSR KBDPLUS */
{
    asm cli;
    int09h = getvect(0x09);
    int2Fh = getvect(0x2F);
    setvect(0x09,(void(interrupt *)())newint09h);
    setvect(0x2F,(void(interrupt *)())newint2Fh);
    asm sti;
    ResPSP = _psp;
    release_env();
    printf(PRG": Installed... %d key redefinition(s).\n",nk);
    keep(0,resparas());                                                      /* TSR ! */
}

void main(int argc,char **argv)
{
    printf(PRG": Keyboard ReDef Utility - Barninga_Z! "YEAR"\n");
    if(argv[1][0] == HELP_REQUEST)
        printf(PRG": help screen.\n%s",hlpmsg);


                                                                                            Di tutto... di più - 515





    else
        if(tsrtest())
            if(argv[1][0] == FREE_REQUEST) {
                uninstall();
                printf(PRG": Uninstalled: original keys restored.\n");
            }
            else
                printf(PRG": Already installed.\n%s",hlpmsg);
        else
            if(readfile(argc,argv))
                install();
            else
                printf(PRG": Invalid data file name or lines.\n%s",hlpmsg);
}

               Il programma installa i gestori dell'int 09h e dell'int 2Fh. L'int 2Fh ha il compito di determinare
se KBDPLUS è già presente in memoria e collabora alla disintallazione: esso controlla se in ingresso AH
contiene il valore della costante manifesta TSR_TEST, nel qual caso valuta AL. Se questo contiene
TSR_INST (il valore è 0 come suggerito da Microsoft) la routine restituisce in AX il valore TSR_YES,
riconosciuto da tsrtest().
               Se invece AL contiene TSR_FREE, il gestore dell'int 2Fh restituisce a uninstall()
l'indirizzo far della Dummy() residente: uninstall() può così ripristinare i vettori e liberare la RAM
allocata al PSP del codice residente.
               Se AL contiene un altro valore, il gestore concatena l'int 2Fh originale.
               Se KBDPLUS non è residente, main() invoca readfile(), che costruisce il nome di default
per il file dati sostituendo all'estensione del nome del programma (ricavato da argv[0]) la stringa
DEFEXT (".DEF") e tenta, comunque, di aprire tutti i file i cui nomi sono specificati sulla command
line, a partire dall'ultimo (ogni parametro è interpretato come nome di file). Se nessuno di essi esiste o
non sono stati passati parametri viene aperto il file di default. Se neppure questo esiste KBDPLUS
visualizza il testo di help e termina.
               Se invece un file è stato trovato ed aperto, vengono lette in memoria, una ad una, le righe che lo
compongono (o, al massimo, tante righe quante sono le ridefinizioni consentite427). La decodifica di ogni
riga avviene non appena questa è letta, per evitare di allocare un buffer in grado di contenere tutto il file.
Sono scartati gli spazi eventualmente presenti ad inizio riga; tutti i caratteri rappresentanti gli shift sono
considerati un'unica sequenza interrotta dal primo blank; gli scan code e il codice ascii sono interpretati
come numeri di due cifre esadecimali e convertiti in int da nibble(), in luogo della quale sarebbe
possibile utilizzare sscanf(), analoga alla fscanf() descritta a pag. 122.
               I dati decodificati sono scritti nella tabella alla quale Dummy() riserva spazio. La Dummy(),
funzione fittizia (vedere pag. ), contiene anche tutti i dati globali; il suo nome (che è in pratica il puntatore
alla funzione) viene all'occorrenza forzato a puntatore ai vari tipi di dato in essa contenuti: alcune macro
consentono di "nascondere" dietro a pseudo-nomi di variabili le indirezioni e i cast necessari, a volte
complessi.Lo stratagemma attuato con la Dummy() consente di lasciare residente in RAM solo ciò che è
indispensabile: newint09h(), newint16h() e i dati globali (di questi, l'array che contiene le
ridefinizioni è l'ultimo, per poterne troncare la parte non utilizzata). In tal modo la funzione
resparas() può calcolare quanti paragrafi devono essere residenti basandosi sulla differenza tra
l'indirizzo della tabella e quello del PSP, alla quale va sommato lo spazio occupato dalle ridefinizioni dei
tasti (il tutto arrotondato per eccesso).
               I gestori newint09h() e newint2Fh() sono dichiarati far e non interrupt: ciò
consente di evitare inutili salvataggi automatici di registri non utilizzati e semplifica, nel caso di
newint2Fh(), la restituzione di un valore alla routine chiamante (vedere pag. 253 e seguenti). Nella
                              
                                                   
                                                      
     427 Il loro numero dipende dallo spazio riservato nella Dummy().


516 - Tricky C





newint09h() la variabile i non può essere dichiarata register: ne risulterebbe complicata la
gestione dello stack (se DI e SI sono referenziati nella funzione il compilatore li spinge sullo stack in
entrata); di qui l'utilizzo dell'opzione -rd in compilazione.
               Quando  KBDPLUS è residente, newint09h() è attivata ad ogni pressione o rilascio di tasto:
viene scandita la tabella delle ridefinizioni alla ricerca di una combinazione di shift e scan code
corrispondenti a quella rilevata sulla tastiera. Se la ricerca ha successo, il nuovo codice ASCII e il nuovo
scan code sono inseriti nel buffer della tastiera (con conseguente aggiornamento del puntatore alla coda
del buffer428) e vengono resettati la tastiera e il controllore degli interrupt. In caso contrario, o se il buffer
della tastiera è pieno, viene concatenato l'int 09h originale.
               Segue il listato di una versione leggermente più sofisticata del programma KBDPLUS; si tratta di
una successiva release, che rimuove uno dei principali limiti della versione appena presentata: l'incapacità
di distinguere tra loro i due ALT (ALT sinistro e ALT-GR) ed i due CTRL (sinistro e destro) presenti
sulla tastiera. Le modifiche al listato sono minime: compaiono le definizioni delle costanti manifeste
ALTGR_V e CTRLR_V (maschere dei bit di shift), nonché ALTGR_C e CTRLR_C (caratteri da utilizzare
per ridefinire un tasto mediante ALT-GR e CTRL destro). Ne risulta, ovviamente, ampliato l'array shf di
strutture ShfFlag. Il riconoscimento del tasto ALT-GR è effettuato nella newint09h() mediante un
controllo basato sul Keyboard Status Byte (pag. 302), che si trova all'indirizzo 0:0496 (nuova costante
manifesta KBSTBYTE).

/******************************************************************************

    KBDPLUS2.C - KBDPLUS 2.5 - Barninga_Z! 14-06-93

        Ridefinitore di tastiera.

    Modalita' di funzionamento.
        Legge un file in formato ASCII e in base al suo contenuto ridefinisce
        la tastiera. Ogni riga del file deve essere lunga max. 80 caratteri
        ed e' strutturata come segue:

              shf spc scc spc nsc spc asc spc commento crlf

        dove:

        spc.......uno o piu' blanks o tabs. Possono anche essere presenti
                  prima di shifts; in tal caso saranno ignorati.
        shf.......uno dei seguenti caratteri o una loro combinazione (senza
                  spazi tra un carattere e l'altro):
                      A  ALT
                      G  ALT GR
                      C  CTRL
                      T  CTRL RIGHT
                      L  LEFT SHIFT
                      R  RIGHT SHIFT
                      N  Nessuno shift (ignorato se non e' il solo presente).
        scc.......scan code in esadecimale (2 cifre) del tasto da ridefinire.
        nsc.......nuovo scan code in esadecimale (2 cifre) per il tasto. Puo'
                  essere uguale a scancode.
        asc.......codice ascii in esadecimale (2 cifre) per il tasto.
        commento..e' opzionale e non ha formato particolare.
        crlf......sequenza CR LF che chiude ogni riga di testo.

        Esempio di riga che ridefinisce CTRL ALT ESC:

                              
                                                   
                                                      
     428 La newint09h() non inserisce i codici ascii e di scansione nel buffer di tastiera mediante il servizio 05h
dell'int 16h in quanto esso è disponibile solo sulle macchine di categoria 80286 o superiore. Sul buffer di tastiera e
sull'int 16h si veda a pag. .


                                                                        Di tutto... di più - 517





     CA 01 1C 0D - Il tasto ESC, premuto con CTRL e ALT, equivale a ENTER.

        Se gia' presente in RAM, KBDPLUS si riconosce e non si installa una
        seconda volta.
        KBDPLUS2 accetta, alternativamente al nome di file, due parametri:
        ?: KBDPLUS2 ?   produce la visualizzazione di uno schermo di aiuto;
        *: KBDPLUS2 *   provoca la disinstallazione del programma (purche' esso
                        sia gia' presente in RAM).

    Compilato sotto TURBO C++ 3.1:

        tcc -O -d -rd -k- -Tm2 kbdplus2.c

******************************************************************************/
#pragma  inline
#pragma  warn -pia
#pragma  option -k-                          // no std stack frame!! serve per assembly!

#include 
#include 
#include 

#define  PRG            "KBDPLUS2"                     /* nome del programma */
#define  VER            "2.5"                                     /* release */
#define  YEAR           "1993"                                       /* anno */
#define  PSPENVOFF      0x2C     /* offset, nel PSP, del ptr all'environment */
#define  ALT_V          ((int)520)     // 512 + 8
#define  ALTGR_V        ((int)8)       // gestito con kbd st. byte (0x496)
#define  CTRL_V         ((int)260)     // 256 + 4
#define  CTRLR_V        ((int)4)
#define  LSHF_V         ((int)2)
#define  RSHF_V         ((int)1)
#define  NONE_V         ((int)0)
#define  ALT_C          'A'
#define  ALTGR_C        'G'
#define  CTRL_C         'C'
#define  CTRLR_C        'T'
#define  LSHF_C         'L'
#define  RSHF_C         'R'
#define  NONE_C         'N'
#define  SHFMASK        0x30F      /* shift status mask per entrambi i bytes */
#define  INKEYPORT      0x60                /* porta di input della tastiera */
#define  CTRKEYPORT     0x61            /* porta di controllo della tastiera */
#define  ENABLEKBBIT    0x80           /* bit di abilitazione della tastiera */
#define  E_O_I          0x20                    /* segnale di fine interrupt */
#define  I_CTRPORT      0x20           /* porta di controllo degli interrupt */
#define  KBSTBYTE       0x496           /* puntatore al keyboard status byte */
#define  KBDOFF         0x3FE   /* offset di seg implicito nei puntatori - 2 */
#define  MAXLEN         83    /* n. max di carat. in ogni riga del file dati */
#define  BLANK          ' '                      /* spazio bianco (ascii 32) */
#define  ARRDIM         1280  /* dimensione della func-array Dummy() (256*5) */
#define  TSR_TEST       0xAD                            /* HANDSHAKE per TSR */
#define  TSR_YES        0xEDAF  /* se instal., int 16 risponde cosi' al test */
#define  TSR_INST       0x00         /* serv. 0 int 2Fh. Testa se installato */
#define  TSR_FREE       0x01          /* serv. 1 int 2Fh. Disinstalla il TSR */
#define  DEFEXT         ".DEF"          /* il file di default e' KBDPLUS.DEF */
#define  HELP_REQUEST   '?'          /* opzione cmd line per richiedere help */
#define  FREE_REQUEST   '*'          /* opzione cmd line per disinstall. TSR */

#define  int09h     ((void (interrupt *)())*(((long *)Dummy)+0)) /* offset 0 */
#define  int2Fh     ((void (interrupt *)())*(((long *)Dummy)+1)) /* offset 4 */
#define  ShiftFlag  (*((int far *)*(((int *)Dummy)+4)))          /* offset 8 */
#define  HeadPtr    (*((int far *)*(((int *)Dummy)+5)))         /* offset 10 */


518 - Tricky C





#define  TailPtr    (*((int far *)*(((int *)Dummy)+6)))         /* offset 12 */
#define  StartPtr   (*((int far *)*(((int *)Dummy)+7)))         /* offset 14 */
#define  EndPtr     (*((int far *)*(((int *)Dummy)+8)))         /* offset 16 */
#define  nk         (*(((int *)Dummy)+9))                       /* offset 18 */
#define  ResPSP     (*(((unsigned *)Dummy)+10))                 /* offset 20 */
#define  keys       ((struct KbDef far *)DummyFkeys)

#define int09h_asm   Dummy                     /* usata nell'inline assembly */
#define int2Fh_asm   Dummy+4                   /* usata nell'inline assembly */
#define ResPSP_asm   Dummy+20                  /* usata nell'inline assembly */

extern unsigned cdecl _heaplen = 8000;

struct KbDef {
    int  shf;
    char scan;
    char nwscn;
    char nwasc;
};

struct ShfFlag {
    char kc;
    int  kv;
} shf[] = {
    {ALT_C,ALT_V},
    {ALTGR_C,ALTGR_V},          // aggiunta 14-06-93
    {CTRL_C,CTRL_V},
    {CTRLR_C,CTRLR_V},          // aggiunta 14-06-93
    {LSHF_C,LSHF_V},
    {RSHF_C,RSHF_V},
    {NONE_C,NONE_V}       /* NONE deve essere l'ultimo item (ultimo .kv = 0) */
};

void Dummy(void);                /* necessaria per newint09h() e newint16h() */
void DummyFkeys(void);           /* necessaria per newint09h() e newint16h() */

void far newint09h(void)
{
    asm {
        push ax;
        push bx;
        push cx;
        push dx;
        push es;
    }
    for(_SI = 0; _SI < nk; _SI++) {
        if(((*(char far *)KBSTBYTE & keys[_SI].shf) == keys[_SI].shf) ||
                                    ((ShiftFlag & SHFMASK) == keys[_SI].shf)) {
            asm in al,INKEYPORT;
            asm mov cl,al;          /* salva al; ax e' usato per i puntatori */
            if(_CL == keys[_SI].scan) {
                TailPtr += 2;
                if(TailPtr == HeadPtr ||
                                  (TailPtr == EndPtr && HeadPtr == StartPtr)) {
                    TailPtr -= 2;
                    break;   /* se il buffer e' pieno scarica barile al BIOS */
                }
                _CH = keys[_SI].nwscn;
                _CL = keys[_SI].nwasc;
                *((int far *)((TailPtr)+KBDOFF)) = _CX;
                if(TailPtr == EndPtr)
                    TailPtr = StartPtr;
                asm {
                    in al,CTRKEYPORT;       /* legge lo stato della tastiera */


                                                                     Di tutto... di più - 519





                    mov ah,al;                                   /* lo salva */
                    or al,ENABLEKBBIT;          /* setta il bit "enable kbd" */
                    out CTRKEYPORT,al; /* lo scrive sulla porta di controllo */
                    xchg ah,al;   /* riprende lo stato originale della tast. */
                    out CTRKEYPORT,al;                      /* e lo riscrive */
                    mov al,E_O_I;      /* manda il segnale di fine Interrupt */
                    out I_CTRPORT,al;            /* al controllore dell'8259 */
                    jmp _EXIT;
                }
            }
        }
    }
    asm {
        pop es;
        pop dx;
        pop cx;
        pop bx;
        pop ax;
        pop si;
        jmp dword ptr int09h_asm;
    }
_EXIT:
    asm {
        pop es;
        pop dx;
        pop cx;
        pop bx;
        pop ax;
        pop si;
        iret;
    }
}

void far newint2Fh(void)
{
    asm {
        cmp ah,TSR_TEST;                   /* la chiamata viene da KBDPLUS ? */
        jne _CHAIN;                                             /* no: salta */
        cmp al,TSR_INST;    /* si: e' richiesto il test di gia' installato ? */
        jne _FREETSR;                    /* no: salta al servizio successivo */
        mov ax,TSR_YES;   /* si: carica AX con la "password" per restituirla */
        iret;
    }
_FREETSR:
    asm {
        cmp al,TSR_FREE;               /* e' richiesta la disinstallazione ? */
        jne _CHAIN;                                             /* no: salta */
        mov ax,offset Dummy;              /* carica AX con l'offset di Dummy */
        mov dx,seg Dummy;              /* carica DX con il segmento di Dummy */
        iret;
    }
_CHAIN:
    asm jmp dword ptr int2Fh_asm;             /* concatena gestore originale */
}

void Dummy(void)                    /* spazio dati globali e strutture KbDef */
{
    asm {
        dd 0;                                                  /* ptr int 09 */
        dd 0;                                 /* punta all'int 2Fh originale */
        dw 0417h;                            /* punta allo shift status byte */
        dw 041Ah;                                        /* punta alla testa */
        dw 041Ch;                                         /* punta alla coda */
        dw 0480h;                                        /* punta all'inizio */


520 - Tricky C





        dw 0482h;                                         /* punta alla fine */
        dw 0;                                    /* n. di ridefinizioni (nk) */
        dw 0;                                                 /* PSP del TSR */
    }
}

void DummyFkeys(void)
{
    asm {
        db ARRDIM dup (0);         /* spazio per strutture di template KbDef */
    }
}

char *hlpmsg = "\n\
Type  KBDPLUS ?  for help; KBDPLUS *  to uninstall.\n\
DATA FILE DESCRIPTION (if no name given, "PRG" searches for "PRG""DEFEXT"):\n\
Each line in the file redefines a key and has the following format:\n\
\n\
        shifts spaces scan spaces newscan spaces ascii spaces comment\n\
\n\
spaces...one or more blanks (or tabs).\n\
shifts...the combination of shift keys: one or more of the following:\n\
            A  (the ALT key)\n\
            G  (the ALT GR key)\n\
            C  (the LEFT CTRL key)\n\
            T  (the RIGHT CTRL key)\n\
            L  (the LEFT SHIFT key)\n\
            R  (the RIGHT SHIFT key)\n\
            N  (no shift has to be pressed with the redefined key)\n\
scan.....the hex scan code of the redefined key.\n\
newscan..the new hex scan code for the redefined key. It can be = .\n\
ascii....the hex ASCII code of the char for the redefined key.\n\
comment..optional entry; useful to scribble some remarks.\n\
\n\
CA 01 1C 0D   Example that makes CTRL ALT ESC equivalent to the ENTER key.";

void release_env(void)
{
    extern unsigned _envseg;

    asm {
        mov es,_envseg; /* ...carica in ES l'ind. di segmento dell'environm. */
        mov ah,0x49;  /* richiede al DOS di liberare il MCB dell'environment */
        int 0x21;
    }
}

int nibble(char c)                              /* hex digit string ===> int */
{
    if(c > (char)0x29 && c < (char)0x40)
        return(c-'0');
    return(((c <= 'Z') ? c : c-BLANK)-('A'-10));
}

char *setcodes(char *bufptr,char far *code)
{
    for(; *bufptr <= BLANK;)
        ++bufptr;
    *code = (char)((nibble(*bufptr) << 4) + nibble(*(++bufptr)));
    return(++bufptr);
}

void readdata(FILE *in)
{


                                                                       Di tutto... di più - 521





    char shift[MAXLEN], *bufptr;
    register int i, lim;

    lim = ARRDIM / sizeof(struct KbDef);
    for(; fgets(shift,MAXLEN,in) && nk < lim; nk++) {
        for(bufptr = shift; *bufptr <= BLANK;)
            ++bufptr;
        for(; *bufptr > BLANK;)
            ++bufptr;
        *bufptr = (char)NULL;
        for(i = 0; shf[i].kv; i++)
            if(strchr(shift,shf[i].kc))
                keys[nk].shf |= shf[i].kv;
        bufptr = setcodes(bufptr,&(keys[nk].scan));
        bufptr = setcodes(bufptr,&(keys[nk].nwscn));
        (void)setcodes(bufptr,&(keys[nk].nwasc));
        }
}

int readfile(int argc,char **argv)
{
    FILE *in;

    strcpy(strrchr(argv[0],'.'),DEFEXT);
    for(; argc;)
        if(in = fopen(argv[--argc],"rb")) {
            (void)printf(PRG": found %s. Reading...\n",argv[argc]);
            readdata(in);
            (void)fclose(in);
            break;
        }
        else
            (void)printf(PRG": %s not found.\n",argv[argc]);
    return(nk);
}

int resparas(void)
{
    return(FP_SEG(keys)+((FP_OFF(keys)+nk*sizeof(struct KbDef)) >> 4)+1-_psp);
}

int tsrtest(void)
{
    asm {
        mov ah,TSR_TEST;
        mov al,TSR_INST;
        int 0x2F;
        cmp ax,TSR_YES;
        je _RESIDENT;
        xor ax,ax;
    }
_RESIDENT:
    return(_AX);
}

void uninstall(void)
{
    void far * ResDataPtr;

    asm {
        mov ah,TSR_TEST;
        mov al,TSR_FREE;
        int 0x2F;
        mov word ptr ResDataPtr,ax; /* DX:AX e' l'ind. della Dummy residente */


522 - Tricky C





        mov word ptr ResDataPtr+2,dx;         /* e va trattato in back-words */
    }
    setvect(0x09,(void(interrupt *)())(*((long far *)ResDataPtr)));
    setvect(0x2F,(void(interrupt *)())(*(((long far *)ResDataPtr)+1)));
    _ES = *(((unsigned far *)ResDataPtr)+10);
    asm {
        mov ah,0x49;   /* richiede al DOS di liberare il MCB del PSP del TSR */
        int 0x21;
    }
}

void install(void)
{
    asm cli;
    int09h = getvect(0x09);
    int2Fh = getvect(0x2F);
    setvect(0x09,(void(interrupt *)())newint09h);
    setvect(0x2F,(void(interrupt *)())newint2Fh);
    asm sti;
    ResPSP = _psp;
    release_env();
    (void)printf(PRG": Installed... %d key redefinition(s).\n",nk);
    keep(0,resparas());                                             /* TSR ! */
}

void main(int argc,char **argv)
{
    (void)printf(PRG" "VER": Keyboard ReDef Utility - Barninga_Z! "YEAR"\n");
    if(argv[1][0] == HELP_REQUEST)
        (void)printf(PRG": help screen.\n%s",hlpmsg);
    else
        if(tsrtest())
            if(argv[1][0] == FREE_REQUEST) {
                uninstall();
                (void)printf(PRG": Uninstalled: original keys restored.\n");
            }
            else
                (void)printf(PRG": Already installed.\n%s",hlpmsg);
        else
            if(readfile(argc,argv))
                install();
            else
                (void)printf(PRG": Invalid data file name or lines.\n%s",hlpmsg);
}

          Sono state introdotte anche alcune modifiche volte ad incrementare l'efficienza complessiva del
programma: in particolare, nella newint09h() il ciclo di scansione della tabella dei tasti ridefiniti è
gestito esplicitamente mediante il registro SI (nella precedente versione era utilizzata una variabile
automatica allocata nello stack). Detta tabella, infine, è stata scorporata dalla funzione jolly Dummy() e
lo spazio ad essa necessario è ora riservato mediante una seconda funzione fittizia, la dummyFkeys(); è
stata inoltre coerentemente modificata la definizione della costante manifesta keys.


                                              U n a   u t i l i t y 

          A corredo di KBDPLUS presentiamo un semplice programma in grado di visualizzare, nei
formati decimale ed esadecimale, lo scan code ed il codice ASCII di ogni tasto premuto. KBDCODES può
risultare utile nella preparazione della tabella di ridefinizioni da utilizzare con KBDPLUS.


                                                                         Di tutto... di più - 523





/**************************************************************************

    KBDCODES.C - Barninga_Z! - 1991

        Visualizza scan code e ascii code del tasto premuto. Per uscire
        basta premere ESC due volte di seguito.

    Compilato sotto BORLAND C++ 2.0

        tcc -O -d -mt -lt kbdcodes.c

**************************************************************************/
#include 

#define  ESC      ((char)0x1B)
#define  NORMAL   ((char)0x00)
#define  EXTENDED ((char)0x10)
#define  NORMOPT  '-'
#define  EXTOPT   '+'
#define  YRLIMIT  ((char)0x05)
#define  YRADDR   ((char far *)0xF000FFFCL)

char *msg[] ={"\
KEYBCODE 1.0 : Keyboard Codes : Barninga_Z! : Torino, 14/04/1991\n\n\
Current setting is %s bios service:\n\
KBDCODES +   forces extended bios service;\n\
KBDCODES -   forces normal bios service.\n\n\
Press keys to see ScanCodes and AsciiCodes;\n\
Press ESC twice to exit.\n\n",
"\
ScanCode  = %02Xh (%3d);  AsciiCode = %02Xh (%3d)\n",
"\
normal",
"\
extended"
};

void main(int argc,char **argv)
{
    unsigned char scan, ascii, service = NORMAL;
    register count = 2;
    char far *BiosYear = YRADDR;

    if(*BiosYear > YRLIMIT) {
        service = EXTENDED;
        count = 3;
    }
    if(argc > 1)
        if(*argv[1] == NORMOPT) {
            service = NORMAL;
            count = 2;
        }
        else
            if(*argv[1] == EXTOPT) {
                service = EXTENDED;
                count = 3;
            }
    printf(msg[0],msg[count]);
    for(count = 0; ; count < 2) {
        _AH = service;
        asm int 16h;
        scan = _AH;
        ascii = _AL;
        printf(msg[1],(int)scan,(int)scan,(int)ascii,(int)ascii);


524 - Tricky C





        if(ascii == ESC)
            ++count;
        else
            count = 0;
    }
}

               KBDCODES si basa sull'int 16h, di cui invoca il servizio 10h (tastiera estesa) se il bios della
macchina è datato 1986 o piu' recente, altrimenti usa il servizio 00h. E' possibile forzare l'uso del servizio
10h invocando il programma con il parametro '+' sulla command line; il parametro '-', al contrario, forza
l'utilizzo del servizio 00h. Per uscire dal programma è sufficiente premere il tasto ESC due volte
consecutive oppure la sequenza CTRL-BREAK.


                            V U O T A R E   I L   B U F F E R   D E L L A   T A S T I E R A 

               Molte applicazioni che richiedono all'utilizzatore l'immissione di dati dalla tastiera necessitano
che il buffer della tastiera venga vuotato prima della richiesta di input: si evita in tal modo che tasti
battuti, ad esempio, durante durante una fase elaborativa e interpretati al momento sbagliato producano
risultati errati o un comportamento imprevedibile del programma. Lo svuotamento del buffer di tastiera
può essere effettuato in diversi modi: uno di questi è implementare un ciclo utilizzante il servizio 01h
dell'int 16h (vedere pag.  e seguenti) per controllare se nel buffer c'è un tasto "in attesa"; in caso
affermativo questo viene rimosso mediante il servizio 00h. L'uscita dal ciclo avviene quando il
servizio 01h segnala che il buffer è vuoto.
               Un altro metodo consiste nell'utilizzare la funzione 0Ch dell'int 21h, appositamente prevista per
pulire il buffer della tastiera e invocare una delle funzioni 01h, 06h, 07h, 08h, 0Ah: se si desidera
esclusivamente vuotare il buffer è sufficiente indicare 06h quale valore di AL (funzione) e FFh quale
valore di DL (input per la funzione)429. Le caratteristiche della funzione 0Ch dell'in 21h sono le seguenti:




                              
                                                   
                                                      
     429 La funzione di libreria bdos() (vedere pag. 115) è quel che ci vuole per applicare il metodo descritto:

    ....
    bdos(0x0C,0xFF,0x06);
    ....

     Per completezza aggiungiamo che il servizio 06h legge un carattere dallo standard input se il registro DL
contiene FFh, altrimenti essa scrive sullo standard output il carattere rappresentato dal valore di DL; con la
funzione 07h, che attende la pressione di un tasto, è possibile realizzare una rudimentale imitazione di getch()
(che, d'altra parte, la utilizza) in grado di pulire il buffer della tastiera:

    ....
    (char)bdos(0x0C,0x00,0x07);
    ....

     La bdos() restituisce 0 se è stato premuto un tasto speciale (tasti funzione, etc.). Per conoscerne il codice è
sufficiente invocare una seconda volta la funzione 07h.

    ....
    (char)bdos(0x07,0x00,0x00);
    ....


                                                                                        Di tutto... di più - 525





INT 21H, SERV. 0CH: PULISCE IL BUFFER DI TASTIERA E INVOCA UN SERVIZIO

Input                 AH         0Ch

                      AL         servizio da invocare (può essere 01h, 06h, 07h, 08, 0Ah)

                      Altri      Altri registri: valori eventualmente richiesti dalla funzione indicata in
                                 AL.

Output                AL         il carattere in input (eccetto funzione 0Ah)


          Il terzo metodo utilizza i puntatori alla testa e alla coda del buffer (vedere, anche in questo caso,
pag.  e seguenti):

/********************

    BARNINGA_Z! - 1990

    CLEARKBD.C - clearkbd()

    void cdecl clearkbd(void);

    COMPILABILE CON TURBO C++ 1.0

        tcc -O -d -c -mx clearkbd.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

void cdecl clearkbd(void)
{
    *((int far *)0x41A) = *((int far *)0x41C);
}

          Il meccanismo è banale: il puntatore alla testa e quello alla coda del buffer si trovano agli
indirizzi 0:041A e 0:041C, rispettivamente. Tali indirizzi possono pertanto essere considerati i
puntatori a detti puntatori: la loro indirezione ne restituisce i valori. La funzione clearkbd(), quindi,
non fa altro che rendere uguali il puntatore alla testa e quello alla coda, forzando così la condizione di
buffer vuoto.


                 C A T T U R A R E   I L   C O N T E N U T O   D E L   V I D E O 

          In questo esempio presentiamo un programma TSR che consente di scrivere in un file
specificato dall'utente il contenuto del video (in modo testo) quando vengano premuti
contemporaneamente i due tasti di shift. Il testo del buffer video è aggiunto ai dati eventualmente già
presenti nel file indicato; al termine di ogni riga (e prima di quella iniziale) è aggiunta una sequenza
CR LF; in coda al buffer è inserito un carattere ASCII 12 (FormFeed o salto pagina), rendendo in tal
modo il tutto particolarmente idoneo al successivo editing mediante programmi di videoscrittura.

/********************

   Barninga_Z! - 1991

   SHFVWRIT.C - TSR che scrive su un file il buffer video CGA, EGA,


526 - Tricky C





                VGA in modo testo formattato mediante l'aggiunta di
                CR+LF in testa e a fine riga, e di FF in coda. Il nome
                del file deve essere specificato sulla command line.

                I bit del byte attributo (eccetto il bit del blink)
                sono invertiti per segnalare lo svolgimento
                dell'operazione e sono nuovamente invertiti al termine
                della scrittura su file (effettuata in append). Se
                l'applicazione interrotta "ridisegna" una parte del
                video durante la scrittura, i bit dei bytes attibuto
                di tale porzione del video non vengono invertiti al
                termine dell'operazione. Il TSR si attiva premendo
                contemporaneamente i due SHIFT.

        Compilato sotto TURBO C++ 1.01

                    tcc -O -d -rd -k- -Tm2 shfvwrit.c

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-

#include 
#include 
#include 

#define PRG                  "SHFVWRIT"
#define YEAR                 "1991"
#define _BLANK_              ((char)32)
#define _FF_                 ((char)12)
#define _LF_                 ((char)10)
#define _CR_                 ((char)13)
#define _NROW_               25
#define _NCOL_               80
#define _VBYTES_             _NROW_*_NCOL_
#define _NCR_                (_NROW_+1)
#define _NLF_                _NCR_
#define _NFF_                1
#define _BUFDIM_             (_VBYTES_+_NCR_+_NLF_+_NFF_)
#define _MONO_VIDADDR_       ((char far *)0xB0000000L)
#define _COLR_VIDADDR_       ((char far *)0xB8000000L)
#define _SHFMASK_            ((char)3)
#define _MASK_               ((char)127)
#define _TSR_TEST_           0x97                         /* shfvwrit e' residente ? */
#define _TSR_YES_            0xABFE                    /* risposta = si, e' residente */
#define _PSPENVOFF_          0x2C                   /* off del seg ptr all'env.in psp */
#define _FNMLEN_             80                    /* lungh. max path con NULL finale */

#define  int09h   ((void (interrupt *)())(*((long *)TSRdata)))                    /*dd*/
#define  int28h   ((void (interrupt *)())(*(((long *)TSRdata)+1)))                /*dd*/
#define  int2Fh   ((void (interrupt *)())(*(((long *)TSRdata)+2)))                /*dd*/
#define  fnameptr ((char far *)(*(((long *)TSRdata)+3)))                          /*dd*/
#define  strptr   ((char far *)(*(((long *)TSRdata)+4)))                          /*dd*/
#define  shfflag  (*(((int *)TSRdata)+10))                                        /*dw*/
#define  exeflag  (*(((int *)TSRdata)+11))                                        /*dw*/
#define  shfstat  (*((char far *)(*(((int *)TSRdata)+12))))                       /*dw*/
#define  vidstr   (((char *)TSRdata)+26)                                         /*arr*/
#define  vidatr   (((char *)TSRdata)+26+_BUFDIM_)                                /*arr*/
#define  fname    (((char far *)TSRdata)+26+_BUFDIM_+_VBYTES_)                   /*arr*/

#define  int09h_asm    TSRdata
#define  int28h_asm    TSRdata+4
#define  int2Fh_asm    TSRdata+8
#define  fnameptr_asm  TSRdata+12


                                                                        Di tutto... di più - 527





#define  strptr_asm    TSRdata+16

#define  clear_stack()asm {pop di;pop si;pop ds;pop es;pop dx;pop cx;pop bx;pop ax;}

void TSRdata(void);                  /* consente l'uso del nome prima della definiz. */

void filewrit(void)
{
    strptr = vidstr;
    asm {
        push ds;
        mov ah,0x5B;
        xor cx,cx;                                              /* attributo normale */
        lds dx,dword ptr fnameptr_asm;
        int 0x21;                                   /* tenta di aprire un nuovo file */
        pop ds;
        mov bx,ax;
        cmp ax,0x50;                                /* se ax=50h il file esiste gia' */
        jne _OPENED;
        push ds;
        mov ax,0x3D01;
        lds dx,dword ptr fnameptr_asm;
        int 0x21;                              /* il file esiste: puo' essere aperto */
        pop ds;
        mov bx,ax;
        mov ax,0x4202;
        xor cx,cx;
        xor dx,dx;
        int 0x21;                                /* va a EOF per effettuare l'append */
    }
_OPENED:
    asm {
        mov cx,_BUFDIM_;
        mov ah,0x40;
        push ds;
        lds dx,dword ptr strptr_asm;
        int 0x21;                                       /* scrive il buffer nel file */
        pop ds;
        mov ah,0x3E;
        int 0x21;                                                  /* chiude il file */
    }
}


void vidstrset(void)
{
    register j, i;
    char far *vidptr, far *vidstop;
    char *atrptr;

    atrptr = vidatr;
    asm {
        push bp;
        push sp;
        mov ah,0x0F;
        int 0x10;
        pop sp;
        pop bp;
    }
    switch(_AL) {
        case 2:
        case 3:
            vidptr = _COLR_VIDADDR_;
            break;


528 - Tricky C





        case 7:
            vidptr = _MONO_VIDADDR_;
            break;
        default:
            return;
    }
    vidstop = (vidptr += (_BH*_VBYTES_));
    strptr = vidstr;
    *strptr++ = _CR_;
    *strptr++ = _LF_;
    for(i = 0;i < _NROW_;i++) {
        for(j = 0;j < _NCOL_;j++,vidptr++) {
            *strptr++ = (*vidptr) ? *vidptr : _BLANK_;
            *atrptr++ = (*(++vidptr) ^= _MASK_);
        }
        *strptr++ = _CR_;
        *strptr++ = _LF_;
    }
    *strptr++ = _FF_;
    filewrit();
    for(;vidptr > vidstop;vidptr--)
        *vidptr = (*(--vidptr) == (*(--atrptr) ^= _MASK_)) ? *vidptr :
                                                                                *atrptr;
}


void interrupt newint28h(void)
{
    if(shfflag & (!exeflag)) {
        exeflag = 1;
        vidstrset();
        shfflag = exeflag = 0;
    }
    clear_stack();                      /* macro per uscire da funzione interrupt */
    asm jmp dword ptr int28h_asm;
}


void interrupt newint09h(void)
{
    if(((shfstat & _SHFMASK_) == _SHFMASK_) && (!(shfflag | exeflag)))
        shfflag = 1;
    clear_stack();                      /* macro per uscire da funzione interrupt */
    asm jmp dword ptr int09h_asm;
}


void far newint2Fh(void)                     /* non interrupt: non serve salvare regs */
{
    asm {
        cmp al,0;
        jne _CHAIN;
        cmp ah,_TSR_TEST_;
        je _ANSWER;
    }
_CHAIN:
    asm jmp dword ptr int2Fh_asm;
_ANSWER:
    asm {
        mov ax,_TSR_YES_;
        iret;
    }
}


                                                                         Di tutto... di più - 529





void TSRdata(void)
{
    asm {
        dd 0;                                                        /* ptr int 09h */
        dd 0;                                                        /* ptr int 28h */
        dd 0;                                                        /* ptr int 2Fh */
        dd 0;                                                /* ptr al nome del file */
        dd 0;                         /* ptr all'array contenente copia del video */
        dw 0;                                                /* flag richiesta popup */
        dw 0;                                                   /* flag popup attivo */
        dw 0x417;                                          /* ptr shift status byte */
        db _BUFDIM_ dup (0);                     /* buffer dati dal video al file */
        db _VBYTES_ dup (0);                  /* buffer bytes-attributo dal video */
        db _FNMLEN_ dup (0);                          /* pathname del file di output */
    }
}


int tsrtest(void)
{
    asm {
        mov ah,_TSR_TEST_;
        xor al,al;
        int 0x2F;
        cmp ax,_TSR_YES_;
        je _RESIDENT;
        xor ax,ax;
    }
_RESIDENT:
    return(_AX);
}


void release_env(void)
{
    asm {
        mov ax,_psp;                                               /* tramite AX... */
        mov es,ax;                  /* ...carica in ES l'ind. di segmento del PSP */
        mov bx,_PSPENVOFF_;                /* ES:BX punta all'indirizzo dell'Env. */
        mov ax,es:[bx];                /* salva in AX l'ind di segmento dell'Env. */
        mov es,ax;                                       /* per poi caricarlo in ES */
        mov ah,0x49;                /* libera il blocco di memoria tramite il DOS */
        int 0x21;                                            /* int 21h servizio 49h */
    }
}


void install(void)
{
    asm cli;
    int09h = getvect(0x09);
    int28h = getvect(0x28);
    int2Fh = getvect(0x2F);
    setvect(0x09,newint09h);
    setvect(0x28,newint28h);
    setvect(0x2F,(void (interrupt *)())newint2Fh);
    asm sti;
    release_env();
    _DX = FP_SEG(fnameptr)-_psp+1+((FP_OFF(fnameptr)+_FNMLEN_) >> 4);
    asm {
        mov ax,0x3100;
        int 0x21;
    }


530 - Tricky C





}


int filetest(char *argv1)
{
    register i;

    fnameptr = fname;
    for(i = 0; argv1[i]; i++)
        fname[i] = argv1[i];
    asm {
        push ds;
        lds si,dword ptr fnameptr_asm;
        les di,dword ptr fnameptr_asm;
        mov ah,0x60;                                       /* ricava il pathname completo */
        int 0x21;                 /* ATTENZIONE: e' un servizio DOS non documentato!! */
        lds dx,dword ptr fnameptr_asm;
        xor cx,cx;                                                    /* attributo normale */
        mov ah,0x5B;
        int 0x21;                                       /* tenta di aprire un nuovo file */
        jnc _OPENED_NEW;                                    /* file aperto: il nome e' ok */
        cmp ax,0x50;                                /* se AX=50h il file esiste: nome ok */
        je _FNAME_OK;
        jmp _EXITFUNC:
    }
_OPENED_NEW:
    asm {
        mov bx,ax;
        mov ah,0x3E;
        int 0x21;                                                         /* chiude il file */
        mov ah,0x41;
        int 0x21;                                                          /* e lo cancella */
    }
_FNAME_OK:
    asm xor ax,ax;
_EXITFUNC:
    asm pop ds;
    return(_AX);
}


void main(int argc,char **argv)
{
    (void)puts(PRG" - Barninga_Z! - Torino - "YEAR".");
    if(argc != 2)
        (void)puts(PRG": sintassi: shfvwrit [d:][path]file[.ext]");
    else
        if(tsrtest())
            (void)puts(PRG": già residente in RAM.");
        else
            if(filetest(argv[1]))
                (void)puts(
                      PRG": impossibile aprire il file specificato.");
            else {
                (void)puts(
                 PRG": per attivare premere LeftShift e RightShift.");
                install();
            }
}

         La struttura del programma non è particolarmente complessa. La main() controlla che sia
stato fornito, via command line, un nome di file per l'output: in caso negativo l'elaborazione viene
interrotta. La funzione tsrtest() verifica l'eventuale presenza in RAM del TSR, utilizzando l'int 2Fh


                                                                                         Di tutto... di più - 531





(la tecnica è descritta a pag. ). Se il programma non è già residente, filetest() controlla la validità
del nome di file specificato dall'utente: il servizio 60h dell'int 21h (vedere anche pag. ) è utilizzato per
ricavarne il pathname completo, onde evitare che variazioni dei default relativi a drive e directory di
lavoro determinino la scrittura dei dati in luoghi imprevisti. La main() invoca poi install(), che
completa la fase di installazione: essa, in primo luogo, salva i vettori degli interrupt utilizzati dal
programma e sostituisce ad essi quelli dei nuovi gestori; in seguito invoca release_env(), che libera
la RAM occupata dall'environment fornito dal DOS al TSR (vedere pag. ), dal momento che questo non
ne fa uso. Infine install() calcola il numero di paragrafi che devono rimanere residenti (l'algoritmo di
calcolo è descritto a pag. ) e installa SHFVWRIT mediante l'int 21h, servizio 31h, "cuore" della funzione
di libreria keep() (pag. 276), qui invocato direttamente per rendere il codice più compatto.
          Tutti i dati globali necessari al programma sono gestiti nello spazio ad essi riservato, all'interno
del code segment, dalla funzione jolly TSRdata(), che chiude il gruppo delle routine residenti. Le
macro atte a facilitare i riferimenti a detti dati sono definite, nel sorgente, al termine delle direttive
#define relative alle costanti manifeste. Disorientati? Niente paura: vedere a pag. .
          La funzione newint2Fh() è il nuovo gestore dell'int 2Fh: essa è dichiarata far in quanto la
semplicità della sua struttura rende inutile il salvataggio automatico dei registri. Il concatenamento al
gestore originale (nel caso in cui SHFVWRIT non sia ancora installato) è effettuato mediante una
istruzione JMP; il ritorno al processo chiamante (SHFVWRIT installato) mediante una IRET. In entrambi
i casi è indispensabile ripristinare lo stack quale esso appare al momento dell'ingresso nella funzione: a
seconda della versione del compilatore può essere necessario, a tal fine, effettuare una POP del registro
BP.
          La funzione newint09h() è il nuovo gestore dell'int 09h: esso si occupa semplicemente di
analizzare il byte di stato degli shift per intercettare lo hotkey. Se l'utente preme i due shift e, al tempo
stesso, il TSR non è attivo (exeflag = 0) viene posto a 1 il flag indicante la richiesta di popup, cioè di
attivazione. Anche in questo caso il concatenamento al gestore originale è effettuato con una JMP; lo
stack è ripristinato dalla macro clear_stack(), precedentemente definita. La newint09h() è
dichiarata interrupt per sicurezza. Essa, infatti, gestisce un interrupt hardware che viene invocato da un
evento asincrono; inoltre contiene quasi esclusivamente codice C, con la conseguenza che non è possibile
sapere a priori quali registri vengano da essa modificati. In questo caso appare prudente (e comodo)
lasciare al compilatore il compito di salvare in modo opportuno i registri della CPU.
          La newint28h() gestisce l'int 28h: essa è pertanto invocata dal DOS quando questo è in
attesa di un input dalla tastiera. Se è stato richiesto il popup e il TSR non è attivo, viene posto a 1 il flag
che ne indica l'attivazione ed è invocata vidstrset(). Al rientro sono azzerati i flag e viene
concatenato il gestore originale. Anche newint28h() è scritta quasi interamente in linguaggio C,
pertanto è dichiarata interrupt.
          La funzione vidstrset() pilota le operazioni di lettura del buffer video e di preparazione
alla scrittura nel file. Essa verifica la modalità video attuale mediante il servizio 0Fh dell'int 10h: se è
grafica o testo a 40 colonne il controllo è restituito a newint28h() senza intraprendere alcuna azione,
altrimenti viene opportunamente determinato l'indirizzo del buffer video.
          Mediante indirezioni e incrementi di puntatori, il testo contenuto nel buffer è copiato nello
spazio ad esso riservato nella TSRdata(), inserendo al tempo stesso i caratteri necessari per dare al
testo il formato voluto; inoltre gli ASCII 0 sono trasformati in ASCII 32 (spazio). I byte attributo del
buffer, e dunque i colori del testo visualizzato, dopo essere stati anch'essi salvati in un array collocato
nella TSRdata(), sono modificati tramite un'operazione di XOR con un byte che funge da maschera: lo
scopo è segnalare visivamente che SHFVWRIT è in azione. Al termine di queste operazioni è invocata
filewrit() e al rientro da questa una nuova operazione di XOR, identica alla precedente, ripristina i
colori originali del testo nelle sole aree di video non modificate da altre applicazioni durante l'attività di
filewrit().
          Quest'ultima si occupa delle operazioni di output nel file specificato dall'utente: dal momento
che il testo deve essere aggiunto al contenuto del file, è necessario che esso sia creato se non esiste, ma
non distrutto se è già presente. Il servizio 5Bh dell'int 21h tenta l'apertura di un nuovo file: se questo


532 - Tricky C





esiste l'operazione fallisce (il servizio 3Ch ne avrebbe troncato a 0 la lunghezza) e il file può essere aperto
con il servizio 3Dh. Dopo l'operazione di scrittura il file viene chiuso: in tal modo il DOS aggiorna
correttamente FAT e directory. La filewrit() è scritta quasi per intero in assmbly inline non solo per
ragioni di velocità e compattezza del codice, ma anche (e soprattutto) per evitare l'uso di funzioni di
libreria430 e, di conseguenza, i problemi descritti a pag. .
               Concludiamo il commento al codice di SHFVWRIT evidenziandone le carenze, dovute alla
necessità di presentare un esempio di facile comprensione. Le routine residenti non segnalano all'utente il
verificarsi di eventuali errori (modalità video non prevista, disco pieno, etc.) e mancano gestori per gli
int 23h e 1Bh (CTRL-C, CTRL-BREAK) e per l'int 24h (errore critico), la gestione dei quali è quindi
lasciata all'applicazione interrotta. Il limite più evidente è però l'utilizzo dell'int 28h come punto di
attivazione: detto interrupt è infatti generato dal DOS nei loop interni alle funzioni 01h-0Ch dell'int 21h,
cioè, in prima approssimazione, quando esso è in attesa di un input da tastiera. Se l'applicazione interrotta
non si avvale del DOS per gestire la tastiera ma, piuttosto, del BIOS (int 16h), newint09() può ancora
registrare nell'apposito flag la richiesta di popup, ma questo non avviene sino al termine dell'applicazione
stessa.
               Presentiamo di seguito il listato del programma VIDEOCAP, che rappresenta una evoluzione di
SHFVWRIT. In particolare VIDEOCAP utilizza ancora quale punto di attivazione l'int 28h, ma incorpora
un gestore dell'int 16h (newint16h()), il quale simula con un loop sul servizio 01h/11h le richieste di
servizio 00h/10h; in tale loop viene invocato un int 28h (se non sono in corso servizi DOS) consentendo
così l'attivazione anche sotto programmi che gestiscono la tastiera via int 16h. La routine di copia del
buffer video individua il modo video attuale (ammessi testo 80 colonne colore o mono), il numero di
righe video attuali e la pagina corrente, risultando così più flessibile e completa di quella incorporata da
SHFVWRIT. L'offset della pagina video corrente nel buffer video è determinato moltiplicando 160 (80 %
2) per il numero di righe correnti e sommando un correttivo (individuato empiricamente) descritto in una
tabella hard-coded, alla quale è riservato spazio dalla funzione fittizia rowFactors().
               Si noti che le funzioni fittizie sono dichiarate DUMMY, così come il tipo di parametro richiesto.
L'identificatore di tipo DUMMY è, in realtà, definito e reso equivalente a void dalla riga

typedef void DUMMY;

               Si tratta dunque di uno stratagemma volto ad aumentare la leggibilità del programma (lo
specificatore typedef definisce sinonimi per i tipi di dato; vedere pag. 118).
               VIDEOCAP, a differenza di SHFVWRIT, impiega una funzione fittizia per ogni variabile globale
residente: in tal modo è più semplice referenziarle mediante operazioni di cast e si evitano alcune
#define.Anche la modalità in cui il programma segnala di avere eseguito il proprio compito è
radicalmente diverso: invece di modificare il colore dei caratteri a video durante l'operazione, VIDEOCAP
emette un breve beep a 2000 Hz non appena chiuso il file. La funzione beep2000Hz() esemplifica
come pilotare l'altoparlante del PC in una routine residente.

/******************************************************************************

    VIDEOCAP.C - Barninga_Z! - 09/11/92

        Utility TSR per salvataggio del video su file. Invocare con un nome
        di file per installare in memoria. Il dump su file si ottiene
        premendo contemporaneamente i due tasti di shift. Per disinstallare
        invocare con un asterisco come parametro sulla command line.

        Compilato sotto BORLAND C++ 3.1:
                              
                                                   
                                                      
     430 Scrivendo la funzione in puro linguaggio C sarebbe stato necessario utilizzare, al minimo, la int86x() e la
segread().


                                                                       Di tutto... di più - 533





            bcc -Tm2 -O -d -rd -k- videocap.c

******************************************************************************/
#pragma inline
#pragma warn -pia

#include                    // la #include  deve essere DOPO tutte le
#include                        // funzioni DUMMY contenenti asm ... dup(...)
#include                       // perche' in io.h e' definita int dup(int)

#define PRG            "VIDEOCAP"
#define VER            "1.0"
#define YEAR           "1992"
#define CRLF           0A0Dh                                               // backwords
#define UNINSTALL      '*'                                 // opzione disinstallazione
#define BLANK          32
#define FORMFEED       12
#define _NCOL_         80
#define _MAXROW_       50
#define _BUFDIM_       ((_NCOL_*_MAXROW_)+(2*_MAXROW_)+3)  // b*h+b*CRLF+CRLFFF
#define _MONO_V_SEG_   0B000h
#define _COLOR_V_SEG_  0B800h
#define _SHFMASK_      3
#define _TSR_TEST_     0xA1                          // videocap e' residente ?
#define _TSR_YES_      0xFF16                           // risposta = si, e' residente
#define _FNAMELEN_     81                // lungh. max pathname compreso NULL finale
#define  BADCHARS      ";,:|><"                  // caratteri illeciti nei nomi di file

typedef     void       DUMMY;

int pathname(char *path,char *src,char *badchrs);
char far *getInDOSaddr(void);

DUMMY resPSP(DUMMY)
{
    asm dw 0;
}

DUMMY inDosFlagPtr(DUMMY)
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old09h(DUMMY)
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old16h(DUMMY)
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old28h(DUMMY)
{
    asm dd 0;
}

DUMMY old2Fh(DUMMY)
{
    asm dd 0;
}


534 - Tricky C





DUMMY opReq(DUMMY)
{
    asm db 0;
}

DUMMY inOp(DUMMY)
{
    asm db 0;
}

DUMMY rowFactors(DUMMY)                 // fattori di offset per pagine video su VGA
{
    asm db  48, 12;                       // fattore offset, numero righe (AL,AH) da
    asm db  48, 25;                       // utilizzare per calcolare l'offset della
    asm db 112, 29;                                // pagina attiva nel buffer video
    asm db  16, 43;
    asm db  96, 50;
    asm db   0,  0;                         // tappo (segnala la fine della tabella)
}

DUMMY fileName(DUMMY)
{
    asm db _FNAMELEN_ dup(0);
}

DUMMY bufVid(DUMMY)
{
    asm db _BUFDIM_ dup(BLANK);
}

#include    // definisce dup(int); va incluso DOPO tutte le asm XX dup(Y)

void beep2000Hz(void)
{
    asm in al,61h;                                             // prepara PC speaker
    asm or al,3;
    asm out 61h,al;
    asm mov al,0B6h;
    asm out 43h,al;
    asm mov al,054h;
    asm out 42h,al;
    asm mov al,2;
    asm out 42h,al;                                          // suona a 2000 Hz
    asm mov cx,0FFFFh;
  DELAY:
    asm jmp $ + 2;
    asm loop DELAY;
    asm in al,61h;
    asm and al,0FCh;
    asm out 61h,al;                                            // esclude PC speaker
}

void writebufVid(int rows)
{
    asm push ds;
    asm xor cx,cx;                                              // attributo normale
    asm mov ax,seg fileName;
    asm mov ds,ax;
    asm mov dx,offset fileName;
    asm mov ah,0x5B;
    asm int 0x21;                                   // tenta di aprire un nuovo file
    asm pop ds;
    asm mov bx,ax;
    asm cmp ax,0x50;                                // se ax=50h il file esiste gia'


                                                                        Di tutto... di più - 535





    asm jne OPENED;
    asm push ds;
    asm mov ax,seg fileName;
    asm mov ds,ax;
    asm mov dx,offset fileName;
    asm mov ax,0x3D01;
    asm int 0x21;                                // il file esiste: puo' essere aperto
    asm pop ds;
    asm mov bx,ax;
    asm mov ax,0x4202;
    asm xor cx,cx;
    asm xor dx,dx;
    asm int 0x21;                                   // va a EOF per effettuare l'append
  OPENED:
    asm push ds;
    asm mov ax,_NCOL_;
    asm mov cx,rows;
    asm mul cl;                                         // AX = AL*CL (colonne * righe)
    asm push ax;
    asm mov ax,2;
    asm mul cl;                                    // AX = AL*CL (righe*2; spazio CRLF)
    asm pop cx;
    asm add cx,ax;                               // CX = spazio totale righe * colonne
    asm add cx,3;                    // CX = spazio totale con CRLF 1^ riga + FF finale
    asm mov ax,seg bufVid;
    asm mov ds,ax;
    asm mov dx,offset bufVid;
    asm mov ah,0x40;
    asm int 0x21;                                          // scrive il buffer nel file
    asm pop ds;
    asm mov ah,0x3E;
    asm int 0x21;                                                    // chiude il file
    asm call _beep2000Hz;
}

int getOffsetByRow(void)
{
    asm push ds;
    asm mov ax,seg rowFactors;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset rowFactors;
  NEXT_FACTOR:
    asm lodsw;
    asm cmp ax,0;
    asm je END_OF_TABLE;               // non trovato n.righe in tabella -> offset = 0
    asm cmp ah,cl;
    asm jne NEXT_FACTOR;
    asm xor ah,ah;
    asm mov bx,2;
    asm mul bx;                        // raddoppia offset per contare attributi video
  END_OF_TABLE:
    asm pop ds;
    return(_AX);                                              // AX = offset correttivo
}

int setbufVid(void)
{
    asm push ds;
    asm xor dl,dl;                                         // valore restituito: righe
    asm mov ax,_COLOR_V_SEG_;                                // video se modo video ok;
    asm mov ds,ax;                                                      // altrimenti 0
    asm mov ah,0Fh;
    asm int 10h;
    asm push bx;                                           // BH = pagina video attiva


536 - Tricky C





    asm cmp al,2;
    asm je GETROWS;
    asm cmp al,3;
    asm je GETROWS;
    asm cmp al,7;
    asm je MONO;
    asm pop bx;
    asm jmp EXIT_FUNC;
  MONO:
    asm mov ax,_MONO_V_SEG_;
    asm mov ds,ax;
  GETROWS:
    asm mov ax,1130h;
    asm xor bh,bh;
    asm push bp;
    asm int 10h;
    asm pop bp;
    asm inc dl;                                               // numero righe display
    asm xor ch,ch;
    asm mov cl,dl;
    asm pop bx;
    asm mov bl,bh;
    asm xor bh,bh;
    asm mov ax,_NCOL_ * 2;
    asm push dx;
    asm mul cx;
    asm mul bx;                       // AX = offset in buf. video della pagina attiva
    asm push ax;
    asm push bx;                                                      // salva AX e BX
    asm call _getOffsetByRow;                   // restituisce AX = offset correttivo
    asm pop bx;                                                     // BX = num. pag.
    asm mul bx;                       // offset * num. pagina; AX = totale correttivo
    asm pop bx;                                                   // BX = offset base
    asm add ax,bx;                                // AX = offset totale in buf. video
    asm pop dx;
    asm mov si,ax;                                                  // DS:SI -> video
    asm mov ax,seg bufVid;
    asm mov es,ax;
    asm mov di,offset bufVid;                                       // ES:DI -> buffer
  NEXTROW:
    asm mov word ptr es:[di],CRLF;
    asm add di,2;
    asm push cx;
    asm mov cx,_NCOL_;
  ROWCOPY:
    asm lodsb;
    asm cmp al,0;                                                     // NULL -> BLANK
    asm jne NOT_NULL;
    asm mov al,BLANK;
  NOT_NULL:
    asm stosb;
    asm inc si;                                                     // salta attributo
    asm loop ROWCOPY;
    asm pop cx;
    asm loop NEXTROW;
    asm mov word ptr es:[di],CRLF;
    asm add di,2;
    asm mov byte ptr es:[di],FORMFEED;
  EXIT_FUNC:
    asm pop ds;
    return(_DL);
}

void far new09h(void)


                                                      Di tutto... di più - 537





{
    asm push ax;
    asm push bx;
    asm push ds;
    asm cmp byte ptr opReq,0;
    asm jne EXIT_INT;
    asm cmp byte ptr inOp,0;
    asm jne EXIT_INT;
    asm xor ax,ax;
    asm mov ds,ax;
    asm mov bx,0417h;                     // indir. shift status byte
    asm mov al,byte ptr [bx];
    asm and al,_SHFMASK_;
    asm cmp al,_SHFMASK_;
    asm jne EXIT_INT;
    asm mov byte ptr opReq,1;
  EXIT_INT:
    asm pop ds;
    asm pop bx;
    asm pop ax;
    asm jmp dword ptr old09h;
}

void far new16h(void)
{
    asm sti;
    asm cmp ah,0;
    asm je SERV_0;
    asm cmp ah,10h;
    asm je SERV_0;
    asm cmp ah,1;
    asm je SERV_1;
    asm cmp ah,11h;
    asm je SERV_1:
    asm jmp EXIT_INT;
  SERV_1:
    asm int 28h;
    asm jmp EXIT_INT;
  SERV_0:
    asm push dx;
    asm mov dx,ax;
    asm inc dh;
  LOOP_0:
    asm mov ax,dx;
    asm cli;
    asm pushf;
    asm call dword ptr old16h;
    asm jnz KEY_READY;
    asm push ds;
    asm push bx;
    asm lds bx,dword ptr inDosFlagPtr;
    asm cmp byte ptr [bx],0;
    asm pop bx;
    asm pop ds;
    asm jne LOOP_0;
    asm sti;
    asm int 28h;
    asm jmp LOOP_0;
  KEY_READY:
    asm mov ax,dx;
    asm dec ah;
    asm pop dx;
  EXIT_INT:
    asm jmp dword ptr old16h;


538 - Tricky C





}

void interrupt new28h(void)
{
    asm cmp byte ptr opReq,0;
    asm je CALL_OLDINT;
    asm cmp byte ptr inOp,0;
    asm jne CALL_OLDINT;
    asm mov byte ptr inOp,1;
    asm call _setbufVid;
    asm cmp ax,0;
    asm je DONE;
    asm push ax;
    asm call _writebufVid;
    asm pop cx;
  DONE:
    asm mov byte ptr inOp,0;
    asm mov byte ptr opReq,0;
  CALL_OLDINT:
    asm pushf;
    asm call dword ptr old28h;
}

void s2Funinstall(void)
{
    asm push ds;
    asm xor ax,ax;
    asm mov es,ax;
    asm mov ax,seg old09h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old09h;
    asm mov di,0x09 * 4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm mov ax,seg old16h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old16h;
    asm mov di,0x16 * 4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm mov ax,seg old28h;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old28h;
    asm mov di,0x28 * 4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm mov ax,seg old2Fh;
    asm mov ds,ax;
    asm mov si,offset old2Fh;
    asm mov di,0x2F * 4;
    asm mov cx,2;
    asm rep movsw;
    asm pop ds;
}

void far new2Fh(void)
{
    asm cmp ah,_TSR_TEST_;
    asm je NEXT0;
    asm jmp CHAIN_INT;
  NEXT0:
    asm cmp al,0;
    asm jne NEXT1;
    asm mov ax,_TSR_YES_;


                                                                       Di tutto... di più - 539





    asm jmp EXIT_INT;
  NEXT1:
    asm cmp al,UNINSTALL;
    asm jne NEXT2;
    asm call _s2Funinstall;
    asm mov ax,word ptr resPSP;
    asm jmp EXIT_INT;
  NEXT2:
  CHAIN_INT:
    asm jmp dword ptr old2Fh;
  EXIT_INT:
    asm iret;
}

void releaseEnv(void)
{
    extern unsigned _envseg;

    if(freemem(_envseg))
        puts(PRG": impossibile liberare l'environment.");
}

void install(void)
{
    extern unsigned _psp;

    (char far *)*(long far *)inDosFlagPtr = getInDOSaddr();
    *(unsigned far *)resPSP = _psp;
    releaseEnv();
    asm cli;
    (void(interrupt *)(void))*((long far *)old09h) = getvect(0x09);
    (void(interrupt *)(void))*((long far *)old16h) = getvect(0x16);
    (void(interrupt *)(void))*((long far *)old28h) = getvect(0x28);
    (void(interrupt *)(void))*((long far *)old2Fh) = getvect(0x2F);
    setvect(0x09,(void (interrupt *)(void))new09h);
    setvect(0x16,(void (interrupt *)(void))new16h);
    setvect(0x28,new28h);
    setvect(0x2F,(void (interrupt *)(void))new2Fh);
    asm sti;
    puts(PRG": per attivare premere LShift e RShift. "PRG" *  disinstalla.");
    keep(0,FP_SEG(releaseEnv) + (FP_OFF(releaseEnv) / 16) - _psp + 1);
}

int tsrtest(void)
{
    _AL = 0;
    _AH = _TSR_TEST_;
    geninterrupt(0x2F);
    return(_AX == _TSR_YES_);
}

int filetest(char *fname)
{
    FILE *testFile;
    int newFile;
    char path[_FNAMELEN_];

    if(pathname(path,fname,BADCHARS))
        return(1);
    newFile = access(path,0);
    if(!(testFile = fopen(path,"a")))
        return(1);
    fclose(testFile);
    _fstrcpy((char far *)fileName,(char far *)path);


540 - Tricky C





    if(newFile)
        return(unlink(path));
    return(0);
}

void uninstall(void)
{
    _AH = _TSR_TEST_;
    _AL = UNINSTALL;
    geninterrupt(0x2F);
    if(freemem(_AX))
        puts(PRG": impossibile liberare la memoria allocata.");
    else
        puts(PRG": disinstallato. Vettori ripristinati e RAM liberata.");
}

void main(int argc,char **argv)
{
    puts(PRG" "VER" - Barninga_Z! - Torino - "YEAR".");
    if(argc != 2)
        puts(PRG": sintassi: "PRG" [d:][path]file[.ext] | *");
    else
        if(tsrtest())
            if(*argv[1] == UNINSTALL)
                uninstall();
            else
                puts(PRG": già residente in RAM.");
        else
            if(filetest(argv[1]))
                puts(PRG": impossibile aprire il file specificato.");
            else
                install();
}

          VIDEOCAP chiama due funzioni delle quali, per brvità, il codice comprende esclusivamente i
prototipi: si tratta di pathname(), utilizzata per ricavare il path completo del file fornito come
parametro sulla riga di comando, e di getInDOSaddr(), che restituisce l'indirizzo dell'InDOS Flag
(pag. 192). I listati completi e commentati delle due funzioni si trovano, rispettivamente, a pag. 472 e
pag. 295. Infine, si noti che lo header file IO.H è incluso dopo la definizione di tutte le funzioni fittizie,
per evitare che il compilatore interpreti come chiamate alla funzione dup(), in esso dichiarata, le
direttive assembly DUP utilizzate per riservare spazio alle variabili globali residenti (vedere pag. 157).


                                   D I S I N S T A L L A R E   I   T S R 

          Sappiamo che, per un programma TSR, la capacità di disinstallarsi (liberando la RAM allocata e
rilasciando i vettori di interrupt agganciati) è una caratteristica utile.
          Sappiamo anche, per esperienza, che non tutti i TSR ne sono dotati e pertanto possono essere
rimossi dalla memoria esclusivamente con un nuovo bootstrap.
          Ecco allora una utility di qualche aiuto: essa è, a sua volta, un TSR, in grado di disinstallare tutti
i TSR caricati successivamente.

/********************

    Barninga_Z! - 1991

        ZAPTSR.C - TSR in grado di rimuovere dalla ram tutti i TSR
            caricati dopo la propria installazione (nonche' se' medesimo),


                                                                         Di tutto... di più - 541





            ripristinando i vettori di interrupt attivi al momento del
            proprio caricamento e liberando tutti i blocchi di memoria
            allocati ad un PSP maggiore del proprio. E' possibile
            installarne piu' copie in RAM; quando si richiede la
            disinstallazione (invocare con un asterisco come parametro
            sulla command line) viene disinstallata l'ultima copia
            installata (criterio L.I.F.O.) e, con essa, tutti i TSR
            caricati successivamente. Passando un piu' (+) sulla command
            line, ZAPTSR si installa allocando a se' stesso tutti i
            blocchi di RAM liberi ad indirizzi minori del proprio.

            STRATEGIA: il numero di copia installata, l'indirizzo di
                segmento del MCB della porzione residente e la tavola
                dei vettori sono conservati nello spazio riservato dalla
                funzione dummy GData(). La comunicazione tra porzione
                residente e porzione transiente e' gestita mediante
                l'int 2Fh. La main() effettua la scelta tra
                disinstallazione e installazione; se ZAPTSR e' gia'
                attivo in RAM viene invocata confirm() per richiedere
                conferma. La func install() gestisce le operazioni
                relative all'installazione; uninstall() quelle relative
                alla disinstallazione.

        Compilato sotto BORLAND C++ 1.01:

            bcc -O -d -rd zaptsr.c

********************/

#pragma  inline
#pragma  warn -pia
#pragma  warn -rvl
#pragma  -k+                // il codice e' scritto per TURBO C++ 1.01 (vedere pag. 173)

#include 
#include 
#include 

#define  PRG           "ZAPTSR"                                /* nome del programma */
#define  REL           "1.0"                                              /* versione */
#define  YR            "1991"                                 /* anno di compilazione */
#define  HEY_YOU       0xB3               /* byte riconoscimento chiamata all'int 2Fh */
#define  HERE_I_AM     0xA1C9                   /* risposta per gia' presente in RAM */
#define  HANDSHAKE     0x00                      /* richiesta se gia' presente in RAM */
#define  UNINSTALL     0x01                /* richiesta disinstallazione all'int 2Fh */
#define  UNINST_OPT    '*'                     /* opzione richiesta disinstallazione */
#define  ALLOC_OPT     '+'                     /* opz. allocazione blocchi precedenti */
#define  CNT_SPC       2              /* bytes occupati dal numero di copia install. */
#define  MCB_SPC       2              /* bytes occupati dall'ind.seg. del MCB resid. */
#define  VEC_SPC       1024               /* bytes occupati dalla tavola dei vettori */
#define  FALSE         NULL                                     /* booleano per falso */
#define  TRUE          (!FALSE)                                 /* booleano per vero */
#define  LASTBLK       'Z'                   /* segnala ultimo blocco DOS di memoria */

const char *CopyRight = \
PRG": TSRs controller -"REL"- Barninga_Z! "YR".\n\
";
const char *ConfirmMsg = \
PRG": Already active; install copy #%u (Y/N)? \
";
const char *EnvErrMsg = \
PRG": Couldn't release environment block; memory error.\n\
";
const char *InstMsg = \


542 - Tricky C





PRG": Copy #%u installed; RAM status and vectors table saved.\n\
        NOTE: Installing "PRG" with a plus sign ('+') as command line\n\
              parameter will protect lower MCBs.\n\
        NOTE: All TSRs loaded after this copy of "PRG" (and "PRG" also)\n\
              will be unloaded by invoking "PRG" with an asterisk ('*')\n\
              as command line parameter.\n\
";
const char *UnInstMsg = \
PRG": Copy #%u uninstalled; vectors restored and RAM freed up.\n\
";
const char *UnInstErrMsg = \
PRG": Cannot uninstall; not active in RAM.\n\
        DOS errorlevel set to 1.\n\
";

struct MCB {                  /* struttura per la gestione dei Memory Control Blocks */
    char     pos;                           /* 'Z' = ultimo blocco; 'M' = non ultimo */
    unsigned psp;                       /* PSP del programma proprietario del blocco */
    unsigned dim;                              /* dimensione del blocco in paragrafi */
    char     res[3];                                             /* riservato al DOS */
    char     name[8];             /* nome progr. se DOS >= 4.0; altrimenti non usato */
};

void _restorezero(void);                  /* non e' dichiarata negli include di bcc */

/********************
    GData(): funzione dummy; lo spazio riservato nel code segment dalle
        db e' utilizzato per memorizzare il numero della copia, l'indir.
        di seg. del MCB della porzione residente e la tavola dei vettori.
        L'opcode dell'istruzione RETF rappresenta un byte (in eccesso) in
        coda allo spazio riservato ai dati globali.
        Se si compilasse (sempre con TC++ 1.0 o successivi) ma senza la
        opzione -k- lo spazio disponibile comprenderebbe 5 bytes in eccesso
        (gli opcodes per la gestione dello stack piu' la RETF) di cui 3 in
        testa. Questi ultimi non rappresenterebbero un problema in quanto i
        dati memorizzati in GData() non devono essere inizializzati dal
        compilatore, ma lo sono a run-time.
********************/

void far GData(void)
{
    asm {
        db CNT_SPC dup(?);                          /* numero della copia installata */
        db MCB_SPC dup(?);             /* ind. di seg. del MCB della parte residente */
        db VEC_SPC dup(?);                                    /* tavola dei vettori */
    }
}

/********************
    new2Fh(): gestore dell'int 2Fh. Utilizzato per le comunicazioni tra
        parte transiente e parte residente. Se non riconosce in AH il
        segnale della parte transiente (HEY_YOU) concatena il gestore
        precedente il cui indirizzo e' prelevato direttamente nella copia
        di tavola dei vettori contenuta in GData(). Altrimenti analizza AL
        per determinare quale servizio e' richiesto dalla porzione
        transiente. Sono riconosciuti due servizi:
        1) HANDSHAKE: la parte transiente richiede se vi e' una copia di
           ZAPTSR gia' attiva in RAM; new2Fh() restituisce in AX la parola
           d'ordine quale risposta affermativa e in DX il numero della
           copia.
        2) UNINSTALL: la parte transiente richiede la disinstallazione
           dell'ultima copia caricata; new2Fh() restituisce in AX:DX
           l'indirizzo della GData() residente. La convenzione generale
           per la restituzione di double words da funzioni è DX:AX,


                                                                         Di tutto... di più - 543





           sacrificata in questo caso per ottenere codice piu' compatto
           efficiente.
********************/

void far new2Fh(void)
{
    asm {
        pop bp;
        cmp ah,HEY_YOU;
        jne CHAIN;
        cmp al,HANDSHAKE;
        jne NO_HANDSHAKE;
        push ds;
        mov ax,seg GData;
        mov ds,ax;
        mov bx,offset GData;
        mov dx,ds:word ptr[bx];                           /* DX = numero di copia */
        mov ax,HERE_I_AM;                                 /* AX = parola d'ordine */
        pop ds;
        iret;
    }
NO_HANDSHAKE:
    asm {
        cmp al,UNINSTALL;
        jne NO_UNINSTALL;
        mov ax,seg GData;
        mov dx,offset GData;            /* AX:DX = indirizzo di GData() residente */
        iret;
    }
NO_UNINSTALL:
CHAIN:
    asm jmp dword ptr GData+MCB_SPC+CNT_SPC+(4*2Fh);
}

/********************
    releaseEnv(): libera il blocco di memoria allocato dal DOS alla copia
        di environment creata per ZAPTSR.
********************/

void releaseEnv(void)
{
    extern unsigned _envseg;

    if(freemem(_envseg))
         printf(EnvErrMsg);
}

/********************
    restoredata(): ripristina i vettori di interrupt copiandoli dalla
        GData() residente (di cui ottiene l'indirizzo via int 2Fh) alla
        tavola dei vettori. Restituisce l'indirizzo di segmento del MCB
        della parte residente.
********************/

unsigned restoredata(void)
{
    asm {
        push ds;
        mov al,UNINSTALL;
        mov ah,HEY_YOU;
        int 2Fh;
        cli;
        mov ds,ax;
        mov si,dx;                               /* DS:SI punta a GData residente */


544 - Tricky C





        add si,CNT_SPC;                                       /* salta il n. di copia */
        mov bx,ds:word ptr [si];
        add si,MCB_SPC;
        xor ax,ax;
        mov es,ax;
        xor di,di;                                /* ES:DI punta a tavola vettori */
        mov cx,512;
        rep movsw;                                       /* ripristina tavola vettori */
        sti;
        pop ds;
    }
    return(_BX);
}

/********************
    getfirstmcb(): ottiene dal DOS l'indirizzo del primo MCB in RAM.
        ATTENZIONE: si basa su un servizio non documentato dell'in 21h
********************/

unsigned getfirstmcb(void)
{
    asm {
        mov ah,52h;
        int 21h;
        mov ax,es:[bx-2];
    }
    return(_AX);
}

/********************
    uninstall(): pilota le oprazioni di disinstallazione. Da restoredata()
        ottiene l'indirizzo di segmento della parte residente; da
        getfirstmcb() ottiene l'indirizzo di segmento del primo MCB nella
        RAM. Questo e' il punto di partenza per un ciclo in cui
        uninstall() libera (azzrandone nel MCB l'indirizzo del PSP
        proprietario) tutti i blocchi appartenenti a PSP residenti ad
        indirizzi successivi a quello del MCB della parte residente.
        Con questa tecnica sfuggono alla disinstallazione i TSR
        eventualmente caricati ad inidirizzi inferiori a quello della
        parte residente, quantunque dopo di essa cronologicamente (evento
        raro, indicatore di problemi di allocazione).
********************/

void uninstall(unsigned cnt)
{
    register resMCB, mcb;

    resMCB = restoredata();
    mcb = getfirstmcb();
    do {
        mcb += ((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->dim+1;
        if(((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->psp > resMCB)
            ((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->psp = 0;
    } while(((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->pos != LASTBLK);
    printf(UnInstMsg,cnt);
}

/********************
    savedata(): effettua il salvataggio dei dati nella GData(). Sono
        copiati, nell'ordine, il numero della copia di ZAPTSR in fase di
        installazione, l'indirizzo di segmento del MCB del medesimo e la
        tavola dei vettori.
********************/


                                                                         Di tutto... di più - 545





void savedata(unsigned cnt)
{
    asm {
        push ds;
        cli;
        cld;
        mov ax,seg GData;
        mov es,ax;
        mov di,offset GData;
        mov ax,cnt;                                        /* salva numero di copia */
        stosw;
        mov ax,_psp;
        dec ax;                                                 /* salva segmento MCB */
        stosw;
        xor ax,ax;
        mov ds,ax;
        xor si,si;
        mov cx,512;                                           /* salva tavola vettori */
        rep movsw;
        sti;
        pop ds;
    }
}

/********************
    install(): pilota le operazioni di installazione. Invoca
        _restorezero(), definita nello startup code, per ripristinare i
        vettori eventualmente agganciati dallo startup code medesimo;
        invoca savedata() passandole come parametro il numero della copia
        di ZAPTSR in via di installazione; invoca releaseEnv() per
        disallocare il blocco dell'environment; se e' richiesta l'opzione
        ALLOC_OPT sulla command line install() alloca a ZAPTSR tutti i
        blocchi di RAM liberi aventi indirizzo inferiore a quello di
        ZAPTSR stesso, per evitare che TSRs invocati successivamente
        vi si installino, occultandosi. Infine attiva il gestore
        dell'int 2Fh new2Fh() mediante setvect() e installa ZAPTSR
        chiamando direttamente l'int 21h, servizio 31h (non e' usata
        keep() per evitare una nuova chiamata alla _restorezero()). I
        paragrafi residenti sono calcolati in modo da allocare solo la RAM
        indispensabile a GData() e new2Fh(). Notare che non viene salvato
        il vettore originale dell'int 2Fh con getvect() in quanto esso e'
        comunque presente nella copia della tavola dei vettori generata
        con savedata().
********************/

void install(unsigned cnt,unsigned mem)
{
    register mcb;

    _restorezero();                                 /* ripristina vettori 00h-06h*/
    savedata(cnt);
    releaseEnv();
    if(mem)
        for(mcb = getfirstmcb(); mcb < (_psp-1); mcb +=
                                            ((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->dim+1)
            if(!((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->psp)
                ((struct MCB far *)MK_FP(mcb,0))->psp = _psp;
    setvect(0x2F,(void(interrupt *)())new2Fh);
    printf(InstMsg,cnt);
    _DX = FP_SEG(releaseEnv)+FP_OFF(releaseEnv)/16+1-_psp;
    _AX = 0x3100;
    geninterrupt(0x21);
}


546 - Tricky C





/********************
    AreYouThere(): invoca l'int 2Fh per verificare se e' gia' attiva in
        RAM un'altra copia di ZAPTSR. Solo in questo caso, infatti, in AX
        e' restituito dall'int 2Fh (cioe' dalla new2Fh() residente) il
        valore HERE_I_AM, che funge da parola d'ordine. Allora DX contiene
        il numero della copia di ZAPTSR che ha risposto (l'ultima
        caricata).
********************/

unsigned AreYouThere(void)
{
    _AH = HEY_YOU;
    _AL = HANDSHAKE;
    geninterrupt(0x2F);
    if(_AX == HERE_I_AM)
        return(_DX);
    return(0);
}

/********************
    confirm(): utilizzata per chiedere all'utente la conferma
        dell'intenzione di installare una ulteriore copia di ZAPTSR quando
        ve n'e' gia' una (o piu' di una) attiva in RAM.
********************/

int confirm(unsigned cnt)
{
    int c;

    do {
        printf(ConfirmMsg,cnt);
        printf("%c\n",c = getch());
        switch(c) {
            case 'N':
            case 'n':
                return(FALSE);
            case 'Y':
            case 'y':
                return(TRUE);
        }
    } while(TRUE);
}

/********************
    main(): distingue tra richiesta di installazione o disinstallazione e
        intraprende le azioni opportune. Se il primo (o unico) carattere
        del primo (o unico) parametro della command line e' un asterisco,
        main() procede alla disinstallazione. In qualunque altro caso e'
        effettuata l'installazione. Il registro DOS errorlevel contiene 0
        se ZAPTSR e' stato installato o disinstallato regolarmente; 1 se
        e' stata tentata una disinstallazione senza che ZAPTSR fosse
        attivo in RAM.
********************/

int main(int argc,char **argv)
{
    register cnt = 0, mem = FALSE;

    printf(CopyRight);
    if(argc > 1) {
        if(*argv[1] == UNINST_OPT)
            if(cnt = AreYouThere()) {
                uninstall(cnt);
                return(0);


                                                                                         Di tutto... di più - 547





            }
            else {
                printf(UnInstErrMsg);
                return(1);
            }
        if(*argv[1] == ALLOC_OPT)
            mem = TRUE;
    }
    if(cnt = AreYouThere())
        if(!confirm(cnt+1))
            return(0);
    install(cnt+1,mem);
    return(0);
}

          I commenti inseriti nel listato rendono superfluo dilungarsi nella descrizione degli algoritmi; è
invece opportuno evidenziare le due limitazioni di cui ZAPTSR soffre. In primo luogo esso controlla
solamente i 640 Kb di memoria convenzionale: rimane esclusa la upper memory, resa disponibile tra
i 640 Kb e il primo Mb da alcuni gestori di memoria estesa/espansa nonché dal DOS 5.0. Inoltre, la RAM
allocata a programmi TSR installati dopo ZAPTSR, ma ad indirizzi di memoria inferiori, non viene
liberata: detti programmi sono solamente disattivati mediante il ripristino dei vettori di interrupt originali.
          Il programma deve essere compilato con l'opzione -k+, in quanto le parti scritte in inline
assembly tengono conto del codice generato dal compilatore per la gestione standard dello stack anche
nelle funzioni che non prendono parametri. Ciò vale anche con riferimento alla GData(), che deve
riservare ai dati un numero esatto di byte (vedere anche pag. ).
          Il lettore volonteroso (e temerario) può tentare di realizzare un programma che operi come un
vero e proprio controllore del sistema, intercettando i TSR di volta in volta caricati per essere in grado di
individuarli e disinstallarli in ogni caso: la tabella che segue contiene alcuni suggerimenti:


548 - Tricky C





INTERRUPT E SERVIZI DI CARICAMENTO E TERMINAZIONE DEI PROGRAMMI

 INT        SERV.                                          STRATEGIA

  2Fh                 Necessario per consentire la comunicazione tra porzione transiente e porzione
                      residente.

  21h        4Bh      Utilizzato dal DOS per caricare da disco a memoria i programmi.

                      Se AL = 0 il programma viene eseguito. In tal caso DS:DX punta al nome; la word
                      ad ES:BX è l'indirizzo di segmento dell'environment (se è 0 il programma eseguito
                      condivide l'environment di quello chiamante).

                      Prima di concatenare il gestore originale occorre salvare la tavola dei vettori.

  20h                 Il programma termina senza rimanere residente: la tabella dei TSR non necessita
                      aggiornamenti.
  21h        00h

  21h        4Ch

  21h        31h      Il programma termina e rimane residente in memoria.

  27h                 Il PSP del programma che sta per essere installato è quello attuale, a meno che il
                      "controllore" lo abbia sostituito con il proprio attivandosi (vedere pag. ).

                      La tabella dei TSR deve essere aggiornata con i dati raccolti intercettando l'int 21h
                      servizio 4Bh.


                    V E T T O R I   D I   I N T E R R U P T   O   P U N T A T O R I ? 

          Degli interrupt e dei loro vettori si parla diffusamente a pag.  e seguenti. Qui l'attenzione si
sposta sl fatto che normalmente non tutti i 256 vettori della tavola sono utilizzati: molti non vengono
inizializzati al bootstrap e, comunque, vi è un certo numero di interrupt riservati alle applicazioni (ad
esempio il gruppo F0h-FDh). Da ciò deriva che è perfettamente lecito, per qualsiasi programma, installare
proprie routine di interrupt che non siano necessariamente gestori di altre già esistenti ed attive. Ma vi è
un'altra implicazione, che rende possibili sviluppi interessanti: la possibilità di utilizzare i vettori di
interrupt come puntatori immediatamente conoscibili da tutto il sistema (anche da applicazioni diverse da
quella che li inizializza).
          Si supponga, ad esempio, che un programma abbia la necessità di condividere con uno o più
child process (applicazioni da esso stesso lanciate) una quantità di variabili tale da rendere pesante il loro
passaggio attraverso la spawnl() o spawnv() (vedere pag. 129): potrebbe rivelarsi conveniente
allocare un'area di memoria di dimensioni sufficienti e scriverne l'indirizzo nella tavola dei vettori perché
essa sia accessibile a tutte le applicazioni attive nel sistema.

    ....
    void far *common_data;
    ....
    common_data = farmalloc(10000);
    setvect(0xF1,(void(interrupt *)())common_data);
    ....


                                                                                                    Di tutto... di più - 549





               Il frammento di codice riportato alloca 10000 byte al puntatore common_data e scrive nella
tavola dei vettori l'indirizzo restituito da farmalloc(), come vettore F1h: qualunque child process può
accedere al buffer common_data leggendone l'indirizzo nella tavola dei vettori. Il putatore
common_data è definito puntatore a dati di tipo void per evidenziare che il buffer può contenere
qualsivoglia tipo di dati: è sufficiente referenziarlo con i casts di volta in volta opportuni. Inoltre
common_data è definito far, in quanto puntatore a 32 bit (l'ipotesi è di compilare per un modello di
memoria "piccolo"; vedere pag. 143): nei modelli di memoria compact, large e huge esso lo è per default.
               I successivi esempi di questo paragrafo presumono, per semplicità, l'uso in compilazione di un
modello di memoria "grande" (compact, large, huge).
               La scelta del vettore da utilizzare è problematica: un programma non ha infatti modo di scoprire
con assoluta sicurezza se un vettore sia utilizzato da altre applicazioni oppure sia, al contrario, libero431.
Per evitare di sottrarre ad un programma uno degli interrupt da esso gestiti si può adottare un
accorgimento prudenziale, consistente nell'inserire in testa al buffer un'istruzione di salto all'indirizzo
originale dell'interrupt.

    ....
    void *common_data;
    char *aux_ptr;
    ....
    aux_ptr = (char *)malloc(10000+sizeof(char)+sizeof(void far *));
    *aux_ptr = 0xEA;
    (void(interrupt *)())*(long *)(aux_ptr+1) = getvect(0xF1);
    common_data = (void *)(aux_ptr+sizeof(char)+sizeof(void far *));
    setvect(0xF1,(void(interrupt *)())aux_ptr);
    ....

               Il puntatore aux_ptr è definito per comodità: tutte le operazioni illustrate potrebbero essere
effettuate tramite il solo common_data, con cast più complessi; inoltre aux_ptr è dichiarato char
per sfruttare con incrementi unitari l'aritmetica dei puntatori. La malloc() alloca un buffer la cui
ampiezza, rispetto all'esempio precedente, è incrementata di tanti byte quanti sono sufficienti a contenere
gli opcodes dell'istruzione di salto432. Nel primo byte del buffer è memorizzato il valore EAh, opcode
dell'istruzione JMP FAR; nei successivi quattro il vettore originale dell'int F1h: infatti, dal momento che
aux_ptr è un puntatore a char, l'espressione aux_ptr+1 punta al secondo byte del buffer, e
rappresenta, in particolare, un puntatore a un dato a 32 bit (risultato ottenuto mediante il cast a puntatore a
long), la cui indirezione (il dato a 32 bit stesso), forzata a puntatore ad interrupt, è valorizzata con il
valore restituito dalla getvect()433. Il puntatore common_data è poi inizializzato in modo tale da
"scavalcare" l'istruzione di salto. Prima di restituire il controllo al sistema, il programma ripristina il
vettore originale con l'istruzione:

    setvect(0xf1,(void(interrupt *)())*(long *)(aux_ptr+1));

               Operazioni di cast analoghe sono descritte ed utilizzate a pagina ; va ancora sottolineato che il
child process che acquisisce, ad esempio mediante getvect(), l'indirizzo dell'interrupt prescelto deve

                              
                                                   
                                                      
     431 Forse gli unici casi in cui esiste un buon grado di sicurezza sono quelli in cui il vettore punta ad un indirizzo
nel quale è davvero improbabile (se non impossibile) che si trovi codice eseguibile (ad esempio un vettore pari
a 0000:0000 è sicuramente inutilizzato).

     432 In tutto 5: uno per l'opcode dell'istruzione JMP FAR e quattro per il vettore a 32 bit.

     433 Il cast a puntatore a interrupt evita che il compilatore, assegnando tale tipo di dato a una locazione che
dovrebbe contenere un long, segnali un conflitto tra i tipi di dato.


550 - Tricky C





incrementarlo di un numero di byte pari a sizeof(char)+sizeof(void far *) per ottenere il
reale indirizzo dei dati, corrispondente a common_data:

    ....
    void *common_data;
    ....
    common_data = (void *)(((char *)getvect(0xf1))+sizeof(char)+sizeof(void *));
    ....

               Il cast di getvect() a puntatore a character ha lo scopo di forzare incrementi unitari del
puntatore sommandovi la dimensione dell'istruzione JMP FAR completa di indirizzo.
               Ogni buffer allocato da malloc() è automaticamente rilasciato quando il programma che ha
invocato la malloc() termina. Se i dati in esso contenuti devono essere condivisi da applicazioni attive
dopo il termine dell'esecuzione del programma, occorre che la memoria necessaria sia loro riservata con
altri metodi.
               E' valida, allo scopo, la tecnica delle funzioni jolly, utilizzabile dai TSR per lasciare residenti in
memoria dati e routine434, discussa a pag.  e alla quale si rimanda, precisando però che allocando nel code
segment lo spazio per i dati si determina un incremento delle dimensioni del file eseguibile pari al numero
di byte riservati.
               In alternativa, è possibile creare il buffer con la allocmem(), che utilizza il servizio 48h
dell'int 21h (vedere pag. ): in questo caso si rendono necessarie due precauzioni.
               La prima consiste nel forzare il DOS ad allocare la memoria in modo tale da evitare
un'eccessiva frammentazione della RAM libera: allo scopo si può invocare la allocmem() dopo avere
impostato la strategia di allocazione LastFit (vedere pagina ); il buffer occupa la porzione "alta" della
memoria convenzionale.

    ....
    unsigned blockseg;                                    /* conterra' l'indirizzo di segmento del buffer */
    int strategy;                                         /* usata per salvare la strategia di allocazione */
    ....
    _AX = 0x5800;
    asm int 21h;                                            /* individua strategia attuale di allocazione */
    strategy = _AX;
    _AX = 0x5801;
    _BX = 2;
    asm int 21h;                                                              /* imposta strategia LastFit */
    allocmem(1000,&blockseg);                                  /* alloca 1000 paragr. (circa 16000 bytes) */
    _AX = 0x5801;
    _BX = strategy;
    asm int 21h;                                                 /* ripristina la strategia di allocazione */
    setvect(0xF1,(void(interrupt *)())MK_FP(blockseg,0));
    ....

               La macro MK_FP() (pag. 24) è utilizzata per costruire l'indirizzo far completo del buffer
(blockseg ne costituisce la parte segmento; l'offset è zero).
               La seconda precauzione, ancora più importante435, sta nell'impedire al DOS di rilasciare,
all'uscita dal programma, il buffer allocato con allocmem(): infatti tutti i blocchi assegnati ad un
programma non TSR vengono liberati (dal DOS) quando esso termina; in altre parole il DOS rilascia tutte
                              
                                                   
                                                      
     434 Se la funzione contenente i dati è definita, nel sorgente, prima di ogni altra, il programma può terminare
come un TSR e lasciare residente in memoria quella soltanto (oltre, naturalmente, allo startup code). Dal momento
che la funzione è in realtà un'area di "parcheggio" per dati, il programma non è un vero TSR, in quanto nessuna sua
parte rimane attiva in memoria. Si tratta, ancora una volta, di un trucco...

     435 Direi, anzi, assolutamente fondamentale.


                                                                                                    Di tutto... di più - 551





le aree di RAM il cui Memory Control Block reca nel campo PSP (vedere pag. ) l'indirizzo di segmento
del Program Segment Prefix di quel programma. Per evitare tale spiacevole inconveniente è sufficiente
modificare il contenuto del campo PSP del MCB dell'area di RAM allocata al buffer:

    ....
    unsigned blockseg;                                    /* conterra' l'indirizzo di segmento del buffer */
    ....
    allocmem(1000,&blockseg);                                  /* alloca 1000 paragr. (circa 16000 bytes) */
    *(unsigned far *)MK_FP(blockseg-1,1) = 0xFFFF;
    ....

               Nell'esempio viene assegnato il valore FFFFh al campo  PSP del MCB: si tratta di un valore del
tutto arbitrario, che può, tra l'altro, essere utilizzato dalle applicazioni interessate, per individuare l'origine
dell'area di RAM.
               Le considerazioni sin qui espresse relativamente all'utilizzo dei vettori di interrupt come
puntatori a dati mantengono la loro validità anche qualora si intenda servirsi dei medesimi come puntatori
a funzioni. In effetti, ogni vettore è, per definizione, un puntatore a funzione, in quanto esprime l'indirizzo
di una routine eseguibile, ma, dal momento che gli interrupt non sono vere e proprie funzioni C436, può
essere interessante approfondire appena l'argomento.
               Un programma ha la possibilità di mettere a disposizione dell'intero sistema parte del proprio
codice. Si tratta, in pratica, di un programma TSR, il quale non installa gestori di interrupt, ma normali
funzioni C, che potranno essere eseguite da tutte le applicazioni di volta in volta attive nel sistema, a patto
che ne conoscano il prototipo437. La chiamata avviene mediante indirezione del puntatore alla funzione,
che in questo caso è rappresentato da un vettore di interrupt. Vedere pag. 93.
               Per quanto riguarda l'installazione in RAM delle routine si rimanda a quanto discusso circa i
programmi TSR (pag.  ). Si ricordi inoltre che i vettori degli interrupt 00h, 04h, 05h e 06h sono ripristinati
dalla keep(), mentre il DOS, da parte sua, ripristina i vettori degli interrupt 23h e 24h prelevandone i
valori originali dal PSP del programma.
               Circa le funzioni C installabili va invece sottolineato, innanzitutto, che esse devono
necessariamente essere dichiarate far, poiché i vettori di interrupt sono indirizzi a 32 bit. Inoltre esse
non possono essere invocate con l'istruzione INT438, ma solo con l'indirezione del vettore (o meglio, del
puntatore con esso valorizzato): ciò evita il ricorso a funzioni e strutture di interfaccia o allo inline
assembly, e consente di utilizzare le convenzioni di alto livello di chiamata delle funzioni C (passaggio di
copie dei parametri attraverso lo stack, restituzione di un valore, etc.). Attenzione, però: il puntatore
utilizzato per referenziare la funzione non deve essere un puntatore a funzione interrupt, dal
momento che, come si è detto, le rotuine residenti non sono esse stesse funzioni interrupt, bensì
normali funzioni far; se si ottiene il vettore (indirizzo della funzione) mediante getvect(), il valore
da questa restituito deve subire un cast:

    ....
    int (far *resFuncPtr)(char *str);
    ....
    resFuncPtr = (int(far *)(char *str))getvect(0x1F);
    ....


                              
                                                   
                                                      
     436 Anche i gestori scritti in linguaggio C devono comunque mantenere una rigorosa coerenza con le particolari
regole di interfacciamento con il sistema seguite dagli interrupt (vedere, al proposito, pag. ).

     437 Se non lo conoscessero, come potrebbero passare i parametri eventualmente richiesti ed interpretare
correttamente il valore restituito?

     438 Si può usare l'istruzione INT solo se si tratta di gestori di interrupt.


552 - Tricky C





               Per completezza, si deve poi osservare che inserire una JMP FAR in testa alla funzione a scopo
di sicurezza è più problematico di quanto non lo sia l'inserimento in testa ad un buffer439. Infine, l'utilizzo
di funzioni di libreria all'interno delle funzioni installabili deve uniformarsi a quanto esposto a pag.  con
riferimento ai programmi TSR.


                                                          I L   C M O S 

               Le macchine dotate di processore Intel 80286 o superiore dispongono di 64 byte (o 128, a
seconda dei modelli) di memoria CMOS, permanentemente alimentata da una batteria, nella quale sono
memorizzate, oltre alla data e ora, lo shutdown byte440 e le informazioni relative alla configurazione
hardware441.
               L'accesso alla memoria CMOS è possibile attraverso operazioni di lettura e scrittura sulle porte
hardware 70h e 71h.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    READCMOS.C - readcmos()

    unsigned char cdecl readcmos(int off);
    int off;     l'offset, nel CMOS, del byte da leggere.
    Restituisce: il byte letto nel CMOS all'offset specificato.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -k- -mx readcmos.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-

unsigned char cdecl readcmos(int off)
                              
                                                   
                                                      
     439 Il compilatore genera in testa alla funzione, in modo automatico e trasparente al programmatore, le istruzioni
assembler per la gestione dello stack (le solite PUSH BP e MOV BP,SP seguite, se nella funzione sono definite
variabili locali, dall'istruzione per il decremento di SP). Un'istruzione JMP FAR seguita dai 4 byte di indirizzo si
collocherebbe inevitabilmente dopo dette istruzioni: sarebbe il disastro. Vi è una sola scappatoia semplice, peraltro
onerosa e restrittiva dal punto di vista logico: dichiarare tutte le funzioni installabili prive di parametri e di variabili
locali, e compilare senza standard stack frame. Chi volesse invece eccedere negli stratagemmi potrebbe riservare i 5
byte in testa alla funzione e poi inizializzare, con una procedura runtime, i primi byte della funzione con gli opcode
necessari alla FAR JMP e alla gestione dello stack nell'ordine necessario, scrivendoli all'indirizzo puntato dal
vettore, come se si avesse a che fare con un buffer piuttosto che con una funzione. Come nel caso del buffer, deve
poi incrementare il puntatore alla funzione (non il vettore, ma il puntatore con esso inizializzato) di 5 perché esso
punti effettivamente all'inizio del codice eseguibile. Occorre però una buona conoscenza delle modalità di gestione
dello stack e può tornare utile qualche occhiatina al sorgente assembler prodotto dal compilatore (opzione -S).
Forse, dopo tutto, è preferibile correre qualche rischio: se si lavora con attenzione, la probabilità che il vettore
prescelto sia gia utilizzato è, in concreto, molto piccola.

     440 Lo shutdown byte è utilizzato per il rientro in real mode da protected mode mediante reset del processore.

     441 Delle macchine che dispongono di 128 byte di CMOS, molte utilizzano i 64 byte aggiuntivi per la
memorizzazione di parametri non standard di configurazione.


                                                                                              Di tutto... di più - 553





{
    asm {
        mov al,byte ptr off;
        out 70h,al;                                                                  /* imposta l'offset */
        jmp $+2;                                                                /* genera breve ritardo */
        in al,71h;                                                                       /* legge il byte */
    }
    return(_AL);
}

               Il listato della readcmos() è estremamente semplice; l'unica particolarità è rappresentata
dall'istruzione JMP $+2, ininfluente dal punto di vista del flusso di esecuzione442: essa ha solamente lo
scopo di introdurre un piccolo ritardo tra le due operazioni sulle porte, in modo tale che prima della
seconda trascorrano i cicli di clock necessari al completamento della prima.
               La scrittura di un byte nel CMOS avviene in maniera analoga:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1991

    WRITCMOS.C - writcmos()

    void cdecl readcmos(int off, unsigned char val);
    int off;              l'offset, nel CMOS, del byte da scrivere.
    unsigned char val;    il byte da scrivere nel CMOS.
    Restituisce: nulla.

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        tcc -O -d -c -k- -mx writcmos.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/
#pragma  inline
#pragma  option -k-

void cdecl writcmos(int off,unsigned char val)
{
    asm {
        mov al,byte ptr off;
        out 70h,al;
        mov al,val;
        out 71h,al;
    }
}

               Nella  writcmos() la presenza dell'istruzione MOV AL,VAL tra le due operazioni di scrittura
sulle porte elimina la necessità di inserire un'istruzione JMP $+2.
               Di seguito presentiamo un programma che utilizza le due funzioni testè commentate per
effettuare un salvataggio su file del contenuto del CMOS, nonché il suo eventuale ripristino. Chi abbia
intenzione di sperimentare l'effetto di modifiche alla configurazione hardware del proprio personal
computer pasticciando con le routine di setup del BIOS intuisce al volo quanto possa essere prezioso un
backup dei dati originali. Si ricordi inoltre che la batteria di alimentazione del CMOS, come tutte le

                              
                                                   
                                                      
     442 Il simbolo del dollaro ($) rappresenta in assembler l'indirizzo attuale. L'istruzione JMP $+2 significa quindi
"salta in avanti a due byte da qui" ma, poiché essa produce in compilazione due opcodes il salto, in pratica, non ha
alcun effetto: viene eseguita l'istruzione immediatamente successiva.


554 - Tricky C





batterie, ha il pessimo vizio di scaricarsi, più o meno lentamente: può accadere a chiunque, un brutto
giorno, di ritrovarsi nella necessità di ricostrure a memoria tutta la configurazione dopo avere sostituito la
batteria ormai esausta.

/******************************************************************************

    Barninga_Z! - 09/08/93

    CMOSBKP.C - Se richiesta opzione -S (SAVE), crea una copia del CMOS nel file
        CMOSBKP.SAV nella stessa directory dalla quale e' stato lanciato (sono
        copiati i byte da offset 0x10 a 0x7F; in pratica NON vengono copiati i
        bytes usati dall'orologio e dalla diagnostica). Se viene richiesta
        opzione -r oppure -R (RESTORE), copia nel CMOS (a partire da offset 0x10)
        il contenuto del file CMOSBKP.SAV precedentemente creato (-r NON
        ripristina i bytes ad offset CMOS da 40h a 4Fh). Se richiesta opzione -o
        oppure -O confronta il contenuto del CMOS con il contenuto del file
        CMOSBKP.SAV (o non confronta i bytes ad offset CMOS da 40h a 4Fh). Se
        richiesta opzione -c effettua un test sul byte del CMOS usato dalla
        diagnostica del bootstrap e visualizza i risultati.
        Il nome di file puo' essere specificato sulla command line se si vuole
        che esso non sia CMOSBKP.SAV.

    Compilato con BORLAND C++ 3.1:

        bcc -O -d -rd -mt -lt cmosbkp.c

******************************************************************************/
#pragma  inline                                                     // per readcmos() e writcmos()

#include 
#include 
#include 
#include 

#define  CHECK          0x0E                    /* byte diagnostico nel CMOS */
#define  START          0x10               /* primo byte da gestire nel CMOS */
#define  OFF1           0x40    /* inizio intervallo da saltare se richiesto */
#define  OFF2           0x50    /* byte successivo a fine intervallo saltato */
#define  END            0x7F              /* ultimo byte da gestire nel CMOS */
#define  BYTES          (END-START+1) /* numero di bytes da gestire nel CMOS */
#define  NAME           "CMOSBKP"                      /* nome del programma */
#define  EXT            "SAV"                    /* estensione del file dati */
#define  REL            "1.5"                                    /* versione */
#define  OK             "O.K."         /* messaggio per diagnostica tutto OK */
#define  SW             '-'                         /* switch per le opzioni */

int pascal __IOerror(int dosErr);

int main(int argc,char **argv);
void checkcmos(void);
int compcmos(char *datafile,unsigned cod);
int handlecmos(char *opt,char *datafile);
unsigned char cdecl readcmos(int off);
int readfile(char *datafile,unsigned char *cmos);
int restcmos(char *datafile,unsigned cod);
int savecmos(char *datafile);
void writcmos(int off,unsigned char val);

struct CMOSCHK {
    char     *item;                                /* oggetto della diagnosi */
    unsigned  mask;                        /* mask per il bit corrispondente */
    char     *bad;                                 /* messaggio per problema */
} chk[] = {


                                                                     Di tutto... di più - 555





    {"Date/Time",  4,"Invalid"},
    {"Hard Disk",  8,"Can't boot"},
    {"RAM Size ", 16,"Different from startup check"},
    {"Equipment", 32,"Different from startup check"},
    {"Checksum ", 64,"Different from equipment record"},
    {"Battery  ",128,"Power lost"},
    {NULL,0,NULL}
};

char errmsg[] = "\
%s: syntax: %s option [filename]\n\n\
    option is one of the following:\n\
        -c    check CMOS status\n\
        -O    compare CMOS with file\n\
        -o    compare CMOS with file but offsets 40h to 4Fh\n\
        -R    restore CMOS from file\n\
        -r    restore CMOS from file but offsets 40h to 4Fh\n\
        -S    save CMOS to file but offsets 00h to 0Fh\n\
";

// main() gestisce una prima analisi della command line per decidere quale
// funzione invocare

int main(int argc,char **argv)
{
    int pflag = 2;      /* 0 o 2 - elemento di argv[] contenente il nomefile */

    printf("%s: CMOS save/restore utility -%s- Barninga_Z!\n",NAME,REL);
    switch(argc) {
        case 2:                          /* passata solo l'opzione su cmdlin */
            strcpy(argv[0]+strlen(argv[0])-3,EXT);
            pflag = 0;
        case 1:                  /* nessuna opzione: gestito da handlecmos() */
        case 3:                   /* passati opz e nome di file sulla cmdlin */
            if(!handlecmos(argv[1],argv[pflag]))
                break;
        default:
            perror(NAME);
            printf(errmsg,NAME,NAME);
    }
    return(errno);
}

// checkcmos() legge dal CMOS il byte di checksum, poi effettua la somma dei bytes
// di cui quello e' a sua volta la somma e confronta i valori trovati.

void checkcmos(void)
{
    register i;
    unsigned char cbyte;

    cbyte = readcmos(CHECK);
    printf("%s: CMOS check results as follows:\n\n",NAME);
    for(i = 0; chk[i].item; i++)
        printf("    %s: %s\n",chk[i].item,(cbyte && chk[i].mask) ? chk[i].bad : OK);
}

// compcmos() confronta il contenuto del CMOS con il contenuto di un file per vedere
// se questo e' una copia della configurazione attuale

int compcmos(char *datafile,unsigned cod)
{
    register i, diff;
    unsigned char cmos[BYTES];


556 - Tricky C





    if(readfile(datafile,cmos))
        return(1);
    for(diff = 0, i = 0; i < OFF1; i++)
        if(cmos[i] != readcmos(i+START))
            ++diff;
    if(!cod)
        for(; i < OFF2; i++)
            if(cmos[i] != readcmos(i+START))
                ++diff;
    for(i = OFF2; i < BYTES; i++)
        if(cmos[i] != readcmos(i+START))
            ++diff;
    printf("%s: %u differences between CMOS and %s data.\n",NAME,diff,datafile);
    return(0);
}

// handlecmos() analizza le opzioni della command line e invoca la funzione
// corrispondente

int handlecmos(char *opt,char *datafile)
{
    register cod = 0;

    if(*opt != SW)
        cod = __IOerror(EINVDAT);
    else
        switch(*(opt+1)) {
            case 'c':
                checkcmos();
                break;
            case 'o':
                cod = 1;
            case 'O':
                cod = compcmos(datafile,cod);
                break;
            case 'r':
                cod = 1;
            case 'R':
                cod = restcmos(datafile,cod);
                break;
            case 's':
                cod = 1;
            case 'S':
                cod = savecmos(datafile);
                break;
            default:
                cod = __IOerror(EINVDAT);                  /* opzione errata */
        }
    return(cod);
}

// readcmos() legge un byte dal CMOS

unsigned char readcmos(int off)
{
    asm {
        mov al,byte ptr off;
        out 70h,al;                                           /* imposta l'offset */
        jmp $+2;                                          /* genera breve ritardo */
        in al,71h;                                               /* legge il byte */
    }
    return(_AL);
}


                                                                     Di tutto... di più - 557





// readfile() legge in un buffer il contenuto di un file contenente una
// configurazione di CMOS

int readfile(char *datafile,unsigned char *cmos)
{
    FILE *indata;

    if(!(indata = fopen(datafile,"rb")))
        return(1);
    if(fread(cmos,sizeof(char),BYTES,indata) < BYTES)
        return(1);
    return(0);
}


// restcmos() scrive nel CMOS il contenuto del buffer riempito con i bytes letti
// da file da readfile()

int restcmos(char *datafile,unsigned cod)
{
    register i, cnt;
    unsigned char cmos[BYTES];

    if(readfile(datafile,cmos))
        return(1);
    for(cnt = 0, i = 0; i < OFF1; cnt++, i++)
        writcmos(i+START,cmos[i]);
    if(!cod)
        for(; i < OFF2; cnt++, i++)
            writcmos(i+START,cmos[i]);
    for(i = OFF2; i < BYTES; cnt++, i++)
        writcmos(i+START,cmos[i]);
    printf("%s: %u CMOS bytes restored from %s.\n",NAME,cnt,datafile);
    return(0);
}

// savecmos() scrive il contenuto del CMOS in un buffer e poi scrive questo in un
// file, generando cosi' una copia di backup del CMOS

int savecmos(char *datafile)
{
    FILE *outdata;
    register i;
    unsigned char cmos[BYTES];

    if(!(outdata = fopen(datafile,"wb")))
        return(1);
    for(i = 0; i < BYTES; i++)
        cmos[i] = readcmos(i+START);
    if(fwrite(cmos,sizeof(char),BYTES,outdata) < BYTES)
        return(1);
    printf("%s: %u CMOS bytes saved to %s.\n",NAME,i,datafile);
    return(0);
}

// writcmos() scrive un byte nel CMOS

void writcmos(int off,unsigned char val)
{
    asm {
        mov al,byte ptr off;
        out 70h,al;
        mov al,val;


558 - Tricky C





        out 71h,al;
    }
}

               Come si vede, CMOSBKP si compone di poche funzioni, ciascuna dedicata ad una operazione
elementare di gestione dei dati del CMOS: non sembra necessario, pertanto, dilungarsi in una loro
approfondita descrizione; tuttavia va osservato che il programma potrebbe essere perfezionato eliminando
la handlecmos() ed utilizzando, in luogo, gli strumenti di gestione delle opzioni della riga di comando
descritti a pag. 481 e seguenti. Ciò consentirebbe, inoltre, di razionalizzare la struttura di main().
               Concludiamo queste scarne note in tema di CMOS con un... consiglio da amico: è buona norma
predisporre un dischetto autopartente443 e copiare sul medesimo, oltre alle indispensabili componenti del
DOS, CMOSBKP.EXE e un file di backup del CMOS da questo generato. Può sempre servire.


                                                          C . . .   C O M E   C E S A R E 

               Il Cesare in questione è proprio Caio Giulio Cesare, il noto imperatore romano al quale si deve
la riforma del calendario, effettuata nell'anno 46 a.C., volta, tra l'altro, al perfezionamento della tecnica di
calcolo degli anni bisestili. Dal nome dell'imperatore deriva l'appellativo "numero giuliano", indicante
l'integral (vedere pag. 12) ottenibile applicando una formula nota a giorno, mese ed anno di una qualsiasi
data: esso esprime il numero di giorni trascorsi da una origine nota (che si colloca più o meno intorno
al 5000 a.C.) alla data medesima.
               La funzione date2jul() consente di calcolare il numero giuliano corrispondente alla data
voluta; va osservato che l'anno può essere qualsiasi intero maggiore o uguale a 0: date2jul() si
occupa di ricondurlo ad un valore "accettabile" sommandovi una costante esprimente il secolo, come
descritto nel commento in testa al listato.

/*****************************************************************

    Barninga_Z! - 1994

    long cdecl date2jul(int day,int month,int year);
    int day;     giorno della data da convertire (1-31).
    int month;   mese della data da convertire (1-12).
    int year;    anno della data da convertire.   Può  essere
                 espresso   con  qualsiasi  numero  di cifre.

    RESTITUISCE  Il numero giuliano corrispondente alla data
                 specificata. Attenzione: se il valore fornito
                 come anno è minore di 100 viene sommato 1900 al
                 valore, perciò 2 = 1902 e 94 = 1994. Per
                 esprimere 2002 bisogna quindi fornire il valore
                 reale. Se il valore fornito è compreso tra 100 e
                 999 la  funzione somma 2000 al valore, perciò
                 995 = 2955. Quindi 1995 deve essere 95 o 1995.

    Compilato con Borland C++ 3.1

    bcc -O -d -c -mx date2jul.c

    dove -mx può essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

*****************************************************************/

                              
                                                   
                                                      
     443 Un floppy disk formattato con opzione /s, contenente almeno i file nascosti del DOS e l'interprete dei
comandi, in grado di effettuare il bootstrap della macchina senza accedere al disco rigido.


                                                                                     Di tutto... di più - 559





long cdecl date2jul(int day,int month,int year)
{
    long ctmp, dtmp, mtmp, ytmp;

    if(year < 100)
        year += 1900;                                              // se anno = 82 si assume 1982
    if(year < 1000)
        year += 2000;                                            // se anno = 182 si assume 2182
    if(month > 2) {
        mtmp = (long)(month-3);
        ytmp = (long)year;
    }
    else {
        mtmp = (long)(month+9);
        ytmp = (long)(year-1);
    }
    ctmp = (ytmp/100);
    dtmp = ytmp-(100*ctmp);
    return((146097L*ctmp)/4L+(1461L*dtmp)/4L+(153L*mtmp+2)/5L+1721119L+(long)day);
}

          La formula applicata, di natura strettamente tecnica, non necessita commenti; ne deriva inoltre
una funzione C del tutto banale. Il numero giuliano corrispondente alla data è restituito come long e può
essere validamente utilizzato, ad esempio, nel calcolo dei giorni intercorsi tra due date: essi sono infatti
pari alla differenza tra i due numeri giuliani.
          La funzione jul2date() effettua l'operazione inversa a quella di date2jul(): essa infatti
calcola la data corrispondente a un numero giuliano.

/*****************************************************************

    Barninga_Z! - 1994

    int cdecl jul2date(long jul,int *day,int *month,int *year);
    long jul;    il numero giuliano da convertire.
    int *day;    puntatore   al   giorno    della   data   da
                 convertire (conterrà 1-31).
    int *month;  puntatore al mese della data  da  convertire
                 (conterrà 1-12).
    int *year;   puntatore all'anno della data da convertire.
                 Vedere anche il valore restituito.

    RESTITUISCE  Il secolo  corrispondente  alla  data  espressa
                 dal numero giuliano (19 per 1900, e così via).
                 Attenzione:  l'anno  è  sempre  calcolato
                 sottraendovi il secolo, pertanto  occorre
                 controllare il valore restituito dalla funzione
                 per determinare la data  in  modo  completo (se
                 *year vale 82 e la  funzione  restituisce  19,
                 allora l'anno è 1982; se la funzione restituisce
                 20,  allora l'anno è 2082).

    Compilato con Borland C++ 3.1

    bcc -O -d -c -mx jul2date.c

    dove -mx può essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

*****************************************************************/

int cdecl jul2date(long jul,int *day,int *month,int *year)
{
    register cent;


560 - Tricky C





    long dayTmp, monthTmp, yearTmp, tmp;

    tmp = jul-1721119L;
    yearTmp = (4*tmp-1)/146097L;
    tmp = 4*tmp-1-146097L*yearTmp;
    dayTmp = tmp/4;
    tmp = (4*dayTmp+3)/1461;
    dayTmp = 4*dayTmp+3-1461*tmp;
    dayTmp = (dayTmp+4)/4;
    monthTmp = (5*dayTmp-3)/153;
    dayTmp = 5*dayTmp-3-153*monthTmp;
    dayTmp = (dayTmp+5)/5;
    yearTmp = 100*yearTmp+tmp;
    *day = (int)dayTmp;
    *year = (int)yearTmp;
    if((int)monthTmp < 10)
        *month = (int)monthTmp+3;
    else {
        *month = (int)monthTmp-9;
        (*year)++;
    }
    cent = (*year)/100;
    (*year) -= (cent*100);
    return(cent);
}

          Anche la jul2date() utilizza una formula tecnica, che non richiede alcun commento. Più
interessante è sottolineare che la funzione richiede quali parametri, oltre al numero giuliano da convertire,
anche i puntatori alle variabili in cui memorizzare giorno, mese e anno della data calcolata: ciò si rende
necessario in quanto le funzioni C possono restituire un solo valore (vedere pag. 87). Si noti, inoltre, che
l'anno memorizzato all'indirizzo year è sempre un numero compreso tra 0 e 99 (estremi inclusi): infatti
il secolo è restituito dalla funzione (incrementato di uno), cosicché l'anno espresso in 4 cifre può essere
calcolato, dopo la chiamata a jul2date(), sommando il valore memorizzato all'indirizzo year al
valore restituito moltiplicato per 1000. Il secolo corrispondente alla data è ottenibile sottraendo 1 al
valore restituito.
          Presentiamo ancora una funzione che, pur non operando sui numeri giuliani, risulta utile
nell'effettuazione di calcoli sulle date: la isleapyear() consente di determinare se un anno è bisestile.

/*****************************************************************

    Barninga_Z! - 1994

    int cdecl isleapyear(int year);
    int year;  anno sul quale effettuare il controllo. Può essere
               espresso  con  qualsiasi  numero  di cifre.
    RESTITUISCE   0    l'anno non è bisestile.
                  1    l'anno è bisestile.
                  Attenzione: se il valore fornito come anno è
                  < 100  viene sommato 1900 al valore stesso,
                  perciò 2 = 1902 e 94 = 1994. Per esprimere 2002
                  bisogna quindi fornire il valore reale. Se il
                  valore fornito è compreso tra 100 e 999 la
                  funzione somma 2000 al valore, così 995 = 2955.
                  Quindi il 1995 va indicato come 95 o 1995.

    Compilato con Borland C++ 3.1

    bcc -O -d -c -mx isleapyr.c

    dove -mx può essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh


                                                                                  Di tutto... di più - 561





*****************************************************************/

#include "dates.h"

int cdecl isleapyear(int year)
{
    register lyr;

    lyr = 0;
    if(year < 100)
        year += 1900;                                          // se anno = 82 si presume 1982
    if(year < 1000)
        year += 2000;                                         // se anno = 182 si presume 2182
    if(year == (4*(year/4)))
        lyr = 1;
    if(year == (100*(year/100)) )
        lyr = 0;
    if(year == (400*(year/400)) )
        lyr = 1;
    return(lyr);
}

          La isleapyear() adotta le medesime convenzioni di date2jul() circa il formato del
parametro year.
          Di seguito presentiamo un semplice programma adatto a collaudare le funzioni sin qui descritte
(i listati di queste non compaiono nel programma):

/*******************************************************************

    JULTEST.C - Barninga Z! - 1994

    Programma di prova per funzioni calcolo date.

    Compilato con Borland C++ 3.1

    bcc jultest.c

*******************************************************************/
#include 
#include 

long cdecl date2jul(iny day,int month,int year);
int cdecl isleapyear(int year);
int cdecl jul2date(long jul,int *day,int *month,iny *year);

int main(int argc,char **argv)
{
    int century, year, month, day;
    static char *answers[] = {
        "NO",
        "YES"
    };

    switch(argc) {
        case 2:
            century = jul2date(atol(argv[1]),&day,&month,&year);
            printf("%d/%d/%d%d (leapyear: %s)\n",day,month,century,year,
                                                                    answers[isleapyear(year)]);
            break;
        case 4:
            printf("julian number: %ld (leapyear: %s)\n",date2jul(atoi(argv[1]),
                                  atoi(argv[2]),atoi(argv[3])),isleapyear(atoi(argv[3])));
            break;


562 - Tricky C





        default:
            printf("Usage: jultest julnum | day month year\n");
            return(1);
    }
    return(0);
}

               Il programma può essere invocato con uno oppure quattro parametri numerici sulla riga di
comando: nel primo caso esso assume che il parametro rappresenti un numero giuliano da convertire in
data; nel secondo caso i tre argomenti sono interpretati come giorno, mese e, rispettivamente, anno
esprimenti una data da convertire in numero giuliano.


                                       L A V O R A R E   C O N   I   F I L E   B A T C H 

               L'interprete dei comandi (COMMAND.COM nella configurazione DOS standard) fornisce una
interfaccia per l'esecuzione dei programmi (a volte definiti comandi esterni 444) e rende disponibili alcuni
comandi interni, così detti in quanto implementati mediante routine interne all'interprete stesso (COPY,
DEL, DIR, etc.), nonché la capacità, utilizzabile dalle applicazioni opportunamente progettate, di
effettuare redirezioni (vedere pag. 116).
               L'esecuzione di sequenze di comandi interni ed esterni può essere automatizzata mediante i file
batch, che l'interprete è in grado di leggere ed eseguire riga per riga: ognuna contiene, in formato ASCII,
un singolo comando; sono inoltre disponibili istruzioni per il controllo del flusso elaborativo, quali FOR,
IF (utilizzabili direttamente da prompt) e GOTO. Per i dettagli circa la sintassi dei comandi interni si
rimanda alla manualistica DOS; in questa sede si vuole sottolineare che, per mezzo di questi soltanto, è
spesso difficile (se non impossibile) implementare algoritmi di una certa complessità. Ad esempio, la IF
consente di controllare il contenuto del registro ERRORLEVEL (vedere pag. 108) o di verificare
l'esistenza di un file445:

IF EXIST PIPPO GOTO TROVATO
ECHO PIPPO NON C'E'
GOTO END
:TROVATO
....
:END

               Non è tuttavia possibile effettuare test su alcuna caratteristica del file stesso, quali data, ora,
dimensione, né accertare se si tratti piuttosto di una directory.
               L'elenco dei principali limiti all'efficacia dei file batch può continuare a lungo: non vi è modo di
inserire in comandi batch stringhe contenenti data e ora di elaborazione, o parti di esse; non è possibile
ritardare l'esecuzione di un comando ad un'ora specificata; il comando COPY fallisce se il file origine ha
dimensione 0 byte; non vi sono strumenti in grado di estrarre da un flusso ASCII parti di testo in modo
"mirato", ad eccezione del programma FIND, che ne visualizza le righe contenenti (o no) una data
stringa; l'output di un comando non può essere utilizzato come parte di un successivo comando; una
modifica alla lista degli argomenti del comando FOR richiede che sia modificato il file batch contenente il
comando stesso446.
                              
                                                   
                                                      
     444 La definizione comandi esterni è spesso applicata ai soli programmi facenti parte del sistema operativo in
senso stretto (DISKCOPY, FORMAT, etc.).

     445 O la non esistenza (IF NOT EXIST...).

     446 FOR consente di ripetere un comando su una lista di argomenti elencati tra parentesi tonde: non vi è modo di
utilizzare una lista esterna al batch, quale, ad esempio, un file ASCII gestito automaticamente da altre procedure.


                                                                                                        Di tutto... di più - 563





               Dette limitazioni sono superate con una minima interattività da parte dell'utilizzatore, ma
possono originare problemi quasi insormontabili laddove vi sia la necessità di una completa automazione
(ad esempio in elaborazioni notturne): il presente paragrafo presenta alcuni programmi volti a superare le
carenze cui si è fatto cenno447. Lo scopo è fornire un insieme di spunti e idee perfettibili e, al tempo
stesso, adattabili a piacere secondo le specifiche esigenze di ciascuno.


                                          L ' i d e a   p i ù   s e m p l i c e :   E M P T Y L V L 

               La semplicità del listato che segue è assolutamente disarmante: il programma legge lo standard
input ed immediatamente termina, valorizzando il registro ERRORLEVEL a 1 se lo stream stdin è vuoto
o contiene solo spazi, tabulazioni o caratteri di ritorno a capo; in caso contrario ERRORLEVEL è azzerato.

/******************************************************************************

    EMPTYLVL.C - 20/01/93 - Barninga_Z!

    Legge una stringa da STDIN e setta il registro errorlevel a 1 se la
    stringa contiene solo spazi e/o tabs e/o CR e/o LF. In caso contrario
    il registro e' posto a 0.

    Compilato sotto Borland C++ 3.01:

    bcc -O -rd emptylvl.c

******************************************************************************/

#include 
#include 

#define  MAXHEAP     4096
#define  MAXBUF      2048
#define  NULLCHARS   " \t\n\r"

extern unsigned _heaplen = MAXHEAP;

int main(void)
{
    char buffer[MAXBUF];

    *buffer = NULL;
    gets(buffer);
    if(!strtok(buffer,NULLCHARS))
        return(1);                         // stringa nulla: errorlevel = 1
    return(0);                             // stringa non nulla: errorlevel = 0
}

               Come si vede, l'unica particolarità tecnica di qualche rilevanza è costituita dall'assegnazione di
un valore predefinito alla variabile _heaplen, per fissare la massima dimensione dello heap (vedere
pag. 111) e limitare così al minimo indispensabile la quantità di memoria necessaria per il caricamento e
l'esecuzione del programma.

                              
                                                   
                                                      
     447 Si tratta di programmi progettati espressamente per automatizzare elaborazioni eseguite in parallelo da
diverse macchine su dati condivisi in rete; tuttavia essi possono, comunque, risultare utili in ambienti meno
complessi: si pensi a procedure eseguite su una medesima macchina, ma in multitasking (ad esempio quali task DOS
in Microsoft Windows 3.x). Del resto non è affatto esclusa la possibilità di servirsene produttivamente in semplici
procedure eseguite in modo standalone e monotasking.


564 - Tricky C





               EMPTYLVL si rivela utile in molte situazioni: ad esempio ci consente di scoprire se un file è
vuoto, o se si tratta di una directory. Vediamo un esempio:

IF EXIST PIPPO GOTO TROVATO
ECHO PIPPO NON C'E'
GOTO END
:TROVATO
DIR | FIND "PIPPO" | FIND "" | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO PIPPOFIL
ECHO PIPPO E' UNA DIRECTORY
GOTO END
:PIPPOFIL
DIR | FIND "PIPPO" | FIND " 0 " | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO PIPPODAT
ECHO IL FILE PIPPO E' VUOTO
GOTO END
:PIPPODAT
TYPE PIPPO | MORE
:END

               Le prime righe del batch non rappresentano una novità rispetto quanto sopra accennato. Al
contrario, la riga

DIR | FIND "PIPPO" | FIND "" | EMPTYLVL

               merita qualche commento. Il comando DIR produce l'elenco di tutti i file e subdirectory presenti
nella directory di default: il simbolo '|' ne effettua il piping448 al primo comando FIND (esterno), che lo
scandisce e scrive, a sua volta, sullo standard output solo le righe contenenti la stringa "PIPPO". Ma
l'output del primo FIND è trasformato (ancora mediante piping) in standard input per il secondo comando
FIND, che scrive sul proprio standard output solo le righe contenenti la stringa "": ne segue che se
il file PIPPO è, in realtà, una directory, lo standard input di EMPTYLVL contiene la riga ad essa relativa
dell'output originario di DIR; se invece PIPPO è un file, lo standard input di EMPTYLVL risulta vuoto.
Nel primo caso, pertanto, ERRORLEVEL è posto a 0 e la IF non effettua il salto: viene visualizzata la
stringa "PIPPO E' UNA DIRECTORY". Nel secondo caso ERRORLEVEL vale 1 e l'esecuzione salta
all'etichetta :PIPPOFIL, a partire dalla quale, con un algoritmo del tutto analogo a quello testè
commentato, si verifica se la dimensione di PIPPO riportata da DIR è 0. Se il file non è vuoto, il suo
contenuto viene visualizzato, una schermata alla volta, grazie all'azione combinata del comandi TYPE
(interno) e MORE (esterno).


                                     D a t a   e   o r a   n e i   c o m a n d i :   D A T E C M D 

               Il programma DATECMD è concepito per consentire l'inserimento automatico di data e ora, o
parti di esse, nei comandi DOS. Esso scandisce la propria command line alla ricerca di sequenze note di
simboli, che definiamo, per comodità, macro, e le sostituisce con la parte di data o ora che rappresentano,
valorizzata in base a data e ora di sistema. Ogni macro è costituita dal carattere '@', seguito da una lettera
che identifica il valore di sostituzione: così, ad esempio, @M indica il giorno del mese, espresso con due
cifre. Le macro ammesse ed il loro significato sono elencati di seguito.
@@        il carattere at (@); utile per inserire una '@' nella command line

                              
                                                   
                                                      
      448 In poche parole: lo standard output di DIR non viene visualizzato, bensì è trasformato dal DOS in standard
input per il comando successivo (in questo caso FIND).


                                                                                        Di tutto... di più - 565





@'    le virgolette ("); utile per inserire le virgolette nella command line

@A    l'anno; espresso con quattro cifre (es.: 1994)

@a    l'anno; espresso con due sole cifre (es.: 94)

@M    il mese; espresso con due cifre (es.: 07)

@m    il mese; espresso con una sola cifra se la prima è 0 (es.: 7)

@G    il giorno del mese; espresso con due cifre (es.: 05)

@g    il giorno del mese; espresso con una sola cifra se la prima è 0 (es.: 5)

@R    il giorno dell'anno; espresso con tre cifre (es.: 084)

@r    il giorno dell'anno; espresso con una o due cifre se le prime sono 0 (es.: 84)

@O    l'ora; espressa con due cifre (es.: 02)

@o    l'ora; espressa con una sola cifra se la prima è 0 (es.: 2)

@I    il minuto; espresso con due cifre (es.: 06)

@i    il minuto; espresso con una sola cifra se la prima è 0 (es.: 6)

@S    il secondo; espresso con due cifre (es.: 01)

@s    il secondo; espresso con una sola cifra se la prima è 0 (es.: 1)

@E    il giorno della settimana; è indicato il nome intero (es.: Lunedì)

@e    il giorno della settimana; indicato mediante i primi tre caratteri del nome (es.: Lun)

@W    il giorno della settimana; espresso con un numero da 0 (Domenica) a 6 (Sabato)
         Vediamo un esempio pratico: se il comando

datecmd echo Sono le @O:@I:@S di @E @g/@M/@a, @r^ giorno dell'anno: @'Ciao, @@!'@

viene eseguito alle 14:52:20 del 2 novembre 1994, DATECMD esegue in realtà il comando

echo Sono le 14:52:20 di Mercoledì 2/11/94, 306^ giorno dell'anno: "Ciao, @!"

         DATECMD accetta inoltre due opzioni, -d e -v, che devono precedere la command line da
eseguire. La prima consente di specificare uno "slittamento" di data, positivo o negativo. Se nel comando
dell'esempio precedente si antepone -v-1 alla command line di DATECMD (cioè a echo), l'ouput
prodotto diventa

echo Sono le 14:52:20 di Martedì 1/11/94, 305^ giorno dell'anno: "Ciao, @!"


566 - Tricky C





         L'opzione -v, invece, richiede a  DATECMD di visualizzare soltanto, ma non eseguire, la
command line risultante a seguito della risoluzione delle macro.
         Segue il listato, ampiamente commentato, del programma (vedere pag. 479 e seguenti circa
l'implementazione di PARSEOPT.OBJ; le funzioni di manipolazione delle date sono descritte a
pag. 560).

/*-----------------------------------------------------------------------------

    DATECMD.C - Barninga_Z! - 27/04/1993

    Esegue command lines DOS con la possibilita' di parametrizzarle rispetto
    alla data e all'ora: nella command line, digitata dopo il nome del
    programma (DATECMD), possono essere inserite delle macro, costituite dal
    carattere macro (@) e da uno dei caratteri elencati nel sorgente (nella
    definizione dell'array delle macro). Dette macro vengono espanse nella
    stringa con il corrispondente significato. In ogni command line possono
    comparire piu' macro, ed ogni macro può comparire piu' volte. La macro
    @' viene espansa nelle virgolette ("); la macro @@ viene espansa nella
    atsign (@). L'utilita' di queste macro e' evidente nel caso in cui si
    debbano inserire le virgolette nella command line o nel caso in cui una
    sequenza di caratteri che non deve essere espansa comprenda in casualmente
    i caratteri costituienti una macro. Ad esempio, @M viene espanso nel mese
    corrente; per non espanderlo bisogna digitare @@M (@@ viene espanso in
    @ e la M non viene modificata). Se la command line e' preceduta dalla
    opzione -v essa viene solo visualizzata e non eseguita. Se è preceduta
    da -d si possono specificare i giorni di differenza rispetto alla data
    attuale (+|- gg).
    _stklen e _heaplen sono settate per ridurre l'ingombro in memoria del
    programma, visto che la command line e' eseguita con una system(). Per
    questo motivo, inoltre, l'interprete dei comandi deve essere accessibile.

    Compilato sotto Borland C++ 3.1:

    bcc -k- -O -d datecmd.c parseopt.obj date2jul.obj jul2date.obj isleapyr.obj

-----------------------------------------------------------------------------*/
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 

#include "parseopt.h"        // per la gestione delle opzioni di command line

#define  _PRG_               "DATECMD"     // nome del programma
#define  _VERSION_           "1.5"         // versione
#define  _YEAR_              "94"          // anno di rilascio
#define  MAXCMD              128           // max lungh. cmd line (ENTER incl.)
#define  MACRO_FLAG          '@'           // carattere che segnala la macro
#define  DQUOTE_CHR          '\x27'        // sostituisce le virgolette
#define  SWITCH              '-'           // switch character per opzioni
#define  YEARLEN             365           // giorni dell'anno non bisestile
#define  WEEKLEN             7             // giorni della settimana
#define  WDAYSHORTLEN        3             // lung. stringa breve giorno sett.

//-----------------------------------------------------------------------------
// prototipi delle funzioni del corpo del programma
//-----------------------------------------------------------------------------

long date2jul(int day,int month,int year);


                                                                         Di tutto... di più - 567





int isleapyear(int year);
int jul2date(long jul,int *day,int *month,int *year);

int  main(int argc,char **argv);

void  adjustOrdinal(int baseYear,int shift);
void  adjustWeekDay(int len);
void  fatalError(int errNum);
void  help(void);
char *initProg(int argc,char **argv);
int   isDigitStr(char *string);
char *parseCmd(char *cmdArgs);

//-----------------------------------------------------------------------------
// Ottimizzazione dell'uso della memoria
//-----------------------------------------------------------------------------

extern unsigned _heaplen = 4096;
extern unsigned _stklen  = 2048;

//-----------------------------------------------------------------------------
// Messaggi di errore e di aiuto
//-----------------------------------------------------------------------------

#define  _E_BADARGS          0
#define  _E_CMDLONG          1
#define  _E_BADOPTIONS       2
#define  _E_ALLOCMEM         3

char *weekdays[] = {
    "Domenica",
    "Lunedì",
    "Martedì",
    "Mercoledì",
    "Giovedì",
    "Venerdì",
    "Sabato",
};

char *errors[] = {
    "E00: Numero di argomenti errato",
    "E01: La Command Line risultante è troppo lunga",
    "E02: Opzioni errate",
    "E03: Memoria insufficiente",
};

char *helptext = "\
Uso: DATECMD [-v][-d+|-g] CmdLine\n\
CmdLine è la command line da eseguire (-v visualizza soltanto, -d modifica la\n\
data di +/- g giorni); può contenere una o più delle seguenti macro:\n\
";

//-----------------------------------------------------------------------------
// Variabili globali per inizializzazione e altri scopi
//-----------------------------------------------------------------------------

struct tm *tData;                  // contiene data e ora correnti allo startup

char tStr[20];                     // buffer per sprintf() temporanee

//-----------------------------------------------------------------------------
// gruppo delle funzioni per il macro processing. Ciascuna di esse viene
// invocata se e' incontrata la macro corrispondente (vedere l'array macros)
// e restituisce un puntatore a stringa, che deve essere passato a strcpy()


568 - Tricky C





// per copiare l'espansione della macro nella stringa di comando che sara'
// passata a spawn()
//-----------------------------------------------------------------------------

char *retMacroFlag(void)               // restituisce il carattere MACRO_FLAG
{
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%c",MACRO_FLAG);
    return(tStr);
}

char *retDoubleQuote(void)             // restituisce il carattere '"'
{
    sprintf(tStr,"%c",'\x22');
    return(tStr);
}

char *getYear(void)                    // anno, 4 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d%02d",tData->tm_year < 80 ? 20 : 19,tData->tm_year);
    return(tStr);
}

char *getYear1(void)                   // anno, 2 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d",tData->tm_year);
    return(tStr);
}

char *getMonth(void)                   // mese, 2 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d",tData->tm_mon);
    return(tStr);
}

char *getMonth1(void)                  // mese, 1 o 2 cifre
{
    extern char tStr[];

    getMonth();
    if(*tStr == '0')
        return(tStr+1);
    return(tStr);
}

char *getDay(void)                     // giorno del mese, 2 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d",tData->tm_mday);
    return(tStr);
}


                                                                       Di tutto... di più - 569





char *getDay1(void)                    // giorno del mese, 1 o 2 cifre
{
    extern char tStr[];

    getDay();
    if(*tStr == '0')
        return(tStr+1);
    return(tStr);
}

char *getOrdinal(void)                 // giorno dell'anno, 3 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%03d",tData->tm_yday);
    return(tStr);
}

char *getOrdinal1(void)                // giorno dell'anno, 1 o 2 o 3 cifre
{
    register i;
    extern char tStr[];

    getOrdinal();
    for(i = 0; tStr[i] == '0'; )
        i++;
    return(tStr+i);
}

char *getHour(void)                    // ora, 2 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d",tData->tm_hour);
    return(tStr);
}

char *getHour1(void)                   // ora, 1 o 2 cifre
{
    extern char tStr[];

    getHour();
    if(*tStr == '0')
        return(tStr+1);
    return(tStr);
}

char *getMin(void)                     // minuto, 2 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d",tData->tm_min);
    return(tStr);
}

char *getMin1(void)                    // minuto, 1 o 2 cifre
{
    extern char tStr[];

    getMin();
    if(*tStr == '0')


570 - Tricky C





        return(tStr+1);
    return(tStr);
}

char *getSec(void)                     // secondo, 2 cifre
{
    extern struct tm *tData;
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%02d",tData->tm_sec);
    return(tStr);
}

char *getSec1(void)                    // secondo, 1 o 2 cifre
{
    extern char tStr[];

    getSec();
    if(*tStr == '0')
        return(tStr+1);
    return(tStr);
}

char *getWeekDay(void)                 // giorno della settimana
{
    extern char *weekdays[];

    return(weekdays[tData->tm_wday]);
}

char *getWeekDay1(void)                // giorno della settimana 3 lettere
{
    extern char *weekdays[];

    weekdays[tData->tm_wday][WDAYSHORTLEN] = NULL;
    return(getWeekDay());
}

char *getWeekDayNum(void)              // giorno della settimana numero
{
    extern char tStr[];

    sprintf(tStr,"%1d",tData->tm_wday);
    return(tStr);
}

//-----------------------------------------------------------------------------
// definizione della struttura di gestione delle macro come tipo di dato e
// dichiarazione dell'array di strutture che definisce tutte le macro
//-----------------------------------------------------------------------------

typedef struct {             // struttura per la gestione delle macro
    char symbol;                // simbolo della macro
    char *(*replacer)(void);    // funz. che sostituisce il simbolo col signif.
    char *comment;              // commento; usato nello help
} MACRO;

MACRO macros[] = {
    {MACRO_FLAG,retMacroFlag,"il carattere macro"},
    {DQUOTE_CHR,retDoubleQuote,"le virgolette"},
    {'A',getYear,"l'anno; quattro cifre"},
    {'a',getYear1,"l'anno; due sole cifre"},
    {'M',getMonth,"il mese; sempre due cifre"},
    {'m',getMonth1,"il mese; una sola cifra se la prima è 0"},


                                                                         Di tutto... di più - 571





    {'G',getDay,"il giorno del mese; sempre due cifre"},
    {'g',getDay1,"il giorno del mese; una sola cifra se la prima è 0"},
    {'R',getOrdinal,"il giorno dell'anno; sempre tre cifre"},
    {'r',getOrdinal1,"il giorno dell'anno; una o due cifre se le prime sono 0"},
    {'O',getHour,"l'ora; sempre due cifre"},
    {'o',getHour1,"l'ora; una sola cifra se la prima è 0"},
    {'I',getMin,"il minuto; sempre due cifre"},
    {'i',getMin1,"il minuto; una sola cifra se la prima è 0"},
    {'S',getSec,"il secondo; sempre due cifre"},
    {'s',getSec1,"il secondo; una sola cifra se la prima è 0"},
    {'E',getWeekDay,"il giorno della settimana; nome intero"},
    {'e',getWeekDay1,"il giorno della settimana; primi tre caratteri del nome"},
    {'W',getWeekDayNum,"il giorno della settimana; numero (0 = dom; 6 = sab)"},
    {NULL,NULL,NULL}
};

//-----------------------------------------------------------------------------
// organizzazione delle opzioni
//-----------------------------------------------------------------------------

#define  DISPLAY_ONLY        1         // opzione solo visualizza cmd line
#define  DAY_SHIFT           2         // opzione shift data in giorni

unsigned options;               // variabile per contenere i bits delle opzioni

char *optionS = "d:v";                 // stringa definizione opzioni

#pragma  warn -par
#pragma  warn -rvl

// l'opzione -d consente di specificare uno scostamento in giorni dalla data
// corrente. Lo scostamento puo' essere positivo (es: 1 = doamni) o negativo
// (es: -1 = ieri). La funzione esegue tutti i controlli formali e modifica
// di conseguenza i dati di lavoro.

int valid_d(struct OPT *vld,int cnt)                     // convalida opzione d
{
    register len, baseYear;
    long jul;
    extern struct tm *tData;
    extern unsigned options;

    len = strlen(vld->arg);
    if((len < 2) || (len > 4) || ((*vld->arg != '-') && (*vld->arg != '+')) ||
                                                            (!isDigitStr(vld->arg+1)))
        fatalError(_E_BADOPTIONS);
    jul = date2jul(tData->tm_mday,tData->tm_mon,baseYear = tData->tm_year);
    jul += (len = atoi(vld->arg));
    jul2date(jul,&tData->tm_mday,&tData->tm_mon,&tData->tm_year);
    adjustOrdinal(baseYear,len);
    adjustWeekDay(len);
    return(options |= DAY_SHIFT);
}

// l'opzione -v forza DATECMD a non eseguire la command line costruita con
// l'espansione delle macro, bensi' a visualizzarla solamente. Qui viene
// settato il flag che indica che l'opzione e' stata richiesta

int valid_v(struct OPT *vld,int cnt)                     // convalida opzione v
{
    extern unsigned options;

    return(options |= DISPLAY_ONLY);
}


572 - Tricky C





// gestione delle opzioni specificate in modo errato

int err_handle(struct OPT *vld,int cnt)                  // opzioni errate
{
    help();
    fatalError(_E_BADOPTIONS);
}

#pragma  warn .par
#pragma  warn .rvl

// array che associa ogni ozione alla corrispondente funzione di validazione

static struct VOPT vfuncs[] = {
    {'d',valid_d},
    {'v',valid_v},
    {ERRCHAR,err_handle},
    {NULL,NULL}
};


//-----------------------------------------------------------------------------
// corpo del programma (dopo main() le funzioni sono in ordine alfabetico)
//-----------------------------------------------------------------------------

int main(int argc,char **argv)                    // pilota tutte le operazioni
{
    char *initArgs;
    char *cmdLine;
    extern unsigned options;
    extern char *sys_errlist[];

    printf("%s %s - Esegue command lines con macro data/ora - Barninga_Z!
'%s\n",_PRG_,_VERSION_,_YEAR_);
    initArgs = initProg(argc,argv);
    cmdLine = parseCmd(initArgs);
    printf("\n%s\n\n",cmdLine);
    if(!(options & DISPLAY_ONLY))
        if(system(cmdLine))
            return(printf("%s: %s\n",_PRG_,sys_errlist[errno]));
    return(0);
}

// adjustOrdinal() modifica il numero di giorno nell'anno (tm_yday) in base
// al numero di giorni di shift della data (opzione -d), tenendo presente che
// lo shift potrebbe generare un cambiamento di anno in piu' o in meno.

void adjustOrdinal(int baseYear,int shift)
{
    register diff, year;
    extern struct tm *tData;

    year = tData->tm_year;
    tData->tm_yday += shift;
    if(tData->tm_yday <= 0) {
        for(diff = 0; year < baseYear; year++)
            diff += YEARLEN+isleapyear(year);
        tData->tm_yday += diff;
    }
    else {
        for(diff = 0; baseYear < year; baseYear++)
            diff += YEARLEN+isleapyear(baseYear);
        tData->tm_yday -= diff;


                                                                     Di tutto... di più - 573





    }
}

// adjustWeekDay() modifica il numero di giorno nella settimana (tm_wday) in
// base al numero di giorni di shift della data (opzione -d), tenendo presente
// che lo shift potrebbe generare un cambiamento di settimama.

void adjustWeekDay(int shift)
{
    register temp = 0;
    extern struct tm *tData;

    if((tData->tm_wday += shift) < 0) {
        tData->tm_wday = -tData->tm_wday;
        temp = 1;
    }
    tData->tm_wday %= WEEKLEN;
    if(temp && tData->tm_wday)
        tData->tm_wday = WEEKLEN-tData->tm_wday;
}

// fatalError() esce a DOS quando si verifica un errore, visualizzando un
// messaggio dall'array errors.

void fatalError(int errNum)
{
    printf("%s: %s",_PRG_,errors[errNum]);
    exit(1);
}

// help() stampa una videata di aiuto usando il campo comment di dell'array
// di strutture MACRO macros per visualizzare la descrizioni delle macro

void help(void)
{
    register i;
    extern MACRO macros[];
    extern char *helptext;

    printf(helptext);
    for(i = 0; macros[i].symbol; i++)
        printf("@%c => %s\n",macros[i].symbol,macros[i].comment);
}

// initProg() controlla i parametri e concatena gli elementi di argv per
// ricostruire la command line di DATECMD in un'unica stringa.

char *initProg(int argc,char **argv)
{
    register i;
    long timebits;
    struct OPT *optn;
    static char initArgs[MAXCMD];
    extern struct tm *tData;

    switch(argc) {
        case 1:
            help();
            fatalError(_E_BADARGS);
        default:
            time(&timebits);
            tData = localtime(&timebits);
            ++tData->tm_yday;                                        // 1 - 366
            ++tData->tm_mon;                                         // 1 - 12


574 - Tricky C





            if(!(optn = parseopt(argc,argv,optionS,SWITCH,NULL,NULL,vfuncs)))
                fatalError(_E_ALLOCMEM);
    }
    *initArgs = NULL;
    for(i = argc-optn[0].val; ; ) {
        strcat(initArgs,argv[i]);
        if(++i < argc)
            strcat(initArgs," ");
        else
            break;
    }
    return(initArgs);
}

// isDigitStr() controlla se una stringa contiene solo 0-9

int isDigitStr(char *string)
{
    for(; *string; string++)
        if(!isdigit(*string))
            return(NULL);
    return(1);
}

// parseCmd() ricerca ed espande le macro presenti nella command line di
// DATECMD, costruendo il comando da eseguire, nel quale compaiono, in luogo
// delle macro, gli elementi di data e ora desiderati.

char *parseCmd(char *cmdArgs)
{
    register mIndex, i, j;
    char *ptr;
    static char cmdLine[MAXCMD];
    extern MACRO macros[];

    *cmdLine = NULL;
    for(i = 0, j = 0; cmdArgs[i]; i++) {
        switch(cmdArgs[i]) {
            case MACRO_FLAG:
                for(mIndex = 0; macros[mIndex].symbol; mIndex++) {
                    if(macros[mIndex].symbol == cmdArgs[i+1])
                        break;
                }
                if(macros[mIndex].symbol) {
                    ptr = (macros[mIndex].replacer)();
                    if((j += strlen(ptr)) < MAXCMD) {
                        strcat(cmdLine,ptr);
                        ++i;
                    }
                    else
                        fatalError(_E_CMDLONG);
                    break;
                }
            default:
                cmdLine[j++] = cmdArgs[i];
        }
    }
    return(cmdLine);
}

         DATECMD può rivelarsi particolarmente utile quando vi sia la necessità di dare ad un file,
mediante i comandi DOS COPY o REN, un nome dipendente dalla data e ora in cui l'operazione stessa è
effettuata. Si pensi, ad esempio, ad una procedura che, quotidianamente, scrive il risultato delle proprie


                                                                                                           Di tutto... di più - 575





elaborazioni nel file OUTPUT.DAT: qualora sia necessario conservare a lungo i file generati, può risultare
comodo riservare loro una directory e copiarveli di giorno in giorno, rinominandoli in modo appropriato.
Il solo modo di inserire il comando in un file batch, senza necessità alcuna di intervento interattivo da
parte dell'utente, consiste nel servirsi di DATECMD:

datecmd copy d:\proc\output.dat c:\proc\out\@a@M@G.dat

               Se ogni file deve essere conservato per una settimana soltanto, il comando presentato necessita
appena un piccolo aggiustamento:

datecmd copy d:\proc\output.dat c:\proc\out\output.@e

               Infatti, dal momento che la macro @e viene sostituita dai tre caratteri iniziali del nome del
giorno della settimana, è evidente che ogni giorno il nuovo file sovrascrive quello copiato sette giorni
prima.
               Va ancora sottolineato che DATECMD consente una gestione avanzata di piping e redirezione: ad
esempio, il comando

datecmd copy d:\proc\output.dat c:\proc\out\@a@M@G.dat >> batch.ctl

redirige lo standard output di DATECMD in coda al file BATCH.CTL, mentre il comando

datecmd "copy d:\proc\output.dat c:\proc\out\@a@M@G.dat >> batch.ctl" > nul

aggiunge a BATCH.CTL lo standard output del comando COPY e sopprime quello di DATECMD; si noti
l'uso delle virgolette, indispensabili per evitare che il DOS interpreti la redirezione facente parte della
command line che deve essere eseguita da DATECMD449.


                                         F i l e   p i c c o l i   a   p i a c e r e :   F C R E A T E 

               Gli esempi presentati poco sopra nascondono una insidia: il comando DOS COPY fallisce se il
file origine ha dimensione pari a 0 byte; la conseguenza è che nella directory dedicata alla
memorizzazione dei file di output potrebbero mancarne alcuni450.
               FCREATE aggira il problema, consentendo la creazione di un file della dimensione voluta. Il
file generato, qualora abbia dimensione maggiore di 0, contiene esclusivamente byte nulli (zero binario).

/******************************************************************************

    FCREATE.C - Barninga Z! - 27/10/1994

    Crea un file della dimensione indicata sulla riga di comando.

    Compilato sotto Borland C++ 3.1

                              
                                                   
                                                      
     449 DATECMD esegue la propria command line effettuando una DOS shell, cioè invocando una seconda istanza
(transiente) dell'interprete dei comandi. Ne segue che COMMAND.COM (o, comunque, l'interprete utilizzato) deve
essere disponibile (nella directory corrente o in una di quelle elencate nella variabile d'ambiente PATH) e deve
esserci memoria libera in quantità sufficiente per il caricamento dell'interprete stesso e per l'esecuzione del comando
da parte di questo. Vedere pag. 129.

     450 Può trattarsi di un inconveniente grave qualora, ad esempio, altre procedure abbiano necessità di accedere
comunque ai file (o, quanto meno, di verificarne l'esistenza) per operare correttamente.


576 - Tricky C





    bcc fcreate.c

******************************************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 

#define  PRG       "FCREATE"
#define  VER       "1.0"
#define  YEAR      "94"

#define  OPENMODE    O_WRONLY+O_CREAT+O_TRUNC+O_BINARY
#define  OPENATTR    S_IREAD+S_IWRITE

#define  E_SYNTAX    1
#define  E_OPEN      2
#define  E_CHSIZE    3
#define  E_CLOSE     4
#define  E_PARM      5

// tutte le operazioni sono effettuate in main()

int main(int argc,char **argv)
{
    register handle, retcode;
    long size;

    fprintf(stderr,"%s %s - Creates file(s) of given size - Barninga Z! '%s\n",PRG,
                                                                             VER,YEAR);

// controllo dei parametri della command line

    if(argc != 3) {
        fprintf(stderr,"%s: Syntax is: %s size filename\n",PRG,PRG);
        return(E_SYNTAX);
    }

// controllo del valore di size

    if((size = atol(argv[1])) < 0L) {
        fprintf(stderr,"%s: requested size must be 0 or greater.\n",PRG);
        return(E_PARM);
    }
    retcode = 0;

// apertura del file: se non esiste viene creato; se esiste e' troncato a 0

    if((handle = open(argv[2],OPENMODE,OPENATTR)) == -1) {
        retcode = E_OPEN;
        printf("%s: error opening %s\n",PRG,argv[2]);
    }
    else {

// se il file e' stato aperto regolarmente se ne imposta la dimensione voluta
// con chsize()

        if(chsize(handle,size)) {
            retcode = E_CHSIZE;
            printf("%s: error sizing %s\n",PRG,argv[2]);
        }
        else


                                                                                                   Di tutto... di più - 577





// se l'impostazione della nuova dimensione e' riuscita si calcola la nuova
// dimensione del file per verifica

            size = filelength(handle);

// chiusura del file

        if(close(handle)) {
            retcode = E_CLOSE;
            printf("%s: error closing %s\n",PRG,argv[2]);
        }
    }

// test e azione conseguente in caso di errore o meno

    if(!retcode)
        printf("%s: created %s (%ld bytes)\n",PRG,argv[2],size);
    return(retcode);
}

               FCREATE richiede due parametri: il primo esprime la dimensione desiderata per il file; il
secondo è il nome di questo. Insieme con EMPTYLVL (pag. 565) e DATECMD (pag. 567) è possibile
implementare un algoritmo privo di criticità:

DIR "D:\PROC\OUTPUT.DAT" | FIND " 0 " | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE 0 BYTES: UTILIZZO FCREATE...
DATECMD FCREATE 0 C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
GOTO END
:NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE MAGGIORE DI 0 BYTES: UTILIZZO COPY...
DATECMD COPY D:\PROC\OUTPUT.DAT C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
:END

               FCREATE può validamente essere utilizzato per generare file aventi la funzione di placeholder,
cioè per riservare spazio ad utilizzi futuri.


                                  A t t e n d e r e   i l   m o m e n t o   b u o n o :   T I M E G O N E 

               Per rendere le cose più complicate, assumiamo che il drive D:, sul quale viene prodotto
OUTPUT.DAT dalla ormai nota procedura, non sia un disco fisicamente presente nel personal computer
su cui lavoriamo, ma si tratti, al contrario, di un drive remoto451, reso disponibile da una seconda
macchina: il server di rete. La procedura, a sua volta, è eseguita su un terzo personal computer, anch'esso
collegato al network ed in grado di accedere al medesimo disco condiviso. E' evidente, a questo punto,
che non ha alcun senso lanciare il nostro file batch prima che la procedura in questione abbia terminato le
proprie elaborazioni. Nell'ipotesi che ciò avvenga poco prima delle 23:00, chi non desideri trascorrere le
proprie serate alla tastiera, in trepidante attesa, deve necessariamente adottare qualche provvedimento.


                              
                                                   
                                                      
     451 Si dice remoto (in contrapposizione a locale) un disco appartenente ad una macchina diversa da quella sulla
quale si svolge la sessione di lavoro. Se più personal computer sono collegati in rete, ciascuno di essi può utilizzare,
in aggiunta alle proprie risorse locali, quelle remote rese disponibili dalle macchine configurate come server.
L'utilizzo alle risorse remote avviene in modo condiviso, in quanto più personal computer possono accedervi
contemporaneamente.


578 - Tricky C





               TIMEGONE è... il provvedimento necessario452: esso controlla se è trascorsa l'ora (ed
eventualmente la data) indicata e termina, valorizzando di conseguenza il registro ERRORLEVEL. In
particolare, ERRORLEVEL vale 1 se l'ora è trascorsa; 0 se non lo è.
               L'ora da tenere sotto controllo deve essere specificata sulla command line di TIMEGONE nel
formato hhmmss (due cifre per l'ora, due per i minuti, due per i secondi): ad esempio, il comando

timegone 060400

indica le ore 6:04. I minuti e i secondi devono essere sempre specificati.
               TIMEGONE consente di indicare, in aggiunta all'ora, anche una data: allo scopo sono
riconosciute tre opzioni di command line: -d consente di specificare il giorno, sempre espresso con due
cifre. Ad esempio, il 12 del mese si indica con -d12. L'opzione -m specifica il mese: febbraio, per
esempio, si indica con  -m02. Infine, l'opzione -y permette di indicare l'anno, in 4 cifre. Il 1994, pertanto,
si specifica con -y1994. Il comando

timegone -d03 -m11 170000

richiede a TIMEGONE di verificare se siano trascorse le ore 17 del 3 novembre: dal momento che l'anno
non è specificato, esso non viene controllato (il risultato del test è indipendente dall'anno di elaborazione).
               Mentre l'indicazione di giorno, mese e anno è facoltativa, l'ora deve essere sempre specificata.
Tuttavia, in luogo dell'espressione in formato hhmmss può essere digitato un asterisco ('*') per forzare il
programma a ricavare date e ora dalla stringa assegnata alla variabile d'ambiente TIMEGONE: questa ha
formato YYYYMMGGhhmmss (l'indicazione dell'ora è preceduta da quattro cifre per l'anno, due per il
mese, due per il giorno); è lecito specificare zeri per anno, mese e giorno (sempre in numero di quattro,
due e, rispettivamente, ancora due) se si desidera che siano ignorati. La condizione dell'esempio
precedente può essere espressa valorizzando la variabile TIMEGONE con il comando

set timegone=00001103170000

               ed eseguendo successivamente

timegone *

               Le opzioni eventualmente specificate sulla riga di comando hanno precedenza rispetto alla
variabile d'ambiente; questa, infine, è ignorata se a TIMEGONE è passata, quale parametro, l'ora. Così

                              
                                                   
                                                      
     452 Qualcosa si può fare anche senza TIMEGONE, con l'aiuto di EMPTYLVL (pag. 565). Innanzitutto si deve
creare un file ASCII contenente un CR (ASCII 13), che, per comodità, indichiamo col nome CR.TXT. Occorre poi
inserire nella procedura batch una sequenza di istruzioni analoga alla seguente:

:ASPETTA
TIME < CR.TXT | FIND "15:09" | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO ASPETTA

     Lo standard input del comando TIME è rediretto da CR.TXT, con l'effetto di terminare il comando senza
modificare l'ora di sistema; lo standard output è invece rediretto, mediante piping, sullo standard input di FIND, che
cerca la stringa contenente l'ora desiderata (nell'esempio le 15:09); infine, EMPTYLVL memorizza 1 in
ERRORLEVEL se la stringa non è trovata (l'ora non è quella voluta). I limiti della soluzione descritta sono evidenti:
in primo luogo il batch deve essere lanciato necessariamente prima dell'ora specificata, in quanto la stringa non
viene trovata anche se quella è già trascorsa; inoltre si tratta di un algoritmo applicabile con difficoltà al comando
DATE, in particolare quando si desideri effettuare il test su parte soltanto della data. La utility CUT (presentata a
pag. 593) può venire in soccorso, ma si introducono, comunque, complicazioni notevoli al listato qui riprodotto.


                                                                              Di tutto... di più - 579





timegone -d04 *

verifica se sono trascorse le 17 del 4 novembre (fermo restando il valore della variabile TIMEGONE
dell'esempio precedente).
         TIMEGONE riconosce una quarta opzione: -r richiede che il risultato del test sia invertito
(ERRORLEVEL vale 1 se data e ora non sono trascorse, 0 altrimenti).
         Segue il listato, ampiamente commentato, del programma (vedere pag. 479 e seguenti circa
l'implementazione di PARSEOPT.OBJ; le funzioni di manipolazione delle date sono descritte a
pag. 560).

/******************************************************************************

    TIMEGONE.C - Barninga Z! - 29/09/94

    Setta errorlevel a seconda che la data e l'ora correnti superino o meno
    quelle richieste. Vedere helpStr per i dettagli della sintassi e delle
    opzioni.

    Compilato sotto Borland C++ 3.1

    bcc timegone.c isleapyear.obj parseopt.obj

******************************************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 

#include "parseopt.h"

#define  YEAR       1
#define  MONTH      2
#define  DAY        4
#define  REVERSE    8
#define  SWCHAR     '-'
#define  ILLMSG     "Invalid option"
#define  YEARLEN    4
#define  MONTHLEN   2
#define  DAYLEN     2
#define  DATELEN    (YEARLEN+MONTHLEN+DAYLEN)
#define  TIMELEN    6
#define  DTLEN      (DATELEN+TIMELEN)
#define  TVARSYM    "*"
#define  TVARNAME   "TIMEGONE"

#define  PRG        "TIMEGONE"
#define  REL        "1.0"
#define  YR         "94"
#define  RETERR     255
#define  FALSE      0
#define  TRUE       1
#define  ASCIIBASE  0x30
#define  MIN_YEAR   1980
#define  MAX_YEAR   2099

char *helpStr = "\
\n\
options: one or more of the following:\n\
  -dDD    day DD of the month (always 2 digits).\n\
  -mMM    month MM of the year (always 2 digits).\n\
  -yYYYY  year YYYY (always 4 digits).\n\
  -r      reverse the result.\n\


580 - Tricky C





\n\
time      time, in hhmmss format (always 6 digits). If time is the string \"*\",\n\
          the environment variable TIMEGONE is used. It must contain a\n\
          datetime string in YYYYMMGGhhmmss format; YYYY=0000, MM=00, GG=00\n\
          cause year, month and day respectively to be ignored.\n\
\n\
Command line parameters, if given, always override the environment variable.\n\
\n\
Errorlevel is set to 1 if the (date and) time specified has gone; it is set to\n\
0 if not yet. The -r option causes the result to be reversed (0 if gone, 1 if\n\
not yet). If an error occurs, Errorlevel is set to 255.\n\n\
";

int isleapyear(int year);

int main(int argc,char **argv);
int hasTimeGone(void);
int isDateValid(void);
int isNumeric(char *string);

int valid_d(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_m(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_r(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_y(struct OPT *vld,int cnt);
int err_handle(struct OPT *vld,int cnt);

#pragma warn -rvl
#pragma warn -par
#pragma warn -aus

// l'opzione -d consente di specificare il giorno per comporre una data da
// controllare insieme all'ora. Qui sono effettuati tutti i controlli formali;
// 00 e' valido e indica che qualsiasi giorno va bene

int valid_d(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern unsigned options;
    extern struct date da;

    if(options & DAY)
        err_handle(NULL,NULL);
    if((strlen(vld->arg) != DAYLEN) || !isNumeric(vld->arg))
        err_handle(NULL,NULL);
    da.da_day = atoi(vld->arg);
    options |= DAY;
}

// l'opzione -m consente di specificare il mese per comporre una data da
// controllare insieme all'ora. Qui sono effettuati tutti i controlli formali;
// 00 e' valido e indica che qualsiasi mese va bene

int valid_m(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern unsigned options;
    extern struct date da;

    if(options & MONTH)
        err_handle(NULL,NULL);
    if((strlen(vld->arg) != MONTHLEN) || !isNumeric(vld->arg))
        err_handle(NULL,NULL);
    da.da_mon = atoi(vld->arg);
    options |= MONTH;
}


                                                                     Di tutto... di più - 581





// l'opzione -r rovescia il risultato del test: se il momento e' trascorso
// ERRORLEVEL e' settato a 0 invece che a 1, e viceversa

int valid_r(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern unsigned options;

    options |= REVERSE;
}

// l'opzione -y consente di specificare il anno per comporre una data da
// controllare insieme all'ora. Qui sono effettuati tutti i controlli formali;
// 0000 e' valido e indica che qualsiasi anno va bene

int valid_y(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern unsigned options;
    extern struct date da;

    if(options & YEAR)
        err_handle(NULL,NULL);
    if((strlen(vld->arg) != YEARLEN) || !isNumeric(vld->arg))
        err_handle(NULL,NULL);
    da.da_year = atoi(vld->arg);
    options |= YEAR;
}

// controlla la validita' formale dell'ora indicata sulla command line. Il
// formato deve essere hhmmss. In luogo dell'ora sulla cmdline si puo'
// specificare un asterisco: in tal caso il programma verifica se esiste la
// variabile d'ambiente TIMEGONE e ricava data e ora dalla stringa as essa
// assegnata.

int valid_time(struct OPT *vld,int cnt)
{
    int dummy;
    static int instance;
    extern unsigned options;
    extern struct dostime_t ti;
    extern struct date da;

    if(instance++)
        err_handle(NULL,NULL);              // solo un'ora puo' essere indicata

// se e' specificato l'asterisco...

    if(!strcmp(vld->arg,TVARSYM)) {

// ...si cerca la variabile d'ambiente TIMEGONE: se e' presente se ne assegna
// l'indirizzo a vld->arg, in modo da poter simulare, dopo l'elaborazione
// della data, la digitazione di un'ora sulla command line

        if(!(vld->arg = getenv(TVARNAME))) {
            vld->arg = TVARNAME" environment variable missing";
            err_handle(vld,NULL);
        }

// si effettua il controllo di numericita' sulla stringa YYYYMMDD e si
// valorizzano i campi della struttura date

        if((strlen(vld->arg) != DTLEN) || !isNumeric(vld->arg)) {
            vld->arg = "illegal "TVARNAME" environment variable value";
            err_handle(vld,NULL);
        }


582 - Tricky C





        if(sscanf(vld->arg,"%4d%02d%02d",
                             (options & YEAR) ? &dummy : (int *)&da.da_year,
                             (options & MONTH) ? &dummy : (int *)&da.da_mon,
                             (options & DAY) ? &dummy : (int *)&da.da_day) < 3)
            err_handle(NULL,NULL);

// vld->arg e' forzato a puntare alla seconda parte della stringa, avente
// formato hhmmss

        vld->arg += DATELEN;
    }
    else

// da qui in poi l'elaborazione e' identica sia nel caso di ora passata sulla
// command line che di utilizzo della variabile TIMEGONE, in quanto, in
// entrambi i casi, vld->arg punta a una stringa in formato hhmmss

        if((strlen(vld->arg) != TIMELEN) || !isNumeric(vld->arg))
            err_handle(NULL,NULL);

// valorizzazione dei campi della struttura dostime_t

    if(sscanf(vld->arg,"%02d%02d%02d",(int *)&ti.hour,
                                      (int *)&ti.minute,
                                      (int *)&ti.second) < 3)
        err_handle(NULL,NULL);

// controllo di validita' formale della data

    if(!isDateValid())
        err_handle(NULL,NULL);

// controllo di validita' formale dell'ora

    if((ti.hour > 23) || (ti.minute > 59) || (ti.second > 59))
        err_handle(NULL,NULL);
}

// gestione degli errori: visualizzazione della stringa di help e del valore
// di ERRORLEVEL

int err_handle(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern char *helpStr;

    if(vld)
        fprintf(stderr,"%s: %s.\n",PRG,vld->arg);
    fprintf(stderr,"%s: Usage: %s [option(s)] time | *\n%s",PRG,PRG,helpStr);
    printf("%s: errorlevel set to %d.\n",PRG,RETERR);
    exit(RETERR);                                             // non togliere!!
}

#pragma warn .par
#pragma warn .rvl
#pragma warn .aus

unsigned options;

// ogni opzione e' associata alla corrispondente funzione di validazione

struct VOPT valfuncs[] = {
    {'d',valid_d},
    {'m',valid_m},
    {'r',valid_r},


                                                                        Di tutto... di più - 583





    {'y',valid_y},
    {ERRCHAR,err_handle},
    {NULL,valid_time},
};

// elenco delle opzioni: quelle seguite da ':' vogliono un argomento

char *optionS = "d:m:ry:";

struct date da;
struct dostime_t ti;

// main() analizza le opzioni via parseopt() ed effettua il test su data/ora
// via hasTimeGone()

int main(int argc,char **argv)
{
    register retval;

    printf("%s %s - Test if (date/)time has gone - Barninga Z! '%s.\n",PRG,REL,YR);
    if(argc < 2)
        err_handle(NULL,NULL);
    if(!parseopt(argc,argv,optionS,SWCHAR,ILLMSG,ILLMSG,valfuncs)) {
        perror(PRG);
        retval = RETERR;
    }
    else {
        retval = hasTimeGone();
        if(options & REVERSE)
            if(retval)
                retval = 0;
            else
                retval = 1;
    }
    printf("%s: errorlevel set to %d.\n",PRG,retval);
    return(retval);
}

// controlla se la data/ora attuale ha superato la data/ora specificate via
// opzioni e/o variabile d'ambiente

int hasTimeGone(void)
{
    char datetimeNow[DTLEN+1], datetime[DTLEN+1];
    struct date daNow;
    struct dostime_t tiNow;
    extern struct date da;
    extern struct dostime_t ti;

// richiesta a sistema di data e ora attuali

    getdate(&daNow);
    _dos_gettime(&tiNow);

// valorizzazione della stringa in formato YYYYMMDDhhmmss con data/ora attuali

    sprintf(datetimeNow,"%4d%02d%02d%02d%02d%02d",daNow.da_year,
                                                  daNow.da_mon,
                                                  daNow.da_day,
                                                  tiNow.hour,
                                                  tiNow.minute,
                                                  tiNow.second);

// valorizzazione stringa YYYYMMDDhhmmss con data/ora richieste, tenendo conto


584 - Tricky C





// che un valore di 0 per anno, mese o giorno deve essere sostituito con oggi

    sprintf(datetime,"%4d%02d%02d%02d%02d%02d",da.da_year?da.da_year:daNow.da_year,
                                               da.da_mon ?da.da_mon :daNow.da_mon,
                                               da.da_day ?da.da_day :daNow.da_day,
                                               ti.hour,
                                               ti.minute,
                                               ti.second);

// confronto tra le due stringhe per determinare se il momento e' trascorso.
// Il confronto tra stringhe evita di confrontare uno a uno i campi numerici
// incrociando i risultati

    if(strcmp(datetimeNow,datetime) < 0)
        return(0);
    return(1);
}

// isDateValid() controlla la correttezza formale della data, verificando che
// per anno, mese e giorno siano verificati valori plusibili

int isDateValid(void)
{
    static int monLenTbl[] = {31,28,31,30,31,30,31,31,30,31,30,31};
    extern struct date da;

// se il gmese e' < 0 o > 12 errore

    if((da.da_mon < 0 ) || (da.da_mon > 12))
        return(0);

// se l'anno non e' 0 deve essere compreso tra gli estremi di validita'; se lo
// e' si determina se e' bisestile

    if(da.da_year) {
        if((da.da_year < MIN_YEAR) || (da.da_year > MAX_YEAR))
            return(0);
        else
            monLenTbl[1] += isleapyear(da.da_year);
    }
    else

// se l'anno e' 0 occorre ammettere che potrebbe essere bisestile, chissa'...

        monLenTbl[1] += 1;

// se il giorno non e' 0 esso deve essere positivo e minore o uguale al numero
// di giorni del mese; se il mese e' 0 bisogna ammettere che il 31 e' valido

    if(da.da_day) {
        if(da.da_day < 0)
            return(0);
        if(da.da_mon) {
            if(da.da_day > monLenTbl[da.da_mon-1])
                return(0);
        }
        else
            if(da.da_day > 31)                   // sempre e comunque errore!!
                return(0);
    }
    return(1);                                   // 1 = data OK
}

// controlla la numericita' della stringa ricevuta come parametro


                                                                                           Di tutto... di più - 585





int isNumeric(char *string)
{
    register i;

    for(; *string; string++) {
        for(i = (ASCIIBASE+0); i < (ASCIIBASE+10); i++)
            if(*string == i)
                break;
        if(i == (ASCIIBASE+10))
            return(FALSE);
    }
    return(TRUE);
}

           Vediamo, finalmente, TIMEGONE al lavoro nel nostro esempio pratico:

:ATTESA
TIMEGONE 230000
IF ERRORLEVEL 1 GOTO ADESSO
GOTO ATTESA
:ADESSO
ECHO LE ORE 23:00 SONO APPENA TRASCORSE
DIR "D:\PROC\OUTPUT.DAT" | FIND " 0 " | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE 0 BYTES: UTILIZZO FCREATE...
DATECMD FCREATE 0 C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
GOTO END
:NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE MAGGIORE DI 0 BYTES: UTILIZZO COPY...
DATECMD COPY D:\PROC\OUTPUT.DAT C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
:END

           Il batch può essere eseguito a qualsiasi ora: TIMEGONE forza un loop sulle prime quattro righe
del file sino alle 23:00 (se il batch è lanciato dopo le 23 il flusso elaborativo salta immediatamente
all'etichetta :ADESSO).


                   E s t r a r r e   u n a   s e z i o n e   d a   u n   f i l e :   S E L S T R 

           Sempre più difficile: il famigerato OUTPUT.DAT contiene una sezione di testo che costituisce
la base per alcune postelaborazioni. Ipotizziamo che essa abbia il seguente layout:

* RIEPILOGO *
....
* FINE *

           Il contenuto della sezione, per il momento, non è rilevante: l'obiettivo è estrarla in modo
automatico da OUTPUT.DAT e scriverla in un secondo file, da processare in seguito. La utility SELSTR
rappresenta una soluzione: il comando

selstr "* RIEPILOGO *" "* FINE *" < output.dat > riepilog.dat

scrive sullo standard output le righe di testo, lette dallo standard input, a partire da quella contenente la
prima stringa specificata e conclude l'estrazione con la riga contenente la seconda. Ancora una volta,
perciò, è possibile sfruttare le capacità di redirezione offerte dal sistema operativo.
           Tuttavia, SELSTR è in grado di fare di più. Esso, infatti, accetta sulla riga di comando alcune
opzioni tramite le quali è possibile modificarne il comportamento, indicando se l'estrazione debba iniziare


586 - Tricky C





o terminare ad una riga specificata: per la descrizione dettagliata delle opzioni e dei loro parametri si veda
il testo assegnato alla variabile helpStr, nel listato del programma. Qui vale la pena di soffermarsi
sull'opzione -c, che consente di determinare la modalità di caching453 degli stream. In particolare, -ci
richiede a SELSTR di attivare il caching dello standard input; -co richiede l'attivazione del caching per
lo standard output; infine, -cb attiva il caching per entrambi gli stream. L'uso attento dell'opzione -c
permette di ottenere un significativo incremento della efficienza di elaborazione.
               Segue il listato, ampiamente commentato, del programma (vedere pag. 479 e seguenti circa
l'implementazione di PARSEOPT.OBJ).

/******************************************************************************

    SELSTR.C - Barninga Z! - 20/09/94

    Seleziona una porzione di file in base a stringhe specificate come
    delimitatori di inizio o fine. Vedere helpStr per i dettagli.

    Compilato sotto Borland C++ 3.1

    bcc selstr.c parseopt.obj

******************************************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 

#include "parseopt.h"

#define  PRG        "SELSTR"
#define  VER        "1.0"
#define  YEAR       "94"
#define  MAXLIN     1024
#define  RET_ERR    255
#define  BUFSIZE    16348

#define  FROMNUM    1
#define  FROMBEG    2
#define  FROMLIN    4
#define  TONUM      8
#define  CACHE_I    16
#define  CACHE_O    32
#define  FROMBEG_C  'b'
#define  FROMLIN_C  'l'
#define  CACHE_I_C  'i'
#define  CACHE_O_C  'o'
#define  CACHE_B_C  'b'
#define  SWCHAR     '-'
#define  ILLMSG     "Invalid option"

int main(int argc,char **argv);
int search(char *string1,char *string2);

int valid_c(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_f(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_t(struct OPT *vld,int cnt);
int err_handle(struct OPT *vld,int cnt);
                              
                                                   
                                                      
     453 Si tratta di una tecnica di ottimizzazione delle operazioni di I/O, implementata mediante algoritmi, più o
meno sofisticati, di gestione di buffer, che consentono di limitare il numero di accessi alle periferiche hardware (con
particolare riferimento ai dischi). Sull'argomento vedere pag. 124.


                                                                        Di tutto... di più - 587





int ctl_strings(struct OPT *vld,int cnt);

unsigned long startNum = 1L;
unsigned long stopNum = 0xFFFFFFFFL;

char *helpStr = "\
options:\n\
-c: cache data streams:\n\
     -ci: cache standard input\n\
     -co: cache standard output\n\
     -cb: cache both stdin and stdout\n\
-f: line selection origin mode:\n\
     -fn: from linenumber: lines are selected from line n (n > 0) to the\n\
          line containing string1 or to the line defined by -t, whichever\n\
          comes first.\n\
     -fb: from beginning: lines are selected from BOF to the line\n\
          containing string1 or to the line defined by -t, whichever comes\n\
          first. Same as -f1.\n\
     -fl: from line (default mode): lines are selected from the line\n\
          containing string1 to EOF. Selection stops at the line\n\
          containing string2, if given and found, or at the line defined by -t.\n\
-t: line selection end mode:\n\
     -tn: to linenumber: lines are selected from the origin defined by -f\n\
          to line n (n > 0). Anyway, selection stops at the line\n\
          containing string1 (or string2 for -fl), if found.\n\
ErrorLevel: 255: error;\n\
              1: ok, one or more lines selected;\n\
              0: ok, no lines selected.\
";

unsigned options = FROMLIN;

#pragma warn -rvl
#pragma warn -par
#pragma warn -aus

// validazione dell'opzione -c per la richiesta di caching degli streams.
// Sono attivati i buffers di cache richiesti

int valid_c(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern unsigned options;

    if(instance++ || (strlen(vld->arg) != 1))
        err_handle(NULL,NULL);
    switch(*vld->arg) {
        case CACHE_B_C:
        case CACHE_I_C:
            if(setvbuf(stdin,NULL,_IOFBF,BUFSIZE)) {
                perror(PRG);
                exit(RET_ERR);
            }
            options |= CACHE_I;
            if(*vld->arg == CACHE_I_C)
                break;
        case CACHE_O_C:
            if(setvbuf(stdout,NULL,_IOFBF,BUFSIZE)) {
                perror(PRG);
                exit(RET_ERR);
            }
            options |= CACHE_O;
            break;
        default:


588 - Tricky C





            err_handle(NULL,NULL);
    }
}

// l'opzione -f consente di specificare quale deve essere la prima linea
// copiata da stdin a stdout: quella contenente il primo nonoption item
// (default), quella il cui numero e' specificato come argomento, o la prima
// riga del file

int valid_f(struct OPT *vld,int cnt)
{
    char *ptr;
    extern unsigned options;
    static int instance;

    if(instance++)
        err_handle(NULL,NULL);
    for(ptr = vld->arg; *ptr; ptr++)
        if(!isdigit(*ptr))
            if(strlen(vld->arg) > 1)
                err_handle(NULL,NULL);
            else {
                switch(*vld->arg) {
                    case FROMLIN_C:
                        break;                   // FROMLIN settato per default
                    case FROMBEG_C:
                        options &= ~FROMLIN;
                        options |= FROMBEG;
                        break;                   // startNum = 1 per default
                    default:
                        err_handle(NULL,NULL);
                }
                return;
            }
    startNum = atol(vld->arg);
    options &= ~FROMLIN;
    options |= FROMNUM;
}

// l'opzione -t consente di specificare quale deve essere l'ultima riga del
// file copiata da stdin a stdout. -t consente di indicare un numero di riga;
// se -t non e' specificata la selezione termina alla riga contenente il
// secondo nonoption item sulla command line; in assenza di questo la selezione
// termina a fine file

int valid_t(struct OPT *vld,int cnt)
{
    char *ptr;
    static int instance;
    extern unsigned options;
    extern unsigned long stopNum;

    if(instance++)
        err_handle(NULL,NULL);
    for(ptr = vld->arg; *ptr; ptr++)
        if(!isdigit(*ptr))
            err_handle(NULL,NULL);
    stopNum = atol(vld->arg);
    options |= TONUM;
}

// gsetione errore di sintassi: visualizzazione del messaggio di help e
// uscita con errore


                                                                         Di tutto... di più - 589





int err_handle(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern char *helpStr;

    fprintf(stderr,"%s: Usage: %s [option(s)] string1 [string2]\n%s",PRG,PRG,
                                                                      helpStr);
    exit(RET_ERR);                                            // non togliere!!
}

// controllo dei parametri non-opzione presenti sulla command line: possono
// essere nessuno, uno o due a seconda delle opzioni richieste

int ctl_strings(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;

    switch(instance) {
        case 0:
            break;                                    // string1 sempre ammessa
        case 1:
            if(!(options & FROMLIN))
                err_handle(NULL,NULL);      // string2 ammessa solo se c'e' -fl
            break;
        default:
            err_handle(NULL,NULL);                          // troppi parametri
    }
    return(++instance);
}

#pragma warn .par
#pragma warn .rvl
#pragma warn .aus

// array di strutture che associano ad ogni opzione la corrispondente
// funzione di validazione

struct VOPT valfuncs[] = {
    {'c',valid_c},
    {'f',valid_f},
    {'t',valid_t},
    {ERRCHAR,err_handle},
    {NULL,ctl_strings},
};

// stringa elencante le opzioni ammesse. Quelle seguite da ':' richiedono un
// argomento

char *optionS = "c:f:t:";

// main() scandisce la command line via parseopt() e, se le opzioni sono
// regolari, procede nell'elaborazione via search()

int main(int argc,char **argv)
{
    struct OPT *opt;

    fprintf(stderr,"%s %s - line selection from stdin to stdout - Barninga Z! '%s\n",
                                                                 PRG,VER,YEAR);
    if(argc == 1)
        err_handle(NULL,NULL);                                  // non ritorna!
    if(!(opt = parseopt(argc,argv,optionS,SWCHAR,ILLMSG,ILLMSG,valfuncs))) {
        perror(PRG);
        return(RET_ERR);
    }


590 - Tricky C





    if(!opt[0].val)
        err_handle(NULL,NULL);                              // non c'e' string1
    return(search(argv[argc-opt[0].val],argv[argc-opt[0].val+1]));
}

// search() legge stdin riga per riga e, secondo le opzioni e le stringhe
// specificate sulla riga di comando seleziona le righe da visualizzare su
// stdout

int search(char *string1,char *string2)
{
    register lFlag = 0;
    char line[MAXLIN];
    unsigned long i;
    extern unsigned options;
    extern unsigned long startNum, stopNum;

// dapprima sono scartate tutte le righe che precedono la prima da selezionare
// (se non e' stato specificata -fnum allora startNum e' 0 e non e' scartata
// alcuna riga)

    for(i = 1L; i < startNum; i++)
        fgets(line,MAXLIN,stdin);

// se la selezione deve iniziare alla riga contenente string1, questa e'
// cercata nel file e si comincia a copiare righe su stdout non appena essa
// e' trovata

    if(options & FROMLIN) {
        for(; fgets(line,MAXLIN,stdin); i++)
            if(strstr(line,string1)) {
                lFlag = printf(line);
                break;
            }

// la selezione di righe prosegue fino a che non e' incontrata la riga finale
// definita da stopNum (-t) o segnalata dalla presenza di string2

        for(; fgets(line,MAXLIN,stdin) && (i < stopNum); i++) {
            printf(line);
            if(string2)
                if(strstr(line,string2))
                    break;
        }
    }

// se la selezione deve partire dalla prima riga allora si copiano su stdout
// tutte le righe sino a quella contenente string1, che in questo caso
// permette di selezionare la riga di stop. Se era stato specificata una riga
// di stop con -t, allora e' controllata stopNum (che altrimenti contiene il
// massimo valore esprimible con un long, rendendo ininfluente il test)

    else {
        for(; fgets(line,MAXLIN,stdin) && (i < stopNum); i++) {
            lFlag = printf(line);
            if(strstr(line,string1))
                break;
        }
    }
    return(lFlag ? 1 : 0);       // 1 = copiate righe; 0 = nessuna riga copiata
}

         Ecco la nuova versione del nostro file batch:


                                                                                            Di tutto... di più - 591





:ATTESA
TIMEGONE 230000
IF ERRORLEVEL 1 GOTO ADESSO
GOTO ATTESA
:ADESSO
ECHO LE ORE 23:00 SONO APPENA TRASCORSE
DIR "D:\PROC\OUTPUT.DAT" | FIND " 0 " | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE 0 BYTES: UTILIZZO FCREATE...
DATECMD FCREATE 0 C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
GOTO END
:NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE MAGGIORE DI 0 BYTES: UTILIZZO COPY...
DATECMD COPY D:\PROC\OUTPUT.DAT C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
ECHO GENERAZIONE DEL FILE DI RIEPILOGO...
SELSTR -cb "* RIEPILOGO *" "* FINE *" < D:\PROC\OUTPUT.DAT > C:\PROC\RIEPILOG.DAT
IF ERRORLEVEL 255 GOTO SELERROR
IF ERRORLEVEL 1 GOTO END
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT NON CONTIENE LA SEZIONE DI RIEPILOGO
GOTO END
:SELERROR
ECHO ERRORE NELLA GENERAZIONE DEL RIEPILOGO
:END

           La sezione estratta da OUTPUT.DAT, presente sul disco remoto, è scritta nel file
RIEPILOG.DAT, sul disco locale. Dal momento che SELSTR restituisce in ERRORLEVEL un codice
indicativo dello stato di uscita, è possibile effettuare in modo semplice la gestione degli errori: come si
vede, in caso di errore di elaborazione viene restituito 255: il flusso del file batch salta all'etichetta
SELERROR ed è visualizzato un opportuno messaggio. Se ERRORLEVEL vale 1, significa che
l'elaborazione è terminata regolarmente ed è stata estratta almeno una riga di testo; altrimenti
ERRORLEVEL contiene necessariamente 0, che indica terminazione regolare, ma senza estrazione di
testo: non rimane che segnalare che il contenuto di OUTPUT.DAT non è quello atteso.


                   E s t r a r r e   c o l o n n e   d i   t e s t o   d a   u n   f i l e :   C U T 

           A questo punto vi è la necessità (ebbene sì) di postelaborare RIEPILOG.DAT: a scopo di
esempio, ipotizziamo che tra riga iniziale e finale ne sia presente un numero variabile, tutte aventi il
formato descritto di seguito:

+-CODICE-_+-DATA-_+-FILE-_+-IMPORTO-_

           La sezione estratta, priva di riga inizale e finale, ha pertanto un aspetto analogo a quello delle
righe seguenti:

099355476719940722OPER000100120344720
098446273319940722OPER003400009873325
088836288219940831OPER102800014436255
....
094553728219940912OPER001700225467520
062253725519941004OPER013100067855490
084463282919941103OPER000700127377385

           E' necessario generare una tabella, da scrivere in un nuovo file, in cui solamente i campi DATA,
IMPORTO e CODICE siano riportati in modo leggibile e nell'ordine indicato. E' inoltre necessario
generare un secondo file, ogni riga del quale contenga esclusivamente il campo FILE, a scopo di
elaborazione successiva.


592 - Tricky C





           Strumento atto allo scopo è la utility CUT, ispirata all'omonimo comando Unix, del quale
implementa le caratteristiche principali (in sostanza, la capacità di estrarre colonne di testo da un file),
affiancandovi alcune novità.
           CUT legge lo standard input, da ogni riga del quale estrae i caratteri occupanti le posizioni
specificate mediante l'opzione della command line -c e li scrive sullo standard output. Tutti i messaggi
sono scritti sullo standard error, al fine di non influenzare l'eventuale redirezione dell'output prodotto.
           E' possibile specificare più istanze dell'opzione -c per richiedere l'estrazione di più colonne di
testo: queste possono sovrapporsi parzialmente o totalmente; inoltre la posizione di partenza può essere
superiore a quella di arrivo (in questo caso CUT estrae i caratteri da destra a sinistra). Vediamo un
esempio: nell'ipotesi che lo standard input di CUT sia costituito dalla riga

ABCDE12345FGHIJ67890

il comando

cut -c1-3 -c2-5 -c8-5 -c15-25

scrive sullo standard output la riga

ABCBCDE321EJ67890

           Si noti che le posizioni dei caratteri sono numerate a partire da 1. Inoltre, per default, laddove la
lunghezza della riga di standard input non sia sufficiente a soddisfare interamente uno degli intervalli
specificati (come nel caso -c15-25), vengono comunque estratti almeno i caratteri presenti: sono
disponibili, però, tre opzioni di command line con le quali è possibile gestire tali situazioni in modo
differente. In particolare, -d forza CUT a scartare la riga di input, mentre -x determina l'interruzione
dell'elaborazione con ERRORLEVEL pari a 255 (il valore di default per una terminazione regolare è 0).
Ancora, l'opzione -p consente di specificare una stringa dalla quale estrarre i caratteri necessari a
compensare quelli mancanti nello standard input: il comando

cut -p#=@ -c15-25

estrae dallo standard input dell'esempio precedente la riga

J67890#=@#=

           Alcuni caratteri della stringa "#=@" sono ripetuti, in quanto la sua lunghezza non è sufficiente;
al contrario, i caratteri eventualmente eccedenti la lunghezza necessaria sono ignorati.
           CUT riconosce inoltre alcune opzioni che consentono di inserire stringhe in testa (-b) e in coda
(-e) alle righe di standard output, nonché tra gli intervalli di caratteri (-m). Vediamone un esempio di
utilizzo nel solito file batch:

:ATTESA
TIMEGONE 230000
IF ERRORLEVEL 1 GOTO ADESSO
GOTO ATTESA
:ADESSO
ECHO LE ORE 23:00 SONO APPENA TRASCORSE
DIR "D:\PROC\OUTPUT.DAT" | FIND " 0 " | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE 0 BYTES: UTILIZZO FCREATE...
DATECMD FCREATE 0 C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
GOTO END
:NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE MAGGIORE DI 0 BYTES: UTILIZZO COPY...


                                                                                 Di tutto... di più - 593





DATECMD COPY D:\PROC\OUTPUT.DAT C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
ECHO GENERAZIONE DEL FILE DI RIEPILOGO...
SELSTR -cb "* RIEPILOGO *" "* FINE *" < D:\PROC\OUTPUT.DAT > C:\PROC\RIEPILOG.DAT
IF ERRORLEVEL 255 GOTO SELERROR
IF ERRORLEVEL 1 GOTO POSTELAB
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT NON CONTIENE LA SEZIONE DI RIEPILOGO
GOTO END
:SELERROR
ECHO ERRORE NELLA GENERAZIONE DEL RIEPILOGO
:POSTELAB
ECHO GENERAZIONE DELLA TABELLA DI RIEPILOGO...
TYPE C:\PROC\RIEPILOG.DAT FIND /V "* RIEPIL" | FIND /V "* FINE *" > C:\PROC\TR.TMP
ECHO TABELLA DI RIEPILOGO > C:\PROC\TR.TXT
ECHO. >> C:\PROC\TR.TXT
ECHO    DATA       IMPORTO       CODICE >> C:\PROC\TR.TXT
ECHO +-------------------------------------+ >> C:\PROC\TR.TXT
CUT -b"_ " -m" _ " -e" _" -c11-18 -c27-37 -c1-10 < C:\PROC\TR.TMP >> C:\PROC\TR.TXT
ECHO +-------------------------------------+ >> C:\PROC\TR.TMP
ECHO GENERAZIONE DELLA LISTA DI FILES...
CUT -c19-26 < C:\PROC\TR.TMP > C:\PROC\FILES.DAT
DEL C:\PROC\TR.TMP
:END

         Il comando FIND è utilizzato con l'opzione /V per generare un file temporaneo (TR.TMP)
contenente tutte le righe di RIEPILOG.DAT, eccetto la prima e l'ultima (intestazione e chiusura);
TR.TMP è poi elaborato con CUT per produrre la tabella desiderata (TR.TXT) e il file contenente le sole
occorenze del campo FILES.
         Il contenuto del file TR.TXT è il seguente:

TABELLA DI RIEPILOGO

    DATA       IMPORTO       CODICE

  19940722     00120344720  0993554767
  19940722     00009873325  0984462733
  19940831     00014436255  0888362882
 ....
  19940912     00225467520  0945537282
  19941004     00067855490  0622537255
  19941103     00127377385  0844632829

         Il contenuto di FILES.DAT è invece:

OPER0001
OPER0034
OPER1028
....
OPER0017
OPER0131
OPER0007

         Segue il listato commentato di CUT (vedere pag. 479 e seguenti circa l'implementazione di
PARSEOPT.OBJ).

/******************************************************************************

    CUT.C - Barninga Z! - 1994

    Utility che riprende ed amplia le funzionalita' del comando CUT di Unix.
    Circa la sintassi vedere la variabile helpStr.


594 - Tricky C





    Compilato sotto Borland C++ 3.1

    bcc -O -d -rd -k- cut.c parseopt.obj

******************************************************************************/
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 

#include "parseopt.h"

#define  PRG         "CUT"         // nome del programma
#define  REL         "1.0"         // versione
#define  YEAR        "94"          // anno di rilascio
#define  ERRCOD      255           // codice errore uscita programma
#define  MAXLIN      2048          // massima lunghezza di una riga
#define  MAXPAD      128           // max lungh. stringa di padding
#define  CUTLEN      4             // max 4 cifre per opz. -c
#define  CUTOPT      1             // -c
#define  EXITOPT     2             // -x
#define  DISCRDOPT   4             // -d
#define  PADOPT      8             // -p
#define  MIDOPT      16            // -s
#define  BEGOPT      32            // -b
#define  ENDOPT      64            // -e
#define  SWITCH      '-'           // switch character per opzioni

// CUTTER e' il template di struttura che controlla la formazione delle
// colonne di testo: start contiene l'offset del primo byte; stop quello
// dell'ultimo. In pratica sono gli estremi del range da copiare. start
// puo' essere maggiore di stop, nel qual caso i bytes sono copiati in
// ordine inverso

typedef struct {
    unsigned start;
    unsigned stop;
} CUTTER;

char *helpStr = "\
Syntax is: cut option(s)\n\
Default exit code: 0. Input: stdin; Output: stdout; Msgs: stderr. Options are:\n\
-bBEGSTR      BEGSTR is the string to be inserted at the beginning of each\n\
              output line.\n\
-cSTART-STOP  START-STOP specify a range of characters to be copied from each\n\
              input line to output. If START is greater than STOP, characters\n\
              in the range are reversed. More than one range can be given;\n\
              anyway, at least one range is required. See also -d -p -x.\n\
-d            If one or more -c ranges fall outside an input line, the line\n\
              itself will be discarded. By default, columns are output even\n\
              if one or more ranges are not full. -d -p -x are mutually\n\
              exclusive.\n\
-eENDSTR      ENDSTR is the string to be appended at the end of each output\n\
              line.\n\
-mMIDSTR      MIDSTR is the string to be inserted between two -c ranges; useful\n\
              only if more than one range is given.\n\
-pPADSTR      PADSTR is the string used to pad output columns of -c ranges\n\
              falling outside a stdin line. When -p is not requested, output\n\
              lines can have different length. -p -d -x are mutually exclusive.\n\
-x            If one or more -c ranges fall outside an input line, the program\n\
              will immediately return 255. -x -d -p are mutually exclusive.\n\
-?            Displays this help screen and exits with a return code of 255.\


                                                                      Di tutto... di più - 595





";

char *crgtMsg = "%s %s: cuts stdin into columns. Barninga Z! '%s. Help: -?\n";
char *eLinEnd = "Cut pointers past end of line";
char *eOptCut = "No cut option specified";
char *eOptFmt = "Invalid option format";
char *eOptGen = "Invalid option or option format";
char *eOptSeq = "Invalid option sequence";

CUTTER *cutArr;               // struttura di controllo
char padStr[MAXPAD];          // stringa per il padding
char begStr[MAXPAD];          // stringa di apertura
char midStr[MAXPAD];          // stringa di fincatura
char endStr[MAXPAD];          // stringa di chiusura

int valid_b(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_c(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_d(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_e(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_m(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_p(struct OPT *vld,int cnt);
int valid_x(struct OPT *vld,int cnt);
int hlp_handle(struct OPT *vld,int cnt);
int err_handle(struct OPT *vld,int cnt);

int main(int argc,char **argv);
void cutstream(char *line,char *buffer,char *bufprint,int maxlen);

#pragma  warn -par
#pragma  warn -rvl

// se specificata opzione -b la stringa argomento deve essere copiata nello
// spazio apposito (begStr). Questa stringa e' scritta in testa ad ogni riga
// di standard output prodotta dal programma.

int valid_b(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern char *eOptSeq;
    extern unsigned options;
    extern char begStr[];

    if(instance++)
        err_handle(NULL,(int)eOptSeq);
    strcpy(begStr,vld->arg);
    return(options |= BEGOPT);
}

// almeno una opzione -c deve sempre essere specificata. Qui vengono effettuati
// tutti i controlli di liceita' sull'argomento (estremi del range di colonne
// da estrarre da stdin) e per ogni range e' allocata una struttura CUTTER,
// formando cosi' un array di strutture che descrivono come deve essere
// "ritagliato" stdin.

int valid_c(struct OPT *vld,int cnt)
{
    register i, flag;
    static int instance;
    extern char *eOptFmt;
    extern unsigned options;
    extern CUTTER *cutArr;

    if(!isdigit(*(vld->arg)))
        err_handle(NULL,(int)eOptFmt);    // errore: primo car. non e' numerico


596 - Tricky C





    for(i = 1, flag = 0; vld->arg[i]; i++)
        if(vld->arg[i] == '-') {             // un - puo' (deve) esserci
            if(flag)
                err_handle(NULL,(int)eOptFmt);  // errore: gia' trovato un -
            if(i > CUTLEN)
                err_handle(NULL,(int)eOptFmt);  // errore: numero troppo alto
            flag = i+1;                         // indice inizio secondo numero
        }
        else
            if(!isdigit(vld->arg[i]))
                err_handle(NULL,(int)eOptFmt); // errore: non e' - o una cifra
    if(!flag)
        err_handle(NULL,(int)eOptFmt);          // errore: non c'e' il -
    if((i-flag) > CUTLEN)
        err_handle(NULL,(int)eOptFmt);          // errore: numero troppo alto
    if(!cutArr)                                           // solo prima volta!!
        if(!(cutArr = (CUTTER *)malloc(sizeof(CUTTER))))
            err_handle(NULL,(int)sys_errlist[errno]);
    sscanf(vld->arg,"%d-%d",&(cutArr[instance].start),&(cutArr[instance].stop));
    if(!cutArr[instance].start || !cutArr[instance].stop)
        err_handle(NULL,(int)eOptFmt);
    ++instance;
    if(!(cutArr = (CUTTER *)realloc(cutArr,(instance+1)*sizeof(CUTTER))))
        err_handle(NULL,(int)sys_errlist[errno]);
    cutArr[instance].start = cutArr[instance].stop = NULL;
    return(options |= 1);
}

// l'opzione -d richiede che se uno o entrambi gli estermi di un range (-c)
// "cadono" al di fuori della riga attualmente processata la riga stessa
// deve essere scartata. L'opzione -d e' alternativa a -p e -x.

int valid_d(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern char *eOptSeq;
    extern unsigned options;

    if(instance++ || (options & PADOPT+EXITOPT))
        err_handle(NULL,(int)eOptSeq);
    return(options |= DISCRDOPT);
}

// se specificata opzione -e la stringa argomento deve essere copiata nello
// spazio apposito (endStr). Questa stringa e' scritta in coda ad ogni riga
// di standard output prodotta dal programma.

int valid_e(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern char *eOptSeq;
    extern unsigned options;
    extern char endStr[];

    if(instance++)
        err_handle(NULL,(int)eOptSeq);
    strcpy(endStr,vld->arg);
    return(options |= ENDOPT);
}

// se specificata opzione -m la stringa argomento deve essere copiata nello
// spazio apposito (midStr). Questa stringa e' scritta, in ogni riga di
// standard output prodotta dal programma, tra due range di caratteri estratti
// (-c) da stdin, se almeno 2 istanze di -c sono state specificate. Se ne e'


                                                                     Di tutto... di più - 597





// stata richiesta una sola, l'opzione -m e' ignorata.

int valid_m(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern char *eOptSeq;
    extern unsigned options;
    extern char midStr[];

    if(instance++)
        err_handle(NULL,(int)eOptSeq);
    strcpy(midStr,vld->arg);
    return(options |= MIDOPT);
}

// se specificata opzione -p la stringa argomento deve essere copiata nello
// spazio apposito (padStr). Questa stringa e' utilizzata, in ogni riga di
// standard output prodotta dal programma, per riempire il range richiesto
// (-c), se il numero di caratteri estratti da stdin e' minore dell'ampiezza
// specificata per il range stesso. E' significativa solo se uno o entrambi
// gli estremi di un range "cadono" al di fuori della riga di stdin attualmente
// processata. E' alternativa a -d e -x.

int valid_p(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern char *eOptSeq;
    extern unsigned options;
    extern char padStr[];

    if(instance++ || (options & DISCRDOPT+EXITOPT))
        err_handle(NULL,(int)eOptSeq);
    strcpy(padStr,vld->arg);
    return(options |= PADOPT);
}

// l'opzione -x richiede che se uno o entrambi gli estermi di un range (-c)
// "cadono" al di fuori della riga attualmente processata l'elaborazione deve
// essere interrotta e restituito un codice di errore. Alternativa a -p e -x.

int valid_x(struct OPT *vld,int cnt)
{
    static int instance;
    extern char *eOptSeq;
    extern unsigned options;

    if(instance++ || (options & DISCRDOPT+PADOPT))
        err_handle(NULL,(int)eOptSeq);
    return(options |= EXITOPT);
}

// visualizza la videata di help se e' specificata opzione -?

int hlp_handle(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern char *helpStr;

    err_handle(NULL,(int)helpStr);
}

// gestisce tutte le situazioni in cui e' necessario visualizzare un messaggio
// ed uscire con un errore. Se il parametro vld e' NULL significa che la
// chiamata e' fatta esplicitamente dal programmatore e quindi e' visualizzato
// il messaggio il cui indirizzo e' passato come secondo parametro (con


598 - Tricky C





// opportuno cast!). Se vld non e' NULL, allora err_handle() e' chiamata da
// parseopt() e quindi e' visualizzato un messaggio generico.

int err_handle(struct OPT *vld,int cnt)
{
    extern char *eOptGen;

    fprintf(stderr,"%s: %s\n",PRG,vld ? eOptGen : (char *)cnt);
    exit(ERRCOD);
}

#pragma  warn .par
#pragma  warn .rvl

// array che associa le opzioni alla funzione di validazione corrispondente

struct VOPT vfuncs[] = {
    {'b',valid_b},
    {'c',valid_c},
    {'d',valid_d},
    {'e',valid_e},
    {'m',valid_m},
    {'p',valid_p},
    {'x',valid_x},
    {'?',hlp_handle},
    {ERRCHAR,err_handle},
    {NULL,NULL}
};

// stringa di elenco delle opzioni; se una lettera e' seguita da ':' significa
// che l'opzione richiede un argomento

char *optionStr = "b:c:de:m:p:x?";

unsigned options;                                        // flags delle opzioni

// main() valida le opzioni via parseopt() e gestisce il ciclo di estrazione
// dei range per ogni riga di input. Tutti i messaggi del programma, incluso
// il copyright, sono scritti su stderr; in tal modo la redirezione
// dell'output prodotto non li include.

int main(int argc,char **argv)
{
    register int maxlen;
    register char *inibuf;
    char line[MAXLIN], buffer[MAXLIN];
    extern char *crgtMsg;
    extern char *eOptCut;
    extern unsigned options;
    extern char *optionStr;

    fprintf(stderr,crgtMsg,PRG,REL,YEAR);
    if(!parseopt(argc,argv,optionStr,SWITCH,NULL,NULL,vfuncs))
        err_handle(NULL,(int)sys_errlist[errno]);   // sys_errlist: errori std
    if(!(options & CUTOPT))
        err_handle(NULL,(int)eOptCut);
    inibuf = buffer;
    maxlen = MAXLIN;

// se specificata -b, begStr puo' essere copiata nel buffer fuori dal ciclo
// perche' comunque e' sempre la stessa per ogni riga

    if(options & BEGOPT) {
        strcpy(buffer,begStr);


                                                                     Di tutto... di più - 599





        inibuf += strlen(begStr);    // nuovo indirizzo a cui copiare i range
        maxlen -= strlen(begStr);    // spazio residuo nel buffer
    }
    while(gets(line))
        cutstream(line,inibuf,buffer,maxlen);
    return(0);
}

// cutstream() estrae i range dalla riga di testo ricevuta come parametro e
// scrive la riga output su stdout. Si noti che il paramtero bufprint e'
// l'indirizzo originale del buffer: questo infatti deve essere stampato
// tutto anche se cutstream() ne lavora solo una parte (se c'e' begStr). E'
// evidente che in assenza di opzione -b, buffer e bufprint contengono lo
// stesso indirizzo.

void cutstream(char *line,char *buffer,char *bufprint,int maxlen)
{
    register i, j, k;
    int len, inc, start, stop, lim;
    extern char *eLinEnd;
    extern unsigned options;
    extern CUTTER *cutArr;
    extern char padStr[], midStr[], endStr[];

    j = 0;
    len = strlen(line);

// ciclo di estrazione di range, iterato su ogni riga per tutti gli elementi
// dell'array di strutture CUTTER: ciascuna, infatti, descrive un range.

    for(i = 0; cutArr[i].start; ) {

// calcolo dell'incremento di scansione della riga: se start e' < di stop si
// procede da sx a dx e percio' l'incremento e' +1; se start > stop allora si
// procede da dx a sx (a ritroso): l'incremento e' -1.

        inc = (start = cutArr[i].start) > (stop = cutArr[i].stop) ? -1 : 1;
        lim = 0;                                        // usato per il padding

// se uno degli estremi del range cade fuori dalla riga allora bisogna valutare
// che fare a seconda delle opzioni richieste

        if(start > len || stop > len)
            if(options & DISCRDOPT)
                return;                                 // -d: scartare la riga
            else
                if(options & EXITOPT)
                    err_handle(NULL,(int)eLinEnd);      // -x: fine programma
                else {

// se la riga deve essere comunque processata allora si controlla se entrambi
// gli estremi sono fuori dal range: in questo caso i caratteri di padding
// sono pari alla differenza tra gli estremi piu' uno.

                    if(start > len && stop > len) {
                        len = 0;
                        if(options & PADOPT)
                            lim = 1+(stop-start)*inc;
                    }

// se uno solo degli estremi e' fuori dalla riga, allora una parte del range
// deriva da caratteri della riga, la cui fine diviene uno dei due estremi del
// range stesso (start o stop, a seconda della direzione). Il numero di
// caratteri di padding e' pari al numero di caratteri non estraibili dalla


600 - Tricky C





// riga, cioe' alla parte "scoperta" del range.

                    else {
                        if(options & PADOPT)
                            lim = max(start,stop)-len;
                        start = min(start,len);
                        stop = min(stop,len);
                    }
                }
        if(len)                       // si copia solo se la riga non e' vuota!

// il ciclo gestisce l'operazione di copia; l'applicazione a start di un
// incremento positivo o negativo a seconda dei casi permette di gestire
// entrambe le situazioni (da sx a dx o viceversa)

            for(--start, --stop; j < maxlen-1; start += inc) {
                buffer[j++] = line[start];
                if(start == stop)
                    break;                                    // fine del range
            }

// se e' richiesta -p si copia la stringa di padding nel buffer per il numero
// di caratteri ancora mancanti nel range. Se la stringa e' piu' lunga del
// necessario viene troncata; se e' piu' corta viene ripetuta sino a riempire
// tutto lo spazio.

        if(options & PADOPT)
            for(k = 0; j < maxlen-1 && lim; lim--) {
                buffer[j++] = padStr[k++];
                if(!padStr[k])
                    k = 0;
            }
        ++i;

// se e' specificata -m e ci sono ancora range da estrarre (l'ultimo elemento
// dell'array di struct CUTTER contiene NULL in entrambe i campi per segnalare
// la fine) allora si concatena al buffer la stringa midStr. Non si usa
// strcat() per essere sicuri di non andare oltre lo spazio rimanente nel
// buffer.

        if((options & MIDOPT) && cutArr[i].start)
            for(k = 0; j < maxlen-1 && midStr[k]; )
                buffer[j++] = midStr[k++];
        else

// se invece quello appena estratto e' l'ultimo range ed e' specificata -e
// si concatena al buffer la endStr.

            if((options & ENDOPT) && !cutArr[i].start)
                for(k = 0; j < maxlen-1 && endStr[k]; )
                    buffer[j++] = endStr[k++];
    }
    buffer[j] = NULL;                                                 // tappo!
    puts(bufprint);
}

          Lanciando CUT con l'opzione -? sulla riga di comando viene visualizzato un testo di aiuto, che
ne riassume le principali caratteristiche ed opzioni.


                                                                                       Di tutto... di più - 601





                        I l   c o m a n d o   F O R   r i v i s i t a t o :   D O L I S T 

           Veniamo a FILES.DAT (generato da CUT), ogni riga del quale, ai fini del nostro esempio,
rappresenta un nome di file: ipotizziamo che su ciascuno di essi sia necessario ripetere la medesima
elaborazione. L'interprete DOS implementa il comando FOR, che non è in grado di accettare una lista
variabile di parametri (vedere pag. 565): risulta quindi impossibile utilizzare FILES.DAT allo scopo. La
utility DOLIST offre un rimedio: essa esegue una riga di comando, che viene considerata suddivisa in due
parti, di cui la seconda opzionale, inserendo tra di esse la riga letta dallo standard input. Se da questo
possono essere lette più righe, il comando viene iterato per ciascuna di esse.
           La complessità del meccanismo è solo apparente: nell'ipotesi che l'elaborazione del nostro
esempio consista nell'eseguire un secondo file batch il cui parametro sia ogni volta un diverso file, la
procedura diviene la seguente:

:ATTESA
TIMEGONE 230000
IF ERRORLEVEL 1 GOTO ADESSO
GOTO ATTESA
:ADESSO
ECHO LE ORE 23:00 SONO APPENA TRASCORSE
DIR "D:\PROC\OUTPUT.DAT" | FIND " 0 " | EMPTYLVL
IF ERRORLEVEL 1 GOTO NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE 0 BYTES: UTILIZZO FCREATE...
DATECMD FCREATE 0 C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
GOTO END
:NONZERO
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT HA DIMENSIONE MAGGIORE DI 0 BYTES: UTILIZZO COPY...
DATECMD COPY D:\PROC\OUTPUT.DAT C:\PROC\OUT\@a@M@G.OUT
ECHO GENERAZIONE DEL FILE DI RIEPILOGO...
SELSTR -cb "* RIEPILOGO *" "* FINE *" < D:\PROC\OUTPUT.DAT > C:\PROC\RIEPILOG.DAT
IF ERRORLEVEL 255 GOTO SELERROR
IF ERRORLEVEL 1 GOTO POSTELAB
ECHO IL FILE OUTPUT.DAT NON CONTIENE LA SEZIONE DI RIEPILOGO
GOTO END
:SELERROR
ECHO ERRORE NELLA GENERAZIONE DEL RIEPILOGO
:POSTELAB
ECHO GENERAZIONE DELLA TABELLA DI RIEPILOGO...
TYPE C:\PROC\RIEPILOG.DAT FIND /V "* RIEPIL" | FIND /V "* FINE *" > C:\PROC\TR.TMP
ECHO TABELLA DI RIEPILOGO > C:\PROC\TR.TXT
ECHO. >> C:\PROC\TR.TXT
ECHO    DATA       IMPORTO       CODICE >> C:\PROC\TR.TXT
ECHO +-------------------------------------+ >> C:\PROC\TR.TXT
CUT -b"_ " -m" _ " -e" _" -c11-18 -c27-37 -c1-10 < C:\PROC\TR.TMP >> C:\PROC\TR.TXT
ECHO +-------------------------------------+ >> C:\PROC\TR.TMP
ECHO GENERAZIONE DELLA LISTA DI FILES...
CUT -c19-26 < C:\PROC\TR.TMP > C:\PROC\FILES.DAT
DEL C:\PROC\TR.TMP
ECHO ELABORAZIONE DELLA LISTA DI FILES IN FILES.DAT...
DOLIST "CALL ELABFILE.BAT" < FILES.LST
IF ERRORLEVEL GOTO FILERROR
GOTO END
:FILERROR
ECHO ERRORE NELLA ELABORAZIONE DELLA LISTA DI FILES
:END

           DOLIST esegue la riga di comando una volta per ogni riga presente nel file FILES.DAT: con i
dati dell'esempio, sono generati e lanciati i seguenti comandi:

CALL ELABFILE.BAT OPER0001
CALL ELABFILE.BAT OPER0034


602 - Tricky C





CALL ELABFILE.BAT OPER1028
....
CALL ELABFILE.BAT OPER0017
CALL ELABFILE.BAT OPER0131
CALL ELABFILE.BAT OPER0007

         Si noti l'utilizzo delle virgolette: esse sono necessarie in quanto CALL ed ELABFILE.BAT
devono costituire insieme la prima parte del comando. Senza le virgolette DOLIST interpreterebbe CALL
come prima porzione della command line e ELABFILE.BAT come seconda, inserendo tra esse la riga
letta da FILES.DAT. I comandi eseguiti sarebbero perciò

CALL OPER0001 ELABFILE.BAT
CALL OPER0034 ELABFILE.BAT
CALL OPER1028 ELABFILE.BAT
....
CALL OPER0017 ELABFILE.BAT
CALL OPER0131 ELABFILE.BAT
CALL OPER0007 ELABFILE.BAT

         con scarse possibilità di successo.
         Segue il listato di DOLIST, ampiamente commentato.

/******************************************************************************

    DOLIST.C - Barninga_Z! - 17/10/93

    Esegue un comando dos su una lista di argomenti. Esempio

    dolist copy c:\backups\*.bak < files.lst

    copia tutti i files elencati nel file files.lst nella dir c:\backups
    attribuendo a ciascuno estensione .bak. Il files contenente gli
    argomenti deve essere in formato ascii, una riga per ogni comando.
    In pratica dolist compone ed esegue il comando:

    comando riga_della_lista comando_2a_parte

    In uscita ERRORLEVEL e' settato come segue:

    0 = comando eseguito (indipenentemente dal suo risultato)
    1 = elaborazione interrotta (errore di sintassi della cmdline di DOLIST)
    2 = comando non eseguito (system fallita)
    3 = comando non eseguito (command line da eseguire > 127 caratteri)

    Compilato sotto Borland C++ 3.1:

    bcc -d -rd -k- dolist.c

******************************************************************************/
#pragma  warn -pia

#include 
#include 
#include 

#define  PRG         "DOLIST"
#define  VER         "1.0"
#define  YEAR        "93"
#define  SEP_STR     " "
#define  NUL_CHRS    " \t\n\r"
#define  MAXCMD      128


                                                                                      Di tutto... di più - 603





#define  MAXLIN      256

// main() gestisce tutte le operazioni necessarie

int main(int argc,char **argv)
{
    register len, len2 = 0, retCode = 0;
    char *ptr;
    char cmd[MAXCMD], line[MAXLIN];

    printf("%s %s: esegue comando su lista argomenti - Barninga Z! '%s\n",PRG,
                                                                     VER,YEAR);
    if((argc < 2) || (argc > 3)) {
        printf("%s: sintassi: comando [comando_2a_parte] < lista_args\n",PRG);
        retCode = 1;
    }
    else {

// comincia la costruzione della command line copiando la prima parte del
// comando nel buffer appositamente predisposto

        strcpy(cmd,argv[1]);
        strcat(cmd,SEP_STR);
        len = strlen(cmd);
        if(argc == 3)
            len2 = strlen(argv[2])+strlen(SEP_STR);

// ciclo di elaborazione: per ogni riga del file specificato come stdin viene
// costruita una command line concatenando alla prima parte del comando
// (argv[1]) la riga letta dal file e la seconda parte del comando (argv[2])
// e viene eseguito il comando risultante via system()

        while(gets(line)) {
            if(ptr = strtok(line,NUL_CHRS)) {
                cmd[len] = NULL;
                if((len+len2+strlen(ptr)) < MAXCMD) {
                    strcat(cmd,ptr);
                    if(len2) {
                        strcat(cmd,SEP_STR);
                        strcat(cmd,argv[2]);
                    }
                    if(!system(cmd))                             // esecuzione!
                        printf("%s: eseguito: %s\n",PRG,cmd);
                    else {
                        printf("%s: fallito:  %s\n",PRG,cmd);
                        retCode = 2;
                    }
                }
                else {
                    printf("%s: ignorato: %s%s %s\n",PRG,cmd,ptr,argv[2]);
                    retCode = 3;
                }
            }
        }
    }
    return(retCode);
}

         DOLIST restituisce in ERRORLEVEL un valore determinato dallo stato dell'elaborazione: in
particolare, 0 indica che tutti i comandi sono stati eseguiti; 1 evidenza un errore di sintassi nella riga di
comando; 2 indica il fallimento della chiamata alla funzione di libreria system(), che invoca


604 - Tricky C





l'interprete dei comandi DOS454; 3, infine, segnala che la lunghezza del comando composto mediante
l'inserimento della riga di standard input tra prima e seconda parte della riga di comando risulta
eccessiva455.


                                        I   c o m a n d i   n i d i f i c a t i :   C M D S U B S T 

               Che cosa accade in ELABFILE.BAT? Le ipotesi del nostro esempio si complicano sempre più
(ma è l'ultimo sforzo, promesso!): la prima riga di ciascuno dei file elencati in FILES.DAT contiene un
codice numerico, espresso in formato ASCII, che esprime uno stato relativo alle elaborazioni del
riepilogo. La stringa 000 indica che quella particolare operazione è stata conclusa senza errori (e pertanto
non vi sono altre righe nel file); tutti gli altri codici segnalano errori (il file contiene altre righe, descrittive
dell'errore stesso). Scopo di POSTELAB.BAT è generare un file contenente le sole segnalazioni di errore.
               Anche in questo caso il sistema Unix è fonte di ispirazione: la utility CMDSUBST consente di
eseguire comandi DOS formati in tutto o in parte dall'output di altri comandi456. Vediamo subito un
esempio: il comando

cmdsubst echo $type c:\autoexec.bat$

produce un output costituito dalla prima riga del file AUTOEXEC.BAT. Infatti, CMDSUBST scandisce la
command line alla ricerca dei caratteri '$'457 ed esegue, come un normale comando DOS, quanto tra essi
compreso. La prima riga dello standard output prodotto dal comando è inserita nella command line
originale, in luogo della stringa eseguita. Infine, è eseguita la command line risultante. Nell'esempio testè
presentato, pertanto, viene dapprima lanciato il comando

type c:\autoexec.bat

               Nell'ipotesi che la prima riga del file sia

@ECHO OFF

la command line risultante, eseguita da CMDSUBST, è

echo @ECHO OFF

la quale, a sua volta, produce lo standard output
                              
                                                   
                                                      
     454 DOLIST esegue la command line effettuando una DOS shell, cioè invocando una seconda istanza (transiente)
dell'interprete dei comandi. Ne segue che COMMAND.COM (o, comunque, l'interprete utilizzato) deve essere
disponibile (nella directory corrente o in una di quelle elencate nella variabile d'ambiente PATH) e deve esserci
memoria libera in quantità sufficiente per il caricamento dell'interprete stesso e per l'esecuzione del comando da
parte di questo. Vedere pag. 129.

     455 Il DOS accetta comandi di lunghezza inferiore o pari a 128 caratteri, compreso il CR terminale.

     456 In realtà non esiste, in Unix, un comando analogo a CMDSUBST. Tuttavia la shell standard (l'equivalente
dell'interprete dei comandi in ambiente DOS) scandisce la command line alla ricerca di stringhe racchiuse tra apici
inversi (il carattere '`'), le esegue come veri e propri comandi e le sostutuisce, nella command line stessa, con lo
standard output prodotto.

     457 CMDSUBST utilizza il carattere '$' in luogo dell'apice inverso per comodità: quest'ultimo non è presente sulla
tastiera italiana.


                                                                                          Di tutto... di più - 605





@ECHO OFF

               E' possibile specificare più subcomandi, ma non è possibile nidificarli: in altre parole, è valida
una command line come:

cmdsubst echo $echo pippo$ $echo pluto$ $echo paperino$

che produce l'output

pippoplutopaperino

ma non lo è, o meglio, non è interpretata come forse ci si aspetterebbe, la seguente:

cmdsubst echo $echo $echo pippo$$

               L'output prodotto è

echo is ON echo pippo$

               Infatti, CMDSUBST individua il primo subcomando nella sequenza "$echo $", mentre la
coppia "$$" è sostituita con un singolo carattere '$' (è questa, del resto, la sintassi che consente di
specificare una command line contenente il '$' medesimo).
               Torniamo al nostro caso pratico: il file ELABFILE.BAT può dunque essere strutturato come
segue458:

@ECHO OFF
CMDSUBST IF @$TYPE D:\PROC\%1$@==@000@ GOTO END
IF ERRORLEVEL 1 GOTO ERRORE
SELSTR -f2 STRINGA_INESISTENTE < D:\PROC\%1 >> C:\PROC\ERRORI.DAT
GOTO END
:ERRORE
ECHO ERRORE NELL'ESECUZIONE DELL'ELABORAZIONE DI %1
:END

               La sostituzione effettuata da CMDSUBST genera un test IF dalla sintassi lecita; SELTSR estrae
dal file tutto il testo a partire dalla seconda riga (opzione -f), nell'ipotesi che la stringa
"STRINGA_INESISTENTE" non compaia mai nei file elaborati. La variabile %1 è sostituita dal DOS
con il parametro passato a ELABFILE.BAT dal batch chiamante (nell'esempio si tratta del nome del file
da elaborare). Si noti, infine, che nel batch chiamante è opportuno inserire, prima della riga che invoca
DOLIST, un comando di cancellazione del file C:\PROC\ERRORI.DAT, dal momento che SELSTR vi
scrive lo standard output in modalità di append (il testo è aggiunto in coda al file, se esistente; in caso
contrario questo è creato e "allungato" di volta in volta).
               Si ha perciò:

...
ECHO ELABORAZIONE DELLA LISTA DI FILES IN FILES.DAT...
IF EXIST C:\PROC\ERRORI.DAT DEL C:\PROC\ERRORI.DAT
DOLIST "CALL ELABFILE.BAT" < FILES.LST
IF ERRORLEVEL 1 GOTO FILERROR
...

               Il listato di CMDSUBST, ampiamente commentato, è riportato di seguito.
                              
                                                   
                                                      
     458 Ancora una volta, CUT e EMPTYLVL potrebbero ottenere, da soli, un risultato analogo, ma con un algoritmo
più complesso e meno flessibile.


606 - Tricky C





/******************************************************************************

    CMDSUBST.C - Barninga Z! - 1994

    Esegue command line sostituendo la prima riga dello stdout di un altro
    comando compreso tra i caratteri $. Vedere stringa di help per i
    particolari.

    Compilato sotto Borland C++ 3.1

    bcc cmdsubst.c

******************************************************************************/
#pragma  warn -pia

#include 
#include 
#include 
#include 
#include 
#include 

#define  PRG           "CMDSUBST"
#define  VER           "1.0"
#define  YEAR          "'93"
#define  SUBST_FLAG    '$'
#define  MAXCMD        128
#define  TEMPLATE      "CSXXXXXX"
#define  ROOTDIR       "?:\\"
#define  OUTREDIR      ">"
#define  SEPSTR        " "
#define  EOL           '\n'

char *helpStr = "\
The command line is searched for '$' characters. If found, a string between two\n\
'$' is executed as a command line and the first line of its standard output\n\
replaces it in the CMDSUBST command line itself. Example: if the first line of\n\
the file c:\\autoexec.bat is\n\n\
@ECHO OFF\n\n\
the command line\n\n\
CMDSUBST echo $type c:\\autoexec.bat$\n\n\
causes the command\n\n\
echo @ECHO OFF\n\n\
to be actually executed. If a CMDSUBST command line contains a '$', it must be\n\
typed twice.\n\
";

// il template SUBCTL costituisce lo strumento per il controllo della
// sostituzione dei comandi nella command line. Il campo init referenzia
// il primo byte del comando, il campo len ne contiene la lunghezza. Viene
// allocato un array di strutture, ogni elemento del quale controlla la
// sostituzione di un comando.

typedef struct {
    char *init;
    int   len;
} SUBCTL;

int main(int argc,char **argv);
char *execSubCmd(char *subCmd,char *tempPath);
char *getCmdLine(int argc,char **argv);
char *getSubCmdOutput(char *outString,char *tempPath);
SUBCTL *initSubCtl(SUBCTL *ctl,int items,char *cmdBase);
char *makeCmdLine(SUBCTL *ctl,char *cmdLine,char *tempPath);


                                                                         Di tutto... di più - 607





char *makeTempPath(char *tempPath);
SUBCTL *parseCmdLine(char *cmdLine);

// main() controlla l'esecuzione del programma in 4 fasi: ricostruzione
// della command line; creazione di un file temporaneo per la gestione
// dello stdout dei programmi; scansione della command line ed esecuzione
// dei subcomandi in essa contenuti; costruzione della nuova command line
// e sua esecuzione.

int main(int argc,char **argv)
{
    char *cmdLine;
    char tempPath[MAXPATH];
    SUBCTL *ctl;

    fprintf(stderr,"%s %s - Command line parms substitution - Barninga Z! %s\n",
                                                                  PRG,VER,YEAR);
    if(!(cmdLine = getCmdLine(argc,argv))) {
        fprintf(stderr,"%s: error: a command line must be supplied.\n%s",PRG,
                                                                      helpStr);
        return(1);
    }
    if(!makeTempPath(tempPath)) {
        fprintf(stderr,"%s: error: no more unique file names.\n",PRG);
        return(1);
    }
    if(!(ctl = parseCmdLine(cmdLine))) {
        fprintf(stderr,"%s: error: memory fault or malformed command.\n",PRG);
        return(1);
    }
    if(cmdLine = makeCmdLine(ctl,cmdLine,tempPath))
        system(cmdLine);
    return(0);
}

// execSubCmd() esegue un subcomando compreso nella command line di CMDSUBST.
// Viene costruita una command line contenente il subcomando e l'istruzione
// di redirezione del suo standard output nel file temporaneo il cui nome
// e' stato costruito da makeTempPath(). L'output e' poi analizzato dalla
// getSubCmdOutput() e il file temporaneo e' cancellato. Il sottocomando e'
// eseguito via system().

char *execSubCmd(char *subCmd,char *tempPath)
{
    char *ptr = NULL;
    static char outString[MAXCMD];

    if((strlen(subCmd)+strlen(tempPath)+strlen(OUTREDIR)) < MAXCMD) {
        strcat(subCmd,OUTREDIR);
        strcat(subCmd,tempPath);
        if(!system(subCmd))
            if(!getSubCmdOutput(outString,tempPath))
                fprintf(stderr,"%s: error: subcmd output not available.\n",PRG);
            else
                ptr = outString;
        else
            fprintf(stderr,"%s: error: subcmd exec failure.\n",PRG);
        unlink(tempPath);
    }
    else
        fprintf(stderr,"%s: error: subcmd string too long.\n",PRG);
    return(ptr);
}


608 - Tricky C





// getCmdLine() ricostruisce la command line passata a CMDSUBST concatenando
// in un buffer static tutti gli elementi di argv. Il buffer deve essere
// static perche' l'indirizzo e' restituito alla funzione chiamante. In
// alternativa lo si potrebbe allocare con malloc()

char *getCmdLine(int argc,char **argv)
{
    register i;
    static char cmdLine[MAXCMD];

    if(argc == 1)
        return(NULL);
    cmdLine[0] = NULL;
    for(i = 1; argv[i]; i++) {
        strcat(cmdLine,argv[i]);
        strcat(cmdLine,SEPSTR);
    }
    cmdLine[strlen(cmdLine)-1] = NULL;
    return(cmdLine);
}

// getSubCmdOutput() apre il file temporaneo contenente lo standard output
// del subcomando eseguito e ne legge la prima riga, che deve essere
// sostituita al subcomando stesso nella command line di CMDSUBST.

char *getSubCmdOutput(char *outString,char *tempPath)
{
    char *ptr;
    FILE *subCmdOut;

    *outString = NULL;
    if(subCmdOut = fopen(tempPath,"r")) {
        if(!fgets(outString,MAXCMD,subCmdOut))
            *outString = NULL;
        else
            if(ptr = strrchr(outString,EOL))
                *ptr = NULL;
        fclose(subCmdOut);
    }
    return(outString);
}

// initSubCtl() inizializza una struttura di controllo del subcomando,
// riallocando l'array. La prima chiamata a initSubCtl() le passa un NULL
// come puntatore all'array, cosi' la funzione puo' usare realloc() anche
// per allocare la prima struttura.

SUBCTL *initSubCtl(SUBCTL *ctl,int items,char *cmdBase)
{
    if(!(ctl = (SUBCTL *)realloc(ctl,items*sizeof(SUBCTL)))) {
        fprintf(stderr,"%s: error: not enough memory.\n",PRG);
        return(NULL);
    }
    ctl[items-1].init = cmdBase+strlen(cmdBase);
    ctl[items-1].len = 0;
    return(ctl);
}

// makeCmdLine() costruisce la nuova command line che CMDSUBST deve eseguire
// sostituendo ai sottocomandi la prima riga del loro standard output. La
// command line cosi' costruita e' restituita a main(), che la esegue via
// system().

char *makeCmdLine(SUBCTL *ctl,char *cmdLine,char *tempPath)


                                                                         Di tutto... di più - 609





{
    register i = 0, j;
    char *newPtr, *outString;
    char subCmd[MAXCMD];
    static char newCmdLine[MAXCMD];

    newPtr = newCmdLine;
    do {
        while(cmdLine < ctl[i].init-1)
            *newPtr++ = *cmdLine++;
        if(!(*ctl[i].init))
            *newPtr++ = *cmdLine;
        *newPtr = NULL;
        cmdLine += ctl[i].len+2;
        for(j = 0; j < ctl[i].len; j++)
            subCmd[j] = ctl[i].init[j];
        if(ctl[i].len) {
            subCmd[j] = NULL;
            if(!(outString = execSubCmd(subCmd,tempPath)))
                return(NULL);
            if(!(strlen(newCmdLine)+strlen(outString) < MAXCMD))
                return(NULL);
            strcat(newCmdLine,outString);
            newPtr = strchr(newCmdLine,NULL);
        }
    } while(ctl[i++].len);
    return(newCmdLine);
}

// makeTempPath() prepara un nome di file temporaneo completo di path formato
// dal drive di default e dalla root. Il file temporaneo e' percio' scritto
// in root ed e' destinato a contenere lo stdout del comando eseguito

char *makeTempPath(char *tempPath)
{
    strcpy(tempPath,ROOTDIR);
    strcat(tempPath,TEMPLATE);
    *tempPath = (char)getdisk()+'A';
    return(mktemp(tempPath+strlen(ROOTDIR)));
}

// parseCmdLine() scandisce la command line passata a CMDSUBST per individuare
// eventuali subcomandi racchiusi tra i '$'. Per ogni subcomando e' allocata
// una nuova struttura SUBCTL nell'array. Se sono incontrati due '$'
// consecutivi, si presume che essi rappresentino un solo '$' effettivo nella
// command line: uno e' scartato e non ha luogo alcuna sostituzione. La
// funzione non e' in grado di gestire sostituzioni nidificate.

SUBCTL *parseCmdLine(char *cmdLine)
{
    register i = 0, flag = 0;
    char *ptr, *cmdBase;
    SUBCTL *ctl;

    if(!(ctl = initSubCtl(NULL,1,cmdBase = cmdLine)))
        return(NULL);
    while(ptr = strchr(cmdLine,SUBST_FLAG)) {
        cmdLine = ptr+1;
        if(*cmdLine == SUBST_FLAG)
            strcpy(cmdLine,cmdLine+1);
        else {
            flag = flag ? 0 : 1;
            if(!(*ctl[i].init))
                ctl[i].init = cmdLine;


610 - Tricky C





            else {
                ctl[i].len = ptr-ctl[i].init;
                ++i;
                if(!(ctl = initSubCtl(ctl,i+1,cmdBase)))
                    return(NULL);
            }
        }
    }
    return(flag ? NULL : ctl);
}

               Qualora non sia possibile effettuare la sostituzione nella command line (riga di comando
risultante eccessivamente lunga o caratteri '$' scorrettamente appaiati), o la funzione system()
restituisca un codice di errore459, CMDSUBST termina con un valore di ERRORLEVEL diverso da 0.


                                                          N U M E R I   A   C A S O 

               La libreria C include alcune funzioni per la generazione di numeri casuali. Va subito precisato
che si tratta di una casualità piuttosto... fittizia, in quanto essi sono generati applicando un algoritmo di
una certa complessità ad un numero base, detto seed (seme). Dato che l'algoritmo è sempre lo stesso, ad
uguale seed corrisponde uguale numero casuale che, quindi, tanto casuale poi non è (infatti si parla, per la
precisione, di numeri pseudocasuali). Per ovviare almeno parzialmente al problema, l'algoritmo di
generazione del numero casuale modifica il seed, con l'effetto di abbattere la probabilità che venga
generato sempre il medesimo numero casuale.
               Ciò premesso, come fare ad ottenere un numero "casuale"? Semplice: basta invocare la funzione
di libreria

int rand(void);

(prototipo in STDLIB.H), che restituisce un numero pseudocasuale compreso tra 0 e il valore della
costante manifesta RAND_MAX (definita in LIMITS.H: in molte implementazioni è pari a 32767),
anch'essa definita in STDLIB.H. La funzione rand() applica l'algoritmo sul seed, che viene modificato
solo durante il calcolo. Poiché il seed è una variabile statica inzializzata a 1, una serie di chiamate a
rand() produce sempre la stessa sequenza di numeri casuali, come il seguente banalissimo programma
può facilmente evidenziare se lanciato più volte:

#include 
#include 

int main(void)
{
    register int i;

    for(i = 0; i < 10; i++)
        printf("%d\n",rand());
    return(0);
}

               Un rimedio può essere rappresentato dalla funzione

void srand(int newseed);

                              
                                                   
                                                      
     459 Anche CMDSUBST esegue la command line effettuando una DOS shell, cioè invocando una seconda istanza
(transiente) dell'interprete dei comandi. Vedere pag. 129.


                                                                                     Di tutto... di più - 611





(prototipo in STDLIB.H), che assegna al seed il valore passatole come parametro (trattandosi di un
intero, il valore massimo è 32767). E' evidente che successive chiamate a rand() producono identiche
sequenze di numeri pseudocasuali, se il seed viene reinizializzato ad uno stesso valore:

    ....
    srand(15);
    for(i = 0; i < 10; i++)
        printf("%d\n",rand());
    srand(15);
    for(i = 0; i < 10; i++)
        printf("%d\n",rand());                                // sequenza identica alla precedente
    srand(16);
    for(i = 0; i < 10; i++)
        printf("%d\n",rand());                                // sequenza diversa dalle precedenti
    ....

               Più interessante appare la macro

void randomize(void);

definita (ancora una volta) in STDLIB.H. La randomize() assegna al seed il valore dei 16 bit meno
significativi del numero di secondi trascorsi dal 1 gennaio 1970, calcolato mediante una chiamata alla
funzione time()460:

#include 
#include                                           // per randomize(), oltre a 
....
    randomize();
    for(i = 0; i < 10; i++)
        printf("%d\n",rand());
    randomize();
    for(i = 0; i < 10; i++)
        printf("%d\n",rand());                                // sequenza diversa dalla precedente
    ....

               Come accennato poco sopra, randomize() è una macro e chiama la funzione time(), il cui
prototipo si trova in TIME.H: di qui la necessità della direttiva

#include 

inserita nel precedente frammento di codice. Si noti che solo rand() e srand() sono normalmente
disponibili sui sistemi Unix (vedere, circa la portabilità, pag. 461 e seguenti).
               Generare numeri pseudocasuali compresi tra 0 e RAND_MAX è certamente interessante, ma
spesso lo è ancora di più controllare l'ampiezza del range: in altre parole, ottenere numeri compresi tra un
valore minimo ed uno massimo scelti a piacere. A tale scopo in STDLIB.H è definita la macro

int random(int maxnum);

che genera un numero pseudocasuale compreso tra 0 e maxnum-1. Ad esempio

    casuale = random(51);


                              
                                                   
                                                      
     460 Può essere interessante sbirciare in STDLIB.H le definizioni di randomize() e random(), descritta
oltre.


612 - Tricky C





restituisce un numero compreso tra 0 e 50, estremi inclusi, e lo assegna alla variabile (int) casuale.
Se il limite inferiore del range deve essere diverso da 0, è sufficiente sottrarre la differenza (rispetto a 0) a
maxnum e addizionarla al risultato:

    casuale = random(41)+10;

assegna a casuale un valore compreso tra 10 e 50, estremi inclusi. La sottrazione e l'addizione
descritte sono da intendersi in senso algebrico: se il limite inferiore è minore di 0, la differenza tra questo
e 0 va sommata al limite superiore e sottratta al valore restituito da random():

    casuale = random(61)-10;

assegna a casuale un valore compreso tra ­10 e 50, estremi inclusi. Pertanto, una semplice funzione
in grado di accettare anche il limite inferiore potrebbe somigliare alla seguente:

#include 

int random2(int limite_inf, int limite_sup)
{
    return(random(limite_sup-limite_inf+1)+limite_inf);
}

          La random2() restituisce un numero pseudocasuale compreso tra limite_inf e
limite_sup inclusi (si noti la differenza con random(), che esclude maxnum dal range). Va
sottolineato che se l'espressione

limite_sup-limite_inf+1

restituisce un valore superiore al massimo ntero (con segno), random() (e, di conseguenza, anche
random2()) restituisce sempre detto valore: nelle implementazioni in cui gli interi sono gestiti con 16
bit, pertanto, l'ampiezza massima del range è 32767: dal momento che random() consente di
specificare il limite superiore, questo può essere 32767 se il limite inferiore è 0; se quest'ultimo è
minore di 0, allora quello superiore, per la formula esaminata poco sopra, è pari, al massimo,
a 32767-limite_inf.
          Tale limitazione può essere superata con uno stratagemma, consistente nel considerare un
qualsiasi numero come una semplice stringa di bit e quindi comporre il numero casuale "concatenando"
tante stringhe quante sono necessarie:

/********************

    BARNINGA_Z! - 1998

    RANDOML.C - genera un numero casuale tra 0 e LONG_MAX-1

    long randoml(long upperlim);

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        bcc -O -d -c -mx randoml.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

#include 
#include 


                                                                                              Di tutto... di più - 613





#define ITERATIONS (                                                   \
                    ((sizeof(long) - sizeof(RAND_MAX)) * CHAR_BIT) /   \
                    (sizeof(RAND_MAX) * CHAR_BIT - 1)                  \
                    +                                                  \
                    (                                                  \
                     (                                                 \
                      ((sizeof(long) - sizeof(RAND_MAX)) * CHAR_BIT) % \
                      (sizeof(RAND_MAX) * CHAR_BIT - 1)                \
                     ) ? 1 : 0                                         \
                    )                                                  \
                   )

long cdecl randoml(long upperlim)
{
    register i;
    long randnum;

    randnum = (long)rand();
    for(i = 1; i <= ITERATIONS; i++)
        randnum += (long)rand() << (i * (sizeof(RAND_MAX) * CHAR_BIT - 1));
    return((randnum & LONG_MAX) % upperlim);
}

               La funzione ha utilizzo analogo a quello di random(), ma accetta come parametro un numero
compreso tra 0 e LONG_MAX (costante manifesta definita in LIMITS.H); tuttavia l'algoritmo utilizzato è
sensibilmente diverso.
               Infatti viene generato un primo numero casuale (mediante la funzione rand()), che occupa
parte dei bit (quelli meno significativi) della variabile randnum. Per utilizzare tutti i bit disponibili461 è
necessario generare altri numeri casuali e "affiancarli", mediante operazioni di shift (vedere pag. 69), a
quelli già generati: detta operazione è gestita con un ciclo for, che ha lo scopo di rendere la funzione
portabile ai sistemi nei quali il tipo long è gestito con un numero di bit diverso dai 32 solitamente
utilizzati con i processori Intel per personal computer.
               La costante manifesta ITERATIONS esprime il numero di cicli necessari per utilizzare tutti i bit
restanti (esclusi, cioè, quelli già impegnati dal primo numero casuale generato). La sua definizione, solo
apparentemente complessa462, esprime il rapporto tra il numero di bit ancora liberi nella variabile di tipo
long e il numero di bit occorrenti per memorizzare un numero casuale generato da rand()463,
nell'ipotesi che, in entrambe le grandezze, i sign bit non siano utilizzati. Detto rapporto è incrementato di
1 se la divisione tra le due grandezze fornisce un resto (in pratica il quoziente è arrotondato per eccesso).
               Il numero casuale generato ad ogni iterazione è memorizzato nella variabile dopo uno shift a
sinistra di un numero di bit pari a quanti ne sono già stati "occupati" dai numeri casuali generati in
precedenza: ciò ha l'effetto di concatenare il nuovo numero (cioè la stringa di bit che lo rappresenta) alla
sinistra della sequenza di bit già valorizzati nella variabile. L'arrotondamento per eccesso (sopra descritto)
del numero di iterazioni può portare la conseguenza che parte dei bit del numero casuale generato
nell'ultima iterazione sia perso, in quanto "spinto" dallo shift fuori dallo spazio disponibile nella variabile,
senza che ciò abbia comunque conseguenze negative.

                              
                                                   
                                                      
     461 In una variabile di tipo long vi sono sizeof(long)*CHAR_BIT bit, dai quali va escluso quello
utilizzato per la gestione del segno, mentre la dimensione (in bit) di RAND_MAX è pari a
sizeof(RAND_MAX)*CHAR_BIT, meno il bit più significativo (al solito, il sign bit).

     462 Si osservi che, nei dividendi, CHAR_BIT è raccolto a fattore comune e i numeri 1 rappresentanti i sign bit si
elidono: ciò contribuisce a rendere meno esplicito il significato della formula.

     463 Si sottrae 1 a sizeof(RAND_MAX)*CHAR_BIT nell'assunzione che il valore espresso da RAND_MAX sia
da intendersi "segnato" e perciò non utilizzi il bit più significativo.


614 - Tricky C





               I 32 bit così valorizzati sono poi posti in AND (vedere pag. 71) con la costante manifesta
LONG_MAX: in tal modo il sign bit è sempre uguale a 0. Infine, l'operazione modulo (pag. 68) con il
parametro passato alla funzione garantisce che randoml() restituisca un valore compreso tra 0 e il
parametro stesso, diminuito di 1 (in altre parole, il resto del rapporto tra il numero casuale generato e il
parametro), analogamente alla random(). Ne segue che il massimo valore ammissibile in input alla
funzione è LONG_MAX.
               Si noti che ITERATIONS è una costante, e come tale viene calcolata dal compilatore al
momento della compilazione del sorgente: nonostante l'elevato numero di calcoli necessari per ottenerla,
essa non può influenzare negativamente le prestazioni del programma che utilizzi randoml(). Vale
piuttosto la pena di osservare che, in tal senso, può essere rilevante il numero di iterazioni necessarie per
generare un numero casuale: posto RAND_MAX pari a 32767, occorrono 2 cicli se i dati di tipo long
sono gestiti con 32 bit; per dati a 64 bit le iterazioni diventano 4.
               Vediamo ora un approccio alternativo, consistente nel generare un numero casuale mediante la
libreria C e riproporzionarlo successivamente al limite superiore richiesto.

/********************

    BARNINGA_Z! - 1998

    RANDOMX.C - genera un numero casuale tra 0 e LONG_MAX-1

    long randomx(long upperlim);

    COMPILABILE CON TURBO C++ 2.0

        bcc -O -d -c -mx randomx.c

    dove -mx puo' essere -mt -ms -mc -mm -ml -mh

********************/

#include 

long randomx(long upperlim)
{
    long factor;

    if(upperlim < RAND_MAX)
        return(rand() % upperlim);
    factor = upperlim / RAND_MAX + ((upperlim % RAND_MAX) ? 1 : 0);
    return((rand() * factor + randomx(factor)) % upperlim);
}

               Se il limite superiore specificato è minore di RAND_MAX, la random() restituisce
immediatamente il numero pseudocasuale generato dalla funzione di libreria rand() (l'operazione
modulo con upperlim garantisce che il valore restituito sia compreso tra  0 e RAND_MAX-1). In caso
contrario viene calcolato un fattore di proporzionalità come rapporto tra il limite superiore richiesto e
RAND_MAX, arrotondato per eccesso. A questo punto, generando un numero casuale compreso tra 0 e
RAND_MAX-1 (mediante rand()) e moltplicandolo per il fattore sopra calcolato, si ottiene un risultato
grossolanamente464 compreso nel range desiderato: si osservi però che detto risultato è sempre, per
definizione, un multiplo di factor; per "tappare i buchi" tra un multiplo ed il successivo si deve
sommare al numero generato un secondo numero pseudocasuale compreso tra 0 e factor-1. Ma

                              
                                                   
                                                      
     464 "Grossolanamente" significa che, a causa dell'arrotondamento per eccesso applicato al calcolo del fattore di
proporzionalità, il numero casuale ottenuto potrebbe essere superiore al limite indicato.


                                                                                            Di tutto... di più - 615





generare numeri casuali compresi tra 0 e un limite dato è esattamente il compito di randomx(), che
quindi può farlo ricorsivamente, cioè chiamando se stessa (vedere pag. 100): ecco perché al prodotto
rand()*factor viene sommato il valore restituito da randomx(factor). L'approccio ricorsivo
consente inoltre di gestire correttamente, in modo del tutto trasparente, il caso in cui factor risulti
maggiore di RAND_MAX-1 (il che si verifica quando upperlim è maggiore o uguale al quadrato di
RAND_MAX).
               Il massimo valore di upperlim è pari a LONG_MAX-((2*factor)-2)465: infatti, essendo
factor arrotondato per eccesso, il prodotto rand()*factor può risultare superiore a upperlim di
factor-1; inoltre si deve considerare che a detto prodotto è sommato il secondo numero casuale,
anch'esso pari, al massimo, a factor-1.
               Vale la pena di confrontare rapidamente randoml() e randomx().
               Sotto l'aspetto della praticità di utilizzo, risulta senz'altro preferibile la randoml(), in quanto
il massimo valore di upperlim è noto e costante, ed è pari a LONG_MAX-1 (il range disponibile è
dunque più esteso).
               D'altra parte, randomx() è portabile, a differenza di randoml(), la quale, effettuando
operazioni di shift a sinistra, assume implicitamente che l'organizzazione interna delle variabili (cioè il
significato dei bit che le compongono) sia di tipo backwords e che il sign bit sia sempre quello più
significativo, il che non è vero per tutti i processori466.
               Infine, qualche considerazione interessante nasce circa la velocità di calcolo (assumendo, per
semplicità, che i dati di tipo long siano gestiti in 32 bit). Il tempo di elaborazione richiesto da
randoml() è indipendente dal valore di upperlim: esso è, anzi, costante, in quanto per la generazione
di un numero casuale la funzione effettua sempre tre chiamate a rand(). Al contrario, il tempo richiesto
da randomx() aumenta al crescere di upperlim; tuttavia non vi è un rapporto di proporzionalità
diretta. Infatti, per valori di upperlim inferiori a RAND_MAX viene effettuata una sola chiamata a
rand(); per valori di upperlim compresi tra RAND_MAX e il suo quadrato ne vengono effettuate due;
infine, rand() è chiamata tre volte per valori uguali o superiori al quadrato di RAND_MAX. Sulla scorta
di quanto esposto467, ci si può aspettare che il tempo di elaborazione di randomx() sia pari a circa un
terzo di quello della randoml() per valori di upperlim minori di RAND_MAX, per poi passare a circa
due terzi fino al quadrato di questo; i tempi di elaborazione dovrebbero essere assai vicini per valori di
upperlim uguali o superiori al quadrato di RAND_MAX.
               Una verifica empirica (effettuata cronometrando entrambe le funzioni, eseguite centomila volte
con diversi valori di upperlim) conferma quanto ipotizzato per valori di upperlim inferiori a



                              
                                                   
                                                      
     465 Ne segue che, da un punto di vista formale, il metodo per conoscerlo consiste nel risolvere il seguente
sistema di due equazioni a due incognite:

upperlim = LONG_MAX - 2 * factor - 2
factor = upperlim / RAND_MAX

che, risolto, fornisce per upperlim un valore (arrotondato per difetto) di 2147352578 (assumendo che i dati di
tipo long siano gestiti con 32 bit).

     466 Una versione portabile di randoml() dovrebbe utilizzare moltiplicazioni (per 2 o per potenze di 2) in
luogo degli shift. Il carico elaborativo (tanto delle moltiplicazioni quanto del calcolo delle potenze, da effettuare
dinamicamente) risulterebbe estremamente penalizzante.

     467 Quindi senza considerare l'overhead introdotto dagli shift in randoml() e dal calcolo di factor in
randomx().


616 - Tricky C





RAND_MAX (randomx() impiega meno della metà di randoml())468 e compresi tra RAND_MAX e
UINT_MAX (randomx() impiega circa due terzi del tempo richiesto da randoml()). Per valori
compresi tra UINT_MAX e il quadrato di RAND_MAX si verifica invece un inatteso e considerevole
aumento del tempo di elaborazione di randomx(), che risulta significativamente superiore a quello di
randoml(), ma costante in tutto l'intervallo. Per valori superiori al quadrato di RAND_MAX il tempo di
elaborazione di randomx() aumenta (come atteso) di una quantità circa pari all'incremento verificatosi
tra il primo e il secondo dei range controllati. L'analisi dei sorgenti assembler di randomx(), generati
mediante l'opzione ­S del compilatore, evidenzia la causa del rallentamento inaspettato: le operazioni
aritmetiche coinvolte nell'algoritmo di calcolo (in particolare moltiplicazione, divisione e modulo)
vengono effettuate mediante funzioni di libreria non documentate, che ottimizzano il calcolo utilizzando
algoritmi semplificati se le word più significative dei dati a 32 bit sono pari a 0: è proprio il caso dei
valori compresi tra 0 e UINT_MAX. Attribuendo alla maggiore complessità del calcolo il rallentamento
osservato per upperlim compreso tra UINT_MAX e il quadrato di RAND_MAX, il comportamento di
randomx() si riconduce a quanto teoricamente previsto. Compilando randomx() con l'opzione ­3
del compilatore, che genera codice specifico per processori a 32 bit, una parte dei calcoli sui dati long
viene risolta utilizzando direttamente le istruzioni e i registri del processore, senza l'ausilio delle funzioni
di libreria, con un considerevole miglioramento della performance. Di conseguenza, il tempo di
elaborazione di randomx() diviene circa pari a quello di randoml() per valori di upperlim
compresi tra UINT_MAX e il quadrato di RAND_MAX, e risulta superiore solo per valori maggiori di
quest'ultimo.





                              
                                                   
                                                      
     468 La stessa verifica ha inoltre chiaramente evidenziato che il tempo di elaborazione di randoml() è,
effettivamente, costante.


                                                                             Contenuto del floppy disk - 617





                      C O N T E N U T O   D E L   F L O P P Y   D I S K 

             Il floppy disk allegato costituisce una raccolta di esempi (programmi e funzioni) estratti dal
testo. Essi sono presenti in forma sorgente e, ove possibile, compilata (object, libreria, eseguibile, file
binario).

             ATTENZIONE: a causa del poco tempo a disposizione non è stato possibile verificare a
fondo il funzionamento di tutto il materiale raccolto nel disco (e, in generale, nel testo); si declina
ogni responsabilità per qualsivoglia conseguenza derivante, direttamente o indirettamente,
dall'utilizzo del medesimo.

             Il contenuto del disco è suddiviso come segue:

\
+---SOURCES
_   +---CLIPPER
_   +---DEVDRV
_   _   +---TOOLKIT
_   _       +---DRVSET
_   _       +---LIBMOD
_   _       \---TEST
_   +---FUNC
_   _   \---TEST
_   +---PROGS
_   +---SCHED411
_   +---SYNTAX
_   \---UTIL
\---COMPILED
    +---CLIPPER
    +---DEVDRV
    _   \---TOOLKIT
    _       \---TEST
    +---FUNC
    _   \---TEST
    +---PROGS
    +---SCHED411
    \---UTIL

             E' immediato notare una corrispondenza quasi buinivoca tra l'albero sottostante alla directory
SOURCES e quello sottostante alla COMPILED: directory sottostanti la COMPILED, omologhe ad altre
sottostanti la SOURCES, contengono il risultato della compilazione del contenuto di queste ultime.

\

             Il file FLOPPY.TXT e le directory SOURCES e COMPILED.

\SOURCES

             Raccoglie tutte le subdirectory contenenti sorgenti.

\SOURCES\CLIPPER

             Contiene i sorgenti di alcune funzioni C richiamabili in applicazioni Clipper. Sono presenti sul
disco i corrispondenti moduli oggetto.


618 - Tricky C





\SOURCES\DEVDRV

          Contiene il sorgente di un device driver realizzato in C e inline assembly. Sul disco è presente il
corrispondente file binario.

\SOURCES\DEVDRV\TOOLKIT

          Raccoglie le directory relative al progetto di toolkit per lo sviluppo di device driver descritto nel
testo.

\SOURCES\DEVDRV\TOOLKIT\DRVSET

          Contiene il sorgente della utility DRVSET descritta nel testo. Sul disco è presente l'eseguibile.

\SOURCES\DEVDRV\TOOLKIT\LIBMOD

          Contiene i sorgenti C e assembler dello startup module e della libreria, compreso l'include file.
Sul disco è presente il toolkit completo sotto forma di include file, modulo oggetto e libreria.

\SOURCES\DEVDRV\TOOLKIT\TEST

          Contiene i sorgenti C di due device drivers e una applicazione, atti a testare le capacità del
toolkit. Sul disco sono presenti i due files binari e l'eseguibile.

\SOURCES\FUNC

          Raccoglie i sorgenti di funzioni aventi varia finalità (gestione della memoria, dei file, del
CMOS, dei pathnames, e altro). Le funzioni, a differenza di quanto avviene nel testo, sono dotate dei
necessari include file: è così possibile la creazione di una libreria. Nella directory è presente anche il file
di comandi per TLIB (BZC.LST) e un file batch (MAKELIB.BAT) per la costruzione della libreria. La
libreria stessa (per tutti i modelli di memoria) e gli include file sono presenti sul disco tra i file compilati.

\SOURCES\FUNC\TEST

          Raccoglie i sorgenti di programmi che consentono di testare alcune delle funzioni sopra citate.
Sono presenti sul disco anche i corrispondenti eseguibili.

\SOURCES\PROGS

          Contiene i sorgenti di alcuni semplici programmi dimostrativi. Sono presenti sul disco i
corrispondenti eseguibili.

\SOURCES\SCHED411

          Contiene i sorgenti e i make file della utility SCHED (versione 4.11). Sono presenti sul disco i
corrispondenti eseguibili. Si tenga presente che per compilare SCHED è necessario utilizzare la libreria
delle funzioni descritte nel testo (vedere \SOURCES\FUNC e \COMPILED\FUNC) per il modello di
memoria COMPACT.

\SOURCES\SYNTAX

          Raccoglie esempi di funzioni e programmi strettamente attinenti particolarità sintattiche e simili.
Detti sorgenti non sono stati compilati, dal momento che alcuni includono volutamente errori aventi
finalità esplicative.

\SOURCES\UTIL

          Contiene i sorgenti di alcuni programmi di utilità presentati nel testo. Sul disco sono presenti i
corrispondenti eseguibili.


                                                                             Contenuto del floppy disk - 619





\COMPILED

          Raccoglie le directory contenenti i file compilati (eseguibili, librerie e corrispondenti include
file, moduli oggetto, file binari).

\COMPILED\CLIPPER

          Contiene i moduli oggetto (direttamente consolidabili a moduli oggetto Clipper) di funzioni
richiamabili in sorgenti Clipper.

\COMPILED\DEVDRV

          Contiene un device driver in grado di installare un nuovo buffer di tastiera.

\COMPILED\DEVDRV\TOOLKIT

          Contiene il toolkit di sviluppo per device driver, comprendente il modulo oggetto di startup, la
libreria e il necessario include file.

\COMPILED\DEVDRV\TOOLKIT\TEST

          Contiene due device drivers atti a testare le funzionalità offerte dal toolkit ed un eseguibile
necessario al pilotaggio IOCTL di uno di essi.

\COMPILED\FUNC

          Contiene una libreria (per tutti i modelli di memoria) che raccoglie le funzioni presentate nel
testo a titolo di esempio ed i corrispondenti include file, che le raggruppano per "argomento". Vedere gli
include file per l'elenco completo delle funzioni disponibili.

\COMPILED\FUNC\TEST

          Contiene alcuni programmi eseguibili compilati facendo uso della libreria sopra descritta. I
sorgenti RANDOML.C e RANDOMX.C (in \SOURCES\FUNC) sono stati compilati sia a 16 bit
(RANDOML.EXE e RANDOMX.EXE), sia a 32 bit (RANDOML3.EXE e RANDOMX3.EXE).

\COMPILED\PROGS

          Contiene alcuni eseguibili dimostrativi.

\COMPILED\SCHED411

          Contiene la utility SCHED versione 4.11. Si tratta di un programma TSR in grado di pilotare il
personal computer in modo del tutto automatico, eseguendo comandi o macro di tastiera al momento
voluto, in base ad una tabella definibile dall'utente. Sono presenti nella directory, oltre al programma
SCHED.EXE, le utility di conversione della tabella eventi da versione 3.5 a versione 4.x e viceversa, due
file di ridefinizione degli hotkey di controllo di SCHED, i file di help e messaggi in versione italiana e
inglese, il manuale (SCHED.TXT) in formato ASCII.

\COMPILED\UTIL

          Contiene alcuni programmi eseguibili di utilità.

          Per completezza sono elencati i files contenuti in ogni directory, in ordine alfabetico crescente,
per estensione e per nome.

\
_   FLOPPY.TXT


620 - Tricky C





_
+---SOURCES
_   +---CLIPPER
_   _       CL_BDOS.C
_   _       CL_EXENM.C
_   _       CL_MODF.C
_   _
_   +---DEVDRV
_   _   _   KBDBUF.C
_   _   _
_   _   +---TOOLKIT
_   _       +---DRVSET
_   _       _       DRVSET.C
_   _       _
_   _       +---TEST
_   _       _       TESTINIT.BAT
_   _       _       TESTDRV.BAT
_   _       _       DEVIOCTL.C
_   _       _       TESTINIT.C
_   _       _       TESTDRV.C
_   _       _       YES.TXT
_   _       _
_   _       +---LIBMOD
_   _               DDSEGCOS.ASI
_   _               DDBUIBPB.ASM
_   _               DDDEVCLO.ASM
_   _               DDDEVOPE.ASM
_   _               DDDUMMY.ASM
_   _               DDENDOFS.ASM
_   _               DDGENIOC.ASM
_   _               DDGETLOG.ASM
_   _               DDHEADER.ASM
_   _               DDINIT.ASM
_   _               DDINPFLU.ASM
_   _               DDINPIOC.ASM
_   _               DDINPND.ASM
_   _               DDINPSTA.ASM
_   _               DDINPUT.ASM
_   _               DDMEDCHE.ASM
_   _               DDMEDREM.ASM
_   _               DDOUTBUS.ASM
_   _               DDOUTFLU.ASM
_   _               DDOUTIOC.ASM
_   _               DDOUTPUT.ASM
_   _               DDOUTVER.ASM
_   _               DDOUTSTA.ASM
_   _               DDRESVEC.ASM
_   _               DDSAVVEC.ASM
_   _               DDSETCMD.ASM
_   _               DDSETLOG.ASM
_   _               DDSETSTK.ASM
_   _               DD_EXPTR.ASM
_   _               DD_VECT.ASM
_   _               DDDISCRD.C
_   _               BZDD.H
_   _               BZDD.LST
_   _
_   +---FUNC
_   _   _   MAKELIB.BAT
_   _   _   A20DISAB.C
_   _   _   A20ENABL.C
_   _   _   ALCSTRAT.C
_   _   _   BOOT.C
_   _   _   CHAINVEC.C


                          Contenuto del floppy disk - 621





_   _   _   CLEARKBD.C
_   _   _   CTLALDEL.C
_   _   _   CTLBREAK.C
_   _   _   DATE2JUL.C
_   _   _   DOSPTRS.C
_   _   _   DOSSEG.C
_   _   _   EMBALLOC.C
_   _   _   EMBFREE.C
_   _   _   EMBRESIZ.C
_   _   _   EMMALLOC.C
_   _   _   EMMFRAME.C
_   _   _   EMMFREEP.C
_   _   _   EMMFREEH.C
_   _   _   EMMGHNAM.C
_   _   _   EMMGPMD.C
_   _   _   EMMMOVM.C
_   _   _   EMMOHNDL.C
_   _   _   EMMPGMAP.C
_   _   _   EMMPPH.C
_   _   _   EMMRPM.C
_   _   _   EMMSHNAM.C
_   _   _   EMMSPM.C
_   _   _   EMMTEST.C
_   _   _   EMMTEST2.C
_   _   _   EMMTOTP.C
_   _   _   EMMVER.C
_   _   _   EXTFREE.C
_   _   _   EXTINST.C
_   _   _   FATTOR.C
_   _   _   FIRSTMCB.C
_   _   _   GETRDIR.C
_   _   _   HMAALLOC.C
_   _   _   HMADEALL.C
_   _   _   INDOSADR.C
_   _   _   ISA20ON.C
_   _   _   ISFSAME.C
_   _   _   ISHMAFRE.C
_   _   _   ISLEAPYR.C
_   _   _   ISREMOTE.C
_   _   _   JUL2DATE.C
_   _   _   LASTTSR.C
_   _   _   MCBCHAIN.C
_   _   _   PARSEMCB.C
_   _   _   PARSEOPT.C
_   _   _   PATHNAME.C
_   _   _   PRNTOSCR.C
_   _   _   RANDOML.C
_   _   _   RANDOMX.C
_   _   _   READCMOS.C
_   _   _   RELENV.C
_   _   _   RELENV2.C
_   _   _   RELENVC.C
_   _   _   RESMEM.C
_   _   _   RSLVPATH.C
_   _   _   SCANDIR.C
_   _   _   UMBALLOC.C
_   _   _   UMBDOS.C
_   _   _   UMBFREE.C
_   _   _   UMBQEMM.C
_   _   _   WRITCMOS.C
_   _   _   XMSFREEB.C
_   _   _   XMMDVERS.C
_   _   _   XMMADDR.C
_   _   _   XMMISHMA.C


622 - Tricky C





_   _   _   XMMVERS.C
_   _   _   XMSFREEM.C
_   _   _   XMSMOVM.C
_   _   _   DATES.H
_   _   _   INT.H
_   _   _   MEM.H
_   _   _   PARSEOPT.H
_   _   _   TSR.H
_   _   _   VAR.H
_   _   _   BZC.LST
_   _   _
_   _   +---TEST
_   _           BOOT.C
_   _           CTLBREAK.C
_   _           CTLALDEL.C
_   _           EMS.C
_   _           JULTEST.C
_   _           RANDOML.C
_   _           RANDOMX.C
_   _           SCANDIR.C
_   _
_   +---PROGS
_   _       GETCMD.C
_   _       PROV2TSR.C
_   _       PROVATSR.C
_   _       TURBOC.C
_   _
_   +---SCHED411
_   _       MAKE.BAT
_   _       MAKEV.BAT
_   _       SCHED.C
_   _       SCHED3B4.C
_   _       SCHED4B3.C
_   _       SCHED.H
_   _
_   +---SYNTAX
_   _       ALLOC.C
_   _       ALLOC2.C
_   _       ARGCARGV.C
_   _       ARGCARG2.C
_   _       ARRAY.C
_   _       AUTOVAR.C
_   _       AUTOVAR2.C
_   _       CIAO.C
_   _       CIAO2.C
_   _       EXTERN.C
_   _       EXTERN2.C
_   _       EXTERN3.C
_   _       EXTERN4.C
_   _       EXTERN5.C
_   _       EXTERN6.C
_   _       EXTERN7.C
_   _       FUNC.C
_   _       FUNC2.C
_   _       FUNC3.C
_   _       FUNC4.C
_   _       FUNC5.C
_   _       FUNCPTR.C
_   _       OPEINT16.C
_   _       OPEINT32.C
_   _       ROSSO.C
_   _       STATIC.C
_   _       STATIC2.C
_   _       STRUCT.C


                                    Contenuto del floppy disk - 623





_   _       STRUCT2.C
_   _       STRUCT3.C
_   _
_   +---UTIL
_           CMDSUBST.C
_           CMOSBKP.C
_           CUT.C
_           DATECMD.C
_           DISINFES.C
_           DOLIST.C
_           EMPTYLVL.C
_           FCREATE.C
_           KBDCODES.C
_           KBDPLUS.C
_           KBDPLUS2.C
_           SELSTR.C
_           SHFVWRIT.C
_           SSS.C
_           TIMEGONE.C
_           VIDEOCAP.C
_           ZAPTSR.C
_
+---COMPILED
    +---CLIPPER
    _       CL_BDOS.OBJ
    _       CL_EXENM.OBJ
    _       CL_MODF.OBJ
    _
    +---DEVDRV
    _   _   KBDBUF.SYS
    _   _
    _   +---TOOLKIT
    _       _   DRVSET.EXE
    _       _   BZDD.H
    _       _   BZDD.LIB
    _       _   DDHEADER.OBJ
    _       _
    _       +---TEST
    _               DEVIOCTL.EXE
    _               TESTDRV.SYS
    _               TESTINIT.SYS
    _
    +---FUNC
    _   _   DATES.H
    _   _   INT.H
    _   _   MEM.H
    _   _   PARSEOPT.H
    _   _   TSR.H
    _   _   VAR.H
    _   _   BZCC.LIB
    _   _   BZCH.LIB
    _   _   BZCL.LIB
    _   _   BZCM.LIB
    _   _   BZCS.LIB
    _   _
    _   +---TEST
    _           BOOT.EXE
    _           CTLALDEL.EXE
    _           CTLBREAK.EXE
    _           EMS.EXE
    _           RANDOML.EXE
    _           RANDOML3.EXE
    _           RANDOMX.EXE
    _           RANDOMX3.EXE


624 - Tricky C





    _           SCANDIR.EXE
    _
    +---PROGS
    _       GETCMD.EXE
    _       PROV2TSR.EXE
    _       PROVATSR.EXE
    _       TURBOC.EXE
    _
    +---SCHED411
    _       SCHED.EXE
    _       SCHED3B4.EXE
    _       SCHED4B3.EXE
    _       SCHED.HLP
    _       SCHED.ITH
    _       SCHED.ITM
    _       SCHED.KEY
    _       SCHED.KKK
    _       SCHED.MSG
    _       SCHED.TXT
    _       SCHED.UKH
    _       SCHED.UKM
    _
    +---UTIL
            CMDSUBST.EXE
            CMOSBKP.EXE
            CUT.EXE
            DATECMD.EXE
            DISINFES.EXE
            DOLIST.EXE
            EMPTYLVL.EXE
            FCREATE.EXE
            KBDCODES.EXE
            KBDPLUS.EXE
            KBDPLUS2.EXE
            SELSTR.EXE
            SHFVWRIT.EXE
            SSS.EXE
            TIMEGONE.EXE
            VIDEOCAP.EXE
            ZAPTSR.EXE


                                                                                                               Indice delle figure - 625





                                      I N D I C E   D E L L E   F I G U R E 


SEGMENTAZIONE DELLA MEMORIA NEL MODELLO TINY...................................................144
SEGMENTAZIONE DELLA MEMORIA NEL MODELLO SMALL. ..............................................144
SEGMENTAZIONE DELLA MEMORIA NEL MODELLO MEDIUM. ...........................................145
SEGMENTAZIONE DELLA MEMORIA NEL MODELLO COMPACT..........................................145
SEGMENTAZIONE DELLA MEMORIA NEL MODELLO LARGE................................................146
SEGMENTAZIONE DELLA MEMORIA NEL MODELLO HUGE..................................................147
UTILIZZO, DA PARTE DEL DOS, DELLA MEMORIA CONVENZIONALE.................................191
LA STRUTTURA DEI MEMORY CONTROL BLOCK...................................................................191
UTILIZZO DEGLI INDIRIZZI DI MEMORIA TRA I 640 KB E IL MEGABYTE. ...........................198
SCHEMA DI MAPPING EMM TRA PAGINE FISICHE (EMM PAGE FRAME) E PAGINE
LOGICHE......................................................................................................................................202
LO STACK DOPO L'INGRESSO NEL GESTORE DI INTERRUPT DICHIARATO CON
PARAMETRI FORMALI. ..............................................................................................................257
LO STACK DOPO L'INGRESSO NEL GESTORE far DI INTERRUPT DICHIARATO CON
PARAMETRI FORMALI. ..............................................................................................................261
LO STACK IN chainvector() PRIMA DELL'ESECUZIONE DELLA RET. .......................................264
LA STRUTTURA DI UN TSR........................................................................................................276
LA STRUTTURA DI TSR GENERATA DAL COMPILATORE C...................................................277
LA STRUTTURA DI TSR GENERATA DAL LINKER...................................................................289
STRUTTURA DI UN DEVICE DRIVER.........................................................................................356
COMUNICAZIONE TRA APPLICAZIONE E PERIFERICA VIA DEVICE DRIVER. .....................357




                                                                                                            Indice delle tabelle - 627





                                    I N D I C E   D E L L E   T A B E L L E 


TIPI DI DATO IN C .........................................................................................................................12
TIPI DI DATO E DICHIARATORI...................................................................................................15
OPERATORI C................................................................................................................................62
PARAMETRI DI main() .................................................................................................................106
STREAM STANDARD ..................................................................................................................116
MODALITÀ DI APERTURA DEL FILE CON fopen() ....................................................................119
MODALITÀ OPERATIVE DI fseek() .............................................................................................121
MODALITÀ DI CACHING CON setvbuf() .....................................................................................125
MODALITÀ DI APERTURA DEL FILE CON open(): PARTE 1 .....................................................126
MODALITÀ DI APERTURA DEL FILE CON open(): PARTE 2 .....................................................127
PERMESSI DI ACCESSO AL FILE CON open().............................................................................127
MODALITÀ DI CONDIVISIONE DEL FILE CON _open().............................................................128
INT 13H, SERV. 02H: LEGGE SETTORI IN UN BUFFER..............................................................140
VALORI DELLA MACRO __TURBOC__......................................................................................174
INT 21H, SERV. 48H: ALLOCA UN BLOCCO MEMORIA............................................................189
INT 21H, SERV. 49H: DEALLOCA UN BLOCCO DI MEMORIA ..................................................190
INT 21H, SERV. 4AH: MODIFICA L'AMPIEZZA DEL BLOCCO DI MEMORIA ALLOCATO ......190
INT 21H, SERV. 34H: INDIRIZZO DELL'INDOS FLAG ................................................................192
INT 21H, SERV. 52H: INDIRIZZO DELLA LISTA DELLE LISTE .................................................194
INT 21H, SERV. 58H: GESTIONE DELLA STRATEGIA DI ALLOCAZIONE................................197
INT 67H, SERV. 46H: VERSIONE EMM........................................................................................204
INT 67H, SERV. 41H: INDIRIZZO DELLA PAGE FRAME............................................................205
INT 67H, SERV. 42H: NUMERO DI PAGINE ................................................................................206
INT 67H, SERV. 4BH: NUMERO DI HANDLE EMM APERTI.......................................................208
INT 67H, SERV. 4DH: PAGINE ALLOCATE AGLI HANDLE .......................................................208
INT 67H, SERV. 53H: NOME DELLO HANDLE EMS ...................................................................210
INT 67H, SERV. 43H: ALLOCA PAGINE LOGICHE NELLA MEMORIA ESPANSA ....................213
INT 67H, SERV. 44H: EFFETTUA IL MAPPING DI PAGINE LOGICHE A PAGINE FISICHE ......214
INT 67H, SERV. 45H: DEALLOCA LE PAGINE ASSOCIATE AD UNO HANDLE........................215
INT 67H, SERV. 4EH: SALVA E RIPRISTINA LA PAGE MAP .....................................................219
INT 67H, SERV. 57H: TRASFERISCE DA MEM. CONVENZ. A MEM. EMS E VICEVERSA........221
FORMATO DEL BUFFER UTILIZZATO DALL'INT 67H, SERV. 57H...........................................222


628 - Tricky C





INT 67H, SERV. 50H: MAPPING MULTIPLO E SU MEMORIA CONVENZIONALE.................... 224
CODICI DI ERRORE EMS ............................................................................................................ 225
INT 2FH: PRESENZA DEL DRIVER XMM................................................................................... 227
INT 2FH: ENTRY POINT DEL DRIVER XMM.............................................................................. 227
SERVIZIO XMS 00H: VERSIONE DEL DRIVER XMM E ESISTENZA DELLA HMA .................. 228
SERVIZIO XMS 08H: QUANTITÀ DI MEMORIA XMS DISPONIBILE ........................................ 230
INT 15H, SERV. 88H: MEMORIA ESTESA (NON XMS) DISPONIBILE ....................................... 232
SERVIZIO XMS 09H: ALLOCA UN BLOCCO DI MEMORIA XMS.............................................. 233
SERVIZIO XMS 0BH: COPIA TRA AREE DI MEMORIA CONVENZIONALE O XMS................. 234
FORMATO DEL BUFFER UTILIZZATO DAL SERVIZIO XMS 0BH............................................ 235
SERVIZIO XMS 0AH: DEALLOCA UNO HANDLE XMS............................................................. 237
SERVIZIO XMS 0FH: ALLOCA UN UMB .................................................................................... 238
SERVIZIO XMS 01H: ALLOCA LA HMA (SE DISPONIBILE)...................................................... 240
INT 2FH, SERV. 4AH: GESTISCE LA PORZIONE LIBERA DI UNA HMA GIÀ ALLOCATA....... 240
SERVIZIO XMS 02H: DEALLOCA LA HMA................................................................................ 241
SERVIZIO XMS 07H: STATO DELLA A20 LINE.......................................................................... 243
SERVIZIO XMS 03H: ABILITA LA A20 LINE.............................................................................. 244
SERVIZIO XMS 04H: DISABILITA LA A20 LINE........................................................................ 244
SERVIZIO XMS 0FH: ALLOCA UN UMB .................................................................................... 246
SERVIZIO XMS 11H: DEALLOCA UN UN UMB ......................................................................... 247
CODICI DI ERRORE XMS............................................................................................................ 248
INT 21H, SERV. 25H: SCRIVE UN INDIRIZZO NELLA TAVOLA DEI VETTORI........................ 252
INT 21H, SERV. 35H: LEGGE UN INDIRIZZO NELLA TAVOLA DEI VETTORI......................... 252
MODALITÀ DI UTILIZZO DEI GESTORI ORIGINALI DI INTERRUPT....................................... 262
INT 21H, SERV. 31H: TERMINA MA RESTA RESIDENTE IN RAM............................................ 276
INT 21H, SERV. 4DH: CODICE DI USCITA DELL'APPLICAZIONE TERMINATA...................... 277
VALORI DEL FLAG DI STATO DELL'INT 05H ........................................................................... 299
SHIFT STATUS BYTE ED EXTENDED SHIFT STATUS BYTE.................................................... 302
KEYBOARD STATUS BYTE........................................................................................................ 303
INT 16H, SERV. 00H: LEGGE UN TASTO DAL BUFFER DI TASTIERA ..................................... 305
INT 16H, SERV. 01H: CONTROLLA SE È PRESENTE UN TASTO NEL BUFFER DI
TASTIERA.................................................................................................................................... 306
INT 16H, SERV. 02H: STATO DEGLI SHIFT ................................................................................ 306
INT 16H, SERV. 05H: INSERISCE UN TASTO NEL BUFFER DELLA TASTIERA ....................... 306
PUNTATORI AL BUFFER DI TASTIERA..................................................................................... 307
INT 2FH: MULTIPLEX INTERRUPT ............................................................................................ 312


                                                                                                              Indice delle tabelle - 629





INT 21H, SERV. 0AH: INPUT DI UNA STRINGA MEDIANTE BUFFER ......................................313
INT 10H, SERV. 00H: STABILISCE NUOVI MODO E PAGINA VIDEO .......................................314
INT 10H, SERV. 02H: SPOSTA IL CURSORE ALLE COORDINATE SPECIFICATE.....................315
INT 10H, SERV. 03H: LEGGE LA POSIZIONE DEL CURSORE....................................................315
INT 10H, SERV. 05H: STABILISCE LA NUOVA PAGINA VIDEO................................................315
INT 10H, SERV. 08H: LEGGE CARATTERE E ATTRIBUTO ALLA POSIZIONE DEL
CURSORE .....................................................................................................................................315
INT 10H, SERV. 09H: SCRIVE CARATTERE E ATTRIBUTO ALLA POSIZIONE DEL
CURSORE .....................................................................................................................................316
INT 10H, SERV. 0EH: SCRIVE UN CARATTERE IN MODO TTY ................................................316
INT 10H, SERV. 0FH: LEGGE IL MODO E LA PAGINA VIDEO ATTUALI..................................316
INT 10H, SERV. 13H: SCRIVE UNA STRINGA CON ATTRIBUTO ..............................................317
INT 21H, SERV. 3CH: CREA UN NUOVO FILE O NE TRONCA UNO ESISTENTE......................319
INT 21H, SERV. 3DH: APRE UN FILE ESISTENTE ......................................................................320
INT 21H, SERV. 3EH: CHIUDE UN FILE APERTO .......................................................................320
INT 21H, SERV. 3FH: LEGGE DA UN FILE APERTO...................................................................321
INT 21H, SERV. 40H: SCRIVE IN UN FILE APERTO ...................................................................321
INT 21H, SERV. 41H: CANCELLA UN FILE.................................................................................321
INT 21H, SERV. 42H: MUOVE IL PUNTATORE ALLA POSIZIONE NEL FILE............................322
INT 21H, SERV. 2FH: OTTIENE DAL DOS L'INDIRIZZO DEL DTA ATTUALE ..........................323
INT 21H, SERV. 1AH: COMUNICA AL DOS L'INDIRIZZO DEL DTA..........................................323
SERVIZI DELL'INT 21H UTILIZZANTI IL DTA ...........................................................................323
INT 21H, SERV. 62H: OTTIENE DAL DOS L'INDIRIZZO DEL PSP ATTUALE............................324
INT 21H, SERV. 50H: COMUNICA AL DOS L'INDIRIZZO DEL PSP............................................324
INT 21H, SERV. 44H, SUBF. 01H: MODIFICA GLI ATTRIBUTI DI UN DEVICE DRIVER...........355
STRUTTURA DEL DEVICE DRIVER HEADER............................................................................358
STRUTTURA DELLA DEVICE ATTRIBUTE WORD....................................................................359
STRUTTURA DEL DEVICE DRIVER REQUEST HEADER ..........................................................360
STRUTTURA DELLA DEVICE DRIVER STATUS WORD............................................................361
ELENCO DEI SERVIZI IMPLEMENTABILI DAI DEVICE DRIVER .............................................362
DEVICE DRIVER, SERV. 00: USO DEL REQUEST HEADER.......................................................363
STRUTTURA DEL BPB.................................................................................................................365
DEVICE DRIVER, SERV. 01: USO DEL REQUEST HEADER.......................................................366
DEVICE DRIVER, SERV. 02: USO DEL REQUEST HEADER.......................................................367
DEVICE DRIVER, SERV. 03: USO DEL REQUEST HEADER.......................................................368
DEVICE DRIVER, SERV. 04: USO DEL REQUEST HEADER.......................................................369


630 - Tricky C





DEVICE DRIVER, SERV. 05: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 370
DEVICE DRIVER, SERV. 06: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 370
DEVICE DRIVER, SERV. 07: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 371
DEVICE DRIVER, SERV. 13: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 372
DEVICE DRIVER, SERV. 15: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 373
DEVICE DRIVER, SERV. 16: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 374
DEVICE DRIVER, SERV. 19: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 375
DEVICE DRIVER, SERV. 23: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 376
DEVICE DRIVER, SERV. 24: USO DEL REQUEST HEADER ...................................................... 376
INT 21H, SERV. 44H, SUBF. 0CH E 0DH: GENERIC IOCTL REQUEST....................................... 456
SUFFISSI PER LE COSTANTI MANIFESTE DEFINITE IN STDDEF.H ........................................ 462
INT 21H, SERV. 60H: RISOLVE UN PATH IN PATHNAME COMPLETO .................................... 467
INT 21H, SERV. 37H, SUBF. 00H: GET SWITCH CHARACTER................................................... 498
INT 21H, SERV. 37H, SUBF. 01H: SET SWITCH CHARACTER ................................................... 498
INT 21H, SERV. 44H, SUBF. 09H: DETERMINA SE IL DRIVE È REMOTO................................. 500
INT 21H, SERV. 0CH: PULISCE IL BUFFER DI TASTIERA E INVOCA UN SERVIZIO............... 527
INTERRUPT E SERVIZI DI CARICAMENTO E TERMINAZIONE DEI PROGRAMMI ................ 550


                                                                                        Indice analitico - 631





                                     I N D I C E   A N A L I T I C O 

                                                        ANSI; 7; 46
#                                                       AreYouLast(); 354
                                                        argc, argv; 113; 508; 512
#define; 47; 61; 186; 294; 570                                   nel toolkit per i device driver; 472
#ifdef; 49                                              argv; 143
#ifndef; 49                                             aritmetica dei puntatori; 34
#include; 8                                             array; 30­34; 117
#pragma; 184; 190; 272                                           di strutture; 55
#undef; 49                                              ASCII code; 327; 545; 561
                                                        ASCII, formato; 604
_                                                       ASCIIZ; 227; 342; 392; 485
__emit__(); 184                                         assegnamento; 78
__IOerror(); 163; 534                                   assembler; 182
_doserrno; 533                                                   registri; 175
_envseg; 307                                                     variabili e indirizzi; 178
_errno; 420                                             Assembler; 169­85
_fmemcpy(); 357                                         associatività degli operatori; 65
_fmode; 127; 136                                        atoi(); 114; 119
_fstrcpy(); 162                                         autodecremento; 69
_heaplen; 605                                                    portabilità; 493
_open(); 136                                            autoincremento; 28; 48; 69
_osmajor; 320; 420; 476                                          portabilità; 493
_osminor; 320; 420; 476                                 automatic (variabili); 37
_osversion; 420; 476
_psp; 300; 307; 347; 418; 476                           B
_restorezero(); 321; 351; 355; 441­44; 441­44           backslash; 46; 48; 495
_saveregs; 407                                          backwords; 23; 60; 180; 269; 365; 493
_setargv__(), _setenvp__(); 509                         batch; 603
_version; 420; 476                                      bdos(), bdosptr(); 152
                                                        BIOS; 9; 149; 315; 322; 379; 394; 403; 541
3                                                       block device driver; 380
3, opzione compilatore; 314; 661                        boot(); 184
                                                        bootstrap; 204; 379; 389; 580; 588; 599
                                                        BPB; 393
A                                                       break; 84; 87; 88
A20 Line; 244; 261                                      BYTE; 475
accessibilità delle variabili; 36                       BZDD.H; 454; 474
address wrapping; 244
ALLOC.H; 117; 203                                       C
allocazione dinamica della memoria; 117­21
       nei TSR; 302                                     c, opzione compilatore; 166; 310; 410; 454
allocmem(); 203; 303; 590                               C, opzione del librarian; 454
allocUMB(); 265                                         c, opzione linker; 410
altoparlante; 572                                       C++; 2; 51; 95; 135
and                                                     caching; 132; 629
       logico; 75                                       CALL; 286; 322; 331; 334
       su bit; 76                                       CALL, istruzione batch; 646
                                                        campi


632 - Tricky C





       di bit; 63                                   CONFIG.SYS; 380; 389; 410; 481
       di struct; 52                                CONIO.H; 95
       di union; 61                                 continue; 87; 88
case; 84                                            conversioni di tipo; 70
case sensitivity; 7; 165                            COPY; 618
cast; 70; 280; 300; 304; 332; 333; 357; 502; 589    costanti; 45­50
cdecl; 99; 208                                            character; 45
chainvector(); 283                                        esadecimali; 45
char; 16                                                  floating point; 46
charcter device driver; 380                               long; 45
child; 139                                                manifeste; 47
child process; 137; 238; 329; 343; 543; 588               simboliche; 50
cicli; 86­90                                              unsigned; 45
CLI; 270                                            CP/M; 495
Clipper; 191­202                                    CritErr flag; 316; 333; 348; 349
       allocazione della memoria; 196               CS; 186
       EXTEND.H; 191                                CS\:IP; 106; 161; 273
       passaggio parametri al C; 192                CTRL-ALT-DEL; 290; 322
       puntatori; 195                               CTRL-BREAK, CTRL-C; 287; 322; 336; 348;
       reference; 192                               350; 380; 395; 571
       restituzione valori dal C; 194                     nei TSR; 329; 331
CLIPPER, macro; 192                                 CTRL-Z; 117
close(); 134                                        CUT; 635
CMDSUBST; 648
CMOS; 250; 592                                      D
code segment
       nei device driver; 416                       DATECMD; 606
code segment, dati nel; 590                         dati; 11
COM, eseguibile; 155; 300; 409; 536; 541            DDHEADER.ASM; 415
COM1:; 124                                          DDSEGCOS.ASI; 413
comandi interni ed esterni; 603                     DEBUG; 541
command line; 348; 357; 389; 427; 508­33            debugging; 50
       gestione; 463; 511­33                        default; 84
                sintassi; 512                       device driver; 214; 379­490
                switch character; 517                     attribute word; 390; 399
                toolkit C; 514­33                         build BPB (servizio 02); 393
       nei device driver; 450­53                          character e block; 380; 385; 390; 394; 402
       PSP; 510                                           code segment; 416
COMMAND.COM; 205; 295; 380; 617                           command line; 450­53
commenti; 14; 101                                         device attribute word; 384
compact model; 158                                        device close (servizio 14); 399
compilatore; 3; 298; 301; 326; 335; 379; 403;             device open (servizio 13); 398
409                                                       environment; 471
       error; 5                                           flush input buffers (servizio 07); 397
       opzioni per i device driver; 471                   flush output buffers (servizio 11); 398
       portabilità dei sorgenti; 493                      generic IOCTL request (servizio 19); 400
       warning; 5                                         get logical device (servizio 23); 401
compilazione condizionale; 166; 190; 228                  header; 382; 384­85; 417; 461
complemento a due; 492                                    init (servizio 00); 389
complemento a uno; 68; 492                                input status (servizio 06); 396
comunicazione inter-process; 148                          interrupt routine; 382; 421; 446
CON:; 124                                                 IOCTL read (servizio 03); 393
CON\:; 385; 470                                           IOCTL write (servizio 12); 398


                                                                                      Indice analitico - 633





      media check (servizio 01); 391                         di union; 60
      nome logico; 384; 395; 396; 397; 398;                  di variabili; 14
      399                                                              portabilità; 491
      nondestructive read (servizio 05); 395          DIR.H; 500; 502
      output status (servizio 10); 397                DISKCOPY; 540
      output until busy (servizio 16); 400            diversità; 74
      read (servizio 04); 394                         do...while; 87
      removable media (servizio 15); 399              DOLIST; 645
      request header; 383; 386­402; 389; 392;         DOS
      393; 395; 397; 398; 400; 401; 472                      servizi; 331
      rilocazione stack; 445­50                       DOS List of Lists; 208
      servizi; 386­402; 428; 470                      DOS.H; 116; 203; 300; 307; 347; 504
      set logical device (servizio 24); 402           double; 16
      startup module; 461                             DS; 177
      status word; 386; 423; 470                      DS, SS; 159
             Busy Flag; 387; 395; 396; 397; 399       DTA; 349; 511
             Done Flag; 387                                  nei TSR; 345­47
             Error Flag; 387                          DUP; 580
      strategy routine; 382; 386; 420                 dup(); 580
      struttura; 381                                  dup2(); 97
      tiny model; 413                                 durata delle variabili; 36
      toolkit per il C; 412
             accesso al request header; 474­75        E
             BZDD.H; 454
             command line; 477; 479                   EMM386.SYS; 214
             costruzione della libreria; 453          EMMXXXX0; 219
             discardDriver(); 453; 470; 474           EMPTYLVL; 604
             DRVSET; 461­70                           EMS; 218­44
             indirizzi delle parti di codice; 476;           device EMMXXXX0; 219
             479                                             handle; 223
             init(); 426; 450; 470; 472­73                   mapping; 230; 236; 241; 304
             libreria di funzioni; 425                       nei TSR; 304
             request header; 460                             page frame; 222
             RequestHeaderFP; 475                            pagine; 218; 223
             setResCodeEnd(); 470; 474                       trasferimenti senza page frame; 238
             setStack(); 415; 419; 445­50; 472               utilizzo; 229
             setupcmd(); 450­53                              versione; 220
             status word; 472; 474                    entry point; 156; 245; 541
             uso degli stream; 480                    enum; 61
             uso di malloc(); 480                     environment; 116; 139; 200; 305; 348; 403; 621
             variabili globali; 476                          nei TSR; 570
      write (servizio 08); 397                        envp; 113; 509
      write with verify (servizio 09); 397            errno; 97; 476; 533
DGROUP; 273; 278; 414                                 ERRNO.H; 97
dichiarazioni                                         errore critico; 332; 348; 571
      di array; 31                                    errori di I/O; 533­35
      di campi di bit; 63                             ERRORLEVEL; 115; 296; 603; 620; 635; 636;
      di enum; 62                                     648
      di funzione; 170                                esadecimale; 495
      di puntatori; 18                                eseguibile; 6
      di stringhe; 27                                        struttura; 298; 310
      di struttura; 53                                EXE, eseguibile; 155; 298; 409
      di template; 52; 60; 62; 63                     exec...(); 143


634 - Tricky C





exit(); 115; 351                                    G
EXTEND.H; 191
Extended Memory Block; 251                          geninterrupt(); 184; 485
external; 42; 165                                   getch(); 92
                                                    getEMMversion(); 220
F                                                   getenv(); 116; 142
                                                    getfirstmcb(); 210; 356
f, opzione compilatore; 315                         getInDOSaddr(); 317
far; 23; 107; 157; 158; 159; 165; 267; 277; 326;    gets(); 118
384; 394; 504                                       getvect(); 269; 544
farmalloc(); 121; 589                               getXMMaddress(); 246
      nei device driver; 471                        getXMMversion(); 247
FAT; 392; 500; 571                                  giuliano, numero; 599
fclose(); 128                                       goto; 85
FCNTL.H; 135                                        GOTO; 603
FCREATE; 618
fgetc(); 83                                         H
fgetchar(); 125
file; 123­37; 123­37; 145                           handle; 134; 341; 347
      nei TSR; 341­45                                     EMS; 223
FILE; 126; 341                                      heap; 112; 120; 156; 157; 159; 605
File Control Block; 347                             HIMEM.SYS; 214
FIND; 605; 637                                      HMA; 244; 258
FINDFIRST, FINDNEXT; 111; 500                       huge; 24; 165; 267
FirstFit, BestFit, LastFit; 212; 590                huge model; 162
flag DOS (InDOS, CritErr); 316
float; 16                                           I
floating point; 12
fopen(); 126; 146; 341                              IBMBIO.COM; 204
for; 31; 88­90; 108                                 IBMDOS.COM; 205; 320
FOR; 603; 645                                       IF; 603; 650
forward reference; 302                              if...else; 81­83
FP_OFF(); 26; 504                                   include file; 8; 99; 164; 413
FP_SEG(); 26; 504                                   indirezione; 18
fprintf(); 125                                      indirizzo; 17
fread(); 129; 341                                         lineare; 18
free(); 117                                         indirizzo di (operatore); 19
freemem(); 203; 303; 353                            InDOS flag; 207; 316; 348; 349; 580
freeUMB(); 266                                      inline assembly; 171; 183; 184; 185; 283; 341
fscanf(); 130                                             portabilità; 493
fseek(); 129                                        int; 16
funzioni; 8; 91­107; 160                            INT; 320; 591
      chiamata; 91                                  int 05h
      corpo; 94                                           nei TSR; 321
      definizione; 93                               int 08h
      di libreria; 163­67                                 nei TSR; 322
                 nei device driver; 404; 470        int 09h
                 nei TSR; 310; 341                        nei TSR; 322
      interrupt; 185; 272; 326                      int 10h; 337
      interrupt dichiarate far; 277­80                    nei TSR; 325
      prototipo; 9; 93­99; 94                       int 13h
      valori restituiti; 94                               nei TSR; 326
fwrite(); 128                                       int 16hnei TSR; 326


                                                                                       Indice analitico - 635





int 1Bh                                             large model; 159
       nei TSR; 329                                 librerie; 9; 91
int 1Ch                                                     costruzione; 166; 453; 533
       nei TSR; 330                                         modello di memoria; 166
int 21h                                             LIFO; 98; 177
       nei TSR; 331                                 LIM 4.0; 218
int 23h; 357                                        LIMITS.H; 655
       nei TSR; 331                                 linker; 4; 298; 403; 409
int 24h; 357                                                opzioni per i device driver; 471
       nei TSR; 332                                 long
int 28h                                                     double; 16
       nei TSR; 333                                         int; 16
int 2Fh; 553; 570                                   LPT1:; 124
       nei TSR; 334
int86(), int86x(); 150                              M
intdos(), intdosx(); 152
integral; 12                                        macro; 48
interprete; 3                                               __TURBOC__; 189
interrupt; 185; 269; 272; 350; 580; 588             maggiore di, minore di; 74
       dichiaratore di funzione; 175                main(); 8; 112­16; 143; 166; 199; 351; 472; 508
       gestione; 269­87; 543                                argomenti; 113
       nei TSR; 315­36                                      valori restituiti; 115
       utilizzo; 123­53                             malloc(); 117; 302; 589
intr(); 152                                                 nei device driver; 420
IO.H; 97; 580                                       max(), min(); 48
IO.SYS; 205; 379                                    MAXPATH; 502
IOCTL; 385; 393; 400; 482; 487                      medium model; 157
IRET; 175; 273; 279; 322; 326; 329; 333; 353;       memoria
423; 543                                                    allocazione dinamica
isA20enabled(); 262                                                    in Clipper; 196
isDriveRemote(); 535                                        allocazione dinamica; 117­21
isHMA(); 258                                                           nei device driver; 480
istruzioni; 8                                                          nei TSR; 302
                                                            convenzionale; 204­13
J                                                           espansa; 218­44
                                                            estesa; 245­57
JMP; 281; 331; 334                                                     fisica; 249
JOIN; 501                                                   ottimizzazione nei TSR; 301
jolly, funzioni; 305; 308; 403; 544; 553; 570;              segmentazione; 356
587                                                         upper; 213­18; 356; 587
       nei device driver; 446; 471                  Memory Control Block; 205; 214; 299; 303;
       nei TSR; 301; 303; 347; 351; 352; 590        306; 355; 364; 591
                                                            strategia di allocazione; 212
K                                                   MK_FP(); 26; 116; 220; 267; 300; 348; 511; 591
                                                    ml, opzione assemblatore; 425; 453
k, opzione compilatore; 190; 272; 275; 280; 410;    modelli di memoria; 107; 121; 155­62; 180;
544; 587                                            412; 504; 589
keep(); 296; 304; 321; 351; 570                             compact; 158
       nei device driver; 471                               huge; 162
KISS, regola; 2; 15; 75                                     large; 159; 191
                                                            medium; 157
L                                                           small; 157
lanciare programmi da programmi; 139                        tiny; 156; 410


636 - Tricky C





MORE; 606                                              per valore, per riferimento; 95
MOV; 179                                         parent; 139
MSDOS.SYS; 205; 320; 380                         parsemcb(); 211
mt, opzione compilatore; 454                     PARSEOPT.H; 514
multiplex; 334                                   parseoptions(); 516
MYOB, regola; 31                                 pascal; 98
                                                 PATH, variabile d'ambiente; 617
N                                                pathname; 495; 499; 501; 570
                                                 pathname(); 504
N_LDIV@, N_LMOD@, N_LMUL@; 313                   perror(); 534
near; 24; 107; 158; 165; 419; 446                pipe; 148
newint17h(); 293; 658; 659                       piping; 605; 617
NOP; 542                                         POP; 485
not logico; 220                                  portabilità; 491­97; 657; 660
Notazione Ungherese; 163                               compilatori; 493
NUL; 385                                               hardware; 491
NULL; 30; 41; 46; 84; 89; 118; 516                     puntatori; 494
numeri casuali; 655                                    sistema operativo; 495
      funzioni di libreria; 655                  Portabilità; 146
      gestione del range; 657                    precedenza degli operatori; 65
      pseudocausalità; 655                       preprocessore; 2; 8
numero giuliano; 599                                   direttive; 8
                                                 printf(); 16; 27; 38; 59; 60; 98; 124
O                                                PROCESS.H; 543
object file; 5; 164; 454                         protezione da copia; 540
offset; 17                                       prototipo di funzione; 94; 591
oggetti; 51                                      pseudocasualità; 655
open(); 341                                      pseudoregistri; 182
operatori; 65­79                                 PSP; 116; 156; 200; 298; 303; 306; 332; 333;
      aritmetici; 72                             345; 349; 355; 364; 403; 510; 591
      assegnamento; 78                                 nei TSR; 347­48
      autodecremento; 69                         puntatori; 16­27; 95; 179
      autoincremento; 69                               a funzioni; 99­107; 591
      condizionale; 78                                 a funzioni interrupt; 286
      di resto di divisione intera; 73                 a puntatori; 35
      di separazione di espressioni; 79                a struct; 55
      logici; 74                                       a union; 61
      precedenza e associatività; 65                   aritmetica dei; 34
      su bits; 76                                      in Clipper; 195
or                                                     nei vettori di interrupt; 588­92
      logico; 75                                       portabilità; 494
      su bit; 77                                       void; 36
                                                 punto e virgola; 7
                                                 PUSH; 174; 485
P                                                PUSHF; 322
page frame; 222                                  putenv(); 116; 142
pagine EMS; 218
parametri                                        Q
      attuali; 94
      formali; 94; 273; 335                      QEMM386.SYS; 216
               funzioni fittizie (jolly); 188
               funzioni interrupt; 275           R
      in numero variabile; 97                    RAM; 11


                                                                              Indice analitico - 637





      indirizzamento; 17                      sscanf(); 146
      segmentazione; 22; 155; 204; 356        stack; 172­75
rand(); 655                                   stack; 71; 98; 120; 152; 155; 157; 159; 273; 283;
random(); 657                                 485; 570
randomize(); 656                                     attivazione locale; 421
randoml(); 658; 659                                  frame; 174
rd, opzione compilatore; 553                         funzioni interrupt; 275
read(); 341                                          funzioni interrupt dichiarate far; 280
readcmos(); 593                                      indirizzi di ritorno; 106
realloc(); 117; 303                                  nei TSR; 307­10
redirezione; 125; 603; 617; 629; 635                 nella ricorsione; 109
register (variabili); 38                             rilocazione; 308; 403
registri; 17; 175                                              nei device driver; 419; 445­50; 479
releaseEnv(); 306                                    variabili automatiche; 502
relocation table; 155; 298; 382               Standard Auxiliary; 124
RequestHeaderFP; 475                          Standard error; 635
resto, operatore; 73                          Standard Error; 124
RET; 173; 175; 423; 544                       Standard input; 604; 629; 635
RET n; 175; 279; 543                          Standard Input; 124; 336
return; 94; 114                               Standard output; 605; 629; 635; 649
ricorsione; 108; 660                          Standard Output; 124
riga di comando; 141                          Standard Printer; 124
                                              standard stack frame; 174; 190; 272; 275; 278;
S                                             353; 423; 544
                                              startup module; 113; 300; 307; 351; 356; 409;
S, opzione compilatore; 170; 173; 311; 661    509
scan code; 323; 327; 545; 561                        per i device driver; 412­25
scanDirectory(); 109                          STAT.H; 136
screen saver; 366                             static; 165
SEEK_SET, SEEK_CUR, SEEK_END; 129                    puntatori; 27
segmento; 17                                         variabili; 40
segno, estensione del; 74                     stdaux; 124
SELSTR; 628                                   stderr; 124
setblock(); 203; 303                          stdin; 124; 604
setvbuf(); 133                                STDIO.H; 30; 94; 124; 133
setvect(); 269; 326                           STDLIB.H; 533
shell; 617                                    stdout; 124
shift; 73                                     stdprn; 124
short int; 16                                 STI; 270
SI, DI; 176                                   strcat(); 30
side-effect; 48; 63; 494                      strcmp(); 30
signed; 11; 495                               strcpy(); 30
significatività; 23; 151; 179; 199; 247       stream; 123; 341; 496; 629
sizeof(); 16; 58; 72; 492                            nei device driver; 447
small model; 157                                     nomi standard; 123
SMARTDRV.EXE; 133                             STRING.H; 100
sorgente; 3                                   stringhe; 27­30
SP; 174                                              di formato; 16; 130
spawn...(); 141                                      dichiarazione; 27
spawnl(); 543; 588                            strlen(); 100
sprintf(); 146                                struct; 51­59
srand(); 656                                  struct ffblk; 500
SS\:SP; 309                                   struct MCB; 210; 354


638 - Tricky C





struct OPT; 516                                            struttura; 295
struct REGPACK; 152; 219                            TYPE; 606
struct SREGS; 151                                   typedef; 126; 474; 571
struct VOPT; 515
SUBST; 501                                          U
switch; 83­85
switch character; 512; 517                          uguaglianza; 74
sys_errlist; 533                                    union; 59­61; 475
SYSINIT; 379; 476                                   union REGS; 151; 502
system(); 139                                       Unix; 2; 9; 123; 146; 149; 495; 511; 533; 635;
                                                    649
T                                                          fork(); 147
                                                           waitpid(); 147
t, opzione linker; 410                              unsigned; 11; 495
tag; 51; 62                                                char; 16
tastiera; 289; 290; 322; 326; 571                          int; 16
      buffer; 328; 410; 554; 562                           long int; 16
                puntatori al; 329; 563                     short int; 16
      nei TSR; 336                                  Upper Memory Block; 214; 264
      ridefinizione dei tasti; 544
      shift status byte; 324; 328; 570              V
      status byte; 324
tavola dei vettori; 204; 269­71; 355                va_arg(), va_start(), va_end(); 97
template; 51                                        variabili; 13­16
Terminate and Stay Resident; 295­365                       accessibilità e durata; 36
ternario, operatore; 78                                    automatic; 37
testEMM(); 220                                             globali (external); 42
TIMEGONE; 620                                                         nei device driver; 471
timer; 322; 330                                                       nei TSR; 297
tiny model; 156                                            register; 38
tipi di dato; 11                                           static; 40
      conversione; 70                               VDISK; 250; 267
TLIB; 167; 454                                      vettori; 185; 588
      response file; 454                                   usati come puntatori; 588­92
Tm, opzione compilatore; 302                        vettori di interrupt; 269; 322; 350; 580
token; 68                                                  utilizzo; 280
TSR; 141; 295­365; 379                              video; 325; 336­41; 491
      allocazione dinamica della memoria; 302              buffer; 564
      disattivazione e disinstallazione; 350­57;    Vienna (virus); 536
      546; 580                                      virgola mobile; 12
      DTA; 345­47                                   virgola, operatore; 79
      environment; 305                              virus; 536
      file; 341­45                                  void; 13; 16; 94; 276
      funzioni di libreria; 310
      funzioni fittizie (jolly); 301                W
      gestione degli interrupt; 315­36
      I/O; 336­47                                   while; 86; 511
      installazione; 296                            WILDARGS.OBJ; 510; 521
      int 2Fh; 334; 352                             wildcard; 109; 346; 510; 521
      memoria EMS; 304                              word; 11
      ottimizzazione della memoria; 301             writcmos(); 594
      PSP; 347­48
      stack; 307­10


                                   Indice analitico - 639





X
XMS; 218
     High Memory Area; 257­64
            A20 Line; 261
            utilizzo; 258
     memoria estesa; 245­57
            utilizzo; 251
     Upper Memory Block; 264­68
            utilizzo; 264




NOTE: